Agosto 9th, 2010 Riccardo Fucile
CIARPAME SENZA PUDORE: UNA RACCOLTA DELLE FRASI DELL’ATTUALE PORTAVOCE DEL PDL, MAGGIORDOMO ALLA CORTE DEL SOVRANO… ECCO CHI DOVREBBE INSEGNARCI COME SI STA A DESTRA
Ecco cosa diceva Capezzone prima di percepire il lauto stipendio dal Pdl, a dimostrazione che, quanto a coerenza di vita, non esiste limite al peggio
1) Berlusconi ha pagato i magistrati
“In nessun paese al mondo avremmo un premier così. Per essere chiaro, voglio prescindere dall’esito dei processi di ieri e di oggi, e perfino, se possibile, dalla rilevanza penale dei fatti che sono emersi. Ma è però incontrovertibile che Silvio Berlusconi, prescrizione o no, abbia pagato o fatto pagare magistrati.Così come da Palermo, quale che sia la qualificazione giuridica di questi fatti, emergono fatti e comportamenti oscuri di cui qualcuno, Berlusconi in testa, dovrà assumersi la responsabilità politica”. Lo ha dichiarato Daniele Capezzone a proposito della sentenza di condanna nei confronti di Marcello Dell’Utri. 11 dicembre 2004.
2) Berlusconi più ricco grazie alla politica
“Silvio Berlusconi è entrato in politica con 5mila miliardi di debiti (di lire, o del vecchio conio, come direbbe Bonolis), e con le banche che – indegnamente, lo sottolineo – tentavano di strozzarlo; oggi (essendosi misurato con…come si chiama? Ah sì, il perfido regime comunista…), vanta 29mila miliardi di attivo (sempre in lire), ed è entrato nel G7 dei sette uomini, appunto, più ricchi del pianeta. Ecco questa è una cosa che è cambiata in questi 12 anni. Il resto – conclude riferendosi alle riforme promesse dal premier – un po’ meno”. 29 ottobre 2005
3) Da Berlusconi solo leggi ad personam”
Tre anni fa – ha detto Daniele Capezzone, segretario dei Radicali Italiani -i Radicali proposero tre referendum che avrebbero cambiato il sistema giudiziario. Ci fu chi si oppose legittimamente, ma Berlusconi invitò a non votare perchè tanto lui avrebbe fatto le riforme. In questi tre anni non è stato fatto nulla, solo leggi di interesse personale, che non funzioneranno e che molto probabilmente verranno dichiarate incostituzionali”. 14 novembre 2003
4) L’Italia non può avere altri cinque anni di Berlusconi
“L’Italia non può permettersi altri cinque anni di governo di Silvio Berlusconi: non sarebbero”ecosostenibili” Lo ha detto nella sua relazione introduttiva al Congresso
dei Radicali Italiani il segretario Daniele Capezzone “In questa legislatura – ha aggiunto Capezzone – Berlusconi ha avuto a disposizione una maggioranza parlamentare amplissima (“più 100” deputati e “più 50″senatori): eppure, le riforme non si sono viste. Dall’economia alla giustizia, è enorme il divario tra le promesse di cinque anni fa e le cose effettivamente realizzate. Per non parlare di ciò che è accaduto sul terreno
dei diritti civili, con un’autentica aggressione contro le libertà personali: contro il divorzio breve (eppure, anche tanti leader del centrodestra sono tutti divorziati.), contro l’aborto, contro i pacs, contro la fecondazione assistita e la libertà di ricerca scientifica, fino all’ultimo tentativo di sbattere in carcere i ragazzi per qualche spinello”. 29 ottobre 2005
5) Il Premier a Vicenza? Lo ‘sciancato di Arcore’
Dopo la performance di Silvio Berlusconi al convegno di Confindustria il commento più velenoso è quello dell’editorialista di Markette, alias segretario dei radicali Italiani,Daniele Capezzone: “Dopo la ‘cieca di Sorrento’, la ‘muta di Portici’, e lo “smemorato di Collegno’, arriva lo ‘sciancato di Arcore'”. 18 marzo 2006
6) Berlusconi, altro che don Sturzo. E’ don Lurio”
Silvio Berlusconi non è l’erede di don Sturzo, ma di don Lurio” Così Daniele Capezzone, segretario dei Radicali italiani ha commentato le parole di oggi del Presidente del Consiglio che in un discorso aveva rivendicato l’eredita del fondatore del Partito Popolare Italiano Don Luigi Sturzo. 12 novembre 2005
7) Berlusconi al Congresso Usa, come Totò e Peppino
“Sto ascoltando l’esordio del discorso di Silvio Berlusconi al congresso Usa, pronunciato in lingua inglese, o almeno questa doveva essere l’intenzione… Torna alla mente, ascoltandolo in questa che appare per lui un’improba fatica, l’immortale scena di Totò e Peppino a Milano col colbacco, che si rivolgono al vigile dicendo: ‘Noio volevà n savuar…’ Così Daniele Capezzone, segretario dei Radicali Italiani ha commentato il discorso del Presidente del Consiglio italiano al Congresso USA. 1 marzo 2006 Continua »
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Agosto 9th, 2010 Riccardo Fucile
BARBARA SPINELLI SU “LA STAMPA”: “SULLA LEGALITA’ LA SINISTRA NON HA AVUTO ILCORAGGIO E L’ANTICONFORMISMO DI FINI, HA CONGELATO LA PRESA DI COSCIENZA DEGLI ITALIANI”…”PER LA SINISTRA C’ERANO SEMPRE QUESTIONI PIU’ GRAVI DA AFFRONTARE E ORA RIMANE COI SUOI RIMORSI E IL VIZIO ASSURDO DELLA SUA STORIA”
Pubblichiamo l’articolo che Barbara Spinelli ha scritto per “la Stampa” di Torino, che contiene un’analisi impietosa degli errori della sinistra italiana e offre spunti interessanti sull’attuale dibattito in corso sul tema della legalità .
Alla fine, la rottura fra il presidente del Consiglio e il presidente della Camera è avvenuta sull’elemento che più caratterizza il regime autoritario di Berlusconi: il rapporto del leader con la legalità , quindi con l’etica pubblica.
È ormai più di un decennio che il tema era divenuto quasi tabù, affrontato da pochi custodi della democrazia e della separazione dei poteri.
Agli italiani la legalità non interessa, ci si ostinava a dire, nè interessano la giustizia violata, la corruzione più perniciosa che è quella dei magistrati, l’obbligo di obbedienza alle leggi, il patto tra cittadini che fonda tale obbedienza.
Anche per la sinistra, nostalgica spesso di una democrazia sostanziale più che legale, tutti questi temi sono stati per lungo tempo sovrastruttura, così come sovrastruttura era il senso dello Stato e della sua autonomia.
Fini ha ignorato vecchie culture e nuovo spirito dei tempi e ha guardato più lontano.
Ha intuito che uscire dalla crisi economica significa, ovunque nel mondo, uscita dal malgoverno, dai costi enormi della corruzione, dall’imbarbarimento del senso dello Stato.
Ha visto che il presente governo e il partito che aveva fondato con Berlusconi erano colmi di personaggi indagati e spesso compromessi con la malavita.
Ha visto che per difendere la sua visione privatistica della politica, Berlusconi moltiplicava le offese alla magistratura, alla stampa indipendente, alla Costituzione, all’idea di un bene comune non appropriabile da privati.
E ha costretto il premier a uscire allo scoperto: lasciando che fosse quest’ultimo a rompere sulla legalità , sul senso dello Stato, sull’informazione libera, ha provocato un’ammissione indiretta delle volontà autoritarie che animano il capo del governo e i suoi amici più fedeli.
In qualche modo, Berlusconi ha chiesto a Fini e ad alcuni finiani particolarmente intransigenti (Fabio Granata) di scegliere la cultura dell’illegalità contro la cultura della legalità che il presidente della Camera andava difendendo con forza.
Non solo: più sottilmente ed essenzialmente, ha chiesto loro di scegliere tra democrazia oligarchica e autoritaria e democrazia rappresentativa.
Il capo del governo infatti non si limita a anteporre la sovranità del popolo elettore alla separazione dei poteri e a quello che chiama il «teatrino della politica politicante».
La stessa sovranità popolare è distorta in maniera micidiale, a partire dal momento in cui essa si forgia su mezzi di informazione (la tv) che il capo-popolo controlla in toto.
La dichiarazione contro Fini dell’ufficio di presidenza del Pdl, il 29 luglio, erge i disvalori come proprio non segreto emblema quando afferma: «Le sue posizioni (sulla legalità ) sono assolutamente incompatibili con i principi ispiratori del Popolo della Libertà ».
La sinistra non ha avuto nè il coraggio nè l’anticonformismo del presidente della Camera. Continua »
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Agosto 9th, 2010 Riccardo Fucile
“IL MIO ASSISTITO E’ STATO STRUMENTALIZZATO, CON LA TULLIANI ERAVAMO VICINI A UNA INTESA”….”IL LEGALE DEL PREMIER HA CONVINTO GAUCCI A PORTARE SUI GIORNALI LA VICENDA PER INFANGARE IL PRESIDENTE DELLA CAMERA”
Ovviamente questa notizia non è stata data in apertura del Tg1 di Scodinzilini e neanche in quelli della rete Mediaset, anzi diciamo pure che non è stata mai data, così ci capiamo meglio.
Solo una notizia di agenzia che i maggiori quotidiani si sono ben guardati dal pubblicare, salvo alcune meritevoli eccezioni.
Eppure sulla causa civile tra Gaucci e l’ex fidanzata Elisabetta Tulliani, attuale compagna di Gianfranco Fini, gli scriba di corte avevano intinto il pennino a lungo, discutendo se la vincita di 2,2 milioni di euro al lotto fosse di competenza dell’ex patron del Perugia o della sua allora compagna.
Con tanto di ricevute esibite, fotocopie di chi aveva incassato la cifra della vincita, con contorno di liti su quadri, gioielli, auto e case e su chi avesse diritto a conservarle dopo la rottura e la fuga di Gaucci a Santo Domingo.
Vicende familiari tipiche dopo la rottura di una relazione, su cui solo gli interessati conoscono la verità e su cui non ci interessa soffermarci.
Ma ecco ieri la novità : uno degli avvocati di Gaucci decide di lasciare l’incarico e detta alle agenzie un comunicato su cui vale la pena riflettere, per i risvolti politici che esso comporta.
L’avv. Vincenzo Montone annuncia infatti a sorpresa che abbandonerà la difesa dell’imprenditore romano nella “causa civile Tulliani”.
Motivo: “Si è fatto strumentalizzare dagli avvocati di Silvio Berlusconi”.
Il legale spiega che è stato lui ad imbastire l’intera causa civile per conto di Gaucci “e negli ultimi mesi c’eravamo faticosamente avvicinati a una soluzione consensuale”.
Gaucci contesta che la Tulliani gli abbia portato via case, auto, quadri che le aveva intestato durante il fallimento del Perugia calcio.
La donna replica chiedendo la restituzione di un miliardo e cento milioni del premio del Superenalotto vinto nel 1998 e da lei ritirato.
Il legale di Gaucci lavora a lungo tra le parti ed è ormai vicino ad una transazione consensuale, quando accade qualcosa di imprevisto. Continua »
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Agosto 9th, 2010 Riccardo Fucile
COMINCIA A VEDERSI IL BLUFF FEDERALISTA NEI NUOVI STUDI DI SETTORE REGIONALIZZATI: LE CITTA’ PIU’ TARTASSATE SONO MILANO, VENEZIA E BOLOGNA… 220.000 AZIENDE DEL SETTORE EDILE DEL NORD SARANNO SOGGETTE A PIU’ TASSE…I RISULTATI DELLO STUDIO DELLA CGIA DI MESTRE
Il fisco in salsa federalista sa già di promessa mancata.
A sorpresa, da una prima indagine sugli effetti dei nuovi studi di settore “regionalizzati”, si scopre che non solo l’obiettivo di pagare meno tasse si allontana, anzi si ribalta, ma a versare di più sarà proprio quella parte del Paese che da sempre lo invoca, il Nord.
Le città più tartassate sono proprio Milano, Venezia e Bologna.
Notizia ferale per i 3,6 milioni di contribuenti soggetti agli studi.
A partire dalle 220.000 aziende del settore edile, le prime a testare il nuovo meccanismo di accertamento legato alle diversità territoriali.
Entro il 5 agosto, si sono dovute confrontare con un livello di fatturato presunto, relativo al 2009, superiore a quello del 2008 anche del 17%.
E dunque saranno soggette a più tasse.
La simulazione, condotta dalla Cgia di Mestre, tiene conto dei criteri introdotti dalla legge 133 del 2008, pensati come apripista del federalismo fiscale.
In pratica, con il nuovo modello, si fanno rientrare tre tipi di correttivi “federalisti”.
Il primo, territoriale, è basato su indicatori locali come retribuzioni, reddito disponibile e quotazioni immobiliari.
Il secondo, congiunturale, scorpora gli effetti della crisi.
Il terzo, individuale, considera livelli di calo di fatturato molto rilevanti.
Tre correttivi che nelle intenzioni dovevano alleggerire i ricavi presunti su cui calcolare le tasse, proprio perchè legati al territorio. Continua »
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