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FINI PREPARA IL MOMENTO DELL’ATTACCO: “HO UN COLPO SOLO, NON POSSO SBAGLIARE”

Novembre 21st, 2010 Riccardo Fucile

SI PROFILA LA SFIDUCIA, SENZA RIPENSAMENTI, I FINIANI SONO UNITI E SI GIOCHERANNO LA PARTITA DELLA VITA… SALVO CHE BERLUSCONI NON CEDA A TUTTE LE CONDIZIONI POSTE A PERUGIA: DIMISSIONI, NUOVO GOVERNO, NUOVO PROGRAMMA, ALLARGAMENTO DELL’ESECUTIVO… ARTISTI, SCRITTORI E CANTAUTORI SI SCHIERANO CON FINI….MUCCINO: “QUEST’ITALIA SMARRITA HA BISOGNO DI LEI”

«Ho un solo colpo. Non posso sbagliare». Chi ha sentito Fini in questi giorni lo ha visto determinato e consapevole del tunnel stretto che i futuristi devono attraversare prima di vedere la luce: «Dopo le ultime vicende, compresa quella della Carfagna, è chiaro che così non si può più andare avanti. Noi faremo la nostra strada ».
Si profila la sfiducia dunque, senza ripensamenti.
Un solo colpo in canna.
Occorrono nervi saldi, poca fretta, precisione.
Mentre da Lisbona Berlusconi si reimpossessa della scena e, guardandosi allo specchio, si autocelebra, gli uomini di Fini girano il Paese per costruire il nuovo partito.
E poco si preoccupano, almeno esteriormente, del suk allestito dal Pdl per guadagnare qualche numero in vista del 14 dicembre.
«E’ anche possibile che Berlusconi ottenga la fiducia in entrambe le Camere ma poi come andrà  avanti? Sarebbe una vittoria di Pirro », liquida Adolfo Urso, ex sottosegretario tornato “rivoluzionario”.
Esibizioni muscolari, come il discorso del premier di ieri, «timide aperture», come quella di Alfano sulla legge elettorale: i finiani stanno a guardare, non si impiccano ad un solo scenario.
Un Berlusconi- bis? «Nessun veto», giura Urso. Purchè il premier accetti le condizioni di Perugia: nuovo governo, nuovo programma, allargamento della maggioranza…
Pragmatici, prudenti: «Se Fini riuscisse a portare a casa una riforma di sistema, Berlusconi può stare lì ancora per un po’, tanto dopo si vota ed è fatta», dice Silvano Moffa.
La vulgata lo descrive come una cosiddetta colomba. In realtà , Moffa nasconde le unghie dietro un sorriso britannico e parla già  «di una proiezione governativa post-berlusconiana».
I futuristi hanno la loro road map e il Fini apparentemente dimesso di quel videomessaggio che invita «alla responsabilità  », non è un Lassie sulla strada di casa.
«Noi non cadiamo nelle trappole di un antiberlusconismo residuale che non avrebbe spazio politico», chiarisce Moffa.
Un solo colpo in canna, appunto, ma bisogna prendere bene la mira.
Sempre per metafora: «A poker puoi giocare benissimo ma sbagli l’ultima mossa e perdi la partita».
Il calciomercato sulla fiducia «è roba da Santanchè» — integra Flavia Perina, direttore del Secolo- La crisi del Pdl non è numerica ma politica. La Carfagna che si dimette rivela un disagio profondo, c’è un’area di rottamatori anche nel Pdl».
Un ciclo che finisce, un potere che agonizza: «Il berlusconismo è morto e non resusciterà  — scrive Filippo Rossi, direttore del periodico online di Farefuturo — qualsiasi cosa succeda nelle prossime settimane, quel che è stato non sarà  più… Si sono staccati i lustrini, si sono spente le lucine».
Va da sè che in questa situazione — dice Perina — bisogna stare attenti ad ogni mossa. Ma noi siamo adulti e vaccinati».
Non inseguono quella platea di Perugia che voleva scorresse subito il sangue, fanno quel che conta, «dal governo ci siamo dimessi o no?».
E intanto incassano il gradimento crescente verso il Capo.
Oggi il Secolo pubblicherà  le «lettere a Gianfranco ».
Artisti, scrittori, cantautori.
Per esempio, Gabriele Muccino che scrive a Fini: «Quest’Italia smarrita, involgarita, ha bisogno di lei. E non solo di lei…».
Fini, al pit stop, come l’ha definito, attende il momento di ripartire: «Ho un solo colpo. Non posso sbagliare».

Alessandra Longo
(da “la Repubblica“)

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L’INTERVISTA DI MARA CARFAGNA AL “MATTINO”: “NEL PDL ORMAI E’ UNA GUERRA PER BANDE DOVE VIGE PREPOTENZA E ARROGANZA”

Novembre 21st, 2010 Riccardo Fucile

“SULLA GESTIONE DEI RIFIUTI MI E’ STATO IMPEDITO DI DIFENDERE LA LEGALITA CONTRO GLI INTERESSI DI PARTE…”ALLE REGIONALI HO PRESO 58.000 VOTI METTENDOCI LA FACCIA, MENTRE IL PDL FINANZIAVA LA CAMPAGNA ELETTORALE DELLA MUSSOLINI”… “MI DIMETTERO’ ANCHE DA PARLAMENTARE, MA NON LASCERO’ LA POLITICA, VOGLIO LAVORARE PER NAPOLI”

“Ho scelto “Il Mattino” per spiegare le ragioni che mi hanno spinto ad assumere decisioni tanto gravi. Il mio malessere non è recente, risale a un anno e mezzo fa circa: i coordinatori del partito ricorderanno bene che più volte mi sono rivolta a loro per sistemare una situazione campana molto tesa, una guerra tra bande dove vige la prepotenza e l’arroganza. Ho inviato anche diverse lettere ai vertici nazionali, Berlusconi compreso, per segnalare che si è agito in Campania in violazione delle norme dello statuto e per escludere coloro che fanno riferimento a me, addirittura sono state cambiate le regole e modificate la date su internet”.
Inizia con questa premessa l’intervista rilasciata da Mara Carfagna a “il Mattino” di Napoli.
Alle regionali ha ottenuto un successo, 58mila voti: il partito non le è stato vicino?
Sono scesa in campo su richiesta del premier. Una sfida difficilissima in cui ho messo la faccia mentre il Pdl ha pagato i costi della campagna di Alessandra Mussolini che non ha preso neanche un terzo dei miei voti. Questo è il motivo per cui la guerra contro di me è ripresa più forte.
Le hanno detto Carfagna resta a Roma?
Ho 58mila persone che mi chiedono conto di cosa faccio per il territorio e non sono nelle condizioni di poter agire per loro. Come incidere nella procedura per realizzare i termovalorizzatori? Nell’ultima seduta del Consiglio dei ministri ho fatto presente la mia preoccupazione sullo scontro istituzionale tra Comune e Provincia di Salerno che rischia di portare alla paralisi assoluta compromettendo la realizzazione dell’impianto. Non posso permettere che una guerra di potere faccia saltare un’operazione di vitale importanza per la Campania con la conseguenza che, dopo Napoli, anche Salerno possa essere sommersa dai rifiuti. Di qui l’esigenza di affidare le procedure a un commissario nella persona del presidente della Regione, Stefano Caldoro, eletto nel Pdl e di indiscussa moralità  e onestà . Ma quando il Consiglio dei ministri ha accettato la mia proposta, Cosentino, Cesaro e altri si sono ribellati minacciando di non fare entrare i deputati campani in aula per votare la Finanziaria. Ho incontrato il collega Iapicca arrabbiato perchè non volevano farlo entrare.
C’è un gruppo di potere in grado di condizionare le scelte del governo?
Da come è andata la vicenda rifiuti, prendo atto che la mia presenza è pressochè inutile, visto che mi viene impedita la possibilità  di battermi a favore della legalità  e della realizzazione di un’opera strategica per la mia regione. Questa è la considerazione amara che mi porta all’addio.
Senza ripensamenti?
Ho deciso che il 15 dicembre, all’indomani del voto di fiducia, che non far mancare a Berlusconi, rassegnerò le mie dimissioni dal partito. Lascerò anche lo scranno di parlamentare perchè, a differenza di altri, sono disinteressata e non voglio dare adito a strumentalizzazioni. Mi dimetterò ovviamente anche da ministro visto che il mio contributo pare sia ininfluente.
Si candiderà  a sindaco di Napoli?
Mi amareggia essere richiesta dagli elettori del centrodestra ed esclusa dal mio partito. Con i vertici del Pdl non ho alcun rapporto, un corto circuito che va risolto.
Fuori dal Pdl continuerà  quindi a fare politica.
Ho una passione vera e voglio occuparmi della Campania. So che è un lavoro abnorme, non facile, ma sento il dovere di farlo nel contatto diretto con il mio territorio. Continuerò ad occuparmi di politica, ma dove e come è prematuro dirlo.
Berlusconi le ha telefonato ma non l’ha convinta?
Dovrà  farlo con atti concreti, dimostrandomi che il partito torna nella sue mani. Le dichiarazioni di Alemanno e di altri dimostrano che gli stessi coordinatori controllano il Pdl meno che mai. Poichè credo nel progetto ma il partito non è a immagine e somiglianza del premier, dovrà  convincermi che si possa costruire una forza liberale, democratica e in cui non comandano bande di potere.
Caso isolato la Campania?
Purtroppo no. I casi di Miccichè in Sicilia, Bergamini in toscana e Biancofiore in Trentino sono il segnale di un malessere ben più diffuso.
Il suo rapporto con Italo Bocchino, al di là  dei pettegolezzi, è per oggetto di attacchi politici visto che si tratta del più agguerrito anti-berlusconiano della pattuglia di Fli. Amicizia quantomeno inopportuna?
Non consento a nessuno di fare illazioni sul rapporto tra me e Bocchino. Per me l’amicizia viene prima della politica e sono libera di mantenere i rapporti che credo. Non consento neanche a Berlusconi di metterlo in discussione. Trovo di conseguenza veramente di cattivissimo gusto l’azione sistematica che quotidianamente viene svolta da personaggi del mio partito per delegittimarmi utilizzando un simile argomento. Oltretutto, se si toglie a me la libertà  di frequentare Bocchino, gran parte del partito dovrebbe chiudersi in casa.
A cominciare da Alessandra Mussolini che le ha scattato la foto in aula con il capogruppo di Fli?
Quello è stato un atto di cattivissimo gusto che non merita commenti ma che si addice alla persona che l’ha commesso. A Napoli le chiamano le vaiasse La Mussolini è colei che in campagna elettorale disegnava le corna sui miei manifesti, che ha portato i cannoli alla conferenza stampa con Alfano. In un partito serio una signora del genere sarebbe stata messa a tacere, invece mai nessuno ha avuto il coraggio di bloccarla.
Meglio transitare in Fli?
Escludo categoricamente un mio passaggio in quel partito, semmai mi interessa il progetto di Forza Sud di Miccichè e Prestigiacomo. La delegittimazione costante di Fini nei confronti del governo ha messo in ombra tutto ciò di positivo che è stato fatto. Non condivido neanche la tempistica e come si è mosso da presidente della Camera.
Veleni e inchieste giudiziarie: il Pdl campano è allora da rifare?
Rispetto il principio di innocenza fino a prova contraria, ma chi fa politica deve essere al di sopra di ogni sospetto e fare un passo indietro da incarichi di responsabilità .
Cosentino dovrebbe dimettersi?
L’ho già  detto.
L’addio di Carfagna è un ulteriore colpo al berlusconismo: si assume una grande responsabilità .
Non credo di essere un simbolo: Berlusconi ha avvicinato la politica ai cittadini stabilendo un contatto diretto con la gente. Non vedo alcun tramonto e sarebbe un male per il nostro Paese. Piuttosto è il Pdl che deve tornare ad essere a immagine e somiglianza del suo leader.
Il Cavaliere sostiene che non la fa tribolare e l’ha chiamata signora
Non l’ho sentito ma ha usato il termine giusto perchè io con lui mi sono sempre comportata da signora e continuerò a comportami da signora.

Pietro Perone
(da “il Mattino“)

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BERLUSCONISMO ADDIO, IL PAESE HA CAPITO CHE NON PUO’ AFFOGARE IN UNA MELMA BARZELLETTIERA

Novembre 21st, 2010 Riccardo Fucile

FILIPPO ROSSI SU “FAREFUTURO”: LA POLITICA DEVE METABOLIZZARE IL LUTTO…”GLI ITALIANI SONO STANCHI DI CREDERE IN UN SALVATORE DELLA PATRIA CHE VUOLE SALVARE SOLO SE STESSO”..”PER COSTRUIRE CATTEDRALI OCCORRONO SUDORE E FATICA”

Il berlusconismo è morto.
Il potere berlusconiano per come lo abbiamo conosciuto, esaltato, sopportato o subìto in questi anni non esiste più.
Qualsiasi cosa succeda nelle prossime settimane, quel che è stato non sarà  più.
È finito quell’intreccio indissolubile tra potere pubblico e privato, quella retorica semplificatoria e sciatta, quel senso d’intoccabilità  e inviolabilità  del capo supremo.
Si sono staccati i lustrini, si sono spente le lucine.
Quel che è stato non sarà  più.
Quel che sembrava dovesse durare per sempre si sta inesorabilmente sgretolando sotto i colpi del buon senso, sotto i colpi di una società  civile che sta riscoprendo il gusto della verità , di dire la verità .
Il berlusconismo è morto perchè gli italiani sono stanchi di speranze mal riposte, perchè sono stanchi di credere in un salvatore della patria che dà  la concreta impressione di voler salvare solo se stesso, di voler salvaguardare solo il suo sistema di potere.
Perchè gli italiani sono stanchi di una politica che riesce a succhiare linfa vitale solo dalla parte peggiore del paese, che riesce a esaltarne gli istinti peggiori.
Perchè sono stanchi di una politica che urla senza pensare, che scommette sull’individualismo menefreghista, sull’edonismo, sull’apparenza invece che sull’essenza.
Il berlusconismo è morto culturalmente prima che politicamente.
Giorno dopo giorno, mese dopo mese, è diventato minoranza in un paese che – anche a causa della crisi economica – ha capito che non basta l’ottimismo di maniera per far avverare i sogni; che per costruire cattedrali servono sudore e fatica; che la volgarità  non può prendere il sopravvento; che a tutto ci deve essere un limite; che la propaganda non può, non deve, scalfire i capisaldi di un laico vivere civile.
Ha capito che non tutto è perdonabile.
Che il rispetto delle istituzioni, del loro decoro, deve essere l’abc di ogni rappresentante pubblico.
Che l’Italia non può affogare in una melma barzellettiera fatta di immoralità  e superficialità .
È finita una stagione.
E ogni tentativo di resuscitare il cadavere arriva da apprendisti stregoni che sperano di dar nuova vita a un Golem che gli si scatenerà  contro.
Il berlusconismo è morto.
La politica deve solo metabolizzare il lutto.

Filippo Rossi

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SONDAGGIO COMUNALI MILANO: PISAPIA 35,1% MORATTI 24,8% ALBERTINI 19,6%

Novembre 21st, 2010 Riccardo Fucile

SENZA ALBERTINI INVECE, MORATTI AL 37,9%, PISAPIA AL 33,5%… I PARTITI: FUTURO E LIBERTA’ SFIORA IL 5%, IL PDL PERDE IL 6%, LA LEGA IL 2% E SCENDONO AL 30% E AL 12,4%… ALBERTINI FAREBBE RADDOPPIARE I CONSENSI AL TERZO POLO E POTREBBE AMBIRE AL BALLOTTAGGIO

Secondo il sondaggio Lorien, pubblicato un paio di giorni fa, i giochi alle comunali di primavera a Milano sono tutt’altro che scontati, come riportiamo nei titoli.
Letizia Moratti è fuori di sè.
Tutto s’aspettava fuorchè di trovarsi come possibile avversario Gabriele Albertini.
L’ex sindaco, oggi eurodeputato Pdl, è seriamente intenzionato a presentarsi alle prossime amministrative milanesi, forte del sostegno dei tanti delusi della gestione Moratti e di molti partiti politici.
Dall’Udc a Futuro e Libertà , dall’Api a una buona fetta del Pdl lombardo. Persino parte del Pd è pronta a sostenere, non ufficialmente, l’ex sindaco; gli orfani di un candidato moderato che proprio non riescono a ritrovarsi in Giuliano Pisapia.
Ed è corteggiato dall’area cattolica che ha in Roberto Formigoni il faro politico e nel cardinale arcivescovo Dionigi Tettamanzi, da sempre critico dell’operato della giunta Moratti, la guida.
Albertini accomuna tutti.
Gli errori del passato, dai derivati al piano parcheggi che ha trasformato parte della città  in un cantiere, sono stati già  perdonati o dimenticati.
Nei milanesi sembra essere rimasta maggiormente impressa l’immagine che lo ritrae sorridente in mutande sulla passerella di Armani, piuttosto che quella del sindaco decisionista che diserta il consiglio comunale.
Insomma incarna perfettamente il “si stava meglio prima”.
Moratti lo sa bene, per questo si è rivolta direttamente a Silvio Berlusconi affinchè convinca Albertini a cambiare idea.
Ma neppure il Cavaliere può nulla.
L’eurodeputato è sempre stato uno dei pochi a non rispondere a comando alle chiamate da Arcore.
Lo scorso luglio, quando Albertini condivise pubblicamente le critiche di Gianfranco Fini sulla mancanza di dialettica nel Pdl, il presidente del Consiglio gli telefonò. “Silvio queste cose sono vere”, rispose. “Vieni ad Arcore che ne parliamo con calma”.
E lui: “Sto preparando le valigie, domani vado in vacanza; risentiamoci a settembre”, tagliò corto.
L’uomo è così, tende a smarcarsi.
E’ Casini ad aver “costruito”, insieme a Massimo Cacciari, la candidatura di Albertini. Da aprile stanno lavorando al “progetto Milano”. Poi si è aggiunto Fli.
Il diretto interessato ha inizialmente negato, pur cominciando ad attaccare Moratti. “Città  malata, curiamola o muore”, disse in un’intervista a luglio, aggiungendo “sbaglia chi parla di una mia lista civica”.
Ora che Pisapia ha vinto, Albertini può puntare allo scontro diretto con Moratti al ballottaggio.
Il terzo polo dunque sembra prendere corpo a Milano.
Attorno ad Albertini, candidato più che mai trasversale.

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LA LEGGE SVUOTACARCERI APPROVATA IN SENATO: SETTEMILA DETENUTI AI DOMICILIARI

Novembre 21st, 2010 Riccardo Fucile

DETENZIONE A CASA PER CHI DEVE SCONTARE CONDANNE INFERIORI A UN ANNO…SONO ESCLUSI I DELINQUENTI ABITUALI, PROFESSIONALI O PER TENDENZA… DECIDE IL PM, CONTROLLA IL GIUDICE DI SORVEGLIANZA… ENTRO IL 2013 USCIRANNO CIRCA 7.000 DETENUTI: UN PALLIATIVO PER RIDURRE IL SOVRAFFOLLAMENTO DELLE CARCERI

Per tamponare la situazione esplosiva del superaffollamento nelle carceri italiane, sempre in attesa di un piano straordinario penitenziario, il Senato ha approvato in via definitiva un provvedimento che consente la detenzione domiciliare per chi deve scontare condanne inferiori a un anno.
Ne beneficeranno, entro il 31 dicembre 2013, oltre a chi ha condanne molti lievi anche quei detenuti che stanno per completare il periodo di detenzione e vedono avvicinarsi il sospirato momento della fine pena.
Si calcola che il ddl dovrebbe interessare almeno 7 mila detenuti e consente (in teoria)   l’ assunzione di circa 2000 agenti penitenziari per sopperire alle carenze di organico.
Abitazione dove scontare la pena: la pena detentiva è eseguita presso l’abitazione del condannato o altro luogo pubblico o privato di cura, assistenza e accoglienza che può definirsi un domicilio.
A chi non è applicabile: ai detenuti considerati «delinquenti abituali, professionali o per tendenza»; ai detenuti che sono sottoposti al regime di sorveglianza particolare; quando vi è la concreta possibilità  che il condannato possa darsi alla fuga o quando sussistono specifiche e motivate ragioni per ritenere che il condannato possa commettere altri delitti oppure quando non sussiste «l’idoneità  e l’effettività  del domicilio anche in funzione delle esigenze di tutela delle persone offese dal reato».
Decide il pm, controlla il gudice di sorveglianza: spetta al pubblico ministero la trasmissione al giudice di sorveglianza della richiesta di sospensione della reclusione corredata da un verbale di accertamento della idoneità  del domicilio.
Il magistrato di sorveglianza dispone l’esecuzione domiciliare degli ultimi 12 mesi di pena o di assegnazione a centri di recupero, presso una struttura pubblica o privata accreditata, in caso di condannati tossicodipendenti.
Inasprimento pene se si evade da casa: in caso di evasione dai domiciliari la pena che era prevista dal codice penale da 6 mesi fino a tre anni passa da uno fino a cinque anni.
Si prevede un adeguamento dell’ organico del Corpo di polizia penitenziaria di circa 2000 unità  per fronteggiare la situazione emergenziale in atto.
Ammesso che si trovino i soldi per pagarli.

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