Maggio 16th, 2011 Riccardo Fucile SOMMANDO IL 27,1% CONQUISTATO DALL’EX MAGISTRATO AL 20,1% DEL CANDIDATO PD MORCONE SI ARRIVA OLTRE AL 47%…LETTIERI E’ FERMO AL 38,2% E IL 9,5% DEL CANDIDATO DEL TERZO POLO PASQUINO NON ARRIVERA’ MAI A LETTIERI
Alla fine la risposta è arrivata: chiara, netta, dirompente. 
A Napoli c’è già un vincitore, comunque finirà al secondo turno: Luigi De Magistris è la vera sorpresa di queste elezioni.
Doveva essere l’alternativa a sinistra di un Partito democratico sempre meno partito e sempre più aggregazione di clan politico-clientelari, e così è stato. Alle 10 di sera, le proiezioni attestano l’ex Pm intorno al 27 per cento: sarà lui, tra 15 giorni, ad andare al ballottaggio con il candidato del centrodestra, Gianni Lettieri, a contendersi la poltrona di Sindaco di Napoli.
All’ex presidente degli industriali partenopei non è bastata la campagna elettorale milionaria, il sostegno incondizionato di Gianni Letta e l’arrivo di Silvio Berlusconi per chiudere la partita al primo turno.
Nemmeno l’endorsement di Aurelio De Laurentiis, che nella decisiva gara di domenica per l’accesso in Champions League del Napoli se l’era seduto accanto in Tribuna, ha dato i frutti sperati.
Per lui, un risultato al di sotto delle aspettative con i partiti della sua affollata e variegata coalizione che, addirittura, lo sovrastano di tre punti percentuali.
È andata peggio, molto peggio, a Mario Morcone, il Prefetto al quale si era affidato il Pd per cancellare lo scempio delle primarie dei brogli e risalire la china.
Una scelta che si è rivelata infelice: lo ha condannato un palese voto disgiunto, con migliaia di elettori che hanno appoggiato il partito di Bersani ma puntato su De Magistris come sindaco.
Una sconfitta pesante per i vertici del Partito, che segna prima di tutto il de profundis per Antonio Bassolino e i suoi fedelissimi, che nelle ultime due settimane avevano apertamente appoggiato — almeno in pubblico — il candidato calato da Roma.
Ma è una lezione ancor più cocente per i vertici romani, che negli ultimi giorni avevano accarezzato l’idea di fare di Napoli un “nuovo laboratorio del centrosinistra” a guida PD.
Dopo aver annullato, senza una motivazione ufficiale, le primarie di gennaio, da Roma era stato imposto un candidato ai più sconosciuto.
Certi che al secondo turno l’Italia dei Valori avesse dovuto appoggiare Morcone per non regalare la città a Berlusconi: un atto di presunzione duramente punito dagli elettori.
Ora l’ordine di scuderia è serrare i ranghi e pensare al ballottaggio, dove il centrodestra è più vulnerabile di quanto non dica il suo vantaggio attuale.
Lo sa bene lo stesso Lettieri, nonostante ostenti sicurezza nelle sue prime dichiarazioni: “A Napoli il cambiamento sono io, non De Magistris”. L’avversario è il peggiore che gli potesse capitare: il sostegno già dichiarato dal Pd e il grande entusiasmo che già si respirava dalle prime ore del pomeriggio sotto il quartier generale scelto dall’europarlamentare per attendere l’esito del voto possono travolgere la corazzata messa in piedi dal PDL.
Non solo: a Napoli l’appoggio del candidato del Terzo Polo, Raimondo Pasquino, è molto meno scontato del previsto.
“A Napoli il secondo turno è inutile — ha detto Bocchino intervenendo nel salotto di Porta a Porta — già ora il 10% degli elettori del Pdl ha votato per de Magistris, figuriamoci cosa succede al secondo turno. La realtà è che senza Fini e Casini, Berlusconi non vince più”.
Senza contare che a sostegno di Pasquino si era, più o meno apertamente, schierata la folta pattuglia di industriali che non vedono di buon occhio l’elezione a Sindaco di Lettieri: impensabile che al secondo turno possano cambiare idea.
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Maggio 16th, 2011 Riccardo Fucile CASO LIBIA E IMMIGRAZIONE GLI ARGOMENTI CARDINE DELLA CONTESTAZIONE LEGHISTA…MA ANCHE L’INADEGUATEZZA DELLA MORATTI, GLI ATTACCHI AI GIUDICI E I RICATTI DI BOSSI
«Lega, è ora di dire basta a certe alleanze, una volta dicevamo che qualcuno era mafioso. Se quel qualcuno deve pagare per i suoi problemi dobbiamo farci tirare nella cacca anche noi? Cambiare subito!».
Se la Lega resta in silenzio, si sfogano i suoi militanti su Facebook.
Sulla bacheca della pagina dei fan di Radio Padania Libera, compaiono infatti commenti al vetriolo sul risultato elettorale.
Bersagli, il Pdl e Berlusconi. E
soprattutto la scelta di candidare Letizia Moratti a Milano.
«Io da leghista l’avrei votata non con il naso tappato, ma con la tuta che si usa per le epidemie di ebola nei villaggi dell’Africa», scrive Marco, con chiaro riferimento all’ex sindaco.
Alessandro è durissimo: «A parte il candidato improponibile a Milano (perchè per votare una antipatica e inutile come la Moratti ci vuole del gran coraggio), come prevedevo sia Lega che Pdl son stati puniti per la mancanza di palle in fatto di immigrazione e per l’eccesso di immobilismo che ci ha portato a parlare nell ultimo anno solo di intercettazioni e riforme della giustizia». «Come era facile prevedere siamo stati puniti! – si legge ancora – Speriamo Tremonti mandi presto Berlusconi a casa perchè c’è da rifondare parecchio!». Non usano mezzi termini i militanti leghisti: «Se a Milano non passiamo al primo turno – avverte Lorena – che il Berlusca si prepari!».
Colpa della Moratti, della Lega o di qualche errore di Silvio Berlusconi? Mentre ancora i dati continuano ad affluire, anche sullo Spazio azzurro, il forum online del Popolo della libertà , i militanti del partito iniziano a fare un’impietosa analisi del voto.
Al centro delle critiche, soprattutto il risultato di Milano.
«La Moratti non era il candidato giusto», scrive Antomas.
«Bossi ha tirato la corda. Troppo», sostiene Mara.
«Bossi e la Lega se si perdono le elezioni sono i primi responsabili!», concorda un anonimo.
Vittorio se la prende un po’ con tutti: «Ma vi rendete conto? Con Pisapia! Siete fuori di testa. Incapaci. Perdere Milano! Mendicare i voti. Che pena». Ma c’è anche chi critica apertamente lo stesso Berlusconi: «Presidente, lasciata la politica ai Frattini e campo libero a Napolitano che fa il capo del governo, ti aspettavi una vittoria elettorale?», scrive un lettore che si firma Msi.
E un altro: «Caro Berlusconi lo sconsiderato attacco alla Libia ti ha fatto perdere consenso. Rifletti su questo errore».
«Avete tradito gli elettori sulla immigrazione, avete fatto solo annunci, ve lo avevo detto», incalza Rino.
E un altro: «Ve lo siete cercato e le urne ve lo servono sul piatto d’argento. Avanti Tremonti!!».
«Siete stati immobili e ora la gente ha ragione a farvi andare ai ballottaggi a Milano e Napoli. Riforme zero. Liberalizzazioni zero. Calo tasse zero».
Ma c’è anche chi invita al sangue freddo, all’attesa dei dati definitivi e a non «darsi la colpa l’uno l’altro e arrivare a far cadere il governo».
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Maggio 16th, 2011 Riccardo Fucile IL PDL PAGA UNA CAMPAGNA ELETTORALE FONDATA SULL’ARROGANZA: PISAPIA 48,6%, MORATTI 40,7%, PALMERI 5,7%, CALISE 3,4%… LA LEGA A MILANO CROLLA SOTTO IL 10%
Il centrosinistra canta vittoria. 
Piero Fassino è diventato sindaco di Torino già al primo turno.
A Bologna Virginio Merola potrebbe riuscire a fare altrettanto superando in prima battuta la soglia del 50% che gli consentirebbe di evitare il ballottaggio. Ma il risultato più clamoroso di tutti, il più incoraggiante per il Pd e i suoi alleati, è quello di Milano con Giuliano Pisapia che non solo strappa il ballottaggio a Letizia Moratti, ma si ritrova addirittura avanti di circa otto punti, un esito su cui fino alla vigilia erano davvero in pochi a scommettere.
Tutto è rimandato di due settimane, ma per un centrosinistra che non andava al ballottaggio dal 1993 è già una vittoria.
A Milano, dunque, si va al ballottaggio.
Il dato è ormai certo: al momento, il candidato del centrosinistra si ritrova al 48,6% contro il 40,,7% della Moratti.
Lo stesso Pisapia, intervenendo nel tardo pomeriggio, si è detto fiducioso: «Sarà la Milano del futuro, un esempio per tutta l’Italia».
Resta ora da vedere come si muoveranno in vista del secondo turno il Terzo Polo, che ha il 5,7%; e il Movimento 5 Stelle che si è fermato attorno al 3,4%.
Le proiezioni sono state diffuse anche per gli altri tre principali comuni al voto.
A Bologna Virginio Merola del centrosinistra risulta al 51,6% – e quindi si ritroverebbe sindaco già in prima battuta – e il candidato del centrodestra Manes Bernardini al 29,4%; il candidato grillino Massimo Bugani realizzerebbe un vero e proprio exploit raggiungendo il 9,6% e Stefano Aldovrandi del Terzo Polo arriverebbe al 4,9%.
A Torino i dati reali dicono che Piero Fassino vince al primo turno con il 57% contro il 26,9% di Michele Coppola, candidato del centrodestra, il 5% del grillino Bertola e il 4,8% del terzopolista Musy.
A Napoli, infine, il candidato del Pdl, Gianni Lettieri, si trova al 37,8% e, a sorpresa, ha come diretto inseguitore si ritrova il candidato dell’Idv Luigi De Magistris con il 26,1% e non Mario Morcone, candidato «ufficiale» del centrosinistra, fermo al 21,3% mentre il terzopolista Raimondo Pasquino arriva al 9,7%.
Anche questo dato, se confermato, sarebbe particolarmente significativo perchè emergerebbe l’esclusione del rappresentante del Pd, partito di riferimento del sindaco uscente Rosa Russo Jervolino, a vantaggio di un candidato dalle posizioni più radicali.
Qualora i risultati emersi dalle proiezioni fossero confermati, diventerebbe centrale il ruolo del Terzo Polo, soprattutto a Milano dove il blocco che fa capo a Fini, Casini e Rutelli ha presentato un proprio candidato, Manfredi Palmieri, che con il suo 5,5% risulterà decisivo.
I tre leader hanno avuto oggi un pranzo di lavoro a Roma per fare il punto in vista dei risultati delle amministrative.
Dalle scelte che potrebbero prendere in vista dei ballottaggi, se sostenere i candidati del centrodestra o quelli del centrosinistra, potrebbe delinearsi anche il ruolo che il gruppo avrà sullo scenario politico nazionale.
La tendenza che emerge è comunque quella di diventare reale alternativa al bipolarismo e quindi di non appoggiare nessuno.
Da segnalare il crollo della Lega a Milano che perde oltre 3 punti rispetto alle regionali di pochi mesi fa.
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Maggio 16th, 2011 Riccardo Fucile DELLA VEDOVA: “SE I RISULTATI SONO QUESTI, E’ UNA RIVOLUZIONE POLITICA”…IL TERZO POLO DETERMINANTE A MILANO E NAPOLI NELLA SCONFITTA DEL PARTITO DEGLI ACCATTONI: BUON RISULTATO DEI CANDIDATI DEL TERZO POLO
“Se questi dati si confermeranno, segnano la fine del berlusconismo”. E’ questa la prima valutazione che il partito di Gianfranco Fini dà del voto amministrativo.
“Mi riferisco solo al caso di Milano – ha detto subito il numero due dei futuristi Italo Bocchino – Berlusconi ha costruito il boomerang di oggi. Il fatto che la Moratti vada al ballottaggio è in controtendenza, non era mai successo. C’è una crisi del berlusconismo, perchè chi se n’è andato, da Fini a Casini, pesa molto”.
“Se mai i dati dovessero essere confermati, sarebbe, tra virgolette, una rivoluzione politica del quadro italiano, anche perchè Berlusconi ci ha messo il carico da 90, si è candidato…”.
Così Benedetto Della Vedova, capogruppo Fli alla Camera, commenta il risultato elettorale di Milano.
Quanto all’indicazione del Terzo polo per i ballottaggi Della Vedova dice: “E’ una questione nuova che dobbiamo affrontare”.
Granata (Fli): “Berlusconi voleva referendum, ha perso. Il dato di Milano è il più importante. Se Berlusconi voleva trasformare queste elezioni amministrative in un referendum pro o contro se stesso, dai primi dati possiamo dire che l’ha perso alla grande”.
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Maggio 16th, 2011 Riccardo Fucile TESTA A TESTA A MILANO, SORPASSO DI DE MAGISTRIS A NAPOLI, FASSINO ORMAI LANCIATO, FRENA MEROLA MA BERNARDINI E’ STACCATISSIMO
Secondo la prima proiezione IPR Marketing per Rai sulla base del 5% dei seggi, riguardante il
voto per il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia (Centrosinistra) è in testa con il 45% mentre Letizia Moratti (Centrodestra) è al 44%.
Staccati gli altri: il candidato del Terzo Polo, Manfredi Palmeri, è infatti dato al 5,5%, mentre il portacolori del Movimento 5 Stelle si attesta al 4%.
Per quanto riguarda le coalizione, il centrosinistra si attesta al 45%, come il centrodestra, che quindi guadagna un punto percentuale rispetto al candidato sindaco.
Secondo la stessa fonte a Bologna Virginio Merola (Centrosinistra) e al 47,0% mentre Manes Bernadini (Centrodestra) è al 32,0%.
Il candidato del movimento Cinque stelle di Beppe Grillo Massimo Bugani arriva al 9%, mentre quello del Terzo Polo Stefano Androvandi è al 5,5%.
La coalizione del centrosinistra si attesta al 50%, superiore dunque al risultato del candidato e quella del centrodestra è invece al 30%.
A Torino Fassino sarebbe avanti con il 54%.
Fermo al 30% Michele Coppola. Alberto Musy per il Terzo polo al 5%, stessa cifra per Vittorio Bertola (Movimento 5 stelle).
Quanto alle coalizioni, centrosinistra al 53%, centrodestra al 31%, Terzo polo al 5%, Movimento 5 stelle al 4,5%.
A Napoli Gianni Lettieri (Centrodestra) è al 42,0%, Luigi De Magistris (Idv e altri) al 23% e Mario Morcone (Centrosinistra) è al 21,5%.
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Maggio 16th, 2011 Riccardo Fucile A BOLOGNA MEROLA AL 50% E BERNARDINI AL 31% … A NAPOLI LETTIERI AL 41% MORCONE AL 25%, DE MAGISTRIS AL 21%
Letizia Moratti (Centrodestra) al 47,5%, Giuliano Pisapia (centrosinistra) al 43%. 
Questo l’esito dell’intention poll Digis per Sky .
La rilevazione comporta una forchetta di oscillazione del 2%.
A Torino l’intention poll dà Piero Fassino (centrosinistra) al 52%, Michele Coppola al 33.
A Bologna Virginio Merola (centrosinistra) viene dato al 50%, Manes Bernardini (centrodestra) al 31%.
Per Napoli corsa a tre: Gianni Lettieri (centrodestra) al 41%, Mario Morcone (pd) al 25% e Luigi de Magistris (idv) al 21 per cento.
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Maggio 16th, 2011 Riccardo Fucile L’ACCORDO CON IL GOVERNO TUNISINO PREVEDE NON PIU’ DI 60 RIMPATRI AL GIORNO, MA NON RIUSCIAMO SPESSO A FARE NEANCHE QUESTO… VOLI CHE SALTANO, POLIZIOTTI CHE MANCANO, PROBLEMI BUROCRATICI….IN COMPENSO ABBIAMO GIA’ REGALATO A TUNISI QUATTRO MOTOVEDETTE
Ne possono rimpatriare 60 al giorno, ma spesso non riescono a fare neanche quello. 
Nella generale distrazione della campagna elettorale, capita che l’accordo con la Tunisia, stipulato il 5 aprile dal ministro dell’Interno Roberto Maroni, salti in maniera continuativa.
Parlano i numeri: dei 33.880 immigrati sbarcati sulle coste italiane dal primo gennaio, 23.938 sono tunisini.
È vero che i primi rimpatri sono scattati subito dopo la firma dell’accordo, ma in un mese e mezzo sono fermi a 861.
Qualcosa quindi non funziona.
Il 2 maggio, per esempio, si sarebbe dovuto provvedere a riportare a casa 60 tunisini ospiti della ex tendopoli (trasformata poi in un Cie temporaneo) di Palazzo San Gervasio, nel potentino.
“Il ministero dell’Interno — racconta Franco Maccari, segretario generale nazionale del sindacato autonomo di polizia Coisp — ha organizzato in due turni il trasferimento da Palazzo all’aeroporto di Napoli, distante 200 chilometri. Per i primi 30 si organizza la scorta nel cuore della notte. Sono impegnati 60 poliziotti, il rimpatrio procede senza problemi, ma al rientro dei colleghi da Napoli a Potenza l’auto di servizio viene coinvolta in un incidente stradale”. Due poliziotti rimangono feriti.
Ma è col secondo trasferimento che il meccanismo del rimpatrio si inceppa. Ancora Maccari: “Partenza programmata alle 4 del mattino, si parte soltanto alle 13, dopo i numerosi ordini e contrordini da parte del ministero. Gli altri 30 immigrati dovrebbero imbarcarsi all’aeroporto di Capodichino. Lì ai 60 poliziotti viene concesso un lauto pranzo: un panino e acqua minerale. Alle 18 ancora gli immigrati non vengono imbarcati. Poi si svela l’arcano: a Napoli non c’è alcun aereo per Tunisi! Così qualche papavero del ministero, pensando di spostare gli agenti per mezzo Sud Italia come se fossero carri armati del Risiko, dispone l’incredibile: spedire gli immigrati da Napoli al Cie di Bari, che dista soltanto 80 km da quello di partenza di Palazzo San Gervasio”.
Cosa è accaduto? “Il problema è che sono tanti e il ministero non sa come gestirli — commenta Maccari — Fate caso che non li portano nè a Napoli nè a Milano, per non scontentare le fazioni di governo. I centri di Civitavecchia e Cagliari vengono chiusi e riaperti a seconda delle necessità ”.
E non si tratterebbe dell’unica volta in cui il rimpatrio è saltato.
Lunedì scorso un volo con a bordo 29 immigrati e una settantina di poliziotti è decollato alle 10 del mattino da Roma-Fiumicino destinazione Tunisi (via Napoli-Palermo), ma l’autorizzazione all’atterraggio dall’altra parte del Mediterraneo non è mai arrivata.
Così l’aereo è rimasto fermo prima a Capodichino, poi nello scalo siciliano: qui si è aspettato il console per il riconoscimento, ma il nullaosta finale non è mai arrivato.
Così a tarda sera il velivolo è decollato nuovamente, alla volta però del Cie di Torino.
Sono rimasti tutti senza mangiare, compresi i poliziotti che dal capoluogo piemontese sono poi dovuti rientrare nella capitale.
Costo dell’operazione, seimila euro all’ora per l’affitto del mezzo Mistral Air, oltre naturalmente allo stipendio dei poliziotti.
E sembra che il Viminale, anzichè riconoscere la missione internazionale, abbia declassato la giornata a “ordine pubblico”.
“Un’odissea dovuta alla situazione interna alla Tunisia — spiega Enzo Marco Letizia, segretario generale dell’Associazione nazionale funzionari di polizia — con i violenti scontri di sabato che hanno riportato il coprifuoco dalle 21 alle 5”.
Sarà , ma altri due episodi analoghi si sarebbero verificati anche a fine aprile e all’inizio di maggio.
Se da un lato Maroni non riesce dunque a rispettare gli impegni assunti con la base leghista, dall’altro è costretto a ottemperare agli obblighi proprio con la Tunisia: mercoledì scorso ha consegnato personalmente all’omologo tunisino Essid, 4 motovedette di ultima generazione, 15 metri, due motori con una potenza di 1000 cavalli, ecoscandaglio e navigatore satellitare.
Per chi ascolta la Tv sembra che tutti i tunisini siano ormai stati rimpatriati (profughi libici a parte), invece siamo fermi al 4% di quelli arrivati a suo tempo.
Basta che ne arrivino 300 in una settimana e annullano chi viene rimpatriato. Per smaltirne 23.000 di questo passo ci vorranno due anni.
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Maggio 16th, 2011 Riccardo Fucile LE CINQUE GUERRE OCCIDENTALI SCOPPIATE DOPO LA FINE DEL CONFLITTO HANNO CAUSATO 400.000 VITTIME, QUELLE DEI TERRORISTI MENO DI 35.000 VITTIME… DALLA SCHIAVITU’ AI BOMBARDAMENTI SULLE INERMI POPOLAZIONI CIVILI
L’Occidente si considera una “cultura superiore” (nuovo conio del razzismo, essendo diventato quello classico impresentabile dopo Hitler), ritiene di avere i valori migliori, anzi assoluti, e quindi il dovere morale di imporli, abbattendo dittature, autocrazie, teocrazie e quei Paesi, come l’Afghanistan talebano, dove si pratica l’intollerabile sharia (ma la sharia non c’è anche in Arabia Saudita? E che c’entra? Quelli sono alleati).
E vediamola allora, a volo d’uccello, la storia della “cultura superiore”.
Dal 1500 al 1700 portoghesi, spagnoli e inglesi si specializzarono nella tratta degli schiavi (la schiavitù era scomparsa da mille anni, col crollo dell’impero romano).
Ma nel 1789 arrivò la Rivoluzione francese con i suoi sacri principi: libertè, egalitè, fraternitè.
Peccato che l’800 sia stato il secolo del colonialismo sistematico europeo.
I “sacri principi” non valevano per gli altri.
Gli Stati Uniti, gli attuali campioni della morale occidentale, hanno alle loro origini un genocidio infame e vile (winchester contro frecce) che non disdegnava l’uso delle “armi chimiche” dell’epoca (whisky).
Sono stati gli unici, in epoca moderna, a praticare, sul proprio territorio, la schiavitù, abolita solo nel 1865 e hanno avuto l’apartheid fino a 50 anni fa.
Nelle ultime fasi della seconda guerra mondiale questi corifei dei “diritti umani” bombardarono Berlino, Dresda, Lipsia mirando appositamente ai civili, fra cui fecero milioni di morti, “per fiaccare il morale del popolo tedesco” come dissero esplicitamente i loro comandi e sono l’unico Paese al mondo ad aver usato l’Atomica.
Sgretolatosi il contraltare sovietico hanno inanellato, in vent’anni, cinque guerre. Il primo conflitto del Golfo poteva avere qualche ragione perchè Saddam aveva invaso il Kuwait, peraltro uno Stato fasullo creato nel 1960 per gli interessi petroliferi Usa.
Ma le guerre bisogna anche vedere come le si fanno.
Per non affrontare fin da subito l’imbelle esercito iracheno bombardarono per tre mesi le principali città dell’Iraq.
Sotto le luminarie che ci fece vedere il prode Del Noce morirono 160 mila civili, di cui 32.195 bambini (dati del Pentagono). 32.195 bambini.
Quando lo scrivo o lo dico mi immagino che i miei connazionali, “italiani brava gente”, siano percorsi da brividi di orrore.
Ma non è così. In questo momento, a detta della Tv di Stato, gli italiani e le italiane sono dilaniati dal lacerante dilemma: “Poichè la moda quest’anno non ha dato indicazioni, quale dovrà essere la lunghezza della gonna la prossima estate: al ginocchio, sopra, sotto, mini, maxi?”.
Poi c’è stata l’aggressione alla Serbia del tutto immotivata (“Gli stupri etnici! Gli stupri etnici!”. I debosciati occidentali, che vanno a comprare le bambine e i bambini a Phuket, proiettano la loro ombra: vedono stupri dappertutto).
I morti furono 5500.
In Afghanistan sono, per ora, 60 mila, la maggioranza provocata, secondo un rapporto Onu del 2009, dai bombardieri Nato, spesso droni, aerei senza equipaggio teleguidati da Nellis nel Nevada.
Gli occidentali, si sa, hanno uno stomaco delicato, gli fa orrore il corpo a corpo, il sudore, la vista del sangue.
Gli sembra più morale schiacciare un bottone, fare qualche decina di morti a 10 mila chilometri di distanza e poi andarsene a cenare a casa.
In Iraq i morti sono stati 170 mila.
Il calcolo è stato fatto, in modo molto semplice, da una rivista medica inglese confrontando i decessi degli anni di Saddam con quelli degli anni dell’occupazione.
Per la Libia i calcoli li faremo alla fine. Rimaniamo sul certo.
Le cinque guerre occidentali hanno causato circa 400 mila vittime civili, il terrorismo internazionale circa 3500.
Un rapporto di 110 a uno.
E allora chi è il terrorista?
Massimo Fini
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Maggio 16th, 2011 Riccardo Fucile AL SUD SPESSO DISONESTI PER SOPRAVVIVENZA… LA REGIONE PIU’ VIRTUOSA E’ LA SARDEGNA CHE SOTTRAE ALL’ERARIO SOLO IL 13,7%… AL NORD GLI IMPORTI EVASI SONO MOLTO CONSISTENTI, AL SUD SPESSO SI TRATTA DI CIFRE MINORI
Un Paese unito nel nome dell’evasione fiscale: nascondere una parte o la totalità del reddito agli
occhi dello Stato è un’attività diffusa su tutto il territorio italiano.
Ma gli evasori non sono tutti uguali: c’è chi si accontenta di truffare il fisco solo in parte, e chi mette via ogni remora pur di accumulare entrate senza versare le tasse.
Al Nord come al Sud, anzi al Nord un po’ di più.
Contrariamente a quanto si pensa per via della maggiore diffusione dell’economia sommersa, il picco dell’evasione si raggiunge nel Settentrione. La regione che sottrae più ricchezza ai fini dell’Irpef è il Veneto, che nasconde in media il 22,4 per cento dei suoi redditi, la più virtuosa è la Sardegna dove l’evasione si contiene al 13,7%.
Fra i due estremi, c’è il ritratto di un Paese che si attrezza in mille modi per ingannare il fisco quando il contribuente non versa la ritenuta alla fonte: dalle prestazioni professionali in nero agli scontrini mai emessi.
A differenziare il fenomeno in base al territorio ci ha pensato lo Svimez, l’associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno, in uno studio che calcola le percentuali del reddito dichiarato rispetto a quello disponibile nel 2008 (al netto delle prestazioni sociali e delle quote esenti, più diffuse al Sud).
Il Paese in complesso ne esce male anche se, contrariamente ai luoghi comuni, la quota di reddito nascosto è più alta al Centro-Nord, con il 19,3 per cento, che al Sud (il 18).
Al Veneto, nella classifica dei meno virtuosi, seguono le Marche (22 per cento di ricchezza evasa).
Ma a parte un intermezzo fra il terzo e quarto posto – Basilicata (21%) e Calabria (20,6 per cento, pari merito con l’Emilia Romagna) – è l’Italia del Centro Nord a dominare la parte alta della graduatoria.
Lombardia e Sicilia, regioni con notevoli differenze nel livello di vita, evadono quote simili (17,6 per cento la prima, 17,2 la seconda).
Quanto a virtuosismo, alza la media settentrionale solo la Liguria (14,7 per cento di reddito evaso).
L’andamento non cambia di molto se si considerano le percentuali di reddito dichiarato rispetto al Pil: il Mezzogiorno dichiara il 51,2 per cento rispetto al 49,5 del Centro-Nord.
E non sembra che nel breve periodo le posizioni possano invertirsi visto che – secondo una indagine di Contribuenti. it – nei primi mesi del 2010 l’evasione era data in aumento soprattutto in Lombardia e in Veneto.
Commenta lo Svimez: “Non cadiamo nella tentazione di etichettare il Centro Nord come terra di evasori fiscali – si legge nello studio -. Ma questi dati mostrano comunque che non si può attribuire questa stessa etichetta al Mezzogiorno: la realtà è che l’Italia non ha raggiunto l’unità economica, ma è unificata dall’evasione”.
Secondo i ricercatori dell’associazione una precisazione però va fatta: “Le informazioni della Guardia di Finanza – che non riguardano tutti i contribuenti, ma solo quelli sottoposti a controllo fiscale – indicano che nel Mezzogiorno ci sono più evasori che nascondono importi modesti”.
Al Centro Nord si verifica il caso opposto: “Al limitato numero di evasori corrisponde una massa imponibile non dichiarata rilevante”.
In sostanza, conclude lo studio Svimez “si può figurare un’evasione per sopravvivenza al Sud ed una evasione per accumulazione di ricchezza al Nord”.
Luisa Grion
(da “La Repubblica”)
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