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QUALCHE DETTAGLIO DELLA “CLASSE” DI CHI OGGI HA VINTO PER TRE VOTI COMPRANDOSI I DEPUTATI

Dicembre 14th, 2010 Riccardo Fucile

FRASI, COMPORTAMENTI, DICHIARAZIONI DELLA GIORNATA IN CUI IL PARTITO DELL’AMORE NON HA RAGGIUNTO LA MAGGIORANZA DI 316 DEPUTATI… L’UMORISMO DI BONDI, LA ELEGANZA DELLE MINISTRE, IL GESTO RAFFINATO DI GASPARRI E ALTRO ANCORA

E’ tempo di commenti politici a quanto avvenuto oggi alla Camera.
Partiamo da quelli seri, emersi all’interno di Futuro e Libertà  dove Granata afferma che “non basta un pugno di voti acquistati e un drappello di parlamentari senza dignità  a governare l’Italia. Da domani in Parlamento renderemo la vita impossibile a Berlusconi”.
Sempre i finiani sostengono che il voto di oggi mette la parola fine ai pretesti, alle dispute tra colombe e falchi.
“D’ora in poi – sintetizza uno dei finiani – saremo una falange macedone. Saremo un esercito compatto, perchè dobbiamo difenderci…”.
Altra considerazione: “ora sapremo – aggiunge la stessa fonte – che se ci saranno tra di noi delle differenze, queste saranno dovute a divergenze di vedute e non a pretesti di chi già  si è venduto…”.
Fini è amareggiato per la scelta di Moffa; “lo chiamerò, con calma.
“Poteva dirlo ieri sera”, avrebbe commentato.
Farebbe meglio a espellerlo come accade nei partiti normali.
Non si è mai visto uno che sistematicamente ostacola con mille alchimie il percorso del partito, fa da quinta colonna al premier, dice e firma una cosa e poi cambia sempre idea, costringe tutti alla sceneggiata del documento di ieri sera e poi è lui a non presentarsi a votare. Basta con giustificarlo : è politicamente un cialtrone. Vuole fare il ministro o conservare un privilegio? Vada altrove e si tolga dai coglioni.
Ma allentiamo la narrazione con qualche chicca.
Sentite questa dichiarazione: “si e’ celebrata la disfatta di quei cosiddetti politici di professione da Fini a tutto lo stato maggiore del Pd, le cui ambizioni personali sono pari solo alla loro modestia politica”
Parole e musica di quel peracottaro del l ministro dei beni culturali e coordinatore del Pdl, Sandro Bondi.
Lui accusa gli altri di essere politici di professione, lui accusa la sinistra dopo essere stato comunista, lui parla di modestia politica altrui, lui parla di onestà  dopo aver piazzato parenti della compagna a spese dello Stato.
Voto: inqualificabile.
Capitolo Gasparri.
“Voi dell’opposizione dovete leggere di più” motteggia Gasparri in aula.
“Vi consiglio L’oro di Mosca di Cerqueti”.
Risate dai banchi dell’opposizione.
“Cerqueti fa il telecronista, il libro l’ha scritto Cervetti” è la replica divertita dei senatori.
Seconda puntata Gasparri
Tiè!
Al voto per il governo della finiana Catia Polidori alla Camera i capigruppo Pdl Maurizio Gasparri e Gaetano Quagliariello saltano giubilanti nella sala stampa del Senato e Gasparri fa il gesto dell’ombrello a Fini che in quel momento appare sullo schermo tv.
Poi mostra pure il dito medio.
Voto: cialtronesco
Le ministre di classe
Processione di deputate di centrodestra e di qualche collega pd alla carrozzella di Giulia Bongiorno (incinta al sesto mese), che ha preso posto accanto a quella dell’ex militare Paglia.
Melania Rizzoli, Jole Santelli, Flavia Perina si alternano tra le altre per salutare e incoraggiare la presidente della commissione Giustizia.
Le ministre Meloni e Brambilla, le sottosegretarie Santanchè, Ravetto e la cattolica Roccella che siedono a due metri da lei, al lato destro del banco del governo, non la salutano nemmeno a distanza.
Ultima notizia riportata dal Corriere della Sera
Circola, a suggello della giornata, il preventivo di ristrutturazione della casa di uno dei deputati che ha cambiato fronte. I lavori possono cominciare.
Un gran finale per il Popolo degli Accattoni di voti.

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LA POLIDORI, MISS CEPU, SALVA BERLUSCONI

Dicembre 14th, 2010 Riccardo Fucile

BARBARESCHI: “E’ STATA MINACCIATA: IERI SERA ERA CON NOI E DECISA A VOTARE LA SFIDUCIA, STAMANE HA DETTO “HO PROBLEMI COL CEPU” … TENUTA NASCOSTA NELLA STANZA DELL’ON. BARANI (PDL) FINO ALL’ULTIMO PER EVITARE CONTATTI, POI PORTATA SUBITO DA BERLUSCONI CON LA SCORTA

Era una delle «colombe» di Futuro e Libertà , ma il suo voto a favore della sfiducia non era stato messo in discussione.
Invece Catia Polidori si è espressa a favore del governo e la sua scelta ha scatenato un parapiglia in aula che ha costretto il presidente Fini a sospendere momentaneamente la seduta.
Appena subito dopo il voto la Polidori è uscita dall’Aula diretta verso la sala del governo, scortata da alcuni dei parlamentari del Pdl.
La stessa cosa è stata fatta poi con Antonio Razzi, che nelle ultime ore ha lasciato l’Idv per passare a Noi Sud.
Entrambi i deputati hanno incontrato in un faccia a faccia il premier Silvio Berlusconi
Ma mentre il voto di Razzi era ampiamente annunciato, quello della Polidori è giunto inatteso.
Il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, ha commentato ironicamente che «evidentemente la notte ha portato consiglio», con riferimento alle parole pronunciate ieri al Senato dal presidente del Consiglio.
Luca Barbareschi, uno dei fedelissimi di Fini, dà  una sua interpretazione dell’accaduto: «Persone come la Polidori è meglio perderle per strada. Ieri aveva confermato il no alla fiducia e poi stamattina ha detto che aveva problemi con il Cepu. Ma vi rendete conto che cosa sta succedendo? Siamo alla corruzione di Pubblico Ufficiale».
La famiglia Polidori è titolare del Cepu, l’istituto privato per la formazione a domicilio e secondo il deputato di Fli avrebbe ricevuto pressioni per un voto favorevole all’esecutivo.
«Sappiamo per certo – ha sottolineato Barbareschi – che la Polidori ha ottenuto rassicurazioni che la favoriscono».
Lo scorso 19 luglio Silvio Berlusconi aveva partecipato a Novedrate, nel Comasco, ad un’iniziativa presso l’Ecampus, l’ateneo telematico creato dal fondatore del Cepu, Francesco Polidori, e il suo intervento aveva fatto molto discutere sia perchè avveniva a un paio di giorni dall’approdo in Parlamento della riforma universitaria voluta dalla Gelmini, sia perchè era stata l’occasione per un nuovo attacco a Rosy Bindi sul tema della bellezza.
Oggi la Polidori è stata tenuta nascosta nella stanza dell’om. Barani (Pdl) fino al momento del voto.
In aula è scoppiata una rissa con Granata che inveiva giustamente contro chi non aveva mai fatto trapelare un voto diverso da quello del gruppo.
E miss Cepu è stata accompagnata sotto scorta dal gran sultano del governo degli Accattoni.

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FINI : “QUELLA DI BERLUSCONI E’ SOLO UNA VITTORIA NUMERICA, NON POLITICA”. D’ALEMA: “GOVERNO VINCE CON 4 VOTI COMPRATI”

Dicembre 14th, 2010 Riccardo Fucile

BOCCHINO: “HA LA FIDUCIA, E ORA CHE FA?”…   FINI: “TRE NOSTRI ESPONENTI FOLGORATI DISINTERESSATAMENTE SULLA VIA DI DAMASCO”

«La vittoria numerica di Berlusconi è evidente quanto la nostra sconfitta, resa ancor più dolorosa dalla disinteressata folgorazione sulla Via di Damasco di tre esponenti di Futuro e Libertà . Che Berlusconi non possa dire di aver vinto anche in termini politici sarà  chiaro in poche settimane».
Lo dichiara il presidente della Camera, Gianfranco Fini, subito dopo avere incontrato i suoi fedelissimi a Montecitorio a pochi minuti dal voto che ha sancito la tenuta della maggioranza di governo.
Proprio in ragione del voto favorevole, seppure di poco, all’esecutivo, il Pdl chiede ora al leader di Futuro e Libertà  di trarre le conseguenze della fallita «congiura» contro il governo e di dare le dimissioni dalla presidenza della Camera.
Fini aveva reagito in silenzio all’esito della votazione, ma che qualcosa non sarebbe andato per il verso giusto lo aveva probabilmente capito vedendo due dei suoi deputati aggiungersi alle fila della maggioranza, Maria Grazia Siliquini, la cui posizione era comunque stata di fatto anticipata lunedì con la decisione di non partecipare alle riunioni del partito, e Catia Polidori.
Anche Silvano Moffa, leader delle colombe, alla fine aveva scelto di non votare con i propri compagni di partito e per evitare di schierarsi dalla parte del premier aveva preferito non partecipare del tutto alla votazione.
Ma proprio questi tre voti mancati all’appello, alla luce dei fatti, avrebbero finito con l’essere determinanti, in aggiunta a quelli di Calearo, Scilipoti, Cesario e Razzi, che negli ultimi giorni hanno deciso di sganciarsi dalle forze di opposizione in cui erano stati eletti.
A favore del governo ha votato anche Catone, la cui posizione era però nota ormai da un paio di giorni.
Con tutta probabilità  si apre dunque un caso nel partito su quanti pur avendo sottoscritto la mozione di sfiducia poi alla fine non l’hanno votata..
Intanto il capogruppo di Fli, Italo Bocchino, si affida all’ironia per commentare l’esito del voto: «C’è un governo solido, una maggioranza ampia, che sicuramente riuscirà  a mettere in pratica il programma nell’interesse degli italiani».
Poi cita Togliatti. «Quando Pajetta occupò la prefettura contro Scelba, Togliatti gli disse: bravo, ora che ci fai? Ecco, a Berlusconi bisogna dire: e mò che hai preso la fiducia per tre voti in più, che ci fai?».
“Un episodio abbastanza vergognoso nella storia del parlamento, in sostanza il governo vince per tre-quattro voti comprati, alcuni in modo palese, altri meno”.
Così Massimo D’Alema commenta l’esito del voto di fiducia per il governo alla Camera, aggiungendo che “314 voti raccattati in questo modo non sono una base per governare il paese”.

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GRAZIE A TRE TRADIMENTI, BERLUSCONI SI SALVA PER TRE VOTI, MA BARBARESCHI DENUNCIA: “LA POLIDORI E’ STATA MINACCIATA”

Dicembre 14th, 2010 Riccardo Fucile

ALLA CAMERA FINISCE 314 A 311: BERLUSCONI VINCE LA COPPA DEL NONNO DELLA REPUBBLICA SUDAMERICANA DELLE BANANE.. BARBARESCHI: “L’HANNO MINACCIATA DI CHIUDERE LE SUE AZIENDE CEPU: E’ CORRUZIONE DI PUBBLICO UFFICIALE”

Grazie a tre esponenti di Futuro e Libertà  che poche settimane fa a Perugia avevano raccolto applausi giurando fedeltà  a Fini e avevano liberamente sottoscritto la richiesta di dimissioni del premier, il governo evita (per ora) di esalare l’ultimo respiro.
La sfiducia non passa per appena tre voti ( 314 a 311).
E sono proprio i voti della Siliquini e della Polidori a favore del governo, invece che contro, a permettere al governo aziendal-razzista di tirare a campare.
Oltre all’assenza di Moffa che avrebbe invece dovuto votare la sfiducia.
Ora qualcuna potrà  diventare ministro o sottosegretaria e realizzare il sogno di una vita: tradire al momento giusto e nel posto giusto.
Ma c’è dell’altro: mentre il voto della Siliquini e di Moffa era nell’aria, quella di Catia Polidori no.
“La Polidori è stata minacciata per le sue aziende. Le hanno detto che le chiudevano le sue aziende”.
E’ la denuncia di Luca Barbareschi dopo che Catia Polidori ha scelto di votare per il governo, in dissenso dal gruppo Fli.
“Questa – ha detto ancora – è corruzione di pubblico ufficiale. Sappiamo per certo che la Polidori, la cui azienda di famiglia è il Cepu, ha ottenuto rassicurazioni che la favoriscono”.
Come la pensavamo sulle colombe ho abbiamo già  detto ieri e non abbiamo condiviso neanche il tentativo estremo di Fini di mediare.
Con certa genta non si media, tradiscono ugualmente.
Gente senza onore che non rispetta non solo la parola data, ma neanche la propria firma.
Ora qualcuno ritornerà  alla corte dei servi e speriamo che si porti dietro anche qualche altro manutengolo.
Il progetto di Futuro e Libertà  vada avanti, Berlusconi ha perso in ogni caso, dimostrando di saper vincere solo con le carte truccate.
Ma gli amici di Fli comprendano bene una cosa: questo governo deve andare a casa per il bene dell’Italia.
Non con le mediazioni, i compromessi interni, il perenne moderatismo.
Qua nessuno vuole andare a sinistra, vogliamo solo stare in una destra non puttaniera, non corrotta, non mafiosa.
Una destra che pensi agli interessi degli italiani, non ai processi del premier.
Oggi non è cambiato nulla, in fondo: anzi, molti italiani in più avranno capito con quali sistemi corruttivi qualcuno governa il Paese.
E da domani vogliamo vederli incollati col culo alla poltroncina: non deve passare più nulla che Futuro e Libertà  non voglia.
Così si fa opposizione, non con i documenti di mediazione.
Il popolo di centrodestra ha diritto a una “vera destra”, non al teatrino berlusconiano della politica.

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TENSIONE ALLA CAMERA: INIZIATA LA VOTAZIONE

Dicembre 14th, 2010 Riccardo Fucile

BOCCHINO A BERLUSCONI: “SE CERCA UN TRADITORE SI GUARDI INTORNO, IO NON HO MAI TRADITO: IL MIO UNICO LEADER E’ FINI”

Il giorno della verità  per il governo è iniziato alle 10.30.
E’ stato Siegfried Brigger (Svp) il primo a pronunciare la dichiarazione di voto sulle mozioni di sfiducia al governo.
Poi hanno preso la parola il segretario del Pri Francesco Nucara, Daniela Melchiorre (Ld), Carmelo Lo Monte (Mpa), Bruno Tabacci (Api), Arturo Iannaccone (Noi Sud).
Quindi, sono intervenuti (tutti per dieci minuti ciascuno) Antonio Di Pietro (Idv), Pier Ferdinando Casini (Udc), Italo Bocchino (Fli) e Pier Luigi Bersani (Pd) e Fabrizio Cicchitto (Pdl).
A finire, tre interventi a titolo personale: quello di Maurizio Grassano (Ld), di Domenico Scilipoti (Misto) e del Radicale Marco Beltrandi.
Berlusconi è arrivato in anticipo: «Penso di avere i numeri», ha detto, confermando che non ha nessuna intenzione di dimettersi.
Mentre parla Di Pietro, e lancia accuse durissime, i parlamentari Pdl e il premier escono per «protesta contro gli insulti», del leader dell’Idv. I parlamentari del Pdl, riferiscono alcuni deputati in Transatlantico, protestano anche contro il presidente della Camera, che a loro dire «non fa rispettare il regolamento».
L’ex pm scandisce: «Finalmente oggi inizia la fine del suo impero di cartapesta. Non le resterà  che consegnarsi alla magistratura e farsi giudicare come un Noriega qualsiasi. Fuori di qui, prima se ne va e meglio è. È diventato un paese delle banane».
Quando tocca a Casini il Cavaliere rientra.
La situazione si infiamma di nuovo quando parla Bocchino.
Fischi e boati anche durante l’intervento di Fini, che prova a richiamare tutti all’ordine. «Lei non ha armonizzato il centrodestra, lo ha diviso- dice Bocchino a Berlusconi- Ho il dovere di respingere al mittente l’accusa di tradimento. Ho cominciato a fare politica nel Fronte della gioventù e già  allora il mio leader era Fini. Se ha bisogno di trovare un traditore si giri attorno a lei…».
E ancora: «Non esiste in Italia un beneficiario della Prima Repubblica come Berlusconi».
Ecco perchè, dice, Fli voterà  la sfiducia.
«Voteremo questa sfiducia con convinzione, con compattezza», dice il leader   del Pd Bersani   «Siamo davanti ad un voto incerto, la conta è mobile, certe botteghe non chiudono mai, sono aperte 24 ore anche in questi minuti. Noi siamo tranquillissimi- prosegue – perchè comunque vada oggi per voi sarà  una sconfitta, sarà  una vittoria di Pirro. Lei, presidente non è più in grado di governare e con un voto in più insegue l’instabilità  pilotata per guidare la macchina verso le elezioni».
«Fortuna che esiste Berlusconi e se non esistesse bisognerebbe inventarlo- dice il capogruppo Pdl Cicchitto- Quindi voglio dire a Bersani che il ciclo di Berlusconi non è finito».
Intanto l’ex Api Massimo Calearo, l’ex Idv Domenico Scilipoti e Bruno Cesario annunciano che voteranno compatti (per Berlusconi, ovvio)
Guzzanti, nonostante i dubbi, alla fine decide di votare la sfiducia.
Maurizio Grassano dei Liberaldemocratici dovrebbe sostenere il Berlusconi quater.
La Siliquini non voterà  la sfiducia.
Voteranno anche le parlamentari premaman: Giulia Bongiorno, Giulia Cosenza e Federica Mogherini.
Le strutture sanitarie di Montecitorio non sono certo sprovviste del necessario per intervenire, eventualmente, d’urgenza

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UN SENATORE MPA HA VOTATO PER BERLUSCONI: ESPULSO DAL PARTITO “PERCHE’ ESEMPIO DI COMPRAVENDITA”

Dicembre 14th, 2010 Riccardo Fucile

ENNESIMO GRAVE EPISODIO DENUNCIATO DAL MOVIMENTO PER LE AUTONOMIE: IL SEN. BURGARETTA ESPULSO IMMEDIATAMENTE PER INDEGNITA’…. “UNO DEGLI ESEMPI PIU’ SQUALLIDI DEL MERCATO DELLE VACCHE”

“Dopo il voto che ha espresso in Senato a favore del governo, il senatore Burgaretta viene espulso per indegnità  dal partito e dalla componente MpA del gruppo misto del Senato per essersi palesato quale uno degli esempi più squallidi di questa compravendita che ha trasformato il Parlamento in un sorta di mercato delle vacche. Si conclude così, nel peggiore dei modi e tra il disprezzo della sua gente, una carriera politica mai brillante ma che poteva comunque rimanere dignitosa”.
Lo afferma in una nota il senatore Giovanni Pistorio, presidente del Gruppo Misto-Mpa al Senato della Repubblica. Va sottolineato che si tratta di un voto a sorpresa, in quanto il senatore non aveva mai espresso dissenso verso l’indicazione dei vertici del partito che avevano annnunciato un voto a sfavore della fiducia al governo. Se vi fossero state diverse valutazioni avrebbero quindi dovuto emergere nelle sedi proprie. Il partito pare che si riservi di entrare nei dettagli della vicenda nelle prossime ore.

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MOSSA DEI SENATORI DI FUTURO E LIBERTA’: “CI ASTENIAMO, LEI SI DIMETTA E SALGA AL QUIRINALE PRIMA DEL VOTO ALLA CAMERA”

Dicembre 14th, 2010 Riccardo Fucile

SCONTATA LA VOTAZIONE AL SENATO: 162 SI ALLA FIDUCIA, 135 NO, 11 ASTENUTI… CRESCE LA SUSPENCE PER IL VOTO ALLA CAMERA

Futuro e Libertà , con il senatore Pasquale Viespoli, rilancia l’offerta: “ci asterremo, annuncia in Aula il capogruppo, lei si astenga dalla Camera e si astenga dalla conta”, dice rivolgendosi al presidente del Consiglio.
«Se lei va alla Camera e va alla conta, segna tre sconfitte» ha spiegato Viespoli. «La prima è la sconfitta della leadership che deve saper costruire una sintesi e un compromesso alto. La seconda è che rischia di fatto il ribaltone. Infine la terza è che lei rischia di determinare l’instabilità  del governo» ha concluso il senatore finiano, invitando il premier a recarsi al Quirinale dopo aver incassato la fiducia al Senato.
Quanto al quadro generale, è evidente che le speranze delle colombe che confidavano in una notte che portasse consiglio si è infranta contro l’insuperabile scoglio della volontà  di Gianfranco Fini e Silvio Berlusconi di andare alla conta.
Il primo ha tenuto dritta la barra della nave di Fli, puntando sulle dimissioni del presidente del Consiglio.
Il secondo ribadisce di non avere nessuna intenzione di dimettersi perchè sarebbe contrario alla «costituzione materiale» introdotta con la sua discesa in campo che attribuisce solo ed esclusivamente al popolo il potere di sfiduciare il premier.
Paradossalmente, i ruoli si sono invertiti. Il presidente della Camera – nonostante la defezione di Siliquini – è convinto di avere i numeri per mandare sotto il governo e profetizza sorprese.
Mentre il premier, rispetto ai giorni passati, è più cauto: ritiene sicura la vittoria in Senato, mentre nutre qualche dubbio sulla Camera: «Vedremo come andrà  a finire» si è limitato a dire ai deputati riuniti a cena.
Mentre le dichiarazioni di voto proseguono al Senato, a Montecitorio è tutto pronto per l’annunciato arrivo delle delle tre deputate in dolce attesa. Il voto di Federica Mogherini (Pd), Giulia Bongiorno (Fli) e Giulia Cosenza (Fli) è considerato determinante per la sfiducia al governo. In Transatlantico danno per certo che le tre deputate intendano essere presenti e per questo l’infermeria della Camera si è preparata per ogni possibile «lieto» evento.

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L’INCHIESTA SULLA COMPRAVENDITA DI VOTI: C’E’ UN AVVOCATO PENTITO DIETRO L’ESPOSTO DELL’IDV

Dicembre 14th, 2010 Riccardo Fucile

PANICO AL MERCATO: LE INDAGINI DELLA PROCURA HANNO FRENATO LA CAMPAGNA ACQUISTI DELLA MAGGIORANZA… E SPUNTA UN TESTIMONE CON RELATIVA DOCUMENTAZIONE

“Eh… e adesso non sono più ferrato su niente, ok?”.
Alle sei di pomeriggio Mario Pepe non ragiona più. È tutto il giorno che rimbalza come una trottola da un lato all’altro di Montecitorio.
Avvicina i colleghi del Pdl: “Dovremmo essere 315 a 312”. Poi è il ministro Brunetta a fermarlo: “Che fa Calearo, che fa? Fabrizio (il capogruppo Cicchitto, ndr) è preoccupato”.
Tutti si rivolgono a lui come se avesse il pallottoliere sotto controllo, eppure, qualche ora più tardi, quando gli chiedi di fare i conti, perde la testa.
I sintomi si appalesano nel suo intervento in aula, quando chiede al presidente Fini di “convocare, sulla base dell’articolo 64 della Costituzione, il Parlamento in seduta segreta, al fine di salvaguardare l’incolumità  dei membri del Parlamento”.
Ma di cosa ha paura Pepe?
Ufficialmente non si sa, ma Antonio Di Pietro è convinto che siano stati i suoi due esposti in Procura a fermare i giochi.
“Li abbiamo spaventati – spiega – altrimenti avrebbero continuato”.
Parla della compravendita, del “mercato delle vacche” che da settimane sta sconquassando gli equilibri della politica.
Una decina di nomi, tra “prede” e “predatori”, che ora sono al vaglio del procuratore aggiunto Alberto Caperna.
I “persuasi” sono parlamentari, ma a fare da mediatori non sarebbero i politici, che si occuperebbero solo di muovere le acque nella fase iniziale: funzione “ad colorandum”, la chiama Di Pietro.
A seguire la compravendita in concreto, poi, sarebbero altri: ad esempio, la “gola profonda” che avrebbe fornito prove documentali della presunta corruzione è un avvocato.
Sarebbe stato arruolato mesi fa, ai tempi dei primi malumori con Gianfranco Fini, per “radunare” parlamentari che avrebbero potuto sostituire i “traditori” finiani.
L’operazione non andò in porto: a convincere l’avvocato a parlare, sarebbe stata proprio la mancata ricompensa per la trattativa fallita.
Tra i casi illustrati da Di Pietro ci sono sicuramente quelli dei due ex Idv, Domenico Scilipoti e Antonio Razzi. T
utti e due, nei giorni scorsi hanno abbandonato il partito e sono pronti a sostenere il governo Berlusconi.
Nel caso del primo, potrebbero aver pesato le pressioni di ambienti siciliani, come quello di Barcellona Pozzo di Gotto. Nel caso di Razzi, confluito in Noi Sud, potrebbero essere state, almeno stando ai racconti del suo ex portavoce, le promesse dei ministri Frattini e Alfano.
Racconta l’Idv Francesco Barbato, fino a pochi giorni fa compagno di banco di Razzi, che le pressioni andavano avanti da tempo.
Pranzavano insieme, e Razzi gli faceva il resoconto delle avances: “Lo aveva impressionato il fatto che Berlusconi lo faceva accomodare sul divano, e poi continuava a sbrigare i suoi impegni: incontri, telefonate, faceva tutto davanti a lui, per farlo già  sentire uno dei suoi”.
Ieri Barbato ha provato a chiamarlo un sacco di volte. Niente da fare.
Alla fine gli ha lasciato un messaggio in segreteria, ma dubita che servirà  a farlo tornare sui suoi passi. Razzi se n’è andato con Noi Sud – come aveva già  fatto un altro Idv, Americo Porfidia, indagato per estorsione aggravata – e voterà  la fiducia.
Non hanno ancora trovato una posizione unitaria i tre del Movimento di Responsabilità  nazionale: Cesario vuole votare la fiducia, Scilipoti si è quasi convinto, dopo che una troupe di Annozero, dice, ha fatto svenire sua madre. Calearo è ancora per l’astensione ed è letteralmente tartassato dalle telefonate del Pd e del Pdl.
Non voteranno nemmeno i due del Sudtiroler Volkspartei.
L’onorevole (di Bolzano) Micaela Biancofiore ha provato a convincerli a votare la fiducia, ma ha ottenuto solo una riflessione sulle “alleanze organiche future”.
Si cerca consenso in ogni angolo di Montecitorio.
Addirittura, a un certo punto della giornata, si diffonde la voce che oggi il governo potrebbe porre la fiducia su un provvedimento qualsiasi: in quel caso, avrebbe la precedenza sulle mozioni di sfiducia, e soprattutto ci sarebbero state altre 24 ore di tempo prima del voto. Ipotesi fallita per un motivo banalissimo: nel voto di sfiducia la parità  di voti vale come una vittoria (il governo non cade), in quello di fiducia, il pareggio è una sconfitta.
Strategie che raccontano il panico che si è diffuso a macchia d’olio nella maggioranza, dopo che i finiani hanno serrato le fila.
Santanchè e Verdini si aggirano per il Transatlantico con volti spettrali.
A Simone Baldelli viene ordinato di chiamare una trentina di parlamentari e affidare ad ognuno il compito di controllare che gli altri colleghi siano presenti. “Guzzanti che fa?” è il tormentone della giornata.
Pare stia con l’opposizione.
Francesco Pionati riceve una telefonata dietro l’altra. “Onorevole, dicono che Grassano abbia cambiato idea…”.
“Ma come! Me lo so’ mangiato un’ora fa!”.
“Prego?” “Volevo dire che abbiamo pranzato insieme”.

Paola Zanca
(da “Il Fatto Quotidiano“)

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MASSIMO CACCIARI:”L’IMPASSE E’ COLPA DEL PD, DOVEVA AIUTARE FINI”

Dicembre 14th, 2010 Riccardo Fucile

“FINI, CASINI E RUTELLI NON BASTANO, MA E’ MANCATO IL TEMPO PER COSTRUIRE IL TERZO POLO”… L’INTERVISTA DEL FILOSOFO ALLA “STAMPA”

«Purtroppo l’alternativa politica a Berlusconi al momento non c’è. C’è solo un’ammucchiata che vorrebbe buttarlo giù da palazzo Chigi. E la colpa è del Pd che ha tradito la sua missione riformatrice, incapace di dare sponda ai vagiti terzopolisti…».
Massimo Cacciari, alla vigilia della conta in Parlamento, torna ad accusare l’insipienza democratica.
E’ un suo rovello classico ma questa volta il fallimento brucia ancor di più perchè finalmente c’era partita.
Per l’ex sindaco di Venezia «la novità  degli ultimi mesi è la grande fronda di Gianfranco Fini che ha portato alla fine del Pdl e del bipolarismo all’italiana. Ma è altrettanto evidente che per la formazione di un blocco innovativo e riformatore al centro dello schieramento, sono mancati i tempi. Probabilmente lo stesso Fini pensava che la crisi non precipitasse subito».
Così il premier può sbandierare l’unica carta che gli è rimasta. Altro che Germania e la sfiducia costruttiva. Siete solo un’accozzaglia di partiti che vuol farmi fuori. E’ l’unico punto che vi unisce…
«La cosa sta in questi termini. Giustamente dal loro punto di vista sia Fini che Casini escludono la possibilità  di un’alleanza di governo con il Pd. Al limite immaginano un governo tecnico per fare la riforma elettorale. Ma è un’altra cosa».
Quindi…
«Quindi siamo allo stallo. Da un lato Berlusconi è decotto, insieme al bipolarismo muscolare per come l’abbiamo conosciuto in Italia; dall’altro la mancanza di una vera alternativa lo fa sopravvivere».
Di chi sono le responsabilità  dell’impasse?
«Fini ha avuto il coraggio di uscire dalla palude e gettare il cuore oltre l’ostacolo. Casini lo aveva già  fatto 2 anni fa. Rutelli è stato l’unico leader Pd a criticare l’aborto democratico, uscendo dal partito. Ma loro 3 da soli non bastano, tanto più che il Terzo polo è ancora una prospettiva senza un vero programma».
Dunque la mancanza di alternativa a Berlusconi è senza colpevoli?
«Macchè. La responsabilità  immensa è tutta del Pd. Un partito nato male, o forse mai nato. Dopo la caduta del governo Prodi c’erano tutte le possibilità  per lavorare ad un’alternativa forte al berlusconismo usurato. Avevamo cinque anni davanti, ma è mancata completamente la classe dirigente, la strategia, la cultura politica e un agenda nuova per il paese».
E’ impietoso, professore…
«Il più grande partito di opposizione, nel bel mezzo della deflagrazione del centrodestra, è rimasto ai margini della partita, senza mai incidere. Paradossale. Ovvio che al momento della fiducia Berlusconi ha buon gioco a dirti: volete solo buttarmi giù…»
In cosa è mancata questa visione strategica?
«Non si è sfondato nel ventre molle berlusconiano, tra quei ceti moderati delusi dalle promesse al vento del Cavaliere. O fai manovre, anche spregiudicate, per guadagnare consensi al centro o dove vuoi andare?»
Sta parlando di Milano, vero?
«Certo. Gabriele Albertini poteva essere convinto a scendere in campo. Avrebbe dato cemento al Terzo polo e sarebbe stata una botta tremenda al berlusconismo nella sua capitale. Invece il Pd non ha voluto fare sponda all’ex sindaco, è rimasto immobile nel suo brodo, facendo primarie tra 3 candidati di sinistra. Ma se non sfrutti le condizioni di favore che ti si aprono a Milano, mica a Reggio Emilia, che razza di alternativa vuoi costruire? E potrei continuare…».
Ad esempio?
«Ad esempio il Pd non ha mai saputo scalfire l’egemonia forza-leghista al nord, maturando un vero autonomismo e una capacità  di relazione con gli attori del capitalismo diffuso. Così come non ha mai costruito una relazione strategica con l’Udc. Forse aspettava cadesse nelle sue braccia per semplice antiberlusconismo. Allora non conoscono Casini. Dopodichè mi auguro che il premier collassi ma per senso di verità  devo ammettere che al momento non vedo alternative…».
Nemmeno se uscisse un nome nuovo a rilanciare il Terzo polo? Si parla ciclicamente di Luca di Montezemolo…
«Che volete, restiamo in attesa. Il sottoscritto insieme ad altri amici lancia, stimola, propone. Come per Albertini del resto. Già  questi signori non sono dei cuor di leone, se poi non trovano nemmeno puntelli concreti nel Pd…».
Non sembra ottimista, Cacciari?
«Se oggi Berlusconi vince è chiaro che sarebbe la sconfitta di tutti quelli che hanno presentato mozioni di sfiducia. Ci sarebbero probabilmente pattuglie di incerti che tornerebbero all’ovile. A quel punto il mare si richiude, avremmo perso una grandissima occasione».

Marco Alfieri
(da “La Stampa“)

argomento: Berlusconi, Bossi, Fini, governo, PD, Politica | Commenta »

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