Destra di Popolo.net

CONTRO FINI DOSSIERAGGIO CON DOCUMENTI FALSI E CON L’ UTILIZZO DI FORTI SOMME DI DENARO ANCHE ALL’ESTERO

Settembre 22nd, 2010 Riccardo Fucile

TULLIANI QUERELA: “IL DOCUMENTO E’ FALSO, NON SONO IL PROPRIETARIO DELL’APPARTAMENTO”… IL FINIANO BRIGUGLIO CHIEDE L’INTERVENTO DEL COPASIR….FUTURO E LIBERTA’ COMPATTO: BASTA DIALOGO SULLA GIUSTIZIA, DA DOMANI E’ GUERRA… DALLA BASE FINIANA UNA SOLA RICHIESTA: VOGLIAMO BERLUSCONI IN TRIBUNALE

Ieri avevamo scritto del solito tarocco feltriano, sputtanato dai giudici di Roma che hanno accusato Feltri di “aver spacciato per contratto di affitto una semplice nota di trascrizione sul pubblico registro”.
Svelata una palla ecco che ieri pomeriggio due giornali della Repubblica domenicana, specializzati in spazzatura e scandaletti, pubblicano la notizia secondo la quale la casa di Montecarlo lasciata in eredità  ad An dalla contessa Colleoni sarebbe stata acquistata in realtà  da Gian Carlo Tulliani, in quanto proprietario occulto della Printemps Ltd e della Timara Ltd, le due società  off shore che hanno acquistato in tempi diversi l’appartamento.
E pubblicano un sedicente documento in fotocopia firmato dal ministro della Giustizia dell’isola di Santa Lucia (è lì che hanno sede legale le due società ).
Con perfetta coincidenza di tempi, stamane il Giornale e Libero accusano apertamente Fini di aver mentito.
Ma stavolta la risposta è durissima.
In ambienti vicini a   Fini – riferiscono ancora fonti di Fli –     si sarebbe venuti in possesso di “elementi che evidenziano una vera e propria attività  di dossieraggio, con utilizzo di ingenti risorse di denaro in Italia e all’estero al fine di produrre e diffondere documentazione falsa”.
L’accusa viene esplicitata proprio da uno degli uomini più vicini a Fini, Carmelo Briguglio, che proprio oggi, in qualità  di membro del Copasir, ha annunciato l’intenzione di chiedere, al presidente D’Alema, «che il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica assuma una decisa iniziativa in relazione alla pubblicazione di atti di dubbia autenticità , se non addirittura falsi, formalmente intestati ad Autorità  di Stati stranieri, con lo scopo di alimentare la campagna scandalistica contro la terza carica dello Stato italiano».
«In particolare – aggiunge Briguglio – chiederò di approfondire, al di là  delle smentite ufficiali, sia la possibile partecipazione a questa azione di dossieraggio di pezzi di Servizi deviati, sia l’attività  della nostra intelligence a tutela delle massime cariche della Repubblica rispetto a manovre messe in atto anche all’estero ai danni del Presidente della Camera dei Deputati».
«A fronte di responsabilità  e competenze della Presidenza del Consiglio e del Ministero degli Affari Esteri, considero una gravissima anomalia – ha detto Briguglio – che tali atti siano pubblicati e utilizzati con grande evidenza dal quotidiano di famiglia del Presidente del Consiglio per alimentare una incessante campagna scandalistica ai danni del Presidente di un ramo del Parlamento».
Intanto Tulliani nega di essere il proprietario dela casa di Montecarlo. «Smentisce categoricamente la notizia secondo la quale ci sarebbe la sua persona dietro la società  off-shore che ha comprato l’appartamento monegasco, ribadendo di essere un semplice conduttore della suddetta unità  immobiliare». Così affermano in una nota gli avvocati Carlo Guglielmo Izzo e Adriano Izzo.
“Il signor Gian Carlo Tulliani si riserva di adire le competenti autorità  civili e penali per far sanzionare l’ennesimo vergognoso e inaccettabile tentativo di coinvolgere la sua persona in una vicenda artatamente creata per un mero e chiaro fine politico» concludono i legali.
Come prima conseguenza il dialogo è finito prima di iniziare: si sono di nuovo bruscamente interrotti i colloqui tra gli ambasciatori di Berlusconi e Fini sui temi della giustizia.
Non si parlerà  più di lodi, impedimenti, processi brevi, inghippi procedurali.
La base di Futuro e Libertà  chiede che Berlusconi si faccia processare come fanno tutti i comuni cittadini.
Dalla giustizia scappano i vigliacchi, non gli uomini onesti e con le palle.
A destra ci si comporta così.
“Da domani tutti con l’elmetto in testa”: è la frase attribuita a una delle cosiddette ‘colombe’ del gruppo di Fini, che spiega come “ormai lo spazio di manovra per gli ambasciatori di pace è diventato residuale”.
Di produzione e diffusione di documentazione falsa parla oggi anche un editoriale sul sito Farefuturo, che si scaglia apertamente contro “l’apparato mediatico che fa capo al Silvio Berlusconi “imprenditore”” e che “è stato messo al servizio delle esigenze del Silvio Berlusconi “politico”.
Di quel Silvio Berlusconi che, sia detto per inciso, nel suo ruolo istituzionale di presidente Consiglio, tra le tante e varie competenze, detiene anche quella sui servizi segreti”.

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IL PDL DOPO I KILLER ASSOLDA ANCHE I FRANCHI TIRATORI: COSENTINO SE LA CAVA GRAZIE AL VOTO SEGRETO:

Settembre 22nd, 2010 Riccardo Fucile

FINISCE 308 A 285: LA CAMERA NEGA L’UTILIZZO DELLE INTERCETTAZIONI DELLA MAGISTRATURA… L’OPPOSIZIONE E I FINIANI   AVEVANO SULLA CARTA 297 VOTI CONTRO I 296 DI PDL E LEGA, MA 12 VOTANO IN SEGRETO PER IMPEDIRE ALLA MAGISTRATURA DI FARE CHIAREZZA…36 GLI ASSENTI, QUOTA 316 E’ ANCORA LONTANA

L’aula di Montecitorio ha detto no all’utilizzo delle intercettazioni nelle inchieste che riguardano l’ex sottosegretario Nicola Cosentino, accusato di contiguità  con ambienti camorristici.
La votazione è avvenuta, come da richiesta del Pdl, a scrutinio segreto.
A favore della posizione espressa dal relatore di maggioranza, e quindi contro l’uso delle intercettazioni, hanno votato in 308; i voti contrari, quelli cioè favorevoli all’utilizzo delle intercettazioni, sono stati 285.
I presenti in aula erano 593, gli assenti 36.
Un risultato che dal Pdl viene letto come un segnale di tenuta della coalizione di governo.
Ma quota 316, ovvero i voti che corrispondono alla maggioranza assoluta in Parlamento, non è comunque stata raggiunta.
Come leggere questo risultato?
Lasciamo parlare i numeri: la somma dei deputati presenti e votanti dell’opposizione e di Fli era di 297 (201 del Pd, 31 dell’Udc, 24 dell’Idv, 34 di Fli e 7 dell’Api), ovvero 12 in più rispetto ai 285 che hanno votato per l’autorizzazione sulle intercettazioni.
La maggioranza Pdl-Lega e ascari sulla carta poteva contare su 296 presenti.
Sarebbe stata sconfitta per un voto se almeno 12 deputati del primo gruppo (centrosinistra e finiani) non avessero votato a favore di Cosentino.
Avendo Il Pdl chiesto il voto segreto, ovviamente non si saprà  mai chi ha votato per la maggioranza, ma si tratta indubbiamente di parlamentari Pd, Idv, Udv, Rutelliani o di Futuro e Libertà .
Naturalmente ognuno pensa che i traditori siano negli altri partiti.
Per chi voglia ricercarli segnaliamo gli assenti, 36 in totale di cui per la maggioranza 12 del Pdl, 5 della Lega e Pionati.
Per il centrosinistra assenti 4 deputati Udc, 5 del Pd, 1 Api e 2 del gruppo misto,
Tra quelli oggetto di attenzioni da parte del premier erano latitanti i quattro Udc siciliani, i due di Noi Sud e Pionati.
I finiani aveva deciso di votare sì alla richiesta della magistratura di poter utilizzare le intercettazioni in quanto “in Parlamento si era votato contro la possibilità  di arresto perchè questo fa parte delle guarentigie parlamentari, ma il voto sull’ammissione delle sue intercettazioni nell’inchiesta che lo vede coinvolto, non ha niente a che vedere con queste garanzie».
“Il nostro sì è dovuto a una ratio politica ed a una valutazione nel merito – aveva aggiunto Fabio Granata, vicepresidente della commissione Antimafia -. È giusto utilizzare le intercettazioni che vedono coinvolto anche Cosentino nel suo stesso interesse e perchè poi di fronte alla legge siamo tutti uguali».
Se Atene piange, Sparta non ride.
Il centrodestra ha preso 308 voti, a fronte di una somma Pdl+Lega sulla carta di 286 deputati, cui vanno aggiunti una decina di ascari già  aquistati   (Nucera, i tre diniani, tre di Noi Sud presenti,almeno un paio di amici di Cuffaro), compresi due dell’Mpa che stavolta hanno votato a favore del governo.
Ovviamente parliamo dei presenti in aula.
Cosi si arriva solo a 296 voti.
Se avessero votato anche i 17 oggi assenti di Pdl-Lega si arriverebbe a 313, se anche si aggiungessero gli ultimi 6 assenti del “Gruppo di irresponsabilità ” si toccherebbe quota 319.
Ma è evidente che se i 12 che oggi hanno votato a favore di Cosentino per un fatto di Casta o di amicizia personale domani ritornassero all’indirizzo dei gruppi, la maggioranza scivolerebbe a 307, ben sotto quota 316 necessaria per la maggioranza alla Camera.
Quindi chi parla di solida “maggioranza senza i finiani” parla a capocchia.
Sarebbe meglio pensasse a fare qualcosa per gli italiani, invece che dedicarsi alla campagna acquisti.
Da segnalare a questo proposito la presa di posizione della fondazione di Luca di Montezemolo che oggi scrive: “la maggioranza esulta per il voto di oggi in Parlamento: “C’è compattezza. Si va avanti”. Avanti a fare le riforme? Certamente no. Avanti nei provvedimenti per la crescita, i redditi, il lavoro, il fisco? Meno che mai. Avanti con la nomina di un ministro dello Sviluppo economico o di un presidente della Consob? Non scherziamo. Tutte cose trascurabilissime rispetto alla difesa di un signore su cui pende un mandato di arresto per camorra e che continua orgogliosamente ad essere il coordinatore del Pdl in Campania”.
“In italia – prosegue Italiafutura – la politica assume sempre forme interessanti anche se di non facilissima interpretazione. Ci piacerebbe ad esempio riuscire a comprendere meglio la Lega. E’ nata per difendere i ceti produttivi del Nord contro l’invadenza di un Sud parassitario e criminale e finisce invece per votare, esultante, in difesa di Cosentino”.
Un’altra brutta pagina del centrodestra italiano…

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SCANDALO RIFIUTI IN ABRUZZO: ARRESTATO ASSESSORE ALLA SANITA’, INDAGATI DUE SENATORI DEL PDL

Settembre 22nd, 2010 Riccardo Fucile

L’ASSESSORE VENTURONI (PDL) ARRESTATO, AVVISO DI GARANZIA PER I PARLAMENTARI TANCREDI E DI STEFANO (PDL), IL SINDACO DI TERAMO E L’EX ASSESSORE DANIELA STATI…L’ACCUSA E’ DI CORRUZIONE

L’assessore alla Sanità  della Regione Abruzzo, Lanfranco Venturoni (Pdl), è stato arrestato questa mattina a Teramo   dalla squadra mobile di Pescara.
Il provvedimento è stato emesso dalla procura di Pescara a seguito di un’inchiesta sui rifiuti   scattata nel 2008.
Con Venturoni, arrestato anche il noto imprenditore Di Zio, proprietario della De. co, azienda del settore rifiuti.
Gli indagati sono in tutto 12.
Tra i destinatari di avviso di garanzia ci sono i senatori del Pdl Paolo Tancredi e Fabrizio Di Stefano, il sindaco di Teramo Maurizio Brucchi (ai tre viene contestata la corruzione) e l’ex assessore Daniela Stati che deve rispondere di favoreggiamento.
Secondo gli inquirenti si tratta di una delle più grosse indagini mai fatte in materia sul territorio nazionale.
Gli indagati stavano cercando di realizzare un inceneritore in Abruzzo.
Gli arresti di oggi sono parte dell’inchiesta madre dalla quale è stato stralciato il provvedimento che nello scorso agosto mise agli arresti domiciliari l’ex assessore all’Ambiente della Regione, Daniela Stati.
Nelle richieste dei pm di Pescara spuntano anche soldi ai politici.
I senatori Pdl Paolo Tancredi e Fabrizio Di Stefano (vice coordinatore abruzzese)   avrebbero chiesto e ottenuto dagli imprenditori Di Zio il versamento di alcune decine di migliaia di euro a favore dei candidati a sindaco, poi eletti il 6 giugno 2009, di Teramo, Maurizio Brucchi, e Pescara, Luigi Albore Mascia.
Inoltre, la Deco, proprietaria dei locali della sede regionale del Pdl a Pescara non avrebbe fatto pagare per un certo periodo l’affitto.
A ciò si aggiunge che Fabrizio Di Stefano avrebbe chiesto e ricevuto da Rodolfo Di Zio “20 mila euro”, con due bonifici distinti accreditati in Napoli il 29 maggio e il 3 giugno 2009, al candidato al parlamento Europeo Crescenzio Rivellini, che ne girava 5 mila con proprio assegno a Di Stefano”.
Questo assegno risulta incassato da Di Stefano “in Chieti il 4 giugno 2009, su proprio conto corrente”.
Ruoterebbe tutto intorno al progetto di un impianto di   bioessiccazione di rifiuti Tmb in località  Carapollo da realizzare sui terreni della società  pubblica di gestione dei rifiuti a Teramo, la Team l’inchiesta che ha portato agli arresti di stamani.
Secondo l’accusa, Di Zio – in un periodo che va dal 2006 al 2009 – per realizzare senza gara di appalto il termovalorizzatore, avrebbe elargito denaro, e l’assessore Venturoni avrebbe messo a disposizione la Team per riuscire nel progetto.
L’inchiesta è basata su intercettazioni dalle quali, con acquisizioni mirate, si è arrivati al sequestro di documenti e prove documentali.
Venturoni, all’epoca dei fatti presidente della Team, dalla quale si è dimesso nel novembre 2009 – 11 mesi dopo essere stato nominato assessore alla sanità  della neo Giunta Chiodi – è accusato di “appropriazione di risorse pubbliche, concretanti peculato, tutte funzionali al   congegnato e sistematico piano di svuotamento per successiva acquisizione della Deco, delle utilità  patrimoniali appartenenti alla Team, con lo scopo ultimo di far ottenere all’azienda privata, senza il ricorso al metodo dell’appalto pubblico la costruzione e la gestione di un impianto di bioessiccazione di rifiuti a Teramo”.
Nell’inchiesta è citata anche la Ecodeco di Milano, alla quale sia Venturoni che Di Zio avrebbero offerto, in cambio della cessione gratuita della tecnologia per l’impianto teramano, di essere “ammessa a partecipare della realizzazione di un impianto di incenerimento di rifiuti in Abruzzo, con l’affidamento diretto dell’appalto ad una società  a cui avrebbero partecipato tanto i Di Zio quanto la Ecodeco”.
E poi qualcuno, ai vertici del Pdl, continua a far finta che non esista una questione morale.

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PROFUMO: IL BANCHIERE TRADITO DALLA POLITICA

Settembre 22nd, 2010 Riccardo Fucile

LA CORDATA LIBICA E’ SOLO UN PRETESTO, SEMMAI PORTAVA CAPITALE FRESCO…PROFUMO VOLEVA UNA BANCA UNICA E INTERNAZIONALE, MA IL SUO PROGETTO DAVA FASTIDIO ALLE PARROCCHIETTE LOCALI E AI LEGHISTI ATTACCATI ALLA POLTRONA… LA LONGA MANUS DI GERONZI E DI BERLUSCONI

Per avere un quadro delle conseguenze internazionali della cacciata di Alessandro Profumo dal vertice di Unicredit, sarebbero sufficienti alcuni commenti di qualificati giornali economici internazionali: “Profumo è troppo moderno per l’Italia” titola il “Financial Times”, “Profumo, la grande eccezione, una figura autonoma” si legge su “Handelsblatt”, “Profumo aveva impresso un vero cambiamento” ricorda il Wall Street Journal.
In tanti,   in primis Tremonti, giudicano un errore la messa alla porta dell’ amministratore delegato di Unicredit che, comunque la si pensi, è da tutti ritenuto uno dei più abili manager in circolazione: in 15 anni era riuscito a trasformare la banca nel più grande gruppo creditizio italiano e in uno dei maggiori europei.
Anche attraverso bracci di ferro con i piccoli feudi locali delle tante fondazioni: insensibile alle pressioni politiche e con una strategia che aveva come fine solo quello di creare valore al gruppo.
Unicredit cresceva più e meglio delle banche concorrenti, fino alla crisi dei mercati internazionali che hanno colpito tutti gli istituti bancari.
E chi tramava da tempo ha deciso che fosse giunto il momento per attaccare colui che era definito “Alessandro il Grande” dagli amici e “Mr. Arrogance” dai suoi detrattori.
Non è certo il disaccordo sulla presenza dei libici che ha indotto le fondazioni italiane e gli azionisti tedeschi a sfiduciare Alessandro Profumo, peraltro senza scegliere subito un sostituto, come dovrebbe avvenire in una grande banca internazionale.
Sarebbe infatti sciocco opporsi a un socio di minoranza che non esita a mettere mano al portafogli quando la banca ha bisogno di capitale fresco.
La Libia è solo un pretesto.
Il vero motivo è da ricercarsi nella strategia di Profumo: quella di creare una grande banca internazionale, una struttura unica e coesa, efficiente, in grado di ridurre i costi e di elargire ai clienti servizi più favorevoli.
Ma questo obiettivo andava contro gli interessi localistici di   chi invece tutela la parrocchietta e la moltiplicazione delle poltrone.
“Quando ci sono delle decisioni che incidono sul mio territorio ho diritto di dire la mia”, ha proclamato ieri Flavio Tosi, sindaco leghista di Verona.
Tosi omette di spiegare perchè teme la banca unica: forse perchè essa ridurrebbe il suo “peso politico” in Unicredit?
Anche perchè il sindaco di Verona non è certo azionista di Unicredit ma si limita a far occupare poltrone ben remunerate alla sua corte locale.
Oppure pensa che danneggerebbe le aziende della sua città ?
Ma se così fosse, come mai ieri Emma Marcegaglia, presidente degli industriali, è scesa in campo in difesa del progetto di Profumo?
I politici della Lega ormai sono come i vecchi democristiani: controllano il territorio (e i voti) attraverso le Casse di risparmio e le municipalizzate.
“Temono Gheddafi e poi regalano la banca ai tedeschi” commentava amaro ieri Profumo, mentre anche certi leghisti più accorti gli rilasciavano attestati di stima e commentavano pesantemente le capacità  strategiche di Zaia e Tosi.
Certi “grandi giochi” vedono i leghisti usati come manovalanza: Draghi che dà  il via libera a Geronzi per ribaltare Unicredit in cambio dell’appoggio alla presidenza della Bce, l’asse Geronzi-Berlusconi in vista della sistemazione del risiko dei poteri forti, ovvero la fusione tra Generali e Mediobanca, obiettivo perseguito da tempo da Geronzi, con la cacciata di un manager autonomo come Profumo.
Altro che libero mercato, in Italia le casseforti dell’economia e della finanza sono in mano ai soliti noti, tra politici affaristi e finanzieri collusi con la poitica. Con questa mossa il premier tacita la Lega, ridimensiona Tremonti, accontenta Draghi e si libera di una testa pensante
Mentre Geronzi ora può puntare a rappresentare la punta avanzata di un capitalismo italiano sempre più provinciale e autoreferenziale, colluso con la politica.
Un po’ di Profumo di autonomia   in meno e un po’ di odore di vecchio regime in più.
Questo è il risultato dell’operazione di ieri.

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SONDAGGIO CRESPI: FINI SALE AL 7,5%, IL PDL CROLLA AL 29%, STABILE IL PD AL 25%, LA LEGA AL 12,7%

Settembre 22nd, 2010 Riccardo Fucile

UDC 6%, IDV 6,2%, SINISTRA E LIBERTA’ 4,2%, LA DESTRA 3%, GRILLINI 1,5%, RIFONDAZIONE 1,2%, MPA 1%, RADICALI 1%, ALLEANZA PER L’ITALIA 0,7%, VERDI 0,5%…. CRESCONO GLI INDECISI AL 38%

Il sondaggio di Crespi Ricerche viene effettuato con periodicità  costante e pertanto segnala le tendenze di crescita o di regresso a seconda delle varie fasi politiche e degli accadimenti che possono incidere sul giudizio degli elettori.
Intanto va segnalata la enorme massa di indecisi: il 38% degli italiani, se si dovesse votare a breve, dichiara di non aver ancora idea per chi votare e se recarsi alle urne.
Una tendenza in crescita e che corrisponde alla percentuale di elevato astensionismo cui si è assistito peraltro durante le Regionali di primavera e le Europee dell’anno scorso.
Esaminiamo ora i vari partiti e le linee di tendenza, da febbraio a settembre 2010.
Il Pdl   in otto mesi è crollato dal 37,6% al 29%, perdendo quasi 9 punti, di cui 1 anche negli ultimi 12 giorni.
La Lega Nord è passata dall’11,3% di febbraio al 12,7 di settembre, ma aveva avuto picchi superiori in altri quattro mesi degli otto considerati.
Sicuramente pare essersi attestata appena sopra il 12% in media.
Futuro e Libertà  è atipico, in quanto viene testato senza che sia ancora un partito, con relativa struttura, sedi e attività  sul territorio.
In ogn caso è passato dal 5,1% di inizio settembre al 7,5% in soli 20 giorni: dato in crescita che porta a ritenere che la vicenda della casa di Montecarlo cominci a essere vista dall’elettorato come una montatura per diffamare Fini.
A questo punto Futuro e LIbertà  può puntare a ritornare a quel 9,5% che gli era stato attribuito dai sondaggi prima dell’estate.
Cresce leggermente anche la Destra di Storace che ha avuto il premier come sponsor e che passa dall’1,7% di otto mesi fa al 3% attuale.
IL Pd che a febbraio contava sul 27,7% dei consensi, ora è sul   25% ma   nelle ultime settimane sta risalendo dopo aver toccato anche quota 23%.
L’Idv aveva il 6,5%, ora il 6,2%, stabile.
L’Udc a febbraio contava sul 6,5% di intenzioni di voto, ora sul 6%, ma fino a qualche settimana fa era sul 6,5%/7%.
In netta crescita Sinistra e Libertà  che in otto mesi passa dall’1,9% al 4,2%, ma ha pure toccato punte del 4,8%.
Rifondazione e Comunisti italiani dall’1,5% sono scesi ancora all’1,2%.
Tra i partiti minori emerge il Movimento 5 Stelle dei grillini, ora stabile all’1,5%, così come Mpa all’1%, Rutelli con Alleanza allo 0,7% e i Verdi allo 0,5%.
In discesa i radicali dal 2,4% all’1%.
Da segnalare che la distanza tra Pdl e Pd si è ridotta ad appena 4 punti percentuali, e che Futuro e Libertà  , pur non essendolo ancora nella forma, è di fatto attualmente il quarto partito italiano, con ulteriori prospettive di crescita.

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