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BERLUSCONI: AD ANTIGUA SI SCOPRONO VILLE PER 22 MILIONI

Ottobre 17th, 2010 Riccardo Fucile

LA RICOSTRUZIONE DI REPORT: ACQUISTATE DA UNA SOCIETA’ LEGATA ALLA BANCA ARNER, INDAGINI DELLE PROCURE DI MILANO E PALERMO…GABBIANELLI: “COME SONO FINITI 22 MILIONI DI EURO NEI CARAIBI? CORRISPONDONO AL VALORE REALE DI MERCATO? CHI E’ IL PROPRIETARIO DI MEZZA ISOLA?”

Il posto è da sogno. Un tripudio di palme, sabbia bianchissima, acqua cristallina. Colore dello smeraldo, per l’esattezza.
Non a caso l’hanno chiamato Emerald Cove.
La Baia di Smeraldo si trova ad Antigua, isola caraibica considerata un paradiso, e non soltanto per lo spettacolare contesto naturale.
Il piccolo stato è uno dei 38 inseriti dall’Ocse nella «lista grigia» dei paesi che pur avendo sottoscritto gli standard fiscali internazionali non li avrebbero «sostanzialmente» rispettati.
Ma quel posto, la Baia di Smeraldo, potrebbe essere presto ribattezzata secondo le testimonianze raccolte da Paolo Mondani di Report, «President bay», ovvero Baia del Presidente.
Perchè lì è spuntata una bella villa dell’ex premier Bryan Lester Bird, o invece quel «Presidente» è riferito al capo del governo italiano Silvio Berlusconi, il quale, secondo un servizio che va in onda stasera durante la trasmissione condotta da Milena Gabanelli su Raitre, proprio in Emerald Cove ha investito una discreta somma?
Report parla di qualcosa come oltre venti milioni, spesi per acquistare in questo scenario da favola una serie di immobili.
Fra queste un grande complesso che domina il mare di smeraldo da un piccolo promontorio. Per le sue dimensioni, la popolazione locale e i pescatori lo chiamano «Il Castello».
Questa la descrizione di Mondani: «Viste dall’alto le case del premier occupano l’intera collina, due megaville che sembrano cinque, e quattro piscine, gli interni arredati con faretti Swarovski, cucine Boffi, arredamenti Turri, il tutto pagato circa ventidue milioni di euro. La gente di qui dice che tutta la zona è sua, ma non sapremo mai se è vero visto che l’off-shore è una cosa seria»
Già , ma da chi avrebbe comprato il presidente del Consiglio?
A costruire su un’area di 160 ettari, che occupa ben sei chilometri di quella splendida costa è una società  di Antigua, la Flat Point Development.
Al catasto locale l’inviato di Raitre ha trovato un documento dal quale risulta che il 20 settembre 2007 Berlusconi ha comprato quattro acri di terra, versando per quella operazione un milione e settecentomila euro, dalla stessa Flat Point.
E chi sono i suoi proprietari?
Secondo Report sono avvolti nell’opacità  garantita da un sistema di scatole cinesi che sfocia a Curacao, nelle Antille olandesi. I nomi, però, hanno tutti un suono familiare per la nostra lingua.
La società , che è basata a St. John’s, capitale di Antigua, in Old Parham Road, ha pure una «italian branch», ovvero una filiale italiana.
E’ a Torino e l’amministratore si chiama Giuseppe Cappanera.
Mondani racconta poi che c’è un fiduciario svizzero domiciliato a Montecarlo, Carlo Postizzi. Poi un altro fiduciario svizzero con uffici a Lugano, Giuseppe Poggioli. Quindi Elisa Gamondi, la sorella dell’architetto che ha progettato il complesso.
Infine, si scopre che la società  collegata Emerald Cove Net International, gestita in passato dal gruppo Maltauro, è ora amministrata da Flavio De Paulis, vicedirettore della Banca Arner di Lugano.
E qui bisogna fare un passo indietro.
Perchè nel 2008 la filiale milanese della Arner, come aveva già  rivelato Report un anno fa, era stata commissariata.
In seguito all’iniziativa della Banca d’Italia la procura di Milano ha poi avviato un’inchiesta sui vecchi amministratori per appurare se sia stato commesso il reato di riciclaggio.
Per tre mesi gli ispettori della Banca d’Italia avevano passato ai raggi X i conti del piccolo istituto, scoprendo cose turche.
Compresa l’esistenza di un serio «rischio di riciclaggio», come avevano scritto gli uomini della Vigilanza, a causa dell’impossibilità  di conoscere i beneficiari di alcuni conti.
Fra questi, sottolinea Report, c’è proprio la Flat Point, quella che sta costruendo un centinaio di ville e un resort con campo da golf nel paradiso di Antigua.
«Tutti i futuri proprietari di queste ville milionarie», spiega Mondani, «inviano i soldi all’ufficio di Torino della Flat Point, che deposita ad Arner Milano, che a sua volta invia i soldi ad Arner Lugano».
Dettaglio che non si può omettere, presso la Banca Arner di Milano ha un conto di dieci milioni di euro Silvio Berlusconi.
Ma ce l’ha pure il suo socio in Mediolanum, Ennio Doris, le holding Seconda, Quinta e Ottava (alcune delle società  con cui è controllata la Fininvest) di Piersilvio e Marina Berlusconi e Stefano Previti, il figlio dell’ex senatore Cesare Previti, già  legale di fiducia del premier.
Ma torniamo ad Antigua.
Nella ricostruzione di Report c’è anche un elemento che riguarda i rapporti politici fra Berlusconi e l’attuale premier Baldwin Spencer, al quale, secondo il bollettino governativo, cinque anni fa il capo del governo italiano avrebbe promesso «di chiedere ai leader europei di ridurre il debito estero dell’isola», nonostante Antigua, sottolinea il giornalista, «non sia un paese africano ma un paradiso fiscale criticato dall’Ocse e dal G20».
Come quelli, per capirci, ai quali ha dichiarato guerra il nostro ministro dell’Economia Giulio Tremonti.
Commenta Milena Gabanelli: «Da questa estate la stampa italiana indaga sull’opacità  della proprietà  di un appartamento di 55 metri quadrati a Montecarlo, perchè coinvolge una figura istituzionale e quindi giustamente è richiesta trasparenza».
Ma la trasparenza, lascia intendere, deve essere a 360 gradi.
Ed ecco la conclusione: «Rimane aperta la domanda: i 22 milioni di euro portati dal nostro premier ad Antigua corrispondono al reale valore di mercato di ciò che ha acquistato? E a chi li ha versati e chi è il proprietario di mezza isola? Un imprenditore catanese? Lui medesimo? Un’opacità  che il presidente del Consiglio avrebbe il dovere di dissipare».

Sergio Rizzo
(da “il Corriere della Sera“)

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BERLUSCONI E 22 MILIONI DI VILLE OFF SHORE AD ANTIGUA. TRIANGOLO MILANO, LUGANO, CARAIBI ATTRAVERSO LA BANCA ARNER

Ottobre 17th, 2010 Riccardo Fucile

L’ISTITUTO DI CREDITO SVIZZERO AL CENTRO DI UN’INCHIESTA: IGNORATE LE NORME ANTIRICICLAGGIO…LA VICENDA AL CENTRO DELLA TRASMISSIONE REPORT DI STASERA: “OPACITA’ CHE IL PREMIER DOVREBBE DISSIPARE”…GHEDINI CHIEDE CHE NON VADA IN ONDA

È il 20 settembre 2007 quando al Land register di Saint John, la capitale di Antigua, si presenta il signor Silvio Berlusconi.
Con una riga il funzionario di turno cancella dal registro la società  Flat Point e trasferisce la proprietà  di un terreno di poco più di quattro acri all’illustre cittadino italiano.
L’appezzamento si trova dalla parte opposta dell’isola.
È una porzione di collina che scende fino al mare dove si apre una spiaggia di sabbia bianca, finissima.
Gli abitanti di Willikies, un paesino che sorge lì vicino, la chiamano Pastrum, perchè lì portavano a pascolare i loro animali. Non ne mancano nemmeno di selvatici, soprattutto scimmie. Da almeno quindici anni quei posti sono recintati. “È da molto tempo che questa costa è al centro di un progetto immobiliare, ma i lavori sono iniziati solo negli ultimi anni” spiega Hugenes, un pescatore del luogo.
La baia si chiama Nonsuch Bay e va da un lembo di terra che quasi tocca la vicina Green Island, un paradiso meta delle gite dei turisti, a Flat Point, una punta piatta coperta da vegetazione caraibica.
E Flat Point Devolopment Limited si chiama la società  che si è presa in carico i terreni con l’obiettivo di sviluppare un imponente progetto turistico.
Qui sorgerà , e in parte è già  nato, l’Emerald Cove, un resort che nel nome riecheggia la nostra Costa Smeralda, il tratto di Sardegna, patria dei vip, e disegnata in gran parte dall’architetto Gianni Gamondi, l’architetto di Villa Certosa, la residenza sarda di Silvio Berlusconi, lo stesso architetto che curerà  lo sviluppo per Flat Point.
Qualche tempo fa, era stato il gruppo Maltauro, una famiglia di costruttori vicentini a mettere gli occhi su Nonsuch Bay, ma non se ne fece mai nulla.
Poi improvvisamente è arrivata la Flat Point, nel 2005 la macchina si è messa in moto, le pratiche si sono sbloccate e le case sono iniziate a crescere come funghi, una dietro l’altra, l’obiettivo è arrivare ad averne un centinaio.
I reali beneficiari economici, tuttavia, si celano dietro una ragnatela di società  schermate, una cortina offshore, che forse qui nel paradiso fiscale di Antigua non appare certo tanto esotica, ma che diventa tale in Italia, dove la società  raccoglie la maggior parte dei suoi capitali.
La sede della Flat Point è al 26 di Cross Street a St. John, il capitale è interamente controllato dalla Emerald Cove Engineering Nv, una società  di Curacao (nelle Antille Olandesi, poste poco più a Nord di Antigua), a sua volta controllata dalla Kappomar sempre di Curacao.
L’amministratore della Flat Point è Giuseppe Cappanera, mentre i fiduciari delle holding sono Carlo Postizzi, Giuseppe Poggioli e Flavio De Paulis.
I primi sono rispettivamente un avvocato e un fiduciario che si muovono tra la Svizzera e l’Italia, mentre il terzo è un dipendente di Banca Arner.
Di chi facciano gli interessi è un mistero, ma il coinvolgimento della banca elvetica, già  commissariata e al centro di un inchiesta per riciclaggio delle procure di Milano e Palermo, getta qualche spiraglio di luce almeno su chi abbia convogliato del gran denaro verso la Flat Point.
Dal bilancio 2005 della società , emerge che Banca Arner ha finanziato per 6 milioni di dollari caraibici (circa 1,6 milioni di euro al cambio attuale) l’operazione sulla costa di Nonsuch Bay, ma il principale sponsor della scatola offshore sembra essere, come ricostruito da Banca d’Italia, il premier Silvio Berlusconi, da sempre legato a Banca Arner, non solo attraverso uno dei suoi storici fondatori Paolo Del Bue, ma anche per i suoi depositi nella sede di Corso Venezia a Milano: il conto numero uno è suo, mentre altri fanno capo alle holding della sua famiglia (per un totale di 50 milioni di euro) o a uomini del suo entourage.
Dai conti personali di Berlusconi accesi presso Banca Intesa e Monte dei Paschi di Siena sono partiti ingenti bonifici verso un conto di Flat Point aperto proprio presso la sede milanese di Banca Arner, la quale a sua volta ha girato gli stessi corrispettivi alla sede di Lugano.
Oltre 1,7 milioni nel 2005, altri 300mila nel 2006, ma è nel 2007, l’anno in cui avviene il passaggio di proprietà  del terreno di Nonsuch Bay che i movimenti di denaro salgono alle stelle.
In tutto oltre 13 milioni di euro: a ridosso del 20 settembre, la data dell’atto del Land register, esattamente il 10 di quel mese, passano da Milano a Lugano 1,7 milioni di euro e un mese dopo altri 3,6 milioni.
Nel 2008 ancora più di 6 milioni prendono il volo per la Svizzera.
Un mare di soldi che si muovono, però, senza una corrispondenza tra le somme scritte nei contratti ufficiali depositati dalla Flat Point in banca e i bonifici.
Gli importi appaiono molto elevati rispetto a quanto vi è di ufficiale.
Nel bilancio della Flat Point i 29 acri di terreno su cui sorge lo sviluppo immobiliare sono stati iscritti per un valore di 2,7 milioni di dollari caraibici (poco più di 700mila euro), così come attestato dalla perizia del 2004 di Oliver F. G. Davis, un esperto immobiliare. Molto meno di quanto versato dai conti del premier.
Berlusconi da solo muove oltre 20 milioni di euro e dai registri risulta aver acquistato solo 4 acri di terreno.
Rimane ambiguo anche il motivo per cui l’istituto elvetico abbia fatto passare quei soldi da Milano a Lugano senza bollare come sospetto il traffico di valuta. La normativa antiriciclaggio di Banca di Italia impone di segnalare i movimenti di denaro verso l’estero, soprattutto verso i Paesi offshore come la Svizzera, ma Banca Arner non se ne è mai curata.
Di certo, però, ad Antigua i soldi in qualche modo devono essere arrivati, visto che le ville ci sono.
Quella di Silvio Berlusconi spunta in cima alla collina, i pescatori la chiamano “il Castello” per la sua imponenza e per come domina dall’alto la zona.
A fianco si trova quella di Andrij Shevchenko, l’ex calciatore del Milan e pupillo del premier.
Poco più in là  sorge quella di Lester Bird, l’ex primo ministro di Antigua, in carica fino al 2004, citato l’anno successivo in una causa legale per aver svenduto dei terreni dello Stato a dei gruppi privati.
Al suo successore, Baldwin Spencer, Berlusconi aveva promesso di impegnarsi personalmente per aiutare la piccola isola caraibica a ridurre il debito internazionale.
Walter Galbiati
(da Repubblica)

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GLI ITALIANI CHIEDONO PIU’ RISORSE PER LA TUTELA DELL’AMBIENTE

Ottobre 17th, 2010 Riccardo Fucile

PER IL 71,9% E’ LA QUESTIONE PRIORITARIA, INSIEME AL LAVORO… IL 75% ACCUSA I GOVERNI DI MANCANZA DI CORAGGIO NEGLI INVESTIMENTI E NELL’INNOVAZIONE… GRANDE SPERANZA NELLE ENERGIE ALTERNATIVE PULITE, SOLO IL 30% A FAVORE DEL NUCLEARE

Che al primo posto nelle preoccupazioni degli italiani ci fosse l’occupazione   –   o per meglio dire la disoccupazione   –   non era difficile da prevedere.
Ma al secondo posto troviamo l’ambiente.
Più di 7 italiani su 10 sono preoccupati per l’inquinamento e per lo spreco di risorse che derivano da scelte vecchie, dalla mancanza di coraggio e di innovazione.
E quando dal generale si scende al particolare, al locale, la protesta si concentra sull’arretratezza del sistema di trasporti che in Italia penalizza il trasporto su ferro a vantaggio degli ingorghi su gomma.
E’ questa la fotografia che emerge dal sondaggio, curato da Lorien Consulting e dal mensile La Nuova ecologia,   reso noto al Forum QualEnergia organizzato a Firenze da Legambiente e Kyoto Club.
Dopo il tema lavoro (88,1 per cento di risposte in un questionario in cui si potevano barrare fino a tre caselle) e il pacchetto dei problemi ambientali che si colloca a quota 71,9 per cento, nella classifica sulle preoccupazioni degli italiani troviamo la debolezza della classe politica (24,6 per cento), il terrorismo e la guerra (23 per cento), i conflitti istituzionali (14,5).
L’Ecobarometro segna dunque tempesta.
E indica i responsabili.
Il 75,7 degli intervistati ritiene che il governo centrale potrebbe fare di più per risolvere i problemi ambientali.
Mentre il giudizio sulle amministrazioni locali, pur restando negativo, è meno severo: sono bocciate dal 61,5 per cento delle risposte.
Dal sondaggio emerge poi una grande speranza nei confronti delle fonti energetiche pulite.
L’indice di gradimento vede al primo posto il solare, seguito da eolico e idroelettrico.
Bocciato il nucleare: solo il 30 per cento delle risposte è a favore e si scende al 25 per cento se la prospettiva è quella di una centrale atomica nella regione in cui si vive.
Non si tratta solo di aspettative e giudizi teorici.
Molti degli intervistati hanno cominciato a fare quello che potevano.
Il 98 per cento usa lampadine ad alta efficienza, il 96 per cento ha comprato un elettrodomestico che riduce i consumi, il 73 per cento ha adottato una misura di coibentazione (dall’isolamento delle pareti ai doppi vetri).
E di fronte all’ultima, provocatoria domanda del sondaggio (avendo un milione di euro meglio investirli in una grande azienda automobilistica come la Fiat o aiutare una nuova impresa nel settore delle rinnovabili?) il 77 per cento degli intervistati ha optato per le rinnovabili.

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CON IL FEDERALISMO STANGATA IN ARRIVO: LE REGIONI POTRANNO AUMENTARE LA ADDIZIONALE IRPEF DI 226 EURO A TESTA

Ottobre 17th, 2010 Riccardo Fucile

UNO STUDIO CONDOTTO DALLA UIL   ATTRAVERSO DELLE SIMULAZIONI FINO AL 2015 RIVELA CHE SONO POSSIBILI AUMENTI FINO A 900 EURO PRO CAPITE…RIALZI FINO ALL’82,8%, SE LA PASSERANNO PEGGIO LE REGIONI DEL CENTROSUD E GLI AUTONOMI… ANDREBBERO CONSIDERATE ANCHE LE PRESTAZIONI STANDARD, NON SOLO I COSTI

Come era ampiamente prevedibile, Il federalismo fiscale rischia di risolversi in un aumento delle tasse regionali.
Secondo un dettagliato studio della Uil, che ha analizzato i risvolti del recente maxidecreto varato dal governo, alle Regioni viene data la possibilità  di aumentare le addizionali Irpef a regime, cioè nel 2015, in media di 226 per ciascun contribuente.
Ovvero un rialzo dell’82,8%.
L’ultimo decreto sul federalismo dà  allo stesso tempo margini di aumento o di diminuzione, ma è ovvio che con la fame di fondi e i tagli imposti dal governo, sarà  la prima opzione quella più probabile.
La vera sorpresa del nuovo meccanismo che si va profilando è che si creerà  un fisco regionale a due fasce.
Da una parte ci saranno i lavoratori dipendenti e pensionati che guadagnano fino a 28 mila euro lordi all’anno: questa categoria sarà  parzialmente protetta dai possibili aumenti e le Regioni dovranno contenerli entro lo 0,5 per cento. Tutti gli altri, invece – sia lavoratori dipendenti sia autonomi – potranno subire – se le Regioni lo riterranno – aumenti fino al 2,1 per cento (che insieme allo 0,9 per cento base, fa il 3 per cento) nell’anno 2015.
Secondo la simulazione della Uil infatti il rincaro per la fascia che sta, ad esempio, tra i 15 mila e i 28 mila euro lordi potrà  essere di soli 41 euro per i lavoratori dipendenti, di 39 per i pensionati ma addirittura di 267 per gli autonomi che, sebbene a redditi bassi, non vengono tutelati dalla clausola di salvaguardia che riguarda solo i lavori dipendenti e i pensionati.
Quando si va oltre i 28 mila euro le Regioni potranno usare la mano pesante, senza distinzione di sorta tra lavoratori dipendenti e autonomi.
Infatti potranno elevare le addizionali molto di più, e non solo in conseguenza degli extra deficit sanitari per i quali sarà  mantenuta una procedura a se stante.
Per questi contribuenti del ceto medio il rincaro possibile sarà  di 862 euro anni: una somma che si ricava facendo la differenza tra l’attuale aliquota media dell’addizionale Irpef pari all’1,2 per cento e quella possibile del 3 per cento, una volta giunto al traguardo il federalismo fiscale regionale nell’anno 2015.
Su quale platea andranno ad incidere gli aumenti che il decreto sul federalismo pone nella gamma delle opzioni delle Regioni?
La platea è amplissima.
Nel nostro paese i contribuenti soggetti al versamento dell’addizionale Irpef sono oltre 30,9 milioni .
Ma c’è un nucleo del 22,4 per cento che dichiara redditi sopra i 28 mila euro. C’è anche da considerare che visto l’andamento dell’evasione fiscale in Italia di questa “classe medio alta”, il 95,3 per cento è rappresentato dai lavoratori dipendenti e solo il 7,9 per cento è costituito da lavoratori autonomi.
Il presunto federalismo del governo e della Lega getta la maschera.
In alcune regioni come Lazio, Molise, Campania e Calabria le addizionali Irpef potrebbero salire enormemente, diventando una tassa sulla miseria che si rifiuta di considerare, oltre ai costi standard, anche le prestazioni standard, che nel Mezzogiorno sono drammaticamente sotto la media nazionale ed europea.

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UN POSTO DI LAVORO NON BASTA PIU’: QUASI 5 MILIONI DI ITALIANI CERCANO DI ARROTONDARE SENZA PAGARE TASSE

Ottobre 17th, 2010 Riccardo Fucile

DATI ISTAT: LA PERCENTUALE MAGGIORE DI LAVORO IRREGOLARE NEI LAVORI DOMESTICI, AGRICOLTURA, COMMERCIO, ALBERGHI, BAR, RISTORANTI E TRASPORTI… L’ESERCITO DEGLI IRREGOLARI   SALE AL 17,6%

Sia a causa della crisi, sia perchè a certe comodità  non si è in grado di rinunciare, sono ormai quasi 4,8 milioni gli italiani che hanno due occupazioni. In molti casi si tratta di due lavori part time per ottenere un salario dignitoso, ma in molti altri si tratta invece   di persone che, accanto a un lavoro a tempo indeterminato, affiancano un’altra attività  spesso in nero.
I settori dove questo va per la maggiore sono il commercio, la ristorazione, gli alberghi e i servizi per la persona.
Il dato emerge da un raffronto tra i dati Istat sugli occupati totali e le posizioni lavorative nel 2009.
A fronte di 24.838.000 occupati in media annua infatti ci sono 29.617.000 posizioni lavorative (tra regolari e irrgolari) con una percentuale di irregolarità  del 17,6%.
Per quasi 900.000 persone il doppio lavoro è in agricoltura, tra l’autoproduzione in proprio e l’impiego nella coltivazione e nel raccolto nei campi degli altri.
A fronte di 978.000 occupati vi sono 1.837.000 posizioni lavorative.
Nel settore del commercio allargato (commercio, riparazioni, alberghi e ristoranti, trasporti e comunicazioni) gli occupati nel 2009 erano 6.052.000, ma le posizioni di lavoro risultavano essere 8.358.000, con una differenza di oltre 2,3 milioni di unità .
Questo è il settore dove è più forte l’utilizzo del part time, ma anche dove il sommerso ha la percentuale più alta (28,6%).
All’interno del comparto del commercio, sono il settore degli alberghi e pubblici esercizi e quello dei trasporti e delle comunicazioni ad avere la percentuale più alta: il lavoro irregolare in alberghi, ristoranti e bar si avvicina al 42%, nei trasporti e nelle comunicazioni sfiora il 50%.
Nel lavoro domestico invece si arriva a toccare il 64,2% di lavoro irregolare.

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