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NO PINOTTI NO PARTY, IL PD IN IMBARAZZO PER LA FESTA DI LUSSO, LA SENATRICE NON SPIEGA UN BEL NULLA E SI SMENTISCE DA SOLA

Maggio 20th, 2011 Riccardo Fucile

LA BASE PD CITOFONA: “E’ QUI LA FESTA?”… LA PINOTTI PARLA DI UNA CENA DA 30 EURO A TESTA PER 155 INVITATI E UNA SPESA DI 5.000 EURO, ALMENO COSI’ GLI AVREBBE DETTO IL MARITO….MARONI INDECISO SE PORTARCI I PROFUGHI DI LAMPEDUSA: ALLO STATO COSTANO DI PIU’

“Votre Chef Ricevimenti è la società  leader nel settore della Ristorazione ligure. Dispone sia di suggestive “locations”, Ville, Castelli e palazzi storici situati nella provincia di Genova con splendida vista sul mare, ove è possibile creare qualsiasi tipo d’evento privato (matrimoni, battesimi) e d’azienda (meetings, conventions, cene d’affari): un banchetto di classe”.
E’ il biglietto da visita sul web di una grande azienda di catering genovese, specializzata in cerimonie di alto livello e molto apprezzata negli ambienti esclusivi della città .
Una azienda che cura persino i dettagli, fino all’abbinamento della tovaglia coprimacchia.
Al cliente che vuole organizzare una cena o un pranzo sottopone la possibilità  di scegliere tra 12 tipi di copritavolo, 8 tipi di sedie, persino tra 14 tipi di divise dei camerieri.
Tra le location che mette a disposizione c’è la splendida Villa Rosetta a Mulinetti, vicino a Recco, con vista mozzafiato sul Golfo e annessa veranda all’aperto.
Tra i menù raffinati spicca il loro classico abbinamento cocktail rinforzato più pranzo o cena.
E’ questo il contesto scelto dalla senatrice Pd Roberta Pinotti, probabile futura candidata alle primarie alla carica di sindaco, in alternativa al sindaco uscente Marta Vincenzi, del suo stesso partito e intenzionata a ripresentarsi, per festeggiare alla grande il suo cinquantesimo compleanno.
In questa lotta interna alla sinistra, l’appuntamento di stasera, a detta di molti osservatori, sarebbe anche l’occasione per lanciare la propria candidatura contro la Vincenzi (che infatti non è stata invitata).
La scelta di immagine della Pinotti non pare molto in linea con quanto solitamente ricorda nelle sue apparizioni televisive, dove giustamente parla dei problemi delle donne che lavorano, delle precarie, delle famiglie in difficoltà  per arrivare a fine mese.
Una discrasia evidente tra la base che vorrebbe rappresentare e una festa privata all’insegna del lusso.
Beccata sul fatto, criticata dalla base Pd che esprime sconcerto sul web, contestata dalle donne genovesi di Futuro e Libertà , la Pinotti si difende non spiegando un bel nulla e smentendo persino se stessa.
Scendiamo nel dettaglio:
1) “La mia è una festa privata”: certo, nessuno le nega il diritto di spendere i propri soldi come vuole e può, ma non dica che “qualsiasi famiglia con due stipendi può permettersi una festa così”, è un insulto alla intelligenza: forse si riferisce al suo stipendio, non certo.a quelli comuni.
Il caso sollevato è di corenza politica, inutile cercare di uscirne così: è normale che in tempi di crisi, un esponente politico dia un segnale di questo genere, venendo meno a quella sobrietà  che invece chiedono gli italiani?
2) La Pinotti contesta le cifre: gli invitati non sarebbero 250 ma solo 155 e non sarebbero Vip.
Ma che strano…
Quando una settimana fa il Secolo XIX scrisse della sua “festa Vip” con 250 invitati, facendo anche nomi e cognomi, come mai la senatrice non smentì? Chi avrà  mai fornito quei dati al giornalista se non una sua fonte?
Ora che Fli la contesta, gli invitati si sono dimezzati improvvisamente?
3) La Pinotti parla di una spesa di 30 euro a testa e qui non meriterebbe neanche risposta: visto che glielo avrebbe detto il marito, ci limitiano a rispondere che forse era distratta e non avrà  sentito bene.
Basta leggere le caratteristiche della location e del servizio che abbiamo indicato, le foto che pubblichiamo e il livello abituale della clientela per avere conferma che la cifra è di almeno 100 euro a testa.
Bastava ammettere, cara Roberta, e dare un giustificazione politica: con 30 euro non organizzeresti neanche una cena alla sala parocchiale di Molassana portandoti la farinata e le frittelle da casa, chi vogliamo prendere in giro?
Non ti basta?
Pensi che non esista in giro qualche fattura della stessa ditta, della stessa location e dello stesso tipo di servizio?
Non siamo degli sprovveduti cara Pinotti.
Nessuno contesta la tua spesa, ma il tuo desiderio di nasconderla ci ricorda il detto che “il tappullo è peggior del buco” e certi comportamenti che negli Usa non sarebbero tollerati: il politico da quelle parti non deve dire bugie.
Le donne di Fli stasera te lo ricorderanno: prova per una volta a chiedere scusa ai tuoi elettori, non è poi cosi difficile.

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STASERA MESSAGGIO A RETI UNIFICATE DI BIN BERLUSKONEN

Maggio 20th, 2011 Riccardo Fucile

PISAPIA E DE MAGISTRIS TIRANO UN RESPIRO DI SOLLIEVO: LA LORO VITTORIA E’ PIU’ VICINA…PIU’ IL PREMIER PARLA E PIU’ FA DANNI…E LA PAR CONDICIO VA A PUTTANE

Dopo quattro giorni di silenzio assoluto, il premier torna nell’agone politico in vista del voto del 29 e 30 maggio.
Cinque interviste ad altrettanti telegiornali.
Il silenzio post elettorale di Silvio Berlusconi è ufficialmente finito.
In vista dei ballottaggi per le amministrative, il premier registrerà  nel tardo pomeriggio cinque interviste da mandare in onda su altrettanti telegiornali della sera.
Il Cavaliere, dopo la clamorosa scoppola elettorale di Milano dove ha dimezzato le preferenze individuali rispetto al 2006, s’appresta a un ritorno a reti unificate nell’agone politico: Tg1, Tg2, Tg4, Tg5 e Studio Aperto.
Insomma, chi accenderà  il piccolo schermo dalle 18.50 alle 21.00, sarà  molto difficile che non si imbatta nel mezzobusto del premier.
Un cambio di strategia rispetto al low profile adottato subito dopo i risultati del primo turno, quando affidò a Umberto Bossi le dichiarazioni sull’imminente ballottaggio nella roccaforte del berlusconismo.
Vedremo se il primo ministro riuscirà  a mettere ordine in un centrodestra che, forse ancora frastornato dalla bastonata di Pisapia, continua a camminare in ordine sparso.
Con il Giornale che accusa Comunione e liberazione di avere tradito la Moratti.
E con gli esponenti di Pdl e Lega che chiedono di abbassare i toni per poi, un minuto dopo, tornare dare a Pisapia del matto e dell’estremista di sinistra.
All’indomani del voto, il quotidiano di via Negri ha aperto un caso tutto lombardo che ha costretto il premier a intervenire di persona per fermare la caccia al capro espiatorio.
O Alessandro Sallusti la pianta di attaccare Formigoni e company o può dire addio alla direzione del quotidiano dei fratelli Berlsuconi.
La pace armata fra i berluscones e i moderati ciellini è stata sancita dall’arrivo nello staff della Moratti di Maurizio Lupi.
Il fedelissimo di Cl cercherà  di pianificare le ultime mosse di Lady Letizia in vista del ballottaggio.
Mentre Lupi cerca di risollevare le sorti di una campagna elettorale quasi impossibile, il leader del Carroccio, al quale Berlusconi (fino a stasera) ha lasciato gli onori della ribalta mediatica, dà  fuoco alle polveri: “Pisapia è un matto con un progetto di città  indecente”.
Eppure sembrava che dopo il primo turno il centrodestra avesse capito l’errore: troppa personalizzazione della campagna elettorale.
Fallito il tentativo di trasformare le amministrative in un referendum pro-Silvio e naufragato quello di demolire l’immagine del candidato del centrosinistra (ex terrorista rosso con simpatie per il fondamentalismo islamico), la linea di Pdl e Lega era di concentrarsi sul programma.
Ma le parole d’ordine diventano zingaropoli, stanze del buco e Leoncavallo a Palazzo Marino.
Di altro non sanno parlare.
E l’avvocato milanese ritorna ad essere il pericoloso estremista di sinistra del primo turno.
Insomma, per il momento il tenore della campagna per il ballottaggio è ancora questo.
Vedremo se, durante il prime time a reti unificate, il Berlusconi catodico impartirà  una linea differente ai suoi uomini.
Così come chiesto dalla Moratti.
Che per il momento sembra essere la sola ad aver capito l’errore.

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IL CAVALIERE DA JOLLY A ZAVORRA: NESSUNO INVOCA I SUOI COMIZI

Maggio 20th, 2011 Riccardo Fucile

A NAPOLI ASSEDIATA DAI RIFIUTI LO STAFF DI LETTIERI PREFERISCE CHE IL PREMIER NON INTERVENGA… E ANCHE A MILANO NESSUNO INSISTE PERCHE’ SI FACCIA VIVO

In quell’area di misteriose percezioni che si colloca fra le sorprese politiche del dopo-voto e i possibili imprevisti dei ballottaggi, per la prima volta sembra di scorgere la figura, fino all’altro giorno neppure lontanamente immaginabile, del Cavalier negletto, e cioè di un presidente del Consiglio sull’orlo del più garbato respingimento, e comunque dissuaso dall’intervenire in città  con comizi o manifestazioni per non pregiudicare il risultato.
No, grazie: meglio di no.
Sembra che a Napoli, da Berlusconi “restituita all’occidente”, anche se ancora sommersa da cumuli d’immondizia, sia partita dalle parti dello staff di Lettieri una specie di richiesta a Palazzo Grazioli.
Dove peraltro è da giorni che stanno valutando il grado e il tipo di coinvolgimento del leader di qui al secondo turno.
E lo stesso a Milano.
Ieri La Russa, che pure qualche responsabilità  in ambito locale ce l’avrebbe anche avuta, si è imbarcato in una specie di perifrasi secondo cui nella campagna elettorale per il ballottaggio “è giusto che ci sia una presenza quasi esclusivamente del sindaco, il protagonista deve essere lui, in primo piano devono esserci la personalità  e i progetti del sindaco”.
Che tradotto, o se si vuole letto alla rovescia in ogni caso vuol dire: il Cavaliere stavolta non s’impegni.
Che tanto utile alla causa non è stato.
Chi l’avrebbe mai detto.
E chi mai avrebbe potuto credere che dinanzi a questo genere di appelli, a queste espressioni di cortese opportunismo l’uomo che più di ogni altro si è fatto forte del suo personaggio, anima e corpo, cuore e passione, il premier che non ha mai perso occasione per raccontare storielle o fare lo spiritoso sul bunga bunga, il leader dell’attacco selvaggio ai magistrati come pure il teorico attuatore del “Ghe pensi mi”, ecco, impressiona che lo stesso Berlusconi, da quanto si capisce, stia anche lui calcolando se adesso gli conviene “metterci la faccia” più di quanto abbia già  fatto e in particolare là  dove l’esito è tutt’altro che scontato.
Vittima a Napoli, si direbbe, del suo stesso miracolismo: e il pensiero vola a piazza Plebiscito quando tre anni fa gli misero una ramazza in mano e lui trionfalmente la usò davanti alle telecamere per spazzare via dei rifiuti sparsi per terra pochi minuti prima dalla Protezione civile.
Così come a Milano il Cavaliere è rimasto vittima del suo stesso manicheismo, che ancora una volta – l’ha detto pure Confalonieri! – l’ha portato oltre i limiti della misura e buon senso, altro che il partito dell’amore!
E sia chiaro: tutto questo non significa che il berlusconismo è evaporato; o che l’esito terminale della sua stagione, la famosa “fine” di cui si parla almeno da un paio d’anni, va finalmente configurandosi in una sempre meno lenta consumazione.
Ma certo da lunedì pomeriggio il caso Berlusconi è mutato di segno; c’è ora un prima e un poi, e tanto più si avverte questo confine pensando al vuoto, al silenzio, alla scomparsa, all’isolamento, per non dire alla solitudine che caratterizza la figura del leader in queste interminabili giornate da lui vissute non soltanto sotto il segno della sconfitta, ma forse anche accompagnate dal sospetto di essere diventato un boomerang elettorale.
Filtra che prima o poi apparirà  in televisione.
Sta pensando dove e con chi.
Ma alla buon’ora! Non fu così nell’aprile del 2005, quando dopo un’altra disfatta elettorale (sei regioni perse, due milioni di voti bruciati), il martedì post-elettorale Cavaliere si presentò a sorpresa nella tana del lupo, a Ballarò, e lì per due ore da solo fece un numero pazzesco battagliando con D’Alema, con Rutelli e anche con Floris. Altri tempi!
Tutto sembra ora per Berlusconi più complicato e definitivo, e a volte anche grottesco come suonava l’altro giorno un comunicato che in pieno bailamme dava conto di un lungo incontro del presidente del Consiglio con il presidente del Gabon.
Ed è vero che più gli eventi incombono, e meno se ne afferra l’avvicinarsi.
Ma rivista con il senno di poi, la campagna elettorale berlusconiana appare nelle sue pieghe pregna di segni drammatici, ansiogeni, allarmanti: “Mi azzannano da tutte le parti”, “vogliono farmi il funerale”, mi vogliono dare in pasto ai Pm di sinistra”, se questi ultimi dovessero prevalere, “mi spolperebbero, mi toglierebbero le aziende, dovrei lasciare l’Italia”, “mi fanno intorno terra bruciata”.
E anche qui dentro sta il frutto avvelenato del partito tecno-carismatico, del tele-populismo, delle semplificazioni mediatiche: in questo pauroso oscillare tra la maestà  del comando e la rovina di una sconfitta che è sempre tutta personale, senza complici e senza pietà .

Filippo Ceccarelli
(da “La Repubblica“)

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E’ USCITA LA GAZZETTA DI SCILIPOTI, L’INFATICABILE “DOTTORE RESPONSABILE”

Maggio 20th, 2011 Riccardo Fucile

INSEGUITO DAI CREDITORI ANCHE IN PARLAMENTO, ORA HA FONDATO PURE IL GIORNALE “LA RESPONSABILITA” DOVE CELEBRA UN GRANDE STATISTA, OVVERO SE STESSO….OTTO PAGINE DI CARTA LUCIDA CON CUI GIRA PER MONTECITORIO

In copertina campeggia un’unica foto, la sua, con l’articolo che parte così: “Ennesima proposta di legge dell’infaticabile onorevole Scilipoti…”.
L’editoriale di apertura ha per titolo: “Quel senso discreto di responsabilità ”.
Di spalla Scilipoti si racconta: “Prima che un deputato sono un dottore responsabile”.
E c’è anche un monsignore che scrive, Antonio Tedesco, e naturalmente invita “alla comunicazione responsabile”.
Mercoledì sera, felice come un attore che calpesta il red carpet, l’onorevole Mimmo Scilipoti girava per il Transatlantico con un fascio di giornali ancora odorosi di stampa: La Responsabilità , di cui è fondatore e che è alla sua prima uscita.
Otto pagine su carta lucida, titoli onirici e chilometrici:
“Riflettendo…Dopo il successo del congresso siciliano. La nostra rinascita è intesa come una nuova concezione della politica e tende a proiettarsi verso il futuro” — interviste al fondatore della disciplina Iperlogica, un allarmato articolo sui rischi del mercurio nelle otturazioni, strali contro il costo del denaro.
Le sue ossessioni ci sono tutte.
La crisi del Paese lo angustia, infatti il pezzo è titolato sobriamente “Giovani, idee, sviluppo: azzeriamo tutto…Ricominciamo dai giovani!!!” — con citazione di Franklin D.Roosevelt.
Figura eponima dei Responsabili, Scilipoti è inseguito dai creditori fin dentro Montecitorio.
Tuttavia il suo giornale gli dedica un ritratto da grande statista: non è vero che è machiavellico nè che è stato comprato da Berlusconi come sostiene “la sinistra becera”, semplicemente “in Scilipoti l’autonomia della politica ha due significati: in primo luogo il sapere che riguarda l’agire politico si deve costituire come scienza, definendo in modo rigoroso, il proprio oggetto, i principi specifici, le finalità .”
Chiarissimo, no?
Ma il capolavoro è la Terza Pagina, titolata “Realtà  al microscopio. Giro d’orizzonte su ciò che non ci fanno sapere”.
La prima domanda al super esperto Alberto B.Mariantoni va trascritta integralmente: “La terra si scatena, l’uomo si scatena con la guerra e la distruzione. Tutto è partito dall’Egitto e dalla Tunisia, poi la Libia, Sarkozy sembra Napoleone, l’Inghilterra e l’America il solito. L’Italia è alle strette ed è in guerra con se stessa, e viene lasciata sola. Che succede? Tutti impazziti?”
La risposta, lunga 205 righe (sic!), ve la risparmiamo.
Sappiate che inizia così: “Il nostro Pianeta, come sa, esiste da all’incirca 4,57 miliardi di anni”.

(da “Ritagli“)

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CACCIA AI RESPONSABILI DELLA DISFATTA DI MILANO: ORA FORMIGONI VUOLE LO SCALPO DI SALLUSTI

Maggio 20th, 2011 Riccardo Fucile

LA GUERRA AI PM E IL FLOP DEL VOTO: COMUNIONE E LIBERAZIONE CONTRO “IL GIORNALE”…. LA MISTERIOSA ASSENZA PER DUE GIORNI DI SALLUSTI, CHI PARLA GIA’ DI OSTELLINO NUOVO DIRETTORE

È colpa di Roberto Formigoni o di Olindo e Rosa?
Dentro il Pdl si è aperta la caccia ai responsabili della disfatta di Milano, dove Giuliano Pisapia ha doppiato al primo turno Letizia Moratti.
Tutto merito del governatore della Lombardia e dell’area ciellina che non hanno sostenuto a sufficienza la candidata del centrodestra, sostiene a botta calda, già  martedì, il Giornale.
No, replicano fuori di sè gli uomini di Cl, la responsabilità  è semmai di chi ha alzato i toni della campagna elettorale, come hanno fatto Alessandro Sallusti e Daniela Santanchè (la coppia Olindo e Rosa).
Così il dibattito sui motivi della sconfitta si è trasformato in resa dei conti.
Con in più il giallo del direttore scomparso: Sallusti per due giorni è sparito, martedì e mercoledì non si è fatto vedere nella redazione del Giornale.
E ha ripreso a circolare il nome di Piero Ostellino come nuovo, possibile direttore del quotidiano.
Improbabile un cambio della guardia prima dei ballottaggi e forse improbabile anche che la scelta cada sull’editorialista del Corriere, ma i rumors sono già  sintomo di disagi e scontri che non accennano a placarsi.
Lo psicodramma inizia proprio in via Negri.
Mercoledì l’editoriale del quotidiano della famiglia Berlusconi punta l’indice contro il traditore: Roberto Formigoni, accusato di aver remato contro Letizia Moratti e di non averla sostenuta durante la campagna elettorale.
La sua area politica, fa capire Sallusti, potrebbe avere addirittura praticato il voto disgiunto, mettendo la crocetta sul simbolo del Pdl, ma scegliendo poi un altro candidato, non il sindaco uscente.
Il direttore del Giornale indica anche qualche indizio della rottura Moratti-Formigoni.
Il licenziamento, deciso martedì da Moratti, del suo stratega elettorale, Fiorenzo Tagliabue, pierre di area ciellina ed ex portavoce di Formigoni.
La solidarietà  del parlamentare ciellino Maurizio Lupi a Pisapia, dopo le accuse sparate da Letizia Moratti su Sky.
E perfino un fantomatico accordo segreto tra Formigoni e Pisapia, che avrebbe offerto la poltrona di vicesindaco, in caso di vittoria, a una donna vicina a Cl.
“La miglior difesa è l’attacco”: la guerra preventiva contro Cl, spiegano gli esponenti di quell’area, serve a mettere la sordina alla spiegazione più semplice, e cioè che ad allontanare una parte dell’elettorato moderato del Pdl siano stati invece proprio i toni forsennati del Giornale e le dichiarazioni guerrigliere di politici come Daniela Santanchè o Giorgio Stracquadanio.
L’area ciellina del Popolo della libertà  reagisce con forza: Maurizio Lupi, uomo con contatto diretto con Silvio Berlusconi, fa una telefonata durissima al presidente del Consiglio.
Il senso è: vedi di tenere a bada i tuoi, soprattutto la banda di via Negri.
È vero — gli spiega Lupi — che abbiamo fatto fatica a sostenere Letizia Moratti, visti gli errori che ha disseminato nella sua campagna elettorale, fino all’ultimo, clamoroso attacco a Pisapia durante il confronto a Sky.
Eppure noi siamo stati leali, i nostri voti (10, 15 mila a Milano) ci sono tutti.
Quelli mancati alla candidata del centrodestra (ben 80 mila in meno rispetto al 2006) sono i voti moderati, messi in fuga dai pasdaran e dalle pasionarie del Pdl.
Poi è sceso in campo direttamente Formigoni, che in un’intervista al Corriere della Sera punta il dito contro “alcuni illustri esponenti del Pdl che hanno alzato i toni molto sopra le righe e che oggi cercano di scaricare un po’ vilmente la responsabilità  su altri, accusando Cl e la Lega”.
Spara Formigoni: “Spiace che questo attacco venga dalle colonne di un giornale che poche settimane fa in prima pagina invitava non a votare Berlusconi, ma quel Lassini che è stato causa di un atteggiamento di disagio di tanti nostri elettori”.
La pietra dello scandalo è ancora lui, Roberto Lassini, il candidato dei manifesti “Via le Br dalle procure”, difeso da Sallusti contro la stessa Moratti.
“I nostri voti sono arrivati”, spiega uno del movimento.
“Abbiamo votato turandoci il naso, ma abbiamo votato Moratti e Pdl. Tanto che il nostro candidato, Carlo Masseroli, ha portato a casa 3.401 preferenze ed è stato il più votato della lista Pdl dopo Berlusconi e il vicesindaco Riccardo De Corato”.
Così il cerino acceso è rimasto tra le dita di Sallusti.
Scomparso dalla redazione per due giorni?
No, soltanto impegnato in controlli medici già  programmati, spiegano in via Negri.
Ma certo Cl ora ha chiesto la sua testa.
Berlusconi la concederà ?

Gianni Barbacetto
(da “Il Fatto Quotidiano”)

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“NO PINOTTI, NO PARTY”. SULLA STAMPA CITTADINA SCOPPIA IL CASO PINOTTI: 50 CANDELINE CON CONTESTAZIONE FLI, STASERA I FUTURISTI DAVANTI A VILLA ROSETTA

Maggio 20th, 2011 Riccardo Fucile

“NO PINOTTI, NO PARTY: ALLA CENA VIP DELLA SENATRICE PD, IL PARTITO DI FINI PORTERA’ PRECARIE, DISOCCUPATI, IMMIGRATI, CLOCHARD”… LA BASE PD IN SUBBUGLIO VERSO   QUESTA OSTENTAZIONE DEL LUSSO QUANDO TANTE FAMIGLIE GENOVESI NON ARRIVANO A FINE MESE

Il ricevimento che si terrà  stasera nella lussuosa cornice di villa Rosetta, a Mulinetti, in occasione del 50° compleanno della senatrice Pd Roberta Pinotti rischia di essere rovinata da una contestazione al grido, mutuato dal famoso spot del “Martini”in cui il bel George Cloney è protagonista, “No Pinotti, no party”.
A contestarla con tanto di volantino le donne di Futuro e Libertà , capeggiate da Paola Del Guercio, pasionaria del comitato contro la chiusura dell’ospedale di Recco.
L’attacco alla Pinotti non può senza dubbio dirsi giocato in punta di fioretto.
Il comunicato diffuso da Fli dice testualmente: “Mentre il numero delle donne disoccupate raggiunge percentuali da record, la senatrice spende 30.000 euro per fare festa. Non sarà  propriamente una cena per pochi intimi e neanche una festa tra cassa integrati. Non sarà  rivolta ai giovani precari o alle donne disoccupate che spesso cita nei suoi interventi politici. Non avrà  come location la sala Chianata del porto o le aziende in crisi del Poente genovese”.
“Distribuiremo un volantino davanti a Villa Rosetta – spiega Paola Del Guercio – per ricordare agli invitati e alla senatrice che sono davvero poche le donne che possono permettersi una festa del genere. Certamente non sono le casseintegrate, le disoccupate e le precarie che la senatrice dice di voler rappresentare”.
E la Del Guercio previene anche la giustificazione che si tratta di una festa privata cercando di terremotare la base elettorale della Pinotti: “Fermo restando che ognuno è libero di impegnare le cifre che vuole e può, sarebbe interessante conoscere il parere della base elettorale del Pd che rincorre il voto dei ceti popolari e di tante famiglie che non arrivano alla fine del mese”.
La Del Guercio fa i conti della festa: 100 euro a invitato per 250-300 invitati danno un costo complessivo di 30.000.
“Sono questi i vezzi e le abitudini della casta politica di riferimento? In momenti come questi è opportuno far veicolare un messaggio di opulenza e di sprechi che rappresenta uno schiaffo per tanti genovesi indigenti? Che città  vogliono rappresentare ala Pinotti e il Pd?” si chiede l’esponente di Futuro e Libertà  che conclude: “Porterò a volantinare con me un clochard, una ragazza madre,un   immigrato, disoccupate e precarie”.
La Pinotti replica: “Trovo che questa iniziativa incivile rappresenti l’imbarbarimento a cui è giunta una certa parte politica in cui non   mi riconosco. La festa è il regalo di mio marito per i miei 50 anni e mi ha assicurato che spenderà  meno di 5.000 euro e comunque si tratta di un ricevimento privato. Valuterò se ci sono gli estremi per la querela. Gli invitati mi risulta siano 155 (quindi il costo pro capite sarebbe di appena 30 euro per una cena di lusso in una location esclusiva n.d.r. )”
E’ amareggiata Roberta Pinotti e se quella festa doveva essere l’inizio di una possibile campagna per le primarie qualcuno è riuscito a rovinarne l’effetto.
E Marta Vincenzi ovviamente ringrazia.

Paolo De Totero
(da “Il Corriere Mercantile“)

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IL FLOP LEGHISTA DELL’UMBERTO CHE “MAGNA”: LA DISFATTA ELETTORALE DEL CARROCCIO

Maggio 20th, 2011 Riccardo Fucile

NEL VERONESE HA PRESO SOLO 1 SINDACO SU 10, NEL BERGAMASCO HA PERSO DIVERSI COMUNI, A VARESE E’ STATA SOPRAVANZATA DAL PDL, A TORINO E’ SCESA AL 6%, AD AREZZO HA PERSO DUE TERZI DEI VOTI, NELLE MARCHE E’ STATA DIMEZZATA….LA FAMELICA CLASSE DIRIGENTE LEGHISTA   ORA HA PAURA DI PERDERE LA POLTRONA

Non è cambiando padrone ogni quattro anni che si smette di essere schiavi, diceva Lysander Spooner.
Ergo, che da queste amministrative esca vincente un tizio di destra, piuttosto che un caio di sinistra o di centro poco importa.
Eppure, un dato che mi sembra importante — senza cadere nell’inganno di dare per morto chi non lo è ancora — è che la Lega Nord abbia preso una sonora legnata.
Nonostante la propaganda dei suoi dirigenti, ciò che conta — per chi sa di Carroccio — è che Bossi si sia rinchiuso per due giorni nel bunker di via Bellerio a rimuginare sul flop e non abbia proferito parola.
Facendo una rapida analisi sull’arretramento leghista, oltre ai soli 57.000 voti racimolati a Milano (in valori assoluti l’arretramento è enorme), val la pena ricordare che a Gallarate (Va) non è nemmeno andata al ballotaggio, nonostante abbia schierato un pezzo da novanta come la Bianchi Clerici; che a Varese è scesa sotto il 25% ed è stata superata dal PDL; che nella Bassa Veronese ha preso 1 sindaco su 10 e ne ha persi 2 uscenti; che in Bergamasca ha perso un monte di voti nelle “mitiche” valli bergamasche, lasciando ad altri Castione della Presolana, Sant’Omobono, Urgnano ed altri comuni; che nel bresciano — ad Anfo, piccola ma significativa amministrazione — ha vinto un sindaco della Lega Padana Lombardia, movimento antitetico al Carroccio, il quale ha preso il 2,5% a Mantova e quasi il 2% a Pavia.
In Piemonte, la stessa storia: emorragia di voti ovunque e un misero 6% a Torino, la città  di Borghezio.
In Friuli, idem, basti pensare che a Pordenone è di poco sopra il 10%.
Sotto il Po, territori che Bossi si vanta di presidiare — a parte la tenuta nel Piacentino — è passata dal 10% al 3,5% ad Arezzo, ha dimezzato in un sol colpo i voti nelle Marche ed in Romagna non sfonda.
A Bologna, il candidato della Lega manco è andato al ballottaggio.
Per chi come il sottoscritto è impegnato nel girare questa penisola per raccontare chi sia veramente Umberto Bossi e l’aziendina politica che lo ha reso famoso, lo stop leghista merita una attenta valutazione.
Far conoscere ai più come funzioni il partito truffaldino di cui il finto-medico di Cassano Magnago è il fondatore è compito arduo, ma doveroso.
Far sapere che Berlusconi lo telecomanda è il minimo che si possa fare.
Del resto, fino a quando l’italianissimo partito leghista — ingordo di soldi pubblici e prebende romane — rimarrà  in circolazione, per le comunità  del Nord sarà  impossibile liberarsi dal giogo fiscale centralista e statalista.

Leonardo Facco
(autore di “Umberto Magno”)

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TRACOLLO SGARBI A RAI1, SUBITO SOSPESO IL PROGRAMMA: APPENA DUE MILIONI DI TELESPETTATORI E L’8,27% DI SHARE

Maggio 20th, 2011 Riccardo Fucile

UN RISULTATO NETTAMENTE AL DI SOTTO DELLA MEDIA DEGLI ASCOLTI DELLA RETE IN PRIMA SERATA…SPUTTANATI 8 MILIONI DI EURO, DI CUI PARE 1 MILIONE A SGARBI CHE VERRA’ PAGATO LO STESSO…ALLA FINE DELLA DEBACLE TUTTI A FESTEGGIARE A CASA BERLUSCONI

L’ufficio stampa della Rai annuncia la sospensione del programma.
«La decisione – si legge nel comunicato – è stata comunicata al Professor Sgarbi che l’ha condivisa».
La sospensione del programma è legata esclusivamente ai bassi ascolti ottenuti mercoledì sera nella puntata di esordio.
È questa la motivazione che viene fornita in ambienti aziendali.
Si sottolinea inoltre, apprende l’Agi, che la sospensione in realtà , riguarda una sola puntata perchè ne erano previste due in questa fase, per poi ripartire a settembre con altre quattro.
Il risultato di mercoledì è fortemente penalizzante per la Rete ammiraglia rispetto al trend del periodo di garanzia (di solito almeno il doppio).
Di qui la decisione di sospendere subito il programma.
Dopo il flop cresce la polemica su quanto è costato il programma: sembrerebbe un milione di euro solo per Sgarbi e otto milioni per tutte le puntate.
Il conduttore però smentisce e parla di 500 mila euro per tutte le cinque puntate. Il contratto con Vittorio Sgarbi, secondo quanto scrive l’Agi, sarà  onorato.
Marco Travaglio si è lasciato andare a una lunga risata: «Spero che adesso sia verificato quanto il costosissimo programma di Sgarbi in prima serata su Rai1 abbia fatto perdere alla Rai».
Luca Borgomeo, presidente dell’ associazione di telespettatori cattolici Aiart, si chiede «quanto è stato speso per un programma bloccato ancor prima di nascere?   “Uno spettacolo – osserva in una nota – per tanti versi noioso, con pochi spunti originali. Il tempo dei telepredicatori è finito».
«Pensavo ad un risveglio diverso, invece di un matrimonio è stato un funerale ed è difficile capirne le ragioni» è il primo commento di Sgarbi in conferenza stampa.
«Chi l’ha visto e Melania – ha aggiunto – sono di interesse superiore rispetto alla difesa del paesaggio. Forse sul paesaggio dovevamo fare una puntata di Chi l’ha visto».
Poi l’ammissione di colpa senza dimenticare le forte noti polemiche: «E’ colpa mia. Ho sbagliato io a imporre un meccanismo narrativo non da prima serata. La Rai vuole il giallo di Avetrana, le escort di Berlusconi, gli omicidi, non è interessata alla cultura».
Punti di vista.
Sui costi il critico d’arte si giustifica: «I costi della mia trasmissione sono i costi della cultura. Anche Pompei costa. Purtroppo la cultura costa e costa anche in televisione. Non è Chi l’ha visto».
E qua Sgarbi offende l’altrui intelligenza.
Al termine della sua trasmissione, il critico televisivo, «accompagnato da tutta la redazione», è andato «per un brindisi, una festa a casa del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi».
Di più. «Berlusconi – ha raccontato Sgarbi – era compiaciuto per la trasmissione. Ha fatto alcune osservazioni tecniche, da uomo di televisione, sul programma: ha parlato dei ‘tempi televisivi’, ha criticato l’uso e il volume dei microfoni, che non facevano capire bene le parole, ma soprattutto era compiaciuto», ha insistito Sgarbi a più riprese, del fatto che «per una volta fosse assolutamente tranquillo che non si parlava di lui in un programma televisivo».
La ‘rivelazione’ di Sgarbi ha innescato una querelle con alcuni giornalisti presenti, che hanno definito «anomalo» il fatto che al termine di un programma, peraltro rivelatosi fallimentare in termini di audience, tanto da portare a una immediata chiusura dopo la prima puntata, tutta la redazione fosse andata a festeggiare a casa del premir.
«Non c’è niente di anomalo – ha insistito Sgarbi – perchè Silvio Berlusocni è un mio amico. È anzi logico andare a festeggiare a casa di un amico”.
Ora così è chiaro a tutti chi ha imposto la trasmissione di Sgarbi a Rai 1

argomento: Berlusconi, denuncia, PdL, Politica, RAI, sprechi, televisione | Commenta »

BOLOGNA, IL LEGHISTA CANDIDATO SINDACO BERNARDINI COL PROBLEMA DELL’ABUSO EDILIZIO

Maggio 20th, 2011 Riccardo Fucile

PARLA TANTO DEGLI ALTRI, MA NON GUARDA CASA SUA:   ABUSO DA 30 MQ ALLA SUA VILLA A DUE PIANI…PER IL COMUNE DI ZOLA PREDOSA “COSTRUZIONE IRREGOLARE”, NON VALE IL CONDONO…AVEVA AVUTO SOLO IL PERMESSO DI CREARE UN SERVIZIO IGIENICO, HA COSTRUITO UNA VILLA DI 100 METRI QUADRI SU DUE PIANI SU UN TERRENO AGRICOLO PRIVO DI DESTINAZIONE EDILIZIA

Da un piccolo fabbricato di trenta metri quadrati in mezzo ai campi a un edificio di 12 metri per otto, che dall’esterno ha tutto l’aspetto della villetta.
È in questo che consiste il presunto abuso edilizio al centro del contenzioso che va avanti da sette anni tra il Comune di Zola Predosa, in provincia di Bologna, e il candidato sindaco di Lega nord e Pdl, Manes Bernardini.
La storia di questo fabbricato in via Madonna dei Prati parte nel lontano 1995, quando il precedente proprietario fece costruire un piccolo fabbricato che, a detta del sindaco Stefano Fiorini, aveva complessivamente una superficie utile di 30 metri quadrati.
Sempre il precedente proprietario fece poi realizzare un piccolo pergolato di quattro metri quadrati.
Il passaggio di proprietà  a Bernardini porta la data del 18 maggio 2000, dopo di che il leghista chiese subito un ampliamento del pergolato esterno, a cui il Comune diede l’assenso.
Due anni dopo, poi, Bernardini presentò domanda per la creazione di un servizio igienico e anche qui arrivò l’ok dell’amministrazione.
Il ‘caso’ si aprì all’inizio del 2004, quando durante un accertamento la Polizia municipale di Zola Predosa si accorse che i lavori stavano andando ben oltre la realizzazione di un servizio igienico: dove prima c’era un piccolo fabbricato di 30 metri quadrati, i Vigili urbani- che fecero un sopralluogo nel cantiere- videro che sorgeva una struttura di 12 metri per otto, per un totale dunque di quasi 100 metri quadrati, per di più su due piani.
A quel punto, il 17 febbraio 2004, il Comune emise un’ordinanza di sospensione dei lavori.
Bernardini, poco dopo (il 30 marzo 2004), presentò allora la richiesta di condono, che essendo precedente all’ordinanza di demolizione gli ha fruttato la vittoria davanti al Tar.
Il Tribunale amministrativo ha infatti annullato l’ordinanza di demolizione dell’aprile 2004 proprio perchè portava una data successiva a quella dell’istanza di condono.
La richiesta di Bernardini è comunque stata successivamente rigettata: il diniego del Comune al condono è del dicembre 2006 (anche se l’atto è diventato definitivo nel novembre 2007).
A questo diniego, il leghista si è opposto presentando un ricorso straordinario al presidente della Repubblica nel marzo del 2008.
Ora la diatriba è sospesa, spiega il sindaco Fiorini, in attesa del responso di queste controversie.
Da una parte il ricorso a Giorgio Napolitano contro il mancato condono, dall’altro il secondo ricorso al Tar presentato da Bernardini nel novembre 2004 per contestare una nota dell’amministrazione in cui lo si accusava di aver mentito sulla data della realizzazione dei lavori per cui chiedeva il condono.
Sullo sfondo, c’è poi la segnalazione in Procura (del presunto abuso edilizio) che il Comune fece a carico di Bernardini il 18 marzo 2004.
Da allora non sono più arrivate comunicazioni in merito, dice Fiorini, consapevole che i fatti ormai sarebbero in ogni caso prescritti.
E ora che succederà ?
“In attesa dell’esito di queste due controversie, per il Comune rimane un abuso edilizio”, dice il sindaco di Zola Predosa.
Il fabbricato al momento, stando alle verifiche fatte dai Vigili urbani, risulta disabitato e nessuno vi ha preso la residenza.
A detta del sindaco Fiorini, al di là  del condono negato, resta aperta anche la partita dell’abitabilità  di questo edificio, che per il Comune resta un fabbricato che sorge su un terreno agricolo, che “è al di fuori del Piano regolatore del Comune e non ha destinazione edilizia”.
La situazione potrebbe sbloccarsi, dice il sindaco, solo “se arrivassero nuovi strumenti urbanistici o una nuova forma di condono o sanatoria”.

(da «Agenzia Dire» – «www.dire.it»)

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