Destra di Popolo.net

FINI VARA IL NUOVO PARTITO: “NON SARA’ UN AN IN PICCOLO, MA UN PDL IN GRANDE…”TENERSI PRONTI AL VOTO”

Ottobre 5th, 2010 Riccardo Fucile

AVVIATO OGGI IL PERCORSO CHE PORTERA’ ALLA NASCITA DEL PARTITO….INDICATE DA FINI LE PROSSIME TAPPE… UN MANIFESTO VALORIALE E PROGRAMMATICO DA PRESENTARE A PERUGIA IL 6-7 NOVEMBRE…L’ ASSEMBLEA COSTITUTIVA A MILANO A GENNAIO

Una maxi ressa di fotografi, giornalisti e tv davanti la sede di Farefuturo, in via del Seminario, ha accolto Gianfranco Fini.
Al suo arrivo nell’edificio che sta proprio davanti a Palazzo San Macuto, Fini ha dovuto fronteggiare, protetto dalle forze dell’ordine, un vero e proprio assalto dei mezzi di comunicazione che hanno tentato di avere una sua dichiarazione.
Quindi con l’arrivo del presidente della Camera e del capogruppo alla Camera di Fli Italo Bocchino e degli altri esponenti della formazione finiana ha preso il via la riunione del comitato promotore del nuovo soggetto politico.
«Non sappiamo cosa c’è dietro l’angolo. Io auspico che il governo arrivi a fine legislatura, ma dobbiamo tenerci pronti ad eventuali sorprese».
È quanto ha detto Gianfranco Fini durante la riunione a FareFuturo per avviare il percorso che porterà  alla nascita del partito Futuro e Libertà .
Per Fini, «far nascere un nuovo soggetto politico è ineludibile».
E ha aggiunto: «Ci accingiamo non a fare An in piccolo, ma un Pdl in grande».
Futuro e libertà  per l’Italia non dovrà  essere un partito pesante, strutturato ma «un movimento di opinione», e soprattutto «non dovrà  essere percorso da gelosie, personalismi perchè siamo tutti sulla stessa barca».
Fini, parlando al comitato promotore di Fli, guarda avanti e promette: «Dobbiamo lavorare bene sul percorso e sulle modalità : non voglio ricommettere gli errori che ho fatto in passato. Se la logica fosse quella di colonnelli e soldati – sottolinea – rischieremmo di replicare gli errori che c’erano in An». Poi assicura che sul «territorio c’è molta curiosità  e molta gente che vuole aderire. Questo è un aspetto non contestabile: dobbiamo far nascere« il nuovo partito».
Gianfranco Fini ha parlato ai parlamentari di Futuro e libertà  per l’Italia riuniti per creare il comitato dei promotori del nuovo soggetto politico nella sede di FareFuturo.
Il presidente della Camera ha indicato le prossime tre tappe che porteranno alla nascita del nuovo soggetto politico:
«Occorre dar vita a un manifesto valoriale e programmatico da presentare a Perugia. Lì saranno rappresentati tutti i soggetti che ruotano attorno a Fli. In quell’occasione spiegheremo l’identità  di Futuro e libertà . Intanto, dal territorio, deve partire una campagna di adesione al manifesto».
Poi la terza tappa, una sorta di atto conclusivo-congressuale a Milano, a metà  gennaio: «Mi piace giocare in trasferta…»
Fini ha inoltre sottolineato al necessità , in vista degli appuntamenti futuri del movimento, di non parlare delle singole associazioni che lo compongono ma di fare riferimento sempre e solo a Fli, sia per quanto riguarda intanto l’appuntamento di inizio novembre a Perugia, sia per quello fissato a Milano a metà  gennaio.
Intanto, non dovrebbe esserci guerra per il rinnovo dei presidenti delle commissioni permanenti a Montecitorio il prossimo 13 ottobre.
Nel Pdl sarebbe prevalso l’orientamento alla riconferma anche per i due presidenti del Fli, Giulia Bongiorno alla commissione Giustizia e Silvano Moffa alla commissione Lavoro.
Tornando a Fli, Fini affiderà  la guida del partito a qualcun altro (si parla di Urso o Bocchino) pronto però a spendersi in prima persona dopo un eventuale scioglimento anticipato delle Camere.
Mercoledì, poi, trenta intellettuali di area «futurista», assieme alle associazioni Forum delle idee, Farefuturo e Libertiamo, si riuniranno per preparare una prima bozza del manifesto programmatico, che sarà  presentato nella sua forma completa alla convention nazionale di Generazione Italia, il 6 e 7 novembre a Perugia.
Sullo sfondo l’incombere delle elezioni anticipate e il precario equilibrio con Berlusconi e il suo governo.
Per questo i finiani si organizzano: in Piemonte 38 amministratori locali del Pdl si sono schierati con Futuro e Libertà , in Abruzzo i finiani hanno costituito il loro gruppo nell’ambito del consiglio regionale.
Mentre in tutta Italia fervono riunioni organizzative.

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FECE ESPLODERE UNA TETTA FINTA A MAURIZIA PARADISO: LA PERSONA GIUSTA PER FARE IL MINISTRO ALLO SVILUPPO

Ottobre 5th, 2010 Riccardo Fucile

PAOLO ROMANI, IL SUCCESSORE DI SCAJOLA, E’ DEFINITO “L’ANTENNISTA” DI SILVIO: DAL FALLIMENTO DI LOMBARDIA 7, DOVE AVEVA LANCIATO LA TRANS E CHIUSA CON 12 MILIARDI DI DEBITI, AL LUNGO SODALIZIO CON BERLUSCONI …. LE TELECOMUNICAZIONI IN MANO A UN UOMO CRESCIUTO ALL’OMBRA DI MEDIASET

Dopo cinque lunghi mesi di interim, il ministero per lo Sviluppo economico è stato affidato, nonostante le perplessità  del Quirinale, a Paolo Romani, una vita trascorsa nell’ambito delle telecomunicazioni.
Definito “l’antennista” di Silvio, proprio per la vicinanza al premier quando era ancora semplice proprietario di Telemilano.
Il capo dello Stato avrebbe voluto evitare una nomina che avrebbe facilmente dato adito a critiche feroci e a ipotesi di “conflitto di interessi”, solo parzialmente superate dal fatto che Romani editore non è più.
L’amore tra Paolo Romani e la Tv nasce 37 anni fa: nel 1976, l’attuale ministro, quasi trentenne, con un diploma di maturità  in tasca, fu tra i pionieri delle Tv private: con Marco Taradash impiantò in un capannone Telelivorno. Poi i successivi passaggi a Videolina con Nichji Grauso, a Rete A con Alberto Peruzzo, a Telelombardia con Salvatore Ligresti.
Fino all’approdo a Lombardia 7 dove sfonda, lanciando sul piccolo schermo Maurizia Paradiso, cui affida la conduzione di “Vizi privati” , trasmissione notturna con i primi streaptease.
Il rapporto si interuppe a seguito di una scazzottata tra Romani e Maurizia, con relativa esplosione di una tetta finta della Paradiso.
In quegli anni Romani si imbatte in Silvio Berlusconi, allora editore di TeleMilano, la mamma di Canale 5, e da quel periodo il binomio diventa indissolubile,
Nel 1994 Romani viene eletto deputato e vende Lombardia 7 che nel 1999 però fallisce con 12 miliardi di debiti e relative indagini della magistratura. Romani dovrà  pagare un ingente risarcimento al curatore fallimentare.
Nel frattempo diventa coordinatore di Forza Italia a Milano e presidente della Commissione Trasporti dela Camera: mentre è in carica, nel gennaio 2005 perde 11 punti della patente a punti che aveva contribuito a far approvare perchè passa col rosso a un incrocio.
Poi ancora sottosegretario alle Comunicazioni, voiceministro e ora ministro. Andrà  a controllare il dicastero che in pratica ha in mano la partita delle telecomunicazioni: dalle frequenze del digitale terrestre alla battaglia di Sky, alla possibile alineazione della linea Telecom che fa gola alle Tv private.
L’opposizone parla di Romani come di braccio armato di Mediaset nelle istituzioni e di trionfo del conflitto di interesse.
Il suo curriculum non depone certo a favore di una scelta “terza” ed equidistante: l’ennesimo scivolone di cattivo gusto che il governo avrebbe potuto risparmiare all’elettore di centrodestra, sempre più di fronte a un governo “ad personam”.

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UN NUOVO INIZIO O MEGLIO LA VERA PARTENZA: OGGI NASCE “FUTURO E LIBERTA'”

Ottobre 5th, 2010 Riccardo Fucile

PUBBLICHIAMO LA LETTERA DI UN GIOVANE ADERENTE A “FUTURO E LIBERTA” …. UNA   DESTRA CHE SAPPIA PENSARE AL DOPO BERLUSCONI: PROGRESSISTA, SOCIALE E LIBERALE

Oggi, martedì 5 ottobre 2010, nasce ufficialmente un nuovo soggetto politico, “Futuro e Libertà “.
Più che un nuovo inizio è la vera partenza di un progetto di rifondazione della Destra.
Non una Destra bigotta, xenofoba e affarista.
Una vera Destra, progressista, sociale e liberale, attenta agli interessi del paese prima che a quelli dei singoli.
Una Destra moderna che entri a pieno titolo nel XXI secolo, lasciandosi alle spalle i retaggi del passato.
La parola Destra va ripetuta più volte in questo giorno perchè di ciò si tratta. c
Da più parti la meschina campagna mediatica di Berlusconi ha fatto passare Fini per traditore, facendo credere che cercasse alleanze con il Centro Sinistra o volesse chinarsi ai poco chiari interessi centristi da Prima Repubblica che è bene lasciare alla storia.
Futuro e Libertà  nasce nel Cdx e intende restare nel Cdx, per rafforzarlo e depurarlo dal personalismo ad personam del berlusconismo.
Prime della presa di posizione di Fini, il Cdx era condannato, schiacciato dalla leadership modello aziendale di Berlusconi: sarebbe sparito con l’uscita dalla politica del suo proprietario.
Grazie a Futuro e Libertà  il Cdx si può slegare dai singoli nomi, con ottime chance di sopravvivere all’ormai imminente fine di questa pseudo Seconda Repubblichella mai veramente nata.
Senza Fini, con il solo duopolio PdL-Lega, il paese sarebbe caduto in mano alla Sinistra non appena concluso il berlusconismo.
Stare con Futuro e Libertà  per schierarsi non contro qualcuno ma per costruire qualcosa di nuovo.
Una forza positiva e propositiva che rinforzerà  la parte sana della Destra italiana.
Se il Governo seguirà  finalmente il programma elettorale, mettendo da parte le leggine ad personam che hanno inquinato il lavoro parlamentare in questi ultimi due anni, i “colleghi” del PdL non avranno nulla da temere.
Se però vorranno tentare colpi di mano, imponendo leggi che con la Destra non hanno nulla a che vedere, allora stiano pur sicuri che troveranno in Futuro e Libertà  la giusta e doverosa fermezza di chi vuole impedire che si commettano errori.
Oggi, 5 Ottobre 2010, inizia il percorso di quella che forse si chiamerà  Terza Repubblica.
Oggi inizia a formarsi una vera Destra, degna di tale nome e di stare in Europa.

Luca Sanna

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BELSITO, IL SOTTOSEGRETARIO LEGHISTA ALLA SEMPLIFICAZIONE DELLA LAUREA FANTASMA: O LA MOSTRA O SI DIMETTA

Ottobre 5th, 2010 Riccardo Fucile

ORMAI SIAMO ALLA FARSA:   A MARZO 2008 BELSITO AFFERMA IN UN ATTO PUBBLICO DI AVERE UNA LAUREA IN SCIENZE DELLA COMUNICAZIONE ( DIRA’ POI DELL’UNIVERSITA’ PRIVATA DI MALTA, NON RICONOSCIUTA)…. A FEBBRAIO 2010 SUL SITO DEL GOVERNO BELSITO DICHIARA INVECE UNA LAUREA IN SCIENZE POLITICHE (ORA DICE DI UNIVERSITA’ INGLESE RICONOSCIUTA)… MA LA LAUREA NON LA FA VEDERE E NON DICE PRESSO QUALE UNIVERSITA’

Qualche giorno fa, come racconta Giovanni Mari sul “Secolo XIX”, il sottosegretario leghista ligure Francesco Belsito, un passato da autista di Alfredo Biondi e da buttafuori di discoteche, nonchè da iscritto a Forza Italia, passato nel 2003 alla Lega, divenuto segretario amministrativo nazionale al posto di Maurizio Balocchi, di cui era assistente prima della sua scomparsa, si è dimesso da consigliere di amministrazione della Filse, finanziaria della Regione Liguria.   Nell’occasione, il consigliere regionale Udc Marco Limoncini, in precedenza militante e consigliere provinciale della Lega, ha presentato una interpellanza   per chiedere come sia possibile che nel curriculum che Belsito aveva presentato al momento della nomina in Filse l’attuale sottosegretario avesse indicato, in data 18 marzo 2008,   di essere in possesso di una laurea in Scienza delle Comunicazioni, mentre nel sito del governo ha indicato una laurea in Scienze politiche.
Tenendo anche presente che da una accurata ricerca de il Secolo XIX all’Università  di Genova risulta per Belsito la dicitura “carriera annullata”, tipica di chi non ha portato a termine gli studi universitari.
Trovano così alimento le voci, interne alla Lega peraltro, che la laurea vantata da Belsito sia una laurea fantasma o ottenuta chissà  dove.
Anche perchè in passato, sollecitato a chiarire, Belsito si era sempre ben guardato da mostrare tale titolo di studio o a fornire chiarimenti.
Di fronte a questo attacco, temiamo che Belsito abbia peggiorato la propria situazione sostenendo che nel 2008 aveva indicato nel curriculum una laurea in Scienza delle Comunicazioni ottenuta presso l’Università  privata di Malta, non riconosciuta dall’Italia.
E già  ci si chiede: se era solo un pezzo di carta perchè l’ha indicata in un atto pubblico , senza precisare di che università  fosse e che, non essendo riconosciuta in Italia, non costituiva quindi titolo valido.
Poi Belsito chiarisce che la laurea in Scienze politiche l’avrebbe ottenuta a Londra, presso “un ateneo riconosciuto” e quindi ha indicato sul sito del governo quel titolo.
Avrebbe quindi ottenuto tale laurea tra il 2008 e il 2010, in due anni, si deve essere applicato molto.
Chissà  quanti viaggi avrà  fatto prima a Malta e poi in Inghilterra, presumiamo avrà  conservato certamente qualche visto, qualche ricevuta di albergo, qualche attestazione di frequenza universitaria.
Peccato che Belsito si sia rifiutato di fornire al giornalista del Secolo XIX non solo la laurea, ma persino il nome dell’università  inglese riconosciuta, sostenendo di non aver tempo da perdere in quanto “devo occuparmi di come far uscire l’Italia dalla crisi”, frase che ha fatto sbellicare dal riso tanti lettori .
In ogni caso è interessante leggersi che pratiche deve svolgere un italiano che si laurea all’estero per vedersi riconosciuto in Italia il titolo di studio.
Vediamo qua di seguito le norme:

Secondo il Regio Decreto 31 agosto 1933, n.1592, i titoli accademici conseguiti all’estero non hanno in Italia alcun valore legale.
Esistono però delle convenzioni internazionali (bilaterali e multilaterali) che stabiliscono l’equipollenza dei titoli accademici tra l’Italia e alcuni Stati.
Bisogna in questo caso fare domanda ad una Università  italiana che dovrà  accertare e dichiarare l’equivalenza dei due titoli di studio
Quali certificati vanno presentati per ottenere il riconoscimento?
a) titolo accademico di cui richiedi il riconoscimento;
b) titolo finale di scuola secondaria superiore valido per l’ammissione all’Università  estera presso cui ti sei laureato, in copia autenticata;
c) certificato in originale con dettaglio dei corsi seguiti e degli esami sostenuti;
d) programma di studio di tutte le discipline incluse nel curriculum straniero;
e) traduzione in lingua italiana di entrambi i titoli di studio e del certificato di cui al punto c), certificata conforme al testo straniero da un traduttore ufficiale o dal Consolato (o Ambasciata) del Paese dove hai conseguito il titolo;
f) la dichiarazione di valore (su entrambi i titoli di studio) rilasciata dal Consolato (o dall’Ambasciata), che abbiamo già  visto a proposito del riconoscimento dei titoli di scuola secondaria per l’accesso ai corsi universitari;
g) 2 foto tessera di cui una autenticata.

L’Università  italiana potrà  anche dichiarare l’equivalenza soltanto parziale dei due titoli di studio, indicando gli esami da sostenere per arrivare ad un’equivalenza piena.
Le Università  decidono caso per caso.

Da quanto sopra emergono due elementi:
1) La laurea all’estero deve passare dal Consolato italiano
2) E’ una Università  italiana che deve dichiarare la validità  di una laurea presa all’estero

Visto che Belsito avrebbe dovuto fare la pratica di equivalenza presso l’Università  di Genova, come mai presso tale Università  non risulta nulla, anzi risulta “carriera annullata” ?
Il nostro consolato a Londra ha mai vistato una laurea a nome Belsito?
Presso quale Università  inglese Belsito avrebbe conseguito tale laurea?
Non è cosa da poco la vicenda, trattandosi di dichiarazioni rese su atti pubblici e istituzionali.
Se il sottosegretario ritiene di essere   a posto perchè non mostra alla stampa la laurea?
In caso contrario rassegni le dimissioni per aver dichiarato il falso.
Cosi semplifica la sua esistenza.
E noi cercheremo di fare a meno della sua opera “per far uscire l’Italia dalla   crisi”.

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MATTEOLI “SPEGNE” LE FIAMME…GIALLE: “NEI CONTROLLI AGLI YACHT CI VUOLE BUONSENSO”

Ottobre 5th, 2010 Riccardo Fucile

LA NUOVA TEORIA DI MATTEOLI: “TROPPA AGGRESSIVITA’ NEI CONTROLLI FA SCAPPARE I DIPORTISTI”… AL SALONE NAUTICO DI GENOVA, IL MINISTRO FA UNA GAFFE DAVANTI AGLI UOMINI DELLA G.D.F.: PER IL GOVERNO IL PROBLEMA SONO GLI EVASORI O I FINANZIERI?

Sbarcato dalla motovedetta della Capitaneria di Porto, il ministro Matteoli ha ricevuto gli onori militari passando stancamente in rassegna (con   “il Giornale” sottobraccio, forse non sapeva dove posarlo) le truppe della Marina e quindi si è diretto a inaugurare ufficialmente il 50° Salone Nautico di Genova.
Mentre fuori manifestavano un po’ tutti (dagli autisti del servizio pubblico ai sindacato delle forze dell’ordine, fino ai dipendenti del Teatro dell’Opera), per mantenere “caldo” il clima, il ministro ha pensato bene di prendere finalmente posizione sullo scandalo dell’evasione fiscale relativa ai maxi-yacht, valutata intorno a 1 miliardo di euro l’anno.
Per la gioia dei vip che intestano le loro navi a società  di noleggio alle isole Cayman ecco le parole del ministro: “In alcuni porti questa estate la Guardia di Finanza si è mossa con una aggressività  tale che ha rischiato di fare scappare i diportisti. Devono continuare a fare il loro dovere, ma con un minimo di buon senso che in alcuni casi non c’è stato”.
E pensare che gli uomini della GdF erano pure presenti con uno stand e si aspettavano di ottenere un plauso per il grande lavoro svolto e il relativo recupero dell’Iva evasa.
Invece che i complimenti per i 200 milioni di euro recuperati, invece che la solidarietà    dopo mesi di attacchi e di pressioni fortissime che alcuni proprietari di yacht avevano cercato di esercitare per fermare i controlli, si sono sentiti pure rampognare dal ministro.
Insomma la Finanza è colpevole di aver fatto rispettare la legge perchè così facendo ha messo in fuga qualche yacht che batte illegalmente la bandiera di un paradiso fiscale.
Non a caso l’intervento di Matteoli ha riscosso gli applausi dei produttori di yacht presenti, mentre con i vertici delle Fiamme Gialle è sceso il gelo.
Solo più tardi, di fronte al rischio di un incidente diplomatico, Matteoli precisava che aveva inteso riferirsi a “singoli episodi” che non mettono in discussione “la fiducia e la considerazione per l’insostituibile lavoro dei finanzieri”.
Ma ormai la frittata era fatta.
Insomma, nonostante i finanzieri abbiano solo fatto il proprio dovere, la fiducia del governo verso le Fiamme Gialle è intatta.
L’importante è che Matteoli sia riuscito, dopo la sua pseudoriforma dei porti che ha scontentato tutti, a perdere anche il consenso degli uomini della Finanza che da domani cercheranno di usare il “buonsenso”.
Quello che manca al ministro, per capirci.

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