Aprile 20th, 2011 Riccardo Fucile
IL PARTITO DELLA BONINO E DI PANNELLA ERA STATO ESCLUSO PER LE FIRME INSUFFICIENTI… 800 LE FIRME FALSE SULLE 3.500 NECESSARIE PER PRESENTARE LA LISTA… CHIESTA LA DECADENZA DI TUTTI I CONSIGLIERI, DECIDERA’ A MAGGIO IL CONSIGLIO DI STATO
Ottocento firme false e 14 indagati tra consiglieri e sindaci del Popolo delle Libertà . Il tutto per portare Roberto Formigoni al vertice della Regione Lombardia, per la quarta volta.
L’inchiesta del procuratore aggiunto Alfredo Robledo ha smascherato il gigantesco raggiro interrogando uno per uno i firmatari “dubbi” della “Lista Formigoni per la Lombardia”.
E uno dopo l’altro hanno messo a verbale davanti ai carabinieri che quella firma non è la loro.
Ne servivano almeno 3.500 per accedere alle elezioni, ne sono state raccolte oltre 3600, ma quasi 800 sono risultate false.
Nel registro degli indagati sono finiti alcuni consiglieri provinciali di Milano (Massimo Turci, Barbara Calzavara, Nicolò Mardegan e Marco Martino), insieme a quelli di altre province lombarde, nonchè sindaci e consiglieri eletti nel Pdl, tutti pronti a convalidare il falso in nome della ragione di partito.
Alcuni più solerti di altri sono arrivati a convalidare da soli oltre cento firme.
La procura contesta loro l’articolo 479 del Codice penale: «Falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici», un reato che prevede pene da tre a dieci anni. Come viene spiegato nell’invito a comparire notificato agli indagati, i consiglieri avrebbero agito «in concorso con altre persone allo stato non identificate».
Gli inquirenti stanno cercando di individuare chi materialmente ha trascritto le firme, poi autenticate dai consiglieri.
Per i falsi firmatari è ipotizzabile l’accusa di falso materiale mentre i consiglieri sono accusati di falso ideologico.
Gli accertamenti eseguiti dalla procura di Milano potranno essere disponibili per un eventuale utilizzo in sedi amministrative o civili per chiedere la verifica della regolarità delle elezioni, ma solo quando il fascicolo penale verrà chiuso. Serviranno soprattutto ai Radicali (estromessi dalle Regionali per non aver raggiunto il numero sufficiente di firme) che presentarono fin da subito ricorso in Tribunale.
Presto, il 17 maggio prossimo, il Consiglio di Stato dovrà valutare un ricorso presentato dal partito, nel quale si chiede la decadenza di tutti i consiglieri regionali eletti in Lombardia, proprio sulla base della falsità delle firme. «Formigoni chieda scusa ai cittadini ai quali ha mentito e ancor più a quelli a cui è stata falsificata la firma», è l’invito che ieri il radicale Marco Cappato ha rivolto al governatore della Lombardia.
«La giustizia faccia il suo corso, sperando che non intervenga una leggina ad hoc per sanare la falsità materiale e ideologica commessa. Ma se i magistrati sostengono che quella lista è stata presentata in modo errato vuol dire che anche la candidatura non è stata presentata in modo corretto e quindi deve essere ripetuta dichiarandone la decadenza», ha aggiunto Antonio Di Pietro, leader dell’Italia dei Valori.
Guido Podestà , all’epoca coordinatore regionale del Pdl, che nei giorni scorsi aveva scaricato ogni responsabilità sulle spalle di una segretaria della sede del partito, ieri ha bollato come «balla stratosferica» la notizia secondo cui il rifacimento in extremis del listino fosse dovuto all’inserimento di Nicole Minetti. Ma tra le varie anime del Pdl milanese è già guerra tutti contro tutti, alla vigilia delle Comunali nelle quali Letizia Moratti rischia la poltrona di sindaco.
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Aprile 20th, 2011 Riccardo Fucile
SECONDO IPR LA FIDUCIA AL PREMIER E’ SCESA IN TRE ANNI DAL 53% AL 31%, QUELLA NEL GOVERNO DAL 49% AL 23%… CENTROSINISTRA IN VANTAGGIO: 41,5% CONTRO IL 41% DEL CENTRODESTRA, 13,5% AL TERZO POLO …. SECONDO LORIEN CONSULTING VA ANCHE PEGGIO: PREMIER AL 23,3%, GOVERNO AL 19,9% E PDL AL 24,9%
È quanto emerge da un sondaggio realizzato da Ipr Marketing .
L’ultima di una lunga serie di rilevazioni che vanno tutte nella stessa direzione: il Caimano sembra ormai inesorabilmente sul viale del tramonto.
Secondo il sondaggio realizzato tra il 14 ed il 16 aprile, intervistando un campione rappresentativo di 1000 italiani, Berlusconi si attesta al 31% (2 punti in meno del sondaggio realizzato dallo stesso istituto solo un mese fa).
E ben 21 in meno rispetto a inizio legislatura (maggio 2008), quando il premier aveva il 53%.
Il governo arriva addirittura al 23% (3 punti in meno di un mese fa).
A inizio legislatura (maggio 2008) era al 49%, cioè 26 punti sopra l’attuale livello. In questi quasi tre anni la fiducia nel governo si è dunque più che dimezzata. Accanto alla curva discendente del centrodestra, il sondaggio certifica il sorpasso del centrosinistra, che sarebbe al 41,5%.
Mentre il centro-destra si fermerebbe al 41%.
Il 13,5% va al Terzo Polo.
Male anche il risultato dei singoli ministri.
Solo in 4 superano quota 50%. Si tratta di Angelino Alfano, che comunque in un solo mese ha perso il 3%, evidentemente per effetto dei suoi discutibili interventi sulla giustizia.
E Sacconi, Tremonti e Maroni.
Quest’ ultimo però – vista l’approssimativa gestione dell’immigrazione – perde il 6%.
Da segnalare che il pessimo modo in cui sono state affrontate le crisi internazionali ha inciso pesantemente: La Russa è passato dal 35 al 30%, Frattini dal 24 al 20%.
Peggior gradimento per Michela Brambilla, Raffaele Fitto, Paolo Romani (18%). Ultimo, la new entry Francesco Saverio Romano, con il 10%.
Quello di Ipr Marketing è solo l’ultimo dei sondaggi a fotografare la ormai costante discesa di Silvio Berlusconi.
Secondo le ultime rilevazioni effettuate dalla Lorien Consulting (l’istituto di Antonio Valente) su un campione rappresentativo di 1000 cittadini, tra l’8 e l’11 aprile 2011, la fiducia nel governo sarebbe addirittura al 19,9% e quella in Berlusconi al 23,3%.
E il Pdl, peraltro, si attesterebbe al 24,9%.
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Aprile 20th, 2011 Riccardo Fucile
ACHILLE DE SIMONE, CAPOLISTA DEL PARTITO DI PIONATI, FU ARRESTATO NEL 2009 NEL CORSO DI UNA RETATA CONTRO I CLAN DELLA CAMORRA…GIA’ CALDORO EBBE IN LISTA VINCENZO CONTE, CONDANNATO IN PRIMO GRADO PER CONCORSO IN ASSOCIAZIONE CAMORRISTICA
E’ finita come nelle previsioni.
Gianni Lettieri, candidato del centrodestra alla guida della città di Napoli aveva promesso: “Etica pubblica e legalità sono al centro della nostra campagna elettorale. Chiederò ad ogni lista che mi sostiene la nomina di un garante per assicurare candidati autorevoli e specchiati. Alla fine di questo percorso sarò io il responsabile per tutti”.
Ma un minuto dopo la presentazione delle liste spunta la prima presenza ‘inammissibile’. Si tratta di Achille De Simone, capolista di Alleanza di centro, il partito di Francesco Pionati, che sostiene Lettieri sindaco.
De Simone viene arrestato, con l’accusa di violenza privata, nel novembre 2009 in una retata dei carabinieri contro il clan Sarno, formazione camorristica che ha il suo feudo militare a Ponticelli, nell’hinterland napoletano.
Un clan falcidiato dalle dichiarazioni dei pentiti come quelle di Vincenzo Sarno.
De Simone avrebbe accompagnato nel luglio 2009 il nipote, che voleva aprire una sezione antiracket, al cospetto di Patrizia Ippolito, detta a’ patana, moglie dell’allora boss Vincenzo Sarno.
La moglie del boss avrebbe dato il suo assenso ad una sola condizione: la rivelazione dei nomi degli imprenditori che si sarebbero rivolti allo sportello, che poi non fu più aperto.
“In pratica — scrivono i magistrati — si chiedeva a Giovanni (il nipote, ndr) di diventare la ‘quinta colonna’ dei Sarno, un’anticamorra che diventa camorra”. De Simone esce dal carcere nel marzo 2010 per decorrenza dei termini.
Era stato eletto nel 2006 come consigliere comunale a Napoli, da indipendente con il Pdci (poi migrato in Forza Italia e nel gruppo misto), contemporaneamente era assessore a Cercola in una giunta di centro-destra.
E arriviamo ad oggi. De Simone ci riprova.
Appena dopo la presentazione delle liste, ieri sera, si è proclamato innocente: “Sono sotto processo ma le accuse contro di me sono infamie e falsità . I giudici accerteranno la mia innocenza, e in seguito avvierò una causa civile di risarcimento danni contro chi mi ha calunniato in modo vergognoso”.
Lettieri però, a tarda sera lo scarica: “La presenza di De Simone, rinviato a giudizio per gravi reati, nella lista dell’Adc di Pionati è inammissibile. Ho chiesto a Francesco Pionati, garante della lista, di imporre a De Simone l’immediata rinuncia alla competizione”.
E aggiunge: “Se questo non dovesse accadere, riterrei l’Adc fuori dalla mia coalizione elettorale. Se i suoi voti dovessero risultare determinanti per la mia elezione, non esiterei un momento a dimettermi da sindaco. La mia battaglia per la moralità pubblica e la legalità è e sarà assoluta nei riguardi di tutti”.
Una scena già vista.
Alle regionali del 2010, Stefano Caldoro, futuro governatore del centrodestra, predicò intransigenza nelle candidature.
Poi scoprì che in una lista in suo sostegno c’era Roberto Conte, girovago tra i partiti (dai Verdi al Pd prima di passare nel centro-destra) e con una condanna in primo grado a 2 anni e 8 mesi per concorso esterno in associazione camorristica.
Roberto Conte, che continua a proclamarsi innocente, da poco ha terminato il periodo di sospensione e potrebbe tornare in consiglio regionale.
Conte appoggia una formazione che sostiene Gianni Lettieri ‘Lista insieme per Napoli’, animata da quattro consiglieri comunali passati nell’ultimo periodo di consiliatura da sinistra a destra in vista delle amministrative.
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