Gennaio 5th, 2010 Riccardo Fucile ACQUISTATE 48 MILIONI DI DOSI PER USARNE 840.000: ERA NECESSARIO COMPRARNE COSI’ TANTE O QUALCUNO HA CONDIZIONATO L’INFORMAZIONE, SPARGENDO ALLARMISMO?….LE MANOVRE SPECULATIVE DELE SPREGIUDICATE MULTINAZIONALI ORA VENGONO PAGATE DAI CITTADINI
L’Italia era pronta a scattare per la vaccinazione di massa, con una scorta di milioni di dosi
contro il virus A: l’obiettivo era immunizzare almeno il 40% della popolazione, circa 24 miloni di italiani.
Ma già all’inizio qualcosa era andato storto: si diffondeva lo scetticismo degli stessi sanitari, si esprimevano dubbi su un vaccino confezionato in tutta fretta.
Alla fine la punturina non se l’è fatta quasi nessuno, i dati parlano di appena 840.000 cittadini.
Il nostro Paese in ogni caso dovrà pagare 48 milioni di dosi, anche se sono rimaste nei magazzini, uno spreco che sta sollevando polemiche in tutta Europa.
Era necessario, si chiedono in molti, un acquisto così massiccio di vaccini, un favore così grande per le case farmaceutiche e un così evidente danno per le casse dello Stato?
Come non si fa a non pensare a manovre speculative di tante multinazionali che hanno saputo condizionare un’informazione che, con il suo allarmismo, aveva diffuso il panico?
Come ai tempi dell’aviaria, si sono comprate quantità ingenti di vaccini poi non utilizzati e la sanità si è coperta di altri debiti.
Chi ci ha guadagnato si sa, sul fatto che costoro non restituiranno un euro è altrettanto certo.
Ma mentre in altri Paesi europei, si cerca di vendere l’eccedenza, in Italia non se ne parla.
E’ solo stabilito, fin dall’inizio della campagna di vaccinazione, che il 10% delle dosi sarà girato ai Paesi più poveri, ma questa è una norma Ue, in Italia non si parla di recuperare qualche euro.
In altri Paesi, invece, si cerca di tamponare questo enorme spreco di denaro pubblico.
La Francia ha già attivato la sua rete diplomatica per smistare le dosi in eccedenza. Continua »
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Gennaio 5th, 2010 Riccardo Fucile TUTTI I PARTITI CHE SI SONO SCIOLTI HANNO FATTO CONFLUIRE LE LORO PROPRIETA’ IN FONDAZIONI…. FORZA ITALIA AVEVA SOLO SEDI IN AFFITTO E LE CAMPAGNE ELETTORALI ERANO FINANZIATE CON FIDEIUSSIONI PERSONALI DEL PREMIER… NON TUTTI I PARTITI SONO PROPRIETA’ DI “UN UOMO SOLO AL COMANDO”…E FINI ORA PREPARA IL NUOVO CORSO
Un paio di giorni dedicati a far perdere voti alla Polverini e al Pdl in Lazio, ed ecco che “il Giornale” ritorna alla madre di tutte le battaglie, mettendo nuovamente nell’obiettivo del killeraggio il presidente della Camera, Gianfranco Fini.
“Fini come Di Pietro”, titolava la prima pagina del giornale diretto da Vittorio Feltri, accusando l’ex leader di An di aver fatto “sparire” gli immobili del partito, “trasferiti a società parallele, proprio come hanno fatto i Ds e l’ex pm”, affidandone le gestione ai fedelissimi.
In verità l’argomento è vecchiotto come Feltri, ne avevamo già trattato mesi fa con abbondanza di dettagli.
In pratica, sia al momento della fusione tra Ds e Margherita nel neonato Pd, che in quella tra Forza Italia ed An nel Pdl, i singoli partiti, per tutelarsi in prospettiva che l’accordo potesse saltare tra qualche tempo, hanno tenuto distinti i beni immobili.
Ciascun partito ha creato una fondazione ad hoc che gestisce il patrimonio immobiliare in proprio, evitando che confluisca in un calderone comune. Alleanza nazionale aveva ereditato a sua volta molti immobili dal Msi, in quanto la politica amministrativa del Msi privilegiava l’acquisto delle sedi piuttosto che l’affitto (pochi erano disposti ad affittare i locali al partito in tempi in cui le sedi saltavano per aria a causa di attentati).
Nel caso che la componente di An uscisse dal Pdl (come auspicato da Feltri) potrebbe contare su centinaia di sedi territoriali che permetterebbero una immediata ripresa dell’attività politica.
Quindi nessuno ha imboscato nulla (se Feltri avesse avuto prove in tal senso, avrebbe potuto rivolgersi alla magistratura, faceva prima).
E’ la stessa operazione che hanno fatto altri partiti, con la eccezione di Forza Italia che di sedi non ne aveva, se non in affitto.
Essendo stato costituito non da militanti politici, ma da dipendenti di Publitalia, si è fatto ricorso a locali in affitto e le prime campagne elettorali sono state pagate con prestiti bancari garantiti da fideiussioni personali di Berlusconi e di società di sua proprietà .
I beni di An peraltro vengono gestiti da dirigenti ex di An (attualmente nel Pdl), non da stallieri di corte raccomandati da Dell’Utri o amichette di Gianfranco che si fanno le foto nei bagni della Presidenza del Consiglio, tanto per capirci. Continua »
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Gennaio 5th, 2010 Riccardo Fucile SI TRASFERISCE AGLI ENTI LOCALI UN PATRIMONIO DI EDIFICI PUBBLICI, TERRENI, CASERME, SPIAGGE, FIUMI, SORGENTI, ACQUEDOTTI, PORTI E AEROPORTI… CORSIA PREFERENZIALE PER I COSTRUTTORI, CON MODIFICA AUTOMATICA DEI PIANI REGOLATORI.. SI FA CASSA ALIENANDO BENI STORICI, ARTISTICHI E AMBIENTALI
Sono in tutto sette gli articoli del provvedimento presentato dal ministro Calderoli, primo
esempio di federalismo demaniale.
Un grimaldello legislativo per forzare “la mano morta che blocca un patrimonio abbandonato e improduttivo”.
Si tratta del decreto legislativo, varato dal Consiglio dei ministri la vigilia di Natale, e ora all’esame delle Commissioni parlamentari: prevede il trasferimento dei beni statali a comuni, province, regioni, con la dismissione in massa di caserme, terreni, spiagge, fiumi, laghi, torrenti, sorgenti, ghiacciai, acquedotti, porti e aeroporti.
In nome della semplificazione e della valorizzazione si è messo un moto un meccanismo che potrebbe innescare la più grande speculazione edilizia e immobiliare della storia repubblicana.
Finora vi erano dei beni collettivi inalienabili, assoggettati a vincolo storico, artistico e ambientale, pur non avendo una rilevanza nazionale.
Ora l’art. 5, comma b, stabilisce che la delibera del piano di alienazione da parte del Consiglio comunale costituisce variante allo strumento urbanistico generale.
In pratica un meccanismo automatico di modifica dei piani regolatori.
L’art. 6 poi semplifica le procedure di attribuzione dei beni statali ai fondi immobiliari, un gran bel regalo alle grandi famiglie di costruttori che hanno già saccheggiato il territorio con le loro speculazioni edilizie.
I dati dell’Agenzia del demanio parlano di 30.000 beni in gestione, di cui 20.000 edifici, per 95 milioni di metri cubi, e 10.000 terreni per 150 milioni di metri quadri.
Alcuni esempi: la caserma Cavalli costruita a Firenze nel ‘600, il castello di Brindisi, il poligono d Capo Teulada nel Sulcis, le isole di Sant’Andrea a Venezia e di Palmaria a Spezia, l’Arsenale storico di Venezia. Continua »
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