Maggio 15th, 2011 Riccardo Fucile
LA PAURA DEL PREMIER: “A MILANO E’ IN GIOCO LA LEGISLATURA, E’ UN REFERENDUM SU DI ME”…IL TIMORE CHE LA MORATTI SIA SOTTO DI 4 PUNTI RISPETTO ALLA SOMMA DEI PARTITI CHE LA APPOGGIANO… NON VINCERE NELLA “SUA” MILANO, DOPO TRE ANNI DI GOVERNO, CON UN SINDACO USCENTE E AD OPERA DI UN ESPONENTE DELLA SINISTRA DI VENDOLA, PER SILVIO SAREBBE UNA BOTTA TREMENDA
Una cosa, per certo, Berlusconi non se la rimprovera. ![](http://img585.imageshack.us/img585/5530/tremontiberlusconimorto.jpg)
E l’ha detto ieri alle persone con cui ha parlato. “Ho fatto tutto quello che potevo fare. Neanche stavolta, in questa campagna per le amministrative, mi sono risparmiato”.
“Tuttavia, devo ammettere – conclude così Berlusconi – che sono preoccupato lo stesso”.
È il voto di Milano quello che tiene in tensione il premier.
Il quale, anche a rischio di rasentare le strette regole elettorali, pure stamattina potrebbe parlare. Così come ha in animo domani, e lo ha confermato a più d’uno, di fare un nuovo show in tribunale per l’udienza Mills, dove fuori, a sostenerlo, ci sarà la Santanchè, mentre tra i testimoni sfilerà Flavio Briatore.
Due occasioni, che Berlusconi non intende affatto perdere.
Il perchè lo rivela lui stesso: “Questo non è un voto ordinario per sindaci e presidenti di provincia. Questo è un voto su di me e sul mio governo. È un voto in cui si gioca il futuro mio e della coalizione”.
Questo pensa Berlusconi.
E le preoccupazioni per quello che considera, a tutti gli effetti, un vero e proprio referendum, si concentrano soprattutto su Milano, su quanti consensi prenderà lui stesso in quanto candidato.
Ebbe 53mila voti nel 2006, e adesso scendere al di sotto sarebbe uno smacco.
Ma è la sorte della Moratti che lo angoscia. Una donna che, Berlusconi lo sa bene, non ha feeling con la gente comune ed è sopportata, e votata per forza, dalla borghesia.
Una Moratti che rischia di andare in controtendenza rispetto ai risultati che potrebbero ottenere, insieme, Pdl e Lega.
Almeno quattro punti al di sotto di quello che otterrebbero i partiti al governo. Loro, ovviamente, sopra la fatidica soglia del 50%, lei al di sotto.
Con lo spauracchio del voto disgiunto: i milanesi potrebbero anche decidere di votare per il Pdl o per la Lega, ma poi indicare come candidato sindaco Pisapia anzichè la Moratti.
È la sconfitta, ormai messa all’ordine del giorno, che fa aggrottare la fronte al Cavaliere.
Il quale trae subito le conseguenze e ragiona così: “Se vinciamo è ovvio che io mi rafforzo, vado avanti, e governo fino al 2013 facendo tutte le riforme che ho promesso, a partire da quella della giustizia. Se invece si va al ballottaggio si creeranno subito dei problemi che però saranno risolti qualora si vinca a fine maggio. Ma se a Milano dovesse alla fine prevalere Pisapia sulla Moratti, nessuno potrà più garantire che la Lega continui a dare il suo appoggio a questo governo”.
E la crisi, a quel punto, sarà inevitabile.
È stato, e continua a essere Bossi, il tormentone per Berlusconi.
Ne parla di continuo, preoccupato.
“Mai come in questa campagna elettorale ho avvertito che il rapporto con lui non è più quello di un tempo. E nonostante continui a rifletterci, non riesco neppure a spiegarmi il perchè di questo cambiamento”.
L’episodio più recente che lo ha turbato, e che non gli fa prevedere niente di buono per il futuro, soprattutto in caso di sconfitta, è il filo diretto e la sintonia che si sono create con Napolitano.
Bossi sempre pronto a schierarsi col Quirinale e a prendere, implicitamente, le distanze dal Cavaliere.
Una situazione che gli fa tornare in mente il fantasma della famosa crisi del ’94, il voltafaccia della Lega, il governo tecnico imposto dall’allora presidente Scalfaro.
Ferite mai sanate, cicatrici dolenti che fanno male soprattutto mentre il Carroccio segna la distanza dal Pdl.
Preoccupazioni che si rafforzano nonostante il plateale bacio di Bossi alla Moratti sul palco.
Inutilmente i suoi cercano di rincuorare Berlusconi qualora domani pomeriggio, sin dagli exit poll, si scopra che la prima cittadina di Milano resta al palo.
Non cambia nulla, gli dicono, anche se dovessimo vincere al secondo turno. Ma per il Cavaliere, nella “sua” Milano, per giunta con un sindaco uscente e contro “uno di Rifondazione” come dice lui, per di più dopo tre anni di governo a Roma, questa sarebbe a tutti gli effetti una inaccettabile debacle.
E sta già cercando i colpevoli.
Liana Milella
(da “La Repubblica“)
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Maggio 15th, 2011 Riccardo Fucile
VENTIMILA CANDIDATI DA SCEGLIERE PER IL RINNOVO DI 11 AMMINISTRAZIONI PROVINCIALI E 1.200 COMUNALI…. UN PROLIFERAZIONE DI LISTE E UN AFFOLLAMENTO DI SIMBOLI… LE CITTA’ DOVE SI VOTA
Quasi tredici milioni di italiani chiamati a scegliere tra uno stuolo di ventimila candidati per il rinnovo di undici amministrazioni provinciali e di circa 1.200 amministrazioni comunali.
E poi 15.708 sezioni, con una proliferazione delle liste in competizione e un affollamento di simboli.
Sono queste le cifre dell’appuntamento elettorale del 15 e 16 maggio.
Si vota dalle 8 alle 22 di domenica e dalle 7 alle 15 di lunedì 16 maggio.
E l’eventuale turno di ballottaggio è già fissato per il 29 e 30 maggio.
Milano, Torino, Bologna e Napoli le città chiave in cui si giocherà la sfida elettorale, una battaglia all’ultimo voto che in molti, a cominciare dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, considerano come un test politico di portata nazionale.
Nel capoluogo lombardo, roccaforte del centrodestra, i riflettori sono puntati sulla sfida tra la candidata Pdl e sindaco uscente Letizia Moratti e l’uomo del centrosinistra ex di Rifondazione comunista, Giuliano Pisapia, un avvocato “liberal”che si contenderà i voti degli anti-Moratti anche con il candidato terzopolista Manfredi Palmeri.
A Napoli il Pd ha schierato Mario Morcone, mentre i dipietristi hanno candidato l’ex magistrato Luigi De Magistris.
Amministrata da oltre 15 anni dal centrosinistra, va al voto nel corso di una nuova emergenza rifiuti, che nel 2008 era stata al centro di un intervento straordinario del nuovo governo Berlusconi annunciata come risolutiva.
Il centrodestra, che ha puntato sull’imprenditore Gianni Lettieri punta a ripetere la vittoria delle elezioni regionali del 2010, conquistando la Campania del dopo-Bassolino.
Nella Torino di Chiamparino, il candidato del centrosinistra è l’ex ministro ed ex segretario dei Ds Piero Fassino, il centrodestra presenta l’assessore regionale Michele Coppola mentre a sparigliare le carte c’è Alberto Musy, candidato sindaco del Terzo Polo.
La Lega, che spera in queste elezioni di aumentare i voti intercettando magari i delusi del Pdl, ha un proprio candidato a Bologna, città che torna al voto dopo il commissariamento prefettizio seguito alle dimissioni del sindaco di centrosinistra Pippo Delbono, coinvolto in un’inchiesta giudiziaria per facilitazioni concesse alla ex compagna.
Il Carroccio sta cercando di “sfondare” nella zona sud della pianura padana, e candida nel capoluogo emiliano, con il sostegno del Pdl, Manes Bernardini contro il vincitore delle primarie di centrosinistra Virginio Merola, mentre il Terzo Polo è rappresentato da Stefano Aldrovandi.
Si vota anche per il rinnovo di 11 amministrazioni provinciali – Gorizia, Trieste, Vercelli, Mantova, Pavia, Treviso, Ravenna, Lucca, Macerata, Campobasso, Reggio Calabria – e per diversi capoluoghi e grandi centri.
Tra gli appuntamenti elettorali seguiti con più attenzione dagli analisti, quello per il Comune di Trieste, dove il centrodestra si presenta diviso, con Pdl e Lega Nord che presentano ognuno il proprio candidato.
Diviso anche il terzo Polo, tra finiani e Udc, mentre il centrosinistra va unito al voto.
In Sicilia, si vota per le comunali a Ragusa. In Sardegna, a Cagliari e Olbia. In Calabria a Reggio, Catanzaro, Cosenza e Crotone, in Puglia a Barletta.
In Campania vanno al voto Salerno, Caserta, Benevento.
Nel Lazio si vota a Latina (dove lo scrittore Antonio Pennacchi sarà il “padrino” di una lista a suo nome con i finiani).
Nelle Marche a Fermo, in Umbria ad Assisi.
In Toscana, invece, a Siena, Arezzo e Grosseto.
In Emilia- Romagna a Rimini e Ravenna. In Liguria a Savona.
E infine in Veneto a Rovigo, in Lombardia a Varese, in Piemonte a Novara, in Friuli Venezia Giulia, oltre che a Trieste, anche a Pordenone.
Nonostante a partire da quest’anno, come ha previsto la Finanziaria 2010, sia stata stabilita la riduzione del numero dei consiglieri comunali e provinciali, è un vero e proprio stuolo di candidati quello che è sceso in campo per le amministrative: si arriva infatti a oltre 20 mila candidature.
Dei comuni, 1.055 sono inferiori ai 15 mila abitanti, 122 superiori.
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Maggio 15th, 2011 Riccardo Fucile
ASSESSORE NELLA GIUNTA DI CENTO PRIMA CHE VENISSE COMMISSARIATA, EX CRAXIANO, IN POLITICA DA UN VITA. E’ UNO DEI “GRANDI ACQUISTI” DELLA LEGA EMILIANA… MA NON DISDEGNA DI APPOGGIARE ANCHE LA LISTA DI SINISTRA NEL PAESE DI ORIGINE DELLA MOGLIE
Tiziano Pirani, in politica da sempre, fino a qualche giorno fa, prima del commissariamento, era
seduto nella giunta di Cento, retta dal pluri inquisito Flavio Tuzet che fa parte di un altro schieramento ancora, quello degli ex An. Adesso oltre alla “città del carnevale” (dove si presenta in quota Carroccio) vuole un posto anche a Finale Emilia, vicino a Modena, paese di origine della moglie. Qui sostiene il Pd, visto che la destra ha pochissime probabilità di farcela
Candidarsi per due liste civiche che sostengono schieramenti opposti, la Lega Nord a Cento di Ferrara e il centrosinistra a Finale Emilia, in provincia di Modena.
Il Giano bifronte delle amministrative è Tiziano Pirani, 56enne funzionario dell’anagrafe con un passato di militanza nel Psi di Craxi e un presente come assessore nella Giunta centese di centrodestra dell’ormai ex sindaco Flavio Tuzet.
Il tentativo di accedere a due diversi consigli comunali, tecnicamente possibile in assenza di tessere partitiche, sta ovviamente regalando le ultime polemiche, o meglio dire ironie, prima del voto di domani e lunedì.
Ma Pirani non si scompone: “Sostengo in entrambi i casi quello che ritengo essere il bene della comunità locale. Mia moglie è di Finale, dove ho pure amici e parenti e dove vado spesso, abito a Reno Centese (paesino al confine fra le due province) e a Cento lavoro, anche se fra sei o sette mesi andrò in pensione. Credo sino in fondo alla logica delle liste civiche e le sostengo sia da una parte che dall’altra”.
Alle critiche dei candidati di Sinistra per Finale Stefano Lugli e del Movimento 5 Stelle Carlo Valmori la lista di centrosinistra che sostiene Fernando Ferioli assieme a Pd, Idv e Sel, replica che “il candidato sindaco era a conoscenza della situazione, già discussa con tutta la coalizione: la lista civica di Pirani è composta da non iscritti a partiti, quindi non è incompatibile la sua candidatura”. Se il caso ha creato un certo imbarazzo a Finale Emilia, dove Ferioli dovrà vedersela anche con Maurizio Poletti (Pdl, Lega Nord più due civiche) e con il coordinatore provinciale dell’Udc Fabio Vicenzi, a Cento il caos era già totale, non solo per i nove aspiranti sindaci in lizza.
Il Comune ferrarese, retto da un ventennio dal centrodestra, è stato commissariato nei giorni scorsi dopo le dimissioni in blocco di 12 consiglieri anche di maggioranza al culmine di un lungo braccio di ferro con il sindaco Tuzet (area ex An), imputato di istigazione alla corruzione e violenza privata per una sorta di campagna acquisti fra le minoranze.
Il commissario Pinuccia Niglio, inviato dal Prefetto, gestirà la situazione per le elezioni fino al 3 giugno.
A Cento il centrodestra rigetta nella mischia Paolo Fava, sindaco per due legislature prima di Tuzet, con un’alleanza che abbraccia Pdl, Udc e La Destra più liste civiche, per sbarrare la strada a Piero Lodi e al suo centrosinistra ricompattato (con Pd, Sel, Psi, Federazione della Sinistra e Idv).
La Lega Nord, consumata la rottura con il Pdl, corre da sola con l’immobiliarista Marco Amelio sostenuto da tre liste civiche che pescano nello schieramento avverso.
Oltre a Claudio Tassinari, ultimo segretario centese dei Ds, c’è la presenza del ‘doppio candidato’ civico Pirani.
Nel valzer delle poltrone, è passato inosservato.
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Maggio 15th, 2011 Riccardo Fucile
E’ QUANTO EMERGE DALL’INCHIESTA DELLA PROCURA DI BRESCIA DOPO L’ESPOSTO DI DUE GIORNALISTI: AL CENTRO DELLA VICENDA L’ASSESSORE REGIONALE LOMBARDA DELLA LEGA MONICA RIZZI… TRA LE VITTIME DEI SUOI DOSSIER CI SAREBBE ANCHE IL SUO CAPOGRUPPO STEFANO GALLI, “AFFIDATO” ANNI PRIMA AI SERVIZI SOCIALI PER UNA SERIE DI REATI CHE ADESSO VENGONO USATI PER UN REGOLAMENTO DI CONTI INTERNO
C’è anche Stefano Galli, capogruppo del Carroccio al Consiglio regionale della Lombardia, tra i dossierati della Lega Nord.
La vicenda è quella della guerra sotterranea interna al partito di Umberto Bossi. Una storia brutta e scivolosa portata alla luce dagli esposti di due giornalisti, Leonardo Piccini e Marco Marsili, che hanno denunciato alla Procura di Brescia di essere stati vittime di una illegittima raccolta di informazioni: c’è una piccola macchina del fango verde Padania — giurano i due — che è stata messa in moto per regolare conti interni al Carroccio.
Per mettere in difficoltà non solo loro, ma anche (anzi, soprattutto) alcuni esponenti leghisti sgraditi a un gruppo di potere interno, pronto a utilizzare anche metodi illegali per fermare le carriere degli avversari.
Questo almeno è ciò che raccontano i due giornalisti, che hanno indicato anche i presunti manovratori della macchinetta del fango padano: l’assessore regionale lombarda Monica Rizzi e la sua maga, la medium Adriana Sossi, titolare dell’agenzia investigativa Cagliostro.
Braccio operativo: un sottufficiale della Guardia di finanza in forza al Comando provinciale di Brescia, il maresciallo Francesco Cerniglia.
Accuse pesanti. Tutte da dimostrare. I due dicono la verità o stanno calunniando persone innocenti?
L’unica cosa certa, per ora, è che il procuratore aggiunto della Procura di Brescia, Fabio Salamone, ha aperto un’inchiesta “contro ignoti”.
Sono stati interrogati i due giornalisti che hanno presentato gli esposti e alcuni dei presunti dossierati.
Ma ora emerge che tra questi (benchè non ancora interrogato) ci sarebbe anche Stefano Galli.
Ai danni del capogruppo leghista lombardo sarebbe stata estratta dalle banche dati del ministero dell’Interno la scheda con la sua storia giudiziaria.
Tra il 2005 e il 2007 è stato affidato in prova ai servizi sociali, come misura alternativa al carcere.
Galli fu denunciato per vilipendio della bandiera, perchè nel 1997, durante un comizio, disse: “Io il Tricolore l’ho appeso nel cesso e da quel momento non ho più avuto problemi di stitichezza”.
Ma gli insulti all’italianità sono reati d’opinione e per di più considerati titoli d’onore dentro la Lega.
Più duro digerire ciò che la fedina penale racconta sui primi passi del giovane Galli.
Nel 1984 si prese una condanna a 3 anni e 8 mesi per un pestaggio con sparatoria avvenuto in Valtellina. Lesioni personali, articolo 582 del codice penale.
Più tardi, entrato nella Lega, fu denunciato da una compagna di partito alla quale avrebbe dato un ceffone durante una discussione politica.
Seguirono condanne e, in alternativa al carcere, un primo affidamento in prova ai servizi sociali, nel 1986.
Storie vecchie. Riportate alla luce dai misteriosi manovratori della macchina del fango padana. Perchè?
Per escludere Galli dalle decisioni sui manager sanitari lombardi, ipotizzano i due giornalisti.
Tra la fine del 2010 e l’inizio del 2011 si consuma, infatti, l’ultima lottizzazione delle poltrone di Asl e ospedali, con la Lega in corsa per riempire molte caselle. Tagliato fuori Galli, è Monica Rizzi a trattare con il presidente Roberto Formigoni nomi, cariche e sedi.
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Maggio 15th, 2011 Riccardo Fucile
FOTOMODELLA E SUPERBERLUSCONIANA, ERA IN GRAN ASCESA E A INCORONARLA ERA ARRIVATO ANCHE LA RUSSA DA ROMA…ORA NASCE UNA BRUTTA STORIA DI CONCUSSIONI SU CUI STA INDAGANDO LA MAGISTRATURA E LEI GRIDA AL COMPLOTTO
Da modella a candidata del Pdl, si sa la strada è breve: e diverse carriere politiche nel
centrodestra sono felicemente iniziate così.
Ma quella di Sabrina Fortin, 39 anni, avvocatessa ma soprattutto miss mamma 2010 nonchè aspirante consigliera comunale berlusconiana ad Abano Terme (Padova) rischia di infrangersi prima ancora di essere iniziata per una brutta storia di (presunte) concussioni ed estorsioni.
Peccato, perchè la Fortin era in grande ascesa, nel Pdl veneto: per incoronare la sua candidatura nei giorni scorsi era giunto alla città termale addirittura il ministro della Difesa, Ignazio La Russa.
Mentre lui parlava di Bin Laden, lei distribuiva sorrisi.
Da ‘velina’ consumata si è fatta subito fotografare accanto al politico.
Poi, a tempo di record, ha stampato i volantini con la foto da diffondere copiosamente in città .
Ora però la candidatura della miss rischia di andare a pezzi.
Motivo dell’indagine della magistratura padovana e del pm Paolo Luca, che ha ordinato ai carabinieri di perquisire sia lo studio legale sia la casa della donna, è di aver agito da “intermediaria”, per una presunta concussione nei confronti di due commercianti locali, messa in atto da due carabinieri della compagnia di Abano Terme, indagati per tentata concussione e omessa denuncia per oltraggio di pubblico ufficiale.
L’avvocatessa avrebbe agito, secondo l’ipotesi di reato del pm, avvalendosi del suo ruolo di legale.
I due militari sarebbero, inoltre, assistiti dalla stessa Fortin in un’altra indagine per tentata concussione.
Il giochetto, suppone la magistratura, sarebbe stato quello di minacciare di denunciare negozianti per oltraggio e poi prospettargli la rinuncia dietro compenso di quattro mila euro.
A contattare i due commercianti ci avrebbe pensato, secondo le prime indagini, l’intermediara Fortin.
Un grosso guaio per il Pdl di Abano, che tra l’altro è a pezzi: la città è infatti commissariata da un anno e mezzo, perchè la vecchia giunta è caduta sul nuovo piano urbanistico.
Troppi appetiti edilizi attorno alle terme.
Tanto che il centrodestra si è spaccato in tre.
La Lega corre in solitaria, il Pdl con Davide Faggion, disturbato a destra da Luca Claudio, ex sindaco di Montegrotto, fido scudiero di Francesco Storace e assurto a un quarto d’ora di notorietà per aver denunciato il comune di Napoli e la Regione Campania per danni d’immagini al suo ex comune per l’emergenza rifiuti napoletani.
La bella candidata naturalmente griida al complotto: «Mi ha colpito l’avvio delle indagini con tanto di perquisizione domiciliare a soli cinque giorni dalle elezioni», ha dichiarato.
Su Facebook del resto la sua ‘frase preferita’ è: «Non sopporto i moralisti».
Paolo Tessadri
(da “L’Espresso“)
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Maggio 15th, 2011 Riccardo Fucile
SMENTITA LA TESI CHE ANEMONE NON AVESSE MAI PRESO UN APPALTO QUANDO SCAJOLA REGGEVA IL MINISTERO: DUE FATTURE DI APRILE E GIUGNO 2002 AGLI ATTI DIMOSTRANO IL CONTRARIO….NON E’ STATO INDAGATO PERCHE’ A FRONTE DEL REGALO DA 900.000 EURO PER LA CASA AL COLOSSEO, NON SI E’ RIUSCITI A DIMOSTRARE LA CONTROPARTITA RICEVUTA DA ANEMONE
Nelle carte dell’indagine sulla cricca spuntano due prove non ancora valutate
Le due fatture che inguaiano Claudio Scajola portano la data del 30 aprile e del 31 giugno 2002.
Riguardano una fornitura di condizionatori per un lavoro svolto dalla Tecnocos e provano che Anemone ha lavorato al Viminale nel periodo in cui il titolare del dicastero non era Giuseppe Pisanu, come si è creduto finora, ma proprio Scajola, beneficiato due anni dopo degli assegni usati per comprare la casa vicino al Colosseo.
Quelle fatture sono depositate negli atti dell’indagine di Perugia sulla cosiddetta “Cricca dei grandi eventi”, ma nessuno finora si era reso conto della loro importanza.
Dopo la chiusura dell’indagine perugina dove Scajola non è mai stato iscritto nel registro degli indagati, Berlusconi ha dichiarato: “Quello che è successo al mio amico Claudio Scajola, uscito totalmente estraneo da una vicenda che ha profondamente ferito lui e la sua famiglia è una clamorosa dimostrazione della necessità di una riforma della giustizia”.
Ieri Scajola ha pubblicato sul web un trattatello di 12 pagine dedicato alla vicenda dell’appartamento pagato “a sua insaputa” grazie ai 900 mila euro degli assegni di Anemone.
A giorni si attende il suo ingresso al governo.
Finora si è detto che Anemone non ha preso nemmeno un appalto dal Viminale, quando era retto da Scajola.
Per controllare questa affermazione, il Fatto Quotidiano ha riletto le carte, a partire dalle due fatture emesse dalla Simait Service Srl, un fornitore storico di Anemone che si è occupato anche dei condizionatori della casa del ministro nel 2004.
Simait fattura a Tecnocos di Anemone con questa motivazione: “Ns. riferimento commessa n. 26/2002 del 4 febbraio 2002 per la fornitura e posa in opera di impianto di condizionamento per una fornitura di impianti di condizionamento aria per condizionatore multisplit e inverter presso il ministero degli Interni di Roma”.
La seconda fa riferimento alla commessa del 14 febbraio del 2002 per altri condizionatori sempre “presso il ministero degli Interni”.
Le date delle fatture dimostrano che c’è un buco nelle ricostruzioni di investigatori e giornalisti.
Non è vero che la scalata di Anemone è iniziata con il contratto per i lavori di ristrutturazione della sala crisi del Viminale nel settembre del 2002, due mesi dopo l’arrivo di Pisanu.
Sulla base di questa affermazione — nonostante siano provati i vantaggi ottenuti da Scajola — l’ex ministro non è stato indagato perchè, per dirla con il brocardo latino, c’è il do di Anemone ma non c’è l’ut des di Scajola.
Insomma c’è un regalone da un milione di euro, ma manca la controprestazione. Non tanto perchè i 21 contratti firmati dal 2002 al 2009 dalle società di Anemone per un centinaio di milioni di euro abbiano come controparte il Provveditorato delle Opere pubbliche del ministero delle Infrastrutture.
Tutti sanno che si tratta di un contraente formale che esegue le direttive del committente reale, che spesso era il ministero dell’Interno.
Scajola era escluso perchè la stagione d’oro di Anemone al Viminale, così si era detto finora, era iniziata solo dopo il 4 luglio del 2002, quando Scajola si dimette dopo aver dato del “rompicoglioni” al professor Marco Biagi.
E invece non è così.
E basta leggere le carte di Perugia per capirlo.
Già nell’elenco dei lavori sequestrato ad Anemone e allegato all’informativa del Ros dei Carabinieri del 29 aprile 2010, spunta un contratto per “manutenzione dei locali del compendio del Viminale” datato 13 maggio del 2002.
Ma anche il primo contratto importante, quello da 2 milioni e 494 mila euro per la “Ristrutturazione degli ambienti destinati alla Sala Situazioni, all’area di crisi agli uffici contermini e all’archivio dell’Onorevole Ministro-Compendio del Viminale” che risulta firmato il 19 settembre 2002, stando alle fatture della Simait pubblicate oggi dal Fatto, risale a febbraio del 2002.
“Quando Pisanu arriva”, spiegano al Fatto i collaboratori dell’ex ministro Pisanu, “i lavori della sala di crisi e dell’ufficio erano stati già appaltati ed erano quasi terminati”.
Non basta: Scajola diventa ministro altre tre volte e in tutti e tre i casi Anemone si occupa di ristrutturare i suoi uffici: al ministero dell’Attuazione del programma nel 2004, al ministero Attività produttive (23 mila e 880 euro) nel 2005 e poi ancora al ministero dello Sviluppo economico: 31 mila euro pubblici spesi per “lavori nella stanza di riposo e attiguo bagno del ministro”.
Sono importi piccoli.
Ma nelle carte dell’indagine c’è traccia di un intervento più importante.
Il 3 aprile del 2009 Bertolaso, dice al telefono al dottor Guidelli che “i ministri Tremonti e Scajola hanno trasferito sul conto (della Protezione civile) 226 milioni di euro e quindi pagheranno tutti gli stati di avanzamento dei lavori a La Maddalena”.
Proprio quelli che interessavano ad Anemone e Balducci.
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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