Maggio 23rd, 2011 Riccardo Fucile
IL PIL STENTA, SIAMO IL FANALINO DI CODA DELLA UE…UN QUARTO DELLA POPOLAZIONE E’ A “RISCHIO ESCLUSIONE”..L’ECONOMIA NEGLI ULTIMI DIECI ANNI E’ CRESCIUTA IN ITALIA SOLO DELLO 0,2% CONTRO UNA MEDIA UE DELL’1,1%….E AL GOVERNO PENSANO SOLO A LITIGARE
Circa un quarto degli italiani (il 24,7% della popolazione, più o meno 15 milioni) «sperimenta il rischio di povertà o di esclusione sociale».
Si tratta di un valore del 23,1% superiore alla media Ue.
Lo rileva l’Istat nel rapporto annuale presentato lunedì alla Camera dei Deputati dal presidente dell’Istituto di statistica, Enrico Giovannini , dal quale emerge un Paese in grande affanno.
«Nel decennio 2001-2010 l’Italia ha realizzato la performance di crescita peggiore tra tutti i paesi dell’Unione europea».
Il paese è «fanalino di coda nell’Ue per la crescita»: è questa la fotografia della situazione economica del paese contenuta nel rapporto annuale Istat.
Quella italiana «è l’economia europea cresciuta di meno nell’intero decennio», con un tasso medio annuo pari allo 0,2%, contro l’1,1% dell’Ue.
«Il ritmo di espansione della nostra economia – si legge – è stato inferiore di circa la metà a quello medio europeo nel periodo 2001-2007».
L’Italia, insomma, ha avuto una «crescita dimezzata» e il divario «si è allargato nel corso della crisi e della ripresa attuale».
Nella media dello scorso anno l’economia italiana, ricorda l’Istat, è cresciuta dell’1,3 per cento, contro l’1,8 per cento dell’Ue.
«In Italia l’impatto della crisi sull’occupazione è stato pesante. Nel biennio 2009-2010 il numero di occupati è diminuito di 532 mila unità ».
I più colpiti sono stati i giovani tra i 15 e i 29 anni, fascia d’età in cui si registrano 501 mila occupati in meno.
L’oltre mezzo milioni di occupati in meno (-2,3%) in due anni è quindi il risultato di una perdita di 501 mila posti tra gli under 30 (-13,2%), di un calo dei 322 mila unità nella fascia d’età compresa tra i 30 e i 49 anni (-2,3%) e di un aumento di 291 mila occupati tra gli over-50 (+5,2%).
L’economia che arranca incide profondamente sui i fenomeni sociali: nel 2010, gli abbandoni scolastici prematuri rimangono consistenti, al 18,8 per cento.
Il dato è più alto tra i ragazzi, 22,0 per cento contro il 15,4 delle ragazze. L’obiettivo fissato dal Pnr (15-16 per cento) non appare particolarmente ambizioso e non consente un avvicinamento deciso rispetto agli obiettivi comunitari.
Nella «Strategia Europa 2020», il piano che delinea le grandi direttrici politiche per stimolare lo sviluppo e l’occupazione nell’Ue gli abbandoni scolastici prematuri devono essere contenuti al di sotto della soglia del 10 per cento.
I giovani (20-24 anni) che hanno abbandonato gli studi senza conseguire un diploma di scuola media superiore interessa tutti i paesi dell’Unione (media 14,4 per cento).
Sono forti le disparità tra gli Stati che già hanno raggiunto o sono prossimi all’obiettivo (paesi del Nord Europa e molti tra quelli di più recente accesso) e alcuni paesi del Mediterraneo (Spagna, Portogallo e Malta), dove le quote di abbandono superano il 30 per cento.
Quasi ovunque l’incidenza è superiore tra i ragazzi rispetto alle ragazze.
L’occupazione femminile rimane stabile nel 2010, ma peggiora la qualità¡ del lavoro e rimane la disparità¡ salariale rispetto ai colleghi uomini (-20%).
Cresce inoltre i part time involontario e aumentano le donne sovraistruite.
I dati sul mondo del lavoro femminile in Italia sono contenuti nel rapporto annuale dell’Istat ‘La situazione del paese nel 2010’.
L’occupazione qualificata, tecnica e operaia, secondo quanto si legge è scesa di 170 mila unità¡, mentre è aumentata soprattutto quella non qualificata (+108 mila unità¡).
Si tratta soprattutto di «italiane impiegate nei servizi di pulizia a imprese ed enti e di collaboratrici domestiche e assistenti familiari straniere».
Un quadro drammatico del nostro Paese, mentre gli italiani assistono ai litigi della loro classe politica.
argomento: Berlusconi, Bossi, denuncia, economia, Europa, governo, Lavoro, Politica, povertà, radici e valori | Commenta »
Maggio 23rd, 2011 Riccardo Fucile
“PER NOI IN CITTA’ UN TEST POSITIVO, ALLE POLITICHE PRENDEREMO L’8%”… “DE MAGISTRIS E’ MOLTO LONTANO DA NOI, MA RAPPRESENTA UN ELEMENTO INNOVATIVO E DIROMPENTE”…”SENZA FINI, BERLUSCONI NON VINCERA’ PIU'”
”Uno dei motivi per i quali ce ne siamo andati dal Pdl e’ che contestavamo il fatto che
Cosentino, oggi imputato per concorso esterno in associazione mafiosa, restasse alla guida del partito in Campania. Lettieri non e’ invotabile per la sua persona, ma e’ con Cosentino che lavorera”’.
Lo dice in un’intervista a Repubblica il vicepresidente di Futuro e Liberta’ Italo Bocchino a proposito del candidato sindaco Pdl a Napoli.
Il candidato sindaco dell’Idv De Magistris, prosegue Bocchino, ”e’ molto lontano dalla nostra idea di magistrato”, perche’ ”ha applicato le norme in maniera disinvolta”, ”ha puntato spesso al sensazionalismo”.
Bocchino sottolinea che Fli non ”sposa” dunque ”il giustizialismo alla dipietro” ma afferma che De Magristris ha ”in comune” con ”l’esperimento politico” di Fli ”un elemento innovativo e dirompente”.
Nel voto di Napoli, aggiunge, non c’e’ stata nessuna ‘punizione’ per Futuro e Liberta’: ”Napoli aveva 8 mila candidati in tutto, una dispersione e tante liste civiche che hanno compresso il voto d’opinione. Noi abbiamo comunque registrato un 4 per cento alle municipalita’ e un 3,4 al Comune: e questo malgrado sia andato via, una settimana prima del voto, il segretario del Fli Rivellini portandosi dietro liste e firme. Percio’, e’ un risultato straordinario il nostro: prenderemo almeno l’8 per cento alle politiche”.
A proposito della discussione nella maggioranza sul trasferimento di due ministeri al Nord, Bocchino parla di ”scene imperdibili”: ”pur di guadagnare tre voti hanno usato ancora una volta le istituzioni per lanciare questa fesseria colossale del trasferimento dei ministeri. Ne perderanno molti piu’ di tre, a Milano e a Napoli. I cittadini vedono plasticamente che se Pdl e Lega litigano perfino sulle balle elettorali, se non sono capaci neanche di mettersi d’accordo sulla propaganda da portare avanti, il governo Berlusconi non esiste piu”’.
Bocchino ha concluso che “senza Fini, Berlusconi non vincerà più. Il premier credeva di essere l’interprete dell’area moderata. Ne era solo il collante”
argomento: Berlusconi, Costume, elezioni, Futuro e Libertà, governo, Napoli, PdL, Politica, radici e valori | Commenta »
Maggio 23rd, 2011 Riccardo Fucile
“QUATTRO ANNI DI VESSAZIONI, INGIURIE E SEVIZIE PERSONALI, SONO DISTRUTTA”…”E’ FINITO UN AMORE CHE FORSE HO VISSUTO IN MODO UNIVOCO”…”CON LA DITTATURA DI QUELL’INCAPACE HO CHIUSO: HA PORTATO IL PARTITO IN ALTO ADIGE AL 3%”
«Quattro anni di vessazioni, di ingiurie, di sevizie personali…Sono distrutta, vado via».
Onorevole Biancofiore, di cosa parla? Affari personali?
«Ma no, affari di partito. Vado via dal Pdl, che in Alto Adige non mi appartiene più, e che pure ho contribuito a fondare tra mille difficoltà . Vado via perchè è finito un amore, che forse ho vissuto univocamente, come spesso accade nelle storie infelici».
Michaela Biancofiore, 40 anni, coordinatrice provinciale pdl e deputata, è triste. Altri tempi quelli in cui rideva a un comizio accanto al premier che faceva il gesto, diventato famoso, del dito medio. L’idillio col suo partito oramai è finito.
E la colpa di chi è?
«Di quell’incapace di Maurizio Gasparri. Quell’uomo sta facendo il bello e il cattivo tempo, da noi, senza capire un tubo del territorio. Sue le candidature perdenti, le soluzioni pasticciate e consociative, la distruzione di fatto del partito. Una strategia perdente su tutta la linea, parlano i risultati elettorali: siamo al 3 per cento».
Ma avete cercato di dialogare, voi due?
«Dialogare con chi? Con Gasparri? Lei ha presente l’uomo? Ora, non gli dò del fascista proprio perchè il termine mi pare desueto. Ma insomma, è un autoritario. Un arrogante. Un violento. Uno che se sei donna tende soltanto a denigrarti».
Addirittura?
«Certo. Di me è arrivato a dire cose indicibili.Che ero instabile psicologicamente, che prendevo gli psicofarmaci. E certo, sei donna? Allora sei isterica. Veda cosa hanno fatto anche con la Moratti: a Milano sembra che la colpa della sconfitta sia solo sua. Gli altri si sono defilati. Per non parlare della Carfagna. Io sono stata l’unica a difenderla quando fui attaccata in Campania da Cosentino e compagni. E anche adesso che Lehner, che è ossessionato da lei, l’ha criticata».
E però le altre donne del suo partito di solito tacciono anche rispetto a cose visibilmente offensive.
«Si riferisce alla selezione della classe dirigente? Ha ragione, sì. Ma perchè alcune di noi si sono ben accucciate sotto la coperta del potere degli uomini. Ed è chiaro che io adesso parlando mi sto inimicando molti notabili.. Non conviene….».
Con Berlusconi ha parlato della situazione altoatesina?
«Ancora no, ma lui è informato di quello che sta accadendo. Solo che lascia fare… Lui sa che io, ma in queste ore anche Scajola e Miccichè, gli diciamo certe cose per il suo bene…Vogliamo di nuovo aumentare il consenso, che invece, a causa di un manipolo di notabili che sta guidando il partito a Roma, si sta erodendo».
Davvero non ha discusso con nessuno del Pdl, finora?
«Con Frattini, che è sbigottito quanto me. E con Cicchitto, che mi ha dato ragione e mi ha chiesto di portare pazienza. Ma so che anche Matteoli è perplesso con questa dirigenza nazionale. È chiaro che io lavoro lo stesso per i ballottaggi. Poi con la mia corrente andiamo via. Fondiamo un movimento, che sarà molto vicino alle posizioni di Scajola e sempre pro Berlusconi, ovviamente. Ma con la dittatura di Gasparri ho chiuso».
Angela Frenda
(da “Il Corriere della Sera”)
argomento: Berlusconi, denuncia, governo, la casta, PdL, Politica, radici e valori | 2 commenti presenti »
Maggio 23rd, 2011 Riccardo Fucile
IL PREMIER AVEVA DATO IL VIA LIBERA A BOSSI SUL DECENTRAMENTO PER TENERLO BUONO, CONVINTO CHE SAREBBE STATA SOLO UNA DELLE TANTE PROMESSE ELETTORALI…ORA FA MARCIA INDIETRO A CAUSA DELLE PROTESTE INTERNE AL PARTITO DI ALEMANNO E FORMIGONI…”IN TAPPO STA PER SALTARE” DICONO ALL’INTERNO DEL PARTITO
Bossi non conta frottole. ![](http://img151.imageshack.us/img151/2351/berlusc.jpg)
Sui ministeri al Nord, Berlusconi gli ha dato via libera.
Nel salotto di Palazzo Chigi, giovedì scorso, erano chiusi in quattro: Silvio, Umberto, più Giulio (Tremonti) e Roberto (Calderoli). Il senso del colloquio fu quello.
Poi, siccome «verba volant», sulle parole esatte le versioni divergono.
Dalle parti del Cavaliere sostengono che lui condivide «in linea generale» il decentramento da Roma «di alcune funzioni» che fanno capo alla presidenza del Consiglio, vale a dire «due-tre ministeri senza portafoglio».
Più o meno i concetti (invero un po’ confusi) che Berlusconi ha bofonchiato anche ieri, dopo la visita in ospedale alla mamma dell’assessore aggredita giorni fa.
Però, a questo punto, conta abbastanza poco quello che il premier ha detto testualmente nel colloquio di giovedì: la cosa importante è quanto ha capito Bossi.
Il quale Bossi crede di avere realizzato un colpo gobbo: il trasloco a Milano dei dicasteri, il suo e quello di Calderoli, più magari in prospettiva un carrozzone di quelli importanti.
Per lui la questione è semplice: c’è o no la parola del premier? C’è.
E Berlusconi è uomo d’onore? Fino a prova contraria, lo è.
Dunque, basta così.
Silvio, inutile dire, non è persuaso per niente.
Si rende conto che spostare qualche ministero senza portafoglio a Milano o a Napoli sarebbe una finzione, quasi una presa in giro.
Dubita seriamente che la mossa possa tornare utile per la campagna elettorale. Gli hanno spiegato che la Moratti deve recuperare a Pisapia tra i 50 e i 70 mila voti (a seconda di come andrà il candidato di centrosinistra).
Dai calcoli in suo possesso però risulta pure che il suo Pdl non può recuperare granchè, nel primo turno in fondo non era andato così male.
Semmai chi fece flop fu la Lega, con 20 mila voti in meno.
Ma perfino nel caso in cui la sparata sui ministeri permettesse a Bossi di riportare all’ovile tutti i suoi vecchi elettori, comunque questi non basterebbero a vincere la disfida.
Insomma, quella sui ministeri sembra al Cavaliere un’uscita inutile al pari delle promesse che la Moratti dispensa a piene mani poichè «è finita l’epoca», ammettono dalle parti di Arcore, «in cui si vincevano le elezioni asfaltando le strade nell’ultima settimana».
Nello stesso tempo, Berlusconi non può, non è in grado di contrariare Bossi.
E’ obbligato a dargli ragione.
Per cui nel famoso faccia a faccia, dicono i suoi, ha ragionato così: passati i ballottaggi, magari la Lega dimenticherà le promesse, da lunedì prossimo avrà ben altro di cui occuparsi, meglio guadagnare tempo, dare ragione a Umberto e poi si vedrà …
Sennonchè stavolta il premier non ha saputo prevedere le conseguenze.
Perchè mezzo Pdl gli si sta rivoltando contro.
Due governatori potenti come Formigoni e la Polverini, più il sindaco di Roma Alemanno, avvertono che di spostare ministeri (con o senza portafoglio) non se ne parla.
Bossi è imbufalito, sospetta che Silvio stia scherzando col fuoco.
O, peggio ancora, che non controlli il suo stesso partito. In parte è proprio così.
Il Pdl è una polveriera sul punto di esplodere.
Non c’è solo Scajola all’assalto dei coordinatori nazionali, e nemmeno la fronda di Miccichè al Sud che fa proseliti pure tra i Responsabili.
La Biancofiore, fedelissima del Cavaliere, minaccia di andarsene in un gruppo autonomo.
A Milano il capogruppo Podestà attacca frontalmente il fiduciario del premier, Mantovani.
Ferrara critica con ferocia Berlusconi sulle colonne del «Giornale» di famiglia… L’impressione, ai piani alti del partito, è di una nave senza timoniere.
I due capigruppo, Cicchitto e Gasparri, hanno tentato ieri di loro iniziativa una mediazione con la Lega senza neppure informare preventivamente il Boss, che peraltro si è legato le mani da solo.
Grande è la confusione sotto il cielo del Pdl.
Ma non è nulla a confronto di quanto potrebbe accadere se, oltre a Milano, Berlusconi per caso domenica dovesse perdere anche a Napoli.
Due sberle atroci.
E allora sì che, come ammette uno dei suoi generali più fedeli, «salterebbe il tappo». In pubblico lui sostiene che non ci sarebbero contraccolpi sul governo, ma a crederlo sembra rimasto da solo.
Ugo Magri
(da “La Stampa“)
argomento: Berlusconi, Bossi, Costume, elezioni, emergenza, Giustizia, governo, la casta, LegaNord, PdL, Politica, radici e valori | Commenta »
Maggio 23rd, 2011 Riccardo Fucile
LA LEGA PRETENDE LO SPOSTAMENTO A MILANO DEI DUE MINISTERI PATACCA DI CALDEROLI E BOSSI SOLO PER PRENDERE PER I FONDELLI I MILANESI… ALEMANNO SI OPPONE, IL PDL FRENA, BERLUSCONI RACCONTA PALLE: NON HA DETTO SI’, MA NEANCHE NO, L’IMPORTANTE E’ SOLO RUBARE VOTI A MILANO, POI NON SE NE FARA’ NULLA
Spostare i ministeri da Roma a Milano? E’ scontro tra Pdl e Lega.
A tentare di mettere tutti d’accordo ci pensa come sempre il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, che in serata dichiara: “Ci sono già a Milano dipartimenti delle opere pubbliche e del provveditorato scolastico, penso che non ci sia nessuna difficoltà a che alcuni ministeri possano venire a Napoli e in altre città anche del Sud e che potranno essere in grado di lavorare conoscendo da vicino le situazioni”.
In pratica il nulla, la solita esca elettorale per i milanesi, confidando che abbocchi qualche sprovveduto.
Nel corso della giornata diversi esponenti del Pdl si sono espressi contro la proposta della Lega di decentramento ministeriale dalla capitale al Nord.
Mentre gli amministratori del Sud rivendicano un ministero anche per loro. Doveva essere “una sorpresa”, annunciata dal ministro leghista della Semplificazione Normativa, Roberto Calderoli, in vista del ballottaggio tra il sindaco Letizia Moratti e il candidato del centrosinistra Giuliano Pisapia. “Sosterremo la Moratti — ribadisce il leader della Lega, Umberto Bossi – ma deve fare molto meglio del passato”.
Dal Pdl però, non ci stanno.
Il trasferimento porrebbe dei “complessi problemi istituzionali”, frenano i capigruppo Pdl, Maurizio Gasparri e Fabrizio Cicchitto.
Meglio organizzare conferenze periodiche tra il capoluogo lombardo e la capitale e lasciare le sedi istituzionali dove sono. Ma da Bossi non è arrivata nessuna ritirata.
“Parola data non torna indietro — dichiara il leader del Carroccio — sulla questione dei ministeri Berlusconi è d’accordo e i ministeri verranno”.
Anzi, specifica, “non è mica detto che si tratti solo dei ministeri mio e di Calderoli, arriverà a Milano un ministero enorme dove si fa l’economia”.
Nel pomeriggio, da un banchetto alla periferia di Milano, è partita la raccolta firme ufficiale per il decentramento ministeriale.
”Io sono abituato che nel partito decide Berlusconi — aggiunge Calderoli- e lui ci ha detto di sì, a me basta”.
Poveretto non ha capito che ormai Silvio decide poco e fa solo danni.
A chi non basta sono evidentemente la presidente della regione Lazio, Renata Polverini, e il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, che hanno chiesto un incontro urgente al premier per avere chiarimenti.
E il primo cittadino della Capitale aggiunge, rivolto al Senatur: “Così si metterebbe in discussione ogni equilibrio e ogni intesa”.
Le critiche dal Pdl alla proposta leghista in giornata sono piovute da tutti i lati.
Da membri del governo come il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, che dichiara asciutto: ”Non è importante dove è un ministero, l’importante è cosa fa”. E ricorda: ”Pochi sanno che il mio ministero ha già una sede a Milano presso la caserma di piazza Novelli: io ho là il mio ufficio ma non ho fatto per questo un annuncio particolare”.
L’idea non dispiace invece al governatore della regione Lombardia, Roberto Formigoni, che però ammette: “E’ complesso e non è la richiesta più pressante dei nostri imprenditori e dei nostri ceti produttivi”.
Una dichiarazione che si attira le ire leghiste. “Formigoni stia zitto — risponde Bossi — è stato eletto con i voti della Lega, Milano ci guadagnerebbe troppo perchè possa permettersi di dire no”.
E Stefano Galli, capogruppo del Carroccio nel consiglio regionale lombardo, aggiunge: ”Se davvero Formigoni vuole favorire la Moratti farebbe meglio a tacere”.
Soffiando sulla polemica, Galli prende le distanze dal movimento di Cl, a cui Formigoni appartiene, e sottolinea: “La Lega Nord punta, con ottime percentuali di successo, a raggiungere il cuore e la testa della gente. Gli esponenti di Comunione e Liberazione, a quanto pare, mirano invece agli interessi”.
Il progetto di decentramento ministeriale ha poi avuto l’effetto di scatenare le rivendicazioni degli amministratori del Sud.
Lo spostamento dei ministeri “non è uno scandalo” per il presidente Pdl della regione Campania, Stefano Caldoro.
Ma con una postilla: “Bisogna farlo con equilibrio e quindi quando si parla di Milano bisogna parlare anche di Napoli“.
E da Forza del Sud — che appoggia il governo — avvertono: il movimento proporrà la sua raccolta firme, sul modello leghista, “per decentrare tre ministeri, uno a Napoli, l’altro a Bari e il terzo a Reggio Calabria“, spiega il presidente Pippo Fallica.
Che fuori dalle provocazioni conclude: “Per noi l’Italia è una sola, la sua capitale è Roma e solo lì devono stare tutte le istituzioni di governo nazionale”.
Lo scontro interno Lega-Pdl piace all’opposizione, soprattutto in vista del ballottaggio nel capoluogo lombardo.
”Un fuoco di sbarramento” per il deputato Pd Michele Meta, secondo cui ”per la Moratti le cose si complicano”.
“La maggioranza ha fatto un ridicolo autogol” commenta Francesco Pasquali, capogruppo Fli per il Lazio.
E ancora nel Terzo polo c’è chi, come Savino Pezzotta dell’Udc, si sente preso in giro.
E, nonostante la scelta di non indicare candidati da sostenere al ballottaggio, chiede ai milanesi “di stare attenti a come votano”.
E all’interno della maggioranza qualcuno ha già capito.
”Il centrodestra ha il problema di conservare sangue freddo ed evitare colpi di testa da qui ai ballottaggi di domenica prossima — ha spiegato il vice presidente dei deputati del Pdl, Osvaldo Napoli -. Gli elettori si convincono per le poche, essenziali cose ben fatte e per quelle che potranno fare i futuri sindaci”.
La morale? Pdl e Lega sono alla frutta, a Milano rischiano la legnata e siamo al si salvi chi può.
La Lega cerca di salvare la faccia dopo essersi vendita l’anima, nel Pdl ci si posiziona per il dopo Berlusconi.
Ma chi è in grosse difficoltà stavolta è anche Bossi: ormai la base leghista è stanca anche delle sue di palle, non solo di quelle di Silvio.
argomento: Bossi, Costume, elezioni, Formigoni, governo, la casta, LegaNord, PD, PdL, Politica, radici e valori, Roma | Commenta »
Maggio 23rd, 2011 Riccardo Fucile
“ECCO COSA VOGLIAMO FARE PER QUESTA CITTA”…LE VERE PROPOSTE DEI DUE CANDIDATI A SINDACO DI MILANO … LE LORO POSIZIONI SUI PRINCIPALI PROBLEMI
In teoria alle amministrative si vota per chi ti organizza il servizio idrico, la spazzatura, i
trasporti urbani, gli asili nido, la sicurezza, il verde pubblico, le biblioteche civiche e gli spazi ricreativi.
Cose concrete, quotidiane. Anche in realtà come Milano.
Eppure questi sono giorni di ordalia: effetti speciali e bieche caricature, ben oltre la tradizionale propaganda.
Dovendo inseguire il rivale, è soprattutto il centrodestra che attacca le ricette di Giuliano Pisapia.
Ma cosa c’è scritto davvero nei programmi dei candidati a sindaco di Milano, nei punti più caldi sollevati in vista del ballottaggio?
Nomadi
Per Pdl e Lega se Pisapia vincesse trasformerebbe Milano «in una zingaropoli islamica».
Di nomadi il programma dell’avvocato parla nel capitolo «Immigrazione non è illegalità . Il laboratorio di via Padova».
L’esperienza dei campi rom viene definita «negativa». Da superare. Per questo «il problema della casa può essere affrontato guardando alle esperienze di autocostruzione» sperimentate nella democratica Torino e nella leghista Verona e cofinanziate dall’attuale ministero del Lavoro.
Il programma di Letizia Moratti punta invece «sull’azzeramento dei campi irregolari», ma quelli «regolari messi in sicurezza e ridotti» rimarrebbero.
Moschea
Pisapia vorrebbe aprirne una in ogni quartiere della città , accusano i suoi avversari.
In realtà nel suo programma si punta a concentrare il culto «in un grande centro di cultura islamica che comprenda, oltre alla moschea, spazi di incontro e aggregazione».
Potrebbe diventare «una grande opportunità culturale per Milano».
Di moschea, invece, non c’è menzione nell’agenda del sindaco uscente.
Ma il consiglio comunale nel novembre 2009 ha approvato le linee guida per la costruzione di centri di culto islamici.
E i primi firmatari sono stati proprio due esponenti del Pdl, Aldo Brandirali e Michele Mardegan.
Inoltre, un centro multiculturale è previsto nel nuovo Piano urbanistico appena approvato dalla giunta Moratti.
Stanze del buco e centri sociali
Di stanze del buco non c’è traccia nelle 31 pagine del programma di Pisapia. Anche i centri sociali, che pure lo appoggiano, non vengono menzionati.
A sua volta il centrodestra mette al centro della sua azione sgomberi «degli stabili occupati dai centri sociali» e ordinanze.
Sicurezza
Pisapia, se eletto, punta a «revocare le ordinanze inutili e dannose». «Illuminare di più i quartieri, i parchi e le zone periferiche». «Incentivare chi riapre i negozi sfitti».
E «aumentare la frequenza dei mezzi pubblici negli orari notturni».
In più la Polizia locale tornerà ad occuparsi di «infrazioni ambientali, urbanistiche, nei cantieri, annonarie e da circolazione stradale: non il corpo paramilitare agli ordini di De Corato».
Moratti, se con fermata, promette la prosecuzione del «Progetto Sierra», ossia «il pattugliamento della città a velocità ridotta»; «l’aumento della sicurezza sui mezzi pubblici»; «la diffusione dei braccialetti anti aggressione» e «il pattugliamento di sorveglianza vicino alle stazioni ferroviarie ».
Diritti civili
Il centrosinistra propone un registro simbolico delle unioni civili.
«E’ doveroso — si legge nel programma – che l’amministrazione promuova e tuteli i diritti costituzionali attinenti alla dignità e alla libertà delle persone ». Il voto, invece, è materia di competenza nazionale.
Ma Pisapia propone una modifica dello statuto del Comune perchè ai referendum cittadini possano parteciparvi anche cittadini stranieri residenti. Su questi punti, il programma di centrodestra non si esprime.
Tasse
Letizia Moratti accusa Pisapia di voler alzare le tasse ai commercianti.
Nel programma dell’avvocato si punta a privilegiare il prelievo sull’utilizzo/ consumo della città rispetto al prelievo sui redditi e ad aggiornare il catasto delle proprietà immobiliari per recuperare maggior gettito grazie ad una più corretta rappresentazione del valore delle proprietà ai fini dell’Ici seconda casa.
In quello dell’attuale sindaco, invece, è prevista l’introduzione dell’Imu con l’intento di rimodularla al ribasso per le imprese artigiane e commerciali in difficoltà e in periferia, e per le nuove imprese ad alta tecnologia.
Lavoro
Pisapia propone di trasformare Afol, l’agenzia di formazione e orientamento lavoro, in un centro attrezzato della formazione.
Inoltre, tra le proteste del centrodestra, promette la modifica della legge che vieta la partecipazione ai concorsi pubblici (sportellisti, conducenti di mezzi, tassisti) ai cittadini stranieri, introducendo il requisito di residenza/permesso di soggiorno.
Moratti, infine, punta su agevolazioni per i negozi di vicinato e l’imprenditorialità giovanile. Incentivi all’apertura di locali e negozi. Potenziamento della fondazione Welfare ambrosiano e del Celav, il Centro di accompagnamento al lavoro.
Eppure di tutti questi temi, nel dibattito infuocato, non sembra esservi traccia.
argomento: elezioni, Milano, PD, PdL, Politica, radici e valori | Commenta »
Maggio 23rd, 2011 Riccardo Fucile
SAREBBE UNA INVENZIONE DEL PDL COSTRUITA AD ARTE PER CRIMINALIZZARE I SEGUACI DI PISAPIA…PROGNOSI DI UN GIORNO, VISITA DEL PREMIER IN OSPEDALE… IL PARTITO DEI PATACCARI METTE IN SCENA IL SOLITO TEATRINO: NON SANNO PIU’ A COSA ATTACCARSI
“L’aggressione a Franca Rizzi? Non è mai avvenuta”
Dice che Franca Rizzi, la donna che ieri ha denunciato di essere stata aggredita da giovani vicini a Pisapia, non è stata affatto aggredita in via Osoppo ed è pronta a ripetere la sua testimonianza in tribunale.
Così Shirin Kieayed, una donna che ha raccontato di aver assistito bene a quanto davvero successo al mercato ieri.
“Ho deciso di espormi con nome e cognome — ha spiegato alla radio — perchè ho assistito direttamente a quanto avvenuto ieri al mercato di via Osoppo”.
Kieayed ha spiegato di aver “sentito la voce dei sostenitori di Pisapia e di quelli della Moratti che cercavano di sovrastarli. Una signora, che poi è la donna che ha denunciato l’aggressione, si è avvicinata a uno dei sostenitori di Pisapia cercando di farlo tacere, strattonandolo e tirandolo per un braccio. Lui si è girato e le ha risposto ma non l’ha spinta, nè colpita. Lei si è seduta a terra di propria volontà . Una volta seduta ha cominciato gridare di essere stata aggredita”.
“Questo racconto — ha concluso — sono pronta a ripeterla davanti a un tribunale”.
Che non si tratti di una vicenda limpida è anche confermato dalla prognosi di appena un giorno che è stata riconosciuta alla presunta vittima, nonchè la visita che ha ricevuto in ospedale da parte del premier.
Una serie di tasselli per una operazione patacca decisa a tavolino?
Non sarebbe la prima e probabilmente neanche l’ultima posta in essere per screditare un avversario politico.
argomento: Comune, governo, la casta, Milano, PdL, Politica, radici e valori | Commenta »
Maggio 23rd, 2011 Riccardo Fucile
MEDIA DI ASCOLTO BASSA PER IL PREMIER, FA PERDERE PUNTI DI SHARE E QUANDO FINISCE I TELESPETTATORI RITORNANO…CARLO FRECCERO: “LE FINTE INTERVISTE DIMOSTRANO DEBOLEZZA E INDICANO PREPOTENZA”
Che succede se Berlusconi lascia il bunker, si fa vedere e rivedere su cinque telegiornali? ![](http://img32.imageshack.us/img32/254/datiauditel.jpg)
Chi accetta l’intervista tipica del videomessaggio (Tg1, Tg2, Tg4, Tg5) perde punti di share (tranne Studio Aperto), mentre chi risparmia la noia ai suoi telespettatori (Tg3 e TgLa7) migliora.
Anzi, dappertutto la media di ascolto durante il suo intervento è bassissima e, appena il premier scompare dal video, nuovi telespettatori arrivano nel giro di un minuto: 180 mila in più per il Tg1, 150 mila per il Tg5, in crescita anche il Tg2, il Tg4 e Studio Aperto.
Nessuno aspettava con ansia la televendita del Cavaliere.
Non contento di aver già violato la par condicio, tema sul tavolo dell’Agcom di lunedì, il premier ha replicato ieri su Telelombardia e mercoledì sarà a Porta a Porta (e per evitare sanzioni, Vespa dice che il giorno prima avrà Di Pietro e Bersani ha rifiutato l’invito, ma il segretario del Pd spiega che non vuole fare da tappabuchi al premier).
Dopo la nota di protesta del comitato di redazione (due sì e il no di Attilio Romita), i giornalisti del Tg1 affiggono in bacheca biglietti contro la linea Minzolini.
Il consigliere Nino Rizzo Nervo: “Le eventuali multe dovranno pagarle i direttori dei tg”.
E domani la Federazione nazionale della stampa e il sindacato Rai (Usigrai) protesteranno a viale Mazzini.
Il presidente Paolo Garimberti chiede che il servizio pubblico ripristini il pluralismo: “Ora spazio a tutti i partiti”.
E Famiglia Cristiana indica un problema infinito: “In onda il conflitto di interessi”.
Le tende zafferano che si confondono con il trucco sul viso, le bandiere istituzionali, l’enorme simbolo di partito, l’espressione seriosa.
A raffica: cinque telegiornali, un’intrusione radiofonica e poi sui giornali. A
l quinto giorno di silenzio, Silvio Berlusconi uscì dal rifugio per proiettare la sua luce e invece, più che rifiutarlo, nessuno se n’è accorto.
Carlo Freccero è preoccupato.
Il direttore di Rai 4 conosce la televisione e pure Silvio Berlusconi.
Freccero ha una domanda per il Cavaliere: “Perchè signor presidente si riduce ai video-messaggi? E poi un venerdì di metà maggio con i milanesi in viaggio verso la costiera ligure o i vigneti di Monferrato e senza eventi internazionali o nazionali che possano incuriosire i telespettatori. Chi l’ha consigliata? E per carità , non chiamatele interviste. Questa è solo violenza comunicativa per dimostrare che lui gode con il conflitto d’interessi e può sfregiare le regole di par condicio”.
Cinque passaggi televisivi, identici, che marcano la sua stanchezza: “Dov’è finita la sua competenza? Ha scambiato le interviste con la pubblicità , costringendo i giornalisti a trasformarsi in servi. Ogni intervista ha bisogno di una storia, un’identità , una narrazione”.
Facciamo un giochino, più versioni di Berlusconi per ciascun telegiornale. Studio Aperto, Tg5: “Doveva intrattenere chi è abituato al rotocalco con una scenetta, una stretta di mano con Galliani o un suo collaboratore, parlare in stile informale, magari in mezzo ai giardini di Arcore”.
Tg4: “Poteva chiacchierare con Emilio Fede, rivolgersi ai telespettatori che lo seguono dall’inizio con un linguaggio semplice e sicuro”.
Tg1, Tg2: “Fare più istituzionale e rigoroso, ma con idee e autorità . Doveva sorprendere l’ascoltatore con una novità , non basta la solita faccia”.
Valore mediatico? Quasi zero.
Valore politico? Zero.
Davvero Berlusconi pensava di convincere qualcuno con la sua presenza senza nulla di forte e di fresco?
Davvero pensava che i milanesi l’aspettassero di venerdì sera?
Quando parli per dovere provochi più disorientamento che energia al tuo pubblico.
L’intervista finta, servita fredda, è terribile.
È un atto di prepotenza perchè ti ricorda chi è il padrone del mezzo televisivo. È anche un atto di disperazione perchè svela il tentativo di recuperare voti con fare confuso e maldestro”.
È un po’ come Umberto Bossi che dichiara, smentisce e rettifica dieci volte al giorno, che tradisce la sua leggenda nel popolo leghista: “I militanti del Carroccio sono furiosi e si sfogano con espressioni simili al Fronte Nazionale francese. Prima erano folgorati dal capo che resiste, combatte e supera la sua malattia, fiero e tenace come Giussano. Ma ora la distanza tra il Bossi di governo e il popolo di lotta, anche nei giorni dei ballottaggi, accentua la sua fatica, la sua stanchezza e il capo perde credibilità . Abdica l’illuminata guida padana”.
Carlo Tecce
(da “Il Fatto Quotidiano“)
argomento: Berlusconi, governo, la casta, PdL, Politica, radici e valori, RAI, televisione | Commenta »