Agosto 31st, 2010 Riccardo Fucile
LE COLOMBE FINIANE: “O FINI VIENE LEGITTIMATO AL RUOLO DI CO-FONDATORE DEL PDL CHE GLI COMPETE E LA RIUNIONE DEI PROBIVIRI VIENE ANNULLATA O LA CREAZIONE DI UN NUOVO PARTITO SARA’ INEVITABILE”….”COME SI FA A CHIEDERE IL PROCESSO PENALE BREVE, QUANDO GLI ITALIANI PER IL CIVILE DEVONO ASPETTARE 15 ANNI?”….CRESCE L’ATTESA PER IL DISCORSO DI FINI DOMENICA A MIRABELLO…ALTRA QUERELA DI FINI A “LIBERO”
Con l’apertura della Festa Tricolore di Mirabello, non si smorzano le tensioni all’interno della maggioranza.
Le dichiarazioni di giornata deglI esponenti di “Futuro e Libertà ” sembrano imporre un’accelerazione in vista del nuovo partito dei finiani.
Il viceministro dello Sviluppo, Adolfo Urso, lo lascia intuire chiaramente: “Se il Pdl non resetta tutto, la creazione di un nuovo partito è inevitabile”.
Il nodo della discordia è ancora l’espulsione di Gianfranco Fini, decretata con il documento stilato dall’Ufficio di presidenza del Pdl il 29 luglio.
In attesa di un passo indietro, che per il momento non arriva, Futuro e Libertà sembra orientarsi verso la creazione di una nuova forza politica.
Altra questione delicata: il processo breve.
Sul provvedimento sul quale il Pdl chiede “fedeltà ” agli amici-nemici, “Futuro e Libertà ” esprime ancora molte perplessità . “‘Come fai a chiedere agli italiani il processo breve penale” – dice il finiano Enzo Raisi – “quando per il civile devi aspettare anche 15 anni?”.
Ricomposizione o nuovo partito.
“Se si ricuce lo strappo avvenuto con l’espulsione del confondatore del Pdl, noi restiamo nel Pdl”, è la premessa di Urso.
“Ma se Fini non viene riammesso e legittimato con il ruolo che gli spetta nel Pdl come confondatore, è inevitabile che nasca un nuovo partito che stringa un patto di legislatura con il Pdl e con La Lega”.
Quest’ultima, ribadisce però Urso, “non è la nostra prima opzione. Noi vogliamo la resettatura di tutto, che venga dato a Fini e a noi di Futuro e libertà quello che ci spetta. Se invece si persistesse nello strappo”, avverte il viceministro, “non si può poi pretendere che noi, e gli stessi elettori, restiamo in un partito che non legittima più, che non riconosca cittadinanza politica a Gianfranco Fini”.
Tutti già aspettano il discorso del presidente della Camera che il 5 settembre chiuderà la festa di “Futuro e Libertà “.
“Fini a Mirabello rivolgerà un messaggio ai 4-5 milioni di elettori che lo hanno scelto come leader, ma anche alla nazione – continua Urso – Si rivolgerà a tutti gli italiani che si sentono in causa in questioni come l’interesse generale, l’integrità della nazione e la necessità di rinnovare il Paese”.
“Settembre – avverte il viceministro – sarà il mese della verità come quello d’agosto è stato quello delle aggressioni.
I berlusconiani – ripeto il mio appello – devono dimostrare che vogliono ricomporre la coalizione annullando la riunione dei probiviri del 17 settembre sull’espulsione di Bocchino, Granata e Briguglio.
Se non esprimono chiaramente questa volontà , se dovessero esserci altri strappi come l’espulsione di altri membri del partito, sarà inevitabile rappresentare, nel quadro di un patto che abbiamo con gli elettori, questa parte di centrodestra che rispetta le istituzioni e condivide la stessa visione degli altri partiti di centrodestra europei”.
Sulla stessa linea anche un altro dei finiani di ferro, Fabio Granata.
“A Mirabello Fini parlerà alla nazione, farà un discorso politico rivolto alla società “.
Salvo colpi di scena, Futuro e Libertà si trasformerà in un vero e proprio partito. Continua »
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Agosto 31st, 2010 Riccardo Fucile
IL LEADER LIBICO E IL PREMIER ITALIANO IN SOCIETA’, ATTRAVERSO FININVEST E LAFITRADE, IN QUINTA COMMUNICATIONS, LA SOCIETA’ DI COMUNICAZIONI DI BEN AMMAR… LA LIBIA HA SPESO 2,5 MILIARDI PER ENTRARE IN UNICREDIT, HA L’1% DI ENI, IL 14,8% DI RETETIL, LAVORA CON ANSALDO, FINMECCANICA, IMPREGILO…. E COSI’ SILVIO PUO’ ENTRARE NEI SALOTTI BUONI DELLA FINANZA
La visita di Gheddafi in Italia è continuata anche ieri tra le polemiche e le provocazioni del leader libico e il silenzio interessato del nostro governo. Gheddafi, non pago dei 5 miliardi regalatigli dall’Italia per fare il lavoro sporco di affogamento dei profughi, ha sostenuto che anche l’Europa gli deve dare 5 miliardi di euro l’anno per porre un freno al fenomeno migratorio.
Ha poi sostenuto che “le donne in Libia sono più libere che in Occidente” perchè possono stare a casa a preparare il pranzo ai mariti e anche a fare la calzetta, per concludere in serata con l’apologia di chi ha “giustiziato Mussolini” senza processo.
Detto da un assassino di studenti e oppositori, nonchè da un finanziatore del terrorismo internazionale, è indubbio che il soggetto avesse sicuramente tutte le credenziali per sostenere una tesi del genere.
Nel corso della cena con 800 invitati era stato persino severamente vietato porre al leader libico domande sui diritti umani e la tutela dei profughi in Libia. “Chi non capisce appartiene al passato”, ha spiegato il premier.
L’idea di islamizzare l’Europa non lo turba, in fondo basta che resista all’assedio il perimetro di Villa Certosa e sia garantito il pass alle veline in tubino nero.
Del resto sai che gliene frega.
Se poi i giudici, una volta islamizzati, non portassero a fondo i suoi processi ancora meglio, si convertirebbe subito all’Islam.
I più seri, in fondo, si sono dimostrati i carabininieri che hanno preteso per il loro tradizionale Carosello di non avere “nessun contatto” con la sceneggiata berbera.
Mentre molti, anche nella maggioranza, hanno parlato di una sceneggiata ignobile a danno del nostro Paese, è continuato il pellegrinaggio degli imprenditori alla tenda di Gheddafi ( in realtà dorme in un comodo letto all’ambasciata libica).
Perchè sono gli affari il vero motivo dell’amicizia tra il leader libico e Berlusconi.
Vediamo di approfondire quali.
Gli affari diretti ufficiali sono pochi. Gheddafi ha un tesoretto personale di 65 miliardi di dollari, sottratti al popolo libico evidentemente, visto che si tratta di petrodollari e non c’è scritto da nessuna parte che a lui spettino per la carica che ricopre in modo dittatoriale.
Attraverso Fininvest e Lafitrade, Gheddafi e Berlusconi, hanno una bella quota entrambi di Quinta Communications, società di produzione cinematografica di Tarak Ben Ammar, l’imprenditore franco-tunisino socio di Silvio in parecchie iniziative.
In realtà l’interesse è reciproco: Silvio ha sdoganato la Libia sui mercati internazionali e ne ha pilotato gli investimenti ad uso e consumo dei suoi interessi, politici e imprenditoriali, in Italia. Continua »
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Agosto 31st, 2010 Riccardo Fucile
IN ESCLUSIVA: IL NUOVO INNO NAZIONALE CANTATO DA APICELLA PER LA VISITA DEL SOSTENITORE DEL TERRORISMO GHEDDAFI A ROMA…ALLAH ALLAH ALLAH, MA CHI T’HA FFATTO FA’…. L’ITALIA DEL CARAVASERRAGLIO DI CENTRODESTRA SI PROSTA AI PIEDI DEL DITTATORE CHE VIOLA I DIRITTI UMANI, VUOLE ISLAMIZZARE L’EUROPA E PAGA LE COMPARSE
Caravan petrol, caravan petrol,
caravan petrol, caravan petrol,
caravan…
M’aggio affittato nu camello,
m’aggio accattato nu turbante,
nu turbante a’ Rinascente
cu o pennacchio rosso e blu…
Comme sì bello
a cavallo a stu camello
cu o binocolo a tracolla,
cu o turbante e o narghilè…
Uè, si curiuso mentre scave stu pertuso,
scordatello, nun è cosa:
cà o petrolio nun ce sta…
Allah! Allah! Allah!
ma chi t’ ha ffatto fa’?
Comme sì bello
a cavallo a stu camello
cu o binocolo a tracolla
cu o turbante e o narghilè!
Cu o fiasco ‘mmano e cu o camello,
cu e gguardie annanze e a folla arreto
‘rrevutà faccio Tuleto:
nun se pò cchiù cammenà …Jammo, è arrivato o pazzariello!
s’è travestito ‘a Menelicche,
mmesca o ppepe cu o ttabbacco…
chi sarrà st’Alì Babbà ?
Comme sì bello
a cavallo a stu camello
cu o binocolo a tracolla,
cu o turbante e o narghilè…
Comme so’ bello
a cavallo a stu camello,
cu o binocolo a tracolla,
cu o turbante e o narghilè!
Allah! Allah! Allah!
ma chi t’ ha ffatto fa’?
Caravan petrol, caravan petrol,
caravan petrol, caravan petrol,
caravan…
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Agosto 31st, 2010 Riccardo Fucile
ARREDI D’ORO, CORREDI PER LE RONDE, FUMETTI STORICI PIENI DI ERRORI, PENNE AL PEPERONCINO, PROPAGANDA PERSONALE COI SOLDI PUBBLICI…MOGLI SISTEMATE, APPALTI RADDOPPIATI, TRIPLI INCARICHI: COME LA LEGA SPRECA I SOLDI DEI CITTADINI
Ferisce più la penna della spada. Se poi è satinata con punta extrafine è dannatamente pericolosa.
Si tratta dell’ultima trovata propagandistica della Lega nel suo feudo del Nord-est.
Centinaia di biro griffate con il “Sole delle Alpi”, che sparano litri di peperoncino sugli immigrati pericolosi.
E soprattutto fanno campagna elettorale nelle borsette firmate delle elettrici. Le donne non devono più temere, perchè nel lungo elenco di sprechi targati Carroccio c’è pure questo sofisticato arnese. Il veleno è un estratto di pepe rosso in percentuali conformi alla normativa comunitaria, recitano le istruzioni. Il getto spara fino a due metri con precisione svizzera. E come al solito, a pagare ci penserà Pantalone.
Che mai volete che sia qualche migliaia di euro magari tagliati dai bilanci della polizia, se nel corpo a corpo con l’aggressore si potrà sfoderare l’arma con le insegne di Bossi?
C’è di tutto nelle pieghe dei bilanci targati Lega Nord.
E il colpo di grazia lo danno quasi sempre i capitoli caldi del gergo padano: cultura, prodotti locali e sicurezza.
Che non scatenano solo le polemiche, come nel caso dell’Inno di Mameli sostituito in Veneto con il Va’ Pensiero.
Ma soprattutto esborsi di soldi. Sempre pubblici.
Gli scolari lombardi forse non sanno che il fumetto camuffato da libro di storia che si sono visti distribuire qualche tempo fa è costato alla Regione 105 mila euro per 10 mila copie.
Un bell’elenco di refusi storici, forse non voluti, ma pagati a caro prezzo: le incisioni rupestri dei Camuni datate 3000 dopo Cristo, un passaggio che sembra attribuire la strage di piazza Fontana ai sessantottini, i galli che cantano “we are the padan cocks” e Garibaldi che scompare dalla storia dell’Unità d’Italia.
A Trieste c’erano arrivati per primi con una legge ad hoc sulle origini celtiche del popolo friulano, costata 6 miliardi di vecchie lire e documentari etnici da 200 mila euro a botta.
Senza contare lo studio della lingua locale nelle scuole, costato finora oltre 35 milioni anche grazie ai baracconi come l’Arlef, l’Agenzia regionale che lo gestisce, dove fra presidente e cda le poltrone sono cinque volte i dipendenti, per un costo mensile di quasi 100 mila euro.
In Veneto le polemiche sono esplose lo scorso marzo in piena campagna elettorale. Nemmeno l’ex ministro leghista Luca Zaia, eletto governatore a furor di popolo, lesinava in quanto a spesa pubblica proprio nei giorni in cui il Senatùr tuonava da Gemonio ordinando ai suoi di “portare le forbici in Regione per tagliare gli sprechi”.
Chi ha sfogliato la rivista “Il Welfare”, stampata da Buonitalia spa (società partecipata dal ministero delle Politiche agricole) e costata alle casse pubbliche 5 milioni di euro, avrà di certo apprezzato il book fotografico del nuovo Doge, distribuito a migliaia di famiglie venete.
Ritraeva Zaia in differenti mise: dal gessato allo sportivo, fra bottiglie di vino, formaggi e salumi.
Se poi qualcuno non l’avesse ricevuto, bastava dare un’occhiata al portale del ministero.
Fino alla notte del 18 marzo, denuncia un esposto alla Procura di Padova, vi comparivano i manifesti elettorali del ministro.
Cliccandoci sopra, poi, l’utente-navigatore veniva collegato al sito della campagna elettorale sotto lo slogan “Prima il Veneto”.
Sempre al ministero, gli statali in orario di lavoro garantivano la visione in rete di spot elettorali, messaggi politici, materiali personali del candidato leghista. Caricati dall’utente “Mipaaf”, che altro non è che la sigla del dicastero romano.
C’è pure un taglio del nastro che ha scatenato la bufera.
Quello, sempre voluto dalla Lega, del faraonico palazzo della Provincia di Treviso all’ex manicomio di Sant’Artemio.
Un appalto che doveva costare 35 milioni di euro, ma che è lievitato fino a 80 milioni.
E se qualcuno ripete che sono aumenti fisiologici, lo scontrino degli arredi parla chiaro: 12.840 euro sonanti per un solo tavolo e 531.426 euro per le sedie.
Fino agli incarichi ai parenti: promozioni e aumenti di stipendio per mogli, fratelli e amici. Tutto targato Carroccio.
Stefania Villanova, la consorte del sindaco di Verona Flavio Tosi fu nominata a capo della segreteria dell’assessorato alla sanità della Regione senza concorso, ma a stipendio triplo. Continua »
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