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FINI ATTACCA MARCHIONNE: “PARLA DA CANADESE, SI RICORDI CHE LO STATO ITALIANO HA IMPEDITO ALLA FIAT DI AFFONDARE”

Ottobre 25th, 2010 Riccardo Fucile

“E’ PARADOSSALE CHE PARLI COSI’ L’A.D. DI UNA AZIENDA CHE SI CHIAMA FABBRICA ITALIANA AUTOMOBILI TORINO”…” E’ UN PARADOSSO CHE DICA A NOI CHE FIAT NON HA LA CAPACITA’ DI COMPETERE”.. IERI L’AD AVEVA SOSTENUTO CHE NEMMENO UN EURO DI UTILE DEL 2010 ARRIVA DAGLI STABILIMENTI FIAT IN ITALIA

Dopo le critiche di quasi tutto il mondo della politica, ora una vera e propria «bocciatura» arriva anche dalla terza carica dello Stato.
«Marchionne mi sembra che domenica abbia dimostrato, pur essendo italo-canadese, di essere più canadese che italiano» ha sottolineato il presidente della Camera Gianfranco Fini, censurando le parole pronunciate domenica dall’amministratore delegato della Fiat al programma di Fabio Fazio su Rai3. Fini ha parlato ad un incontro con gli studenti delle scuole superiori di Rovigo.
«Ha detto una cosa naturale per un top manager canadese. Ma è un po’ paradossale che lo dica l’amministratore delegato della Fiat, Fabbrica Italiana Automobili Torino, perchè se la Fiat è un grande colosso lo deve al fatto che è stato per grandissimo tempo il contribuente italiano, lo Stato, a impedire alla Fiat di affondare», ha aggiunto Fini.
Certo, ha aggiunto Fini, «il nostro è un Paese che per mille ragioni ha una scarsa capacità  di attrarre capitali, e competitività  del lavoro».
«A parte questa puntura di spillo ha aggiunto: “non è un paradosso che dica a noi, alla classe dirigente, “attenzione perchè non abbiamo più la capacità  di competere, di stare sul mercato con una concorrenza molto marcata?”.
Fini, che ha parlato della competizione data dalla globalizzazione, ha concluso dicendo che «l’Italia deve sapere che non riuscirà  a vincere la competizione puntando sulla quantità , deve farlo puntando sulla qualità ».
«Fiat potrebbe fare di più se potesse tagliare l’Italia»: era stata questa la frase di Sergio Marchionne, ospite della trasmissione Che tempo che fa condotta da Fabio Fazio e in onda domenica sera, a suscitare molte polemiche politiche.
In particolare, l’amministratore delegato del Lingotto ieri aveva sottolineato il fatto che «nemmeno un euro dei 2 miliardi dell’utile operativo previsto per il 2010» arriva dal nostro Paese.
«Fiat – aveva aggiunto – non può continuare a gestire in perdita le proprie fabbriche per sempre».
«Gli incentivi – aveva proseguito Marchionne – sono soldi che vanno ai consumatori: aiutano parzialmente anche me, ma in Italia sette macchine comprate su dieci sono straniere”.
Marchionne aveva dovuto anche ammettere però che «se la Fiat dovesse smettere di fare auto in Campania, avremmo un problema sociale immenso, specialmente in una zona dove la camorra è molto attiva».

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L’AQUILA DIMENTICATA, IL PARROCO DI TEMPERA: “NON CI DICONO LA VERITA'”

Ottobre 25th, 2010 Riccardo Fucile

SUL “CORRIERE DELLA SERA” ON LINE UN VIDEO E UN REPORTAGE SU L’AQUILA PER CAPIRE A CHE PUNTO SIAMO…MACERIE MAI RIMOSSE, RICOSTRUZIONE FERMA, EFFETTI DEVASTANTI SULLA PSICHE, UN DRAMMA UMANO CHE SI VUOLE NASCONDERE PER INTERESSI POLITICI

Domenico ti fulmina con lo sguardo mentre cammina sul cumulo di macerie in cui un tempo c’era Tempera, il suo paese.
Non si è ancora rassegnato, ma l’esperienza di questi ultimi diciotto mesi gli ha fatto perdere ogni fiducia nello stato italiano.
Don Giovanni Gatto, parroco di Tempera, mentre racconta come sia riuscito a salvarsi per miracolo, indica con tristezza la montagna di pietre ed erbacce che ha presso il posto della sua chiesa.
Lungo le statali che avvolgono l’Aquila, i cartelli con i nomi di paesi e borghi fantasmi sono tanti.
Basta abbandonare l’asfalto e inoltrarsi lungo strade sterrate per assistere ad uno spettacolo agghiacciante, diventato ormai normale.
Poltrone, televisori, resti di bagni e cucine, spuntano tra i detriti per raccontare come un tempo in questi luoghi c’era la vita.
Il signor Maurizi, orgoglioso proprietario del albergo ristorante “La cabina” di Castelnuovo, si è dovuto costruire a spese sue una baracca di legno sul bordo della strada.
Il nuovo e precario bar si chiama «La cabina 2» e dista pochi passi dai resti della struttura precedente. Ora Maurizi tira a campare immerso nei debiti: il sisma ha raso al suolo i sacrifici di tre generazioni d’emigranti in America e in Germania.
Benvenuti ad un Aquila di cui tanto si è parlato e poco si è visto, diventata drammatico bottino della politica.
Nel centro storico della città  abruzzese, ci si aspetta di vedere o sentire l’assordante rumore di ruspe o il movimento di camion e gru.
Invece niente, un silenzio innaturale ti accompagna mentre cammini nei vicoli di quello che rimane del bellissimo centro storico.
Le new town, piccoli quartieri di case nuove, costruite a peso d’oro, stonano con il paesaggio circostante.
Chi ha avuto la fortuna di finire in questi quartieri inizia a intuire che ci dovrà  rimanere, se tutto va bene, almeno 30 anni.
Le case consegnate personalmente dal premier Berlusconi, appena ci si entra, appaiono molto diverse da come le abbiamo viste in televisione.
Sono piccole e di mura sottili.
Come spiega un terremotato «dopo mesi in tenda pure una baracca ti sarebbe sembrata una regia».
L’Aquila appare molto diversa da quella mostrata fin ora.
Le macerie non sono state rimosse, la gente vive in un clima d’angoscia crescente.
Il numero dei morti, dei suicidi, dei divorzi e dell’uso di psicofarmaci è aumentato nel silenzio generale.
Il dottor Alessandro Sirolli, direttore del centro psichiatrico diurno dell’Asl 1 dell’Aquila non ha dubbi: «Ci nascondono le cifre del disastro umano» racconta.
Gli effetti distruttivi sulla psiche umana, dopo il sisma e lo stato di crisi, sono stati devastanti.
Di ricostruzione non se ne parla più nè in consiglio regionale nè tra la gente. La speranza è ridotta al lumicino mentre un secondo inverno è alle porte.
Un dramma umano che si svolge lontano anni luce dalle aule parlamentari e dalle sedi dei partiti.
La sensazione è che l’Aquila, questo pezzo d’Italia, sia stata rimossa dall’immaginario collettivo e che il cartello posto all’ingresso di una delle centinaia di baracche di legno in cui trascorrere quel poco di vita sociale che ancora rimane – dove si legge «questa è l’Italia del si salvi chi può» – non sia frutto del qualunquismo quanto piuttosto la fotografia di una realtà  con cui dovremmo fare i conti per molti decenni.

(da “il Corriere della Sera“)

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“UN PESSIMO” PARAGONE: DA SANTORO SI LAMENTA DI GUADAGNARE IN RAI 4.000 EURO LORDI AL MESE, MA NE PRENDE 10.000 NETTI

Ottobre 25th, 2010 Riccardo Fucile

GIOVEDI SCORSO AD “ANNO ZERO”, GIANLUIGI PARAGONE, EX DIRETTORE DELLA “PADANIA” E CONDUTTORE IN RAI DE “L’ULTIMA PAROLA”, SI LAMENTAVA DI GUADAGNARE POCO: “SOLO 1.000 EURO LORDI A PUNTATA”… STAVAMO PER FARE UNA COLLETTA, POI ABBIAMO SCOPERTO CHE SI ERA DIMENTICATO I 7.000 EURO AL MESE CHE PRENDE COME VICEDIRETTORE DI RAI2 IN QUOTA LEGA

L’aveva data come notizia in diretta ad Anno Zero, la contestata trasmissione di Santoro, di cui era ospite: tra i sei milioni di telespettatori a qualcuno era scappata pure una lacrimuccia di solidarietà .
Ma come: di fronte a qualche centinaia di migliaia di euro che percepiscono Santoro e Vespa, agli emolumenti (50.000 euro) che si dovevano elargire a Saviano, la Rai mantiene a pane e acqua il povero Gianluigi Paragone?
Giovedi scorso l’ex direttore della “Padania”, di fronte alle cifre sentiva girare, non ci ha visto più e, afferrato il microfono, si è lamentato in diretta: “io prendo a puntata per “l’Ultima parola” 1.000 euro lordi, vi rendete conto? Se mi permettete, mi girano le scatole”.
A nulla sono valse le parole rassicuranti di Santoro: “E’ tanto, quando ho cominciato non prendevo quella cifra”.
A nulla sono serviti i ragionamenti di altri che gli ricordavano che gli stipendi sono proporzionati alla pubblicità  che richiamano, quindi all’audience.
Nessuno ha voluto infierire, ma è stato come dirgli: “Con gli ascolti che fai, ti pagano fin troppo”.
Nulla, non c’è paragone, continuava a sostenere l’omonimo Paragone Gianluigi, vittima della Rai che lo sfrutta e lo sottopaga, insomma.
Tutta l’Italia è andata a letto col pensiero a quel poveretto che si doveva accontentare (per 4 puntate al mese) di 4.000 euro lordi di stipendio.
Peccato che il paragone non regga, anche quando bleffa.
Il realtà  il Gianluigi percepisce dalla Rai oltre 10.000 euro nette al mese perchè somma due stipendi: quello della trasmissione (4.000 euro lordi) e quello da vice direttore di Raidue (7.000 euro al mese), per un totale di 160.000 euro lordi annui, per fare il vice di Massimo Liofredi, responsabile di Raidue.
Non solo: Paragone in realtà  guadagna il 20% in più di un suo pari grado ed è arrivato a quel posto in quota Lega, non certo per aver vinto un concorso.
Lui si vanta di “presidiare la Rai milanese”: lo faccia pure, ma la sua, più che una guardia armata, è una guardia molto, molto ben remunerata.

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“EFFETTO” DE GIROLAMO: A BENEVENTO 10 CONSIGLIERI COMUNALI SU 14 LASCIANO IL PDL PER ADERIRE A FUTURO E LIBERTA’

Ottobre 25th, 2010 Riccardo Fucile

NELLA ROCCAFORTE DELLA “BELLONA” NUNZIA, , DIECI CONSIGLIERI SE NE VANNO… “ORMAI C’E’ SOLO UNA OLIGARCHIA ARROGANTE CHE HA TRADITO LO SPIRITO DEL PDL, AL POSTO DEL PARTITO SI E’ IMPOSTO UN VERTICISMO PADRONALE”

Colpo grosso dei finiani a Benevento.
Dieci consiglieri comunali lasciano il Pdl berlusconiano per approdare a Futuro e Libertà  e di fatto ne svuotano il gruppo che era composto da 14 consiglieri.
A condurre in porto l’operazione è stato il presidente dei senatori di Futuro e LIbertà , Pasquale Viespoli, che di Benevento è originario.
Ma la città  campana è anche la roccaforte di una delle deputate più vicine al premier, quella Nunzia De Girolamo, coordinatrice provinciale, che proprio a Benevento organizza da qualche tempo la festa del partito.
Diciamo anche colei cui il premier aveva indirizzato pizzini alla Camera con scritto “baci”, cosa che l’ha resa sicuramente più nota di quanto non le sia derivato dalla sua attività  politica.
Lunedi scorso la De Girolamo, con un diktat, aveva rimosso il coordinatore cittadino, vicino a Viespoli, determinando l’insurrezione finale con conseguente addio di ben 10 consiglieri comunali su 14.
La nuova formazione finiana al Comune si chiamerà  “Territorio e libertà ” e i consiglieri che la compongono vantano tutti una lunga militanza nel centrodestra (An, Forza Italia e Udc).
La loro decisione, hanno spiegato nel corso di una conferenza stampa,   nasce dal fatto che “al posto di un partito si era ormai imposto un verticismo padronale e un’oligarchia arrogante e ritorsiva che ha tradito il senso profondo del Pdl”.
Viespoli, da parte sua, ha tenuto a sottolineare che ora “la politica riacquista credibilità : in questa iniziativa emerge più che l’appartenenza di schieramento, la dimensione della’appartenenza comunitaria”

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NEL MIRINO DI REPORT GLI AFFARI DI TREMONTI

Ottobre 25th, 2010 Riccardo Fucile

ACCUSE DI CONFLITTO DI INTERESSI NEI CASI DELL’EVASIONE CONTESTATA A GNUTTI NELL’AFFARE TELECOM E DEL CONTENZIOSO CON IL FISCO DI MONDADORI: IL RUOLO DELL’EX STUDIO DI TREMONTI….UNA MAXI PARCELLA DI 25 MILIONI DI EURO E LA TELEFONATA INTERCETTATA A FIORANI

Dopo le ville del premier ad Antigua, i conflitti di interesse attribuiti al ministro Tremonti nella lotta all’evasione.
Milena Gabanelli manda in onda una nuova inchiesta a “Report” destinata a fare discutere perchè indaga sugli affari dello studio tributario fondato dal ministro   dell’Economia, il Vitali-Romagnoli-Piccardi e associati.
Nel mirino della trasmissione televisiva finisce l’evasione contestata a Emilio Gnutti nell’affare Telecom e il contenzioso con il fisco di Mondadori, chiuso grazie a una legge che permette alle società  che hanno vinto in primo e secondo grado contro lo Stato di chiudere il contenzioso, evitando la Cassazione, tramite il pagamento di una multa.
Entrambe le società , sottolinea la trasmissione, sono state difese dallo studio lasciato da Tremonti quando questi è diventato ministro e, nel caso di Gnutti, lo studio avrebbe ricavato una maxi parcella di 25 milioni di euro.
Questa la storia Telecom: a Gnutti nel 2003 il fisco aveva contestato, nella vendita di Telecom del 1999, un’evasione da 680 milioni di euro, imputabile alla Bell, sede nel Lussemburgo.
Nel 2003, con Tremonti ministro, Gnutti decide di farsi difendere dall’avvocato ed ex ufficiale del, Guardia di Finanza Dario Romagnoli, dello studio Vitali-Romagnoli-Piccardi.
L’uomo che per l’Agenzia delle Entrate si occupava del caso, Villiam Rossi, fu rimosso dal suo incarico.
Rossi, intervistato da Report, ha affermato di credere di essere stato penalizzato per aver portato avanti le indagini su una società  difesa dall’ex studio di Tremonti.
Il contenzioso si è poi chiuso anni dopo con il pagamento di 256 milioni di euro. Nel 2006, in una telefonata intercettata, il banchiere Fiorani sosteneva che Gnutti dovesse “un grosso favore” a Tremonti e il suo interlocutore rispose canticchiando “Jingle Bell”, chiaro riferimento alla società  in Lussemburgo.
Lo studio in questione non ha voluto rispondere alle domande di Report circa l’entità  della parcella pagata da Gnutti allo studio (25 milioni di euro secondo Fiorani).
Tra le società  che hanno contratti di consulenza con lo studio, anche la Tirrenia, su cui il ministro ha l’ultima parola nel processo di privatizazione.
Ma ci sono anche Mps, Wind e Capitalia.

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FUGA DALL’ISOLA DELLA MAGA CIRCE: PERCHE’ SI LASCIA IL PDL PER FUTURO E LIBERTA’

Ottobre 25th, 2010 Riccardo Fucile

INTERVISTA AD AGOSTINO MILANI, CONSIGLIERE COMUNALE DI SIENA, BANDIERA STORICA DELLA DESTRA SOCIALE SENESE.. “NESSUNA NOSTALGIA, MA UN CAMMINO   PER COSTRUIRE UNA NUOVA STORIA: LIBERTA’, SOCIALITA’, COMUNITA’ LE LINEE GUIDA

Allora Milani, lei se ne è andato dal PDL per confluire nel nuovo partito di Fini, Futuro e Libertà  per l’Italia. Nessun rimpianto? Nessuna perplessità ?
Considero Futuro e Libertà  il partito di tutti coloro che aderiscono ad un progetto politico che vada al di là  di capi più o meno carismatici: per me FLI non è solamente “il partito di Fini”.
Nessun rimpianto e nessuna perplessità : andarmene dal PDL è stata una liberazione, la fuoriuscita da un incubo, all’interno del quale non intendevo più rimanere.
Non sia così eccessivo nei confronti del suo ex partito…
No, non sono eccessivo e non nutro neppure del risentimento. Ma il permanere nel PDL contrastava con la mia storia politica e soprattutto con quei valori di partecipazione che di tale storia politica sono stati nel tempo uno dei punti fermi. A proposito di eccessivo, si figuri che qualcuno dei miei amici ha paragonato l’uscita dal PDL alla fuga di Ulisse dall’isola della maga Circe.
Paragonarsi ad Ulisse è un’immagine affascinante e al tempo stesso presuntuosa. Lei si ritrova in questa immagine?
No. Innanzitutto il PDL non è l’isola di Eeana e tanto meno Berlusconi può essere paragonato alla maga Circe che comunque possedeva un suo fascino ed una dignità  tragica. L’unica similitudine è che nel PDL gli uomini dopo essere stati invitati ad un banchetto, non appena assaggiate le vivande, vengono trasformati in maiali, cani, a seconda del proprio carattere e della propria natura. E’ chiaro che la trasformazione cui faccio riferimento è puramente allegorica, ma lo spogliare qualcuno -anche se consenziente- della propria dignità  corrisponde per me a spogliarlo del suo essere uomo.
Vada avanti.
Non mi ritrovo nell’immagine di Ulisse. Ho amato, come tutti credo, la sua figura, ma non ne ho mai condiviso la scaltrezza elevata a valore. L’Odissea è la storia di un uomo, che attraversa il mondo per tornare alla propria piccola isola, a consumare vendetta nei confronti di coloro che gli hanno insidiato la sposa e ripristinare l’ordine che precedeva la sua partenza per Troia.
E allora cosa c’è che non va bene?
Credo che l’immagine più calzante sia fornita dall’Eneide: la storia di un popolo che abbandona la patria, distrutta ed incendiata dagli eserciti nemici, e attraversa il mare, portando sulle spalle i propri vecchi e nel cuore i propri dei, per incontrare e contaminarsi con nuovi popoli ed infine fondare Roma e costruire una nuova storia. Senza nessuna nostalgia e senza mai voltarsi indietro.
Tradotto in termini politici?
Nessuno di noi ha intenzione di ricostruire nè AN nè Forza Italia. Vorremmo costruire uno spazio dove ognuno porti il meglio della propria storia, pronto a contaminarsi con esperienze differenti. Dal passato porto addosso la volontà  di costruire una comunità  politica, incardinata sui valori di partecipazione e solidarietà , con una identità  plurale dove le diversità  costituiscono una ricchezza e le idee sono strumento di analisi e non di confronto.
Fini ha più volte ribadito la sua volontà  di costruire un partito liberale europeo. Non le sembra che le sue idee, sociali e comunitarie confliggano con tale volontà ?
No! Non c’è conflitto, perchè socialità  e comunità  non confliggono con libertà . Non vorrei citare Gaber, ma anch’io sono convinto che “libertà  è partecipazione” e la partecipazione può esistere solo in una dimensione comunitaria. L’importante è che la comunità  sia aperta, inclusiva e sopra tutto disponibile al confronto ed al rispetto reciproco.

(intervista a cura di Luca Mosè Sanna)

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