Novembre 5th, 2008 Riccardo Fucile UNO STUDIO DEL DIPARTIMENTO DI PALAZZO CHIGI DIMOSTRA CHE IN MEDIA OCCORRONO 388 GIORNI PER APPROVARE UNA NORMA… MOLTE SI PERDONO PER STRADA… UN SISTEMA BUROCRATICO CHE OSTACOLA INVECE CHE FAVORIRE… E I GOVERNI RICORRONO AI DECRETI LEGGE, ESAUTORANDO IL PARLAMENTO
Non vogliamo neanche fare paragoni con altri Stati europei, in questo caso, perchè il nostro Paese ne uscirebbe, come al solito, con le ossa rotte. Parliamo di quanto tempo un disegno di legge per regolare una materia urgente ci mette per essere approvato in Italia.
Mai meno di un anno, se si trattasse di un’urgenza da pronto soccorso ospedaliero, i pazienti sarebbero già seppelliti da oltre 12 mesi, con tutti gli onori del caso.
Altro che fannulloni da ricercare nella pubblica Amministrazione, in Parlamento vigono i tempi tecnici della siesta e della burocrazia che aggrava invece che snellire le procedure.
Facciamo qualche esempio concreto, lasciando parlare i dati reali, come nostro costume.
Per approvare la legge 124/97 relativa a “disposizioni urgenti” in materia di personale scolastico ci sono voluti 1.026 giorni, quasi tre anni, alla faccia dell’urgenza, verrebbe da commentare. Continua »
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Novembre 5th, 2008 Riccardo Fucile LA FOTO CHE PUBBLICHIAMO E’ STATA SCATTATA IL GIORNO IN CUI A GENOVA SI E’ SCATENATO UN VIOLENTO NUBIFRAGIO, CON RAFFICHE DI VENTO A 80 KM L’ORA… A POCHE CENTINAIA DI METRI DAL PUNTO IN CUI IL TRAGHETTO FANTASTIC HA RISCHIATO DI ROVESCIARSI, UN PONTEGGIATORE, SENZA ALCUNA PROTEZIONE, CERCA DI ANCORARE UN PONTEGGIO OSCILLANTE ALLA FACCIATA DI UNA CASA…POTEVA ESSERE UNA TRAGEDIA…E NESSUNO CONTROLLA MAI UNA MAZZA.
Questa volta non c’e’ molto da commentare. Proprio nei giorni in cui si arriva a contare anche
dieci morti bianche in Italia, proprio mentre il nostro Paese piange una vittima sul lavoro all’ora ed a nulla servono gli appelli che persino il presidente della Repubblica ha sentito il dovere di indirizzare agli organi preposti ai controlli sulla sicurezza di tanti cantieri, emerge sempre più evidente lo sfascio in cui questi organismi versano e la cronica incapacità dello Stato a garantire condizioni di lavoro degne di un Paese occidentale ( vicenda Tyssen docet).
Se è vero che talvolta la responsabilità di alcuni incidenti è sicuramente da addebitarsi alla superficialità , alla leggerezza o all’errore di qualche lavoratore, è altrettanto vero che sia nella realizzazione delle infrastrutture viarie che nell’edilizia, le condizioni di sicurezza ormai sono troppo spesso un optional, un lusso che i tempi incalzanti di lavoro e i costi sempre più competitivi fanno diventare secondarie.
E troppe famiglie sono a piangere il proprio congiunto, spesso unica fonte di reddito, vittima di incidenti assurdi ed evitabili, se solo fossero state applicate, da parte dei datori di lavoro, le minime condizioni di sicurezza, previste dalla legge.
Ma se ci scandalizziamo di fronte alla vittima della microcriminalità che impazza nelle nostre città , non abbiamo forse uguale sensibilità verso chi muore semplicemente lavorando, per un salario spesso ridotto, per portare a casa il minimo per sopravvivere alla propria famiglia.
Queste morti bianche ci indignano perchè si lucra sulla pelle dei più poveri, di coloro che non sono spesso in grado neanche di tutelare i propri diritti, vittime di quel marasma ultraliberista dove conta solo il denaro e non la vita di un uomo. Continua »
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Novembre 5th, 2008 Riccardo Fucile
NEL 1971 CHIESE LA PENSIONE DI GUERRA ALLA CORTE DEI CONTI… LA PRIMA UDIENZA AVVENNE NEL 2006… MA LUI ERA ORMAI MORTO NEL 1978 … ALTRI TEMPI PER SISTEMARE I PORTABORSE… E ORA LO STATO CONDANNATO A PAGARE 28.000 EURO ALLA FIGLIA… MA LA VERGOGNA RIMANE
Nel 1971 chiese la pensione di guerra alla Corte dei Conti: ne aveva sicuramente titolo.
Nato nel 1899, reduce della campagna d’Africa, passato per El Alamein e i durissimi combattimenti in Tunisia contro l’armata anglo-americana.
La sua tempra di combattente era sopravvissuta ai campi di battaglia, ma non è riuscito a vincere all’attesa e ai tempi della giustizia italiana.
L’ex soldato di Gela muore dopo sette anni dalla richiesta di pensione, nel 1978, senza aver saputo mai nulla della sua pratica.
Eh sì, perchè la Giustizia ha fissato la prima udienza per discuterla l’8 novembre del 2006, ben 35 anni dopo la presentazione della richiesta.
E solamente dopo che la figlia, per onorare la memoria del padre, ha riassunto la pratica.
A questo punto il giudizio nel merito si conclude in un giorno, data la semplicità del procedimento, e il tribunale di Palermo rigetta la richiesta di pensione per “carenza documentale”. Continua »
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