Aprile 19th, 2010 Riccardo Fucile “CERTI FILM E LIBRI FANNO CATTIVA PUBBLICITA’ AL NOSTRO PAESE” DICE IL PREMIER…LE STESSE COSE CHE AVEVA DETTO IL BOSS MICHELE GRECO: “E’ COLPA DEL “PADRINO” SE IN SICILIA SI FANNO I PROCESSI PER MAFIA”… PAOLO BORSELLINO, DA UOMO DELLO STATO, DISSE INVECE: “PARLATE DELLA MAFIA: ALLA RADIO, IN TV, SUI GIORNALI, PERO’ PARLATENE: NON BASTA LA REPRESSIONE, OCCORRE UN MOVIMENTO CULTURALE E MORALE CHE COINVOLGA TUTTI”
Pochi giorni fa, al termine di un Consiglio dei ministri, in sala stampa, il premier aveva espresso per la seconda volta il medesimo concetto: “La mafia in Italia? Sono i libri, i film e le fiction a farle promozione. La mafia italiana è la sesta al mondo, ma è la più conosciuta grazie al supporto promozionale che ha ricevuto dalle otto serie tv della Piovra e anche dalla letteratura, come nel caso di Gomorra”.
Parole meditate che già si scontrerebbero con il fatto che la sua famiglia produce e edita quei film e quei libri.
Ma parole troppo simili a quelle espresse da Michele Greco, boss di Cosa Nostra, morto in carcere, (“è tutta colpa del film ‘il Padrino’ se in Sicilia vengono istruiti i processi per mafia”), per non destare allarme.
E ancora il boss Nicola Schiavone quando afferma che “la camorra esiste solo nella testa di chi scrive”.
Eppure è risaputo che la mafia ha un volume d’affari di 100 miliardi l’anno, superando di gran lunga le più solide aziende italiane.
L’affondo del premier contro scrittori e registi eccheggia da giorni nei Palazzi della politica ed è sintomo di una mentalità secondo la quale è meglio il silenzio e chi racconta il potere della criminalità organizzata fa solo cattiva pubblicità al Paese e peggiora la sua immagine.
A parte che riteniamo che siano altre le vicende che fanno precipitare la considerazione del nostro Paese e delle nostre istituzioni nel mondo, non ultime le dubbie frequentazioni e gi interessi privati di certi esponenti politici, fa specie che certe frasi arrivino proprio in un momento in cui le mafie si stanno infiltrando nei sistemi economici e finanziari occidentali sempre più a fondo e in cui il livello di guardia debba semmai essere alzato.
L’Italia è il Paese che, grazie a tanti magistratie giuristi, ha messo a punto la migliore legislazione antimafia del mondo, da cui attingono i nuclei antimafia di tutti i Paesi.
Certo essere additati come mafiosi quando si varca il confine non fa piacere, ma non è certo con il silenzio che mostriamo di essere diversi. Continua »
argomento: Berlusconi, Costume, criminalità, denuncia, destra, emergenza, Giustizia, governo, Libri, mafia, Politica, radici e valori, Sicurezza | 1 Commento »
Aprile 19th, 2010 Riccardo Fucile LA PADAGNA DEL MAGNA MAGNA: CONDANNATI, PRESCRITTI, INDAGATI, IMPUTATI E RINVIATI A GIUDIZIO… ECCO I COMPAGNI DI MERENDE DI SILVIO NEI LUNEDI’ DI ARCORE, DOVE SI DECIDE IL FUTURO DEL PAESE…
Bossi Umberto
Condannato in via definitiva a 8 mesi di reclusione per 200 milioni di
finanziamento illecito dalla maxitangente Enimont; condannato in via definitiva per istigazione a delinquere e per oltraggio alla bandiera; indagato e imputato in altri procedimenti penali.
Il 16 dicembre 1999 la Cassazione l’ha condannato a 1 anno per istigazione a delinquere, per aver incitato i suoi, in due comizi a Bergamo nel 1995, a «individuare i fascisti casa per casa per cacciarli dal Nord anche con la violenza». Tremaglia, suo futuro collega ministro, l’aveva denunciato.
Altra condanna definitiva nel 2007 a 1 anno e 4 mesi (poi commutati in 3.000 euro di multa, interamente coperti da indulto) per vilipendio alla bandiera italiana, per aver dichiarato nel 1997: «Quando vedo il tricolore mi incazzo. Il tricolore lo uso per pulirmi il culo».
Niente sospensione condizionale della pena, che però è coperta da indulto (che cancella anche quelle pecunarie fino a 10 mila euro): insomma, Bossi non pagherà nemmeno un euro.
Inoltre ha un altro processo in corso per lo stesso reato, per aver detto, sempre nel 1997, durante un comizio: «Il tricolore lo metta al cesso, signora… Ho ordinato un camion di carta igienica tricolore personalmente, visto che è un magistrato che dice che non posso avere la carta igienica tricolore». Nel 2002 la Camera ha negato ai giudici l’autorizzazione a procedere, ritenendo le espressioni rientranti nella libera attività parlamentare e dunque coperte da insindacabilità ; ma nel 2006 la Consulta ha annullato la delibera di Montecitorio, disponendo che Bossi sia processato come un comune cittadino.
Ancora aperto il processo di Verona per le camicie verdi della cosiddetta Guardia nazionale padana costituita nel 1996: Bossi, con altri quarantaquattro dirigenti leghisti, deve rispondere in udienza preliminare di attentato alla Costituzione e all’unità dello Stato, nonchè di aver costituito una struttura paramilitare fuorilegge.
Ma, almeno in questo caso, rischia poco o nulla: allo scadere dell’ultima legislatura, la maggioranza di centrodestra ha riformato i primi due reati (punibili ora solo in presenza di atti violenti), in modo da assicurarne la decadenza al processo di Verona. L’ennesima legge ad personam. Una volta tanto non per il Cavaliere, ma per il Senatùr.
Il procuratore di Verona Guido Papalia, però, tiene duro sull’accusa residua di associazione paramilitare. Allora, nel 2007 la Camera regala l’insindacabilità ai deputati imputati, tra i quali Bossi, Calderoli e Maroni, quasi che la Guardia Padana fosse un’«opinione».
A quel punto Papalia ricorre nuovamente alla Consulta con un conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato, come ha già fatto contro un analogo provvedimento impunitario adottato dal Senato per salvare Gnutti e Speroni.
Bragantini Matteo
Nel 2004 è stato condannato in primo grado a 6 mesi di carcere e a 3 anni d’interdizione dall’attività politica, per istigazione all’odio razziale e propaganda di idee razziste.
Nell’agosto-settembre 2001 la Lega Nord di Verona aveva organizzato una campagna (“Firma anche tu per mandare via gli zingari dalla nostra città ”) contro la comunità Sinta di Verona.
Nelle motivazioni, i giudici di primo grado scrivono che Bragantini e i suoi 6 coimputati, fra i quali l’attuale sindaco leghista di Verona Flavio Tosi, hanno “diffuso idee fondate sulla superiorità e sull’odio razziale ed etnico e incitato i pubblici amministratori competenti a commettere atti di discriminazione per motivi razziali ed etnici e conseguentemente creato un concreto turbamento alla coesistenza pacifica dei vari gruppi etnici nel contesto sociale al quale il messaggio era indirizzato”. Il 30 gennaio 2007, la Corte d’appello di Venezia riduce la pena da 6 a 2 mesi, assolvendo i leghisti dall’istigazione all’odio razziale, confermando la condanna per la propaganda razzista e i risarcimenti ai sette Sinti (2500 euro per ciascuno) e all’ente morale Opera Nomadi (8 mila euro), costituitisi parte civile.
Brigandì Matteo
Arrestato e condannato in primo grado il 24 novembre 2006 a 2 anni di reclusione dal Tribunale di Torino per truffa aggravata ai danni della Regione Piemonte (a cui dovrà risarcire 255 mila euro): avrebbe, in veste di assessore regionale al Legale, architettato un raggiro ai danni della Regione per regalare 6 miliardi di lire pubblici all’amico imprenditore Agostino Tocci, titolare di una concessionaria di auto di lusso, a titolo di “rimborso” per inesistenti danni subiti dalle alluvioni del 1994 e del 2000. Continua »
argomento: Berlusconi, Bossi, criminalità, denuncia, Giustizia, governo, la casta, LegaNord, Politica, radici e valori, rapine | Commenta »