Marzo 19th, 2011 Riccardo Fucile
COLPITI OBIETTIVI PRECISI E DIFESE AEREE LIBICHE: MISSILI CRUISE STANNO MARTELLANDO TRIPOLI … OBAMA HA DATO IL VIA LIBERA ALL’OPERAZIONE “ODISSEA ALL’ALBA” PER DISTRUGGERE LA DIFESA CONTRAEREA DI GHEDDAFI
E’ in corso l’operazione ‘Odissea all’alba” per distruggere la contraerea libica. Lo annuncia il Pentagono, precisando che oltre agli Usa sono coinvolti Gb, Francia, Italia e Canada.
Le operazioni americane sono guidate dal generale Carter Ham, e hanno l’obiettivo di consentire le operazione decise dall’Onu.
In teleconferenza dal Pentagono,un portavoce ha precisato che sono coinvolti missili Cruise e che l’obiettivo delle operazioni condotte in particolare dagli Usa è la distruzione delle installazioni della contraerea libica, che è integrata e si trova essenzialmente lungo la costa.
L’approccio dell’operazione è multifase ma le fonti militari Usa non ne hanno precisato la durata, e altri paesi potrebbero unirsi ai cinque attualmente coinvolti nelle operazioni complessive.
A spingere Usa ed alleati ad intervenire, è il fatto che il colonnello Muammar Gheddafi si sta muovendo “in maniera chiaramente offensiva”, hanno precisato le fonti.
Una volta neutralizzata la contraerea libica, entreranno in funzione i caccia alleati per sorvegliare la no-fly zone.
Nel pomeriggio i caccia bombardieri francesi avevano distrutto quattro carri armati. Ma è con il sopraggiungere della sera che il Pentagono ha annunciato l’inizio dell’operazione “Odissea all’alba”.
I missili cruise lanciati dalle navi statunitensi stanno martellando Tripoli, Misurata e l’est del Paese.
Nei raid aerei in corso su Misurata, città della Tripolitania, sono stati bombardati i depositi che contengono le riserve di carburante delle brigate di Muammar Gheddafi.
E’ stata bombardata poco fa anche una base militare utilizzata dalle brigate Gheddafi nella città di Misurata.
Secondo quanto annunciano i siti dell’opposizione libica, è stata presa di mira la caserma che ospita l’accademia aeronautica, occupata nei giorni scorsi dai fedelissimi di Gheddafi.
Poco fa gli insorti avevano annunciato la presenza di caccia francesi sui cieli della città e la fuga dei soldati di Gheddafi dalla sede dell’accademia.
Le operazioni dell’aeronautica militare francese contro il regime libico di Muammar Gheddafi dovrebbero proseguire durante la notte. Lo dice una fonte del ministero della Difesa di Parigi.
I missili britannici e americani hanno colpito oltre 20 obiettivi strategici libici, in larga parte a ovest del Paese.
Si tratta di sistemi di difesa aerea e altri snodi di comunicazione strategica, tutti situati sulla costa.
“Il colonnello Muammar Gheddafi sta vivendo le sue ultime ore”.
E’ quanto ha affermato Fatha al-Bahja, portavoce del Consiglio nazionale dell’opposizione libica, nel corso di un collegamento telefonico con la tv araba ‘al-Jazeerà .
“Con l’intervento militare internazionale potremo dimostrare di essere in grado di sconfiggere le brigate di Gheddafi — ha aggiunto — vedrete presto come i mercenari ed i criminali al soldo di Gheddafi si arrenderanno. Ora possiamo eliminare le forze del regime”.
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Marzo 19th, 2011 Riccardo Fucile
SARKOZY: “IL COLONNELLO HA IGNORATO IL NOSTRO AVVISO, ASSICUREREMO IL RISPETTO DELLA RISOLUZIONE DELL’ONU: I NOSTRI CACCIA STANNO GIA’ IMPEDENDO I RAID SU BENGASI”….”I MILITARI DI GHEDDAFI SI RITIRINO NELLE CASERME: SIAMO PRONTI AD ATTACCARE ANCHE LE FORZE DI TERRA”
Muammar Gheddafi «è ancora in tempo per evitare il peggio, conformandosi senza ritardi e senza
riserve» alla risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu.
Al termine del vertice sulla Libia che si è tenuto a Parigi, e che ha dato ufficialmente il via libera ad un’azione militare contro il Raìs, il presidente francese Nicolas Sarkozy concede così al leader libico l’ultima possibilità di scongiurare l’offensiva militare.
«La porta della diplomazia si riaprirà solo quando la sua aggressione finirà – ha spiegato il leader francese -, la nostra determinazione è totale. Ognuno è messo davanti alle sue responsabilità .
Il leader libico e «tutti coloro che sono ai suoi ordini – si legge nella dichiarazione finale del vertice di Parigi – devono immediatamente porre fine agli atti di violenza contro i civili, ritirarsi da tutte le aeree in cui sono entrati con la forza, rientrare nelle loro caserme, e consentire un pieno accesso umanitario».
“Già da adesso le nostre forze aeree si opporranno ad ogni aggressione contro il popolo di Bengasi. Abbiamo già impedito attacchi aerei sulla città . Altri aerei sono pronti a intervenire contro i blindati che aggrediscono civili disarmati”, ha aggiunto Sarkozy al termine del vertice internazionale straordinario sulla Libia a Parigi.
Dopo l’approvazione della risoluzione Onu, l’ultimatum al Colonnello della comunità internazionale: “Il cessate il fuoco sia effettivo”.
Aerei francesi sorvolano la Libia e Bengasi. Sarkozy: “Pronti ad attaccare anche le truppe di terra”.
L’intervento militare delle forze alleate in Libia è sostanzialmente già iniziato. A spiegarlo è stato lo stesso Sarkozy, parlando brevemente alla fine del summit e spiegando che caccia francesi stanno già impedendo gli attacchi aerei del Colonnello contro Bengasi (teatro sabato di violenti scontri). Il presidente francese ha anche aggiunto che l’aviazione è pronta a colpire i tank del Colonnello che assediano la città .
I «Rafale» francesi sono in volo sulla Libia da ore senza incontrare ostacoli.
Unità navali americane dispiegate nel Mediterraneo, nel frattempo, si stanno preparando a bombardare la contraerea e le piste di atterraggio degli aeroporti e delle basi in Libia, nel quadro delle operazioni finalizzate alla creazione della «no fly zone» sui cieli del Paese, operazioni che verranno condotte da aerei di Paesi europei e arabe, spiegano fonti americane ed europee citate dal Washington Post.
Aerei provenienti da Francia, Gran Bretagna, Danimarca e Emirati arabi uniti stanno cominciando a convergere sulle basi in Italia e intorno all’Italia, si precisa.
Il comando e il controllo dell’operazione sarà assunto dagli Stati Uniti dalla loro base di Napoli.
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Marzo 19th, 2011 Riccardo Fucile
AREA DESTRA DI FLI RIVENDICA LA PROVOCAZIONE: “VOLEVAMO VEDERE LA REAZIONE DELLA DIRIGENZA LEGHISTA”…”CI SONO CASCATI: RIMUOVENDOLA IL GIORNO DOPO, HANNO SOLO DIMOSTRATO DI ESSERE UNA FORZA POLITICA ANTINAZIONALE”… ” PER LORO IL TRICOLORE E’ UNA VERGOGNA, PER NOI MOTIVO DI ORGOGLIO”
La beffa, nel giorno del tricolore che ha invaso tutta italia, è arrivata nel cuore di Varese, sul balcone della prima sede della Lega Nord (allora solo Lega Lombarda) aperta da Bossi.
Una bandiera tricolore era spuntata a sorpresa giovedì mattina.
E non poteva passare inosservata, poichè è noto (e ampiamente dimostrato in prossimità della festa per i 150 anni dell’Unità d’Italia) che i leghisti non sventolano e non espongono il tricolore.
Addirittura una volta Bossi, all’annuale raduno veneziano della Lega, ha invitato una residente che lo aveva esposto a farne un uso che definire improprio è riduttivo.
Insomma, il tricolore appeso al balcone dei «lumbard», accanto a una bandiera della Lega lombarda e a una con il Sole delle Alpi aveva suscitato la curiosità dei passanti e l’interesse della stampa e dei media.
Tanto più che la sede si affaccia su una piazza dedicata, con tanto di monumento e lapide, ai Cacciatori delle Alpi di Giuseppe Garibaldi.
Proprio sotto il balcone del primo piano c’è una targa posta nel secolo scorso e che ricorda quanto fatto in città da Giuseppe Garibaldi, che combattè anche qui contro gli austriaci, liberando la città .
Numerosi passanti, molti reduci dalla cerimonia dell’alzabandiera in una piazza non distante, avevano scattato foto con i telefonini dalla strada.
I locali del Carroccio erano chiusi ma nel giro di poco i responsabili del Carroccio varesino sono stati avvisati telefonicamente.
Sono arrivati nella sede del partito verso mezzogiorno con comodità e hanno tolto il tricolore che era stato issato con un’asta alla ringhiera del balcone.
Spiegazione plausibile: qualcuno nella notte aveva raggiunto con una scala il balcone, arrotolato e abbandonato sul pavimento le tre grosse bandiere leghiste da sempre presenti e ha issato il tricolore.
La sostituzione del tricolore il giorno dopo è stata osservata con curiosità dalla piazza, una donna ha anche urlato: «Vergogna».
Gli esponenti del Carroccio non hanno replicato.
Resta il fatto che in Italia, unico Paese al mondo, un partito di governo che ha giurato fedeltà alla Repubblica e alla Costituzione e ne percepisce i relativi emolumenti economici, faccia rimuovere la bandiera nazionale e non festeggi l’unità nazionale.
Cose che solo la finta destra di Berlusconi e cialtroni al seguito avrebbe potuto permettere.
Ma ora la verità del “blitz notturno” tricolore può essere svelato.
E’ stato operato dal circolo “Area Destra con FLI”, componente di Futuro e Libertà che ha rivendicato il fatto di aver apposto il tricolore sul balcone della sede della Lega Nord di Varese.
Il tricolore infatti è stato posizionato sul balcone della storica sede della Lega Nord la notte prima della ricorrenza del 150 esimo anniversario dell’Unità d’Italia.
A compiere lil blitz i varesini Enzo Rosa , Andrea Urso e Luca Lorenzi, responsabili di FLI.
”La nostra è stata una provocazione ,volevamo vedere quale sarebbe stata la risposta dei militanti e dei dirigenti della Lega Nord che di fatto non hanno perso l’occasione per dimostrarsi una forza politica antinazionale. La mattina dopo infatti il segretario cittadino Carlo Piatti ha immediatamente tolto il tricolore come testimonia il video che gira sui siti internet. Per il leghisti la presenza del tricolore sul balcone della loro prima sede in un giorno così importante rappresenta un fatto di vergogna per noi invece esporre il tricolore è un fatto di orgoglio”.
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Marzo 19th, 2011 Riccardo Fucile
IL PRESIDENTE DELLA REGIONE PIEMONTE AVEVA DISERTATO LA CERIMONIA DELL’ALZABANDIERA ….CONTESTATI I DEPUTATI LEGHISTI IN VARIE OCCASIONI
Applausi e affetto per Napolitano, fischi e contestazioni per i rappresentanti leghisti nelle istituzioni:
l’intera giornata torinese di Napolitano è stata costellata dal contrappunto fra le manifestazioni di calore per il Presidente della Repubblica e quelle di rifiuto, manifestato con brusii e fischi per gli esponenti del Carroccio.
Il contrasto più acuto è stato davanti alle ex Officine Grandi Riparazioni, dove alcuni bambini hanno accolto Napolitano sventolando bandierine tricolori, ma hanno fischiato il Presidente leghista della Regione Piemonte, Roberto Cota.
L’episodio ha suscitato opposte interpretazioni.
Napolitano, che ha raccolto per tutto il giorno l’entusiasmo e l’affetto dei torinesi, ha ricambiato tanto calore rendendo merito a Torino «per come ha creduto nell’evento e nell’anniversario dei 150 anni».
«Al di là dei cambiamenti di direzione politica della Regione – ha detto – il programma delle celebrazioni è stato portato avanti con continuità e coerenza, e questo fa onore alla vostra città e alla Regione».
Le contestazioni agli esponenti della Lega sono cominciate fin dal mattino.
Le prime sono state per Michelino Davico, sottosegretario leghista agli Interni, accolto al Teatro Regio al grido di «buffone, buffone».
Davico ha risposta definendo la polemica sulle presenze e sulle assenze «piuttosto sterile».
Durante la cerimonia ufficiale il bersaglio è stato Cota, proprio nel momento in cui invitava «a non fare polemiche».
In sala c’è stata prima del brusio, poi qualche fischio. «Ecco, questo è un esempio delle polemiche che bisogna evitare», ha detto Cota rivolto alla platea.
Le altre contestazioni hanno accompagnato gli esponenti leghisti nel corso di tutta la giornata, dall’uscita del Teatro Regio (ancora Davico) fino a davanti a Palazzo Madama dove qualche urlo e invito a dimettersi è stato lanciato in direzione dei leghisti che seguivano Napolitano nel suo trasferimento a piedi.
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Marzo 19th, 2011 Riccardo Fucile
GRANATA: “ORA LA REALTA’ SUPERA LA FANTASIA E LA MAGGIORANZA GETTA LA MASCHERA SULLA SUA UNICA FINALITA’ IN TEMA DI GIUSTIZIA: SALVARE BERLUSCONI DAI SUOI PROCESSI”
E ora, prescrizione accelerata per gli incensurati.
Nel mazzo delle modifiche al ddl sul Processo breve è venuto fuori un codicillo che scatenerà polemiche a non finire.
E’ già aperto il dibattito, al primo annuncio: è l’ennesima legge ad personam che interessa da vicino il Cavaliere.
Sul testo dell’emendamento ci sta lavorando Maurizio Paniz, Pdl che sostiene: d«E’ giusto un trattamento di favore per gli incensurati e una serena applicazione della pena per i condannati. E lo dico non perchè sono un avvocato perdonista; sono stato l’unico parlamentare di Forza Italia ad aver votato contro l’indulto».
Senza troppi annunci, intanto, la maggioranza sta riscrivendo sul serio il ddl. Cancellato di colpo, ieri, l’articolo 1 (modificava la “equa riparazione” per le vittime delle lungaggini della giustizia) e l’articolo 4 (sulla ragionevole durata del giudizio di responsabilità contabile.
L’articolo 9, quello sulle norme transitorie, è scomparso due giorni fa.
L’articolo 5, quello che stabilisce la ghigliottina qualora non vengano rispettati i tempi dei diversi gradi del processo, sarà riscritto di sana pianta.
E anzichè la morte del processo, ci sarà un’indicazione non ultimativa.
Al limite, una responsabilità disciplinare per il magistrato che perde tempo.
E’ sulla Prescrizione breve che s’aprirà la nuova guerra.
Ha cominciato Fabio Granata, finiano: «Con l’emendamento la realtà supera la fantasia e la maggioranza getta la maschera sulla principale e unica finalità di ogni proposta sulla giustizia: salvare il premier dai suoi processi».
Ma anche Anna Finocchiaro, Pd: «L’annunciata riforma costituzionale, per la quale se va bene ci vorranno due anni, serve per coprire altri provvedimenti: difendere gli interessi e le preoccupazioni del presidente del Consiglio».
La sequenza di così rapide mosse e contromosse, però, sta disorientando settori del Pdl stesso.
Il deputato Luigi Vitali, rimbrottato bruscamente la settimana scorsa in quanto «reo» di aver presentato in autonomia un ddl appunto sulla Prescrizione breve, ride amaro: «Ho da parte ancora le dichiarazioni della settimana scorsa. Ora voglio farmi spiegare bene questa novità . Penso comunque a un sub-emendamento che fissi alcuni paletti: lo “sconto” per gli incensurati deve valere una volta sola, altrimenti c’è chi riuscirebbe a farla franca sempre e restare incensurato a vita».
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Marzo 19th, 2011 Riccardo Fucile
SI TRATTA DI BEN 68.000 EURO IN 15 MESI, NONOSTANTE UNO STIPENDIO DI 550.000 EURO L’ANNO….SPESE DI RAPPRESENTANZA NON AUTORIZZATE, PAGAMENTI FATTI DA LOCALITA’ ESOTICHE E NEI FINE SETTIMANA, DAL MAROCCO A VENEZIA, DA DUBAI A ISTANBUL, FINO ALLA COLAZIONE AL BAR… ORA RISCHIA L’IMPUTAZIONE PER PECULATO
La Procura di Roma ha aperto un’indagine sul direttore del Tg1 Augusto
Minzolini per le sue “spese di rappresentanza” non autorizzate con la carta di credito della Rai: roba da almeno 68 mila euro in 15 mesi.
In due settimane gli uomini del Nucleo Provinciale della Guardia di Finanza, su mandato del procuratore aggiunto Alberto Caperna (titolare anche dell’inchiesta Rai-Agcom), hanno visitato tre volte i piani alti di Viale Mazzini 14 per acquisire tutta la documentazione necessaria: i verbali del Consiglio di amministrazione della Rai, gli atti dell’indagine interna condotta dal direttore generale Mauro Masi, la ricevute della carta di credito di Minzolini, i fogli di viaggio delle sue trasferte e così via.
Accertamenti sono stati già svolti dalle Fiamme Gialle anche presso la Deutsche Bank, che ha emesso la carta di credito…
L’indagine è iniziata meno di un mese fa, prima che Antonio Di Pietro, in base alle notizie uscite sul Fatto quotidiano e su altri giornali, presentasse un esposto in Procura contro Masi e Minzolini.
Prima dei magistrati penali, intanto, si era mossa la Corte dei Conti, che alle prime notizie di stampa aveva avviato un’inchiesta per danno erariale.
Al momento il fascicolo della Procura di Roma è aperto a “modello 45”, quindi Minzolini non è stato ancora iscritto nel registro degli indagati (“modello 21”). Ma la Guardia di Finanza, sul caso della sua carta di credito, ipotizza tre possibili reati: peculato aggravato, truffa aggravata ai danni della Rai ed eventuali infrazioni fiscali.
Sul peculato, cioè l’indebita appropriazione di denaro o altri beni pubblici da parte del pubblico ufficiale o dell’incaricato di pubblico servizio, esistono illustri precedenti, confermati anche in Cassazione, sulla qualità di “incaricati di pubblico servizio” dei dirigenti e dei direttori Rai.
E pure sul binomio truffa-peculato c’è il caso dell’ex sindaco di Bologna, Flavio Delbono, che ha appena patteggiato la pena per entrambi i reati, proprio per aver pagato con la carta di credito della Regione Emilia Romagna alcune spese private…
Quanto ai possibili reati fiscali, l’ipotesi nasce da un clamoroso autogol di Masi.
Il quale, appena scoppiò lo scandalo Minzolini, si affrettò a dichiarare in Cda che la carta di credito aziendale era stata concessa al direttore del Tg1 a titolo di benefit compensativo per l’assunzione in esclusiva.
Poi, resosi conto dello scivolone, si precipitò ad autosmentirsi.
Ma le sue piroette hanno insospettito gli investigatori, i quali vogliono ora accertare l’eventuale esistenza di un benefit occulto che, se confermato, aggirerebbe le norme tributarie e configurerebbe un reato fiscale, sia a carico di Minzolini, sia a carico del vertice Rai.
Il peculato, secondo gli investigatori, potrebbe derivare dall’uso continuato della carta di credito per spese non autorizzate dall’azienda, come risulta dalla stessa indagine interna disposta da Masi: centinaia e centinaia di “strisciate” nelle località più disparate, da Venezia a Marrakech, da Istanbul a Dubai, anche per importi minimi di uno o due euro (Minzolini guadagna 550 mila euro l’anno, ma pare che usasse la carta anche per caffè, brioches e cappuccini), anche quando il Direttorissimo risultava regolarmente in ufficio a Roma.
Quasi sempre, la carta esauriva il credito massimale di 5200 euro mensili, e Minzolini chiedeva a Masi l’autorizzazione a sforare per altre migliaia di euro, 18 mila in totale (viene persino il dubbio che le spese che Masi ha detto di aver autorizzato fossero gli sforamenti dal massimale mensile della carta, non le singole trasferte).
In dettaglio: su 86.680 euro usciti dalla carta di Minzo fra il luglio del 2009 e l’ottobre del 2010, è stato lo stesso direttore generale ad ammettere di averne autorizzati solo 18 mila.
Il che significa che 68 mila e rotti sono il quantum del possibile peculato.
Che chissà a quanto ammonterebbe oggi se a dicembre Masi non si fosse deciso a ritirare la bollente credit card al suo protetto dalle mani bucate. Anche l’ipotesi di truffa nasce dai risultati dell’inchiesta aziendale e riguarda le insanabili contraddizioni che emergono incrociando le date delle “strisciate” della carta da località esotiche e i fogli di presenza di Minzolini…
Nei 15 mesiI in cui la carta è rimasta attiva, su 220 giorni lavorativi, in ben 129 (oltre la metà ) Minzolini risultava in trasferta.
E, su un totale di 56 “missioni” fuori sede, solo di 11 avrebbe indicato lo scopo (tant’è che Masi, messo alle strette dal consigliere Nino Rizzo Nervo, dichiarò al Cda che le altre le aveva autorizzate lui in camera caritatis, in quanto erano “missioni riservate”: roba da servizi segreti).
E ben 40 trasferte si svolsero, curiosamente, nei week-end o a ridosso dei fine settimana, sempre in amene località turistiche.
Resta da capire, e anche di questo si occupa la Finanza incrociando le registrazioni e i conti degli hotel con le strisciate della carta, se Minzolini fosse solo o accompagnato, e chi eventualmente pagasse le spese degli eventuali accompagnatori.
Non basta: sono circa 20 i giorni in cui Minzolini risulta regolarmente presente a Roma, mentre la sua carta si attiva ripetutamente all’estero.
A Marrakech in coincidenza con le penultime vacanze di Capodanno (29 dicembre 2009-3 gennaio 2010) e a Dubai nel week end di Pasqua 2010.
Un caso di ubiquità , oppure una possibile truffa. Minzolini si è sempre difeso dicendo: “Non c’è altro che pranzi di lavoro, punto”…
Ma il confronto con le spese degli altri direttori di tg è impietoso: a fronte dei suoi 86 mila euro in 15 mesi, il direttore del Tg2 Mario Orfeo non ha superato i 6 mila.
Resta da capire perchè Masi, nonostante le sollecitazioni di alcuni consiglieri dell’opposizione, dopo l’indagine informale non abbia mai attivato ufficialmente l’Audit Rai, per procedere disciplinarmente contro il Direttorissimo e far restituire all’azienda i 68 mila euro non autorizzati.
I maligni insinuano che l’inazione del direttore generale dipenda dal timore di ripercussioni sull’indagine contabile, e ora anche di quella penale, di cui i vertici Rai, dopo le ripetute ispezioni delle Fiamme Gialle, sono al corrente da due settimane: se Minzo restituisse il malloppo, il suo gesto potrebbe essere inteso come un’ammissione di colpa e, implicitamente, andrebbe a discapito anche della posizione di Masi, che potrebbe essere accusato,almeno in sede contabile, di omesso controllo…
Marco Lillo e Carlo Tecce
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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Marzo 19th, 2011 Riccardo Fucile
DA GENNAIO AD OGGI SI SONO MOLTIPLICATE LE CONTESTAZIONI POPOLARI NON ORGANIZZATE CONTRO IL PREMIER….FINO AD ESSERE COSTRETTO A USCIRE DALLA SAGRESTIA DI UNA CHIESA
Quando i fischi diventano la musica del potere, come minimo quel potere non gode buona salute, come massimo è in serio pericolo.
C’è poco da spiegare che si tratta di contestazioni organizzate.
Certo che lo sono, ci mancherebbe.
I berlusconiani lo sanno molto bene. Appresso a Prodi, durante il suo breve governo, mandavano regolarmente squadrette di fischiatori.
Ma come avvenne in quel caso, il fischio si fa interessante quando ai contestatori si aggiungono i cittadini qualunque, i passanti, i turisti; e allora quel rumore di fondo, con le dovute variazioni di buuu e improperi, segnalano comunque un evento che si colloca tra la fine dell’incantesimo e l’inizio del disfacimento.
Ieri l’indice sonoro d’impopolarità berlusconiana, con tanto di dribbling della folla attraverso l’uscita posteriore della michelangiolesca Santa Maria degli Angeli e dei Martiri, è salito ben sopra il livello di guardia; e tanto più se si considerano i pregressi fischi e la notevole serie di episodi, per lo più spontanei, ma certo poco simpatici nei confronti del Cavaliere, che con qualche acribia si sono registrati a partire dall’inizio di questo per lui ingrato 2011.
E dunque il 18 di gennaio, mentre Berlusconi sta andando da Napolitano per parlare del 150° e del Rubygate, a piazza del Quirinale una piccola folla nota l’auto del presidente del Consiglio e “si lascia andare – secondo l’espressione di un notiziario Rai – a qualche fischio”.
Otto giorni dopo, sotto Palazzo Chigi, un classico del repertorio berlusconiano,
e cioè l’incontro con la scolaresca, è funestato da un ragazzo che sul più bello delle amichevoli interazioni grida: “Lei è un coglione!”.
Al che – con una certa prontezza, bisogna riconoscere, e senza neanche troppo scomporsi – il Cavaliere ribatte: “Senti chi parla!”.
Sono cose che capitano.
Ma quello che conta, come non si fatica a intendere, è la frequenza e poi l’intensità .
Anche piuttosto interessante è la faccia che fanno i potenti dinanzi ai fischi, che di norma non si aspettano: il cosiddetto “effetto Ceausescu”, che in un celebre filmato per qualche attimo stenta ad accorgersi di quanto poco sia gradito dalla folla.
Fatto sta che il primo febbraio Berlusconi è accolto malamente alla stazione di Torino Porta Nuova; e alla fine del mese raccoglie contestazioni sia al congresso del Pri all’hotel Ergife di Roma che all’uscita del meeting della Confesercenti a Milano.
A marzo, per la prima volta, lo scontento si manifesta anche all’estero con cartelli e striscioni sotto la neve fuori dell’assemblea del Ppe, ad Helsinki.
Nel frattempo per due volte alcuni sindacati della Polizia di Stato, Penitenziaria, Guardie forestali e Vigili del fuoco hanno dimostrato, pure indossando beffarde maschere, davanti al cancello di villa San Martino ad Arcore.
Ora, è anche vero che in diverse occasioni la piazza era divisa e insieme ai fischi si sono fatte sentire anche le voci dei fan di Berlusconi “forza Silvio”, “resisti”, “non mollare”.
Eppure, il rumorifero elenco di cui sopra e ancora di più l’intensificarsi delle contestazioni aiutano senz’altro a considerare che il rito del bagno di folla si sta rovesciando nel suo contrario.
Quando esattamente è partito questo processo è già più complicato da dire.
Di sicuro all’inizio di ottobre dell’anno scorso Berlusconi confermava un “indice di fiducia” al 60,2 per cento e, sempre a suo modesto giudizio, tale stima era testimoniata “dal fatto che dove arriva il presidente del Consiglio – detto in terza persona – il traffico si ferma”.
Tema sensibile, almeno a Roma, e immagine efficace.
Ma si direbbe a volte che una segreta divinità si adoperi per ridimensionare le burbanze dei potenti.
Così il mese dopo, per l’esattezza il giorno 9 novembre, il Cavaliere si ebbe la più imprevista, rimarchevole e significativa fischiatona prima all’Aquila ancora mezza terremotata e poi in Veneto, a Padova e a Vicenza, dov’era giunto per via dell’alluvione.
Non sfugge la circostanza che in entrambi le occasioni il potere, cioè Berlusconi, si trovava a fronteggiare popolazioni smarrite, in difficoltà .
E’ qui che si misurano le risorse dell’autorità .
“O Bacchiglione, portalo via!” cantavano i vicentini, pur nella loro disperazione. “Tu bunga-bunga – si leggeva sui cartelli dei pur fieri aquilani – noi macerie-macerie”.
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Marzo 19th, 2011 Riccardo Fucile
NELLE TELEFONATE E NEGLI SMS INTERCETTATI DAI PM, LE ARCORINE SMONTANO LA TESI DEL PREMIER SU BUNGA BUNGA E CENE “TRA PERSONE PERBENE”
Berlusconi giura che non ha mai pagato per una donna, e che nessuna delle
ospiti delle sue cene “eleganti” è una prostituta.
Ma chi sono davvero queste ragazze che il premier frequentava e cercava?
E come parlano tra loro queste show girl e papi-girl spesso in missione ad Arcore?
Per farsi un’idea basta un piccolo assaggio degli “accertamenti sul Black Berry di Visan Ioana”, la giovane romena che viene spesso invitata alle “notti del drago”.
All’interno della memory card del telefonino, la polizia postale le scopre i messaggi audio.
Li scambia, tra le sghignazzate, con “Barbara Guerra (chiamata dalla Visan “Kitty”), Barbara Faggioli (chiamata dalla Visan “Barby”), Aris Espinosa e altre non meglio identificate”.
Primo file: “Allora, Barbara, Anna…. che c. di troie siete (ride). Neanche lo sapete fare, mica come me (ridendo) che sono un puttanone di strada”.
Secondo file audio: “Raga, questa è per voi (musica in sottofondo), vi piace? Aris, sono puttana dentro, non c’è niente da fare, capito? à‰ che mi vien da dentro, non ce la faccio”.
Terzo file: “E io son già nella vasca senti un po’, ciaf, ciaf, ciaf, ciaf, amò questa è per te: (canticchiando dice) zoccola, zoccola, zoccola, zoccola, zoccola, zoccola, zoccola, zoccola, zoccola, amò, le ricordi quelle belle notti (ride)? Ciao zoccolaaaa, anch’io sono zoccola, io forse un po’ di più”.
È un linguaggio disinvolto quello che emerge dalle carte giudiziarie appena depositate, probabilmente non tanto diverso da quello delle ventenni cresciute troppo in fretta e senza un rimprovero.
Eppure una “diversità ” esiste: N. T., un’amica di Aris, che pure così parla, quando si trova ad Arcore, tra altre ragazze che ballano e si spogliano, arretra.
E confessa: “Sapevo che avrei potuto fare sesso con il presidente, ed essere pagata, come mi aveva detto Aris. Ma non me la sono sentita. L’ho visto e mi sono messa in disparte”.
Se un Berlusconi rivendica nei convegni politici e nei videomessaggi di non aver mai e poi mai pagato le ragazze, se il premier racconta che a casa sua si tengono “cene tra persone per bene”, queste ragazze – e la domanda sarà cruciale al processo – in realtà come si comportano?
Ruby, la pietra dello scandalo, la preferita del “sultano” sino alla notte in questura, è piuttosto esplicita quando parla al telefono senza sapere di essere intercettata.
È il 20 agosto scorso, e cioè due settimane dopo l’ultimo interrogatorio, e invita un’amica milanese in Liguria: “… domani ci avrò minimo cinque clienti, che comunque dobbiamo fare per diversi orari della serata. Torniamo a casa con almeno 4mila euro”.
Soldi, sempre di soldi parlano queste ragazze.
Il 20 settembre è appena finita una delle feste con bunga bunga ad Arcore e qual è il messaggio che, alle 3.40 del mattino, si scambiano due ospiti?
“Tutto ok, mi ha dato un braccialettino d’oro e duemila euro a tutte”.
Sono ragazze che sognano ancora chi lo showbiz, chi un posto di lavoro, chi una casa e chi uno stipendio.
Non intendono rischiare l’inimicizia di un uomo potente ed egoista, girano alla larga dai poliziotti che le perquisiscono il 14 gennaio.
Ma sanno di che cosa parlano e che cosa succede intorno a loro.
Una delle fedelissime del presidente si sfoga con la mamma all’indomani della prima fuga di notizie: “(Ruby parla) di robe schifose, spogliarelli integrali. Io che sono stata a letto con lui. Ma no, ma’! Delle robe veramente che io non posso più uscire di casa, eh. Mi daranno della troia a vita”.
“Eh, ma scusa, ma ‘sti avvocati a che c. servono, se non ti difendono?”, reagisce la madre.
La risposta è rivelatrice di un clima: “Servono a difendere il culo di lui! A me che, che mi fanno?! Che mi tutelano?! Per colpa sua ci passo io. È lui (Berlusconi) che mi deve adesso salvare il culo, mi son rotta i …”.
Se tacciono con i poliziotti, queste papi-girl raccontano però ai fidanzati, agli amici, ai parenti quello che sanno, del sesso a pagamento a Villa San Martino, e come bisogna esibirsi, travestirsi, spingersi sempre più in là per ingraziarsi il padrone di casa.
F. B., grossista di carni della provincia di Cuneo, per molti mesi ha frequentato la giovanissima Iris Berardi.
È stato rintracciato grazie ai suoi sms.
I pubblici ministeri vanno al sodo: “Iris le riferì mai di avere ricevuto denaro (…) da parte di Silvio Berlusconi (…)? Le riferì che questi regali fossero la retribuzione esplicita o implicita per la sua partecipazione alle cene?”.
“Iris – risponde il grossista – mi disse più volte che riceveva del denaro contante. Le cifre oscillavano tra i 2mila e i 7mila euro a seconda dei casi.
Mi precisò che riceveva anche gioielli e bigiotteria (che a volte ho visto di persona). Mi parlò anche dell’appartamento che le fu messo a disposizione dal Presidente attraverso Nicole Minetti”.
I pm domandano ancora: “Iris le riferì di avere mai conosciuto Karima El Marhoug detta Ruby?”
Risposta di F. B. : “Mi disse che aveva conosciuto Ruby una singola volta ad Arcore, ma non mi parlò mai dei dettagli di questa conoscenza, nè di quello che aveva fatto Ruby ad Arcore. Quando ascoltammo insieme l’intervista di Ruby a Signorini in televisione, Iris affermò che lei sapeva essere tutta una messinscena, preparata in precedenza”.
Anche D. G., un altro amico, viene convocato negli uffici della polizia giudiziaria: “Iris – risponde – mi riferì che a volte non riceveva nulla, altre volte riceveva una busta contenente cifre da 1000 a 5000euro. Il suo tenore di vita, già alto, aumentò quando si trasferì a Milano, durante l’estate 2010 (…) Ad un certo punto, ma non ricordo quando, mi riferì che lei si recava presso una residenza del Presidente del Consiglio, dove partecipava a delle cene (…) A volte erano a tema e le ragazze venivano indotte a presentarsi con un vestiario particolare: ricordo una volta che mi chiese di aiutarla a trovare una divisa da calciatore, essendo quello il tema prescelto”.
Ecco, oltre al denaro che corre di busta in busta e di mano in mano, ai regali sempre più luccicanti per le ragazze che si fermano insieme con “l’unico protagonista maschile”, un’altra conferma dello “stile” delle serate del presidente.
Dei travestimenti ha parlato per prima Ruby. Poi ha confermato Melania, un’amica di Nicole Minetti, rimanendo scandalizzata dal “puttanaio” e dal “bunga bunga”.
Poi ancora Maria Magdoum, ballerina marocchina di danza del ventre. E pure la modella senese Elisa Toti parlava della sua “ideona”: andare ad Arcore “con la maglia dei calciatori del Milan”.
“Non ho mai pagato una donna. Non ho mai capito che soddisfazione ci sia se non c’è il piacere della conquista”, ripete spesso Berlusconi.
Eppure, i pm sono certissimi.
Molte delle sue trentatrè ospiti sinora individuate sono “squillo”, e con una vasta clientela.
Il 26 aprile scorso, con numero memorizzato sotto “Elisa troia 2”, c’è questo scambio di sms: “Ei amor, ci sei stasera per 500 (presumibilmente euro) con me a Monaco? Cena e hotel?”, domanda Iris.
E il 7 settembre, sempre Iris parla con “Pier amico Maristel” e non si mette d’accorso sulla tariffa: “Mi dispiace – dice il cliente – il costo è troppo alto. Direi che dobbiamo rimanere abbondantemente sotto i 1000”.
Anche dai cellulari a disposizione di Barbara Guerra, gli investigatori riescono a estrapolare diversi messaggi telefonici piuttosto espliciti.
Il 27 luglio 2009, dal numero intestato a un ex calciatore parte questa richiesta: “Sei libera sabato sera per un compleanno? Cena. Quanto chiedi?”. Nelle carte della procura, non c’è la risposta. Mentre sembra andare a buon fine l’ultimo Capodanno a Dubai.
Sempre l’ex concorrente del reality “La Fattoria” manda un sms a tale Alii Dubai Beirut: “Amor mi riesci a fare sapere entro le cinque? Se no organizzo da un’altra parte”.
Barby deve avere per forza un piano “b”: “Amo, scusami se ti stresso, ma dovevamo passarlo come gli altri anni con il presidente Berlusconi, ma ieri è saltato tutto”, insiste.
Alii rassicura lei e alcune altre amiche che abitano alla Dimora Olgettina: “Amor, abbiamo prenotato l’albergo nel grattacielo più alto al mondo. Tutto pagato, per te e le tre amiche. In più ci sarà una sorpresa. Serata di Capodanno super privata, faremo bordello… Mi hanno appena confermato che verranno a prendervi dall’uscita dell’aereo… Super coccolate. Amo – domanda però Ali – almeno le tue amiche sono bone come te? Non mi far fare brutta figura”.
à‰ questo un mondo che appare “easy”, giocoso, allegro, ricco, spregiudicato. Ma chissà .
Un paradosso, degno di qualche riflessione, arriva da una confidenza tra due ragazze che “chattano” su Skype: “Pensavo quasi quasi d’andare in un’agenzia e affittare un uomo per un paio di d’ore ma per semplici coccole, chissà se starò un po’ meglio”, dice una.
E l’altra risponde: “Però secondo il mio modestissimo parere è una grandissima sconfitta a livello psicologico. Pari a quella di chi paga per avere compagnia femminile, come il tuo papi”.
Che papi paga le donne, dunque, è una notizia: ma gira molto più su Skype che nel sito dei “promotori delle libertà “.
Piero Colaprico e Emilio Randacio
(da “La Repubblica“)
argomento: Berlusconi, Costume, denuncia, Giustizia, governo, Politica, radici e valori | Commenta »