MELONI DISPERATA, TEME L’ADDIO DEI POLACCHI DI PIS
SE SE NE VANNO, I CONSERVATORI DIVENTANO IRRILEVANTI
È a Varsavia, non a Bruxelles, né a Parigi, che Giorgia Meloni si gioca il proprio destino europeo. Nelle ultime ore si sono intensificati i contatti per convincere i polacchi del PiS, Diritto e Giustizia, a non abbandonare i Conservatori (Ecr), il gruppo guidato dalla premier italiana.
La nascita di un’altra sigla dell’ultradestra, sotto la regia di Viktor Orban, e con la partecipazione di Matteo Salvini e, forse, di Marine Le Pen, sta condizionando stato d’animo e scelte di Meloni. Il campo dei nazionalisti e sovranisti si sta frammentando e ampliando, ponendo un serio interrogativo sulla leadership della presidente di Fratelli d’Italia nell’emisfero destro della Ue che fino a pochi giorni fa sembrava fuori discussione.
Il patto dei Patrioti, siglato a Vienna, sta raccogliendo adesioni e consensi. I polacchi sono tentati di farne parte. Uno strappo che indebolirebbe Meloni, facendo precipitare Ecr in una nicchia più isolata dell’Europarlamento.
È vero: è la truppa dei deputati di FdI a contare nelle trattative segrete con Ursula von der Leyen. Ma è allo stesso modo vero che senza i polacchi del PiS, la presidente del Consiglio non potrebbe più rivendicare la forza potenziale del terzo gruppo più numeroso nell’emiciclo europeo.
Per questo, confermano fonti di FdI, Meloni si è sentita più volte con Mateusz Morawiecki, l’ex premier polacco e leader del PiS per persuaderlo a rimanere. È stato lui a spiegarle che il partito è spaccato tra chi vuole restare e chi, l’ala più intransigente, vuole mollare Meloni a Ursula.
L’argomento su cui fa leva la premier per controbattere ha un peso indiscutibile in Polonia: le simpatie filorusse di Orban e dei suoi nuovi compagni di avventura.
La questione ucraina e i rapporti con Mosca rappresentano una linea invalicabile. «Come faranno a stare insieme?» chiede Meloni. Stessa domanda che si pongono i suoi uomini sulle scelte future di Le Pen.
Se davvero ha iniziato un’operazione di legittimazione internazionale, per rendersi più presentabile , far dimenticare le foghe anti-atlantiste e i finanziamenti russi, provare a costruire un’asse con Meloni, allora – è il ragionamento che si fa a Palazzo Chigi e ai vertici di FdI – la leader del Rassemblement national non può ritrovarsi nell’affollata casa dei Patrioti, sempre più indifferenti alla difesa dell’Ucraina.
Di certo c’è che Meloni sente crescere la competizione a destra, con Salvini che tesse una tela che va da Le Pen, ad Orban, a Donald Trump. Ieri il premier ungherese ha confermato che «presto ai Patrioti si unirà un partito italiano» e «diventeremo il terzo gruppo più ampio dell’Europarlamento».
Quel partito, come è stato confermato ieri a la Stampa, è la Lega. Di fronte a questi movimenti, Meloni ha ritenuto necessario non restare più ferma. Che sia molto preoccupata lo prova il fatto che abbia rotto la consueta neutralità nel commentare i risultati elettorali di altri Paesi. Si è tolta le vesti di capo del governo e, senza troppo indugiare sul bon ton istituzionale con la presidenza francese, si è congratulata con Le Pen. Lo ha fatto con toni della tifosa, in un messaggio alle agenzie: «Siamo di fronte a uno scenario molto polarizzato (in Francia, ndr) e ovviamente preferisco la destra».
Meloni ha prima esitato, poi – consigliata dal sottosegretario Giovambattista Fazzolari – ha deciso di uscire pubblicamente. In previsione c’era pure una telefonata con Le Pen, un modo anche per contenere Salvini e non lasciargli l’esclusività dell’amicizia e dell’alleanza con la francese.
Stesso discorso che vale per Trump. Questa prima esplicita presa di posizione è rivolta a Parigi – spiegano da FdI – per parlare a Washington. Meloni ha saputo dei tentativi di Salvini di organizzare un incontro in Usa con Trump e ha necessità di riposizionarsi, se e quando Joe Biden dovesse uscire di scena. Per ora si tratta solo di segnali, diretti al vecchio amico Donald. Nella speranza di recuperare il tempo perduto
(da La Stampa)
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