Maggio 19th, 2011 Riccardo Fucile MENTRE A GENOVA SONO MIGLIAIA LE FAMIGLIE IN DIFFICOLTA’, LA FUTURA PROBABILE CANDIDATA SINDACO DELLA SINISTRA OSTENTA UNA CENA DI LUSSO PER FESTEGGIARE IL SUO COMPLEANNO…UNA LOCATION ESCLUSIVA AL COSTO DI 30.000 EURO, 300 INVITATI DELLA GENOVA BENE….UNO SCHIAFFO PER TANTI GIOVANI DISOCCUPATI E CASSA INTEGRATI GENOVESI CHE POI LA SENATRICE DICE A PAROLE DI VOLER RAPPRESENTARE
Non sarà propriamente una cena per pochi intimi e neanche una festa tra cassa integrati.
Non sarà rivolta ai giovani precari e alle donne disoccupate che spesso cita nei suoi interventi politici.
Non avrà come location la Sala Chiamata del porto o le aziende in crisi del ponente genovese.
Il compleanno della senatrice genovese del Pd Roberta Pinotti che festeggerà i suoi “primi 50 anni”, domani sera, sarà un evento mondano.
Saranno presenti anche Paola Del Guercio e altre donne di Futuro e Libertà , anche se non invitate: «Alla 21 saremo davanti a Villa Rosetta, la splendida villa che un’azienda di catering utilizza per feste private, per ricordare agli invitati e alla stessa senatrice che sono davvero poche le donne che possono permettersi una festa del genere. Certamente non lo sono le cassintegrate, disoccupate e precarie, che la senatrice dice di voler rappresentare».
Le battagliere donne del Fli distribuiranno alcuni volantini. «Fermo restando che ognuno è libero di impegnare le cifre che vuole e può, sarebbe interessante conoscere il parere della base elettorale del Pd che rincorre il voto dei ceti popolari e di tante famiglie genovesi che non riescono ad arrivare alla fine del mese» — aggiunge Del Guercio.
Sul volantino sarà scritto “No Pinotti, no party?”.
E’ questa la sinistra dei precari, dei lavoratori, di chi spera nel cambiamento? — ci si chiede nel volantino.
Sono questi i vezzi e le abitudini della casta politica di riferimento? In momenti difficili come questi, è opportuno far veicolare un messaggio di opulenza e sprechi che rappresentano uno schiaffo per tanti genovesi indigenti?
Che città vogliono rappresentare la Pinotti e il Pd?
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Maggio 19th, 2011 Riccardo Fucile ESILARANTE BRUTTA FIGURA DEI DIRIGENTI DEL CARROCCIO: POCHI GIORNI PRIMA DELLE VOTAZIONI, LA POLIZIA AVEVA FERMATO UN RAGAZZO DEL BANGLADESH CHE FACEVA VOLANTINAGGIO A PAGAMENTO PER LA LEGA… MA DOVE SONO FINITI I TANTO DECANTATI MILITANTI? E POI HANNO PERSO PURE LE ELEZIONI IN CITTA’
Siamo a Gallarate, gioved’ scorso: la polizia locale ferma un ragazzo clandestino che fa
volantinaggio per un normale controllo.
Sarebbe un fatto come tanti altri, se non fosse che il giovane proveniente dal Bangladesh è impegnato a distribuire volantini della Lega Nord, mettendoli sotto i tergicristalli delle auto in via Trombini.
Gli agenti della polizia locale sono intervenuti nel centro storico per una segnalazione di un esercente.
Arrivati in posto hanno notato il ragazzo che volantinava e l’hanno fermato per un controllo, scoprendo che non aveva documenti in regola per rimanere in Italia.
Il ragazzo si è dichiarato minorenne, è stato fatto l’esame osseo in pronto soccorso, che ha accertato la maggiore età .
Dal comando della Polizia Locale non forniscono altre spiegazioni sul materiale sequestrato al ragazzo.
Sul fatto che si trattasse di materiale elettorale della Lega ci sono però le conferme di diverse persone, tra cui alcuni residenti della via che avevano lasciato l’automobile nella via, trovando il volantino (pare di un singolo candidato) sotto i tergicristalli.
I responsabili della campagna leghista non sanno come scapolarla e sostengono che comunque la distribuzione di materiale di propaganda elettorale era stata affidata ad agenzie esterne.
Ma dove sono finiti i tanto decantati militanti leghisti se per distribuire materiale elettorale bisogna affidarsi a qualche immigrato clandestino?
Mi sa che avevamo ragione noi a sostenere che certi lavori i padani non li vogliono più fare perchè troppo faticosi.
Meglio sedersi sulle comode poltrone del potere.
Ma a Gallarate sono svanite anche quelle
(da Varesenews)
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Maggio 19th, 2011 Riccardo Fucile “NON LASCIAMO LA NOSTRA CITTA’ IN MANO ALLA SINISTRA DEI CENTRI SOCIALI” DOVEVA ESSERE LO SLOGAN, MA NELLA STESURA DEFINITIVA E’ STATO TAGLIATO OGNI RIFERIMENTO… NEL PDL CHI SI SVEGLIA PRIMA IL MATTINO DETTA LA LINEA
E’ partita la controffensiva del Pdl per il ballottaggio di Milano: da stamane in città sono apparsi i tanti annunciati poster con l’appello ai cittadini a non lasciare il governo del capoluogo lombardo alla sinistra.
«Forza Milano! Non lasciamo la nostra città in mano alla sinistra»: questo lo slogan che dalle prime ore di oggi campeggia in moltissimi cartelloni per la propaganda elettorale.
Dove è stato possibile gli attacchini hanno affisso i manifesti accanto a quelli arancioni di Giuliano Pisapia, che fin dall’alba di martedì ringraziano i milanesi per il risultato del primo turno con lo slogan: «Grazie Milano – Ora si cambia davvero».
I cartelloni del centrodestra, commissionati dal gruppo «Forza Silvio» del deputato Antonio Palmieri, sono su fondo azzurro ed espongono in bella evidenza il simbolo del Pdl con la scritta «Berlusconi per Letizia Moratti».
Lo slogan è stato parzialmente modificato rispetto a quello che fin da ieri era stato pubblicato sulla pagina Facebook di Silvio Berlusconi: è stato tolto il riferimento ai centri sociali.
La prima versione recitava infatti: «Non lasciamo la nostra città in mano alla sinistra dei centri sociali».
Accanto alla campagna di affissioni, il Pdl si sarebbe strutturato per battere fin da oggi ogni quartiere di Milano con squadre composte da parlamentari, consiglieri regionali e candidati ai consigli comunali e di zona, per fare propaganda a sostegno di Letizia Moratti in vista del voto del 29 e 30 maggio.
Ammesso che qualcuno si faccia vedere, visto che hanno dovuto pagare 30 euro a testa 100 ragazzi per riempire il cinema in cui aveva parlato la Moratti nell’ultima manifestazione elettorale.
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Maggio 19th, 2011 Riccardo Fucile STOP DELLA LEGA SULLA GIUSTIZIA PER FERMARE L’EMORRAGIA DI VOTI PADANI…LA MORATTI TELEFONA A FINI PER CHIEDERE AIUTO… SE A MILANO PERDE, LA LEGA PRONTA A CHIEDERE UN PASSO INDIETRO AL PREMIER CHE CONTRATTACCA:”ALLORA FACCIO SALTARE LE GIUNTE IN PIEMONTE E IN VENETO”
È la Lega l’incubo del premier. 
«Mi stanno mettendo con le spalle al muro», si è sfogato il capo del governo con uno dei tanti ricevuti ieri a via del Plebiscito.
Con Umberto Bossi sul piede di guerra rischiano infatti di non vedere mai la luce i provvedimenti necessari al premier per sfuggire dai processi di Milano – la prescrizione breve, il processo lungo – oltre a quelle leggi-bandiera con cui Berlusconi vuole incorniciare la legislatura: la riforma Alfano sull’ordinamento giudiziario, la stretta sulle intercettazioni, la responsabilità civile dei giudici.
Il Senatùr ieri lo ha detto chiaro e tondo al Cavaliere, in una breve telefonata che anticipa il «chiarimento programmatico» che ci sarà oggi a palazzo Chigi: «La giustizia non potrà più essere l’unica nostra priorità ».
Ma a palazzo Grazioli l’allarme è suonato per quello che potrà accadere il 30 maggio, nel caso Letizia Moratti perdesse al ballottaggio.
«I leghisti – azzarda un ministro – porteranno a compimento il processo di sganciamento già avviato e si ritireranno dal governo».
I timori del gruppo dirigente del Pdl trovano una conferma nei ragionamenti che si stanno facendo al vertice della Lega, sintetizzati da Bossi con quell’icastico «non affonderemo con loro».
Una vittoria di Giuliano Pisapia non potrebbe infatti non avere conseguenze, anche se l’iter del federalismo e, soprattutto, le giunte regionali del Nord, vincolano il Carroccio a tenere in piedi l’alleanza con il centrodestra.
L’ipotesi che si fa strada a via Bellerio è dunque quella di chiedere (pretendere) un passo indietro di Berlusconi, pur restando nell’attuale maggioranza.
A palazzo Chigi, in attesa di un voto politico anticipato nella primavera del 2012, andrebbe un ministro dell’attuale governo, restringendo la scelta a Giulio Tremonti o Roberto Maroni.
Ma il presidente del consiglio al momento non ha alcuna intenzione di farsi da parte. «Se Umberto pensa ad un altro governo, se lo può scordare. Se davvero pensa di far saltare tutto, allora si va votare. Anche a ottobre. E però saltano anche le presidenze di Piemonte e Veneto».
Intanto, approfittando della debolezza del premier e del caos che regna a palazzo Chigi, Tremonti oggi sfilerà al ministero dello sviluppo il Dipartimento Sviluppo e Coesione, la cassaforte (l’ultima) che gestisce tutte le risorse di politica regionale, comunitaria e nazionale.
La quasi totalità del bilancio di Romani.
Un dettaglio rispetto agli scenari di crisi che aleggiano sul governo.
Scenari che partono tutti da una considerazione, la possibile sconfitta ai ballottaggi. Milano, ma anche Napoli. Dove Gianni Lettieri potrebbe soccombere nello scontro diretto con De Magistris.
«Questi personaggi della società civile – confessa pentito uno dei registi della candidatura di Lettieri – quando li getti nella mischia non sanno più che fare, non hanno il passo giusto. Con Morcone avevamo di fronte un avversario sbiadito, De Magistris invece è un osso duro».
Una doppia sconfitta al Nord e al Sud, ammettono unanimi nel Pdl, sarebbe per il premier la mazzata finale.
Ieri, tra le recriminazioni reciproche, Letizia Moratti ha preso l’iniziativa e ha telefonato a Gianfranco Fini, con il quale ha da anni un rapporto di reciproca stima.
Un colloquio dai toni accorati, con il sindaco uscente che chiedeva al presidente della Camera il sostegno diretto del terzo polo al ballottaggio.
Lamentandosi per i «toni eccessivi» dati dal Cavaliere alla campagna milanese e spiegando a Fini i vantaggi di un endorsement: «Se riusciamo a vincere sarà stato per merito vostro, sarete ritenuti indispensabili al centrodestra. E sarà chiaro a tutti che con Berlusconi non abbiamo vinto al primo turno».
Anche il Cavaliere sembra aver compreso la necessità di una svolta e promette a destra e a manca una «rivoluzione» nel partito.
«Dobbiamo cambiare il partito, aprirlo ai giovani».
Si riparla dell’arrivo di Angelino Alfano come coordinatore unico.
Ieri Claudio Scajola animava molti capannelli di deputati a Montecitorio, preoccupati per il clima di disfacimento che si respira nella maggioranza.
«Il partito – spiegava Scajola ai suoi – non esiste, è un disastro. Altro che pareggio! Questi ex An ci hanno diviso, ma noi di Forza Italia dobbiamo rimetterci tutti insieme se vogliamo sopravvivere».
Francesco Bei
(da “La Repubblica“)
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Maggio 19th, 2011 Riccardo Fucile IN COMMISSIONE BOCCIATA LA PROPOSTA DI LEGGE CONTRO L’OMOFOBIA, RINVIATA QUELLA SUL BIOTESTAMENTO
Impossibile, per un giorno, mettere da parte l’ideologia e pensare solo ai cittadini.
Anche ieri il Parlamento ha dato prova dell’impossibilità di trovare una mediazione tra maggioranza e opposizione sebbene sul piatto ci fosse la pelle dei cittadini.
à‰ stata bocciata infatti dalla Commissione Giustizia di Montecitorio la proposta di legge contro l’omofobia firmata dalla deputata democratica Paola Concia.
Il testo, frutto di una lunga mediazione durata 959 giorni è arrivato ieri al voto finale della Commissione che lo ha respinto con 26 no e 17 sì.
Contro il testo hanno votato i deputati del Pdl, della Lega e e dei Responsabili mentre l’Udc si è divisa: Luisa Santolini e Roberto Rao hanno votato contro, mentre Lorenzo Ria si è astenuto.
Il risultato ha scatenato l’ira del Ministro per le Pari opportunità , Mara Carfagna, che molto si è spesa a favore di una nuova normativa che tutelasse i diritti degli omosessuali.
“Il Popolo della libertà , col voto di oggi in Commissione, ha perso un’occasione — ha detto il Ministro — il testo, infatti, non prevedeva il reato di omofobia, ma introduceva aggravanti per i reati commessi a scopo discriminatorio, una norma di stampo europeo. Voterò a favore del provvedimento non appena arriverà in aula”.
Del resto la proposta Concia rispecchiava le richieste europee in tema di diritti per gli omosessuali, e ora l’opposizione è decisa a calendarizzarla lunedì prossimo, “perchè il governo ci allontana sempre di più dall’Europa e ci avvicina alle dittature africane” ha commentato il Partito democratico.
E l’omofobia non è l’unico tema strumentalizzato ieri dal Parlamento.
In mattinata, infatti, il capogruppo del Pdl, Fabrizio Cicchitto assicurava che nel pomeriggio si sarebbe votata la legge sul testamento biologico.
Poi, dopo quattro bocciature sulle mozioni relative alle carceri, la maggioranza si è resa conto di non avere i numeri per votare una proposta sui temi etici, e ha rimandato l’esame del testo a data da destinarsi, “sicuramente dopo i ballottaggi”.
L’annuncio è arrivato prima della ripresa della seduta pomeridiana della Camera, ma il Partito democratico ha finto di non conoscerla ed è andato all’incasso : “Mi appello alla coscienza di tutti — ha dichiarato in aula il deputato Walter Veltroni all’inizio dei lavori — mi auguro che la materia del fine vita verrà sottratta allo scontro politico ed elettorale in un momento in cui il conflitto politico è aspro e duro, contraddistinto dal fuoco del ballottaggio delle amministrative”.
Obiezione naturalmente accolta, ma non esattamente per ragioni di coscienza.
Ma c’è chi non ha gradito l’ennesimo rinvio di una legge che sembrava urgentissima dopo la morte di Eluana Englaro.
Su posizioni opposte, Udc e Idv hanno chiesto di non rimandare la discussione.
“Ci limitiamo a prendere atto della decisione del Pdl — hanno dichiarato dal partito di Casini — anche se noi eravamo qua, tutti pronti, prima che si arrivi all’eutanasia della legge”.
Mentre per l’Italia dei valori, la maggioranza “deve avere il coraggio di andare fino in fondo” e quindi avrebbe dovuto prendersi la responsabilità di discutere la legge, che riduce le libertà di scelta sulle cure mediche nel fine vita, proprio durante la campagna elettorale.
Invece ha vinto ancora il calcolo politico e il testo torna nel cassetto dove ha trascorso gli ultimi 27 mesi.
Caterina Perniconi
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Maggio 19th, 2011 Riccardo Fucile IERI ALLA CAMERA ERANO ASSENTI IN 12 E IL GOVERNO E’ ANDATO SOTTO 5 VOLTE … “VOLERE VOTO? VEDERE CAMMELLO”: IL SUK BERLUSCONIANO MANDA IN ONDA UN NUOVO EPISODIO DEL TEATRINO DELLA POLITICA… ASSENTI ANCHE 25 DEPUTATI DEL PDL E 7 DELLA LEGA…E IL GRUPPO DI BELCASTRO SE NE VA
Arturo Iannaccone allarga le braccia e sconsolato dice: “Mi dispiace ma non riuscivo a
trovare il parcheggio”.
Il neo-sottosegretario all’Economia Bruno Cesario rivela: “Io ero alla mia prima riunione con Tremonti”.
Domenico Scilipoti fa un sorrisetto furbo e scherza quasi: “C’è ancora chi è impegnato in campagna elettorale e chi è influenzato. Sta circolando un virus…”.
Iannaccone, Cesario, Scilipoti.
Tre responsabili su 29 del gruppo che ha salvato Berlusconi sulla fiducia del 14 dicembre scorso.
Ricompensati prima delle elezioni con nove posti di governo, ieri però hanno contribuito a far andare sotto la maggioranza per ben cinque volte a Montecitorio.
Chiamale se vuoi mozioni, che hanno fatto vibrare di ottimismo l’opposizione del Pd: “Ormai siamo ai titoli di coda del berlusconismo”.
Dodici responsabili assenti, tra cui quelli rimasti senza poltrone.
La Siliquini, il centrista Pionati e il già citato Iannaccone.
I presenti di Iniziativa Responsabile si affannano a parlare di “casualità ”, aiutati in questo anche dal Guardasigilli Alfano che imputa gli incidenti su carceri e bombe a grappolo a “una normale rilassatezza post-voto”.
Una maggioranza fin troppo rilassata che ha perso 269 a 255 oppure 264 a 254. Tra assenti giustificati (in missione) e no (per cercare parcheggio) il centrodestra aveva più di 40 deputati a spasso: 25 del Pdl, 7 della Lega, 12 di Ir.
E a spaventare, nonostante le rassicurazioni, sono i famelici Responsabili.
Una sorta di federazione di sei sigle che ieri ha vissuto la sua prima storica scissione.
Il campano Iannaccone e il calabrese Elio Belcastro, altro appiedato nel rimpasto, hanno annunciato che lasceranno una delle sei sigle: Noi Sud del sottosegretario Enzo Scotti, ex grande capo dc nella Prima Repubblica.
Ce l’hanno con Verdini (il manovratore del rimpasto che ha avuto la rogna di tagliare teste e poltrone) e vogliono formare un gruppo sudista con Miccichè e altri 16-17 parlamentari non meglio identificati, tra cui anche qualcuno del Pd. Dice Belcastro: “L’esperienza dei Responsabili ci va stretta, siamo pronti per un nuovo gruppo e un nuovo progetto. Ma nessuno strappo dalla maggioranza. Continuiamo a sostenere il governo”.
Commenta un Responsabile anonimo non scissionista: “È un modo per alzare il prezzo”.
Ma il gruppo Ir è uno show continuo, oltre le assenze casuali o no in aula.
Ieri alla Camera è subentrato un nuovo deputato nel centrodestra: Roberto Marmo dal Piemonte. Marmo si è prima iscritto ai Responsabili poi ci ha ripensato ed è andato nel Pdl, partito da cui proviene.
A contenderselo sono stati con un duello in Transatlantico la pidiellina Armosino e l’ir Mario Pepe.
Alla fine, l’Armosino ha apostrofato così Pepe: “Sei il solito mollusco”.
Un responsabile invertebrato.
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Maggio 19th, 2011 Riccardo Fucile UFFICIALMENTE FINI, CASINI E RUTELLI NON APPOGGERANNO IL CENTROSINISTRA AL BALLOTTAGGIO….IN REALTA’ E’ IL CONTRARIO
Piazza Montecitorio, pomeriggio assolato.
Arriva Gianfranco Fini seguito da tutto il suo entourage. Serio, schivo, non vuole giornalisti e telecamere.
Una trentina di bambini della scuola elementare Montessori di Foggia lo incrocia, lo riconosce e gli salta addosso per festeggiarlo al coro “Fini, Fini!”. Lo stesso trattamento tocca a Pier Ferdinando Casini.
La tensione è stemperata. A Francesco Rutelli poco o niente.
Ma tutti sorridono increduli.
Poco dopo è in programma la prima conferenza stampa collettiva del Terzo polo per rispondere alle domande, alle illazioni o ai semplici dubbi riguardo a cosa faranno ai ballottaggi di Milano e Napoli.
Centrosinistra o centrodestra?
Nessuno dei due, almeno ufficialmente.
A sentire loro saranno i singoli candidati a dettare la linea “sono loro che si sono spesi sul territorio, e sono loro i responsabili verso l’elettorato”, spiegano in coro.
Mentre a livello nazionale nessuno dirà niente, nessun “endorsement, per favore. Non fatemi domande nel merito”, risponde un deputato di Fli, in versione anonima.
Eppure qualcuno ha già parlato. Adolfo Urso e Andrea Ronchi hanno scelto da che parte stare: a Milano con la Moratti, a Napoli con Lettieri, e anche l’euro-deputato Potito Salatto ha fatto intendere in maniera semi-esplicita la medesima tendenza.
Ancor più accorti, ma sempre tendenti a destra Mario Baldassarri e Giuseppe Scalia. Cinque, quindi, e tutti di Fli.
Gli altri, dai falchi finiani fino all’Udc, fanno gruppo, in particolare sulla strategia ufficiosa: far cadere Berlusconi, a costo di votare Pisapia e De Magistris.
Lo dicono, o lo lasciano intendere i big a microfoni spenti; lo grida Bossi (“Hanno fatto l’accordo con il centrosinistra”), lo esplicitano (indirettamente) sia Raimondo Pasquino che Manfredi Palmeri.
Il primo risponde: “La discriminante è la legalità e che finisca la politica dell’emergenza e del miracolismo”.
E qui si riferisce alle liste elettorali e alla presenza in campagna elettorale di ministri e del presidente del Consiglio.
E ancora: “La camorra — continua Pasquino — deve restare fuori dal palazzo e la normalità deve essere l’elemento con cui si misura la capacità di governo della città ”.
Tradotto: con il candidato piazzato da Nicola Cosentino non abbiamo niente da spartire.
Quindi Palmeri: “Noi non sosteniamo nessuno e invitiamo piuttosto entrambi, e in particolare il sindaco, a fare ciò che non hanno fatto durante la campagna elettorale, e cioè dialogare con la città ”.
Soprattutto su quali sono le strategie della Moratti riguardo l’Expò del 2015. “Vede, le nostre richieste sono lapalissiane, limpide ma ugualmente irricevibili per Pdl e Lega — spiega un altro deputato di Fli —. Noi andremo avanti così, comunque domani Italo Bocchino ha convocato un’assemblea nazionale per ratificare la scelta”.
Più che per ratificare, per mettere con le spalle al muro i dissidenti: chi non rispetta le indicazioni della maggioranza è fuori dal partito.
A Ronchi tutto ciò non interessa, lui è sulla via di Palazzo Grazioli con in mano un sottosegretariato; per Urso si tratta, come da molti mesi a questa parte. Eppure ieri lo scontro si è spostato sul web, a colpi d’insulti.
Insomma, qualcun altro resterà per strada.
E non ufficiosamente.
Alessandro Ferrucci e Sara Nicoli
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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Maggio 19th, 2011 Riccardo Fucile IN SARDEGNA E’ STATO BATTUTO IL SUO MEDICO ESTIVO NIZZI, UOMO DALLE MILLE RISORSE ….AD ARCORE VINCE IL PD ED IL CENTROSINISTRA ARRIVA IN TESTA AL BALLOTTAGGIO
Perdere a casa è un po’ come perdere la Casa. 
Non avere più quella che Rilke chiamava la Heimat.
Povero Berlusconi senza più Casa, letteralmente: spaesato. Tra le tante iatture che deve fronteggiare in queste ore il Cavaliere c’è pure il centrosinistra che vince a Olbia, città satellite di Villa Certosa, e il Pd che stravince ad Arcore, provincia di Villa San Martino.
Quando cadono i simboli anche la politica, e forse gli affari, non stanno più insieme.
E tutto rischia di finire male.
Succede che nella città sarda il Pdl, che nel 2007 stravinceva col 70 per cento, si spacca, s’insulta, mette di fronte due suoi uomini.
E stavolta è il centrosinistra – dal Pd all’Idv a Sinistra e Libertà – che s’incunea nella divisione e batte l’uomo di Silvio.
Converrà però anche ricordare chi sia, quest’uomo, non uno qualunque, uno che passava di lì, ma uno dei personaggi chiave del «berlusconismo sardo», quel divertente ma pure assai scaltro mix di sbruffonate estive, affari immobiliari in Costa Smeralda, serate al Billionaire (il bunga bunga verrà dopo).
Succede quindi che ad Arcore il Pd è il primo partito, si va al ballottaggio con Rosalba Colombo che supera di più di sei punti il rivale berluscoleghista, Enrico Perego.
L’uomo del Cavaliere a Olbia è il grande perdente.
Si chiama Settimo Nizzi, e non è solo stato a lungo sindaco della città , ma anche medico estivo del Cavaliere, oltre che suo proconsole per tutta una serie di questioni locali.
Devi atterrare a Olbia in gran segreto con Putin?
È Settimo che se ne interessa.
Vuoi che la Finanza non si allarmi troppo per le fiamme che escono da casa a Ferragosto, provenienti dal tuo vulcano privato?
È Nizzi che solleciti.
Ritrovi delle tombe fenicie nel terreno annesso a Villa Certosa e l’opposizione protesta invocando interrogazioni parlamentari?
Rispondi: «L’avevo regolarmente comunicato a Nizzi».
Questo simpatico ortopedico cinquantaquattrenne è anche uno dei principali organizzatori degli eventi politici di Silvio in Sardegna.
Per dire, nel 2002 era stato lui ad apparecchiargli una delle più memorabili foto-opportunity del berlusconismo, la gita-shopping in centro commerciale, vestito in tuta da ginnastica.
Lo raccontò Berlusconi, «è stato Nizzi. Mi ha detto: “Presidente, sabato pomeriggio vieni al centro, voglio portarti in un negozio di scarpe dove ne puoi comprare un paio per fare jogging la prossima estate”.
Io gli ho creduto, sono venuto qui vestito, come vedete, in tenuta operaia e… guarda un po’ che bella sorpresa».
Una piazza stracolma di gente.
In questa campagna elettorale Nizzi imitava il suo idolo, con i camion-vela, con un camper che mandava le note dall’inno («Meno male che Nizzi c’è»), con un aereo con striscione a rombare nei cieli…
E ora il Capo dovrà gestire tutto questo – affari, vacanze, amici e potere – con un sindaco non amico, e anzi forse nemico.
Gianni Giovannelli era uno del Pdl, tra i fondatori di Forza Italia, fino a quando non s’è dimesso, accusando «un certo modo di fare politica».
Va’ a sapere cosa ne verrà fuori.
E sarebbe ancora poco se guardate a queste elezioni da un’altra casa e un nuovo grandioso investimento.
Ad Arcore la democratica Rosalba Colombo è davanti al suo rivale 46,8 contro 40,2.
E non è per Silvio solo il fastidio di avere le zecche nel salotto: anche qui sono in gioco progetti, politica, ambizioni dinastiche.
Lei già annuncia: «Niente speculazioni ambientali».
Un anno fa Idra, l’immobiliare di famiglia, presentò alla giunta di centrodestra un investimento da 220 milioni per realizzare ad Arcore un megacomplesso chiamato Parco della Valle del Lambro.
E chi doveva istruire la pratica, da sottoporre poi alla Regione?
Ovviamente il Comune, allora però di centrodestra.
Cosa accadrebbe se passasse Rosalba, che ha fatto calare il Pdl dal 37 al 24 per cento, e diventare il Pd primo partito di Arcore col 25,8?
Il Pd primo partito di Arcore.
Anche solo scriverlo fa un po’ impressione, persino il correttore ortografico fa fatica ad accettarlo.
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Maggio 19th, 2011 Riccardo Fucile LA SINISTRA RECUPERA GLI ASTENUTI IN PASSATO, IL PDL SOFFRE IL “NON VOTO” … GIUDIZI NEGATIVI SULLA COMUNICAZIONE DELLA MORATTI, POSITIVI PER PISAPIA…UNO SU OTTO HA SCELTO NELL’ULTIMA SETTIMANA
Chi ha vinto e chi ha perso le elezioni amministrative?
Di certo, si è assistito ad una significativa sconfitta, anche personale, di Berlusconi nelle consultazioni cardine, quelle di Milano.
Ma, più in generale, sono stati puniti i partiti maggiori, sia per la diminuzione dei consensi in assoluto, sia per il successo, in diversi contesti, delle forze politiche più radicali e più legate all’antipolitica.
Ha invece vinto soprattutto la rinnovata capacità di molti elettori di scegliere autonomamente, sulla base della propria valutazione della figura dei candidati, al di là (o talvolta contro) l’appartenenza o la simpatia di partito.
Lo mostra, tra l’altro, il fatto che, ad esempio nel caso milanese, più del 35% ha dichiarato di avere effettuato la propria scelta soprattutto sulla base dell’immagine (e della comunicazione) del candidato.
È un fenomeno indicato anche dalla pratica così diffusa del voto disgiunto, nel quale l’elettore ho optato per un candidato sindaco diverso dalla propria indicazione di partito.
Proprio questa ritrovata indipendenza della valutazione personale ha spinto molti a procrastinare nel tempo la scelta definitiva, valutando e soppesando i diversi messaggi emersi nella campagna elettorale.
Nel capoluogo lombardo, il 13% dei cittadini ha deciso infatti cosa votare solo nell’ultima settimana prima della consultazione.
E un altro 4% ha definito il proprio orientamento solo nell’ultimo mese.
Si tratta dei famosi indecisi (frequenti soprattutto tra chi dichiara di sentirsi politicamente di centro ma anche tra chi – e sono tanti – afferma di non avere una precisa posizione politica), corrispondenti a quasi il 20% dell’elettorato, che sono giunti ad una decisione solo alla fine (o quasi) della campagna elettorale.
A costoro va aggiunto forse quel terzo di astenuti che ha deciso invece di disertare le urne proprio all’ultimo momento.
Tutti costoro sono stati dunque fortemente influenzati nella loro scelta dalla campagna elettorale.
La quale, almeno per ciò che riguarda i due candidati principali, è stata giudicata in modo differenziato.
Nel caso della Moratti, le valutazioni negative sulla comunicazione (39%) superano quelle positive (32%).
Viceversa, la campagna elettorale di Pisapia fa riscontrare una prevalenza dei giudizi di plauso o, quantomeno, di sufficienza (38%) su quelli di critica più o meno intensa (30%).
Già questi dati sulla percezione della campagna possono spiegare in buona misura l’insuccesso della Moratti.
Il fatto poi che, come si è detto, una quota significativa abbia deciso all’ultimo momento dimostra come l’errore finale della comunicazione del Sindaco uscente (in occasione del dibattito televisivo con il suo avversario) abbia contato non poco nella sua sconfitta in questo primo turno.
Ma cosa hanno comportato queste scelte, spesso tardive e/o difformi dall’appartenenza di partito?
Come hanno votato oggi gli elettori rispetto alle elezioni regionali dell’anno scorso?
Le stime dei flussi elettorali rilevabili a Milano forniscono diverse indicazioni.
Le più significative sembrano riguardare l’intensità dei movimenti da e per il non voto: intendiamo con questa espressione chi, in questa elezione o nella precedente, si è astenuto, ha votato scheda bianca o ha scelto di manifestare la propria preferenza solo al candidato senza indicare alcuna lista di partito.
Ad esempio, ciò può spiegare in parte il calo (14.000 elettori circa) degli elettori del Pdl.
Molti (secondo le nostre stime quasi 40.000) di quanti avevano scelto il partito l’anno scorso si sono rifugiati in questa alternativa.
È vero che il Pdl ha conquistato, al tempo stesso una parte di chi si era astenuto invece l’anno scorso, ma il saldo rimane negativo.
Lo stesso fenomeno ha investito, sia pure in misura minore la Lega (che ha ottenuto in queste elezioni circa 14.000 voti in meno rispetto all’anno scorso) anche se, in questo caso, i flussi sono stati molteplici: è indicativo notare che una piccola parte di ex leghisti, forse più vogliosa di protesta, ha scelto addirittura di spostarsi sul Movimento 5 Stelle.
Il Pd ha invece guadagnato consensi rispetto alle ultime regionali.
Anche per questo partito hanno contato molto gli (ex) astenuti, sebbene esso registri flussi a suo favore da parte dei partiti di tutto l’arco politico.
In definitiva, queste elezioni sembrano mostrare la diffusione di un elettorato più mobile e pronto a spostarsi da una forza politica all’altra e da e per l’astensione. Ciò che potrebbe segnare l’avvio di una nuova e diversa fase nella vicenda politica del nostro paese.
Renato Mannheimer
(da “Il Corriere della Sera“)
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