«A DI MATTEO GLI FACCIO FARE LA STESSA FINE DI FALCONE»
IL MESSAGGIO DI TOTO’ RIINA DAL CARCERE DI OPERA
Nel lungo sfogo di Totò Riina in carcere, ascoltato di nascosto nei giorni scorsi da un agente della Penitenziaria, non ci sono solo le minacce al pm Nino Di Matteo e ai magistrati del pool “trattativa”.
Il capo di Cosa nostra si vanta anche delle sue gesta criminali più eclatanti, le stragi del 1992.
E in modo sprezzante parla del giudice Giovanni Falcone: «Voleva andare a vedere la mattanza dei tonni, ma la mattanza gliel’ho fatta io».
Questo ha detto Totò Riina a un compagno del carcere milanese di Opera. E poi è tornato a minacciare Di Matteo: «Gli faccio fare la fine del tonno, come a Falcone».
Le parole di Riina preoccupano parecchio il procuratore di Palermo Francesco Messineo. «Siamo profondamente allarmati – dice – queste minacce sembrano una chiamata alle armi che il boss fa ai suoi contro i magistrati dell’inchiesta sulla trattativa, che sono visti come ostili». Messineo avanza anche un’altra ipotesi, ancora più inquietante: forse, le parole di Riina non erano destinate all’interno dell’organizzazione.
«Quelle espressioni – dice il magistrato – sembrano un assist ideale a soggetti esterni a Cosa nostra. Perchè dopo ciò, in caso di un’azione violenta, le investigazioni si orienterebbero sulla mafia, lasciando fuori la responsabilità di altri soggetti».
Sono parole pesanti quelle del procuratore di Palermo, che arriva anche ad ipotizzare la possibilità di nuovi attentati contro i magistrati che indagano sulla trattativa mafia-Stato.
«Il passato ci ha insegnato qualcosa – dice – e poichè non vogliamo ripetere le esperienze negative degli anni scorsi abbiamo ritenuto di esplicitare questo allarme».
Così, di gran fretta, lunedì è stato convocato il comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza presieduto dal prefetto Francesca Cannizzo.
E ieri mattina Messineo è stato a lungo in riunione con Nino Di Matteo e tutti gli altri magistrati del pool, il procuratore aggiunto Vittorio Teresi, e i sostituti Roberto Tartaglia e Francesco Del Bene. Oggetto della discussione, ancora una volta in questi ultimi giorni, le esternazioni del capo di Cosa nostra.
Messineo aggiunge: «Non dico che Riina consapevolmente abbia voluto dare una mano a qualcuno, ma la sua potrebbe essere una copertura ideale di azioni criminali commesse da altri o da altri collaboratori di Cosa nostra».
Il procuratore di Palermo non vuole aggiungere di più, anche perchè sulle parole di Riina c’è adesso anche un’indagine della Procura di Caltanissetta, competente ad occuparsi delle minacce ricevute dai pubblici ministeri di Palermo.
«Quei magistrati sono soli», denuncia l’ex coordinatore del pool trattativa Antonio Ingroia, oggi leader di “Azione civile”: «Ecco perchè Riina può impunemente minacciarli». Ingroia chiede al presidente dell’Antimafia Rosi Bindi di aprire una sessione speciale della commissione sulla stagione delle stragi e della trattativa: «Ai lavori dovranno partecipare anche i rappresentanti delle associazioni antimafia e dei familiari delle vittime – dice l’ex pm – se così non avverrà , raccoglieremo le firme per una legge che istituisca quel comitato d’inchiesta».
A Nino Di Matteo e ai suoi colleghi sono arrivati messaggi di solidarietà anche dal presidente della Regione Sicilia Rosario Crocetta, dal consigliere laico del Csm Bartolomeo Romano e da un gruppo di deputati del Pd, fra cui il presidente della commissione Giustizia della Camera Donatella Ferranti.
L’associazione nazionale magistrati lancia un appello, «perchè venga adottata ogni cautela idonea a garantire l’incolumità personale di Nino Di Matteo e degli altri magistrati della Procura di Palermo».
È un appello rilanciato dal senatore Giuseppe Lumia, componente della commissione antimafia, che avverte: «Riina non è un vecchio solo in carcere.
Nonostante i colpi subiti, Cosa nostra è viva. Con in testa Riina e il latitante Matteo Messina Denaro c’è da aspettarsi di tutto, come azioni violente verso i rappresentanti dello Stato».
Salvo Palazzolo
(da “il Fatto Quotidiano”)
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