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ALLARME PENSIONI FUTURE PER I PRECARI DI OGGI: CHI PRENDE 1.240 EURO AL MESE DOPO 40 ANNI RICEVERA’ 508 EURO AL MESE

Ottobre 30th, 2010 Riccardo Fucile

LE MINIPENSIONI DEI PARASUBORDINATI RAGGIUNGERANNO SOLO IL 36% DEL REDDITO…IL RISCHIO DI NON ARRIVARE NEPPURE ALLA QUOTA DELL’ASSEGNO SOCIALE… VEDIAMO GLI ESEMPI ELABORATI DAI SINDACATI

Lo spettro è quello dell’assegno sociale, oggi pari a poco più di 400 euro, che l’Inps eroga ai bisognosi.
Molti giovani lavoratori atipici, se non escono dalla trappola della precarietà , rischiano di avere questo sussidio invece della pensione.
La questione della previdenza dei parasubordinati è arrivata la scorsa settimana in Parlamento a seguito di una frase attribuita al presidente dell’Inps, Antonio Mastrapasqua, che con una battuta aveva reso l’idea del problema: «Se dovessimo dare la simulazione della pensione ai parasubordinati rischieremmo un sommovimento sociale».
È evidente che, soprattutto per i collaboratori (prima co.co.co. e poi co.co.pro.) che hanno cominciato nel 1996, quando fu istituita la speciale gestione presso l’Inps, e che non riescono a trovare un posto fisso il futuro riserva una pensione da fame.
Nei primi anni della gestione, infatti, ai parasubordinati senza altra copertura previdenziale pubblica si applicava un’aliquota contributiva del 10-12%, poi salita gradualmente fino al 26,72% in vigore dal primo gennaio 2010. Essendo i redditi di questa categoria di lavoratori generalmente bassi e discontinui (tra un contratto e l’altro passano mesi) è chiaro che col metodo contributivo, integralmente applicato a tutti coloro che hanno cominciato a lavorare dopo la riforma Dini, sarà  difficile maturare una pensione superiore all’assegno sociale (oggi 411 euro al mese).
Nel frattempo, però, il paradosso è che con i contributi che i parasubordinati versano al loro fondo Inps, in attivo di oltre 8 miliardi (perchè finora incassa solo ed eroga pochissime presta) si pagano le pensioni alle categorie che non ce la farebbero con i soli versamenti dei loro iscritti, dai dirigenti d’azienda ai lavoratori degli ex fondi speciali: telefonici, elettrici, trasporti.
Per fortuna le prospettive previdenziali migliorano per i parasubordinati che hanno cominciato a lavorare in questi ultimi anni (l’aliquota era per esempio salita già  al 23,5% nel 2007), ma la possibilità  di raggiungere una pensione dignitosa dipende fondamentalmente dal reddito percepito durante gli anni di lavoro e dalla sua continuità  (e per questo le donne sono svantaggiate).
In ogni caso, l’assegno sarà  in proporzione sempre inferiore a quello di un lavoratore dipendente, che paga il 33% di contributi.
Insomma le variabili sono troppe, spiega l’Inps, senza contare che di regola la condizione di parasubordinato non è a vita e quindi non avrebbe senso, continua l’istituto, stimare la pensione su pochi anni di contribuzione da parasubordinati.
Il problema è davvero serio per chi non riesce ad uscire dalla precarietà .
La crisi aggrava il fenomeno. Il vicedirettore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, in un recente intervento al convegno di Genova della Confindustria ha osservato che «solo un quarto circa dei giovani tra 25 e 34 anni occupati nel 2008 con un contratto a tempo determinato o di collaborazione aveva trovato dopo 12 mesi un lavoro a tempo indeterminato o era occupato come lavoratore autonomo, mentre oltre un quinto era transitato verso la disoccupazione o era uscito dalle forze di lavoro».
Se l’Inps non fornisce previsioni sulle pensioni dei parasubordinati, altri lo fanno.
Filomena Trizio, segretaria generale del Nidil-Cgil, spiega che i suoi uffici hanno elaborato due esempi.
Il primo riguarda un parasubordinato che ha cominciato nel ’96 e il secondo uno che comincia nel 2010.
Per entrambi si ipotizza che tra un contratto e l’altro ci sia circa un mese di non lavoro all’anno, che restino in attività  per 40 anni, che abbiano una retribuzione iniziale di 1.240 euro al mese e che vadano in pensione a 65 anni.
Il primo, quello svantaggiato da contribuzioni iniziali più basse, avrebbe una pensione pari al 41% dell’ultimo reddito, cioè 508 euro al mese, il secondo al 48,5%, ovvero 601 euro.
Stime più favorevoli provengono invece da Progetica e dal Cerp.
La prima, società  di consulenza specializzata nella finanza personale, ha fatto alcune elaborazioni per il supplemento Pensioni del CorrierEconomia del 29 marzo scorso.
Si ipotizzano tre parasubordinati che abbiano cominciato a lavorare a 25 anni: il primo 10 anni fa, il secondo 5 e il terzo nel 2010.
Tutti e tre si prevede che arrivino a fine carriera con un retribuzione lorda di 36 mila euro.
La loro pensione, secondo Progetica, oscillerà  da un minimo del 36% dell’ultimo stipendio, in caso di ritiro a 63 anni, a un massimo del 62% per il giovane che comincia adesso e va in pensione a 65 anni (il 55% invece per chi ha cominciato 10 anni fa).
Per le donne, che in media guadagnano un po’ meno e hanno periodi di non lavoro maggiori (soprattutto in caso di maternità ) le stime sono un po’ più basse: tra il 36 e il 57% dell’ultima retribuzione.

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NELLA TV DEI TALK SHOW PREVALE IL CENTRODESTRA E COTA BATTE TUTTI IN IN PRESENZE

Ottobre 30th, 2010 Riccardo Fucile

LA TV E’ TERRENO DI CONQUISTA PER I POLITICI: BERLUSCONI HA IL 10% IN RAI… NEI PROGRAMMI DI APPROFONDIMENTO, DOPO COTA, IN POLE POSITION LA RUSSA E DI PIETRO…A MEDIASET AI PRIMI 5 POSTI TUTTI ESPONENTI DEL CENTRODESTRA, PIU’ EQUILIBRATI BALLARO’ E ANNO ZERO

La televisione si conferma sconfinato terreno di conquista per i politici. Del centrodestra.Che si guardi un tg o un programma di approfondimento, ecco che spuntano loro, parlamentari e ministri della maggioranza. O meglio, di Pdl e Lega.Per i finiani, pur sempre terza forza della maggioranza, ma da mesi in rotta con Berlusconi, le cose non vanno così bene.Un esempio lo offre Porta a Porta: nel 2010 ha invitato prevalentemente ospiti del Pdl e del Carroccio (Cota e La Russa i più gettonati).E se in generale Berlusconi resta il politico più rappresentato della tv italiana, per trovare esponenti dell’opposizione bisogna invece andare in fondo al ranking delle “ospitate”.Scoprendo poi che il partito di centrosinistra mediaticamente più rappresentato, in molti casi, è l’Italia dei valori: formazione con posizioni più estreme e meno voti rispetto al Pd.Come se alcuni anchorman volessero scegliere il genere di opposizione da portare in video.Per capire il quadro generale dell’informazione politica offerta dalla tv pubblica basta leggere i dati forniti alla Commissione di vigilanza Rai dall’Osservatorio di Pavia.A farla da padrone come spazio dedicato da tutti i programmi Rai (tg, talk show e quant’altro) è Berlusconi.Nella settimana dal 2 all’8 ottobre, ad esempio, ha ottenuto l’11% degli spazi. Seguono Fini (5,6% nella prima settimana di ottobre, ma 23esimo sette giorni prima), Daniela Santanchè, Tremonti, Bertolaso e La Russa.Al settimo posto Di Pietro.Nelle prime dieci posizioni nessun esponente Pd a parte Umberto Veronesi, al centro dell’attenzione per la nuova carica a capo dell’Agenzia sul nucleare.La situazione non cambia se si studiano le “ospitate” dei talk show.Secondo i dati di Isimm Ricerche – istituto che monitora la tv per conto dell’Autorità  delle comunicazioni – il politico più gettonato dai programmi di peso è il leghista Cota.Dal primo gennaio al 30 settembre ha collezionato 8 presenze da Vespa (è il primo per inviti a Porta a Porta) e 4 a Ballarò (quinto classificato).Nel salotto di Vespa dopo Cota i più gettonati sono La Russa (7) e Di Pietro (6).All’undicesimo posto arrivano i pd Enrico Letta e Nicola Latorre (4).L’ospite preferito di Unomattina è il portavoce del premier Paolo Bonaiuti (10 presente).Più equilibrio nella scelta degli ospiti per Ballarò: conducono quelli dell’asse Pdl-Lega (21 ospitate nella top ten), ma nei primi dieci da registrare 3 a testa per Bersani, Vendola e Casini.Par condicio rispettata da Michele Santoro, che ad Annozero ha invitato 3 volte Bersani (Pd), Castelli (Lega), Di Pietro (Idv), La Russa (Pdl) e Vendola (Sel). Due volte Bocchino (Fli).”Ospitate” a parte, il politico numero uno di passaggi televisivi nei programmi Rai extra-tg resta Berlusconi (58). Seguono Gasparri (57), Di Pietro (53), Cota (51), Casini (43), Bersani, Bocchino e La Russa (38), Lupi (36).Destra su tutti anche in casa Mediaset, dove nella top 5 non si trova un invitato del centrosinistra.Eppure non fa preferenze Matrix, con Renzi (Pd) e Sgarbi primi a quota 3 inviti.Anche su La 7 ad Omnibus la scelta degli invitati è più variegata: conduce Latorre con 17 presenze. Seguono Bocchino (15), Stracquadanio (14) e Gasparri (12).

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NUOVO STATUS GIURIDICO PER I FIGLI: NATURALI O LEGITTIMI, STESSI DIRITTI

Ottobre 30th, 2010 Riccardo Fucile

VARATA LA LEGGE DELEGA CHE ELIMINA LA DISTINZIONE TRA FIGLI NATI DENTRO O FUORI IL MATRIMONIO, TUTTI AVRANNO UGUALI PREROGATIVE…MODIFICHE AL CODICE CIVILE E ANCHE SUL CONCETTO DI STATO DI ABBANDONO

Addio a figli e figliastri, almeno a livello giuridico.
Il disegno di legge delega approvato dal Consiglio dei ministri elimina la distinzione tra figli naturali e legittimi, e prevede anche l’obbligo per i genitori di ascoltare i minori prima di adottare decisioni che li riguardano.
Per i figli, oltre ai diritti, arrivano anche i doveri, come quello di mantenere i genitori in difficoltà  economica, contribuendo al reddito familiare.
“Si tratta di una svolta epocale” ha spiegato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega alle Politiche familiari, Carlo Giovanardi, illustrando i contenuti del provvedimento.
Grazie a questo testo “equilibrato”, ha aggiunto il ministro per le Pari opportunità , Mara Carfagna, “abbiamo cancellato un’odiosa e anacronistica discriminazione che andava a colpire i più piccoli, l’anello più debole di ogni famiglia”.
Il testo modifica la disciplina in materia di filiazione, con il fine di assicurare una sostanziale equiparazione dei diritti dei figli legittimi con quelli dei figli naturali.
Con una fondamentale innovazione nel Codice civile, la delega rende prossima la disciplina dello status unico di “figlio”, eliminando (anche sotto un profilo lessicale) la distinzione tra legittimo e naturale e prevedendo, laddove si renda comunque necessario indicarne l’origine, l’impiego delle definizioni di “figli nati nel matrimonio” e di “figli nati fuori dal matrimonio”, in ciò adeguandosi alla formula adottata dall’articolo 30 della Costituzione.
Giovanardi ha poi spiegato che “dovrà  essere modificato il diritto successorio, perchè l’eredità  a parità  di trattamento viene come diritto del figlio nato nel matrimonio e di quello fuori, ma tutti i figli hanno ora lo stesso status giuridico”.
Non solo: “All’interno del progetto di legge ci sono principi innovativi sulla potestà  dei genitori e sul diritto del figlio a essere ascoltato sulle scelte che riguarderanno il suo futuro.”
Nel testo originario si prevedeva il diritto di un figlio a “essere mantenuto, educato, istruito, amato e assistito moralmente dai genitori nel rispetto delle sue capacità , delle sue inclinazioni naturali e delle sue aspirazioni”. Giovanardi ha ribadito che “l’affetto verso un figlio è un’idea condivisibile, ma non è un diritto esigibile”.
Il disegno di legge inserisce anche la novità  che per lo stato abbandono non basterà  più la sola indigenza: il fatto che una famiglia sia in serie difficoltà  economiche non sarà  più sufficiente per dichiarare un figlio in stato di abbandono e, quindi, adottabile da altre coppie.
“Il parlamento dovrà  ora approvare questo ddl per poi stilare i regolamenti attuativi che daranno sostanza a quanto scritto nella norma”, ha concluso Giovanardi, sottolineando che il disegno di legge è stato predisposto da una commissione per lo studio e l’approfondimento di questioni giuridiche che riguardano la famiglia, istituita presso il dipartimento per le politiche della famiglia della presidenza del Consiglio dei ministri e presieduta dal professore Cesare Massimo Bianca, con la partecipazione di rappresentanti della Giustizia, dell’Interno e delle Pari opportunità .

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FAMIGLIA CRISTIANA ATTACCA BERLUSCONI: “E’ MALATO E NON HA PIU’ AUTOCONTROLLO”

Ottobre 30th, 2010 Riccardo Fucile

IL SETTIMANALE DEI PAOLINI: “INCORAGGIATO DA SOLDI E POTERE, ORA NESSUNO PARLI PIU’ DI COMPLOTTO”… RIFLESSI SULLA VITA NAZIONALE E SUI RAPPORTI CON L’ESTERO

È «incredibile» che il premier Silvio Berlusconi «non disponga del necessario autocontrollo», secondo “Famiglia cristiana” che, in un editoriale sul proprio sito internet, evoca, rievocando l’ex moglie Veronica Lario, «uno stato di malattia, qualcosa di incontrollabile anche perchè consentito, anzi incoraggiato, dal potere e da enormi disponibilità  di denaro».
Le rivelazioni del caso Ruby, scrive Giorgio Vecchiato sul settimanale dei paolini, creano un problema «politico», innanzitutto: «La credibilità , meglio ancora la dignità , dell`uomo che governa il Paese; i riflessi sulla vita nazionale e sui rapporti con l`estero; l`esempio che dall`alto viene trasmesso ai normali cittadini. I quali non si sognano nè trasgressioni nè festini, ma da oggi dovranno abituarsi alle variazioni pecorecce sul “bunga bunga”».
«L`altro problema, da valutare come se Berlusconi fosse un tizio qualunque, è la condizione che già  la moglie, Veronica Lario, aveva pubblicamente segnalato», prosegue il settimanale dei paolini. «Uno stato di malattia, qualcosa di incontrollabile anche perchè consentito, anzi incoraggiato, dal potere e da enormi disponibilità  di denaro».
«E` vero – scrive “Famiglia cristiana” – che in passato abbiamo avuto personaggi di primo piano che, oggi, non l`avrebbero passata liscia.
Altri tempi, però. Altro comportamento di giornali e tv. Altre cautele.
O forse allora si taceva o si sminuiva un po` per prudenza, un po` per tristezza e un po`, nessuno sghignazzi, per pietà ».
Per “Famiglia cristiana” «non assistiamo soltanto a una tegola sulla testa del Berlusconi politico, primo ministro in carica e aspirante al Quirinale. Nè stavolta si può parlare di complotto giudiziario, o tanto meno poliziesco. Semmai, fino a ieri, prevaleva la circospezione. Il fatto è che esistono testimonianze, alcune opinabili ma altre, ahimè, documentate, che creano un duplice ordine di problemi».
Il settimanale cattolico riferisce così delle «ondate di reazioni» alla vicenda della minorenne marocchina:
«C`è chi, con linguaggio sprezzante, lo esorta a dimettersi. Chi già  apertamente lo insulta nelle rubriche tv, con termini da trivio. Chi vede solo l`aspetto etico e chi tenta analisi politiche a freddo, interrogandosi sulle conseguenze. Chi tende a ingigantire e chi tenta di arginare: però nel secondo caso, vedi stampa di destra, con titoloni su tutta la prima pagina. Per una vicenda che si voleva sopire, strana tecnica. E siamo solo all`inizio. Come sa chi ha un minimo di esperienza sul gossip e le sue diramazioni – scrive “Famiglia cristiana” – aspettiamoci il peggio».

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