Febbraio 10th, 2011 Riccardo Fucile INDOVINATE CHI SONO I TRE POLITICI CHE HANNO ESPRESSO LE TRE OPINIONI INDICATE… LA SOLUZIONE LA POTETE LEGGERE QUA SOTTO, MA PRIMA SEDETEVI
Berlusconi è un fuorilegge.
L’unica risposta è in sede penale e soprattutto civile.
L’ultima sconcertante esibizione sui sondaggi falsi, al Tg1, denota uno straordinario sprezzo delle regole.
Francesco Storace, 11 aprile 2008
Silvio Berlusconi non ha rispetto per le donne, lo dimostra la sua vita giorno dopo giorno.
Ha detto a quella ragazza precaria di sposare un miliardario: non è questa la soluzione del precariato.
Il voto a Silvio Berlusconi è il voto più inutile che le donne possano dare…
Daniela Santanchè, Corriere della Sera, 26 marzo 2008
“Il nostro paese ha il dovere di guardare a quanti vogliono venire in Italia con totale apertura di cuore, e di dare a coloro che vengono in Italia la possibilità di un lavoro, di una casa, di una scuola per i figli e la possibilità di un benessere che significa anche la salute…”.
Silvio Berlusconi in una recente dichiarazione alla Tv tunisina
E’ questa la coerenza di certi personaggi che ci governano?
E’ questa la dirittura morale di chi poi ha il coraggio di parlare di “teatrino della politica”?
E’ questa la sedicente destra che accusa gli altri di aver tradito i “sacri ideali”?
E’ questa la destra del futuro o non piuttosto una sedicente destra cialtrona che si vende al miglior offerente?
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Febbraio 10th, 2011 Riccardo Fucile PER IL 61% DEGLI ITALIANI, IL PREMIER DOVREBBE DIMETTERSI, SOLO PER IL 33% DOVREBBE RESTARE AL SUO POSTO…NEI CONFRONTI DIRETTI BERSANI VINCEREBBE 43% A 33%, CASINI 45% A 32%… IN CASO DI CORSA A TRE, PRIMO VENDOLA CON IL 32%, POI BERLUSCONI CON IL 31%, TERZO CASINI CON IL 21%… TRA LE COALIZIONI VINCE IL CENTROSINISTRA AL 41%, POI CENTRODESTRA AL 38,7 E TERZO POLO AL 17,8%
Berlusconi contro Bersani? Vince Bersani. 
Berlusconi contro Casini? Vince Casini.
Berlusconi contro Vendola? Vince Vendola.
La premessa è che «si tratta di simulazioni».
Ma i sondaggi effettuati da Ipsos e illustrati due giorni fa da Nando Pagnoncelli a Ballarò, raccontano di una situazione in evoluzione con un presidente del Consiglio che a meno di un mese dall’esplosione del caso-Ruby, subisce, secondo le previsioni di voto, i contraccolpi dell’ennesimo scandalo.
Tanto che per il 61% degli intervistati Berlusconi dovrebbe dimettersi.
Una cifra bilanciata, però, da un dato opposto: quasi la stessa percentuale (il 59%) ritiene che, alla fine, il governo continuerà la sua attività e solo il 12%pensa che si arriverà al voto anticipato.
Ciò non toglie, però, «l’esistenza di un fronte largo non favorevole a Berlusconi», spiega Pagnoncelli «Prevale una radicalizzazione delle posizioni e un ricompattarsi degli elettori contrari al premier».
Si spiegano così le cifre delle simulazioni sui “confronti”.
Nella simulazione di confronto a due tra Bersani e Berlusconi vincerebbe il primo 43% a 33%, tra Casini e Berlusconi 45% il primo e 32% il premier.
E in un eventuale scontro a tre Vendola-Berlusconi-Casini prevarrebbe il primo col 32%, poi 31% al secondo e 21% al terzo.
Circa un quarto degli intervistati, però, nel caso di scelta secca preferisce non decidere.
Nella simulazione sulle coalizioni, poi, il centrodestra perderebbe (fermo al 38,7%) sia se in campo ci fossero Centrosinistra (41%) e Centro (17,8%) sia in caso di una coalizione “tutti contro Berlusconi” (51,3% contro 44,2%).
«Si sono moltiplicati gli oppositori del premier – prosegue il direttore di Ipsos – fatto salvo il dato di chi dichiara che, in caso di elezioni, non andrà a votare».
Una percentuale ancora vicina al 40%, tra indecisi, astenuti e delusi.
Un dato che difficilmente potrà essere recuperato da Berlusconi: «Quando si avvicineranno le elezioni, la quota di non voto si assottiglierà . Non arriveremo, però, all’affluenza del 2008, vicina all’80%.
In ogni caso, è difficile che chi oggi è deluso possa poi esprimere un giudizio positivo e tornare a votare per il governo uscente».
È con quest’ampia fascia di indecisi che bisognerà comunque fare i conti.
Per adesso, Pagnoncelli mette in fila le cifre assolute, riscontrando per ilPdl un trend calante: «Nel 2008 raccolse 13 milioni e 800 mila voti. Alle Europee del 2009 furono 10 milioni e 800 mila. E non era ancora nato Fli nè era scoppiato il caso Ruby».
Inoltre, su una base elettorale che si riduce perchè crescono le astensioni, «il peso reale di quel 27-30% intorno al quale viene accreditato oggi il Pdl rappresenta il 18% in termini assoluti.
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Febbraio 10th, 2011 Riccardo Fucile “SONO DELUSA DA BERLUSCONI, ORA MI RICATTANO”…”LA RUSSA DICE DI NON CONOSCERMI? MA SE LO CONOSCO DA UNA VITA: NESSUN PROBLEMA, GLI ARCHIVI PARLANO”
Le perquisizioni scattano all’alba e l’inchiesta sul giro di prostituzione napoletano che incrocia le feste del presidente del Consiglio vive una nuova giornata di alta tensione.
Perchè per ordine dei magistrati partenopei i poliziotti della squadra mobile entrano nelle case dei due presunti «reclutatori» e in quella della starlette Sara Tommasi, che frequentava Silvio Berlusconi e nello stesso periodo avrebbe accettato incontri a pagamento con facoltosi clienti in alcuni hotel della Campania.
Portano via computer, agende.
Poi interrogano per oltre due ore Giosuè Amirante, uno degli indagati, che accetta di collaborare, tanto che il suo verbale viene secretato.
Nuovi sviluppi potrebbero arrivare dall’esame del materiale sequestrato, ma sui rapporti con la Procura di Milano cala il gelo.
Perchè il procuratore Edmondo Bruti Liberati appare quasi infastidito quando si ipotizza un’attività in comune con i pubblici ministeri partenopei, e questo costringe il capo dell’ufficio di Napoli a diramare una nota per precisare che «nessuna connessione emerge tra le due indagini e dunque è destituita di ogni fondamento la notizia di una riunione di coordinamento che si terrà nei prossimi giorni».
Gli indagati sono Vicenzo Seiello, detto «Bartolo», e Giosuè Amirante: entrambi lavorano con Lele Mora e Fabrizio Corona, e hanno «gestito» Sara Tommasi e altre ragazze della «scuderia» milanese durante serate organizzate in Campania.
Alcune, si è scoperto poi, erano invitate alle feste di Arcore e in altre residenze del presidente.
Nel decreto dei magistrati si evidenzia «l’esistenza di un’organizzazione dedita al favoreggiamento della prostituzione e in particolare al procacciamento di clienti per prestazioni sessuali a opera di Sara Tommasi» e dunque si ordina la perquisizione «poichè vi è fondato motivo di ritenere che nei locali e in qualunque altro luogo nella loro disponibilità possano rinvenirsi documenti e altri oggetti di rilevanza e in particolare rubriche telefoniche, appunti, agende, tracce di conti correnti bancari».
Il provvedimento viene esteso anche all’appartamento della stessa Tommasi e del suo amico Andrea Celentano, un consulente di programmi televisivi con il quale la ragazza si confidò – come emerge dalle intercettazioni telefoniche – su quali fossero le offerte che le arrivavano dai suoi manager, ma anche sui suoi rapporti con il mondo milanese e in particolare con Lele Mora e Fabrizio Corona.
Il 26 ottobre scorso i due parlano al telefono e la Tommasi, dopo avergli confidato che «Lele mi faceva seguire… Mi faceva mettere cose nei bicchieri», gli parla del giro del Presidente e afferma: «Quelle altre sono tutte matte… Ma io mi metto a fare la matta come loro… Sinceramente preferisco seguire le strade mie».
Il primo a parlarne della trasferta era stato Vittorio Sgarbi e ieri anche la Tommasi ha dichiarato di essere stata «in Bulgaria con lui e con il presidente Berlusconi».
Il viaggio risale al 14 giugno scorso.
Era una visita ufficiale a Sofia durante la quale il capo del governo inaugurò la statua di Giuseppe Garibaldi alla presenza del primo ministro Boyko Borisov.
Sull’aereo di Stato c’era effettivamente la starlette nota per aver partecipato ad alcuni programmi televisivi e all’Isola dei famosi.
È Amirante a ricordare che cosa avvenne nelle ore precedenti: «Avevamo organizzato una serata in una discoteca di Varcaturo e Sara doveva sponsorizzare una ditta locale. All’improvviso fu chiamata da Sgarbi che le disse di tornare immediatamente a Roma perchè dovevano partire. Lei cominciò ad agitarsi, poi si mise a piangere. Mi urlava che quando loro la chiamavano lei doveva essere pronta. Io le spiegai che avevamo firmato un impegno di lavoro e bisognava rispettarlo, ma Sgarbi continuava a tempestarla di telefonate e alla fine mi obbligò ad accompagnarla sull’autostrada, all’uscita di Caianiello, dove lui la venne a prendere con l’autista. Le parlai il giorno successivo e mi disse che era tornata ma stava malissimo e si era dovuta far ricoverare per un’intossicazione».
Tutti gli episodi rivelati da Amirante dovranno essere adesso verificati.
Anche perchè fu proprio lui a raccontare al telefono ad un amico di aver visto la Tommasi, a Roma, mentre veniva «prelevata e portata via dalle guardie del corpo di Berlusconi».
Una circostanza che Palazzo Chigi ha seccamente smentito, sostenendo che mai la ragazza è stata a bordo delle auto del presidente.
Da Dubai, dove sostiene di essere volata per una vacanza già programmata, la Tommasi parla con i giornali e le televisioni.
Si definisce «delusa perchè quando l’ho conosciuto Silvio Berlusconi ha conquistato il mio cuore, come quello degli italiani, ma ora uno scandalo del genere può coinvolgere una starlette come me, ma non un politico».
Poi aggiunge: «Il mio lavoro mi porta a contatto con un certo ambiente e personaggi del calibro di Berlusconi, Gheddafi, Putin. Non mi pento di niente. Che cosa avrei dovuto fare? Non lavorare nello spettacolo? Alla fine questo clamore mi potrà portare successo e lavoro come è già successo ad altre ragazze, vedi Belèn».
Poi, attraverso il settimanale Novella 2000 sembra lanciare un messaggio: «Siamo in mano alla camorra, alla mafia e ai ricatti. Non vorrei che ci fosse anche la politica dietro a tutto questo».
E al ministro della Difesa Ignazio La Russa che aveva detto di non aver avuto alcun contatto con lei manda a dire: «Lo conosco da una vita. Se qualcuno dice che non è vero non c’è problema: gli archivi parlano».
Nei giorni scorsi si era ipotizzato che i pubblici ministeri milanesi potessero interrogarla insieme ai colleghi di Napoli, ma ieri è arrivata la smentita secca. Le due indagini vanno avanti in maniera autonoma e al momento non ci sarà alcuno scambio di atti.
Fulvio Bufi e Fiorenza Sarzanini
(da “Il Corriere della Sera“)
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Febbraio 10th, 2011 Riccardo Fucile INTERVISTA A FILIPPO ROSSI DI FAREFUTURO WEB: “IN TRINCEA CONTRO QUESTA IPOTESI, ANCHE CON BERSANI”…”LA PROSTITUZIONE PIU’ GRAVE CUI STIAMO ASSISTENDO E’ QUELLA INTELLETTUALE”…”NEL 1945 PER RIMETTERE INSIEME L’ITALIA SI UNIRONO NELLO SFORZO MONARCHICI E STALINISTI”
Intellettuali in subbuglio dentro Futuro e libertà ? 
Filippo Rossi prende un respiro lungo, mi guarda: “Senti, tutte le obiezioni sono interessanti, e io voglio che restino dentro tutti, ma, detto questo, il futuro del paese, la battaglia più importante della politica italiana, non si decide per un nome in più o in meno”.
Vado a intervistare il direttore di FareFuturo web magazine, per puro caso, nel giorno in cui esce il libro del suo gemello Luciano Lanna (l’ultimo nuovo manifesto intellettuale del “finismo”) e in cui Sofia Ventura e Alessandro Campi lanciano segnali di grande dissenso con la linea del leader: “Bisogna dire più cose di destra”, attacca la politologa, “Bisogna avere una linea chiara, senza tentennamenti” dice lui.
Iniziamo da una domanda scomoda, togliamoci il dente…
Cioè?
Per Fli sono i vagiti di una nascita o i sussulti di un terremoto mortale?
Certo, noi giornalisti viviamo in un circo virtuale che a volte può stupire.
Mi stai criticando in modo molto elegante?
Non ce l’ho solo con te: ma Fli inizia il suo congresso fondativo venerdì, mi pare presto per stilare il certificato di morte!
Se l’uomo che si vantava di aver trovato il nome del partito forse va via…
Parli di Barbareschi? Non so se se ne sia andato. So che – lo dico con il massimo rispetto – il progetto di questo movimento non nasce o muore se lui c’è o meno.
Vi stanno spolpando deputato per deputato, lo neghi?
No, anzi. È dall’estate scorsa che ogni giorno veniamo colpiti dai tentativi di corruzione o da quella che giustamente Saviano chiama la fabbrica del fango…
Ci siete abituati, intendi?
Non ci si abitua mai. Ma sappiamo che si deve sopravvivere.
Al vostro ex alleato…
Lo so che su questo i blogger de Il Fatto mi sparano addosso. Bè, non ho motivi di negare che qualcuno, Montanelli, si accorse dove andava Berlusconi nel 1994. Io me ne sono accorto molto tardi. E l’ho scritto.
Quando?
Per tutti c’è un momento di non ritorno: per me è stato quando la sera di Eluana Englaro qualcuno ha detto: ‘Assassino’ al papà di Eluana. Lì ho capito che per ideologia politica si poteva pensare di fare qualsiasi cosa.
Non siete ancora nati, già dovete dimostrare di esser vivi.
Guarda ribalto questo assunto. Nell’ultimo voto senza il Pdl, nel 2006, Forza Italia era al 23.6. È Berlusconi che deve dimostrare di essere ancora lì.
Per te non c’è più?
Per me sono sotto.
La Ventura era la tua musa. Credi a quel che dice?
Io vedo il dramma degli orfani del bipolarismo. Per i politologi è un vero problema…
Per te no?
Per nulla. Il prossimo voto è, al di là delle politiche, un referendum: decide se Berlusconi sarà o meno il prossimo presidente della Repubblica.
Dici?
È matematico. È questa la battaglia, la trincea. Che dovrei fare per accontentare Sofia? Due dichiarazioni al dì contro Bersani?
Se siete di destra…
Nel 1945, per rimettere in piedi l’Italia si misero insieme i monarchici e gli stalinisti: c’è meno distanza fra me e Bersani, a occhio e croce.
Tu sei per il “Ttb”, “tutti contro Berlusconi”?
Questa è una decisione che spetta ai politici, io non lo sono. Però è una eventualità da prendere in considerazione.
Ma esiste davvero una destra anti-berlusconiana?
Io ricevo ogni giorno decine di mail di gente di destra che chiede a Fli di chiudere la decadenza del Cavaliere. I sondaggi dicono la stessa cosa.
Siete al 4% o all’8%?
Non mi interessa dare numeri. Vedi, credo che Fli abbia una funzione storica: di ridare dignità all’idea di destra, che in Italia è stata infangata da Berlusconi… Cosa c’è di più patriottico?
E quindi?
Su questo si decide se Futuro e libertà ha un ruolo.
Si dice: Fini è stato troppo estremista.
Invece io lo ringrazio per il coraggio che ha avuto.
Altri dicono: è stato troppo prudente.
È facile giudicare le scelte sbagliate a battaglia persa. Gli errori non si possono negare. Ma con quello che sappiamo oggi dico: meno male che quella battaglia è stata fatta.
Attacchi il Cavaliere da posizioni moralistiche?
Non lo sono mai stato, quindi non posso. Non posso non combattere la prostituzione che sta producendo.
Le ragazze dell’Olgettina…
No, guarda: per me è più grave la prostituzione intellettuale di chi ha stipendi e seggi.
Cosa pensi delle veline?
Mi colpiscono due cose che molti non hanno sottolineato. La prima: sono tutte famiglie povere. E poi: la disperata ambizione di alcune di loro.
Cioè?
Ci sono famiglie a cui puoi cambiare vita: tua madre vuole la casa, tuo padre vuole i soldi… Quanti di noi avrebbero detto: mi vendo per chi amo?
Ma il potere non ha sempre questo potere…
Dici? Io penso che questa è la miscela del berlusconismo: può cambiare le vite, può comprare tutto, somma i poteri di Stato, della tv e di azienda, unico pacchetto chiavi in mano.
Esempio?
Cosa dovrebbe rispondere una minorenne sottoproletaria che si sogna velina ed è chiamata dal premier?
Non oso rispondere…
No, lo voglio dire bene: è questo il vero potere corruttivo di Berlusconi. In questo è davvero maestro. Il grande corruttore.
Luca Telese
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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Febbraio 10th, 2011 Riccardo Fucile INVECE CHE VALUTARE LA PRESTAZIONE DEI CALCIATORI, SILVIO ED EMILIO COMMENTAVANO LE “CARATTERISTICHE TECNICHE” DELLE PROSTITUTE INVITATE AI FESTINI E LA LORO PRESTAZIONE SERALE… QUESTE INTERCETTAZIONI NON SARANNO UTILIZZATE COME PROVE, MA SONO ALLEGATE AL FASCICOLO… DATO IL LIVELLO DA BAR SPORT DEI COMMENTI, IL PREMIER TEME CHE QUALCUNO LE RENDA PUBBLICHE
Neanche fossero negli spogliatoi di San Siro.
Nel giorno in cui la Procura chiede il processo immediato al premier, con la doppia accusa di concussione e prostituzione minorile, sono le telefonate private del premier a tenere banco.
Telefonate che non saranno utilizzate nel processo perchè “irrilevanti”.
E questo sgombra il campo da una nuova richiesta si autorizzazione al Parlamento che rappresenterebbe solo un’inutile perdita di tempo, visti i precedenti.
Però quelle conversazioni esistono, sono state ascoltate dai pm e, come prevede la legge, possono essere depositate nel fascicolo anche se non utilizzate come prova.
Il problema è che il tenore di quei colloqui tra il presidente del Consiglio ed Emilio Fede rischia di essere politicamente rilevante e di creare nuovi imbarazzi nella già pur colorita epopea di questo “Decamerone di Arcore”.
Berlusconi e Fede, come il maschio medio italiano fa di solito il lunedì, parlano di calcio e di donne.
Il problema è che il telefonino di Fede era sotto intercettazione.
Le conversazioni tra Silvio ed Emilio sono di tenore decisamente grassoccio e rappresentano una sorte di pagellino del giorno dopo delle protagoniste del bunga bunga presidenziale, un po’ come le pagelline dei calciatori.
Che quelle conversazioni esistano e che potrebbero risultare imbarazzanti, il premier lo sa benissimo.
Anzi, proprio a quelle il premier si riferiva quando spiegò in televisione che “tante volte tra amici si chiacchiera in libertà e ci si vanta di cose che che non sono successe nella realtà “.
Berlusconi è tra due fuochi: da un lato, sapendo perfettamente che quelle telefonate possono metterlo in grave imbarazzo con l’elettorato cattolico e femminile, si augura che alla fine vengano distrutte dalla procura.
Nello stesso tempo una fuga di notizie sarebbe un elemento formidabile nelle mani dei suoi onorevoli avvocati, Ghedini e Longo.
La pubblicazione di conversazioni in cui ci si sofferma sulle dotazioni fisiche e sulle attitudini, consentirebbe al premeir di vestire i panni della vittima, spostando l’attenzione dalle parti offese al politico azzopato.
Ricordiamo che c’è un precedente, citato in queste ore nelle riunioni riservate a palazzo Grazioli, ed è quello delle telefonate tra Piero Fassino e il banchiere Giovanni Consorte con il famoso “Allora, abbiamo una banca?”.
Finirono su “il Giornale” e per quelle vicenda è sotto inchiesta Paolo Berlusconi, fratello del premier.
Accadrà qualcosa di analogo anche questa volta?
(da “Il Secolo XIX“)
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Febbraio 10th, 2011 Riccardo Fucile SCOPPIA IN VENETO LA QUESTIONE MORALE NELLA LEGA E GOBBO PROPONE UNA COMMISSIONE PER VALUTARE I CANDIDATI LEGHISTI PRIMA DI METTERLI IN LISTA… PIOVONO CONDANNE SUI LEGHISTI: DALLA BANCAROTTA FRAUDOLENTA ALLE TANGENTI, DALL’USO PERSONALE DI AUTO BLU E TELEPASS ALLO SFRUTTAMENTO DELLA PROSTITUZIONE
“Troppi i parassiti che vivono sulle spalle di chi produce!”, s’indigna il militante
leghista Gino Serugeri, da Brescia, sulla Padania, le cui pagine delle lettere secernono gli umori del popolo padano: ripetuti attacchi ai pm del caso Ruby (“magistratura eversiva!”), alla Corte costituzionale (“ha disposto che anche gli stranieri senza permesso di soggiorno possono usufruire dell’assegno di invalidità : è assurdo!” si lamenta Secondo Cagnoni di Cornale, e meno male “che dei 34 clandestini sbarcati sul litorale di Giarre 26 sono stati rimpatriati giustamenti con un volo charter”); alla sinistra (“Rosy Bindi è il solito vecchiume”); insomma, “la Lega è l’unico baluardo contro una società distorta”, come ricorda Marco Volpi da Riviera del Brenta (Venezia).
Ordine, suolo e fuori i negher.
Ma nel Nord Est — nel silenzio spesso come le nebbie di questi giorni — la Lega da mesi è dilaniata dalla questione morale, tanto che il leader locale Gianpaolo Gobbo, non sapendo più a che santo votarsi, ha proposto “l’istituzione in ogni provincia di una commissione che valuterà tutti i candidati prima di metterli in lista”.
L’ultimo incidente l’altro ieri: la condanna per bancarotta fraudolenta a 2 anni e 3 mesi (pena condonata) di Enrico Cavaliere, già parlamentare e presidente del Consiglio regionale veneto, per il buco milionario della società che doveva realizzare il megavillaggio “Skipper” in Croazia, detto anche “il paradiso di Bossi”.
È ormai una lunga serie: la settimana scorsa è finito ai domiciliari Giuseppe Barison, capogruppo della Lega a Zero Branco (Treviso), per una storia di tangenti, favori ed escort; a fine settembre era toccato a David Codognotto, ex assessore di San Michele al Tagliamento (Venezia) arrestato pure lui per mazzette; Edouard Ballaman, il presidente del consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia, andava in vacanza in autoblu; come il sindaco di Sommacampagna Gianluigi Soardi: sul Gargano con l’auto dell’Azienda trasporti di cui era presidente e il telepass aziendale spostato sul cruscotto della macchina della moglie.
Anche al Nord teniamo famiglia.
E Cesare Biasin, già sindaco di Silea, che avrebbe affittato tre suoi appartamenti alle prostitute?
I clienti citofonavano agli altri condomini: “E’ qui che esercitano le rumene?”, come ha raccontato Fabio Poloni de La Tribuna di Treviso.
Udine, Verona, Arzignano, Treviso: la geografia della corruzione leghista ormai è vasta quanto il suo impero.
Poi c’è lui, Alessandro Costa, il regista del bunga bunga padano.
Trentotto anni, vigile urbano, assessore alla sicurezza della Lega a Barbarano Vicentino, ad agosto era stato indagato per sfruttamento della prostituzione: le lucciole gli pagavano 150 euro per pubblicare le loro inserzioni sporcaccione sul suo sito.
“Dice di essere finito per errore in questa situazione, forse a causa del suo hobby per la fotografia che lo ha messo in contatto con alcune modelle…” tentò una poco convinta difesa il suo sindaco, Roberto Boaria.
Senonchè il partito lo aveva cacciato, il Comune lo aveva sospeso dal lavoro, e Costa invece di fare mea culpa s’era tenuta la seggiola di consigliere comunale e intanto aveva allargato la sua attività imprenditoriale alle gang bang, aprendo sul sito la sezione orge.
“Tieni presente che Padova è una miniera d’oro, coltivala!” spronava i suoi collaboratori sul territorio, come ha rivelato sul Mattino di Padova Enrico Ferro.
“Vedrai che se lavori bene di soldi ne fai talmente tanti che il normale lavoro passa in secondo piano”, incoraggiava le sue escort.
“Eravamo in nove, io un’altra donna e sette uomini” ha raccontato ai carabinieri una delle reclute della divisione orge, una bella signora padovana di 45 anni: “Beh, sì, sono stata un po’ birichina”.
Prendeva 700 euro, 100 per ogni partecipante al party.
E Costa s’intascava altri 500 euro da ciascun cliente: imprenditori, professionisti, medici.
Ora l’ex assessore alla sicurezza è in galera: i militari a fine gennaio lo hanno sorpreso al casello di Padova Ovest mentre incassava i pagamenti di tre ragazze da un suo agente.
La signora birichina sta cercando lavoro.
(da “Ritagli“)
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Febbraio 10th, 2011 Riccardo Fucile IL MINISTRO DELLA SEMPLIFICAZIONE HA CANCELLATO PER SBAGLIO PURE IL REGIO DECRETO CON IL QUALE VITTORIO EMANUELE II SANCI’ CHE LE PROVINCE DI MANTOVA E DI VENEZIA FANNO PARTE DEL REGNO D’ITALIA… IL MINISTRO TAGLIA PER FARE SCENA, MA FA SOLO CASINI
Trionfo padano: da quasi due mesi Mantova non è più in Italia e con lei il Veneto intero.
Altrochè secessione a furor di popolo.
Ci ha pensato la Roma della burocrazia a sancire la (platonica) liberazione dopo 144 anni e tre mesi.
Effetto di un errore di qualche tecnico del ministro per la semplificazione legislativa Roberto Calderoli.
Anche se, ovviamente, conseguenze concrete non ce ne saranno.
Il pasticcio nasce il 16 dicembre scorso.
Calderoli, impegnato nell’opera di cancellazione della pesantissima mole di più o meno inutili leggi e leggine accumulate in 150 anni di storia italiana, firma insieme al collega della giustizia Angelino Alfano un decreto di abrogazione di un plico di norme vecchie di decenni.
Il problema è che per errore in quell’elenco finisce anche il Regio decreto 3300 del 4 novembre 1866.
Quello con il quale l’allora sovrano Vittorio Emanuele II sancì, «per grazia di Dio e volontà della Nazione» che «le provincie (così si legge nel testo) della Venezia e quella di Mantova fanno parte integrante del Regno d’Italia».
Seguirono la legge 3841 del 18 luglio 1867 (che trasformò il decreto in provvedimento definitivo) e la 4232 del 9 febbraio 1868 che definì i confini della provincia di Mantova.
E adesso? La cancellazione del Regio decreto è destinata a rimanere un episodio divertente ma senza conseguenze.
L’errore non basta insomma per coronare sogni indipendentisti e impeti secessionisti, perchè a garanzia dell’italianità di Mantova e del Veneto resta il principio costituzionale che vuole l’Italia «unica e indivisibile».
Anche se il ministro Calderoli ha lasciato intendere che verrà messa una pezza per rattoppare l’errore e per evitare di far perdere tempo ai tribunali con i ricorsi di qualche temerario.
Per una svista simile nelle settimane scorse il Canal Grande di Venezia era passato sotto il controllo di Roma.
Tanto per non perdere l’abitudine a fare casini.
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Febbraio 10th, 2011 Riccardo Fucile TRECENTOMILA CONNAZIONALI COSTRETTI AD ABBANDONARE LA COSTA ORIENTALE, QUINDICIMILA GETTATI VIVI NELLE PROFONDITA’ CARSICHE…GLI ESULI DI ISTRIA E DALMAZIA SONO STATI DIMENTICATI E DISCRIMINATI PER DECENNI ANCHE IN ITALIA PER RAGIONI POLITICHE…DAL 2004 CON L’ISTITUZIONE DEL “GIORNO DEL RICORDO” E’ STATO FATTO UN PASSO VERSO LA PACIFICAZIONE NAZIONALE
Il 10 febbraio 1947, con il Trattato di Parigi, un’Italia prostrata da anni di guerra e
devastata dalla lacerazione politica e civile postbellica, cedeva alla Jugoslavia Fiume, Zara, l’Istria , il Carnaro e gran parte del Carso e dell’alta valle dell’Isonzo.
Vittime di una sommaria giustizia politica e della pulizia etnica che le truppe titine avevano già sperimentato dopo l’armistizio dell’8 settembre, molti Italiani videro compromessa per sempre la possibilità di rimanere nei territori della costa Adriatica: i leoni della Serenissima, gli antichi palazzi veneziani e le maestose rovine romane di Pola e Spalato erano ormai solo un lontano ricordo di millenni di civiltà latina.
Tra l’Armistizio e la fine della Guerra, circa 300.000 nostri connazionali dovettero abbandonare, in fretta e furia, la costa orientale, e almeno 15.000, tra civili e militari, furono gettati vivi nelle profondità carsiche (le”foibe”), secondo un barbaro rito che voleva venissero legati tra di loro con un fil di ferro e che sulle loro carcasse fosse gettato un cane a dannare per l’eternità le loro anime.
Destino migliore per gli esuli sopravvissuti, purtroppo, non vi fu nemmeno in Patria.
Dimenticati, accusati di connivenza con il regime fascista, talvolta addirittura oggetto di ulteriori violenze, gli esuli di Istria e Dalmazia vissero per decenni come stranieri in patria, respinti dalla società civile, dalla politica e anche dal mondo scolastico, reo di aver lasciato nell’oblio, con la complicità di molti governi,le tragiche vicende del confine orientale, ancora oggi sconosciute alle nuove generazioni.
La legge del 30 Marzo 2004, che istituisce il “Giorno del Ricordo” e che concede un riconoscimento ai congiunti degli infoibati, è stato un passo simbolico, ma fondamentale, verso quella “pacificazione nazionale” da tempo agognata.
Consci dell’altissimo ruolo che svolge la memoria collettiva nel consolidarsi di un sentimento di Unità , ritieniamo che, proprio nell’anno del 150° anniversario della nascita dello Stato nazionale, non si possa relegare ad un mero rito il ricordo di chi è morto per un’idea di Italia in cui ci riconosciamo.
Isonzo, Piave, Fiume, Foibe, Afghanistan: in luoghi e tempi diversi qualcuno ha dato e dà la vita per una comunità che, da 2000 anni, si riconosce sotto uno stesso nome.
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