LA FAIDA M5S
NON POTENDO CACCIARLO, CONTE MEDITA DI FARE IL VUOTO INTORNO A DI MAIO
L’avvocato non può cacciare il ministro, lo Statuto parla chiaro. Così Giuseppe Conte e i suoi meditano di fare il vuoto intorno a Luigi Di Maio. Togliendo i dimaiani dai comitati del M5S. Escludendo i candidati dell’ex capo dalle liste per le prossime Amministrative.
E tenendolo fuori dalle riunioni operative, dove si decide la rotta. Ma molto prima dovrà arrivare un confronto “nelle sedi opportune, perché la nostra base merita chiarezza e trasparenza” fa trapelare il presidente del M5S Conte.
E quando parla di chiarimenti sempre a lui si rivolge, a Di Maio: l’avversario, con cui vorrebbe fare i conti pubblici in un’assemblea, forse la prossima settimana, “o comunque con qualcosa che coinvolga tutti gli iscritti” traducono dal M5S.
Proprio ciò che provano a scongiurare, o almeno a sminare, mediatori vari: dal capogruppo alla Camera, Davide Crippa, al Garante, Beppe Grillo. Per arrivare a un gruppo di senatori che ieri ha invocato un’assemblea congiunta con Conte e il ministro.
Perché magari la guerra a 5Stelle non sarà lampo, forse neppure frontale. Però si dilata, nel mercoledì in cui Conte recapita altri dardi a Di Maio: “Non dimentico chi ha sabotato un’occasione unica per portare una donna al Quirinale, le condotte che non sono in linea con i nostri principi e i nostri valori non sono accettabili”.
Così avverte l’avvocato, che ieri sembra aver incassato anche il sostegno di Grillo, tramite un post dai toni misticheggianti: “Non dissolvete il dono del padre nella vanità personale, il necessario è saper rinunciare a sé per il bene di tutti, che è anche poter parlare con la forza di una sola voce”. La voce del leader, si affannano a tradurre i contiani, mentre lui, Conte, sotto il post piazza un like.
D’altronde dai piani alti del M5S mettono in luce un altro passaggio del testo: “Se non accettate ruoli e regole restano solo voci di vanità che si (e ci) dissolvono nel nulla”. Insomma, sillabe che proverebbero l’appoggio del fondatore a Conte, confermano anche non meglio precisate “fonti” vicine a Grillo: il quale però, giurano, “lavora anche a una mediazione”.
Ma i dimaiani fanno spallucce: “Luigi con Grillo parla continuamente”. E comunque il tema è un altro, cioè “il chiarimento politico che non arriva, che non si vede”. Considerazioni fuori taccuino, in un diffuso silenzio. Perché ora ogni dichiarazione nel M5S può essere presa come un segno di affiliazione a una delle due parti. Ma tanti eletti prima di scegliere vogliono capire chi vincerà.
Di certo Di Maio può giocare di guerriglia politica, anche a lungo. Grazie proprio a Grillo, è uno dei tre membri del Comitato di garanzia, il luogo dove si deve passare per norme e regolamenti, quindi anche per la probabilissima revisione del totem dei due mandati: la partita delle partite, quella in cui si deciderà chi sarà fuori o dentro le liste per le prossime Politiche.
Ergo, un Comitato come le possibili Termopili per quel Conte che ha più truppe ma meno esperienza sul campo. Anche perché tra i tre garanti c’è anche Virginia Raggi, ex sindaca tutt’altro che contiana, che gli ha già fatto muro sull’approvazione di vari regolamenti. E poi ha tanti amici in tanti partiti, Di Maio. I centristi di vario ordine e grado, che gli tendono le braccia. E quel Giancarlo Giorgetti con cui ieri ha avuto un lungo incontro al Mise: ovvero il leghista con cui ha fatto asse per portare Mario Draghi al Quirinale, e con cui mangia regolarmente la pizza.
L’ennesimo incontro delle ultime ore, per il Di Maio che vuole ostentare la sua rete. “Molti ci corteggiano, è evidente” confermano dal giro del ministro. Ma Di Maio non parla di strappo o uscita del M5S. Per lo meno non ora. Adesso chiede altro. Una revisione dell’assetto del Movimento, innanzitutto, partendo dai cinque vicepresidenti. E garanzie. Perché il sospetto dei dimaiani, da tempo, è che l’avvocato voglia ridurli a riserva indiana nel M5S. Figurarsi ora, in tempi di guerra.
(da Il Fatto Quotidiano)
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