Destra di Popolo.net

LA CANZONE DI ROBERTO VECCHIONI: UNA BANDIERA PER UNA DESTRA SOCIALE, POPOLARE E VALORIALE

Febbraio 19th, 2011 Riccardo Fucile

“CHIAMAMI ANCORA AMORE”, LA CANZONE PRESENTATA DA VECCHIONI A SANREMO, HA DEI CONTENUTI IN CUI IDENTIFICARSI…A DESTRA COME A SINISTRA, CONTANO LE IDEE, LA SOLIDARIETA’, L’UMANITA’, LA LEGALITA’, LA POESIA E IL SOGNO DI UN’ITALIA MIGLIORE CHE SAPPIA ANCORA AMARE E NON ODIARE

E per la barca che è volata in cielo
che i bimbi ancora stavano a giocare
che gli avrei regalato il mare intero
pur di vedermeli arrivare

per il poeta che non può cantare
per l’operaio che non ha più il suo lavoro
per chi ha vent’anni e se ne sta a morire
in un   deserto come in un porcile

e per tutti i ragazzi e le ragazze
che difendono un libro, un libro vero
così belli a gridare nelle piazze
perchè stanno uccidendo il pensiero

per il bastardo che sta sempre al sole
per il vigliacco che nasconde il cuore
per la nostra memoria gettata al vento
da questi signori del dolore

chiamami ancora amore
chiamami sempre amore
che questa maledetta notte
dovrà  pur finire
perchè la riempiremo noi da qui
di musica e di parole

chiamami ancora amore
chiamami sempre amore
in questo disperato sogno
tra il silenzio e il tuono
difendi questa umanit�
anche restasse un solo uomo

chiamami ancora amore
chiamami ancora amore
chiamami sempre amore

perchè le idee sono come farfalle
che non puoi togliergli le ali
perchè le idee sono come le stelle
che non le spengono i temporali

perchè le idee sono voci di madre
che credevano di avere perso
e sono come il sorriso di dio
in questo sputo di universo

chiamami ancora amore
chiamami sempre amore
che questa maledetta notte
dovrà  pur finire
perchè la riempiremo noi da qui
di musica e parole

chiamami ancora amore
chiamami sempre amore
continua a scrivere la vita
tra il silenzio e il tuono
difendi questa umanit�
che è così vera in ogni uomo

chiamami ancora amore
chiamami ancora amore
chiamami sempre amore
chiamami ancora amore
chiamami sempre amore

che questa maledetta notte
dovrà  pur finire
perchè la riempiremo noi da qui
di musica e parole

chiamami ancora amore
chiamami sempre amore
in questo disperato sogno
tra il silenzio e il tuono
difendi questa umanit�
anche restasse un solo uomo

chiamami ancora amore

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TELEBAVAGLIO, UNA NUOVA ACCUSA DEI PM DI ROMA CONTRO BERLUSCONI: CONCUSSIONE E MINACCIA AL CORPO DELLO STATO

Febbraio 19th, 2011 Riccardo Fucile

LA PROCURA DI ROMA HA CHIESTO AL TRIBUNALE DEI MINISTRI L’UTILIZZO DELLE INTERCETTAZIONI DEI DIALOGHI TELEFONICI TRA BERLUSCONI E IL COMMISSARIO DELL’AUTORITA’ GARANTE DELLE COMUNICAZIONI, IN CUI IL PREMIER CHIEDEVA DI INTERVENIRE PER CHIUDERE ANNO ZERO E ALTRE TRASMISSIONI A LUI SGRADITE

La Procura di Roma vuole procedere contro Silvio Berlusconi per concussione e minaccia a corpo dello Stato.
Il Fatto Quotidiano è in grado di rivelare che il 3 febbraio 2011 il Procuratore capo Giovanni Ferrara ha firmato la richiesta di utilizzazione delle telefonate intercettate nel procedimento di Trani a carico di Berlusconi.
Sono le famose conversazioni dell’autunno caldo del 2009 tra il commissario dell’Autorità  Garante delle Comunicazioni, Giancarlo Innocenzi, e il premier rivelate all’opinione pubblica dal Fatto con uno scoop che è costato al nostro Antonio Massari una perquisizione e un’inchiesta per rivelazione di segreto. In quelle telefonate il commissario (già  sottosegretario del Pdl) era sottoposto a ripetute e crescenti pressioni per chiudere Annozero e gli altri talk-show sgraditi da parte del premier.
Per esempio, il 14 novembre del 2009 Berlusconi gli notifica: “Ho fatto l’altra sera nel corso della trasmissione Annozero una telefonata indignata al presidente dell’Autorità  Calabrò dicendogli: ‘Sta guardando la trasmissione? Ma è una cosa oscena quello che succede!’”.
Di fronte alle giustificazioni balbettanti di Innocenzi sui suoi limitati poteri, il Cavaliere ordina: “Adesso bisogna concertare che l’azione vostra (dell’Agcom, ndr) sia da stimolo e consenta alla Rai di dire: ‘Chiudiamo tutto””.
Un’altra telefonata rilevante per i pm romani è quella del 28 novembre.
Dopo la puntata di Annozero sul caso Mills, Berlusconi torna alla carica con Innocenzi: “È una cosa assurda questo Garante! Se voi     non riuscite nemmeno a intervenire e a dire che non si fanno i processi in televisione … ma che cazzo di organismo siete? Lasciate andare avanti una cosa del genere? Ma scusami che cazzo siete lì a fare?”.
Quando le intercettazioni vengono pubblicate dal Fatto nel marzo del 2009 esplode l’indignazione per un premier-magnate delle tv che tratta come un maggiordomo il commissario Agcom, nominato dal Parlamento, inamovibile per 8 anni e pagato 400 mila euro all’anno proprio per garantire la sua indipendenza.
Ma subito entrano in funzione i soliti ammortizzatori mediatici e giudiziari. L’indagine, come oggi Berlusconi chiede per il caso Ruby, finisce al Tribunale dei ministri, che potrà  condannare Berlusconi solo con l’autorizzazione del Parlamento.
Il Collegio dei reati ministeriali sente una decina di persone, compresi il Direttore generale della Rai Mauro Masi, Innocenzi e il presidente dell’Agcom Corrado Calabrò, poi passa la palla alla Procura di Roma che – per legge – deve formulare la sua richiesta: archiviazione o richiesta di rinvio a giudizio. La stampa amica preme per la prima ipotesi.
In questo clima, a sorpresa, la Procura di Roma trova il coraggio per vergare un provvedimento che va in senso opposto: quelle telefonate sono rilevanti penalmente.
Il procuratore Giovanni Ferrara, l’aggiunto Alberto Caperna e i due sostituti Roberto Felici e Caterina Caputo con il loro atto del 3 febbraio scorso ne chiedono l’utilizzazione contro il presidente Silvio Berlusconi.
La richiesta di utilizzazione delle telefonate non è ovviamente una condanna, nè è equiparabile alla richiesta di rinvio a giudizio, ma certamente questo atto — tutt’altro che scontato — delinea una valutazione positiva della sostenibilità  dell’accusa in un eventuale giudizio.
La stessa Procura di Roma ha     spiegato, infatti, in un altro procedimento a carico di Berlusconi (quello per la corruzione dei senatori per dare la ‘spallata’ a Prodi nel 2007) che la richiesta alla Camera è necessaria solo per usare le telefonate contro un parlamentare e non serve invece per usarle in suo favore.
Se i pm avessero voluto archiviare l’indagine nata a Trani lo avrebbero fatto subito senza chiedere il permesso a nessuno.
C’era anche una terza possibilità : la Procura avrebbe potuto chiedere subito il rinvio a giudizio senza chiedere di usare le intercettazioni.
Un’opzione scartata perchè l’accusa perderebbe vigore senza gli audio della voce imperiosa del premier che intima di chiudere Annozero a un Innocenzi balbettante.
I pm di Roma con questo atto di fatto sposano la tesi del collega di Trani.
Dal 3 febbraio 2011 quattro magistrati romani, compreso il capo dell’ufficio, condividono il     lavoro del coraggioso magistrato pugliese Michele Ruggi
ero, che ha alzato il velo sui traffici telefonici tra Masi, Innocenzi e Berlusconi. In questo triangolo delle Bermuda dovevano scomparire per sempre dagli schermi le voci ostili al Cavaliere.
Una strategia recentemente riattivata con gli stessi strumenti adottati allora, a partire dal regolamento che vieta di raccontare i processi in tv.
Era questa l’arma letale vagheggiata dal Cavaliere     e da Innocenzi nelle intercettazioni per bloccare le puntate di Annozero sui processi a Cosentino e Dell’Utri.
Ed è sempre quel regolamento a essere stato riesumato ora dal Direttore generale Mauro Masi nella sua telefonata ‘dissociata’ ad Annozero per il caso Ruby.
Proprio quando l’assedio ai talk show politici riparte, la magistratura batte finalmente un colpo.
Ora a ritenere che in quelle telefonate ci siano elementi di prova utili a contestare al presidente del consiglio Berlusconi una serie di reati gravissimi sono i vertici dell’ufficio più prudente e potente d’Italia.
Se il Tribunale dei ministri accogliesse l’impostazione della Procura di Roma, il premier rischierebbe un processo con accuse ancora più gravi di quelle formulate a Milano.
Accanto alla concussione, contestata anche nel caso Ruby (il più grave dei reati contro la pubblica amministrazione punito con la reclusione fino a 12 anni) nel caso Agcom c’è anche la minaccia a corpo dello Stato, punita con la reclusione fino a sette anni.
Il procuratore capo Giovanni Ferrara e l’aggiunto Alberto Caperna hanno passato ore a riascoltare le telefonate per interpretarne il senso e il tono delle parole del premier.
Dopo quattro mesi di riflessioni insieme ai due sostituti hanno deciso di spedire la richiesta di autorizzazione all’uso delle intercettazioni al Tribunale dei ministri.
Ora sarà  questo collegio composto da tre giudici estratti a sorte a decidere il destino del premier.
Il presidente del collegio Eugenio Curatola (giudice della seconda sezione civile del Tribunale di Roma) e i due componenti Alfredo Maria Sacco (giudice civile a Roma) e Pier Luigi Balestrieri (giudice penale a Tivoli) certamente terranno in considerazione le valutazioni dei cinque pm.
Se confermeranno la linea della Procura, la parola passerà  alla Giunta e poi all’aula della Camera dei deputati.
Solo allora davvero si potrà  dire che a Roma c’è un ‘giudice rivoluzionario’.

Marco Lillo
(da “Il Fatto Quotidiano“)

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SI RIUNISCONO I “RESPONSABILI” E FINISCE CHE SI METTONO LE MANI ADDOSSO PER LE POLTRONE

Febbraio 19th, 2011 Riccardo Fucile

MARTEDI SCORSO TRA SARDELLI E PEPE SI E’ ARRIVATI AL CONTATTO FISICO PER CHI DEVE FARE IL CAPOGRUPPO DEL PARTITO DEI VENDUTI…. RAZZI MINACCIA: “O MI DATE IL POSTO DI SEGRETARIO D’AULA O ME NE VADO”… E CHI ASPETTA UN POSTO FREME ED E’ IMPAZIENTE

Il passaggio di peones dal Pdl ai Responsabili per recuperare voti nelle commissioni più importanti di Montecitorio (Affari costituzionali e Bilancio, dove la maggioranza non c’è più e infatti non hanno dato parere sul decreto milleproroghe) si sta rivelando un’operazione ad altissimo rischio.
Mario Pepe, arrivato ai Responsabili dal Pdl nemmeno due settimane fa, prestato dal Pdl per permettere loro di arrivare alle venti unità  necessarie, ha quasi provocato una rissa in una riunione che si è tenuta martedì scorso.
La tensione è salita al massimo quando, a proposito di spartizione di poltrone, tema sempre all’ordine del giorno, l’ex forzista ha posto una questione dirimente: «Noi non riusciamo a prendere altri deputati da Futuro e libertà  perchè ci serve un capogruppo autorevole in grado di attrarre gli ex An. Al posto di Sardelli io candido Silvano Moffa…».
A quel punto Pepe si è arrivati quasi al contatto fisico con la componente di Noi Sud.
Ma Pepe ha tenuto il punto fino a ottenere lo scrutinio segreto per l’elezione del capogruppo che è stata fissata per mercoledì prossimo.
Quel giorno, dunque, sarà  lanciata la Grande lotteria dei Responsabili. con ricchi premi e cotillns,   salvo che non scorra invece già  il sangue.
Spettacolo da non perdere.
Pepe è deciso a giocare tutte le sue carte e, per rafforzare la sua microcorrente, si è fatto raggiungere da altri due ex forzisti: Paolo Guzzanti e Giancarlo Lehner.
Poi ci sono gli incerti.
Come l’ex dipietrista Antonio Razzi che, nella stessa infuocata riunione, ha minacciato di andarsene se non gli verrà  dato il posto di segretario d’aula a Montecitorio.
Anche l’uomo della dentiera nuova insomma vorrebbe capitalizzare qualcosa di più a breve.
E come lui sono sul piede di guerra tutti coloro cui è stato promesso un posto da viceministro, sottosegretario, presidente di qualcosa.
Una situazione che riflette l’incertezza che più in generale regna nella cabina di regia di tutta la maggioranza, soprattutto in materia di giustizia.
Non solo sulla cosiddetta Grande Riforma, per l’ennesima volta annunciata ieri dal ministro Alfano, ma anche sulla reintroduzione della immunità  parlamentare.
Si pensi che uno degli avvocati-parlamentari un tempo più vicini al premier considera del tutto impraticabile il testo presentato da oltre 100 deputati Pdl. «Perchè – spiega – subordinerebbe al sì del Parlamento anche le indagini per omicidio».
Difficile, in effetti, vincere un referendum confermativo sulla licenza di uccidere.

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CASO RUBY-NOEMI, IL FRATELLO ORONZO: “MI HANNO OFFERTO 500.000 EURO PERCHE’ TACESSI”

Febbraio 19th, 2011 Riccardo Fucile

IL FRATELLO DI ROBERTA, AMICA E COMPAGNA DI FESTE DI NOEMI, RACCONTA: “CI TELEFONAVA DIRETTAMENTE IL PRESIDENTE”…”MI SONO STATI OFFERTI SOLDI PER ESSERE GESTITO”…”MIA SORELLA HA VISTO COSE CHE NON GLI PIACEVANO”

Vincenzo Oronzo è un ragazzo sveglio, fa il pr nelle discoteche vesuviane a 100 euro a settimana, cerca il colpaccio.
E’ ansioso di piazzare l’intervista di sua sorella Roberta, l’amica di Noemi Letizia che, minorenne anche lei, l’accompagnò al capodanno a Villa Certosa. Quando lo cerco per capire la storia di Roberta, lui intuisce che l’interesse giornalistico di Annozero può essere una leva portentosa per la sua trattativa. Vuole farsi intervistare a Roma pochissime ore prima della puntata.
Gli spiego che non è possibile: ho bisogno di approfondire la questione e voglio intervistare anche sua sorella.
Mi viene il dubbio che voglia sfruttare il nostro programma per lanciare un avvertimento al premier e al suo entourage.
Il giorno successivo, venerdì 4 febbraio, lo incontro a Portici.
Vincenzo mi racconta di Roberta e mostra alcune foto sull’iPhone.
E’ nervoso, spera ancora di gestire la sua asta.
Quando capisce che non posso pagarlo, mi saluta.
Ha ancora in piedi la trattativa con “Oggi”, che gli ha offerto una modica cifra per le foto e l’intervista.
Ma il giorno dopo scompare.
Si è aperto un canale molto più sicuro e remunerativo, quello con il “Giornale” e “Chi”, le testate della famiglia Berlusconi.
Vincenzo, nell’ultima telefonata che riesco a fargli, mi parla di una cifra compresa tra 80 e 100 mila euro.
Venerdi 11 febbraio a Portici compare anche Fabrizio Corona, fresco di contratto con Mediaset.
Sabato 12 febbraio escono foto e intervista di Roberta sul “Giornale”. Un’intervista rassicurante, lontana anni luce dal racconto che mi aveva fatto Vincenzo solo una settimana prima, e che leggerete testuale qua sotto.

Scusa io oggettivamente tra te che mi dai zero e te che mi dai uno ma mi dici perchè dovrei andare da te? La mia condizione è da disoccupato. Mio padre poi è stato licenziato, guarda un po’.
Voi che cosa volete fare?
Prima di tutto la tutela di mia sorella. Se io volevo ottimizzare su questa storia, ottimizzavo un anno e mezzo fa quando sul tavolo ho visto con i miei occhi 500 mila euro… mo’ o per farmi parlare, o per farmi sta’ zitto…
Perchè, ti hanno messo 500 mila euro sul tavolo?
Voglio dire, all’epoca mi sono stati offerti dei soldi per essere un po’ gestito, no? Per come… Io però questi soldi se li devo avere me li voglio guadagnare. Mia sorella non vuole fare la velina, non ha mai voluto fare la ballerina, non vuol fare la meteorina, non vuol fare il Grande Fratello, fa l’università , vuole fare la vita tranquilla… però dal momento che questa situazione sta diventando così verrà  fuori che i contatti telefonici ce li ho avuti anche io, ce li ha avuti anche mia sorella…
Con Berlusconi?
Eh bè, certo
Ma ci sono le fotografie pure?
Corrà , io tutto quello che ti dico e quello che mia sorella ti racconta è comprovabile. C’è una verità  che sta venendo fuori, mia sorella la vuole tirare fuori. Poi è capitato che ci siamo veramente scottati, che mio padre è stato licenziato. Lavorava in una scuola dove era stato messo da persone che mi erano state affidate di sistemarci.
Roberta è disponibile a parlare?
Disponibilissima. Sta come il diavolo, peggio di me. Io sarò attaccato.
Attaccato da chi però…
Attaccato da tutti quelli che diranno sì, ok, è la tua parola contro la mia.
Ma perchè queste cose le dici solo adesso?
Come all’epoca mi dissero, mi chiamarono a Roma e dissero: fai attenzione, non dire questo, io ti ringrazio… ti prego, qui c’è il rischio che cade il governo…
Ma questo chi è stato, il Pdl?
Questo è stato l’uomo delle carte…
Cioè, Berlusconi in persona ti ha chiamato?
Penso che si possono ritrovare le telefonate, no? Anche perchè chiamava lui.
Quindi si possono ritrovare le sue chiamate sul tuo numero?
Sì. Ha visto cose che non gli piacevano. Magari è stata invitata a fare magari cose che non voleva fare e se ne voleva andare. Poi è stata trattenuta là  con regalini, a diciassette anni… anche perchè lei dopo tre giorni se ne doveva tornare, poi… da due sono diventati dieci, dodici… poi tornò con i regalini e con i soldi. Ora io sento in televisione che queste ragazze escort hanno avuto questi soldi, queste cifre. Le stesse che ha avuto mia sorella a casa, questi regali: perchè? Perchè venivano messe in situazioni, cazzo! Se tu stai nel paese dei balocchi, perchè dopo due giorni te ne vuoi venire?
Ma quanti soldi ha avuto?
Lei tornò con 2 mila o 5 mila euro, in una busta… aprii una busta… mi sembra 5 mila. Io dissi: ‘Sì, ma questi soldi? Questi regali? Queste venti, trenta collane, perchè?’. Poi io non so quante cose saprà  di Noemi… mi ha raccontato che Noemi ogni tanto scompariva…
Se ho ben capito da questo video che mi hai fatto vedere lei non è stata solo a Villa Certosa, è stata anche a Palazzo Grazioli a Roma?
Bingo. Ma secondo te, se io c’ho le cravatte, come le ho, perchè me le hanno spedite a casa? O perchè mi sono venuti a prendere e mi hanno… io ti spiego com’è fatta la stanza, quanti metri quadri è, come è posizionata, con chi stava a pranzo, con quale delegazione… ha interrotto il pranzo ed è venuto…
Pure tu avevi avuto un lavoro… da Cesaro, dagli amici di Cesaro.
Mi hanno messo nell’acquedotto, sei mesi ok, poi ti passiamo al contratto definitivo.
Come mai non te l’hanno rinnovato anche se avevi queste informazioni scottanti in mano?
E si vede che probabilmente non conto niente per loro. Oppure sono stato troppo una persona di parola e di fiducia. E loro hanno detto vabbuò, però loro non avevano messo in conto che poteva venire tutto a galla così.

Corrado Formigli
(intervista resa ad “Anno Zero“)

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GUZZANTI PATETICO: DATO CHE NON EMERGE UN ANTI-BERLUSCONI ALLORA E’ MEGLIO APPOGGIARE IL PREMIER

Febbraio 19th, 2011 Riccardo Fucile

PER LA SERIE “NON C’E’ LIMITE ALL’INDECENZA” L’AUTORE DI “MIGNOTTOCRAZIA” DICHIARA “SU SILVIO NON CAMBIO IDEA, MA ORA NON HO ALTERNATIVA”: QUINDI MEGLIO VOTARE A SUO FAVORE…ED ENTRA NEL PARTITO DEI VENDUTI PER “SCONGIURARE LE ELEZIONI”…O FORSE PER FARSI RINNOVARE IL CONTRATTO DI COLLABORAZIONE SU “IL GIORNALE”?

Paolo Guzzanti torna ad appoggiare il governo dell’ex odiato Silvio.
A darne notizia per primo è Luciano Sardelli, capogruppo di ‘Iniziativa responsabile’:
‘”E’ con grande soddisfazione personale e politica che accogliamo l’onorevole Guzzanti come indipendente liberale nel nostro gruppo, sicuri che porterà  uno straordinario contributo culturale e politico alla nostra attività  parlamentare”.
Venduto più, venduto meno…
E appena la notizia esce, lui subito si giustifica con alcuni sms ai colleghi e amici che gli chiedono spiegazioni:   “Fallito il terzo polo, in totale assenza di qualsiasi alternativa, la priorità  è scongiurare le elezioni anticipate per preparare il dopo. Mantengo e ribadisco tutto su ‘mignottocrazia’: putinismo, paralisi del parlamento, legge elettorale. Nessuno sconto, nessun ripensamento”.
E ancora: “Oggi Silvio Berlusconi rivincerebbe con la stessa legge elettorale. Prima si deve rifare la legge, poi si vota. Avevamo lanciato un referendum. Chi sarebbe oggi l’alternativa di massa a S.B.? Non c’è. Allora per ricostruirla occorre ripartire da zero e intanto va affrontata la crisi economica. C’è un governo alternativo? No. Un leader alternativo? No. Se si vota oggi siamo punto a capo peggio di prima. L’antiberlusconismo puo essere una posizione etica ed estetica ma politicamente da sola è zero.”
Alle 17 esce un post sul suo blog “Ecco perchè oggi ho aderito al gruppo di ‘Iniziativa responsabile’.
Le spiegazioni sono le stesse fornite dagli sms.
“Ho deciso oggi di aderire come indipendente liberale a ‘Iniziativa responsabile’, un gruppo eterogeneo che fornisce sostegno sufficiente al governo per evitare elezioni anticipate”, scrive Guzzanti illustrando i motivi della sua scelta.
Primo, “il congresso milanese del Fli e prima ancora il convegno di Todi del terzo polo, cui ho aderito con grande entusiasmo”; secondo, il fatto che ”a me, giornalista da mezzo secolo, è stato impedito di scrivere”.
Sia dai giornali di destra, Feltri in primis, sia dalla stampa di sinistra con il messaggio “noi non ti vogliamo non perchè tu sia stato berlusconiano, ma a a causa della Commissione Mitrokhin”.
Poi “l’atto di coraggio e onestà ” di Sallusti che pubblica le due lettere su il Giornale“.
Ecco il motivo della svolta: “E’ accaduto che per la prima volta sul Giornale della famiglia Berlusconi si sia parlato apertamente di mignottocrazia, delle frequentazioni inaccettabili con Putin, della schifosa legge elettorale. Dunque, riassumendo: non sono diventato o tornato berlusconiano e se fosse stato per me, con la sfiducia del 14 dicembre avremmo potuto avere un governo alternativo che però non c’è stato e non c’è. Dunque, palla al centro”.
Sono quindi bastate un paio di lettere pubblicate da Il Giornale per convincere Guzzanti a buttare alle ortiche tutti i motivi di dissapore con il premier o perlomeno accantonarli.
Motivi espressi con chiarezza in due libri che avevano definitivamente segnato la rottura con Berlusconi: Mignottocrazia e Guzzanti Vs Berlusconi (entrambi ed. Aliberti).
Libri che a modo loro hanno fatto storia, il primo per aver inventato il termine per indicare il meccanismo di reclutamento di veline, soubrette senz’arte nè parte approdate alla corte di Re Silvio per meriti non certo politici; il secondo dove Guzzanti rimprovera al presidente del Consiglio “di non aver voluto e saputo fare quel che aveva promesso, ciò che gli ha consentito di arraffare i voti di milioni di italiani affamati di libertà . Il ritratto di un uomo che non sopporta critiche, Costituzioni, Parlamenti, partiti, opposizioni, dipendenti non adoranti e che prostituisce la donna italiana con ignobili messaggi mignottocratici”, scriveva Guzzanti sul suo blog ‘Rivoluzione italiana’.
Poi le lettere pubblicate da Alessandro Sallusti.
Forse esistono due elementi integrativi che Guzzanti dovrebbe spiegare.
In primis il suo contratto da migliaia di euro con “il Giornale” era in scadenza e vogliamo scommettere che gli è stato rinnovato e magari incrementato?
In secondo luogo perchè è cosi tanto interessato a far proseguire la legislatura ad ogni costo? Forse per lo stipendio e per non perdere la pensione?
Bastava dirlo e avrebbe evitato figure da pataccaro.

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ROSSO DI VERGOGNA: UN ALTRO ACQUISTO DEL PARTITO DEGLI ACCATTONI

Febbraio 19th, 2011 Riccardo Fucile

PARLA ROBERTO ROSSO, TORNATO NEL PDL: “I FUTURISTI VANNO A DESTRA, IO SONO LIBERALE, VERDINI MI HA CONVINTO”…”SILVIO MI HA SEMPRE VOLUTO BENE E POI E’ SALESIANO COME MIO ZIO”…. HA AVUTO GARANZIA DI INCARICHI DI ALTO LIVELLO

“Rifletti bene – mi ha detto Verdini – è l’ora della responsabilità .Te la senti di premere il pulsante contro Silvio? Te la senti? Non è più facile ricomporre i dissidi e rientrare da noi?”.
In quel preciso istante, quando cioè si stava per votare alla Camera l’autorizzazione a perquisire Spinelli, cassaforte mobile di Berlusconi, la mano di Verdini si è poggiata sulla sua spalla e il corpo di Roberto Rosso ha avuto un fremito.
“Sono andato da Gianfranco Fini e gli ho detto: non me la sento”.
L’affetto per Berlusconi è speciale.
“Mi ha sempre voluto bene, tanto bene. Le divergenze erano sorte per beghe locali in Piemonte”.
C’è anche un legame spirituale che in qualche modo la connette al premier.
“Si sa che lui è un salesiano fervente”.
E lei è…
“… San Giovanni Bosco è mio prozio”
Sembra niente, ma anche queste cose contano.
“Fini è un galantuomo, ha capito”.
Il suo è stato un momento di sbandamento.
“Una reazione alla piccola difficoltà “.
Si sente che è liberato da un peso che rendeva pesanti i suoi passi.
“Il mio rapporto con Berlusconi è meraviglioso, inossidabile, denso, felice”.
La bega locale di Torino aveva del resto le dimensioni di una cosuccia.
“Totalmente superata, abbiamo splendidamente risolto”.
La trasferta in Futuro e libertà  è durata quattro mesi.
“Sa cosa le dico? Io sono liberale e davvero al congresso di Milano ho avvertito una virata a destra. Brrrr
Sembrava invece che Fini virasse a sinistra
“.
“No, a destra. Sentivo che gli amici di Fli avevano bisogno di ritornare alla propria identità  missina”.
La sua casa è Forza Italia, il popolo della libertà .
“Ho riflettuto per tempo e il dilemma è sempre stato questo: continuo a stare in questo partito o ritorno a casa?”.
Rifletti bene, le ha ripetuto con affetto Verdini.
“E ho scelto. Fini è un galantuomo, squisito”.
E lei, nipote del santo, è amico del premier salesiano (temporaneamente peccatore).
“Il mio tragitto politico è lineare”.
Prega?
“In che senso?”
Pratica, frequenta? O è uno di quei cattolici adulti.
“Parecchie volte vado a messa. Ma perchè me lo chiede?”.
Per via di San Giovanni Bosco.
“A messa anche a Roma”.
Berlusconi l’ha infine abbracciata.
“Certo, è stato bello”.
Fini più gelido.
“Una stretta di mano. Però gentile”.

Antonello Caporale
(da “La Repubblica“)

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SCANDALO PIO ALBERGO TRIVULZIO, APERTA LA LISTA: MOLTI NOMI NOTI TRA GLI AFFITTUARI A PREZZI DI FAVORE, C’E’ MEZZO PDL

Febbraio 19th, 2011 Riccardo Fucile

RISULTANO ANCHE IL DIRETTORE GENERALE DEL MILAN E LA DIRIGENTE DELLA SQUADRA MOBILE DEL CASO RUBY, IL FIGLIO DI PILLITTERI, IL FRATELLO DI LUCA DI MONTEZEMOLO… E ANCORA IL CAPOGRUPPO DEL PDL IN COMUNE,   L’EX ASSESSORE ALLA SICUREZZA E IL NIPOTE DI COSSIGA

Ci sono anche il direttore generale del Milan Ariedo Braida e la dirigente della Sezione criminalità  organizzata della Squadra mobile di Milano, impegnata nell’inchiesta sul caso Ruby, Maria Josè Falcicchia tra i nomi dei 1.064 inquilini di altrettanti immobili pubblici del Pio Albergo Trivulzio di Milano.
La lista dei contratti di locazione, con tanto di canoni in genere molto vantaggiosi, è stata consegnata ai 33 membri della commissione Casa e Demanio del Comune di Milano dopo un lungo braccio di ferro.
L’elenco è stato poi consegnato ai giornalisti dal capogruppo del Pdl in Consiglio comunale, Giulio Gallera.
Nella lista c’è anche un Cordero di Montezemolo, preceduto dall’iniziale D. a indicare il nome, che dal 29 giugno 2010 occupa un appartamento di 43 metri quadri in piazza Mirabello 1, in pieno centro, con un canone annuo di 9.100 euro più 1.800 euro di spese.
A Braida è intestata una abitazione di 84 metri quadrati, in piazza Carmine 1, per un canone di 17.300 euro l’anno più 1.244 di spese.
Il contratto è stato firmato il 1 aprile 2010.
Il nome della Falcicchia è invece legato a un’abitazione di 75 metri quadrati in via San Marco 20 angolo via Montebello 7, vicinissimo alla Questura, per il quale è previsto un canone di 11.262 euro più 980 di spese.
Il contratto risale al 13 gennaio 2011.
Tra gli altri nomi si nota anche Martino Pillitteri, figlio dell’ex sindaco Paolo e cugino dell’attuale assessore ai servizi civici del Comune.
Un nome da molti indicato come certo è quello di Massimo Corsaro, vicepresidente vicario dei deputati del Pdl.
Ma al momento i nomi certi sono altri.
Giulio Gallera, capogruppo del partito in comune, in una abitazione del Trivulzio ci ha persino domiciliato il suo studio legale, in una delle zone di maggior pregio della città : Porta Romana, civico 116.
Oltre cento metri quadrati per poche migliaia di euro annui.
C’è l’ex assessore comunale alla sicurezza e presidente di Metroweb, Guido Manca, che ha pure “sistemato” il figlio Alessandro.
Il primo vive in via Santa Marta 15, 70 metri quadrati per 5mila euro annui, il secondo in 45 mq in via Paolo Bassi 22 per 1.600 euro.
Nell’elenco figura anche il nipote di Francesco Cossiga, Piero Testoni, parlamentare del Pdl. Paga 8.500 euro per 83 metri quadrati nello stesso stabile di Guido Manca.
In corso di Porta Romana dal 2002 al 2009 ha vissuto Domenico Lo Jucco, ex uomo Publitalia, amico e stretto collaboratore di Marcello Dell’Utri tanto da essere stato tra i fondatori di Forza Italia, partito di cui divenne tesoriere.
La busta, ancora sigillata, è stata consegnata dal presidente del consiglio comunale Manfredi Palmeri e dal segretario generale del Comune Giuseppe Mele nelle mani della presidente della commissione Casa di palazzo Marino, Barbara Ciabò.
«E’ una giornata importante per la vittoria della trasparenza», ha detto il presidente della commissione Casa e demanio del Comune di Milano, Barbara Ciabò di Futuro e Libertà , dopo aver ricevuto la busta.
La Ciabò ha spiegato che «toccherà  ora ai consiglieri della commissione decidere le modalità  di accesso agli elenchi», sottolineando la funzione «di controllo e indirizzo» per la quale, se ci saranno irregolarità  «non sta a noi prendere provvedimenti ma ai magistrati».
Le liste fornite dal presidente del Pat, Emilio Trabucchi, saranno quindi esaminate dalla commissione, ma secondo Barbara Ciabò se dovesse emergere «che alcuni politici hanno utilizzato il loro ruolo per pagare di meno di quanto pagano i cittadini nelle case popolari, il loro comportamento potrebbe essere definito moralmente indegno e dovrebbero fare un passo indietro».

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