Aprile 30th, 2011 Riccardo Fucile
PER IL PREMIER “LA NOSTRA LINEA NON E’ CAMBIATA, LA POSIZIONE DI BOSSI E’ INCOMPRENSIBILE”…. PER IL SENATUR “CHI VUOLE VOTARE LA NOSTRA MOZIONE LA VOTI”
Il Pdl non si pronuncerà dunque su alcuna delle mozioni.
Nè sulle tre depositate dalle opposizioni per stanare la Lega (Pd, terzo polo e Idv), nè su quella del Carroccio annunciata in serata dal Senatur.
Ci hanno lavorato tutto il pomeriggio nella sede di via Bellerio lo stesso Bossi, Maroni, Calderoli e Giorgetti, subito depositata a Montecitorio a firma del capogruppo Reguzzoni.
L’obiettivo, spiegano dal quartier generale leghista, è quello di conclamare il «no» ai bombardamenti ma al contempo di non mettere in crisi il governo. «Ora chi vuole votarla la voti – è il messaggio del leader Bossi ai suoi – Di certo, il 75 per cento della gente la pensa come noi».
Un atto parlamentare in sei punti, illustrato oggi dalla Padania, col quale i Lumbard chiedono al governo che venga fissata la fine delle ostilità in Libia, ma anche un «forte contenimento dei costi» delle operazioni per rispettare «i perimetri del bilancio».
E ancora, il «blocco navale» rispetto al flusso migratorio, aiuti umanitari al Nordafrica, la ripartizione dei profughi tra gli stati che partecipano alla missione in Libia.
Un testo che dalla sponda pidiellina, in serata, bollano poco più che come una «provocazione».
Sul testo integrale difficilmente sarà possibile trovare una mediazione, nonostante l’incontro già previsto tra i capigruppo Cicchitto e Reguzzoni per martedì.
Ma alcuni di quei punti sono considerati ricevibili da Palazzo Chigi.
Su questo andrà avanti la trattativa.
Anche se il presidente del Consiglio si va convincendo ora dopo ora che la soluzione migliore sia schivare del tutto il voto sulle mozioni, ritenuto superfluo rispetto al via libera che il Parlamento ha già dato il 24 marzo alla risoluzione Onu 1973 sull’intervento in Libia. Inutile dire che l’auspicio di Berlusconi sia quello che in extremis anche l’opposizione «più responsabile», Pd in testa, rinunci al proprio testo.
Ma perchè questo accada, ogni speranza viene riposta nella moral suasion che il capo dello Stato Napolitano potrà e vorrà esercitare prima del voto d’aula di mercoledì.
Il Quirinale resta vigile, comunque preoccupato, consapevole però di aver detto e fatto quanto fosse opportuno, alla luce degli impegni presi dal Paese nel contesto Onu e Nato.
Il premier, nonostante le rassicurazioni di ieri sera nella telefonata ai convegnisti di Gubbio («Con la Lega stiamo superando il problema») certo non si attendeva la determinazione con cui Bossi sta gestendo questa partita.
In mattinata il premier aveva disertato la conferenza stampa al fianco della Brambilla a Palazzo Chigi sul rilancio di Lampedusa, preferendo evitare domande e ulteriori lacerazioni.
«Conosco Umberto, meglio far trascorrere il week end e lasciarlo sbollire» confidava a un pontiere.
Nessuna conferma fino a ieri, di un faccia a faccia chiarificatore tra i due, che qualcuno vorrebbe lunedì. Il presidente del Consiglio preferisce dedicarsi alle amministrative.
Sente Francesco Storace, incontra il Guardasigilli Alfano, poi la Brambilla. «Abbiamo armato quattro bombardieri, non capisco questa tirata di Umberto – va ripetendo a tutti – la nostra posizione in fin dei conti non è cambiata. Rimetteremo le cose a posto, non è pensabile una crisi adesso».
C’è il voto tra 15 giorni. E c’è anche un rapporto con le gerarchie ecclesiastiche da ricostruire, dopo mesi di scandali.
Ecco perchè, seguendo i consigli di Gianni Letta, dopo il faccia a faccia con il segretario di Stato vaticano Bertone di giovedì sera – in cui il premier ha sottolineato l’imminente approvazione del ddl sul biotestamento – Berlusconi ha dedicato l’intero pomeriggio a registrare interviste tv sulla beatificazione di Wojtyla.
Preludio alla sua partecipazione alle celebrazioni ufficiali domani in Piazza San Pietro.
Una riappacificazione indispensabile in vista delle prossime amministrative di maggio.
Alberto D’Argenio
(da “La Repubblica“)
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Aprile 30th, 2011 Riccardo Fucile
LITIGANO DI GIORNO E VANNO A RUBARE INSIEME DI NOTTE: FINGONO DI DARSELE DI SANTA RAGIONE, SALVO CONTINUARE A TENERE IN VITA IL GOVERNO PER GARANTIRSI CHI POLTRONE E CHI IMPUNITA’
Berlusconi e Bossi sembrano — sputati — quelli del detto toscano: i due ladri di Pisa che litigano di giorno e vanno a rubare insieme di notte. In questo caso non stiamo facendo riferimento alle grassazioni ennesime e infinite delle cricche di regime che prosperano grazie al malgoverno di B e B, ma al miserabile minuetto che stanno intrecciando sui bombardamenti contro Gheddafi.
Di giorno fanno finta di darsele di santa ragione, il “celoduro” gracchia che “o lo stop ai raid o può succedere di tutto”, il “culomoscio” (come lo chiamano le sue prezzolate) risponde chiedendo che Napolitano protegga il governo contro i celti che vogliono fargli la bua.
Di notte, però, in quella notte della democrazia liberale che è ormai diventato il parlamento degli Scilipoti, si scambiano amorosi sensi per continuare a tenere in vita il governo di Roma-Milano-ladrone, tanto i telegiornali minzolinizzati daranno a bere agli italiani quello che fa comodo al Narcisocrate di Arcore e al suo scudiero di Pontida.
Nel frattempo l’opposizione non c’è, per non smentirsi.
E se per caso c’è, dorme.
L’altro giorno, per dire, poteva tranquillamente mandare sotto il governo su un documento cruciale di politica economica, ma erano assenti in quaranta.
Sarà bene che ogni cittadino si attrezzi perciò per l’“opposizione fai da te”, si consideri comitato centrale di se stesso, non si limiti più a essere “opinione pubblica” e neppure pubblico manifestante quando c’è da scendere in piazza, ma cominci a organizzare club ispirati ai valori costituzionali di “giustizia e libertà ” per vincere le battaglie che l’opposizione canonica spesso non vuole neppure combattere.
I referendum, in primo luogo. I ladri di Pisa faranno di tutto per scipparli al popolo sovrano, visto che per loro deve coincidere col popolo bove.
Se ciascuno di noi si attiva fin da ora, in prima persona, considerando la politica “diretta” un appassionante e personale “bricolage”, la sinergia esponenziale dei volantini e manifesti creati dal basso, fatti circolare di sito in sito, realizzati e diffusi artigianalmente, possono diventare quella tv alternativa che faccia affogare il regime nell’acqua pubblica, lo faccia esplodere nel nucleare e lo mandi alla sbarra senza più legittimo impedimento.
Paolo Flores D’Arcais
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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Aprile 30th, 2011 Riccardo Fucile
DAL MANICOMIO ITALIA BERLUSCONI ASSICURA: “CON LA LEGA NESSUN PROBLEMA” , LA BRAMBILLA ANNUNCIA CHE LAMPEDUSA E’ RESTITUITA AL TURISMO PROPRIO MENTRE SBARCANO ALTRI 800 PROFUGHI E MARONI DELIRA: “I NUOVI SBARCHI CONSEGUENZE DELLE NOSTRE DUE BOMBE”
Il Senatùr è intervenuto ieri sera alla festa leghista nel capoluogo lombardo. Con lui il sindaco Letizia Moratti.
Su Parmalat ha detto: “Non so se riusciranno a portarla via” (forse non gli hanno ancora notificato che ormai i francesi se la sono di fatto presa)
Umberto Bossi ha parlato a Milano durante la festa dei giovani padani organizzata al castello Sforzesco.
Le prime parole del Senatùr sono per la crisi libica e il contrasto con il premier.
”Oggi — ha annunciato — abbiamo presentato una mozione, la potete leggere domattina sulla Padania, in cui tra le altre cose si chiede di stabilire la data in cui si terminano le ostilità ”.
Certo, sono con le mozioni nel Parlamento italiano che si convince Gheddafi a terminare di massacrare il suo popolo.
Ma perchè il Senatur non va a farla firmare a Tripoli al suo compagno di merende, nonchè criminale di guerra e assassino di bambini, Gheddafi?
O pensa che i contendenti firmino un cessate il fuoco dopo la sua mozione patacca?
Poi Bossi ha attaccato l’opposizione: “Alla sinistra non gliene frega niente della guerra, gli interessa solo fare cadere il governo, noi siamo contrari alla guerra per un altro discorso”.
Certo, per continuare a far affogare i profughi da Gheddafi contro pagamento di 20 miliardi di euro.
Ma, chissà come mai, sulla crisi di governo il leader leghista non vuole strappi.
E così a un militante che dalla platea gli ha urlato “bisogna mandare a casa Berlusconi”, Bossi ha risposto: “Va pian”.
Parole di cautela che pochi minuti dopo sono state seguite da quelle di Berlusconi, intervenuto telefonicamente a un convegno Pdl a Gubbio. ”La nostra coalizione non corre rischi”, ha detto il premier che ha poi spiegato: “La Lega sta preparando una mozione per quanto riguarda il nostro doloroso impegno in Libia. E’ un problema questo che ha creato qualche scombussolamento e qualche fibrillazione, ma che stiamo assolutamente superando. Già ci sono le loro dichiarazioni che non hanno mai pensato di creare problemi alla nostra maggioranza”.
Intanto, velate minacce al Pdl arrivano anche dal ministro Maroni intervenuto in serata a Desio che la spara più grossa del solito: “I nuovi sbarchi sono conseguenza delle bombe”.
Peccato che i nuovi arrivati siano in gran parte partiti dalla Tunisia e pure prima che sganciassimo due-bombe-due: che c’entrano con i bombardamenti italiani lo sa solo lui.
Da Milano, poi, Bossi, archiviato l’argomento Libia, ha confermato il sostegno alla Moratti, ma con un avvertimento: “Questa volta ti controlliamo”.
Prima si vede che i leghisti hanno dormito per 5 anni.
Ridicoli.
E poi: “Penso che il sindaco di Milano che sarà eletto avrà un vantaggio rispetto a quelli precedenti: avrà un sacco di soldi in più grazie al federalismo fiscale”.
Ma certo: con le nuove tasse che applicherà ai cittadini grazie al federalismo, avrà più soldi da sputtanare, concordiamo.
Il manicomio Italia continua.
Tranquilli: quelli dalle poltrone non si smuovono neanche se Gheddafi li bombardasse con gli ordigni a grappolo.
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Aprile 30th, 2011 Riccardo Fucile
PREMIO DI MAGGIORANZA AL SENATO SU BASE REGIONALE E COLLEGI RIDISEGNATI SU MISURA ALLA CAMERA…LA PRIMA IPOTESI DESTA PROBLEMI DI INCOSTITUZIONALITA’, LA SECONDA TRASFORMA LA CAMERA DA UN PARLAMENTO DI NOMINATI A UNO DEI PRESCELTI, RITAGLIANDO I COLLEGI SULLA BASE DELLA FORZA LOCALE DEL CENTRODESTRA… LISTE ANCORA PIU’ BLIDATE E SERVI GARANTITI
Stavolta è qualcosa in più di una “porcata bis”.
È una vera e propria porcheria quella che il vicepresidente pidiellino Gaetano Quagliariello, con i suoi più stretti sodali, ha limato e corretto per essere pronta al varo in commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama.
I berluscones stanno per lanciare l’ultimo dei paracaduti pro Silvio e anche per loro stessi: una legge elettorale che supera la porcata di Calderoli, ma garantisce ancora di più chi, nelle urne, vincerà ma solo per una manciata di voti.
C’è aria di elezioni anticipate anche nei dintorni di Arcore, dove i sondaggi sull’esito delle elezioni a Milano non fa prevedere che una vittoria di misura, non sufficiente a garantire una fine senza scosse della legislatura.
E, allora, meglio mettere le mani avanti.
Con una legge che non solo blindi il Senato per evitare che il Terzo polo diventi dirimente in caso di una vittoria non clamorosa della banda Berlusconi, ma ridisegni i collegi elettorali della Camera per fare in modo di favorire l’elezione di deputati di area con meno voti e con maggiore controllo delle liste.
La proposta è firmata da Quagliariello e sarà depositata a Palazzo Madama, dove in commissione Affari costituzionali si riprenderà a lavorare sulla riforma del sistema di voto.
In commissione ci sono già 29 proposte dei vari gruppi, tra cui due del Pd, ma si sa già per certo che i giochi sono fatti, anche se il presidente della commissione, Carlo Vizzini, ha fatto sapere di voler discutere “con tutti, di tutto” per trovare una convergenza più ampia possibile.
Sui tempi di approvazione nel Pdl si mostra cautela, ma è emerso con chiarezza che si punta a un via libera al Senato entro l’estate per poi arrivare all’ok definitivo alla Camera già per settembre.
Ma sono i contenuti della legge a destare sgomento.
Partiamo dal Senato.
Il Pdl punta a un sistema con previsione di un premio di maggioranza a Palazzo Madama ma su base nazionale, non più regionale.
In questo modo si otterrebbe di arginare l’influenza del Terzo polo.
In pratica, si vuole evitare che si ripresenti l’eventualità che colpì il governo Prodi che si ritrovò ad avere al Senato solo una manciata di deputati in più (tra cui Rossi e Turigliatto), per giunta con una coalizione troppo ampia e litigiosissima. Solo che un premio di maggioranza su base nazionale al Senato sarebbe incostituzionale (la Carta stabilisce che i senatori siano eletti su base regionale), come ha già avuto modo di ribadire più volte anche Napolitano e prima di lui Ciampi, ma la maggioranza tira dritto.
Nel testo sarà infatti inserito un meccanismo di ripartizione del premio di maggioranza in senso proporzionale, ma Regione per Regione; una furbata per superare gli steccati della Costituzione e consentire l’approvazione come legge ordinaria.
Il bello, però, arriva sulla Camera dei deputati.
Proprio perchè alle prossime elezioni il Pdl non è affatto certo di fare il pieno. Invece di un semplice Parlamento di nominati stavolta punta verso una Camera di prescelti.
Perchè si comincia con il rimettere mano alla grandezza dei collegi; da sempre è infatti la loro struttura a essere determinante per la vittoria della coalizione di maggioranza relativa.
Il Pdl punta su circoscrizioni più piccole, dove — insomma — siano necessari meno voti per essere eletti.
E dove, di conseguenza, ci saranno anche liste più corte e ancora più blindate di prima, ma costituite da candidati certi con solo uno, massimo due elezioni di scarto per garantire un minimo di ricambio in caso di ritiro del deputato eletto durante la legislatura.
È assolutamente certo che un sistema come questo renderà ancora più pesante l’influenza delle segreterie dei partiti e decisamente più complicato il lavoro di chi, alle prossime elezioni, dovrà scegliere i candidati perchè i posti saranno di meno.
Ma garantiti.
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Aprile 30th, 2011 Riccardo Fucile
GLI UOMINI DI RAMPELLI ALLA CONQUISTA DELLE CARICHE: DALL’EX MATTATOIO ALL’AUDITORIUM E SOGNANO GIORGIA MELONI SINDACO… DALLA MILITANZA MISSINA DOVE C’ERANO DA DIVIDERE SOLO I RISCHI ALLA SPARTIZIONE DELLE POLTRONE TRA CORRENTI
Più che una fronda è una guerriglia.
Dall’uso dell’ex Mattatoio alle nomine all’Auditorium, dal restauro del Colosseo fino alla gestione del teatro Elsa Morante al Laurentino 38, ogni giorno il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, è sotto botta.
Ad attaccarlo sono soprattutto i suoi, o almeno quelli che sulla carta dovrebbero essere i suoi, i “rampelliani”, cioè gli amici e i seguaci di Fabio Rampelli, ex missini ed ex aennini conosciuti a Roma anche con il nome di “Gabbiani”, dall’uccello bianco stilizzato ad ali spiegate che hanno scelto per i manifesti.
L’attacco dei Gabbiani al Campidoglio è concentrato sulle faccende della cultura e dell’urbanistica, materie predilette dal capo, un architetto che fa parte della commissione Cultura della Camera.
Nell’urbanistica i rampelliani stanno lasciando appena le briciole al sindaco e fanno cappotto con la fondazione Cesar grazie a un approccio meticoloso e mercantile, basato sulla cattura di risorse pubbliche da elargire a soggetti considerati affidabili, sull’esempio di Comunione e Liberazione.
In ambito più strettamente culturale hanno due punti di riferimento: il capo delle biblioteche romane, Francesco Antonelli, e Federico Mollicone, attivista del Colle Oppio, presidente della Commissione cultura del Campidoglio. Proprio per Mollicone i Gabbiani avrebbero voluto molto di più da Alemanno, la nomina ad assessore alla Cultura al posto di Umberto Croppi che se n’era andato sbattendo la porta al momento del titanico scontro Fini-Berlusconi. L’esito del rimpasto di giunta è stato, però, di segno opposto alle aspettative rampelliane e ha innescato la guerriglia che covava dal 2008, quando in campagna elettorale i Gabbiani furono emarginati da Alemanno, poi estromessi al momento delle decisioni per la nuova giunta e infine tacitati con due soli assessorati, a Laura Marsilio (Giovani e scuola) e Fabrizio Ghera (Lavori pubblici), più una sfarinata di nomine nel sottogoverno delle municipalizzate.
Dal recente rimpasto i Gabbiani si attendevano se non un risarcimento, quanto meno la conferma delle poltrone.
E la delusione è stata forte quando hanno constatato che i seguaci del senatore Andrea Augello, l’amico-nemico storico, potevano brindare avendo conservato le posizioni grazie ad una accesa riunione notturna con il sindaco, mentre loro, i rampelliani dovevano rinunciare al posto della Marsilio.
Da quel momento è partito l’attacco a testa bassa: per esempio il Gabbiano Mollicone per fermare Della Valle al Colosseo non ha esitato a sparare direttamente sul traditore Alemanno, mentre per bloccare il rinnovo dell’amministratore dell’Auditorium, Carlo Fuortes, considerato un veltroniano, ma non inviso ad Alemanno, si è spinto fino a fornire alla stampa dati fallimentari ma fasulli sulla gestione della struttura, poi smentiti dalla Siae.
In aperto contrasto con il sindaco, l’assessore Ghera si è invece mobilitato per allontanare dalla Città dell’Altra Economia al Mattatoio i negozianti e i gestori di bar e ristoranti equo-solidali considerati poco amici.
Con l’ausilio di Francesco Coccia, direttore del dipartimento, Ghera si è inventato un bando per cacciarli, senza nascondere la volontà di sostituirli con gente di “area”.
Lo stesso Ghera ha inoltre preteso da Alemanno che la gestione del teatro Elsa Morante fosse affidata ai Lavori pubblici da lui diretti, anche se ovviamente con il teatro questo assessorato non ha niente da spartire. L’attacco dei Gabbiani al sindaco punta a risultati immediati, ma anche a obiettivi strategici.
Il più importante è il nome del futuro candidato a sindaco di Roma.
Nella testa dei rampelliani il logoramento di Alemanno dovrebbe essere propedeutico all’ascesa di Giorgia Meloni, attuale ministro della Gioventù, rampelliana di ferro, anche se proprio la sua nomina ministeriale procurò a suo tempo momenti di acuta tensione nella corrente.
Ossessionato dal rispetto ferreo delle gerarchie, Rampelli ci rimase male a vedere una “sottoposta” che lo sopravanzava in carriera ed ebbe modo di farlo presente con parole assai aspre all’autore della scelta, Gianfranco Fini, allora capo del partito.
Oltre al culto della gerarchia, i Gabbiani hanno un forte senso della comunità e della famiglia.
Nonostante molti viaggino in auto blu, ogni tanto si ritrovano nella grotta-sede di Colle Oppio, il covo in cui nacquero negli anni Ottanta protetto da una cancellata e da una porta in ferro che lo fa sembrare un bunker.
Per la sua famiglia Rampelli ha tatto quel che poteva inserendo la sorella nella lista per le Regionali del 2010, un elenco poi manomesso all’ultimo istante su ordine di Berlusconi.
Dopo Rampelli, il secondo del gruppo è Marco Marsilio, anche lui deputato Pdl ed anche lui assai devoto alla famiglia avendo fatto assumere all’Atac la sua compagna Stefania Fois e avendo spinto la sorella Laura come assessore.
Sempre in onore della famiglia e dei Gabbiani, Laura attraverso il suo assessorato fece arrivare un bel po’ di contributi all’associazione culturale del marito.
Daniele Martini
(da “Il Fatto Quoridiano“)
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Aprile 30th, 2011 Riccardo Fucile
UN PIANO DELLA PREFETTURA PER GARANTIRE L’ORDINE PUBBLICO, TIMORI PER INCIDENTI…SI APPRONTA UNA TASK FORCE, MENTRE GLI ENTI SI SCAMBIANO ACCUSE E 17.000 COMMERCIANTI SONO SUL PIEDE DI GUERRA
L’emergenza rifiuti diventa emergenza per l’ordine pubblico.
Vertice in Prefettura e costituzione di una task-force.
Intanto a terra ci sono ancora 2000 tonnellate e continuano le rivolte.
Ieri mattina alle 9 sacchetti sparpagliati in strada e stop alla circolazione in via dei Pellegrini, a Montecalvario.
Alle 10 disordini in via Toledo, all’altezza di piazza Dante.
I vigili intervengono e istituiscono un senso unico, perchè la strada è invasa dai rifiuti gettati dai cittadini esasperati.
Alle 13.30 in via Toledo arrivano i bobcat dell’Asia: ma cartoni, plastica e rifiuti sono sparsi per tutta la strada, fino a piazza Carità .
Alle 18, insorge via Salvator Rosa e sempre i vigili per far passare le auto raccolgono a mano i sacchetti lanciati sulla carreggiata.
«Siamo preoccupati. Stiamo giocando con l’immagine di una città e con la vita di intere famiglie», commenta il presidente del centro commerciale Toledo di Confcommercio, Rosario Ferrara.
Protestano i 12 mila commercianti Ascom e i 5.500 di Confesercenti: «Se continua così andiamo a Roma, chiederemo aiuto a Napolitano».
I “Bus rossi” dei turisti si organizzano con una macchina staffetta che precede i tour per evitare ai turisti i luoghi più sporchi o a rischio.
E la Prefettura crea una task force composta dalle forze dell’ordine, dalla polizia municipale e provinciale per vigilare nelle aree più critiche per prevenire manifestazioni di protesta e blocchi alla circolazione.
Il prefetto, Andrea De Martino, lo ha deciso dopo la riunione del Comitato per l’ordine pubblico a cui hanno partecipato il presidente della Provincia, Luigi Cesaro, gli assessori all’Ambiente della Regione, della Provincia e del Comune, Romano, Caliendo e Giacomelli, i responsabili Sapna e Asia e i vertici di forze dell’ordine e vigili del fuoco.
Asia precisa inoltre di non aver causato problemi a centraline Enel nè ai cavi della linea elettrica. «I problemi legati alla fornitura di energia – si legge in una nota – non possono essere imputati alle attività operative di Asia, ci risulta che Enel stia procedendo a interventi di manutenzione che hanno causato una temporanea interruzione del servizio».
Sul presunto caso Tarsu intanto Cesaro precisa: «Girano cifre prive di fondamento. Ad oggi nessuna decisione è stata presa. Per la determinazione della Tarsu la Provincia interviene solo per il 27 per cento, mentre il 73 per cento è competenza dei comuni».
E mentre i cittadini di Napoli Est organizzano un corteo al Centro Direzionale contro l’inceneritore e i siti di trasferenza, situazioni difficili anche a Portici (1600 tonnellate non raccolte) e Quarto (1200).
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Aprile 29th, 2011 Riccardo Fucile
L’INTERVENTO DI FLAVIA PERINA: “IL RITORNELLO DEI BERLUSCONES E’ SEMPRE IL SOLITO: L’EGEMONIA CULTURALE DELLA SINISTRA E DEI SALOTTI : DETTO DA CHI E’ PADRONE DELLE TV, DELE CASE EDITRICI E DEI GIORNALI FA SOLO SORRIDERE”… L’EMERSIONE DEGLI INTELLETTUALI-OPERAI: ANTONIO PENNACCHI E EDOARDO NESI, ESEMPIO DI INTERVENTISTI IN POLITICA E DI ANTIDOTO ALLA CULTURA SALOTTIERA”
Caro direttore,
innanzitutto complimenti per lo scoop di ieri sul sopralluogo di Silvio Berlusconi sul set della nuova trasmissione di Vittorio Sgarbi su RaiUno: è importante sapere che il nostro premier si prende personalmente cura dell’offerta della prima agenzia formativa del Paese e di temi alti come il rapporto con Dio (“Mi rimprovera sempre che con me fa solo il vicepresidente”, ha scherzato Silvio) al quale sarà dedicata la puntata d’esordio.
La riconquista dell’egemonia culturale attraverso la promozione di personaggi come Sgarbi è uno dei pallini della destra berlusconiana, che da quindici anni lamenta di essere marginalizzata da un apparato radical-chic che avrebbe il monopolio delle idee e del sapere.
Gaetano Quagliariello è arrivato al punto di attribuire allo strapotere intellettuale della gauche e al suo “monopolio della interpretazione storica, delle ricorrenze, persino della legittimità costituzionale” le difficoltà del governo, che in quanto estraneo a quella egemonia sarebbe considerato “figlio di un dio minore, frutto avvelenato degli istinti più bassi di un popolo che ha tradito i suoi vati”.
È un ritornello che sento dagli anni ’70.
Solo che allora, a recitarlo, era una destra ghettizzata e in affanno.
Ora sono i padroni delle tv, delle case editrici e dei giornali, e la faccenda fa decisamente ridere, assieme alle datate battute sulla gauche-champagne (che magari è esistita ai tempi di Tom Wolfe o di Alberto Moravia, ma è sparita da un pezzo e senza lasciare eredi).
Con un pochino di attenzione in più, si potrebbe invece riconoscere un fenomeno del tutto inedito e spiazzante per le vecchie categorie: l’emersione degli intellettuali “operai”, persone che non vengono dai salotti ma da esperienze biografiche immerse nella realtà vera e nell’anima profonda del Paese.
Persone che “si sporcano le mani” non solo con l’inchiostro del toner ma anche con la fatica della politica.
Penso, come è ovvio, al Premio Strega dello scorso anno, Antonio Pennacchi, che ha dato il suo nome a una lista “per liberare Latina dai clan”.
Ma anche a uno degli autori in pole position per la vittoria nell’edizione di quest’anno: Edoardo Nesi, candidato con “Storia della mia gente” (Bompiani, 161 pagg, 14 euro).
Nesi ha guidato per 15 anni l’azienda tessile della sua famiglia, a Prato, e racconta l’avventura del piccolo capitalismo familiare italiano, la sua intrinseca moralità , la capacità di trasportare tutti, “capaci e incapaci, industriali e dipendenti” ben oltre i loro limiti tra gli anni ’80 e i ’90, prima che quell’esperienza si diluisse nell’informe “popolo delle partite Iva”.
Come Pennacchi, insomma, Nesi nasce in fabbrica e non nei caffè letterari.
E come lui non si limita a scrivere o a presentare libri: a Prato è assessore alla Cultura e allo sviluppo economico della Provincia, e già l’associazione delle due competenze è rivelatrice di un approccio del tutto nuovo ai temi della cosa pubblica.
Una destra degna di questo nome riconoscerebbe nel lavoro, nelle biografie (e nel successo) dei Pennacchi e dei Nesi e nel carattere “patriottico” dei loro romanzi un sicuro ancoraggio per il racconto popolare italiano: l’antidoto più autentico alla cultura salottiera che tanto disprezzano.
E anche le inedite scelte di impegno attivo in politica dovrebbero suscitare attenzione: senza fare paragoni sconsiderati, l’interventismo degli intellettuali sembrava seppellito con il Novecento ed è singolare vederlo rispuntare a Latina e a Prato, città piccole ma di enorme valore simbolico nell’immaginario nazionale.
E invece, la destra pidiellina è sempre lì, inchiodata alla lagna sui salotti, all’idea che l’egemonia si conquisti mettendo Sgarbi contro Saviano, all’invettiva contro i premi elettorali da abolire (ieri su Libero: “Diamo allo Strega quel che si merita: il rogo”).
Insomma, ferma all’incrocio tra la parodia goebbelsiana — “quando sento parlare di cultura metto mano alla pistola” — e il coro da stadio: chi non salta (con il premier) comunista è.
Flavia Perina
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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Aprile 29th, 2011 Riccardo Fucile
LETTERA APPELLO AL “FATTO”: “NON SI TRATTA PIU’ DI DESTRA O SINISTRA PER CAPIRE CHE UN UOMO COSI’ NON PUO’ GOVERNARE NESSUN PAESE”
Caro direttore, ma soprattutto cari studenti, comunisti, fascisti, leghisti e operai costretti a lavorare nell’insicurezza.
Come avrete letto su tutte le prime pagine dei giornali, il governo non demorde.
Continua, sfidando l’intelligenza anche di chi lo ha votato, nella sua demoniaca voglia di avvelenare gli italiani.
Gli unici che, fino a prova contraria, hanno saputo distinguersi da tutti gli altri popoli imbecilli per aver avuto, già 24 anni fa, la saggia intuizione di dire no alla bevanda radioattiva che, in nome di quel “benessere” tanto sbandierato da Berlusconi, ti uccide in cambio di un voto contro la vita.
Ma oggi purtroppo il pericolo radioattivo, e quindi di morte lenta e dolorosa, è di gran lunga maggiore di quanto è avvenuto in quegli anni.
Che peso può avere oggi la saggezza degli italiani se poi chi ci governa fa dei discorsi cretini come quello che abbiamo ascoltato a Porta a Porta dal ministro Paolo Romani?
“Innanzitutto essere nuclearisti — ha detto — non può essere definita una bestemmia. Lo sono tutti i più grandi paesi del mondo, l’America, la Russia, la Cina, il Giappone e tutti i paesi europei. L’unica grande potenza industriale che non ha il nucleare è solo l’Italia”.
Come dire che, se la maggioranza dei paesi industriali vogliono suicidarsi, la logica vuole che chi non si suicida è un mascalzone.
Purtroppo invece, caro ministro, essere nuclearisti non solo è una bestemmia, ma significa essere dementi fin dalla nascita.
La verità è che il vostro è un trucco per indebolire il referendum: senza il quesito del nucleare (e ora state tentando di far saltare anche quello sull’acqua), sperate che il legittimo impedimento non raggiunga il quorum. Stavolta credo che sarà proprio il governo a finire con “il quorum a pezzi”. Non so come si pronuncerà la Cassazione.
È a lei che spetta l’ultima parola per decidere se il quesito referendario è venuto meno o no.
In ogni caso non si potrà fare a meno di andare a votare.
Che Di Pietro stia cercando di salvarci dall’immane catastrofe lo si capirà prima di quanto si creda.
La “Pubblica Ottusità ” dei vari Romani, Sacconi, Quagliarielli, Gasparri e Prestigiacomo ha quasi raggiunto il punto di non ritorno.
E la natura, la cui pazienza è ormai a pezzi, non tarderà molto a darci i suoi nuovi segnali.
E a tal proposito voglio dire due parole non a Berlusconi, ormai in preda a uno stato confusionale, ma a ciò che è rimasto della sua coscienza che, per meglio identificarla a chi legge la chiamerò con lo stesso nome del presidente del Consiglio, ma al femminile, poichè mi piace immaginare che la voce della coscienza abbia piuttosto i modi dolci e gentili di una bella figura femminile che non quelli rudi e maschili.
Cara Silvia, il fatto che tu sia inascoltata non significa che tu debba calare le braghe, scusa volevo dire la gonna, non so come sei vestita, non ha importanza; ma al governo c’è qualcuno di cui forse tu hai smarrito la fisionomia e che sta sbagliando tutto.
Se tu lo molli si perde definitivamente e chi ci va di mezzo poi è la povera gente che lo ha votato.
È il momento invece di alzare la voce e fargli capire come stanno le cose. Devi dirgli che gli italiani non sono così cretini… anche le formiche lo hanno capito che questa mossa di soprassedere sul nucleare non solo è una truffa ai danni di chi vuole vivere, ma serve soprattutto a tener fede a quel contratto di morte che Berlusconi ha firmato con Sarkozy per la costruzione di quattro nuove centrali nucleari.
Devi dirgli che non si può far gestire l’acqua ai privati. L’acqua è un bene comune, di tutti.
Come si può pensare che, se io ho sete, devo pagare per bere?
E poi devi dirgli che all’estero tutte le sue strategie risultano assai sospette, ridicole e soprattutto non chiare.
Cara Silvia, a tutti capita di dire qualche bugia, ma a fin di bene.
Forse anche a te sarà capitato, o no?…
Scusa dimenticavo, tu non puoi dire bugie… neanche a fin di bene… Il compito che ti è stato affidato, fin dai più remoti albori del mondo, è quello di dirci sempre la verità anche se noi continueremo a rifiutarla.
Scusa, me l’ero scordato, per un attimo anch’io mi sono fatto prendere dalle puerili voglie di grandezza del mondo esterno….
Ora capisco perchè fin dalla nascita il presidente del Consiglio ti ha ripudiata. Le bugie che lui dice infatti sono spacentose e senza un minimo di
pudore.
Vuol farci credere che lui davvero pensava che Ruby fosse la nipote di Mubarak.
Vuol cambiare la Costituzione a furia di barzellette che non fanno ridere, ce l’ha coi magistrati che vogliono processarlo.
Le accuse su di lui non si contano ormai: magari è davvero innocente, però non lo sapremo mai.
Lui continua a non presentarsi ai processi e non si accorge che i suoi elettori cominciano a farsi delle domande, a chiedersi se è giusto essere governati da un bugiardo.
Certo, è difficile pensare che non lo sia, anche se il dubbio traspare lontanamente e subito svanisce di fronte alll’arroganza di tacere ciò che tutti si aspettavano da lui.
Ossia, l’unica bugia che il Cavaliere avrebbe dovuto dire e che volutamente non ha detto per non condannare il malsano gesto di Lassini e i suoi tristi manifesti.
Anzi ha fatto esattamente il contrario.
Ha telefonato all’attacchino e gli ha espresso il suo pieno sostegno, naturalmente seguito a ruota dalla coppia Daniela Santanchè e Giorgio Straguadagno i quali, anche loro, gli hanno assicurato il voto nonostante il giusto aut aut del sindaco Moratti.
Un gesto, quello della coppia “Daniela-Straguadagno”, da cui è chiaro il riferimento a possibili frizioni tra la Moratti e l’incantatore di serpenti.
Lui è inafferrabile per i giudici che, a malapena, il massimo che hanno ottenuto è stato quello di portarlo fuori dal tribunale e non “dentro”, dove purtroppo non è possibile stabilire se i suoi comportamenti sono giusti o sbagliati.
Però, anche senza un tribunale, noi lo possiamo intuire dalle sue azioni. Come parla, come ride, come racconta le barzellette e soprattutto capire il motivo per cui le racconta.
Capire cosa c’è dietro quella barzelletta raccontata con aria apparentemente ingenua e, cosa importante, dove è diretto l’amo che aggancerà la sua prossima vittima.
E la sua prossima vittima purtroppo sono ancora gli italiani.
Da qualche parte ho letto che due signor “nessuno” telecomandati hanno presentato due emendamenti al regolamento della Rai in campagna elettorale, affinchè tutto sia compiuto sul colossale scippo perpetrato ai danni del referendum sul nucleare, nel caso la Cassazione vada contro la richiesta del governo, e si pronunci invece a favore della sua validità .
Il primo emendamento consiste nel togliere alle tribune elettorali il 30% di spazio e darlo al “comitato per il non voto”, in modo da ridurre gli spazi promozionali per il Sì contro le centrali atomiche a un terzo.
Il secondo vuole completare l’opera di devastazione facendo cominciare la campagna referendaria solo dopo le amministrative, anche qui per ridurre i tempi di dibattito che rimarrebbero di soli 12 giorni.
Come vedete non si tratta più di destra o sinistra per capire che un uomo come Berlusconi non solo non può governare l’Italia, ma nessun paese.
Al massimo lui e i suoi falsi trombettieri, come li chiama Travaglio, possono andar bene per una piccola tribù, dove tutti quanti, raccolti intorno al capo, si nutrono a vicenda della loro stessa falsità .
Cari amici fascisti, studenti, leghisti, comunisti e operai insicuri.
Mi sembra chiaro che a questo punto non ci resta che l’unico mezzo di sopravvivenza. Il voto.
Non possiamo assolutamente mancare.
Il 12 Giugno dobbiamo andare tutti a votare anche se, come è prevedibile, il governo tenterà l’impossibile per togliere dalle schede referendarie pure il legittimo impedimento.
E, se lo dovesse togliere dobbiamo essere ancora più numerosi davanti ai seggi.
E, se per caso le sedi elettorali fossero chiuse, il vostro voto lasciatelo pure per terra scritto su un piccolo foglietto già preparato a casa, in modo che l’indomani tutti i marciapiedi d’Italia siano invasi da quaranta milioni di bigliettini.
Contro il nucleare, contro la provatizzazione dell’acqua, contro il legittimo impedimento.
Adriano Celentano
argomento: Berlusconi, Costume, denuncia, emergenza, Giustizia, governo, la casta, PD, PdL, Politica, radici e valori, Sicurezza | Commenta »
Aprile 29th, 2011 Riccardo Fucile
I COLONNELLI LEGHISTI SPINGONO PER IL TRADIMENTO DOPO LE ELEZIONI AMMNISTRATIVE…LOTTA INTERNA TRA MARONI E CALDEROLI DA UNA PARTE E “CERCHIO MAGICO” DALL’ALTRA… RISPETTO AL 1996, QUANDO ANDO’ DA SOLA, LA LEGA HA PERSO UN MILIONE DI VOTI…E SI PROFILA UN DISIMPEGNO SU MILANO
Secondo giorno, ieri, di bombardamento leghista sul Cavaliere.
Altro titolo celodurista della Padania, house organ del Senatur mai compulsato come in questi giorni: “Bombe uguale più clandestini. Il Carroccio non arretra”. La crisi libica, col passare delle ore, rischia di non essere più il solito giochino delle parti tra il premier e Umberto Bossi.
Anzi, se prima questo era un sospetto rassicurante nell’inner circle di Palazzo Grazioli, adesso inizia a diventare una speranza.
Di qui la reazione del Giornale di famiglia che ha sparato contro “Tremonti che aizza la Lega”, avvisaglia di un possibile trattamento Boffo per il ministro dell’Economia e anche estremo tentativo di offrire una sponda al Senatur, visto che il “cattivo” viene individuato nel divo Giulio della Seconda Repubblica.
A questo punto, infatti, quella che potrebbe essere la partita finale del governo, tra le bombe su Tripoli e le elezioni di Milano, ruota interamente al patto umano e anche notarile (ne fu testimone l’eurodeputato leghista Speroni) tra B. & B., Berlusconi e Bossi, sottoscritto un decennio fa.
È stato lo stesso premier a dirlo nella cena dell’altra sera a casa di Melania Rizzoli, deputata del Pdl e moglie dell’editore Angelo: “Io e Umberto ormai ci conosciamo da vent’anni, il nostro rapporto è solido, lui non mi farebbe mai scorrettezze”.
A detta sempre del premier la colpa sono le “fibrillazioni del Carroccio” che finiscono per alimentare le ambizioni tremontiane, che ci sono eccome.
Non a caso, il correntismo che scuote la Lega è stato denunciato anche dal direttore del Giornale nel suo editoriale di ieri: “Nella Lega c’è chi getta acqua sul fuoco. Sfasciare tutto per cosa?”.
Una paura che corrisponde alla fotografia consegnata alle otto di ieri sera da un alto esponente della Lega a microfoni spenti: “Il Capo è incazzatissimo con Berlusconi e ancora non gli risponde al telefono. Vuole votargli contro in Parlamento e Maroni e Calderoli lo sobillano in nome di Tremonti”.
Nel Carroccio la tentazione di rompere è forte e questo spaventa molto il cerchio magico che da qualche anno protegge e circonda il Senatur anziano e malato, che beve litri di Coca Cola e fuma sigari fino a notte fonda.
Quel cerchio magico composto dalla moglie Manuela Marrone, dalla vicepresidente del Senato Rosi Mauro, dai capigruppo parlamentari Marco Reguzzoni e Federico Bricolo, dal sottosegretario Belsito.
La loro pressione per ricucire con il Cavaliere è forte, ma stavolta Bossi sta pensando davvero alla rottura.
Per un motivo molto semplice: nonostante i postumi dell’ictus e un cuore malandato da novantenne, il Capo ha intuito che il tasso di antiberlusconismo della base leghista è salito oltre il livello di guardia.
Lo confermano le telefonate dei militanti arrivate anche ieri a Radio Padania, senza filtro: “Sono deluso da Berlusconi. Sono molto, molto deluso soprattutto per le scelte sulla Libia” (Giacomo da Varese); “Secondo me Berlusconi è cambiato da quando si è separato dalla moglie. Poi io dico che un ricco non può capire chi tira la cinghia per arrivare a fine mese” (Rosetta da Varese); “Chi è il nostro alleato lo scopriamo adesso?” (sms); “Meglio che Berlusconi si dimetta, non se ne può più” (sms).
Per quanto incline a seguire i consigli della moglie e del cerchio magico, il Capo sa perfettamente che “la nostra gente” è decisiva per la sopravvivenza della Lega.
Anche perchè il Carroccio guadagna sì in percentuali elettorali ma continua a perdere voti in termini assoluti.
Rispetto al 1996, quando andò da solo, manca all’appello un milione di voti.
Nei dubbi del Senatur si sono infilati i due colonnelli Maroni e Calderoli, rivali ma uniti contro il cerchio magico.
Il ministro dell’Interno, mercoledì scorso, ha sconfessato Reguzzoni, che potrebbe perdere il posto di capogruppo e fare il sottosegretario (la rosa comprende anche Brigandì e Sgarbi in quota Lega).
Nello stesso giorno, ai funerali di Ferrero ad Alba, Calderoli è stato gelido con Berlusconi.
Maroni lavora per una Lega autonoma da Berlusconi.
Calderoli ha un asse con Tremonti e ha commentato così l’inizio dei raid: “Solo quattro parole: di male in peggio”.
La nottata per Berlusconi sarà lunga.
Perchè dopo la Libia, ci sono le elezioni a Milano e il Capo potrebbe optare per l’effetto Brunetta, ossia il disimpegno leghista che ha fatto perdere il ministro della Funzione pubblica a Venezia.
Un modo per salvare il rapporto umano e scaricare la caduta del governo sulla “nostra gente che non ne può più”.
In pratica, una “carognata”.
L’ultima di Bossi a Berlusconi
Fabrizio d’Esposito
(da “Il Fatto Quotidiano”)
argomento: Berlusconi, Bossi, Costume, elezioni, governo, LegaNord, PdL, Politica | Commenta »