Luglio 22nd, 2010 Riccardo Fucile SOLITO DITO MEDIO DI BOSSI RIVOLTO STAVOLTA AI FOTOGRAFI: QUALCOSA DI DURO E’ RIMASTO, OLTRE AL CERVELLO…. RAFFINATA CENETTA ROMANA PER LE TRUPPE PADANE AL GIANICOLO: LA PADAGNA DEL MAGNA MAGNA DIVENTANO “PARTITO DI BISBOCCIA E DI GOVERNO”
La Repubblica italiana è notoriamente rappresentata da gente educata e raffinata: è per questo che ieri un ministro della Repubblica e del governo Berlusconi ha pensato di salutare degli onesti lavoratori dell’informazione, in occasione di un incontro pubblico, con un gesto degno della esclusiva università inglese dove pare sia iscritto suo figlio.
Con che risultati è tutto da verificare, visti i precedenti scolastici.
Umberto Bossi ha risposto infatti ai flash dei fotografi alzando il dito medio da dietro il finestrino della sua vettura, finendo con l’essere irrimediabilmente immortalato come documentiamo.
Non è la prima volta che il numero uno del Carroccio si lascia andare a questo gestaccio, il soggetto è recidivo.
Esattamente due anni fa, il 20 luglio del 2008, il Senatùr fece il dito medio parlando dell’Inno di Mameli, durante un comizio a Padova.
Trattandosi di un ministro della Repubblica Italiana, anche in quel caso era una cosa normale per Silvio che un ministro insultasse l’inno nazionale e pertanto nessuno lo fece accomodare alla porta.
Nel caso di ieri poi non si è trattato certo di un gesto di risposta a una provocazione, solo una manifestazione della educazione del soggetto, probabilmente il desiderio di mostrare qualcosa di duro, olre al cervello.
Gli stati maggiori del Carroccio si erano ritrovati al Gianicolo, nella Roma ladrona, per i tradizionali auguri prima della pausa estiva.
Ospite d’eccezione la loro quinta colonna, il ministro leghista dell’Economia Giulio Tremonti.
Tra i primi ad arrivare a Villa Aurelia i governatori di Piemonte e Veneto, Roberto Cota e Luca Zaia, entrambi in completo blu, ma senza cravatta. Continua »
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Luglio 22nd, 2010 Riccardo Fucile BRACCIO DI FERRO SULLE VOCE DA TOCCARE: I DEPUTATI VORREBBERO TAGLIARE IL 10% SOLO DELL’INDENNITA’ BASE, FINI IL 10% SU TUTTO LO STIPENDIO… E SCATTA IL PANICO
È guerra sul taglio degli stipendi di deputati e senatori.
In teoria sono tutti d’accordo che debba essere del 10%, lo stabilisce la manovra
anti-crisi di Tremonti.
Un po’ meno concordi invece lo sono su quali voci della busta paga i tagli debbano essere operati: l’austerity va applicata solo all’indennità o a tutto lo stipendio?
Per i questori di Camera e Senato (altro non sono che parlamentari), la sforbiciata deve riguardare solo l’indennità , per un totale di 550 euro al mese, a fronte della “paga base” di circa 5.550 euro.
Un colpo di mano rispetto alle linee guida messe a punto a fine maggio dai presidenti dei due rami del Parlamento che prospettavano un taglio del doppio, mille euro al mese, nonchè la “diaria a punti”, un sistema sparito dalle proposte dei questori, che prevedeva un guadagno direttamente proporzionale alle presenze in aula e commissioni.
Da destra a sinistra tutti plaudono a parole al taglio degli stipendi, ma nessuno osa addentrarsi nel labirinto delle cifre e così sul tavolo resta la proposta formulata tra ieri e martedì dai questori: via il 10% dell’indennità parlamentare che ammonta a 5.486 euro, ovvero decurtazione di 550 euro al mese.
Un sacrificio pari alla metà di quello prospettato a maggio grazie al quale i due rami del Parlamento puntavano a recuperare 12 milioni l’anno.
Un atto di furbizia prealtro prevedibile, a detta di molti.
Si fa vedere che si taglia, ma solo su una voce che rappresenta in realtà un quarto delle entrate di un deputato.
E così Fabrizio Alfano, portavoce del presidente della Camera Gianfranco Fini, ha gelato l’entusiasmo dei parlamentari che, stretti tra mutui, famiglie a carico e spese di rappresentanza, stavano già brindando al pericolo scampato: quella del taglio della semplice indennità è “solo un’ipotesi tra le altre – ha detto Alfano – i questori hanno svolto un’attività istruttoria elaborando varie ipotesi, ma a decidere saranno la prossima settimana gli uffici di presidenza”. Continua »
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Luglio 22nd, 2010 Riccardo Fucile “SOLO FINI CI E’ VICINO”: A ROMA IN PIAZZA TRENTA SIGLE SINDACALI DI DESTRA E DI SINISTRA PER PROTESTARE CONTRO I TAGLI ALLA SICUREZZA… “SIAMO BUONI SOLO QUANDO DEVONO VENIRE AI NOSTRI FUNERALI”… ASSURDO IL TAGLIO DELL’11%: NOTTURNI, FESTIVI E STRAORDINARI SONO ESSENZIALI PER LA LOTTA AL CRIMINE
Rabbia e parole forti in piazza durante la protesta dei poliziotti contro la manovra economica del governo che prevede tagli ai comparti di Polizia, Vigili del Fuoco, Corpo forestale, Cocer, Guardia di Finanza e Aeronautica.
Più di mille i manifestanti, tra poliziotti e rappresentanti sindacali, che si sono presentati con epitaffi e nastri neri al braccio: “Oggi il Paese è in lutto, perchè è morta la sicurezza”, invitando alle dimissioni Maroni.
E poi ancora con le sagome dei poliziotti pugnalati alle spalle: “Il governo, anzichè combattere il crimine, sembra avere cambiato schieramento: ha girato i cannoni e si è messo a sparare contro le Forze dell’ordine”.
A un certo punto alcuni rappresentanti sindacali hanno attraversato la piazza per arrivare a due passi dal portone di ingresso della Camera dei Deputati urlando «vergogna! vergogna!» e protestato contro l’autorizzazione al sit-in che li ha relegati in un piccolo quadrato delimitato dalle transenne.
A quel punto il paradosso: poliziotti in protesta contro poliziotti a far rispettare l’ordine.
Tra le urla e i fischietti i manifestanti hanno acceso un fumogeno tricolore e intonato lo slogan: “Non ci piegheremo alla criminalità organizzata”. Particolarmente delusi i finanzieri: “Sono un gabelliere gabbato”, recita la maglietta di un sottufficiale.
“Il governo aumenta la sicurezza: ai semafori vanno via gli extracomunitari arrivano i poliziotti lavavetri”, gli fa eco la t-shirt di un collega.
Passa un poliziotto con un cartello al petto. “Stipendi bassi come Brunetta”
“Il Governo è pregato per il futuro di non giocare con le parole, non è affatto vero che nella manovra la specificità delle forze di polizia ed armate è stata salvaguardata”: lo afferma il segretario generale dell’Associazione nazionale funzionari di polizia, Enzo Letizia.
«Infatti – ricorda Letizia – ai poliziotti ed ai militari non potrà essere rinnovato il contratto nel quadriennio 2010-2013 e verranno così loro negati non meno di 6.000 euro a ciascun dipendente. Inoltre – aggiunge – il beffardo blocco dell’art.9, comma 1, decurterà gli emolumenti stipendiali nel triennio di 9.000 euro per l’assegno di funzione ai quadri e di14.000 euro per i trattamenti dirigenziali a funzionari ed ufficiali”.
Una delegazione del sindacato dei poliziotti è stata ricevuta dal vicepresidente del Consiglio Gianfranco Fini.
“Apprezziamo la vicinanza espressa dal presidente Fini che ci ha ricevuti. Siamo invece delusi da questo governo che sventolava come vessillo la politica della sicurezza. Cosa ne sarà della lotta al crimine con il blocco delle indennità accessorie? Per noi notturni, festivi e straordinari sono essenziali. Senza non potremo garantire la sicurezza di tutti.” Continua »
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Luglio 22nd, 2010 Riccardo Fucile IL DOCUMENTO DI PROTESTA DI CONFAGRICOLTURA: LA COMMISSIONE EUROPEA INTERVENGA A RIPRISTINARE LA LEGALITA’…ANCHE GALAN CHIEDE CHE L’EUROPA CI SANZIONI…I QUATTRO MILIARDI LI RESTITUISCA LA COCCA BOSSI-TREMONTI
In spregio ad ogni appello all’equità e alla tutela dei diritti delle persone oneste, la
Commissione Bilancio del Senato ha approvato, con un solo voto di scarto, l’emendamento alla manovra che dispone una sospensione fino al 31 dicembre del pagamento della rata delle multe sulle quote latte per i produttori che hanno aderito alle rateizzazioni.
Tutto ciò nonostante il parere negativo del ministro Galan e del Pdl che poi in commissione ha dovuto appoggiarlo per imput dall’alto.
Una delle pagine più vergognose della storia repubblicana, in cui Tremonti e Bossi hanno protetto dei mascalzoni che hanno fatto i furbi: mentre undicimila produttori infatti hanno pagato a suo tempo, 65 si ostinano a non pagare, tutelati da due ministri della Repubblica.
Ciò è costato in questi anni allo Stato italiano 4 miliardi di multe già pagate alla Ue, mentre sono stati incassati appena 320.000 euro.
In pratica il governo ha perso 3,7 miliardi che avrebbe potuto ora impiegare diversamente.
Anche il premier ha dato ragione alla tesi di Galan, ma è ormai noto che quando la Lega ricatta, Silvio scatta sugli attenti.
Il premier non ha avuto il coraggio di prenderli a pedate nel culo, come si addice assestare ad ogni politico che chieda qualcosa di illegale e ora arriverà una sonora multa dalla Ue, nell’ordine si vocifera di 1 miliardo di euro, tanto paga il contribuente italiano.
Confagricoltura stigmatizza con parole dure questo vero e proprio atto di forza a tutela degli interessi dei pochi allevatori che hanno aderito alla sanatoria introdotta dalla Legge 33, voluta dall’ex ministro delle Politiche agricole, Luca Zaia.
“E’ una legge che si può dunque a buon titolo definire ‘ad personas’ e a cui il nuovo rinvio dei pagamenti definito nell’emendamento passato al Senato garantisce altri spazi di dilazione”. Continua »
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