Dicembre 28th, 2010 Riccardo Fucile
PERSINO A DETTA DEL VIMINALE QUELLA DI BELPIETRO E’ UNA PATACCA… BOCCHINO DENUNCIA “IL GIORNALE” PER STALKING… SI VUOLE COLPIRE IL TERZO POLO PER RIPORTARE CASINI VERSO BERLUSCONI
“La macchina del fango si è rimessa in moto, ormai hanno superato ogni limite”.
In partenza per le vacanze, Fini viene colpito a freddo dalla prima pagina di “Libero”.
Al di là di una scontata querela per diffamazione, la reazione del presidente della Camera è di grande fastidio per una “notizia demenziale” e filtra la sua preoccupazione per quello che ancora potranno “inventarsi” la coppia Feltri-Belpietro: “Se qualsiasi fandonia, pur di attaccarmi, viene pubblicata senza verificare nulla, cos’altro faranno uscire?”.
Che di una fandonia, anzi di una patacca, si tratti, sono convinti del resto anche al Viminale, dove non viene dato peso alla notizia pubblicata dal quotidiano.
Secondo Fini la staffetta Feltri-Belpietro è funzionale proprio al disegno di colpire gli avversari politici di Berlusconi.
Senza più l’impaccio di poter riferire direttamente al premier la regia politico-editoriale degli attacchi.
Dentro Fli qualcuno già pensa di sfidare Belpietro a rendere pubblica la sua dichiarazione dei redditi, per dimostrare quanta parte delle entrate del direttore sia dovuta a Mediaset (dove conduce la trasmissione Mattino Cinque) e quanto invece a Libero.
La certezza di Fini è che gli attacchi provengano da Arcore e che sia Silvio l’ispiratore della strategia.
Non è un caso che Della Vedova rispoveri il conflitto di interessi.
Italo Bocchino intende invece denunciare per stalking la direzione de “il Giornale”: “lo stalking non va riferito solo alle molestie sessuali, ma è un reato che riguarda una persecuzione frutto di molestie insistenti che generano ansia nelle vittime: è il caso mio e di mia moglie”.
E tramite l’avvocato, Bocchino annuncia: “stavolta mi voglio divertire, chiederò alla Procura di Milano di verificare la responsabilità dell’editore occulto, Silvio Berlscuoni, negli attacchi alla mia persona. Hanno violato il mio diritto alla libertà di pensiero e la libertà d’impresa di mia moglie”.
Quanto alle notizie pubblicate su “Libero” Bocchino commenta: “Lasciamo perdere la storia dell’attentato che fa soltanto ridere, ma pensare che Fini possa andare con una prostituta è ridicolo. Se è vero io mi faccio prete. Ma andiamo! La terza carica dello Stato che si infila in un portone e pensa di passare inosservato. E gli uomini della scorta? E la prefettura?”.
Nei commenti dei finiani, prevale una lettura politica degli eventi.
Certo, c’è la pressione crescente su Fini per indurlo alle dimissioni da presidente della Camera.
E qualcuno ricorda che un anno fa il premier accennò a “cinque” motivi per cui Fini avrebbe dovuto lasciare quella carica,
Sapeva forse il premier del contenuto dell’articolo?
Inoltre c’è la sensazione che si possa puntare a un obiettivo più ambizioso: colpire il Terzo polo”, puntando a indebolire uno dei due leader del raggruppamento, per poi riportare Casini vicino al governo.
E Briguglio sostiene apertamente che la nascita del terzo Polo sarà acccompagnata dai dossieraggi della stampa padronale.
argomento: Attentato, Berlusconi, Costume, denuncia, emergenza, Fini, Futuro e Libertà, Giustizia, governo, PdL, Politica, radici e valori, Stampa | 1 Commento »
Dicembre 28th, 2010 Riccardo Fucile
VALZER DI INDISCREZIONI SULLA SORTE DEL LEGITTIMO IMPEDIMENTO… PRESSIONI DEL GOVERNO SUI GIUDICI… SCONCERTO PER IL SI’ DI MAZZELLA ANNUNCIATO PER LETTERA
Tirati per la giacchetta. Strattonati. Pronti a dire: “Da qui all’11 gennaio ne sentiremo
delle belle. Le spareranno sempre più grosse”.
Poi a mettere in chiaro: “Niente è ancora deciso sul legittimo impedimento”. Ma una cosa è certa. E questa, ai più alti livelli, alla Consulta ci tengono a metterla in chiaro: “Non ci sarà alcun rinvio. L’udienza pubblica è prevista e si terrà l’11 gennaio”.
E ancora: “Non sono previste defezioni. Tutti hanno assicurato la loro presenza. Chi specula e rende pubbliche indiscrezioni sulla salute dei componenti viola palesemente la nostra privacy”.
Allusione a chi ha dato per assente la Saulle. “Stiano tutti tranquilli. Quel giorno saremo lì, prima ascolteremo gli avvocati, poi ci chiuderemo in conclave e decideremo. Senza quei rinvii che qualcuno ipotizza perchè vorrebbe che ci fossero, ma che non ci saranno”.
A tutt’oggi, aggiungono le stesse qualificate fonti interne al palazzo, è presto per avere la certezza di quale sarà il verdetto sulla legge-ponte al lodo Alfano costituzionale che, dalla scorsa primavera, tiene congelati tre processi di Berlusconi.
Sabino Cassese, membro della Corte dal 2005, solo una settimana prima dell’udienza distribuirà ai colleghi l’appunto finale che sintetizza ben 10mila pagine di ricerca. Ma quell’appunto, che finora lo stesso Cassese non ha voluto che fosse distribuito, non conterrà nè il verdetto nè la proposta del relatore.
Egli la ufficializzerà durante la prima camera di consiglio.
Lì rivelerà quale preferisce delle tre strade possibili: la prima azzera la legge per manifesta incostituzionalità , e quindi accoglie in pieno l’istanza dei giudici di Milano; la seconda ne riconosce solo un difetto parziale che può essere corretto; la terza respinge la tesi dei magistrati e “santifica” la legge.
Se la conclusione fosse una sentenza interpretativa che respinge il ricorso dei giudici, ma impone una “lettura” obbligata della legge nel senso che le toghe conservano comunque l’ultima parola sull’effettiva sussistenza di un legittimo impedimento, negando ogni automatismo, questa sarebbe una decisione nettamente negativa per Berlusconi.
Il legittimo impedimento tornerebbe a essere quello che oggi è per tutti i normali cittadini, i quali possono avanzare la richiesta di rinviare il processo se hanno una valida ragione, ma poi devono sottostare al verdetto del giudice.
I processi del Cavaliere ripartirebbero, i giudici cercherebbero di accelerarli al massimo per arrivare alla sentenza, gli avvocati del premier solleverebbero un nuovo conflitto. Il caos.
Allo stato però, assicurano le alte toghe, tutte le strade sono aperte.
E le spinte a far prevalere l’una piuttosto che l’altra vengono giudicate “indebite pressioni” e “interferenze”.
Tra i colleghi suscita “sconcerto” il fatto che uno di loro, l’ex ministro della Funzione pubblica Luigi Mazzella, assurto all’onore delle cronache per aver invitato a cena il premier e il Guardasigilli Alfano prima della sentenza sul lodo, abbia scritto una lettera, divenuta pubblica, in cui si pronuncia per il sì alla legge.
Commentano: “Così aumenta il nostro senso di solitudine e rischiano di rafforzarsi le pressioni dei nostri confronti”.
Liana Milella
(da “La Repubblica“)
argomento: Berlusconi, Costume, denuncia, Giustizia, governo, PdL, Politica, radici e valori | 1 Commento »
Dicembre 28th, 2010 Riccardo Fucile
DA’ CONSULENZE AGLI AMICI DELLA “TV DELLA LIBERTA”, MA VUOLE L’AVVOCATURA DI STATO PER ZITTIRE I GIORNALI…LA CORTE DEI CONTI INDAGA PER DANNO ERARIALE: ALCUNI SUOI CONSULENTI AL MINISTERO AVREBBERO SVOLTO ATTIVITA’ DI PARTITO
Esplode il caso Brambilla.
Il ministro, sotto inchiesta per “danno erariale”, attacca Il “Fatto” per aver dato conto della sua gestione delle nomine nel ministero e negli enti che da questo dipendono. Curioso.
In qualsiasi paese del mondo un ministro che sotto il suo mandato vede il fidanzato approdare alla guida di un ente da lui controllato chiede scusa, si dimette o perlomeno esibisce il proprio imbarazzo.
In qualsiasi paese del mondo, un ministro che nomina alla guida della “struttura di missione per il rilancio dell’Italia all’estero ” un drappello di amici, ex dipendenti, ex datori di lavoro, la maggior parte provenienti da un organo di partito (questo giornale l’ha definito con efficacia “ufficio di collocamento Brambilla”) chiede scusa o rimette il mandato.
E persino in questa Italia, il ministro Michela Vittoria Brambilla, all’inizio si era presumibilmente vergognata, o contava di ridurre il danno limitando la diffusione mediatica della notizia.
Però poi qualcosa cambia.
Dopo una risposta pubblica di Silvio Berlusconi che — interrogato sull’ascesa al ruolo di commissario Aci del suo fidanzato Eros Maggioni — nella conferenza stampa di fine anno la scaricava (“Sono casi spiacevoli: quando lei prende cento persone non può pretendere che ci siano cento santi…”), la Brambilla annunciava causa civile contro questo giornale.
Questa risposta del Cavaliere deve essere costata a Berlusconi qualche scudisciata, se è vero che dopo 4 ore il premier, sempre sensibile alle richieste della “ministra salmonata”, ritratta con una nota ufficiale (“Le indicazioni esposte sono frutto di mere illazioni e personali supposizioni”).
E così, dopo due articoli del nostro quotidiano, dopo un delizioso capitoletto nel libro-inchiesta Tengo Famiglia (Aliberti), pubblicato due settimane fa dal giornalista di Panorama Carlo Puca (“Brambilla, la donna dell’Eros”), dopo una puntata di Report, e dopo l’avvio di una indagine della Corte dei conti, la Brambilla annuncia una “simbolica” richiesta di risarcimento (“solo” tre milioni di euro…) contro Il Fatto.
Ne avevano scritto in molti. La nostra colpa?
Raccontare per primi queste storie, e le altre che danno l’idea del Brambilla style: a partire dall’uso di elicotteri di Stato (anche per accorrere ad appuntamenti di partito) e atterrare in una area non adeguatamente attrezzata (con relativo dispiego di mezzi di soccorso pagati dal contribuente) pur di consentire al ministro di arrivare vicina a casetta.
La nostra colpa è aver chiesto conto al premier dell’elezione di Maggioni. Avvenuta in condizioni rocambolesche, visto che il commissario nominato all’Aci dalla ministra — Bruno Ermolli – aveva escluso per vizi formali la lista concorrente a quella del signor Maggioni (e sua) consentendole di gareggiare da sola e vincere per assenza di concorrenti (e dispiace).
Jacopo Bini Smaghi, leader della lista esclusa, fa ricorso al Tar e si rivolge alle procure, ma intanto Maggioni (professione odontotecnico) resta nel Cda. Nel 2007 Michela disse: “Guadagno più di lui, ma sto ben attenta a non farne un campo di potere nella coppia”. Chissà oggi.
Quanto alla struttura di missione, la domanda non è arbitraria, visto che, come ha scritto Il Sole 24 Ore, “si ipotizza un danno erariale”.
“La Procura del Lazio della Corte dei conti, guidata da Pasquale Iannantuono — scrive Il Sole — ha aperto l’istruttoria a seguito di notizie di stampa secondo cui oltre una decina di persone assunte presso il ministero come consulenti per il rilancio dell’immagine dell’Italia svolgerebbero attività di partito”.
Infine, visto che alla comicità involontaria non c’è limite, la ministra ha solennemente annunciato che si sarebbe fatta difendere dall’Avvocatura di Stato, ravvisando negli articoli de Il Fatto un danno per il ministero. Particolare grottesco, ma rivelatore: l’assunzione di una pattuglia di fedelissimi, e l’incredibile vicenda del compagno che approda al vertice della più importante sezione Aci d’Italia (Milano gestisce il business del gran premio di Monza, 50 milioni di euro), se provato, va considerato un danno della ministra all’immagine dello Stato.
Non certo un danno causato da chi scrive la notizia allo Stato.
Ma la Brambilla non deve avere chiaro il concetto di distinzione fra pubblico e privato.
E così per difendere se stessa le viene istintivo pagare le spese legali con i soldi dei cittadini.
Mica male per chi dichiarava spavalda: “Sono una che vive del suo. E a differenza degli altri politici, non ho chi mi paga la pagnotta. Sono libera, dico e faccio quel che voglio, lo ammetto: non dover accontentare nessuno è il mio lusso”.
Alla struttura di missione la Brambilla ha collocato Giorgio Medail, l’uomo che l’aveva assunta a Mediaset nel lontano 1989.
E che lei stessa aveva collocato alla guida di una sua impresa (fallimentare) l’indimenticata “Tv delle libertà ”.
Uno stile di governo che ieri ha ispirato a una senatrice del Pd, Roberta Pinotti, una sacrosanta interrogazione: “A quale titolo viene utilizzata l’Avvocatura dello Stato per un contenzioso che riguarda un personaggio politico?”.
Già , persino i vecchi democristianoni dei tempi d’oro, avevano un loro stile. Aggiunge la senatrice Pinotti: “Si tratta di una vicenda del tutto privata nella quale il ministro è accusato di aver concesso consulenze tramite il ministero del Turismo a persone che invece lavoravano per la televisione del Pdl. Di questo la stampa ha dato conto e se il ministro Brambilla ritiene di essere stata personalmente diffamata, nulla le impedisce di aprire un contenzioso affidandosi a un avvocato che l’assista. Ciò che non può fare è rivolgersi all’Avvocatura giustificando questo comportamento di protervia come lesa maestà all’immagine del ministero”.
Una contraddizione chiara agli stessi dirigenti del ministero.
Il giorno dopo il primo comunicato, il capo di gabinetto, Claudio Varrone, era costretto a correggere il tiro: “L’azione non è volta a tutelare l’immagine del ministro ma quella delle strutture ministeriali”. Ovvero.
Un conto è l’immagine del ministro, un altro quella del ministero, e solo per queste (secondo la seconda versione) interverrebbe l’Avvocatura.
La Brambilla, che a chi scrive era persino simpatica, disse di Dell’Utri e Tremonti: “Sono come le mestruazioni. All’inizio fanno male, poi, passano”. Lei invece resta. Per ora.
Luca Telese
(da “Il Fatto Quotidiano“)
argomento: Berlusconi, Brambilla, Costume, denuncia, governo, la casta, PdL, Politica, radici e valori | Commenta »
Dicembre 28th, 2010 Riccardo Fucile
“ATTENTATO A FINI AD ANDRIA? NON ESISTE ALCUN APPUNTAMENTO CON IL PRESIDENTE DELLA CAMERA”: PDL E FLI SMENTISCONO “LIBERO”…STUPORE E INDIGNAZIONE PER AVER ACCOSTATO IL NOME DELLA CITTA’ A UN IPOTETICO EPISODIO CRIMINOSO… LA DIA DI BARI CONVOCHERA’ BELPIETRO PERCHE’ FACCIA IL NOME DEI SUOI PRESUNTI INFORMATORI
“Più che un fatto serio mi sembra la stravaganza di un mitomane”. 
Non usa mezzi termini l’europarlamentare di Bisceglie del Pdl Sergio Silvestris nel commentare la notizia, riportata nell’editoriale del direttore di “Libero” Maurizio Belpietro, secondo la quale qualcuno avrebbe dovuto preparare un attentato al presidente della Camera Gianfranco Fini durante una sua visita ad Andria nella prossima primavera.
Il popolo della libertà fa quadrato intorno al leader Berlusconi chiamato in causa nel pezzo perchè secondo quanto riportato nell’articolo chi vorrebbe colpire Fini “si sarebbe rivolto a un manovale della criminalità locale, promettendogli 200mila euro”.
E il prezzo, riporta Libero, comprenderebbe “il silenzio sui mandanti, ma anche l’impegno di attribuire l’organizzazione dell’agguato ad ambienti vicini a Berlusconi, così da far ricadere la colpa sul presidente del Consiglio”.
Silvestris dice che “non è possibile accettare che la dialettica politica, pur segnata da asprezze e contraddizioni, sfoci in atti criminali”.
Interdetto il sindaco di Andria Nicola Giorgino, anche lui esponente del Pdl, che parla di “una boutade, un fatto del tutto inverosimile” spiegando che “non è previsto alcun arrivo di Fini ad Andria in primavera”.
Gli fa eco il presidente del consiglio comunale di Andria, nonchè consigliere regionale del Pdl Nino Marmo il quale bolla la vicenda come “ridicola e inventata”.
Anche Marmo, ex An, sostiene che la visita di Fini ad Andria non è prevista, “io di certo non l’ho invitato”.
A dire la sua anche il presidente della nuova provincia Francesco Ventola, Pdl: “Come esponente politico e rappresentante delle istituzioni voglio non credere a quello che ho letto”, dicendosi dispiaciuto per l’immagine di Andria.
Sul fronte Futuro e Libertà sono intervenuti l’onorevole Francesco Divella e il vice coordinatore pugliese del movimento, Giammarco Surico, secondo i quali “supera ogni fantasia arrivare a formulare teoremi su falsi attentati che dovrebbero ferire Fini per danneggiare Berlusconi”.
“Con il fondo di oggi”, proseguono, “il direttore di Libero ha toccato…il fondo. Adesso ci aspettiamo di tutto”.
Intanto la procura di Trani di Andria ha aperto un’inchiesta conoscitiva dopo la lettura dell’articolo.
Nelle prossime ore il fascicolo sarà trasmesso alla Direzione distrettuale antimafia di Bari che già in passato si è occupata di reati di criminalità organizzata sul territorio di Andria.
Non è escluso che i magistrati possano decidere di sentire il direttore di Libero Maurizio Belpietro già ascoltato nelle ultime ore dalla procura di Milano.
argomento: Attentato, denuncia, Fini, Futuro e Libertà, Giustizia, governo, PdL, Politica, Stampa | Commenta »
Dicembre 28th, 2010 Riccardo Fucile
LA PRIMA STORIA NASCE A MILANO, NELLA ZONA DI PORTA VENEZIA: GIRA VOCE DI UN ATTENTATO AL DIRETTORE DI “LIBERO” DI CUI ATTRIBUIRE POI LA RESPONSABILITA’ AI CENTRO SOCIALI…LA SECONDA VICENDA NASCE A BANGKOK DOVE UNA PERSONA UGUALE IN TUTTO E PER TUTTO A BELPIETRO SI SAREBBE ACCOMPAGNATO PER MILLE EURO AD UN RAGAZZINO, NIPOTE DI UN VECCHIO ABBONATO DI “LIBERO”
Girano strane voci a proposito di Belpietro.
Non so se abbiano fondamento, se si tratti di invenzioni oppure, peggio, di trappole per trarci in inganno.
Se mi limito a riferirle è perchè alcune persone di cui ho accertato identità e professione si sono rivolte a me assicurandomi la veridicità di quanto raccontato e, in alcuni casi, dicendosi addirittura pronte a testimoniare di fronte alle autorità competenti.
Toccherà quindi ad altri accertare i fatti.
La prima storia è ambientata a Milano, anzi, per la precisione nella zona di porta Venezia. Qui qualcuno avrebbe progettato un brutto scherzo contro il direttore di Libero.
Non so se sia giusto parlare di attentato, sta di fatto che c’è chi vorrebbe colpirlo e per questo si sarebbe rivolto a un manovale della criminalità locale, promettendogli 200 mila euro.
Secondo la persona che mi ha fatto la soffiata, nel prezzo sarebbe compreso il silenzio sui mandanti, ma anche l’impegno di attribuire l’organizzazione dell’agguato ad ambienti vicini ai centri sociali, così da far ricadere la colpa sulla sinistra.
Per quel che ne ho capito, l’operazione punterebbe al ferimento di Belpietro e dovrebbe scattare in primavera, in prossimità delle elezioni, così da condizionarne l’esito. Vero, falso? Non lo so.
Chi mi ha spifferato il piano non pareva matto. Anzi, apparentemente sembrava un tizio con tutti i venerdì a posto: buona famiglia, discreta situazione economica, sufficiente proprietà di linguaggio.
In cambio dell’informazione non mi ha chiesto nulla, se non di liberarsi la coscienza e poi tornare da dov’era venuto.
Perchè si è rivolto a me e non è andato dai carabinieri?
Gliel’ho chiesto e mi ha risposto che era in imbarazzo a giustificare come fosse venuto in possesso della notizia e temeva che la spiegazione potesse arrivare alle orecchie dei suoi familiari.
Per cui ha voluto vuotare il sacco con me facendosi assicurare che non avrei svelato il suo nome, ma mi sarei limitato a riferire le sue parole.
È quel che faccio, pronto ad aggiungere qualche altro particolare, se qualcuno me lo chiederà .
La seconda storia invece è ambientata a Bangkok.
Qui lo scorso anno, un tizio uguale in tutto e per tutto a Maurizio Belpietro si sarebbe presentato a un ragazzino che esercita il mestiere più vecchio del mondo.
Il suo nome, il numero di telefono al quale contattarlo e le sue fotografie compaiono su un sito in cui decine di gigolò di tutto il Sudest asiatico offrono i loro servigi.
Il ragazzo, che giura di essere nipote di un vecchio abbonato a Libero, in cambio delle prestazioni avrebbe ricevuto mille euro in contanti.
Tutto ciò lo ha raccontato a me condendo la storia con una serie di altri particolari piccanti e acconsentendo alla videoregistrazione della sua testimonianza. Mitomane? Ricattatore? Altro? Boh!
Perchè mi sono deciso a scrivere delle due vicende?
Perchè se sono vere c’è di che preoccuparsi: non solo qualcuno minaccerebbe l’incolumità del direttore di Libero al fine di alimentare un clima di tensione nel Paese, ma il noto giornalista dopo aver fatto tanto il macho sarebbe inciampato in una vicenda a sfondo erotico peggiore di quelle rimproverate a Marrazzo.
Che un femminiello giri le redazioni distribuendo aneddoti a luci rosse sull’ex caporedattore bresciano di Capital non è bello.
Se invece è tutto falso, attentato e gigolò, c’è da domandarsi perchè le due storie spuntino pochi giorni dopo il nuovo assetto proprietario della testata di Belpietro.
C’è qualcuno che ha interesse a intorbidire le acque, diffamando il direttore di Libero?
Oppure si tratta di polpette avvelenate che hanno come obiettivo quello di intaccare la credibilità di Facebook? La risposta non ce l’ho.
Quel che sapevo ve l’ho raccontato e, se richiesto, lo riferirò al magistrato, poi chi avrà titolo giudicherà .
Alessandro Gilioli
(da “L’Espresso“)
argomento: Attentato, criminalità, denuncia, emergenza, Giustizia, Milano, pedofilia, Politica, Stampa | Commenta »
Dicembre 28th, 2010 Riccardo Fucile
POVERETTI, DATO CHE LA COMPRAVENDITA DEI DEPUTATI LANGUE E IL FACCENDIERE MOFFA NON RIESCE A FARE PROSELITI, ORA SI SONO INVENTATI PURE L’AUTO-ATTENTATO… IN UN PAESE CIVILE QUALCUNO SAREBBE GIA’ INTERDETTO O IN TRATTAMENTO SANITARIO OBBLIGATORIO, IN ITALIA GIRA ANCORA A PIEDE LIBERO
Meno male che Silvio c’è, ma soprattutto meno male che c’è “mascella volitiva” Belpietro
che anche il giorno di Natale ne ha pensata una delle sue. Ovviamente non dice chi, ma si limita a sostenere il “gira voce”, la stessa per la quale si potrebbe far circolare qualsiasi diffamazione: che Tizio è un noto puttaniere, che un altro ha rubato nella cassetta dell’elemosina durante la messa di Natale, che Caio ama andare a trans travestito da Befana, che Sempronio fa l’infamone di professione, che qualcuno in alto sniffa coca. Tutto è permesso, tanto è la “voce che gira”.
E pensare che gira anche la voce che l’attentato a un noto giornalista sia stata una patacca costruita ad arte: d’altronde alle voci come si fa a dare credito? Ci pensa invece Belpietro che ci rende edotti della ultima “voce che gira”, forse nei cessi della Stazione Centrale di Milano.
Ovvero che Fini stia cercando ( che abbia messo un’inserzione su Secondamano?… verificare prego) uno che attenti alla sua persona, pure ferendolo per rendere realistica la cosa, per la modica cifra di 200.000 euro esentasse.
Non avrà ancora trovato l’apprendista attentatore, ma ha già fissato l’attentato per primavera ad Andria.
L’importante a questo punto che il Gianfri si ricordi la data, altrimenti addio effetto elettorale.
Belpietro spiega infatti che Fini paga l’attentatore, ma la colpa deve ricadere su Berlusconi, perchè verrà lasciata una traccia per accusare il premier del vile attentato.
Che sia una copia aggiornata del colbacco usato in Russia, la bandana sarda, o l’intimo usato di qualche escort non ci è dato sapere da Belpietro: si vedrà in seguito.
L’importante è che il ferimento di Fini sia riconducibile a Silvio e che lo danneggi elettoralmente.
Magari basterebbe anche lasciare una copia di “Libero” sul luogo dell’attentato, sperando che non sia scaghazzato prima dai locali piccioni, altrimenti addio prova certificata dai Ris.
Ma Belpietro, raccolta “la voce che gira”, non è andato stranamente in Questura a denunciare la cosa, forse perchè la Ronzulli non ha potuto accompagnarlo: l’ha scritto sul suo giornale di bordo.
Ma una domanda sorge spontanea, vedendo uno che gracchia ogni giorno contro i finiani che “non contano nulla”, che “sono morti”, che hanno il 3% a malapena di consensi, mentre lui viaggia al 101, 2%, e l’altro che ogni giorno si dedica a criticare Fini per quattro pagine sottratte alle foreste amazzoniche. Se “Fini è fallito” come titola “Libero”, di che cazzo si preoccuperanno mai?
Si è mai vista una persona sana di mente preoccuparsi di chi è fallito?
O forse stanno solo facendosela sotto perchè è già passato a trovarli il frate per l’estrema unzione, ricordando loro che la resa dei conti con la giustizia divina si avvicina?
E con quella non vale il legittimo impedimento e neanche il lodo Alfano e neppure il processo breve, miei cari.
Suvvia state sereni, Fini non conta nulla, no?
Andate avanti a governare e a scrivere come sapete, vedrete che l’esecutore fallimentare saprà trovare l’indirizzo giusto di chi ha portato politicamente il Paese alla bancarotta..
E se decidete eroicamente di spararvi un colpo prima della fine, mi raccomando non ditelo in giro.
Le voci girano, meglio essere prudenti.
Non vorrete guastarci la gioia dell’effetto sorpresa.
argomento: Berlusconi, Costume, criminalità, denuncia, destra, Fini, Futuro e Libertà, Giustizia, governo, mafia, Parlamento, PdL, Politica, radici e valori, Stampa | Commenta »
Dicembre 28th, 2010 Riccardo Fucile
UN’EMERGENZA CONTINUA CHE HA FATTO SALTARE TUTTE LE REGOLE DEL CICLO DEI RIFIUTI…GLI INTERESSI DELLA CAMORRA E IL FLOP DELLA RACCOLTA DIFFERENZIATA, FERMA AL 20%
Tre anni (2008-2009-2010) di emergenza continua.
Gli esperti della Commissione europea lo hanno detto chiaro e forte: «Non è cambiato niente».
Perchè la crisi è diventata quotidiana? La differenziata è a livelli bassissimi. La Campania produce 7.200 tonnellate di rifiuti al giorno (solo Napoli tra le 1300/1500).
E la Regione è ferma al 20 per cento (doveva essere al 35%) di raccolta differenziata.
Napoli è al 19% (107 mila tonnellate nel 2010). Ed è magra la consolazione che Roma è sotto il 20%, Palermo al 3%, Genova al 21%.
La Campania non ricicla la frazione organica che manda fuori regione.
Delle 7200 tonnellate prodotte al giorno, 3700 finiscono nelle discariche, perennemente in affanno.
La legge del 2008 che pose fine alla prima emergenza prevedeva in Regione 10 discariche, in realtà ne funzionano solo 5.
Chiaiano chiuderà a marzo e Terzigno a ottobre.
Due sono state già chiuse e tre sono state cancellate da successivi decreti (Terzigno, Andretta nell’Avellinese e Macchia Soprana, nel salernitano). Rispetto al piano del 2008 ci sono 6 milioni di tonnellate di rifiuti da «collocare».
Gli Stir, impianti di tritovagliatura, sono 7, tre a Napoli (Giugliano, Caivano e Tufino) e uno ciascuno nelle altre province.
Il numero è sufficiente, ma gli stabilimenti sono antiquati.
Abbandonati per anni dall’Impregilo (l’azienda che ha gettito il ciclo fino al 2006 e per quel periodo l’ex management è finito sotto inchiesta) non sono in grado di riciclare i rifiuti lavorati e spesso vanno in tilt.
In più ogni provincia deve gestire i rifiuti nel suo territorio.
Napoli è quella più in affanno anche perchè è la provincia in cui risiede il 53 per cento della popolazione nell’8 per cento del territorio.
Al momento i rifiuti in eccesso lavorati dagli Stir vanno fuori regione e all’estero.
Con costi esorbitanti (che pagheranno i cittadini con la Tarsu).
In Spagna andranno 60 mila tonnellate di rifiuti napoletani, al costo di 150 euro a tonnellate. Totale, 9 milioni.
Con la stessa cifra si può costruire in sei mesi un impianto di compostaggio lasciando alle altre province campane la disponibilità delle discariche.
L’ultimo grande nodo sono gli inceneritori.
Ad oggi lavora solo Acerra (prima gestito da Impregilo e ora da A2a), che in questi giorni sta bruciando fino a 2100 tonnellate al giorno, rispetto a una capacità ordinaria di 1900.
Il superlavoro impedisce la manutenzione ordinaria e si rischia lo stop.
La terza linea è partita nei giorni scorsi.
Il piano del 2008 prevedeva quattro termovalorizzatori, nell’ultimo decreto sono diventati tre (con Napoli e Salerno).
Ma ci vogliono almeno tre anni per costruirne uno e non sono state bandite le gare.
Poi si devono aggiungere le otto milioni di tonnellate di ecoballe accumulate tra Napoli e Caserta e il nuovo decreto (approvato dalla Camera) che affida al governatore Caldoro la nomina dei commissari per gli inceneritori. Commissari che potrebbero azzerare tutto e ripartire da zero.
Cristina Zagaria
(da “La Repubblica“)
argomento: Berlusconi, Costume, criminalità, denuncia, economia, emergenza, governo, Napoli, PdL, Politica, Rifiuti | Commenta »