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IMMIGRAZIONE: PER LA CORTE COSTITUZIONALE “NON E’ REATO RESTARE IN ITALIA PER POVERTA’ ANCHE DI FRONTE A UN ORDINE DI ALLONTANAMENTO”

Dicembre 17th, 2010 Riccardo Fucile

BOCCIATA UNA DELLE NORME DEL “PACCO SICUREZZA” DI MARONI… NON CONTEMPLA IL   “GIUSTIFICATO MOTIVO” PER NON AVER OTTEMPERATO AL DECRETO DI ESPULSIONE A CAUSA DELLA MANCANZA DI MEZZI ECONOMICI… FACILE PREVEDERE SOLO ANNI DI CARCERE QUANDO BASTEREBBE FORNIRE I MEZZI PER L’ESPATRIO: IL GOVERNO DEGLI SPOT

Non è punibile lo straniero che in “estremo stato di indigenza”, o comunque per “giustificato motivo”, non ha reiteratamente ottemperato all’ordine di allontanamento del questore, continuando a rimanere illegalmente in Italia.
Lo ha stabilito la Corte Costituzionale, che ha così in parte bocciato una delle norme del ‘pacchetto sicurezza’ del 2009 relative al reato di clandestinità .
A sollevare la questione dinanzi alla Consulta è stato il Tribunale di Voghera, chiamato a giudicare sul caso di una donna clandestina, più volte raggiunta da un decreto di espulsione, ma che, per motivi di estrema indigenza, non aveva potuto lasciare l’Italia con i propri mezzi.
Si tratterebbe, dunque, di un “giustificato motivo” che però non è stato previsto dall’art.14, comma 5 quater del testo unico sull’immigrazione, così come modificato dall’ultimo ‘pacchetto sicurezzà  del governo Berlusconi (legge 94 del luglio 2009).
Ebbene, dopo aver rilevato che il ‘pacchetto sicurezza’ ha aumentato nel massimo (da quattro a cinque anni) le pene per lo straniero destinatario di un decreto di espulsione adottato dopo l’inottemperanza ad un precedente ordine di allontanamento, la Corte Costituzionale censura la mancata previsione di un “giustificato motivo”.
Si tratta infatti – scrivono i giudici costituzionali nella sentenza n.359 depositata oggi in cancelleria – di una clausola che, come la Corte ha già  rilevato, è tra quelle   “destinate in linea di massima a fungere da ‘valvola di sicurezzà  del meccanismo repressivo, evitando che la sanzione penale scatti allorchè, anche al di fuori della presenza di vere e proprie cause di giustificazione, l’osservanza del precetto appaia concretamente ‘inesigibilè in ragione, a seconda dei casi, di situazioni ostative al carattere soggettivo od oggettivo”.
Nel caso, ad esempio, di “estrema indigenza, indisponibilità  di un vettore o di altro mezzo di trasporto idoneo, difficoltà  nell’ottenimento dei titoli di viaggio, etc”, la clausola di “giustificato motivo” esclude – sottolinea la Corte – la “configurabilità  del reato”.

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MICHELA BRAMBILLA NEI GUAI: LA CORTE DEI CONTI INDAGA SULLE CONSULENZE SOSPETTE DEL SUO MINISTERO

Dicembre 17th, 2010 Riccardo Fucile

NEL MIRINO I SUOI CONSULENTI: AVREBBERO SVOLTO ATTIVITA’ DI PARTITO, PUR ESSENDO A LIBRO PAGA DEL MINISTRO DEL TURISMO… L’IPOTESI DI REATO E’ QUELLO DI DANNO ERARIALE

La magistratura contabile apre un’istruttoria sui contratti pubblici fatti a una decina di fedelissimi del ministro Michela Brambilla
Pur essendo a libro paga del ministero del Turismo, alcuni consulenti avrebbero svolto attività  di partito.
La Corte dei Conti di Roma ha aperto un’istruttoria sull’attività  del ministro e sul dicastero da lei diretto, per valutare l’esistenza di ipotesi di danno erariale.
L’ipotesi di danno è utilizzo di risorse pubbliche per lo svolgimento di attività  diverse da quelle oggetto delle consulenze.
L’istruttoria della procura del Lazio della Corte dei Conti, guidata da Pasquale Iannantuono, è stata aperta dopo le notizie riportate a metà  novembre dal Fatto Quotidiano, secondo cui una decina di persone assunte presso il ministero del Turismo come consulenti per il rilancio dell’immagine dell’Italia svolgerebbero attività  di partito.
Si tratta di persone con varie provenienze, ma tutte quante caratterizzate dal fatto di avere lavorato nel settore dello spettacolo nelle televisioni Mediaset.
Pur essendo a libro paga del ministero stesso o di strutture dipendenti dallo stesso, avrebbero svolto attività  presso i Circoli della libertà .
La Corte dei Conti ritiene ora necessario esaminare i contratti.
Da ciò il fatto che partirà  a giorni la richiesta al ministero di fornire tutta la documentazione.
In particolare, sono quattro i “punti d’interesse”: l’oggetto delle consulenze, la durata delle stesse, i curricula degli assunti e il compenso per loro stabilito.
I magistrati contabili valuteranno se le consulenze erano necessarie o meno, visto che sono stati richiesti tagli economici generalizzati e di rilevante dimensione.
L’ipotesi di lavoro è quella di danno erariale, tenuto conto che proprio l’ultima manovra finanziaria ha ribadito e aggravato le condizioni di rigore per il conferimento di incarichi di consulenza nelle pubbliche amministrazioni.

Riportiamo l’articolo del “Fatto Quotidiano” che ha generato l’inchiesta della magistratura contabile

Ufficio di collocamento Brambilla
Con il ministro dieci tra i suoi fedelissimi beneficiati dai contratti pubblici
Michela Vittoria Brambilla ha piazzato nel suo dicastero gli uomini delle iniziative che da 3 anni porta avanti, con alterne fortune, per spingere l’ala movimentista del Pdl. Televisione, Giornale, Circoli, Promotori. Sempre di Libertà  si tratta.
Una decina di fedelissimi la segue in ogni avventura.
E quasi tutti hanno trovato un posto pubblico.
Dalla fallimentare esperienza alla direzione della Tv della Libertà  — nata e morta nell’arco di un anno e mezzo — viene ad esempio Giorgio Medail: una laurea in Architettura, direttore dei programmi in una televisione, la Telemilano degli anni ’70, da cui nascerà  Canale 5.
E soprattutto il vanto di avere scoperto la giovanissima Brambilla e di averla portata sul piccolo schermo.
Dai “misteri della notte” al ministero passano diversi anni, e ora Medail è dirigente della “struttura di missione per il rilancio dell’immagine dell’Italia”, costituita con decreto della Presidenza del Consiglio del 30 settembre 2008.
Ma Medail non è l’unico.
Da decreto, infatti, la struttura può disporre della consulenza di “esperti”.
Tra questi è possibile ritrovare la dottoressa Adele Cavalleri.
Al pari di Medail, Cavalleri sa tutto di immagini, ma di turismo?
Dopo 20 anni da direttore di produzione Mediaset, anche lei partecipa nel 2007 alla televisione fondata dalla rossa di Calolziocorte.
Ora la ritroviamo come esperta di “rilancio dell’immagine” del nostro Paese, con un contratto da 35 mila euro.
La stessa cifra percepita da Pierluigi Ronchetti, ex direttore dei programmi di Telemilano e per otto anni direttore di Sorrisi e Canzoni.
A completare la struttura poi, ci sono altri nomi sconosciuti ai cittadini.
Per ritrovarli bisogna scorrere fino in fondo i titoli di coda delle trasmissioni della defunta tv della Libertà .
Ad esempio Valentina Zofrea e Loredana Maritato, un tempo segretarie di redazione del canale berlusconiano, e ora rispettivamente seconda e settima classificate nel concorso che il 5 luglio di quest’anno distribuisce 8 contratti a progetto per completare la struttura di rilancio dell’immagine del nostro Paese. Perchè nel frattempo la struttura si è ingrandita, e in due anni e due decreti del presidente del Consiglio Berlusconi ha portato il tetto del personale da 10 a 15 unità .
A Zofrea e Maritato vanno aggiunte Roberta Bottino e Nadia Baldi. Anche loro, dalla redazione della tv della libertà  sono approdate al ministero del Turismo.
Ma non è finita.
Per chiudere il cerchio bisogna aggiungere anche i nomi di Diletta Grella e Nicola Fortugno. Leggendo i contatti sul sito e su facebook, i due sono a tutt’oggi i referenti di tutte le attività  dei Promotori della libertà  e da almeno un paio d’anni collaborano alle iniziative movimentiste di Michela Brambilla.
Eppure, il nome della prima appare anche nella lista dei compensi elargiti da un altro dipartimento del ministero, quello per lo sviluppo e la competitività . Almeno fino ad agosto di quest’anno.
Mentre il secondo, Fortugno, nello stesso periodo è sotto contratto sia con il ministero che con Promuovitalia, Spa a capitale pubblico che opera per conto del ministero stesso.
Che cosa facciano non è certo.
I documenti parlano di generica “collaborazione per la strategia di promozione, valorizzazione e comunicazione, anche a livello mediatico, dell’immagine Italia e della sua offerta complessiva”.
Altrettanto misconosciuto è il contributo dato da strutture e ministero al rilancio del Paese. Tra le iniziative, oltre al “sorriso dell’accoglienza”, il baffo tricolore che sfila sotto il famigerato logo Magica Italia, spunta ad esempio l’iniziativa di Turisti a quattro zampe (www.turistia4zampe.it) portale dedicato a facilitare il viaggiatore che vuole portare con sè il proprio animale domestico.
Creatore del sito è Luca Moschini, con la sua Viamatica Srl di Piacenza.
Ma chi è Luca Moschini?
Alla fine del 2007, fonte il Giornale della Libertà  della stessa Brambilla, Moschini è presidente regionale dei Circoli in Emilia Romagna.
Nel 2008 viene candidato in Veneto dal Pdl. E trombato.
Oggi, però, stando alle cronache delle iniziative nel nostro Paese fornite dall’Agenzia nazionale per il turismo (Enit), Moschini è anche consigliere del ministro (insieme ad Edoardo Colombo, animatore del blog iper-berlusconiano “Il giulivo”).
O come si definisce lui sul suo profilo professionale in rete: Ict advisor at Ministry of tourism.
Cioè: è a un tempo consigliere, fornitore del ministero e fornitore nei progetti personali — si spera pagati in proprio — della signorina Brambilla.
I tre volano assieme a Shanghai, nel giugno di quest’anno, per presenziare all’inaugurazione, guarda caso, di un altro sito internet destinato ai turisti cinesi nel Belpaese: www.yidalinihao.com. Yidali Ni hao, letteralmente: Italia, ciao. Niente di particolarmente interessante: spiegazioni sullo shopping e una paginetta di testo per ogni regione.
In più, la pregevole descrizione dell’Italia, terra prediletta del golf, sport tanto caro al ministro.

di Fabio Amato e Luigi Franco
(da “Il Fatto Quotidiano“)

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“PER COLPA DI BERLUSCONI A NEW YORK RIDONO DI NOI”

Dicembre 17th, 2010 Riccardo Fucile

ITALIANI D’AMERICA: “UNA VOLTA ERAVAMO I PRONIPOTI DI GIOTTO E RAFFAELLO, ADESSO DI UNO CHE FA FESTINI CON MINORENNI”… LA TESTIMONIANZA DI UNA ITALIANA CHE VIVE DA VENTI ANNI NELLA GRANDE MELA

Mio marito è americano, un banchiere, i miei figli vanno in un’ottima scuola qui a New York.
Ci aspettavamo con l’arrivo di Obama che le tasse aumentassero per i ricchi, ma viste le pressioni repubblicane non è stato così, si vedrà  in futuro quale sarebbe stata la cosa migliore.
Noi eravamo pronti a pagarne di più per migliorare lo stato economico del Paese.
Nella mia vita confezionata all’americana che più o meno funziona bene c’è un problema: sono italiana.
No, per carità , non rinnego la mia identità , le mie opere d’arte, le mie montagne, i miei mari, i miei connazionali.
Ma mi vergogno tremendamente in questo momento di renderlo noto. Mi sento come se fossi stata sporcata.
Ero a cena proprio ieri sera in un locale trendy della città , Jean Georges al The Mark Hotel, con dei colleghi di mio marito, uomini di Wall Street, quelli che in parte decidono che piega deve prendere la Borsa e tra quelli che per fortuna non sono stati responsabili dei titoli tossici della finanza.
Arroganti certo, ma grandi lavoratori, hanno tutti votato Obama, perchè era il cambiamento. Ebrei, quattro su cinque.
Abbiamo parlato della morte del figlio di Madoff. Loro dicevano che tutto si sarebbe evitato se lui non fosse stato un disonesto, che nella vita non si ruba e così i figli non si ammazzano per causa tua e non finisci in prigione.
Io ero lì che speravo tra me e me che il discorso rimanesse sulle sciagure di Madoff e non si parlasse di politica, quella del mio Paese per esempio.
E invece loro sapendo benissimo che io sono italiana con gusto quasi cattivo si sono rivolti a me con la domanda “Perchè Berlusconi è ancora capo del governo?”.
E ancora: “Non è un disonesto pieno di procedure penali in corso che va con le minorenni?”.
I banchieri incalzano, senza pietà , anche perchè loro la pietà  non la conoscono. Il discorso si fa tutto a sfondo sessuale, cosa c’è di più divertente… “Ma con l’età  che ha non dovrebbe essere impotente?”, mi chiedono. Ma io che ne so dell’impotenza o meno degli uomini a che età  arriva o non arriva. Mio marito è giovane e non rispondo.
“Ma quante ragazzine ha? Ma si compra tutti”. Ma voi lo lasciate governare?”. E giù battute, nessuno in quella tavola mi giunge in aiuto nemmeno mio marito.
Il mio disagio sale, continua a salire. Non so cosa dire.
Accetto tutto quello che viene detto, io che sono come dicono qui una fighter, cioè una combattente, divento timida, impaurita, provo un misto di vergogna e disgusto perchè è tutto vero quello che questi bomboloni dicono.
E noi italiani d’America e nel resto del mondo ci mortifichiamo e soffriamo ancora più impotentemente degli italiani in Italia.
La mattina dopo non vedo l’ora di telefonare a Simona la mia amica italiana che vive in California, lei è una manager, il marito anche lui italiano un medico, le voglio raccontare la serata.
“Siamo degli zimbelli, ci ridicolizzano in ogni occasione”, dice lei alla fine del mio racconto e insiste “Ora scrivo a mio marito che i suoi amici conduttori della sinistra — si è comprato l’iPad per ascoltarli e vederli — ecco come hanno cambiato le sorti politiche, lui sta ancora lì, nessuno riesce a mandarlo via”. Le rispondo “mai, prima d’ora era successa una cosa del genere, io sono vent’anni che vivo qui, non era mai accaduto che ci umiliassero in tale modo”. Prima bastava solo accennare di essere italiana a un americano che ti sentivi una regina, una star, una voluta più degli altri, perchè considerata al di sopra degli altri.
Perchè l’Italia è il massimo in tutto per gli americani, no scusate l’Italia era il massimo in tutto ora non è così.
I nostri figli prendono in giro i genitori italiani perchè hanno un primo ministro del genere.
È difficile spiegare una situazione così anomala a un figlio.
Lo stesso tassista newyorchese che americano non è, e che a casa sua magari ne vede di cotte e di crude, ha la sua rivincita grazie a Silvio e te la scaraventa addosso nella corsa in macchina.
Non lo avresti mai detto che lui pachistano o sudanese o coreano conosca certi dettagli così nello specifico.
Un emigrante, chiunque esso sia, ha il bisogno di sentirsi orgoglioso del proprio paese, deve sentire che la sua terra amata è riconosciuta, non se ne deve vergognare se no diventa difficile vivere in una nazione che non è la tua. Ti senti senza patria perchè la tua la devi nascondere, perchè sei stufo di essere preso in giro, non ti va e non c’è Giotto, Leonardo, Toscanini e Verdi che ti possano aiutare.

Flaminia Lodovico Lubin
(da “Il Fatto Quotidiano“)

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SILVIO, IL RE DEGLI ACCATTONI: “DEPUTATI ACCORRETE, NEL GOVERNO CI SONO POSTI PER TUTTI”

Dicembre 17th, 2010 Riccardo Fucile

L’APPELLO DEL PREMIER PER “ACQUISIRE” QUALCHE ALTRO DEPUTATO CHE LO AIUTI A TENERE IN PIEDI IL GOVERNO E A SCONGIURARGLI I PROCESSI… A DISPOSIZIONE UNA DECINA DI POSTI TRA MINISTRI E SOTTOSEGRETARI OLTRE A NOMINE DI PESO IN VARI ENTI

Ormai questo sarà  ricordato come il governo dell’accattonaggio molesto: non passa giorno che, invece che dedicarsi ai problemi reali degli italiani, il premier sia tutto preso da campagne acquisti di deputati per assicurarsi   l’impunità  dai processi.
La maggioranza di tre deputati è troppo esigua per dormire sonni tranquilli, nonostante il gran dispendio di mezzi ed energie messo un campo.
E dato che non lo considera nessuno degli altri partiti di centrodestra, dopo tutto il fango che ha gettato adosso a Fini e Casini, cosa c’è di meglio che dare la caccia ai singoli deputati e farsene pure un vanto?
E allora ecco il “bus degli accattoni” girare per Montecitorio: “Deputati accorrete, nel governo ci sono poltrone pe tutti, scendete e informatevi sulle ultime ricche proposte”
A divenire ministri in effetti non si guadagna solo in status, in un gran ruolo alle cerimonie pubbliche, in un posto in evidenza nel Cerimoniale di Stato, in macchine con autista e valletti in livrea che ti aprono la porta dell’ufficio, in volo di Stato a ogni esigenza, in gente che si scappella al passaggio, in convocazioni a Palazzo Chigi per partecipare alle riunioni del Consiglio dei ministri.
Ma anche un piccolo gruzzolo aggiuntivo ad ogni fine mese (si legge sul sito della Funzione pubblica: a un ministro viene attribuita una retribuzione mensile lorda pari a € 3.746,98 per 13 mensilità ; percepisce, inoltre sempre un’indennità  parlamentare a carico del Parlamento di € 11.703,64 lorde per 12 mensilità ).
E poi vuoi mettere il potere…
La Costituzione cita per diciassette volte la parola «ministri», questo solo per dire quanto conti entrare nell’Esecutivo nell’elaborazione della politica nazionale.
Articolo 92: «Il Governo della Repubblica è composto del Presidente del Consiglio e dei ministri, che costituiscono insieme il Consiglio dei ministri».
Il Parlamento ti può abbattere con una mozione di sfiducia individuale, ma perfino a quel punto è questione di coscienza.
E soltanto per i ministri c’è addirittura un tribunale speciale in ogni distretto di corte d’appello, detto appunto Tribunale dei ministri, composto da tre magistrati sorteggiati.
«Noi abbiamo diversi posti liberi nel governo, perchè sono usciti quelli che si sono uniti a Fini e quindi possiamo rafforzare la squadra in vista del lavoro che abbiamo di fronte», dice ancora il Cavaliere.
E in effetti di posti del genere ce ne sono vacanti tanti.
Un paio gli incarichi più prestigiosi: ci sono da riassegnare le poltrone che furono di Andrea Ronchi, ministro per le Politiche comunitarie, e di Aldo Brancher, addetto all’Attuazione del Federalismo.
Saranno pure ministeri senza portafoglio, ma intanto la carica c’è.
E poi ci sono le poltrone libere anche di alcuni viceministri, un gradino appena più leggeri nel ruolo: i posti che furono di Adolfo Urso, al ministero dello Sviluppo Economico con delega al Commercio Estero; di Paolo Romani, Sviluppo Economico con delega alle Comunicazioni; di Giuseppe Vegas, Economia e Finanze.
Infine, non disprezzabili, ci sono in palio almeno cinque poltrone da sottosegretario: quelle che furono di Nicola Cosentino (Economia), Roberto Menia (Ambiente), Antonio Buonfiglio (Agricoltura), Giuseppe Maria Reina (Infrastrutture) e Guido Bertolaso (presidenza del Consiglio, addetto alla Protezione civile).
Per questi ultimi si coniò il termine di «sottogoverno».
In effetti il peso di un sottosegretario non è pari a quello di un ministro.
Lo si capisce già  dalle dotazioni: meno persone nello staff, nessun addetto stampa, ufficio importante ma meno prestigioso, e retribuzione mensile lorda pari ad € 3.112,95 per 13 mensilità .
Naturalmente da aggiungere all’indennità  parlamentare di cui sopra.
Ma attenzione, i posti di governo a cui Berlusconi accenna non portano solo dentro l’Esecutivo.
Nomine di peso sono in vista e anch’esse concorrono alla politica nazionale. Come altro definire infatti i posti in scadenza del consiglio di amministrazione di Eni, Enel, Poste e Terna (la società  che controlla la rete elettrica)?
Poltrone da stipendi importanti, nell’ordine di diverse centinaia di migliaia di euro, oltre a un ruolo immenso nella definizione di politiche industriali, definizione di budget, assunzioni di personale
Fatevi avanti accattoni, “ultimi capi disponibili, prima dei saldi”.
Parola del   vostro sovrano.

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SILVIO LA FA FUORI DAL VASO ANCHE A BRUXELLES: “ALTRI 8 CON ME”. MA NON DOVEVANO ESSERE 20?. “SONO L’UNICO BOSS VIRILE”

Dicembre 17th, 2010 Riccardo Fucile

“SE SI VOTA STRAVINCO” (MA ALLORA PERCHE’ NON SI E’ DIMESSO?)… “CASINI PIACE SOLO ALLE OVER 55, CON FINI SONO SOLO DUE FENOMENI MEDIATICI” (SENTI CHI PARLA)…LA MERKEL LO EVITA E LUI SI CONSOLA LA SERA A RACCONTARE PATETICHE BARZELLETTE AI FANS

“Fini e Casini? Beh, sono nuovi come Cip e Ciop. Anzi tutti insieme nel Terzo polo sono Grazia, Graziella e grazie al c…”.
Dopo questa raffinata ed “elegante” battuta detta da chi sta in politica da “appena” 20 anni, Silvio Berlusconi lascia il vertice europeo di Bruxelles dedicato ai temi economici.
Una lunga giornata di negoziati inframmezzata da qualche battuta con i colleghi. Non con Angela Merkel, che in diretta televisiva quando lui entra nella sala del summit gli dà  la mano distrattamente, senza guardarlo e lo ignora mentre lui resta lì per parlarle.
Preferisce il premier greco Papandreou mentre il Cavaliere batte in ritirata scortato da un diplomatico italiano.
Ma Berlusconi in serata si rifà .
Intorno alle undici arriva al ricevimento dei giovani del Ppe italiani.
In 400 lo aspettano nel salone dell’Autoworld, il Museo dell’auto della capitale belga avvolto dalle neve. Ed è spettacolo.
Il Cavaliere entra circondato dai ragazzi, qualche smoking e qualche vestito da sera, sulle note di “Meno male che Silvio c’è”.
Monta sul palchetto allestito in fondo alla sala e prende il microfono.
Tra politica e barzellette. Recitate, mimate, con qualche “vaffa…” a corredo. Perchè, è l’insegnamento che porta in dote ai suoi giovani, “non bisogna mai perdere l’ironia che è un tonificante per andare avanti”.
Galvanizzato dal voto di fiducia spande ottimismo. “Avremo sicuramente una maggioranza che ci consentirà  di governare, altrimenti andremo al voto e stravinceremo!”, urla tra gli applausi degli invitati.
“Se pensate a tutto quello che hanno scritto su di me capite che la mia resistenza ha del miracoloso”.
E ancora racconta di avere in tasca già  “8 parlamentari” pronti a passare con lui: “Sono venuti da me, ho passato ieri notte a riceverli quando avrei preferito stare con delle belle ragazze”.
E ne ha anche per Fini e Casini, che non piacciono più.
Ad esempio, dice tra urla e schiamazzi, “Casini piace alle donne, soprattutto a quelle over 55. Ma anche lui quando va a sinistra diventa un balordo (pronunciato in dialetto milanese). Questo vale anche per Fini. Con la sinistra finiscono in niente. E i moderati cattolici resteranno con me. Loro sono solo fenomeni mediatici”.
Ormai è lanciato e racconta che lui è diverso (indubbiamente n.d.r.), usando ad esempio il suo anagramma certificato dalla società  italiana specializzata in materia: “L’anagramma di Silvio Berlusconi è “Unico boss virile””.
E vai col liscio.
La politica è solo un inframmezzo al vero messaggio che il Cavaliere porta ai ragazzi e alle ragazze del Ppe: una sfilza di storielle.
Sempre utili perchè, spiega, “è importante trovare quella giusta per ogni occasione”.
Come le palle che racconta il governo insomma.
Tuttavia, avverte, a voi non ne posso raccontare troppe perchè poi dicono che sono “volgari o blasfeme”.
Si lascia acclamare, e via con la barzelletta dei due angeli che salgono sulla torre di Pisa e dicono ad un turista di buttarsi, che sarà  in grado di volare.
Solo che quando il malcapitato si lancia loro fluttuano, lui cade e dice: “Angeli bastardi!”. Risate obbligatorie.
E Berlusconi: “Sara mica blasfema, no?”.
Poi c’è quella del padre e del figlioletto (a tratti recitata in falsetto) che si chiude con un sonoro “vaffa…!”.
Da qui passa a parlare di Rai, racconta che una sera gli è capitato di guardare Ballarò e altri programmi che parlavano di lui: “Allora sono andato in bagno, mi sono guardato allo specchio e per come mi dipingevano mi sono visto come un dittatore, anzi peggio, come un ganster. Solo in Italia i conduttori della tv pubblica non sono imparziali”.
Ma la verità  è un’altra, aggiunge, è che il governo è “un’azienda capace e piena di iniziative”.
Indubbiamente, nel raccogliere deputati accattoni, lui è il re delle iniziative.
Tutti a nanna.

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LA STAMPA STRANIERA SU BERLUSCONI: “NONOSTANTE LA FIDUCIA HA FALLITO”

Dicembre 17th, 2010 Riccardo Fucile

“NEW YORK TIMES” E “FINANCIAL TIMES” PUNTANO IL DITO CONTRO IL PREMIER: “SCONFITTA PERSONALE, E’ DISCREDITATO”…”E’ ORMAI AGGRAPPATO AL POTERE CON LE UNGHIE”…”GLI INVESTITORI SONO NERVOSI SULL’ITALIA”… “SERVONO NUOVI LEADER E UNO STILE DI GOVERNO PIU’ ONESTO”

Non basta la fiducia.
Perchè, nonostante sia ancora in sella il governo, Berlusconi è “discredidato, non ha più una maggioranza in grado di funzionare. Non è una situazione che l’Italia può tollerare a lungo. Servono, e con urgenza, nuovi leader, nuove elezioni e uno stile di governo più onesto”.
Berlusconi ha fallito e il suo è “un fallimento personale”.
Questo il giudizio, sintetico e impietoso dei un editoriale del New York Times sulla situazione italiana.
Il quotidiano ricorda che “gli investitori sono nervosi sull’Italia”.
Certo il paese “non   è la Grecia o l’Irlanda e il suo deficit è ancora gestibile” ma “anche prima della crisi finanziaria” la crescita economica era molto indietro rispetto a quella degli altri Stati europei “affondata da una corruzione pervasiva e da una pesantissima burocrazia ad ogni livello di governo”. Berlusconi sinora ha sempre sostenuto di essere una scelta obbligata, cioè di essere l’unico “capace di tenere insieme le varie e disparate fazioni del centro-destra. Ora è incapace di fare persino questo”.
Considerato che dall’altra parte resta un centrosinistra “fratturato” al suo interno, “incapace di unirsi e formare un governo”, il “fallimento di Berlusconi è personale”.
Dopo una serie di scandali personali o giudiziari, “si è alienato anche i suoi alleati politici più stretti”.
Il suo “restare in carica ha estenuato l’italia, indebolito il discorso pubblico, indebolito il governo della legge”.
Duro anche l’affondo del Financial Times. Berlusconi deve avere delle “unghie resistenti”, scrive oggi il quotidiano, riferendo su come il presidente del consiglio italiano sia riuscito, “tra la violenza nelle strade di roma e le risse in parlamento”, a rimanere “aggrappato al potere” con il minimo scarto.
Berlusconi può presentarsi come il vincitore, ma la sua “non è altro che una vittoria di Pirro – sottolinea il Ft – perchè ha perso la maggioranza assoluta alla Camera e molti suoi ex colleghi sono oggi all’opposizione”.
Tuttavia, sebbene il governo sia in difficoltà , i suoi oppositori hanno poco da festeggiare, continua il quotidiano economico: “Il loro fallimento a trarne vantaggio serve solo a illuminare il loro scompiglio”.

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CONFINDUSTRIA TAGLIA LE STIME SUL PIL: “L’ITALIA DELUDE, LA MALATTIA E’ LA BASSA CRESCITA”

Dicembre 17th, 2010 Riccardo Fucile

“CON LA GERMANIA IL CONFRONTO E’ IMPIETOSO, DALL’INIZIO DELLA RECESSIONE PERSI IN ITALIA 540.000 POSTI DI LAVORO”….I DISOCCUPATI IN TRE ANNI SONO RADDOPPIATI: LA REALTA’ E GLI SPOT DI BERLUSCONI E TREMONTI

L’Italia rimane indietro e «delude» sul fronte della ripresa: pesano le mancate riforme e non si tornerà  ai valori precedenti alla recessione prima del 2015.
È il giudizio espresso dal Centro studi Confindustria nel rapporto «Scenari economici», nel quale si limano al ribasso le stime del Pil, prevedendo che la crescita si fermerà  al +1% nel 2010 (rivisto dal +1,2%) e al +1,1% nel 2011 (dal +1,3%).
Per gli economisti dell’associazione degli industriali in Italia «la malattia della lenta crescita non è mai stata vinta», «il confronto con la Germania è impietoso».
Il nostro Paese, spiega il Csc, «replica la cattiva performance che ha manifestato dal 1997 in avanti. Aumenta il conto delle riforme mancate o incomplete o inadeguate rispetto a quanto realizzato dai partner-concorrenti». Insomma, «l’Italia delude.
La frenata estiva e autunnale – si legge nel rapporto – è stata decisamente più netta dell’atteso e il 2010 si chiude con produzione industriale e Pil quasi stagnanti. La malattia della lenta crescita non è mai stata vinta, come la migliorata dinamica della produttività  nel 2006 e nel 2007 aveva lasciato sperare».
Il comportamento durante la crisi ha dissipato ogni dubbio al riguardo: la contrazione economica è stata violenta, -6,8% il Pil da massimo a minimo, 35 trimestri perduti. Il recupero si dimostra indeciso e lentissimo: +1,5% finora. Così, prosegue il Csc, «non si ritornerà  sui valori prerecessivi che nella primavera del 2015».
«Per riagguantare entro la fine del 2020 il livello del trend, per altro modesto, registrato tra 2000 e 2007, – avverte il Csc – l’Italia dovrebbe procedere d’ora in poi ad almeno il 2% annuo. Un obiettivo raggiungibile in un arco di tempo ragionevole, come insegna la lezione tedesca, entro il 2012 secondo gli stessi documenti governativi. Ma per coglierlo gli strumenti messi in campo appaiono insufficienti».
Con la crisi, dal primo trimestre 2008 al terzo trimestre 2010, il numero di occupati in Italia è diminuito di 540mila, senza contare le ore di Cig che hanno un impatto pari a 480mila unità  di lavoro.
Il centro studi di Confindustria stima che «il numero delle persone occupate continuerà  a diminuire nel 2011», con un calo atteso dello 0,4%.
Il tasso di disoccupazione toccherà  il 9% nel quarto trimestre 2011, e «inizierà  a scendere molto gradualmente nel corso del 2012».
Il numero dei disoccupati è ad ottobre 2010 (2,167 milioni) «più del doppio rispetto ad aprile 2007″.

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