Novembre 27th, 2010 Riccardo Fucile
NELL’INTERVISTA AL “FATTO QUOTIDIANO” IL FISICO ITALIANO DI FAMA INTERNAZIONALE DEFINISCE LA RIFORMA “UN BEL DISASTRO”… LA VALUTAZIONE DEGLI ATENEI, I BILANCI, LA SPERIMENTAZIONE, L’EMENDAMENTO CANCELLATO SUI RICERCATORI…. L’INVADENZA DELLA POLITICA E IL RUOLO DEL PRIVATO
“Questa riforma è un bel disastro”. E se a dirlo è Giorgio Parisi, uno dei più autorevoli fisici viventi, padre della “teoria del caos”, c’è di che preoccuparsi. Sessantadue anni, professore all’Università La Sapienza di Roma, la scorsa settimana ha ricevuto la medaglia Max Planck per i suoi studi, riconoscimento ricevuto nella storia da scienziati del calibro di Albert Einstein ed Enrico Fermi.
In Italia potremmo non avere più un Giorgio Parisi.
Perchè gli studenti migliori ormai portano il loro cervello all’estero, e non riescono a rientrare nel sistema universitario.
Che con questa legge non cambierà in meglio.
Professore, l’Italia ha bisogno di una riforma dell’Università . Perchè non questa?
à‰ vero, c’è una grande necessità di cambiamento. Ma nella direzione contraria a quella in cui va questa legge.
Cioè?
La prima cosa da fare è valutare gli atenei. Noi conosciamo la situazione a macchia di leopardo, alcune eccellenze, altre situazioni dissestate. Ma non abbiamo un quadro globale.
Eppure la Gelmini dice che la riforma premia il merito.
Veramente l’Anvur (l’Agenzia nazionale per la valutazione universitaria, ndr) varata dal governo Prodi non è ancora in funzione. E poi nella prima stesura del provvedimento ho letto 23 volte le parole “ministero dell’Economia”. Ma che c’entra?
È un modo per chiarire chi comanda?
Gli dà un peso troppo alto. Addirittura la riforma dice che chi non è in regola col bilancio non può fare sperimentazione. Ma che significa? Semmai deve avere meno soldi, ma è proprio con la sperimentazione che si possono ottenere risultati, e far abbassare il deficit. Hanno sbagliato tutto.
Cos’altro?
C’è un emendamento, per esempio, in cui si dice che le medaglie olimpiche possono valere come esami in determinate facoltà . Ma perchè una legge che contiene principi generali deve per forza accontentare tutte le volontà personali? Gli istituti superiori di educazione fisica valuteranno da soli quanto valgono le medaglie e se vogliono pure gli scudetti. Non sono queste le riforme che servono. Ma danno l’idea di come questo governo vuole fare le leggi.
Quindi condivide la protesta dei ricercatori?
Reputo la protesta giustissima. La legge è fatta sulla loro pelle e su quella di chi è andato all’estero. In solidarietà con loro, lunedì farò una lezione sul tetto della facoltà di Fisica alla Sapienza.
Poi c’è la questione precari. Lei è favorevole o contrario alla cancellazione della terza fascia docente e i contratti a tempo determinato per i ricercatori?
In linea di principio non era sbagliato. Ti assicuro un contratto di 6 anni, nel frattempo accantono i soldi per assumerti e se la valutazione finale che otterrai sarà positiva puoi entrare nell’Università . Altra cosa è farti lavorare 6 anni, con un contratto che costa meno, sapendo già che non ci saranno i soldi per assumerti.
Infatti l’emendamento che prevedeva l’accantonamento è stato cancellato . Sapere che se hai fatto bene verrai premiato non è un problema. La precarietà lo è.
C’è molta differenza di considerazione tra i giovani fisici di via Panisperna e gli studenti di oggi. I ragazzi che incontra sono preoccupati?
L’altro giorno uno di loro, che si è laureato con me, ha detto di non aver intenzione di fare il dottorato perchè in Italia non è riconosciuto e perderebbe solo 3 anni senza avere sbocchi.
Il rischio è quello che resti solo chi se lo può permettere?
Ci sarà una fortissima selezione sul censo.
Quanti studenti e scienziati eccellenti si perderanno in questo modo?
Non mi preoccupano gli eccellenti, loro se la caveranno, sicuramente andando all’estero. Mi preoccupano tutti coloro che hanno grandi capacità e che altrove farebbero ricerca ma che nel nostro paese saranno fatti fuori. Se ci sarà un Mozart emergerà , ma non potrà più suonare perchè gli mancheranno gli orchestrali.
Qual’è la conseguenza peggiore della riforma?
L’ingresso nei Consigli d’amministrazione di persone esterne. Se non si capisce chi sono la procedura può diventare un disastro. Le Asl lo sono perchè nei loro Cda è entrata la politica.
Ha maggior timore delle conseguenze dell’ingresso della politica nei cda o dei privati che possono indirizzare la ricerca?
I privati possono mettere i ricercatori a servizio della produzione, e a rimetterci sarebbe la ricerca di base, quella che permette i veri progressi nel lungo periodo. Ma la spartizione politica è quella che temo di più.
Caterina Perniconi
(da “il Fatto Quotidiano“)
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Novembre 27th, 2010 Riccardo Fucile
IL CONSULENTE COLA E GLI APPALTI: “ME DOVEVANO PAGA'”… FATTURE PER OPERAZIONI INESISTENTI E COMMESSE GONFIATE, APPALTI ENAV AFFIDATI ALLA SELEX E POI GIRATI A TECHNOSKY PER FAR LIEVITARE I COSTI E COSTITUIRE UNA RISERVA FONDI… SPARTIZIONI DEI SUBAPPALTI, VIOLAZIONI FISCALI, UNA CATENA DI ATTI ILLECITI EMERGEREBBERO DALLE PRIME INDAGINI
«Se le ditte volevano lavorare me dovevano paga’. E pure gli altri». 
È in questa frase pronunciata davanti ai magistrati da Lorenzo Cola, consulente di Finmeccanica, l’essenza del sistema messo in piedi per la spartizione degli appalti.
E per l’accantonamento di fondi occulti che sarebbero serviti a versare tangenti a manager e politici.
I provvedimenti eseguiti all’alba di ieri dalla Guardia di finanza e dai carabinieri del Ros svelano come siano state proprio le sue dichiarazioni e quelle del commercialista Marco Iannilli a rivelare il percorso dei soldi, le fatture per operazioni inesistenti, le commesse «gonfiate».
Il meccanismo – così come è stato ricostruito nelle indagini – prevedeva che gli appalti di Enav venissero affidati alla Selex Sistemi Integrati, azienda controllata da Finmeccanica e amministrata dall’ingegner Marina Grossi, moglie del presidente della holding di Pier Francesco Guarguaglini.
A sua volta Selex li girava a Techno Sky, che invece è controllata da Enav. Un doppio passaggio che, dice l’accusa, serviva appunto a far lievitare i costi e così avere una riserva finanziaria extrabilancio.
Ma anche a spartirsi i subappalti che venivano affidati a imprese indicate dagli stessi alti funzionari.
«Segnalazioni» che venivano poi lautamente ricompensate.
Marina Grossi è accusata di «corruzione in relazione agli affidamenti dei lavori Enav poi conferiti alla Print System e alla Arc Trade», la società riconducibile a Iannilli, che «ha acquistato un sistema lidar doppler inserito nel programma italiano per il monitoraggio del Wind Shear gestito da Enav, per installarlo nell’aeroporto di Palermo».
Ma all’amministratore di Selex vengono contestate anche violazioni fiscali.
In particolare, così come scritto nel capo di imputazione «in accordo con Lorenzo Cola, con il condirettore generale Letizia Colucci e con il direttore responsabile Manlio Fiore, emetteva fatture relative a operazioni in tutto o in parte inesistenti per un valore non inferiore ai dieci milioni di euro nel 2009, al fine di consentire a Enav l’evasione delle imposte dirette e indirette; avvalendosi di fatture relative ad operazioni in tutto o in parte inesistenti, indicava nelle dichiarazioni dei redditi presentate per conto di Selex in relazione agli anni 2008 e 2009, elementi passivi fittizi».
Agli investigatori è stato chiesto di sequestrare la documentazione relativa agli appalti proprio per verificare «l’assenza di gare nelle prassi di assegnazione dei lavori e delle opere, in violazione della legge del 2006».
È stato Cola a parlarne, raccontando come durante alcuni consigli di amministrazione dell’Enav alcuni componenti abbiano chiesto di verbalizzare la propria opposizione.
Una circostanza «confermata dalla presentazione spontanea di Guido Pugliesi», l’amministratore di Enav anche lui indagato per corruzione e violazioni fiscali.
Oltre a Pugliesi, tra gli inquisiti c’è il presidente dell’Ente di assistenza al volo Luigi Martini che risponde soltanto di concorso nelle violazioni fiscali. Entrambi, «nelle dichiarazioni del 2009 indicavano elementi passivi fittizi, al fine di consentire l’evasione di imposte dirette e indirette di Enav».
Proprio per questo motivo il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo e i sostituti Paolo Ielo e Rodolfo Sabelli hanno chiesto l’acquisizione «della documentazione extracontabile eventualmente rinvenibile presso gli uffici amministrativi idonea a evidenziare rapporti tra il personale Enav e personale delle società Print System e Arc Trade, ma anche le agende, le rubriche, i documenti informativi o cartacei per verificare l’esistenza e la natura di questi rapporti».
Un accertamento che sarà effettuato esaminando pure «la registrazione degli ingressi a partire dal 1 settembre 2010 in Selex e in Enav».
Controlli che serviranno da riscontro a quanto Cola ha raccontato circa le sue visite e quelle di altri manager negli uffici delle due aziende.
Il consulente ha parlato ampiamente del trasferimento di capitali e non a caso nel provvedimento di sequestro si dispone di acquisire «la documentazione che attesti l’esistenza di relazioni bancarie in Italia e all’estero su cui è possibile, in relazione agli indagati di corruzione, siano pervenuti flussi finanziari come corrispettivo degli atti contrari ai doveri d’ufficio».
Linguaggio burocratico che in realtà si riferisce alle «mazzette» che i manager avrebbero ricevuto in cambio della concessione degli appalti.
Proprio in questo quadro vengono inserite le quattro società «riferibili alle attività di Lorenzo Borgogni», il capo delle relazioni esterne di Finmeccanica, che si sono aggiudicate lavori.
Si tratta della Renco Spa, la Simav – sistemi di manutenzione avanzati Spa, la Aicom, la Chorus Services e Architecture.
Secondo i magistrati Borgogni avrebbe ottenuto circa 300 mila euro in contanti e altre utilità proprio per averle agevolate nell’aggiudicazione delle commesse.
Ad assegnarle era la Selex e adesso dovranno essere analizzati i documenti relativi ad ogni gara proprio per quantificare l’accantonamento dei fondi extrabilancio.
Nel corso dei loro interrogatori prima Iannilli e poi Cola hanno affermato come il sistema per l’erogazione di soldi ai consulenti non prevedesse una percentuale fissa su ogni appalto, ma una sorta di pagamento periodico che poteva avvenire ogni sei mesi o addirittura un anno.
Una somma complessiva versata a titolo di ricompensa per aver indicato alle capofila le società alle quali affidare i subappalti.
Una traccia di questi affari illeciti potrebbe essere contenuta in alcuni atti interni.
Non a caso i pubblici ministeri hanno acquisito la documentazione relativa a «inchieste interne e audit in ordine alla regolarità dell’assegnazione dei lavori, nonchè copia dell’organigramma e delle relative modifiche dei dirigenti di Enav e Selex negli ultimi cinque anni, per la ricostruzione dei singoli procedimenti».
Nello scorso luglio i vertici dell’Ente di assistenza al volo, al termine di un audit, decisero di sostituire il consiglio di amministrazione e il management di Techno Sky contestando «irregolarità gestionali e procedurali».
L’analisi di queste carte potrebbe dunque fornire ulteriori elementi per comprendere i ruoli avuti dai manager ed eventuali altri illeciti commessi da chi è stato poi costretto a lasciare le aziende.
Fiorenza Sarzanini
(da “il Corriere della Sera“)
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Novembre 27th, 2010 Riccardo Fucile
LA CRISI SI FA SENTIRE IN TANTE FAMIGLIE: PASSA DAL 19,7% AL 23,8% LA PERCENTUALE DI ITALIANI CHE NON ACQUISTERA’ DONI…IN AUMENTO LIBRI, VINO E LINGERIE, CALANO CAPI DI ABBIGLIAMENTO E VIAGGI
Un italiano su quattro non acquisterà neppure un regalo di Natale.
La previsione della Cgia di Mestre si basa su un’indagine svolta da Panel Data su un campione di 900 italiani ai quali è stato chiesto quali saranno i doni che compreranno nei prossimi giorni con la tredicesima.
“E’ in crescita il numero di persone che quest’anno, a fronte della crisi economica che continua a preoccupare gli italiani, non farà nessun regalo di Natale – commenta il segretario della Cgia di Mestre, Giuseppe Bortolussi – Se nel 2009 questa percentuale riguardava il 19,7%, quest’anno raggiungerà il 23,8%. Insomma, quasi un italiano su quattro risparmierà qualcosa non acquistando nessun regalo. Un dato che, comunque, potrebbe essere più contenuto quando si farà il bilancio dopo le feste. Infatti, come succede spesso, anche chi un mese prima non ha intenzione di farne, cede a qualche piccolo acquisto proprio nelle ultimissime ore prima del 25 dicembre”.
Secondo l’associazione, rispetto agli anni passati gli italiani riceveranno in dono più libri, più bottiglie di vino e più lingerie.
In forte discesa, invece, l’acquisto dei capi di vestiario (che comunque resta la scelta preferita), le calzature, i viaggi e le vacanze.
“Insomma – spiega la Cgia – la crisi continua a farsi sentire e, probabilmente, i regali che riceveremo, almeno da un punto di vista economico, rischiano di essere meno impegnativi di quelli ricevuti l’anno scorso”.
Analizzando più da vicino i risultati, sottolineano dalla Cgia, il dono natalizio più diffuso saranno i capi di abbigliamento (61,5%), seguitidall’enogastronomico (60,1%) e dai libri (57,4%).
Seguono i prodotti tecnologici con il 32,80% delle preferenze, i giocattoli e l’arredo-casa con il 32,80%.
Chiudono la classifica i viaggi, i weekend e le vacanze con l’8,10%.
I ricercatori mestrini sottolineano che la somma delle percentuali riferite alle principali tipologie di regali non dà come risultato 100, poichè gli intervistati avevano la possibilità di scegliere più risposte diverse.
Nel confronto con il 2009 l’incremento più consistente lo registrano i libri (+6,4%), l’enogastronomia (+5,8% con una punta del +2,8% per i vini).
Stabili i prodotti tecnologici (+0,8%), i giocattoli e l’arredo casa (+0,8%).
“In forte contrazione, a conferma di una ridotta capacità di spesa e della necessità di destinare le risorse a consumi più utili, la percentuale di italiani che regaleranno, o si regaleranno, un viaggio o qualche giorno di vacanza (-2,7%)”.
Infine, pur essendo una tradizione sempre molto sentita, i capi di abbigliamento registreranno una riduzione del 5,6% (con una punta negativa del -4,3% delle calzature, anche se l’intimo registrerà , invece, un aumento del +3,6%).
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Novembre 27th, 2010 Riccardo Fucile
IL FILM DELLA BONEV, AMICA DI BERLUSCONI, LA TRASFERTA A VENEZIA E “L’IMPEGNO” DI BONDI…IL GOVERNO BULGARO INCHIODA IL MINISTRO ALLA CULTURA ITALIANO…LA LETTERA UFFICIALE DEL MINISTRO BULGARO SMENTISCE BONDI
In questa storia c’è del marcio, ma la Danimarca è lontana. 
Bugie ripetute che stanno spingendo Italia e Bulgaria sul crinale della crisi diplomatica.
La vicenda del premio fasullo inventato ad agosto per blandire Dragomira “Michelle” Bonev al Festival di Venezia regala una novità al giorno.
Ieri mattina, l’ex pittore e ministro della Cultura, Vlady Rashidov, si è presentato in diretta telefonica sulle frequenze della televisione locale BTV per affrescare un quadro ostile alla versione italiana dei fatti.
“Il nostro viaggio al Lido? Il contribuente bulgaro non ha versato un euro. Ho un invito ufficiale del ministro Sandro Bondi e l’ufficio Esteri del nostro ministero, al tempo, mi fece sapere che eravamo invitati alla Biennale con tutta la troupe di Goodbye Mama a loro spese perchè avevamo vinto un premio”.
E poi, tra momenti di involontaria comicità : “Quando vado a cena da qualcuno, non chiedo lo scontrino del supermercato, ringrazio per l’ospitalità e saluto” e passaggi rivelatori: “Gli italiani si rifiutano di confermare che hanno pagato loro per la crisi economica e gli scandali che investono il governo di Roma”, il colpo di teatro di Rashidov.
Una lettera protocollata del primo ministro bulgaro Borissov datata 30 agosto, che il Fatto è in grado di produrre. Sul documento ufficiale del premier di Sofia, l’autorizzazione al viaggio italiano è subordinata alla spesa da affrontare.
Trattandosi di centinaia di migliaia di euro (la comitiva di 32 persone, dopo aver viaggiato su un charter affittato in Germania dalla compagnia Private wings flugcharter GmnH, era ospitata tra il Cipriani e altri alberghi di extralusso), la missiva protocollata di Borisov lascia sul foglio parole inequivocabili: “La tratta si deve svolgere in aereo: Sofia-Venezia-Sofia, i fondi per l’assicurazione medica e la diaria per 4 giorni devono essere addebitati sul budget del ministero della Cultura bulgaro. Viaggio e alloggio, al contrario, saranno coperti da chi ci riceverà ”. Gli italiani.
Bondi, pesantemente tirato in ballo dall’omologo Rashidov anche sul versante economico dell’opera “questo film è una co-produzione tra il ministero della Cultura italiano e quello bulgaro” (particolare che l’ex sindaco Pci di Fivizzano ha sempre bollato come falso, ndr) – nega ogni coinvolgimento: “La Direzione generale per il Cinema del Mibac chiarisce definitivamente che in relazione alla presentazione del film Good bye Mama alla Mostra veneziana, nessuna spesa è stata sostenuta nè per il viaggio nè tantomeno per l’ospitalità della delegazione bulgara, eventualità peraltro non prevista dalla vigente normativa per i finanziamenti al cinema”.
Il ministero nello scandalo per le vicende Indaco (marito e figlio della compagna di Bondi, la deputata Manuela Repetti del Pdl, beneficiati a vario titolo dal suo-dicastero) e per l’invenzione a latere di un premio vero “Action for women”, di una patacca avente il solo scopo di compiacere una cara amica di Berlusconi (la spinta che portò Bondi a mobilitare il ministero in pieno agosto per l’ordine della falsa targa da consegnarle in laguna), e che indusse Galan, sul red carpet, il 3 settembre, a dire “Berlusconi mi ha pregato di portare personalmente i saluti a Michelle Bonev e lo farò con tutto l’entusiasmo di cui sono capace”, sostiene che alla propria verità non ci sia “nessuna possibilità di smentita”.
La ricostruzione di Bondi confligge con quella dettagliata di Rashidov e con i documenti ufficiali di Sofia.
La Biennale sostiene di non aver pagato nulla.
Se la cattiveria spinge a pensieri malvagi, leggi un intervento del presidente del Consiglio, è la voce di Paolo Bonaiuti nel tardo pomeriggio a smentire. Una prima telefonata interlocutoria: “Non ne so niente, verifico e le faccio sapere”, una seconda più netta: “Dopo un controllo rapido, non risultano direttamente spese di nessun genere per il film in questione”.
Qualcuno mente.
E non si spiega – se davvero avesse pagato direttamente Michelle-Dragomira, il suo fidanzato italiano o un soggetto terzo – perchè Rashidov e Borisov avrebbero dovuto coinvolgere un esecutivo straniero con cui la Bulgaria intrattiene ottimi rapporti.
Fu Berlusconi a introdurre Borisov alla prima riunione del Consiglio d’Europa lo scorso anno, e sempre lui a consigliare all’ex bodyguard dell’ultimo leader comunista bulgaro e poi del Re, di lavorare sullo statuto del Ppe per consentire alla sua formazione di centrodestra di crescere in vista dell’ingresso al Schengen.
Meno di un mese fa, Borissov era in Italia, a Pescara per una partita di beneficenza.
Sbarcati in 46 (a spese questa volta della Unicredit di Sofia) i bulgari si sono trattenuti a cena e all’improvviso – tra militari in alta uniforme e parlamentari italiani e balcanici delle più diverse estrazioni – a tavola è apparsa Michelle Bonev accompagnata da un’altra vecchia conoscenza di B., Dorina Pavlova, vedova del finanziere Iliya Pavlov (ucciso da un sicario nel 2003), ex fotomodella ed erede di un impero sterminato, poi in parte liquidato.
La Pavlova, che ama trascorrere l’estate a Porto Rotondo, avrebbe detto che vista la sua forzata assenza, il premier l’aveva pregata di presenziare.
In questa sciarada senza soluzioni in cui tutti smentiscono tutti, forse è utile tornare a Rashidov e alle sue parole alla BTV: “Ho avuto un invito personale da Bondi.
Il Ministero della Cultura bulgaro ha comunicato esclusivamente con il Ministero della Cultura Italiano e con nessun’altro.
Da Roma mi chiesero se a Venezia era possibile avere gli attori di GoodBye Mama.
‘Siamo in crisi’, risposi, ‘posso portare al massimo un’attrice e un operatore. La trasferta veneziana è un’operazione costosissima e non posso prendere soldi dal contribuente bulgaro per un aereo enorme, affittato per trasportare 30 persone a Venezia’.
In loco ho avuto incontri ufficiali con Mara Carfagna e il vice-ministro Galan, che si è scusato per la mancanza di Sandro Bondi.
Con loro ho discusso della creazione di un centro culturale bulgaro a Roma e la futura partecipazione di pittori bulgari alla più prestigiosa Biennale d’arte Contemporanea del mondo, quella di Venezia.
Non partecipiamo da 20 anni, la quota d’accesso è di 200.000 euro e lo stato bulgaro, non dispone con questi fondi”.
Qualcuno racconta il falso e questo, è l’ennesimo brutto film.
Malcom Pagani
(da “il Fatto Quotidiano“)
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Novembre 27th, 2010 Riccardo Fucile
SECONDO IL GOVERNO C’E’ CHI TRAMA CONTRO L’ITALIA: I RIFIUTI A NAPOLI, LE MACERIE DI POMPEI, GLI AVVISI DI GARANZIA PER IL CASO FINMECCANICA, LE RIVELAZIONI DI WIKILEAKS SAREBBERO IL FRUTTO DI UNA CONGIURA INTERNAZIONALE CONTRO IL NOSTRO PAESE… IN REALTA’ O QUALCUNO HA BEVUTO TROPPO O IL GOVERNO USA ARGOMENTI PER DISTRARRE L’OPINIONE PUBBLICA DAI PROPRI FALLIMENTI
Complotto contro l’Italia.
In un pirotecnico gioco di specchi, si potrebbe capovolgere così il titolo del magnifico romanzo di Philip Roth, dove la dura e rancorosa America di Lindbergh si chiude in se stessa per non vedere i suoi guai, e addita il mondo come nemico.
Oggi Silvio Berlusconi e il suo governo fanno la stessa cosa.
Per non vedere quanto è già sotto gli occhi di tutti, dal disastro dei rifiuti al crollo di Pompei, dalle inchieste della magistratura su Finmeccanica ai file segreti di Wikileaks, il nostro Consiglio dei ministri si riunisce come fosse un gabinetto di guerra, e alla fine stila il suo comunicato farneticante, dove si rievoca una “Cosa” pericolosa e informe che somiglia tanto alla cara, vecchia congiura giudo-pluto-massonica.
“C’è una strategia per colpire l’Italia e la sua immagine internazionale”, scandisce il nostro ministro degli Esteri, ripreso in un comunicato ufficiale di Palazzo Chigi.
Una “strategia” nella quale si mescola tutto, per confondere tutti.
La monnezza di Napoli e le macerie della Domus dei gladiatori, gli avvisi di garanzia sul caso Enav-Selex e le “rivelazioni imbarazzanti” sui rapporti Italia-Usa che il terribile e temibile Assange sta per diffondere in rete.
Un’enormità , sul piano politico e diplomatico: il governo italiano spara in alto, e nel mucchio, senza dire chi, dove, come, quando, perchè.
Poco più tardi, forse consapevole della sparata, lo stesso capo della Farnesina si corregge, con una prosa avventurosa: “Non c’è nessun complotto contro di noi, ma elementi preoccupanti che sono la combinazione di informazioni inesatte, di enfatizzazioni mediatiche, di fattori negativi per l’Italia”.
Salvo poi aggiungere, con involontaria comicità , che “non c’è un unico burattinaio, ma una combinazione il cui risultato è dannoso per la nostra immagine”.
Riepilogando.
C’è una strategia internazionale contro l’Italia e contro il suo governo.
Magari nasce in America, va a sapere, e poi dilaga in Europa. E non c’è una sola “centrale”, al lavoro contro il Belpaese. forse ce n’è più d’una.
È grottesco che si possa anche solo immaginare uno scenario da Spectre globale, soprattutto se rapportato alla nostra sostanziale irrilevanza nello scenario internazionale.
Possibile che il Cavaliere e i suoi accoliti non dubitino che di “centrale” anti-italiana non ce n’è proprio nessuna?
Possibile che non abbiano il ragionevole dubbio che l’unica “centrale” che, in questo momento, sta arrecando veri danni all’immagine e alla credibilità dell’Italia è proprio l’istituzione che la governa?
È colpa delle cancellerie europee se la Campania è invasa dai rifiuti come due anni fa?
È colpa di Obama se l’inchiesta su Finmeccanica porta ad avvisi di garanzia che colpiscono al cuore la nostra industria della Difesa, strategica per il Paese?
È vero che ogni tramonto di un’illusione (è tale è il rovinoso declino del berlusconismo) contiene in sè elementi teatrali, oltre che tragici.
Ma qui stiamo davvero esagerando. Manca solo l’attacco frontale alla Perfida Albione, da un balcone di Palazzo Grazioli.
Poi la farsa sarà davvero completa.
Massimo Giannini
( da “la Repubblica”)
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Novembre 27th, 2010 Riccardo Fucile
OLTRE ALLA LISTA DI PRESUNTE COSE FATTE (DA ALTRI), IL MINISTRO MARONI DIMENTICA SEMPRE DI RICORDARE CIO’ CHE NON HA FATTO E AVREBBE DOVUTO INVECE FARE, ESSENDO UN SUO COMPITO… GLIENE RICORDIAMO ALCUNE A PERENNE MEMORIA
Le anomalie nel comune di Fondi (Latina)
Il comune di Fondi, uno dei primi misteri del ministro della legalità e delle polizie ma non più dei servizi segreti.
Tra il 2008e il 2009l a Direzione investigativa antimafia aveva arrestato e indagato due clan di ‘ndrangheta e camorra con l’accusa di essersi infiltrati nel tessuto economico e politico della cittadina del basso Lazio e di condizionare il Mof, uno più grossi mercati ortofrutticoli del Mediterraneo.
Fu avviata la commissione di accesso e il prefetto di Latina, in due riprese, scrisse e motivò la necessità di sciogliere quel comune.
In un primo momento anche Maroni sembrava d’accordo.
Poi, improvvisamente, a cavallo di Ferragosto 2009 la retromarcia: il comune di Fondi non sarà sciolto.
Il risultato è che è diventato sindaco uno degli amministratori indagati nelle inchieste dell’antimafia.
L’autoriciclaggio non è punito
Nel Piano straordinario dell’antimafia, la cui lucida brochure il ministro porta sempre con sè nei salotti tv, è una somma di norme la maggior parte delle quali proposte dalle opposizioni.
E fin qui niente da dire, basterebbe ricordarlo.
Il punto è che in quel pacchetto manca la norma più importante sempre ostacolata da Maroni e dal governo: non è punito l’autoriciclaggio.
Il risultato è che il boss indagato per narcotraffico può tranquillamente e in prima persona riciclare i soldi guadagnati in modo illecito.
Lo scudo fiscale e i soldi sporchi
Il ministro Maroni ha fortissimamente voluto e votato lo scudo fiscale.
Ha permesso che tornassero in Italia in modo lecito e del tutto ripuliti qualcosa come 105 miliardi di euro illecitamente esportati.
Il taglio dei fondi alle forze dell’ordine
Polizia e carabinieri stanno ottenendo risultati straordinari, sono loro e la magistratura che fanno le indagini ed eseguono gli arresti.
Il tutto nonostante il taglio di oltre tre miliardi di euro nel biennio 2009-2010 che significa, ad esempio, volanti senza benzina, agenti delle squadre mobili costretti a lavorare in uffici senza riscaldamento o carta igienica e straordinari mai pagati. Maroni ha sempre sventolato il miraggio del Fug, il Fondo unico della giustizia dove finiscono i beni confiscati alle mafie e poi ridistribuiti alle forze dell’ordine per compensare i tagli in finanziaria.
Bene: finora non s’è visto un euro.
Lo stesso ministro ha ammesso di recente che “solo nel 2011 saranno distribuiti 79 milioni di euro”. Rispetto ai due miliardi tagliati…
La sanatoria per gli immigrati
La sanatoria per gli immigrati ha lasciato fuori gli onesti, chi magari ha avuto un contratto di lavoro per anni ma in quel mese, al momento del rinnovo, non più.
E estromette dall’Italia a 18 anni gli immigrati figli di genitori senza la carta di soggiorno che vale dieci anni. Si tratta di migliaia e migliaia di persone per bene. Il delinquente resta e ha trovato il modo di comprare un permesso falso.
Su Ruby, nessuna critica alla Questura
Il ministro Maroni ha ammesso, davanti a Camera e Senato, le interferenze e le bugie del Presidente del Consiglio sui vertici della questura di Milano per il caso Ruby. Ma non le ha mai criticate.
Gli accessi per i comuni infiltrati
In Lombardia ci sono otto comuni, due amministrazioni provinciali e la Regione coinvolte in indagini dell’antimafia.
Sono almeno quindici gli amministratori i cui nomi figurano agli atti delle inchieste sugli affari della ‘ndrangheta al nord, quattro sono leghisti, gli altri Pdl.
Perchè il ministro non avvia gli Accessi in quelle amministrazioni per valutare il rischio di infiltrazioni mafiose?
Zitto sullo scontro a fuoco dei libici
Il ministro Maroni non ha diffidato la Libia di Gheddafi dopo che la motovedetta libica ha sparato contro un nostro peschereccio.
Ci facciamo sparare addosso e stiamo zitti.
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Novembre 27th, 2010 Riccardo Fucile
FINI, INVECE CHE USARE L’AUTO BLU CUI AVREBBE DIRITTO, PREFERISCE UTILIZZARE L’AUTO DI PROPRIETA’ DI AN, D’INTESA CON IL COMITATO DI GESTIONE…I KILLER DE IL GIORNALE SOLLEVANO LA SOLITA POLEMICA MA SI FANNO AUTOGOL: FINI RINUNCIA ALL’AUTO, COSI’ ORA GRAVERA’ SUI CONTRIBUENTI… MA GI EX AN ORA RECLAMANO GIUSTAMENTE IL PAGAMENTO DELL’AFFITTO DELLE SEDI CHE IL PDL OCCUPA SENZA VERSARE UN EURO DA ANNI: SONO CLANDESTINI O OCCUPANTI ABUSIVI?
“Gianfranco Fini restituisce l’auto del partito che aveva in uso al posto dell’auto blu, ma ora il Pdl paghi l’affitto degli immobili che erano di An e che ha finora utilizzato gratuitamente”:
Donato Lamorte, presidente del Comitato dei garanti di Alleanza nazionale, interviene per «bloccare» una nuova campagna stampa contro il leader di Fli sull’utilizzo della «auto blu» da parte del presidente della Camera.
«I solerti segugi del Giornale, di proprietà della famiglia Berlusconi, non ce ne vogliano – afferma Lamorte – se roviniamo il presunto scoop scandalistico cui si stanno da qualche tempo dedicando. L’autovettura di servizio utilizzata dal presidente Gianfranco Fini non è di proprietà della Camera dei deputati bensì di An, e al riguardo il Comitato di gestione dei beni del partito non ha avuto fino ad oggi alcunchè da obiettare».
«Così come – sottolinea – non risulta abbia mosso alcun rilievo circa il fatto che numerose proprietà immobiliari di An siano utilizzate dal Pdl senza versare alcun canone di affitto. Poichè è doverosa la massima trasparenza, l’autovettura torna oggi stesso (per espressa volontà dell’onorevole Fini) nella disponibilità esclusiva del Comitato di gestione che, siamo certi, provvederà sollecitamente a stipulare regolari contratti di affitto ai prezzi correnti di mercato per gli immobili che ospitano il Pdl».
Siamo dinanzi a un’ulteriore tappa della controversia sulle proprietà di An, terreno fertile evidentemente per trovare spunti utili ad alimentare il gossip su Fini e ad invelenire i rapporti tra Fli e Pdl.
Una guerra che rischia di deflagrare con toni da campagna elettorale anticipata e che forse era meglio risolvere nel reciproco rispetto evitando che i giornali berlusconiani si divertissero a costruire altre spy story.
Ma stavolta i futuristi, fiutando l’aria, hanno giocato d’anticipo sul Giornale aprendo il contenzioso sulle sedi nella disponibilità del Pdl che appartenevano ad Alleanza nazionale e chiudendo il capitolo dell’auto di servizio che è stata restituita alla fondazione An.
Ma quante sono le sedi di An concesse al Pdl?
Ebbene sono in totale 60 appartamenti, molti dei quali situati in quartieri storici delle principali città d’Italia.
In Lombardia, feudo di La Russa, ce ne sono almeno undici, tutte controllate da uomini del Pdl.
Tre in Emilia Romagna.
A Roma ci sono sedi storiche del Msi oggi usate dal partito di Berlusconi: quella di via Sommacampagna, già sezione principale del Fronte della Gioventù, e quella di piazza Bologna, situata in un quartiere capitolino dove la destra raccoglie numerosi consensi.
A Palermo c’è la sede di piazza Politeama, a Catania un’altra sede storica, quella di Corso Italia.
In Toscana le sedi sono quattro.
Nelle Marche sette. In Umbria tre.
A Salerno l’unica sede ex An è diventata un circolo controllato da Edmondo Cirielli, il presidente della Provincia che ha scatenato la guerra con Mara Carfagna, additandola come “nemica” per i suoi rapporti con i finiani.
In Calabria ci sono altre tre sedi.
In sostanza questi appartamenti sono una fetta consistente dell’ex patrimonio del partito di Fini, sul quale fino a ieri valeva una sorta di patto di non belligeranza non scritto.
Adesso tutto sembra cambiare: oltre alla guerra del simbolo scoppia anche il duello sulle sedi.
Chi ha diritto a farne uso e, soprattutto, l’utilizzazione deve essere gratuita? Visto che gli immobiliaristi si sono scatenati sulla casa di Montecarlo, sarebbe bene che qualche agenzia valutasse affitti congrui anche per le ex sedi di An. Le eredità immateriali non si devono svendere, figuriamoci quelle materiali.
Abbiamo un paese allo sbando, ministri della Repubblica che sistemano parenti, amici e amanti senza alcun ritegno, abbiamo un premier che costringe (in verità senza insistere troppo) il ministro della Cultura ad inventarsi un premio per una modesta attrice bulgara, abbiamo una città al collasso, sommersa dalla “munnezza”, abbiamo una città distrutta dal terremoto e abbandonata a se stessa, abbiamo cricche di affaristi senza scrupoli che saccheggiano le nostre risorse, abbiamo “mafie” che controllano territori sempre più vasti e fatturano cifre superiori a quelle della finanziaria, abbiamo un sistema politico incapace di rinnovarsi e reagire, abbiamo aziende che chiudono o espatriano, abbiamo un’economia che stenta a riprendersi e l’incubo di un collasso dietro l’angolo e dovremmo stare a preoccuparci di quante volte Fini usi una BMW?
Ma andate a zappare la terra.
argomento: Costume, denuncia, Fini, Politica, Stampa | Commenta »