Settembre 15th, 2010 Riccardo Fucile “CI VERGOGNIAMO DI CIO’ CHE DOBBIAMO FARE, VOGLIAMO TORNARE IN ITALIA”…”IN LIBIA CI FANNO VIVERE IN UN ALBERGO RECINTATO, NON POSSIAMO USCIRE”… E MOLTI RIFIUTANO DI PARTIRE: “I RESPINGIMENTI SONO UN SERVIZIO INFAME”
E’ un ufficiale della Guardia di Finanza, 45 anni, oltre la metà trascorsi in mare in servizi di pattugliamento nel Canale di Sicilia.
Ha rilasciato una drammatica intervista oggi all’inviato de “la Repubblica” sui retroscena della nostra missione e sull’uso delle motovedette regalate dal nostro governo alla Libia.
L’ufficiale racconta che su ognuno di quei mezzi salgono cinque o sei italiani, ognuno con un compito preciso: chi si occupa dei sistemi di comunicazione, chi dei propulsori, della condotta o di altri aspetti.
Non possono interferire, i libici si comportano da padroni arroganti.
Ma i soldi che guadagnano non valgono più il gioco, soprattutto “quando dobbiamo assistere impotenti a vedere le nostre armi usate contro dei nostri connazionali indifesi”.
E sul caso specifico del peschereccio di Mazara, precisa: “Sparare è l’ultima ratio, solo in caso di enorme pericolo: per fermare un peschereccio esistono tecniche che lo permettono senza bisogno di sparare. Mentre i libici sparavano, noi non potevamo intervenire, abbiamo le mani legare dal governo. Il nostro unico compito è quello di insegnare ai libici come governare le motovedette che gli abbiamo regalato”.
Il testimone rivela che “tutti i miei colleghi a bordo non vedono l’ora di rientrare in Italia, i libici ci trattano pure male: siamo ospitati in un albergo recintato, una sorta di prigione da cui possiamo uscire solo per andare a bordo”.
L’ufficiale confida al giornalista: “siamo tra due fuochi: da un lato ci sono gli ordini che vanno rispettati, dall’altro finiamo indagati per aver respinto gli immigrati in acque internazionali, cosa dobbiamo fare?”
E si sfoga: “Questo dei respingimenti è un servizio infame, da mesi si registrano casi di ammutinamento: molti pattugliatori che dovevano partire dai porti liguri e toscani per darci il cambio non partono affatto: piuttosto che fare questo servizio ci si dà malati o si trova la scusa che l’imbarcazione ha un problema tecnico”.
E racconta: “Ci sono clandestini che minacciano di uccidersi piuttosto che essere riportati in Libia, donne con bambini che ci pregano di salvare i piccoli, gente disperata che minaccia di farsi annegare. Io sono un militare, ma soprattutto un padre. A costo di rischiare provvedimenti disciplinari, non lo farò mai più. Un giorno dovrò rendere conto a qualcuno e voglio avere la coscienza pulita”.
Ma il comportamento del nostro governo sta irritando tutti, persino l’ammiraglio Usa, responsabile Nato per il Mediterraneo, che ha criticato il comportamento italiano nei confronti della Libia.
Per non parlare della Unione europea e della Cei.
Non abbiamo il coraggio di difendere i confini delle acque internazionali e paghiamo Gheddafi per affogare i profughi per nostro conto.
Una politica vile, inconciliabile con le convenzioni internazionali che abbiamo firmato e con il buon senso.
Un governo di vera destra è altra cosa.
Non può avere un ministro degli Interni che giustifica chi ha mitragliato dei connazionali sostenendo che ” i libici li avevano scambiati per profughi”. Allora vuol dire che abbiamo autorizzato i libici ad assassinare degli esser umani?
Vomitevole, non esiste altra parola.
Soprattutto che uno che dice certe cose non venga cacciato dal governo a calci nel culo.
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Settembre 15th, 2010 Riccardo Fucile SOPRANNOMINATO AL’ESTERO V.P. (VUOTO PNEUMATICO), SI DISTINGUE IN ITALIA PER DIFENDERE GLI INTERESSI DI GHEDDAFI, GIUSTIFICANDO PERSINO CHE I NOSTRI CONNAZIONALI VENGANO MITRAGLIATI…. E’ RIUSCITO A SOSTENERE DUE BUGIE: CHE I LIBICI AVEVAVO SPARATO IN ARIA E CHE GLI ITALIANI PESCAVANO… I GLORIOSI PRECEDENTI
Chissà che nei colloqui riservati tra Silvio e Gheddafi nella tenda beduina, i due leader non
abbiano trattato anche la compravendita di ascari, cammelli e ministri degli esteri in esubero.
In tal caso l’operazione sarebbe fattibile: la cessione senza diritto di riscatto di Franco Frattini alla Libia a titolo gratuito.
In fondo è quello che già fa.
Definito in ambito internazionale V.P. (Vuoto Pneumatico) , il buon Frattini non ci ha stupito più di tanto quando, nei giorni scorsi , in seguito all’attacco libico al nostro peschereccio, dimenticando che la sua cessione alla Libia non era stata ancora perfezionata, ha difeso le presunte ragioni del governo di Tripoli. Arrivando a sostenere persino il falso, ovvero che dalla motovedetta libica erano partiti solo colpi sparati in alto e che il peschereccio italiano “pescava illegalmente”, quando è invece risaputo che non pescava affatto e che si trovava in ogni caso in acque internazionali.
Che Frattini sia predisposto a figure miserrime lo ha dimostrato persino il suo nuovo datore di lavoro: quando il 29 agosto Gheddafi è sceso dall’aereo a Roma e Frattini gli era andato incontro per porgergli il benvenuto, dopo pochi secondi il leader libico gli aveva già girato la schiena per andaresene per i fatti suoi.
Il meglio di sè Frattini lo ha dato quando Gheddafi ha avanzato la richiesta, non pago dei 5 miliardi che gli ha regalato l’Italia, che anche l’Europa metta mano al portafoglio: 5 miliardi l’anno per controllare l’emigrazione clandestina.
Mentre piovevano critiche verso questo assurdo ricatto da tutto il mondo civile, ecco l’ineffabile Frattini ergersi a difesa del diritto di Gheddafi a non fare il gendarme gratuitamnete.
E come dimenticare certe sue esibizioni nel recente passato?
Quando vi fu la persecuzione contro “Emergency” in Afghanistan, Frattini si affrettò a prendere le distanze dalla struttura sanitaria, dichiarando che “non è riconducibile alle attività italiane finanziate dalla Cooperazione”, in pratica segnando una possibile fine della presenza di Emergency a Lashkar.
Quando Bertolaso, dopo una visita ad Haiti, si permise di criticare l’efficacia dei metodi di soccorso americani, Frattini scattò come una molla a difesa della politica americana di intervento.
Anche se gettavano i soccorsi a casaccio dagli aerei generando solo risse, per Frattini era la cosa giusta.
Ora si è pure esibito contro degli italiani innocenti, invece che contestare alla Libia il fatto di avere unilatarmente portato a 50 miglia il limite delle acque internazionali, ivece delle 12 miglia vigenti in tutto il mondo (e il peschereccio che non pescava stava oltre le 30 miglia).
Non ci resta che augurarci che Frattini compia il suo destino a breve e salpi per Tripoli (possibilmente non a bordo di una nostra motovedetta), certi che Gheddafi saprà apprezzare le doti del suo umile servitore.
In fondo farebbe un affare anche Silvio: si libererebbe di un anti-italiano e vi sarebbe un posto da ministro libero per qualche ascaro da comprare.
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Settembre 15th, 2010 Riccardo Fucile I VOTI HANNO DATO ALLA TESTA ALLA DIRIGENZA LEGHISTA EMILIANA: TUTTI CONTRO TUTTI PER SPARTIRSI TORTA E TORTELLINI…ROSY MAURO AFFIANCHERA’ ALESSANDRI AL CENTRO DELLA BUFERA E DI SCANDALI… FIOCCANO ESPULSIONI, MENTRE MOLTO ISCRITTI LASCIANO IL PARTITO
Azzerato il direttivo nazionale dell’Emilia della Lega Nord, che mantiene Angelo Alessandri solo formalmente nella carica di segretario nazionale e vicepresidente federale del Carroccio: la decisione arriva dalla riunione dello stesso organo, che si e’ concluso a Reggio Emilia, alla presenza di Rosy Mauro (che da ieri affianca lo stesso Alessandri).
E’ stata inoltre decisa una riorganizzazione interna che affianchera’ ai responsabili dell’amministrazione e dell’organizzazione terze figure scelte da Rosy Mauro.
Per quanto riguarda le modifiche in seno al Carroccio emiliano, in particolare, il responsabile amministrativo Gian Franco Barigazzi verra’ affiancato da due collaboratori e il gruppo organizzativo passa da uno a tre membri.
Dopo le polemiche sulle irregolarita’ nella gestione delle risorse del partito e le accuse contro Alessandri culminate nell’espulsione dell’ex vice Marco Lusetti, da via Bellerio hanno cercato di tamponare la falla che sta portando la Lega emiliana ogni giorno sulle prime pagine dei giornali regionali con la nomina della persona di fiducia della moglie di Bossi.
La lente di ingrandimento di via Bellerio sull’Emilia sembra ingrandirsi a conclusione di una lunga serie di polemiche e veleni interni iniziata questa estate con il “caso” delle multe collezionate da Alessandri durante i suoi spostamenti e in parte addebitate al bilancio del Carroccio.
Contro Alessandri sono state sollevate inoltre accuse di scarsa trasparenza sulla gestione delle risorse relative all’affitto di un ufficio del parlamentare a Guastalla, e ai versamenti delle quote di 500 euro mensili dovute dal presidente della commissione Ambiente della Camera al partito.
La battaglia interna per la segreteria emiliana ha infine lasciato sul campo l’ex braccio destro di Alessandri Marco Lusetti, espulso dalla Lega per la vicenda Enci, Alberto Magaroli e Alberto Veronesi, messi alla porta per violazione dell’articolo 53 dello statuto leghista.
Una situazione di instabilita’ che si e’ riverberata in alcune defezioni, specie nel bolognese, federazione provinciale da tempo commissariata.
A ferragosto hanno lasciato 15 persone traslocate verso la nuova formazione di Gianfranco Fini, mentre e’ di ieri la notizia di una nuova espulsione comminata a un iscritto di Molinella. Continua »
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Settembre 15th, 2010 Riccardo Fucile SI INDAGA SULLA FORNITURA DI 7.300 ISOLATORI SISMICI INSTALLATI SENZA COPERTURA, CON OMOLOGAZIONI MANCANTI O ARRIVATE A COSE FATTE…ACQUISITI I DOCUMENTI DELL’APPALTO PRESSO LA PROTEZIONE CIVILE: ORA L’INDAGINE SARA’ AD AMPIO RAGGIO
La notizia, riportata ieri dal “Secolo XIX”, unico quotidiano che a suo tempo aveva “indagato”
sulla vicenda, che la Procura dell’Aquila indaga sugli isolatori sismici installati nelle cosiddette “case di Berlusconi”, è indice che qualcosa comincia ad emergere.
Parliamo della fornitura di 7.300 pendoli a scorrimento, montati nei pilastri delle 189 palazzine inaugurate dal premier il 29 settembre 2010.
Si tratta di dispositivi sofisticati e delicatissimi che avrebbero dovuto essere installati con la protezione anti-polvere.
L’inchiesta del Secolo XIX evidenziò invece che furono installati senza la necessaria copertura, con omologazioni mancanti o arrivate a cose fatte.
In pratica questi meccanismi, esposti alla polvere, non garantiscono più la antisismicità della struttura edilizia.
Nei giorni scorsi, su mandato della procura dell’Aquila, la polizia giudiziaria ha sequestrato presso la Protezione Civile di Roma, tutti gli incartamenti relativi all’appalto di ben 13 milioni di euro.
Una prima ipotesi di reato avanzata è quella di frode in pubbliche forniture che prevede una pena tra 1 e 5 anni.
Si cerca di capire perchè i due terzi delle molle antisismiche fossero prive di certificati di omologazione e degli attestati di qualificazione.
Non a caso la Protezione civile dovette correre ai ripari con un secondo appalto per coprire le “molle” e mettere una toppa a una storia imbarazzante. Il Secolo XIX, nella sua inchiesta, aveva recuperato il documento di 21 pagine, ora sequestrato dalla Procura abruzzese, in cui sono annotati anche tempi e modi delle certificazioni “a scoppio ritardato”.
Ma nel’occasione la Procura ha acquisito anche tutti gli atti relativi al pagamento e al montaggio dei dispositivi del progetto C.a.s.e., perchè senza quelle molle non avrebbe avuto alcun senso economico imbarcarsi in un investimento di 803 milioni di euro.
Le C.a.s.e. sono costate infatti 2.600 euro a metro quadro, quattro volte le casette di legno regalate dai tedeschi ad Onna e che gli sfollati abruzzesi continuano a ritenere la soluzione migliore.
L’ultima parola per fare chiarezza su questa vicenda ora spetterà alla magistratura.
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