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ORA I CLANDESTINI SBARCANO PURE A 70 KM DA ROMA SENZA AVVISARE MARONI: FALLITO IL BLUFF DEI RESPINGIMENTI

Ottobre 4th, 2010 Riccardo Fucile

UN PESCHERECCIO HA SBARCATO 150 PAKISTANI, EGIZIANI E TUNISINI SUL LITORALE DI LATINA: PROBABILI AIUTI A TERRA.. LE ROTTE DELL’IMMIGRAZIONE SONO CAMBIATE: ARRIVANO ORMAI DA GRECIA E TURCHIA, VIA TERRA, E ANCHE CON REGOLARE VISTO TURISTICO…MENTRE MARONI PRESIDIA LAMPEDUSA CON LO SPADONE PADANO, I CLANDESTINI ENTRANO DA TUTTE LE PARTI

Uno sbarco organizzato in più punti della costa laziale, finito con il motore in avaria e gli immigrati in mare.
Sono oltre 150 gli stranieri che stamattina all’alba sono arrivati sul litorale di Latina, in località  Capoportiere, con un barcone arenatosi sulla spiaggia. Hanno raggiunto clandestinamente la costa pontina su una imbarcazione palestinese di 15 metri, in legno con scritte in arabo.
Arrivano molto probabilmente dal Pakistan, dopo un viaggio durato giorni e giorni a bordo di un peschereccio e, pare, anche di un gommone.
A dare l’allarme, un peschereccio italiano che avrebbe riferito alla Guardia costiera di aver incrociato sulla propria rotta l’imbarcazione.
Era diretta verso la riva di Capoportiere, in evidente stato di difficoltà . L’allarme è scattato intorno alle 4.30 del mattino.
Il sospetto che possa trattarsi di un’operazione organizzata è arrivato con il ritrovamento in un punto della spiaggia di diversi pacchi con cibo e vestiti, ma i carabinieri di Latina non escludono “aiuti e trasporti a terra”.
Una volta a riva, molti dei clandestini si sono dati alla fuga e hanno fatto perdere le proprie tracce. Circa una quindicina di loro sono stati fermati e identificati nei pressi del barcone spiaggiato.
Per le forze dell’ordine l’arrivo dei clandestini potrebbe essere stato messo a punto e pianificato da un’organizzazione.
A circa 100 metri dal peschereccio è stato individuato un gommone, risultato rubato tre giorni fa nel capoluogo pontino.
Si ipotizza che molti degli immigrati a bordo del peschereccio, di cui si sono perse le tracce, potrebbero essersi allontanati utilizzando altri gommoni.
Attivati dalla prefettura, sul posto sono arrivati i volontari della Croce rossa, che hanno allestito un campo e stanno fornendo assistenza sanitaria, supporto psicologico, mediazione culturale in lingua araba.
“La notizia dello sbarco di migranti, tra cui anche alcuni minorenni, in provincia di Latina ci deve far riflettere – sottolinea il Commissario straordinario di Croce Rossa Italiana, Francesco Rocca – le rotte dell’immigrazione stanno cambiando ed è un fenomeno che va analizzato, compreso e non sottovalutato”
Lo sbarco di oggi sulle coste di Latina non stupisce la Caritas, che già  dopo gli arrivi dell’estate nel Salento e in Calabria aveva segnalato come le organizzazioni che gestiscono le rotte della clandestinità  stiano ormai da tempo studiando ”approdi alternativi”.
Anzichè meravigliarsi sarebbe invece il caso di mettere finalmente in discussione le ”ricette monodose, cioè incentrate sui soli respingimenti” adottate fin qui dal Governo.
Ricordando gli arrivi dell’estate in Puglia e Calabria, mète storiche delle carrette del mare cariche di esseri umani, il responsabile immigrazione della Caritas, Oliviero Forti, ammette che ”in pochi ci saremmo aspettati uno sbarco addirittura a poche decine di chilometri da Roma”.
Di certo, spiega Forti, il flusso di disperati verso l’Italia non si è mai interrotto, chiara smentita alle affermazioni del Viminale sull’argomento, con cui la Caritas aveva già  polemizzato in estate, contestando i dati diffusi dal ministero dell’Interno su una sostanziale diminuzione degli sbarchi.
E ribadendo che l’intesa con la Libia avrebbe addirittura favorito un aumento del traffico di esseri umani lungo le rotte per l’Italia.
”Ci sono rotte sostanziose via terra – aggiunge Forti – che passano dalla Turchia e dalla Grecia, via Albania ma anche tante altre situazioni come chi entra nel nostro paese con il visto turistico e poi vi rimane e per altre strade, come dal Nord-Ovest. Il vero problema è che la propensione a emigrare, per le più svariate ragioni, resta alta”.
”Ciò su cui c’è più da riflettere – sottolinea Forti – sono i meccanismi di contenimento messi in atto soprattutto in questi ultimi anni. C’è da dire con chiarezza, ad esempio, che mancando attualmente un decreto flussi, sono di fatto azzerate le strade per gli ingressi regolari. Questo spinge, ovviamente, verso la strada dell’irregolarità , mentre schiacciando tutto solo sul lavoro come precondizione per gli ingressi, non si fa un buon servizio alla causa dell’emersione dall’irregolarità “.
“In sostanza – conclude la Caritas – occorre rendersi conto che quello dell’immigrazione è un fenomeno complesso. E che un’unica tipologia di interventi, come appunto i respingimenti, alla lunga produrrà  effetti fallimentari”.

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IL BONUS BEBE’ ALLA PADANA BOCCIATO DAL TRIBUNALE DEL LAVORO: AI LEGHISTI DI TRADATE RESTA SOLO IL RUTTINO

Ottobre 4th, 2010 Riccardo Fucile

IL COMUNE A GUIDA LEGHISTA CONDANNATO A PAGARE GLI ARRETRATI DI TRE ANNI… AVEVA ILLECITAMENTE CONCESSO IL BONUS BEBE’ SOLO AI FIGLI DI ENTRAMBI I GENITORI ITALIANI… PROVVEDIMENTO DISCRIMINATORIO E SCIOCCO

Ricorso respinto e obbligo al pagamento degli arretrati dal 2007 ad oggi.
Non poteva andare peggio al comune di Tradate (in provincia di Varese, amministrato dalla Lega Nord) nella battaglia legale in difesa del bonus bebè riservato “solo ai figli di entrambi i genitori italiani”.
L’attesa sentenza del giudice del lavoro di Milano, depositata ieri, non si limita a respingere il reclamo contro la sentenza di primo grado del luglio scorso (che già  definiva discriminatorio il provvedimento), ma dispone anche di pagare i contributi non versati negli ultimi 3 anni.
“Il Collegio — si legge nell’ordinanza — ordina al comune di offrire l’erogazione del bonus bebè ai neonati iscritti all’anagrafe del comune stesso dal 2007 in poi”, con il solo vincolo che uno dei genitori sia residente a Tradate da almeno cinque anni.
Spazzata via dunque la restrizione contenuta nella delibera originaria del comune, che stabiliva come requisito per l’erogazione di 500 euro (contributo alla natalità ) “la cittadinanza italiana di entrambi i genitori”.
La sentenza non lascia spazio a dubbi.
“Non è possibile individuare — si legge — alcun valido motivo di differente trattamento tra cittadini e stranieri, che non sia quello di escludere dal beneficio previsto gli stranieri solo perchè tali”.
“Questa sentenza — spiega l’avvocato Alberto Guariso, che ha seguito la causa e i ricorsi per Asgi e Avvocati per niente — rende giustizia alle nostre richieste. Ripristina la parità  di trattamento obbligando il comune a porre rimedio a una discriminazione”.
In sostanza, l’amministrazione di Tradate aveva presentato reclamo contro la sentenza di primo grado, che a luglio aveva ordinato la sospensione del provvedimento, definendolo “discriminatorio”.
Gli avvocati delle associazioni che rappresentano gli immigrati hanno deciso di presentare a loro volta un reclamo, contestando quella parte di sentenza che non ordinava al comune di pagare gli arretrati”.
Il giudice Silvia Ravazzoni, nella sentenza di appello, ha definito “pienamente condivisibili” le decisioni del giudice di primo grado riguardo al comportamento discriminatorio, ricordando “il principio costituzionale di uguaglianza” che “non tollera discriminazioni”.
E, appunto, ha ordinato al comune di pagare i bonus non erogati dal 2007 (anno di pubblicazione della delibera) ad oggi.
Il sindaco di Tradate Stefano Candiani, segretario provinciale della Lega Nord, dice : “Rispettiamo le sentenze, ma in questo caso non corrispondono al sentire dei cittadini. Prima di dire che ci adegueremo alla sentenza, voglio ricordare che ci sono tre gradi di giudizio”.
Forse al sindaco non è chiaro che le leggi non si cambiano in base al “presunto” suo comune sentire o a quello di minoranze padagne.
Perchè fosse per noi , ad es., anche personaggi come lui avrebbero il foglio di via dal nostro Paese.
Ma giustamente la legge richiama all’uguaglianza dei diritti tra italiani e quindi siamo costretti a sopportarlo.
Ci limitiamo a esprimere il nostro pensiero negativo sulle sue tesi, ma non promulgheremmo mai norme discriminanti verso i suoi diritti.
E’ lecito fare una battaglia culturale ma mai sfociare nella discriminazione razziale.
Peggio ancora discriminare i più deboli approfittando del ruolo che immeritatamente si riveste.
In attesa della sentenza di terzo grado, il sindaco di Tradate cominci pure a mettere da parte i soldini degli arretrati che il Comune dovrà  pagare a causa sua.
Buon ruttino padano, sindaco.

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GIA’ 15.000 ISCRITTI, BOOM AL NORD: ECCO IL PARTITO MODELLO “FUTURO E LIBERTA'”

Ottobre 4th, 2010 Riccardo Fucile

PRESTO   NUOVE ADESIONI IN PARLAMENTO… GIA’ COSTITUITI 120 CIRCOLI IN LOMBARDIA, 102 IN LAZIO, 100 IN PUGLIA: MASSICCIA ADESIONE DI GIOVANI….BRACCIO DI FERRO CON I CAPORALI DI GIORNATA EX AN SU UN PATRIMONIO DI 380 MILIONI…. IL FUTURO PARTITO E’ QUOTATO ATTUALMENTE TRA IL 7% E L’8%…L’ASSEMBLEA COSTITUENTE A GENNAIO A MILANO

Il partito deve ancora nascere ma vanta già  falchi e colombe.
Gianfranco Fini non vuole correre rischi e il patto tra le due ali di Futuro e libertà  pretende che sia siglato sotto i suoi occhi.
Appuntamento martedì alle 12 alla presidenza di Montecitorio.
Giusto un paio d’ore prima del vertice che segnerà , nella sede di FareFuturo, l’atto di nascita del nuovo soggetto politico, quando saranno per la prima volta attorno a un tavolo, i 35 deputati, dieci senatori e quattro eurodeputati che hanno sposato la causa del leader.
Poco prima, però, si replicherà  negli appartamenti del presidente della Camera quanto avvenuto in un pranzo top secret della settimana scorsa.
Con Fini si ritroveranno Bocchino, Briguglio e Granata, ritenuti le teste d’ariete di Fli, ma anche i cosiddetti moderati Viespoli (capogruppo al Senato), Moffa, Menia e poi il viceministro Urso e Della Vedova.
Anime dalla sensibilità  diversa sulla linea da tenere nei confronti del governo.
Ecco perchè Fini li vuole tutti e otto (con l’aggiunto di un paio) nel comitato esecutivo, sorta di direzione che avrà  in Adolfo Urso il coordinatore.
Tutti gli altri, deputati, senatori ed europarlamentari, formeranno già  da martedì il comitato costituente. In attesa dei nuovi arrivi.
“Le uscite dal Pdl proseguiranno, arriverà  qualche altro senatore, presto saremo determinanti anche lì” prevede Bocchino.
E il pensiero corre ai “quattro mori”, i sardi pdl vicini a Beppe Pisanu.
Ma è alla Camera che i finiani lavorano a spron battuto.
Pressing costante su Isabella Bertolini, per esempio. E su una Deborah Bergamini che, dopo lo strappo con Verdini in Toscana, confessa di restare dov’è per ora “solo per il rapporto personale con il presidente Berlusconi”.
Fli si prepara al lancio del “partito leggero”.
Il modello che prende quota è quello della “public company”.
Nel senso che – in attesa della chiusura della contesa sull’ingente patrimonio finanziario di An – sta per partire l’operazione micro sostentamento, stile sms da 1 euro da lanciare tra simpatizzanti e militanti.
Deputati e senatori si stanno già  autotassando per le iniziative sul territorio.
Ma i riflettori sono tutti puntati sul patrimonio da 76,9 milioni di euro e 70 immobili (per un valore di 300 milioni) nelle disponibilità  della fondazione An, finora congelato dalla disputa giudiziaria in corso.
Mercoledì prossimo si riunirà  il comitato di garanti di An, chiamato a sovrintendere alla spartizione ereditaria del patrimonio tra l’area Gasparri-La Russa, quella di Alemanno e di Fli. Una separazione poco consensuale che, in termini finanziari, sarà  seconda solo a quella tra Berlusconi e Veronica Lario.
I finiani chiederanno che si proceda, ma Gasparri fa già  sapere che non se ne parla. Intenzionato, tanto lui quando il coordinatore Pdl La Russa, a impedire il flusso di denaro e immobili a beneficio del nemico Gianfranco, per dar man forte alla costruzione del nuovo partito.
Sarà  battaglia anche su quello.
Gli intellettuali della galassia finiana, da Alessandro Campi a Sofia Ventura, passando per il direttore di FareFuturo Filippo Rossi, sono invece al lavoro sul “Manifesto per l’Italia” che verrà  presentato alla kermesse di Generazione Italia in programma a Perugia il 6 e 7 novembre, vero trampolino di lancio del partito.
Linee guida, il discorso del presidente della Camera a Mirabello, “ma useremo anche la rete, il nostro network molto attivo su Internet tra FareFuturo e GI, per raccogliere proposte e idee dei nostri iscritti” spiega Benedetto Della Vedova.
Dopo Perugia il partito viaggerà  veloce più che mai, nessuno si nasconde tra i big finiani che le elezioni possono essere alle porte.
E allora l’Assemblea costituente si terrà  a gennaio, come spiega Italo Bocchino, subito dopo le festività .
Location non casuale: Milano.
Storicamente culla dei movimenti e dei partiti italiani, ma anche sede ideale per dare carattere nazionale a un partito che invece nasce con forti radicamenti nel Mezzogiorno.
In Sicilia, il maggior numero di consiglieri locali.
Ma in Lombardia il record di circoli di Generazione Italia (120), seguita dai 102 del Lazio e 100 della Puglia, come rivela il presidente di GI, il 28enne Gianmario Mariniello, di Aversa, pupillo di Bocchino, vero uomo macchina dell’organizzazione.
Già  500 circoli in tutta Italia, 15 mila gli iscritti dichiarati.
È lui, consigliere comunale della sua città , ex dirigente nazionale di Azione giovani, che sta che mobilitando il mondo under 35. “La soddisfazione più grande è l’adesione massiccia di giovani ex Pdl” racconta.
Per il congresso di fondazione, quello vero, bisognerà  attendere febbraio-marzo.
“Sarà  di sicuro nei primi mesi del 2011 – racconta Roberto Menia – ma un’eventuale accelerazione dipenderà  dell’evoluzione del quadro politico”.
Congresso preelettorale, alla vigilia delle amministrative di marzo, se non delle politiche. Milano, Torino, Napoli, Bologna sono solo alcune delle grandi città  in cui si andrà  al rinnovo di sindaci e giunte.
Collocazione ancora tutta da definire in una tornata in cui sarà  obbligatorio schierarsi da una parte o dall’altra.
L’ultimo sondaggio recapitato da Crespi ai dirigenti di Fli attesta un 7,5% che stuzzica ambizioni da corsa in solitaria.
Per adesso, solo il sogno di pochi.
Fini, Casini e Rutelli in realtà  non si perdono di vista.
L’unica cosa certa, che il presidente della Camera ha ripetuto ai suoi anche dopo il dibattito sulla fiducia, è che non lascerà  la presidenza. “Anche perchè non assumerà  subito la guida del partito” ragiona Briguglio.
“Lo farà  solo un minuto dopo che saranno indette eventuali elezioni politiche in primavera” chiosa Menia.
A quel punto, gli toccherà  prendere in mano le redini del suo nuovo partito.

Carmelo Lo Papa
(da “la Repubblica”)

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FINIANI E MPA DETERMINANTI IN DIECI COMMISSIONI SU QUATTORDICI A MONTECITORIO

Ottobre 4th, 2010 Riccardo Fucile

PDL E LEGA RISCHIANO DI FINIRE IN MINORANZA SU QUESTIONI CHIAVE: INIZIA LA BATTAGLIA PARLAMENTARE… LE PRATICHE CHE SCOTTANO: PROCESSO BREVE, LODO ALFANO, DECRETO ANTICORRUZIONE, CITTADINANZA, LEGGE ELETTORALE, FEDERALISMO…. ANCHE AL COPASIR BRIGUGLIO DETERMINANTE

Le prossime settimane certificheranno se la maggioranza esiste ancora, a partire dalle commissioni parlamentari chiamate a breve a misurarsi su problemi che scottano.
Numeri alla mano, a Montecitorio sono dieci le commissioni ad alto rischio per Berlusconi, quelle in cui sono determinanti i voti di Fli, Mpa, diniani e altri “cani sciolti”, il cui sostegno al governo è ancora in discussione.
La situazione più critica è nelle commissioni Lavoro e Affari sociali dove Pdl e Lega hanno gli stessi voti (21) dell’opposizione, dunque sono in balia dei finiani e dei “sudisti” di Lombardo.
Attualmente la commissione è presieduta dal finiano Moffa.
Alle Attività  produttive lo scarto tra maggioranza e minoranza è di un solo voto e quindi sono determinati i 2 voti di Fli, quello di Mpa e del diniano.
Scarto di due voti alla Commissione Affari costituzionali che attende l’esame di pratiche come il lodo Alfano bis, la cittadinanza e la riforma della legge elettorale.
Qui i voti incerti sono quattro: tre dei finiani più uno delle minoranze linguistiche. Un solo voto di scarto anche alla commissioni Esteri, dove i finiani sono tre. Sempre loro sono determinanti alla commissione Giustizia, quella che più preoccupa il premier, anche perchè a presiederla è la finiana Giulia Bongiorno, un osso duro.
La maggioranza ha tre voti di scarto, ma Fli e la Melchiorre, con i loro quattro voti, possono capovolgere gli equilibri su temi sensibili come il processo breve, il lodo Alfano bis e anche il ddl intercettazioni, il cui destino è tutto da chiarare.
Le commissioni Difesa, Bilancio, Finanze e Ambiente sono nelle stesse condizioni con il voto di Fli, Mpa e diniani sempre determinante.
Più tranquilla la situazione alla comissione Cultura che esaminerà  presto la riforma dell’Università : i finiani e Mpa sono determinanti per pareggiare.
Nelle ultime due commissioni invece, Agricoltura e Trasporti, Pdl e Lega hanno un margine di sicurezza.
Complessivamente su 14 commissioni, la maggioranza può dormire sonni tranquilli solo in tre, massimo quattro.
Stesso discorso, più delicato, per il Copasir, il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica che a breve prenderà  in esame la denuncia di un proprio membro, il finiano Briguglio, secondo il quale agenti dei servizi segreti deviati avrebbero prodotto dossier contro esponenti di Fli.
Proprio il voto di Briguglio farebbe saltare gli equilibri a favore dell’opposizione che avrebbe così 6 voti contro i 4 di Pdl e Lega.

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BELPIETRO, L’INTENDITORE

Ottobre 4th, 2010 Riccardo Fucile

PER BELPIETRO, IL PRESUNTO ATTENTATO AI SUOI DANNI E’ CAUSATO “DA CHI CONDUCE CAMPAGNE DI DELEGITTIMAZIONE E DIFFAMAZIONE”, NEGANDO OGNI DIGNITA’ AGLI AVVERSARI SALVO POI “IGNORARE IPOCRITAMENTE GLI EFFETTI COLLATERALI”…. TRAVAGLIO LO HA COMMENTATO COSI’ SUL “FATTO”

L’altro ieri, alla notizia dell’attentato a Belpietro, gli ho inviato un messaggio di solidarietà .
Poi ieri ho letto il suo editoriale su Libero, in cui attribuisce il vile gesto al “clima mefitico” causato da chi “conduce campagne di delegittimazione e diffamazione” “indicando al pubblico furore, negando ogni dignità , anche quella umana” agli avversari salvo poi ipocritamente “fingere di ignorare gli effetti collaterali”.
E, dalla solidarietà , sono passato all’ammirazione più sconfinata per un Uomo che, in circostanze così drammatiche, trova il coraggio per un’autocritica tanto feroce.
Belpietro infatti doveva avere in mente alcuni memorabili titoli del suo Libero. Per esempio sui rom: “I rom a casa loro” (17/9), “Rogo al campo rom, bimbo muore nelle case lager degli zingari. E ora sgombrare” (28/8).
O su Di Pietro: “Tonino se la prende con Silvio, ma il delinquente è lui” (9/10), “Di Pietro l’ultimo squadrista” (3/9).
O sul Pd: “Il Pd fa schifo perfino a Prodi” (2/2).
O su Napolitano: “L’arbitro parziale” (14/8), “Ha sbagliato per una vita, ora ci fa la predica” (4/9).
Ma soprattutto su Fini e famiglia. “Tradimento compiuto, salto di barricata: Fini strilla come Di Pietro”, “Gianfranco manettaro” (27/7).
“Italia manicomio, ascoltano perfino un quaquaraquà : in un paese normale un deputato come Granata sarebbe già  stato cacciato dal governo, qui si discute di diritto al dissenso. Ora però Granata va lanciato nel campo nemico” (27/7). “Il Bongiorno si vede dal Bocchino, tutti da ridere i nomi dei fedeli di Gianfranco”, “Compagno addio. Fini ha i giorni contati. La mannaia del premier”, “Silvio si sveglia: fuori uno. Scaccio ai golpisti. Il Pdl mette alla porta Granata”, “Prevedo un ticket fasciocomunista Gianfranco-Nichi” (28/7). “Alto tradimento, Fini deve andarsene” (30/7). “Bamboccione per 2 milioni. A 58 anni gli conviene figurare nel nucleo familiare della suocera” (1/8). “Se c’è da tradire, anche le donne scelgono Fini” (4/8). “Chiara Moroni tradisce papà  e Papi” (5/8). “Fini il peggiore di tutti” (6/8). “I doppiogiochisti: Futuro e libertà  è una banda di bottegai (8/8). “Silvio chiama alle armi. Non avrà  pietà  dell’ex alleato”, “Ingenuo o bugiardo. Gianfranco ricorda il Pds delle tangenti” (10/8). “Presidente della Camera e zerbino di casa. A 58 anni è succube della compagna e dei parenti” (11/8). “Leader alla deriva. Fini e la Tulliani separati in spiaggia. Per due ore ad Ansedonia non si degnano di uno sguardo” (12/8.
In realtà  la bionda signora che non lo degna di uno sguardo è una sconosciuta vicina di ombrellone).
“Fini è confuso, ormai cade da solo. Scivola sulle scale e va all’ospedale per una contusione alla caviglia” (14/8). “Gianfranco in fuga, disdetto l’ombrellone” (15/8). “Silvio attacca: Fini rubava al suo partito” (18/8), “Fini lavora un’ora su 12. Che lavoro fa veramente?” (19/8). “La pulizia etnica di Fini”, “Elisabetta e la festa a sbafo per il battesimo della figlia” (26/8). “Fini e i suoi compari non arrivano al 4%” (27/8). “Ely imbrogliava perfino per fare la giornalista” (28/8). “La Cricca nell’ufficio di Fini” (29/8). “Fini, lo sbloccacricca. Affari e truffe”, “Il talebano Fini” (31/8). “Fini, la lettera salvacricca” (1/9). “Fini impose l’uomo del boss” (3/9). “Fini ora vattene” (4/9). “Il Grande Ipocrita”, “I finiani rubano pure le nostre firme” (6/9). “La meritocrazia di Fini: più soldi ai fannulloni”, “Gianfranco aiutò il finanziere truffatore” (8/9). “Il presidente è nudo. Se avessimo voluto metterlo in imbarazzo avremmo potuto pubblicare alcune foto senza veli. Invece gliele regaliamo” (23/9. Sotto, gigantografia di Fini nudo in barca). “Il falsario è Gianfranco” (25/9). “Fini fa pietà  e la chiede pure”, “Fini va trattato come la Franzoni” (26/9).
Ecco, non v’è chi non veda il clima mefitico causato dalle campagne di delegittimazione e diffamazione scatenate da Libero indicando gli avversari al pubblico furore e negando loro ogni dignità  anche umana, salvo poi fingere ipocritamente di ignorare gli effetti collaterali.
Bravo Belpietro, te le sei cantate chiare.

Marco Travaglio
(da “il Fatto Quotidiano“)

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CRESPI RICERCHE: PER IL 51,2% LO SCONTRO NEL CENTRODESTRA E’ STATO VINTO DA FINI, SOLO PER IL 28,8% DA BERLUSCONI

Ottobre 4th, 2010 Riccardo Fucile

PER IL 70,9% IL PROBLEMA DEL LAVORO E’ UNA PRIORITA’, PER IL 59,7% LO E’ IL SUD, PER IL 55,2% L’AMBIENTE E LA QUALITA’ DELLA VITA, PER IL 48,8% LE TASSE, PER IL 35,4% LA SICUREZZA, SOLO PER IL 24,6% L’IMMIGRAZIONE

I cittadini italiani si sono mostrati tiepidi rispetto al discorso del premier alla Camera e al Senato.
E’ certo che l’andamento ondivago degli ultimi mesi non ha favorito il giudizio della popolazione nei confronti della politica.
Appena il 50% lo ha ritenuto convincente. Per il 51,6% degli intervistati è stato efficace mentre il 52,8% lo ha ‘bollato’ come ‘equilibrato’. Solo il 45,4% degli italiani pensa che sia stato rassicurante.
Ma quali sono i temi che gli italiani vorrebbero al centro dell’attenzione delle attività  del governo?
Per piu’ di 7 cittadini su 10 la preoccupazione principale è rappresentata dal lavoro che si conferma il problema principale da Nord a Sud.
E’ il Mezzogiorno d’Italia invece il ‘tema’ sorpresa di questo sondaggio, occupando il secondo posto fra le aspettative dei cittadini che lo indicano con il 59,7% come una delle principali priorità  di cui il governo dovrebbe occuparsi.
L’altra sorpresa è la voce che si piazza al terzo posto con il 55,2% e cioè l’ambiente e la qualità  della vita. E’ forse la prima volta che una tematica di questo tipo si piazza cosi’ alta nei sondaggi.
Sotto il 50% (48,8%) è la percentuale di cittadini preoccupata dalle tasse.
Al 35,4% c’è la sicurezza che, insieme al 24,6% dell’immigrazione, rappresenta una quota di preoccupazione bassa.
Per il 31,1% dei cittadini è invece prioritario intervenire sulla giustizia.
E’ dunque importante comprendere la sintesi che l’opinione pubblica si è fatta, valutando come il discorso di Berlusconi rappresenti una chiusura della fase conflittuale della politica degli ultimi mesi che per il 51,2% è stata vinta dai finiani.
I berluscones ottengono invece il 28,8%.
Gli anti-berlusconiani si devono invece accontentare del 12,6% dell’opinione pubblica.

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