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BERLUSCONI GIA’ SCARICA LE COLPE DELLA SCONFITTA: “ABBIAMO SBAGLIATO I CANDIDATI”

Maggio 25th, 2011 Riccardo Fucile

SILVIO SI SUPERA: “TROPPA POLITICIZZAZIONE SU QUESTO VOTO AMMINISTRATIVO”… MA COME, SE ERA STATO LUI A RICHIEDERLA…. ORA CHE SA DI PERDERE E’ COLPA DEI CANDIDATI.. E I MINISTERI AL NORD DIVENTANO SOLO UFFICI DI RAPPRESENTANZA

Silvio Berlusconi convoca l’ufficio di presidenza del Pdl e allo stato maggiore del partito riunito a Palazzo Grazioli spiega che il risultato delle elezioni amministrative al primo turno forse è dipeso anche dalla scelta dei candidati a sindaco.
Secondo quanto viene riferito da alcuni dei presenti alla riunione, il premier, svolgendo un’analisi del voto, avrebbe osservato che forse non sempre sarebbero state fatte scelte giuste.
Un ragionamento che avrebbe provocato sorpresa e fastidio in   Letizia Moratti e Gianni Lettrieri, impegnati in due difficilissimi ballottaggi.
Nel discorso, viene sempre riferito, il premier avrebbe anche affrontato la questione della politicizzazione del voto amministrativo, “forse caricato di un peso a volte eccessivo”, avrebbe detto il premier.
Il Cavaliere, però, ha rassicurato i presenti, sostenendo che il Pdl resta il partito più forte in Europa dopo le elezioni di medio termine.
E ha rilanciato la sfida di Milano: “Dare le città  in mano all’estrema sinistra è una follia. Siamo in campo per restarci”.
“Anche perchè, ha continuato Berlusconi, il primo turno elettorale non è andato male, nonostante quello che dicono “la sinistra e i giornali della sinistra”.
Per il presidente del Consiglio, dopo il voto di fiducia di ieri , “la maggioranza è rafforzata e più coesa ed ora dobbiamo fare le riforme promesse ai cittadini, a partire da quella del fisco in modo che non ci siano più vessazioni per i cittadini”.
Infine la questione dello sbandierato trasferimento di ministeri al Nord, che la Lega chiede a gran voce.
La frenata del premier è evidente: “Nessuno spostamento, apriremo degli uffici di rappresentanza”

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APPELLO FUTURISTA: FUTURO E LIBERTA’ PER I NAN-ETTI DA GIARDINO, MENTRE IMPAZZANO RAPACI E UCCELLI MIGRATORI

Maggio 25th, 2011 Riccardo Fucile

IL SEGRETARIO REGIONALE LIGURE DI FLI, ENRICO NAN, SEMBRA ESSERSI APPOSTATO FUORI DA UNA CHIESA CON IL PIATTINO IN MANO, IN ATTESA CHE ESCA SCAJOLA E LO GRATIFICHI DELLA ELEMOSINA… IL DISASTROSO RISULTATO ELETTORALE DI SAVONA E LA PERCENTUALE DELL’1,2% PREVISTO DA UN SONDAGGIO A GENOVA RICHIEDONO UNA SVOLTA…UN PARTITO IN PREDA A FAIDE INTERNE E MIGRANTI   DA ALTRI PARTITI… E CHI ORGANIZZA QUALCOSA DI SERIO VIENE CRITICATO DA CHI RACCOGLIE SOLO INSUCCESSI

Inutile nascondersi dietro un dito: mentre a livello nazionale Futuro e Libertà  non raccoglie certo un grande successo, ma pone le basi in città  come Milano e Napoli per il progetto politico del Terzo Polo, risultando determinante per costringere il Pdl e la Lega al ballottaggio e alla futura sconfitta, vi sono molte realtà  locali dove Fli sta sotto il 2%.
Il che vuol dire, rapportando il dato amministrativo a eventuali elezioni politiche, che Fli non arriverebbe alla soglia del 4%.
All’origine di questo insuccesso, oltre alle note posizioni a livello nazionale ancora ambigue o almeno percepite come tali dall’elettorato, non si possono nascondere le responsabilità  locali.
Certamente rilevanti sono altri elementi: il fatto che Fini sia “prigioniero” del suo ruolo istituzionale e possa avere poca libertà  di esprimersi da leader di partito, la assoluta carenza di mezzi finanziari per veicolare le idee, la mancanza di una organizzazione sul territorio, la collocazione sui problemi che diventa sempre frutto di una mediazione interna, la palla al piede degli “inviati speciali del cardinale” che pur rappresentando solo se stessi ostacolano di fatto ogni presa di posizione netta.
E’ evidente che concetti quali legalità , unità  nazionale, meritocrazia finiscono per risultare astratti se non vengono coniugati sul territorio, accompagnati magari da socialità , solidarietà , lotta alla casta e agli sprechi della politica.
Se si è “contro” Berlusconi non è solo perchè all’interno del Pdl non c’è confronto democratico e non è permesso dissentire, ma perchè Fli ha un’altra idea della destra del futuro.
E questa idea va spiegata.
Ma ciò deve avvenire oltre gli steccati attuali o, come dice Fini, “andando oltre la destra e la sinistra” così come oggi concepiti.
Se vogliamo parlare a tutti e cercare adesioni sul programma non bisogna, ricorda Fini, riproporre o riportare in vita An o il Pdl, ma creare un partito nuovo nei modi e nella mentalità .
Veniamo così alle realtà  territoriali: per propagandare questo programma occorrono uomini in sintonia con esso, non legati alle vecchie logiche spartitorie o, quando in buona fede, a categorie superate della politica.
Fa rabbrividire sentire dei giovani che, invece di confrontare esperienze politiche, proporre iniziative, aver voglia di spaccare il mondo, declinano per prima cosa la loro carica interna.
Sembra di assistere alla sfilata dei guardiani della rivoluzione senza averla mai fatta, anzi senza aver mai sparato un colpo.
Fli ha distribuito troppe medaglie al valore senza verificarlo, troppe medaglie al merito solo per aver abbandonato altri lidi (dove magari qualcuno era tagliato fuori dalla stanza dei bottoni), troppe cariche senza sottoporle a verifiche a tempo.
E lasciamo perdere la teoria dei dirigenti scelti in futuro dagli iscritti: andrebbe bene se facessimo come la Lega (detto da me penso sia significativo) dove solo dopo due anni di militanza uno può accedere ai congressi.
Altrimenti volete sapere cosa succede? Che i ras locali, interessati a candidature future, per non dire di peggio, si comprano pacchetti di tessere e vincono i congressi a scapito di chi ha sudato per il partito, ha magari meno iscritti, ma veri e reali.
Finiamo con Genova e la Liguria.
Da mesi non si assiste altro che a lotte interne, per dividersi cosa poi?
L’1.2% che un recente sondaggio ha accreditato a Futuro e Libertà  a Genova?
Ci sono più correnti che iniziative sul territorio e ormai la principale attività  è attendere che qualcuno metta in atto una iniziativa e poi inviare comunicati stampa ai giornali per criticarlo.
Gli stessi giornalisti sono sconcertati perchè parlano con un dirigente che dice una cosa, chiedono ad un altro esponente e sentono la tesi opposta, telefonano a un terzo che magari cade dalle nuvole.
E parliamo di esponenti con massimi incarichi, non di semplici iscritti.
Il segretario regionale Enrico Nan è una brava persona, nulla da dire, ma non basta essere una brava persona per fare politica a un certo livello: occorrono idee, carisma, impersonificare il partito che si rappresenta, capirne l’anima, avere la sensibilità  del proprio potenziale elettorato, imporre una disciplina di partito, essere aggregante, scegliere gli uomini giusti al posto giusto.
Non si può in sei mesi aver rilasciato alla stampa solo una dichiarazione a favore di Scajola per le sue vicende, una contro i grillini, un’altra di solidarietà  ancora a Scajola per aver detto che bisogna ricostruire un rapporto con Fli.
Chi lo legge ricava solo un’impressione: che i futuristi facciano come quei romeni che si mettono col piattino in mano fuori dalla chiesa in attesa che finisca la funzione, che Scajola esca e gli metta una moneta nel piattino.
Nulla sui contenuti, nulla sull’orgoglio di appartenenza, nessuna analisi critica e culturale di Pdl e Lega, solo retoriche dichiarazioni contro la sinistra.
Tanto valeva restare nel Pdl.
Nel frattempo impazzano i rapaci che puntano a vincere i congressi spandendo Martini e aperitivi alla   frutta o parlando ai giornali a ruota libera a favore di un candidato del Pd piuttosto che di un altro.
Al contempo Fli diventa come quei negozi con l’insegna “entrata libera”: arrivano rifugiati politici e profughi come a Lampedusa.
Gente che fino a ieri militava nella Lega, nell’Udc, nel Pdl dove sputava su Fini, in pochi giorni diventa dirigente di Fli, senza neanche un periodo di limbo e di prova, onde verificarne la buona fede.
Piccoli uomini di panza della periferia dell’impero, tagliati fuori dai propri partiti originari, entrano in Fli e pretendono pure di dettare legge, forti dei loro portaborse michelangioleschi che pennellano clientele.
Ma Nan preferisce non vedere e non sentire, si rifugia nel bosco come i nanetti di gesso.
Salvo uscirne qualche minuto per concedere la sua quarta e ultima dichiarazione a un quotidano notoriamente vicino a Fini, ovvero “il Giornale”, per criticare l’iniziativa di contestare la lussuosa festa della senatrice Pd Pinotti: “Non solo non abbiamo mai avallato questa iniziativa ma, a mio modo di vedere, questa non avrebbe avuto alcun senso politico”.
Che non la pensino così centinaia di genovesi che invece hanno espresso solidarietà  a chi l’ha organizzata, a Nan non interessa.
Lui preferisce difendere gli specialisti dei comunicati stampa prestampati contro chi fa qualcosa. Coloro che sostengono: meno gente aderisce, meglio è.
Concetto poco liberista, caro Nan: per costoro “meno concorrenza alla poltrona, meglio è”, tradotto dal politichese.
Se uno non comprende il risultato dell’iniziativa, non è colpa mia, sono problemi di Nan.
Io ho davanti il Paese reale, non l’elezione del presidente del circolo del Rotary ( con tutto il rispetto per o rotaryani).
Quanto a chi è in malafede, non merita neanche risposta.
Certo che se contano i risultati, chi ha contribuito a portare Fli all’1,2% a Genova avrebbe dovuto già  rassegnare le dimissioni.
Chi ha preso l’1,4% alle comunali di Savona altrettanto, visto che corrispondono alle preferenze personali del capolista Genta.
E concludiamo con una perla dell’intervista di Nan dove sostiene che “in Liguria laddove Fli si è nascosto nelle liste civiche è andato bene, dove invece si è presentato col proprio simbolo è andato male”.
Visto che in altre citta, come Siena e Viterbo, tanto per fare un esempio, il candidato di Fli ha raggiunto punte del 17% e del 10%, leggere dichiarazioni tafazziane e autolesioniste di questo genere fa pensare.
Libertà  per i nan-etti da giardino, ma   il Futuro si costruisce diversamente.

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LA META’ DELLE PENSIONI NON ARRIVA A 500 EURO MENSILI: QUESTI SONO I REALI PROBLEMI DEGLI ITALIANI

Maggio 25th, 2011 Riccardo Fucile

IL RAPPORTO ANNUALE DELL’INPS RIVELA UN’ALTRA ITALIA: IL 79% DEI PENSIONATI E’ SOTTO LA SOGLIA DEI 1000 EURO MENSILI, L’11,1% TRA 1000 e 1500 EURO, SOLO IL 9,9% SOPRA TALE QUOTA

Metà  dei pensionati vive con meno di 500 euro al mese.
E’ quanto si legge nel Rapporto annuale dell’istituto. La quota sale al 79% se si considera la soglia dei 1.000 euro lordi mensili. L’11,1% presenta importi compresi tra i 1.000 e i 1.500 euro mensili e il 9,9% superiori ai 1.500 euro.
Per quanto riguarda le pensioni da 500 a 1.000 euro mensili, continuano a prevalere le pensioni femminili con il 30,5% rispetto al 24,9% delle pensioni maschili.
Il trend si inverte nelle classi di importo più elevato, laddove le pensioni dei titolari maschi presentano pesi percentuali nettamente più significativi: il 18,9% tra i 1.000 e i 1.500 euro mensili (contro il 5,6% per le donne) e il 20,2% con importi superiori ai 1.500 euro mensili (a fronte di appena il 2,6% per le pensioni erogate alle donne).
Il gruppo più numeroso di pensionati è rappresentato dai titolari di sole pensioni di vecchiaia (7,2 milioni), ai quali è destinato un reddito pensionistico lordo medio mensile pari a 1.182,82 euro.
Il secondo gruppo in termini di numerosità  è costituito dai titolari di almeno due pensioni di tipo previdenziale non della stessa specie (1,6 milioni), che mediamente ricevono 1.185,31 euro al mese.
Seguono i beneficiari di sole pensioni assistenziali (1,5 milioni) che percepiscono mediamente 621,71 euro mensili e, nell’ordine, i percettori di prestazioni assistenziali associate a una qualche prestazione di tipo previdenziale (1,4 milioni) con importi medi mensili pari a 1.338,98 euro, i titolari di sole pensioni ai superstiti (1,3 milioni), che ricevono mediamente ogni mese 869,15 euro e i beneficiari di sole pensioni di invalidita’ previdenziale (circa 717mila) con importi medi mensili di 754,30 euro.
Il rapporto riassume anche il costo complessivo dei trattamenti di sostegno al reddito (cassa integrazione, indennità  di disoccupazione, mobilità ).
L’Inps ha speso nel 2010 19,7 miliardi comprensivi dei contributi figurativi connessi a queste prestazioni.
Nell’anno “sono proseguite le azioni dirette a contrastare l’impatto sociale della crisi sia attraverso l’utilizzo degli ammortizzatori sociali in deroga, con l’ampliamento delle categorie di fruitori, che mediante specifici interventi atti a fronteggiare la congiuntura economica sfavorevole”.
Le ore autorizzate nell’anno per le prestazioni di Cassa integrazione nel complesso (ordinaria, straordinaria e straordinaria in deroga) sono state 1,2 miliardi (+31,7% sul 2009).
Il livello di utilizzo reale dello strumento espresso dal cosiddetto “tiraggio” (rapporto tra il totale delle ore utilizzate ed il totale delle ore autorizzate), è stato nel 2010 del 49,1% ( pari a 590,8 mln di ore) a fronte del 65,4% registrato nell’anno precedente. Per le prestazioni ordinarie sono stati erogati 1.175 milioni di euro, per quelle straordinarie al netto della deroga 1.363 milioni di euro e per i trattamenti in deroga 628 milioni di euro (per un totale di oltre tre miliardi).
La spesa sostenuta per le prestazioni di indennità  di mobilità  ammonta a 1.273 milioni di euro mentre per i diversi trattamenti di disoccupazione sono stati erogati 6.700 milioni di euro.

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BERLUSCONI CONTRO BOSSI: “NON ACCETTERO’ UN ALTRO RIBALTONE, DEVE DARMI GARANZIE SUBITO”: MA NON ERANO COSI’ AMICI?

Maggio 25th, 2011 Riccardo Fucile

DA COMPAGNI DI MERENDE A PARENTI-SERPENTI: IL PREMIER TEME UN GOVERNISSIMO E L’EMERGENZA ECONOMICA…UN MINISTRO DICE: “SE CADE MILANO, A SILVIO CONVIENE GOVERNARE LA SUA SUCCESSIONE”… L’UNICO NOME CHE TROVEREBBE D’ACCORDO LE VARIE CORRENTI E’ QUELLO DI GIANNI LETTA

Saltare a piè pari il risultato (che si prevede catastrofico) dei ballottaggi a Milano e Napoli.
Provare a far finta di niente, proiettando l’azione del governo sui prossimi mesi. Allontanare lo spettro di quel governissimo che è tomato a materializzarsi su palazzo Chigi.
A questo servirà  l’ufficio di presidenza convocato oggi da Berlusconi, dopo essersi coperto le spalle con il faccia a faccia di ieri sera con Umberto Bossi.
Un incontro a tratti teso, durante il quale il premier ha chiesto conto all’alleato di quei “rumors” su una trattativa segreta imbastita dal Carroccio con le opposizioni sulla legge elettorale.
«Umberto – ha scandito il Cavaliere – la riforma elettorale è una mossa studiata a tavolino per far saltare il governo e rompere la nostra alleanza. Ve ne rendete conto? Ma se pensate che a pagare ai ballottaggi possa essere soltanto io vi sbagliate di grosso. Non me ne starò certo zitto mentre preparate un ribaltone. Mi dovete dare garanzie ora».
La fragile tregua che faticosamente viene siglata alla fine del summit – con la decisione di accantonare la querelle sul trasferimento dei ministeri e la promessa di marciare uniti sulla riforma elettorale – servirà  dunque ad arrivare almeno fino al voto senza ulteriori scossoni.
Ma non allontana la prospettiva di uno show-down traumatico a urne chiuse.
Il Cavaliere è determinato comunque ad andare avanti e stasera, a Porta a Porta, ripeterà  come un mantra le tre parole d’ordine che saranno messe nero su bianco dal vertice del Pdl: riforma del fisco, piano per ilSud, riforma della giustizia.
Nulla di nuovo, se non l’ennesimo annuncio di uno sblocco dei dieci miliardi di euro di fondi strutturali europei.
Ma il contropiede deciso ieri nella riunione con Verdini, Bonaiuti, Cicchino eAlfano, prima che arrivassero i leghisti, serve appunto a gettare preventivamente una rete di sicurezza per quello che potrebbe accadere da lunedì, quando Napoli e Milano potrebbero ritrovarsi con due sindaci di centrosinistra.
«Proveranno a farmi fuori – ha spiegato Berlusconi – e noi dobbiamo anticiparli, dobbiamo togliere ogni valenza politica al voto. E dare una prospettiva di legislatura al governo».
Più facile a dirsi che a farsi.
Sapendo, ad esempio, che il Terzo polo ha fatto capire di essere pronto a rientrare in maggioranza in caso di passo indietro del Cavaliere.
Ieri sera, però, a palazzo Grazioli mancava il protagonista, il ministro che dovrebbe garantire l’attuazione della riforma fiscale e del piano di interventi per il Mezzogiorno. Nonchè uno dei principali sospettati per guidare quel governo di unità  nazionale che Berlusconi teme come la peste: Giulio Tremonti.
Il quale ieri, annusata l’aria, ha detto chiaro e tondo quello che pensa: «Non condivido la frase “adesso che è finita la crisi si può fare… allargare i cordoni della borsa, reperire risorse, trovare soldi. C’è un deficit di comprensione di quello che è successo e di quello che non può continuare a essere».
Dunque niente soldi. Anzi, la prospettiva è nera, con l’imminente arrivo di tagli per 40 miliardi di euro in tre anni, di cui una decina da trovare subito.
Oltretutto Tremonti può farsi forte del pesante giudizio dato ieri dalla Corte dei conti. I magistrati contabili sostengono che per rispettare i nuovi vincoli europei sul debito occorrerà  un intervento «del 3% all’anno, pari a circa 46 miliardi nel caso dell’Italia». Una mazzata «di dimensioni paragonabili a quella realizzata nella prima parte degli anni Novanta perl’ingresso nella moneta unica».
Per taluni ministri la copertura politica di un governo di salvezza nazionale.
E come se tutti i nodi venissero al pettine, le questioni lasciate in sospeso presentassero il conto tutte insieme a Berlusconi: il bilancio dello Stato, lo stato del Pdl, la sconfitta (possibile, probabile) alle amministrative, il rapporto con la Lega.
Un ministro del Pdl non si fa illusioni sui margini di manovra rimasti al capo del governo: «Se lunedì perdiamo a Milano viene giù tutto. Berlusconi a quel punto può decidere da solo di fare un passo indietro subito e governare così la sua successione. Oppure, se insiste a far finta di niente, tempo tre mesi qualcuno si incaricherà  di farlo fuori comunque».
Gli scricchiolii già  si avvertono e, a dispetto delle rassicurazioni notturne e dei pugni affettuosi che Bossi gli assesta sul palmo della mano, è sul Carroccio che si appuntano tutti i sospetti.
«I leghisti – confida il segretario dell’Udc Lorenzo Cesa– ci stanno avvicinando discretamente per proporci la riforma elettorale. Al loro interno c’è dibattito su questo ed è chiaro che la proporzionale è il salvagente che gli consentirebbe di non affondare insieme a Berlusconi. Potrebbero presentarsi da soli alle elezioni e poi trattare con chi vince».
Anche nel Pdl si ragiona come se il dopo-Berlusconi fosse già  iniziato.
Ma il nome che potrebbe mettere tutte le correnti d’accordo, lasciando impregiudicata la scelta del candidato premier per il 2013, è uno soltanto: Gianni Letta.

Bei Francesco
(da “La Repubblica“)

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A GIUDIZIO PER CORRUZIONE CONSIGLIERE COMUNALE DI FERRARA: SARA’ “RESPONSABILE” COME IL GRUPPO DI MOFFA, DI CUI E’ IL REFERENTE LOCALE?

Maggio 25th, 2011 Riccardo Fucile

SIMONE LODI, EX PDL, PASSATO ORA AI “RESPONSABILI”, HA ORGANIZZATO A FERRARA LA FESTA DEGLI AMICI DI SCILIPOTI: PER IL FINE SETTIMANA SONO PREVISTI L’INTERVENTO DI ALFANO, DI ROMANO E UN MESSAGGIO DEL PREMIER… ACCUSATO DA SUO FRATELLO DI AVER INTASCATO UNA MAZZETTA PER AGEVOLARE UNA PRATICA EDILIZIA

L’uomo è il consigliere comunale più votato: “Me lo aspettavo, da sette anni sono perseguitato dai giudici”.
Nel 2010 finì in un’inchiesta per favoreggiamento a Palmi.
L’ultima imputazione arriva alla vigilia della kermesse che lui ha organizzato e dove si confronterà  col ministro dell’agricoltura (giovedì), quello della giustizia (venerdì) e in un collegamento in videoconferenza con il premier previsto per sabato.
È accusato di aver agevolato una pratica edilizia per intascarsi la classica mazzetta.
Il gup Monica Bighetti ha rinviato a giudizio per corruzione Simone Lodi, consigliere di opposizione del Comune di Ferrara.
Per Lodi non si tratta di un fulmine a ciel sereno. “Me lo aspettavo”, confida ai cronisti dall’alto dei suoi “sette anni di persecuzioni giudiziarie”.
Iniziate con minacce e pallottole a domicilio, proseguite con un’inchiesta a Palmi, in Calabria, che lo vedeva coinvolto per favoreggiamento in un processo per il crac di un’azienda edile e culminate nelle ultime indagini per le quali nel febbraio 2010 la pm Patrizia Castaldini aveva addirittura chiesto l’arresto (negato però anche dal tribunale del riesame).
Lodi, il più votato in consiglio alle ultime comunali (per lui oltre 900 preferenze), milita attualmente nel Gruppo Misto, dopo aver traslocato da Alleanza nazionale nel Pdl, partito lasciato per i finiani.
Il suo ultimo salto lo vede schierato ora con Azione Popolare, movimento politico che fa riferimento a Silvano Moffa, deputato di Iniziativa Responsabile (quella dell’ultima sfornata di sottosegretari).
E la notizia di oggi rischia di guastare proprio la festa dei Responsabili che Lodi ha organizzato a San Bartolomeo, nella periferia sud di Ferrara.
La kermesse politica comincerà  giovedì mattina, con l’arrivo del ministro dell’Agricoltura Saverio Romano e proseguirà  venerdì con il ministro Alfano che parlerà  di “Riforma della giustizia” e terminerà  con un coupe de theatre degno dei migliori tg nazionali: il premier Berlusconi interverrà  sabato in collegamento video per la giornata conclusiva.
Tornando alla giustizia, quella dei tribunali, secondo la procura estense il consigliere avrebbe agevolato nel 2008 una pratica edilizia dietro la promessa di denaro. Si parla di 4000 euro.
L’atto passò il vaglio del consiglio comunale mentre lui era assente. Lodi si sarebbe però dato da fare per farla passare in sede di commissione edilizia.
“In dibattimento avrò la possibilità  di provare la mia innocenza: nessuna intercettazione e nessuno dei testimoni ascoltati parla di passaggio di soldi”, reagisce l’imputato, che comparirà  davanti al giudice il 12 ottobre.
E, a proposito di imputazioni, tutto è nato da una denuncia sporta ai carabinieri.
Il grande accusatore? Suo fratello.
Che probabilmente non era tra i 900 che avevano messo il suo nome sulla scheda elettorale.

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LA LISTA DEI REGALI DI ANEMONE ALLA CRICCA: ANCHE SEDIE, FRULLATORI E TAPPETI, ARRAFFAVANO TUTTO

Maggio 25th, 2011 Riccardo Fucile

TRA I BENEFICIARI (A LORO INSAPUTA?)   SCAJOLA, LUNARDI, BERTOLASO E BALDUCCI… SI FACEVANO PAGARE DA ANEMONE PERSINO LE SPESE DI LAVANDERIA PER I VESTITI SPORCHI E LE BOLLETTE DI LUCE E GAS

Ci sono un milione di lire per “l’autista di Claudio Scajola”, i 30 mila euro per i lavori della figlia di Guido Bertolaso. I materassi della casa dell’allora ministro Pietro Lunardi e persino i cuscini del palazzetto di famiglia in via dei Prefetti.
E poi ancora le spese per le bollette Acea e Italgas, Sky e infine il mosaico della piscina e il tappeto della lussuosa magione di Angelo Balducci. E non manca un’annotazione per le spese del fuoristrada di Camaldo, con tutta probabilità  il monsignore amico di Balducci (3250 euro per “ass.”).
La contabilità  spicciola del sistema Anemone è saltata fuori dall’analisi dei file del computer della segretaria. Una vera miniera di informazioni gestita attraverso un apposito programma di contabilità .
Con l’aiuto dei consulenti informatici, la polizia giudiziaria ha messo in fila il dare e l’avere occulto del re dei lavori senza gara.
L’informativa depositata il 19 maggio per sostenere l’accusa contro Diego Anemone e i funzionari che lo avrebbero aiutato in cambio di regalie, Angelo Balducci, Guido Bertolaso, Mauro Della Giovampaola, Fabio De Santis, Claudio Rinaldi, si compone di ben 841 pagine di conti, sottoconti, entrate e uscite.
Ci sono persino i compensi (leciti e fatturati ovviamente) di attori come il vincitore di Ballando con le stelle Kaspar Capparoni, arruolati dalla società  di produzione di famiglia per dare lustro al film “Sole nero” nel quale recitava Lorenzo Balducci, figlio di Angelo.
Il lavoro certosino degli investigatori però ha estratto da questa massa informe di dati 12 pagine contenenti solo le spese degne di segnalazione ai magistrati.
La prima annotazione è del 27 giugno 2001: “Sedie Balducci: 1 milione e 224 mila lire”.
L’ultima è del 15 dicembre del 2009: “Sava Rinaldi scad. mese: 739,1 euro”, probabilmente il leasing di un’automobile a disposizione di Claudio Rinaldi, commissario dei mondiali di nuoto 2009.
I protagonisti della lista sono l’ex dirigente della Presidenza del consiglio Angelo Balducci e i suoi figli.
Ma non mancano annotazioni molto interessanti su Claudio Scajola, Guido Bertolaso e Pietro Lunardi.
L’ex ministro delle infrastrutture, già  indagato per l’acquisto a prezzo di favore da Propaganda Fide del palazzo di via dei Prefetti a Roma, non compare mai nella contabilità .
In compenso ci sono molte annotazioni che fanno riferimento al nome di battesimo della figlia Martyina, titolare della San Marco, l’impresa di famiglia che ha comprato quell’immobile.
Il 2 gennaio 2006 per esempio si legge: “Martina per via dei Prefetti: 250 mila euro”. Un’annotazione che gli investigatori leggono con attenzione. Anche perchè l’autista factotum di Anemone, Hidri Fathi, aveva dichiarato di avere consegnato una busta di Anemone a Martina Lunardi nella quale pensava potesse esserci un assegno .
Alla fine di ottobre del 2001, nell’Archivio cassa di Anemone compare il nome di un altro autista e di un altro ministro: Scajola.
La cifra annotata è paria a un milione di lire ed è imputata a “spese autista Scajola”.
Una somma piccola che sei giorni prima era stata preceduta da un’altra annotazione anonima: “rimborso Vanessa (probabilmente Vanessa Pascucci, moglie di Anemone, ndr) per spese ministro”.
In quel periodo Anemone curava molto i rapporti con le forze di polizia.
Il 4 luglio si legge: “800 mila lire per Questore San Vitale (sede della Questura di Roma, ndr)” e il 18 luglio “un milione di lire per Questore”. Spiccioli.
La musica cambia nel 2004. Nei primi giorni di maggio la trattativa per l’acquisto della casa di Scajola al Colosseo entra nel vivo.
E la contabilità  di Anemone registra: il 4 maggio “Angelo Z. per appartamento 50.000 euro”; il 12 maggio: “A Zamp. per appartamento: 50.000 euro”. Il 19 maggio 2004: “Compromesso (200) più Agenzia (30) Scaj: 230.000 euro”.
Proprio quel giorno è stato siglato il compromesso tra le sorelle Papa e Claudio Scajola con la consegna da parte dell’architetto Zampolini alle sorelle di 200 mila euro.
E non è finita, il 21 ottobre: “168 mila euro per c\c via del Fagutale rimb. a Maria Corse”.
Il 27 aprile Anemone spende 96 euro per un trasformatore per casa Scajola. I pm di Perugia e di Roma non hanno indagato Scajola anche perchè non è stato trovato nessun favore pubblico offerto dal politico ad Anemone per sdebitarsi
Il Fatto Quotidiano ha già  svelato, grazie alla pubblicazione delle fatture inedite di un fornitore di Anemone, che il munifico imprenditore iniziò a lavorare al Viminale quando il ministro Scajola era in carica e non dopo le dimissioni del luglio 2002, come si era detto finora.
Ora dalla contabilità  di Anemone si scoprono altri elementi sull’inizio dei rapporti tra l’ex coordinatore di Forza Italia e Anemone, databile subito dopo le elezioni del 2001, trionfali per Forza Italia e il suo coordinatore di allora.
Il 31 luglio 2001 sulla contabilità  parallela appare: “Gentile Nicola per stucchi ministro: 3 milioni e 560 mila lire”. Il 6 agosto “stucchi Palazzo Grazioli: 1 milione e 500 mila lire”; Il 27 agosto: “Remo muratore Palazzo Grazioli: 1 milione di lire”. Il 22 ottobre “lampade palazzo Grazioli: 4 milioni di lire”; Il 25 ottobre: “rimborso Vanessa per spese ministro: 5 milioni di lire”. E poi “Ciani lampadari P. Grazioli: 2 milioni e 650 mila lire”.
Fino alla prima apparizione del nome il 31 ottobre: “spese autista Scaiola: 1 milione di lire”.
Anemone pensava a tutto anche ai vestiti sporchi dei suoi amici.
L’8 maggio del 2008 appare un’annotazione: “Lavanderia per Guido B.”.
Mentre il 27 settembre del 2006 subito dopo un’entrata anonima per 30 mila euro c’è la seguente uscita: “A Diego per ft. Olivia Bertolaso emessa Odd: 30 mila euro”. Olivia Bertolaso, figlia di Guido, è proprietaria dell’appartamento ai Parioli adiacente a quello di genitori, nel quale sono stati effettuati lavori da Anemone.
Anche l’indirizzo dell’appartamento che – secondo i pm – era stato messo a disposizione di Bertolaso da Anemone, che pagava l’affitto e le spese per suo conto.
Il primo marzo si legge: “FC a Walter per via Giulia (Berto): 2000 euro”.
Il 31 marzo: “A Zampolini per via Giulia: 10 mila euro”.
E poi numerose spese per bollette “Acea via Giulia” o “Eni-gas via Giulia”.

Marco Lillo
(da “Il Fatto Quotidiano“)

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TUTTI I RINCARI DEL FEDERALISMO: ADDIZIONALI, FISCO LOCALE, CASA

Maggio 25th, 2011 Riccardo Fucile

PIU’ TASSE PER TUTTI PER FAR CONTENTA LA PADAGNA DEL MAGNA MAGNA… AUMENTATA L’ADDIZIONALE IRPEF, LA TASSA DI SOGGIORNO E IL PASSAGGIO DI PROPRIETA’… ARRIVA L’IMU E LA TASSA DI SCOPO

Il principio era piuttosto semplice: meno spese, meno tasse, cittadini più contenti, più consenso per i bravi amministratori locali.
Ma nonostante l`euforia di Bossi, non sarà  così: il federalismo in salsa italiana sarà  l`occasione per un aumento spropositato della pressione fiscale locale già  tra le più alte in Europa.
Fare un primo bilancio è possibile ora che, dopo un iter lungo e tortuoso, i due decreti chiave sono giunti in porto: il federalismo municipale (pubblicato nelle settimane scorse sulla Gazzetta ufficiale) e il federalismo regionale e provinciale, appena firmato da Napolitano e atteso ad ore sulla Gazzetta ufficiale.
Due leggi che arrivano prima delle elezioni ma che non è detto che facciano bene alla maggioranza.
Grazie alle nuove norme i governatori delle Regioni italiane potranno aumentare l`addizionale Irpef, che oggi non può superare l`1,4%, fino al 12,1% nel 2014 e al 13% nel 2015 (si salveranno solo i redditi sotto i 28 mila euro lordi).
Solo in zona Cesarini si è evitato uno «scongelamento» fin da quest`anno.
Se per quest`anno l`intervento delle Regioni è stato fugato, i Comuni avranno invece il disco verde: le nuove leggi federali prevedono che fin dal 2011 i circa 4.000 comuni che attualmente hanno adottato una addizionale inferiore allo 0,4% per cento potranno aumentarla nella misura di uno 0,2% all`anno per un biennio.
Dal 2013 tana libera tutti: tutti i Comuni che sono sotto, potranno raggiungere lo 0,8%.
La sventagliata di aumenti presenti e futuri non finisce qui.
Se ne parlerà  nella prossima legislatura, ma la norma è già  in vigore: dal 2014 entrerà  in vigore l`Imu, imposta municipale unica, che di fatto sostituisce l`Ici e che sarà  fissata al 7,6 per mille del valore catastale di una abitazione.
L`Imu sarà  più alta del 7 per mille dell`Ici, ma comprenderà  anche l`Irpef sul possesso della seconda casa.
Lo scambio converrà  ai contribuenti?
Certamente non a tutti, perchè i sindaci avranno la facoltà  di portare l`aliquota fino al 10,6 per mille.
Senza contare artigiani, commercianti e professionisti: oggi sono esenti dall`Ici al 50 per cento sui fabbricati strumentali ma dal 2014 dovranno pagare interamente l`aliquota Imu.
Tutto qui? No.
Il federalismo apre la strada ad una serie tasse locali nuove di zecca.
La tassa di soggiorno, ad esempio, contestata duramente dagli albergatori, andrà  da 1 a 5 euro a notte ed è già  in vigore.
Potranno utilizzarla tutte le località  turistiche, ma anche i Comuni che, pur non avendo mai visto un turista, decideranno di consorziarsi con la vicina località  balnerare.
Dietro l`angolo, esplicitamente prevista dalla legge federale, c`è anche la tassa di scopo: non è una invenzione di Berlusconi e Tremonti, nacque con il governo Prodi.
Tuttavia in quella versione i Comuni potevano imporre una maggiorazione dell`Ici dello 0,5 per mille ma se l`opera non veniva realizzata entro due anni la tassa doveva essere restituita al contribuente.
Oggi, al contrario, il tempo che viene concesso alla pubblica amministrazione per completare l`opera è assai generoso: 8 anni, ben più di un mandato di un sindaco.
Anche le Regioni avranno la propria tassa di scorta: potranno applicare tributi su basi imponibili non soggette ad altre imposizioni.
Chi rischia?
Se si escludono caminetti e finestre, si può pensare a tasse sulle abilitazioni professionali o sul passaggio di cavi elettrici e condotte.
Ci sarà  lavoro per le Commissioni tributarie e, forse, per la Corte costituzionale. Intanto il cittadino dovrà  pagare.
Il federalismo fa la respirazione artificiale anche alle Province che gran parte dello schieramento politico giura di voler abolire.
A fare da donatori di sangue sono gli automobilisti: la legge prevede aumenti dell`Imposta provinciale di trascrizione di un veicolo, nuovo o usato, al Pra (il pubblico registro automobilistico) che arriveranno, in alcuni casi, fino al 600%.
Una norma che ha scatenato la protesta di pezzi importanti del nostro mondo produttivo come i costruttori di auto dell`Anfia e dell`Unrae e una serie di interrogazioni parlamentari.
Come se non bastasse, sempre a sfavore dell`automobilista e a favore delle casse delle province, aumenta la tassa assurda che paghiamo sulle polizze Rc auto che oggi è pari al 12% e che potrà  essere elevata fino al 15%.
L`Italia federale sarà  fondata sul motto “più tasse per tutti”.

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L’ANALISI DI MANNHEIMER: PER IL 70% DEGLI ITALIANI LE ELEZIONI AMMINISTRATIVE SARANNO SIGNIFICATIVE

Maggio 25th, 2011 Riccardo Fucile

IL PD GUADAGNA AL NORD, LA LEGA PERDE CONSENSI, CALA IL PDL… AL SUD PERDONO VOTI I DUE MAGGIORI PARTITI

Chi ha vinto e chi ha perso la prima tornata di Amministrative?
Anche dopo diversi giorni dal voto, emergono, da parte delle diverse forze politiche, valutazioni contrastanti.
In generale, le consultazioni sono risultate molto seguite, talvolta al pari delle politiche, anche da parecchi dei residenti in ambiti territoriali non direttamente coinvolti dal voto.
Nell’insieme, dichiara di avere seguito con attenzione la vicenda elettorale il 50% dei cittadini, e la partecipazione risulta maggiore tra gli elettori del centrosinistra, che evidentemente hanno attribuito una valenza particolarmente importante a questo appuntamento elettorale.
Tutte le analisi e i commenti succedutisi in questi giorni sono stati concordi nell’attribuire un significato politico nazionale – e di grande rilievo – a queste elezioni, specie a quelle per il sindaco di Milano e, malgrado la particolarità  del contesto, a quelle per il sindaco di Napoli. Anche gli italiani nel loro complesso esprimono questa opinione: l’esito finale di queste elezioni è ritenuto, da quasi il 70% dei cittadini, assai significativo (anche) per lo scenario politico nazionale.
Ancora una volta, sono di questa opinione in misura molto maggiore gli elettori dei partiti di opposizione, tra i quali più dell’80% attribuisce un’importanza generale alla consultazione. Secondo molti (65%), poi, già  i risultati del primo turno delle Amministrative, specie quelli di Milano, rappresentano una vera e propria svolta per il Paese, lasciando presagire forse l’inizio di un nuovo ciclo politico.
Quest’ultima opinione è diffusa tra tutti i votanti: infatti, pur essendo più gettonata (83%) dal centrosinistra, risulta coinvolgere anche la maggioranza (56%) degli elettori del centrodestra.
Insomma, gli italiani pensano, a torto o a ragione, che ci troviamo di fronte a un momento importante della nostra vita politica.
Ma è proprio così? Al di là  del caso milanese, i risultati confermano questa analisi? E, se sì, quali potrebbero essere, secondo gli italiani, le conseguenze?
Partiamo dai risultati, considerando le tre maggiori forze politiche.
Nell’insieme delle tredici maggiori città  (ossia i capoluoghi Regionali e/o i Comuni con almeno 100.000 abitanti) in cui si è votato, sappiamo, grazie alle sempre puntuali e precise analisi dell’Istituto Cattaneo, che il Pd, rispetto al voto regionale dello scorso anno, ha guadagnato circa 39.000 voti, mentre il Pdl ne ha persi 144.000.
Anche estendendo l’analisi al complesso dei ventitrè capoluoghi di Provincia ove si è votato quest’anno e l’anno scorso, si rileva un declino del Pdl di circa 118.000 voti, a fronte di una crescita del Pd di circa 54.000 voti.
Questa tendenza positiva del Pd è però concentrata (e questa è una delle novità  di queste consultazioni), come ha osservato anche Roberto D’Alimonte (sulle cui elaborazioni, pubblicate sul Sole 24 Ore, basiamo questi conteggi), specialmente nelle Regioni del settentrione: al Sud il Pd – ma anche il Pdl – perde.
Si conferma, in altre parole, la tradizionale differenziazione delle modalità  di scelta elettorale tra il settentrione e il meridione del Paese.
E veniamo ai risultati della Lega.
Nei Comuni più urbanizzati – dove però tradizionalmente è meno forte – il Carroccio perde rispetto all’anno scorso circa 25.000 voti.
Un andamento analogo si rileva anche se si considera l’insieme dei capoluoghi di Provincia, ove il declino è maggiore e pari a 33.000 voti.
È vero che rispetto alle Comunali precedenti la Lega, diversamente dal Pdl, ha incrementato (nei Comuni più urbanizzati con 78.000 voti in più) i suoi consensi.
Ma è vero al tempo stesso che queste elezioni hanno interrotto il ciclo di crescita del Carroccio che perdurava da allora.
Insomma, nel complesso il Pd guadagna in queste elezioni, specie al Nord, e le forze di centrodestra appaiono invece calanti.
Alcuni hanno proposto, tuttavia, di distinguere nell’analisi il caso milanese da quello del resto del territorio, per verificare eventuali andamenti distinti.
Ma i dati non confermano questa ipotesi.
Anche escludendo Milano, troviamo una crescita, sia pure molto più modesta, del Pd (che si incrementa di poco meno di 4.000 voti nel resto dei Comuni più urbanizzati e di circa 19.000 voti nel resto delle Province) e una diminuzione di Pdl e Lega.
Nell’insieme, dunque, il trend non appare disomogeneo.
L’incremento del Pd e il calo del Pdl sono, più o meno, sempre confermati dal quadro d’insieme di queste consultazioni.
Anche se bisogna tenere presente il caso di Napoli, ove il Pd diminuisce, e quello di Bologna, in cui il partito di Bersani mantiene, senza incrementarlo, il seguito del 2010, ma decresce rispetto alle ultime Comunali.
Cosa comportano a livello politico generale questi risultati?
Le opinioni degli italiani a questo riguardo non risultano univoche e si differenziano specialmente in relazione all’orientamento di ciascuno.
Poco più della metà  (54% nell’insieme, 73% tra gli elettori di centrosinistra, 42% tra quelli di centrodestra) degli italiani ritiene che, a seguito degli esiti elettorali di questo primo turno, il governo sia risultato complessivamente indebolito.
Solo il 4% ritiene, abbastanza curiosamente, che ci troviamo di fronte ad un rafforzamento, mentre una minoranza consistente (32%, ma molti di più, il 47%, tra gli elettori del centrodestra) ritiene che, alla fine, per la stabilità  del governo tutto resti come prima.
Di converso, la maggioranza relativa (43%, ma il 67%, tra gli elettori del centrosinistra, a fronte di solo il 26% tra i votanti per il centrodestra) intravede un rafforzamento dell’opposizione.
E, naturalmente, secondo più del 60% (e, significativamente, anche della maggioranza relativa – 47% – degli elettori del centrodestra), si manifesterà , specie se a Milano dovesse prevalere Pisapia, un’ulteriore caduta del livello di popolarità  del premier.
Insomma, sia i risultati veri, sia le opinioni dei cittadini, suggeriscono un quadro di più accentuata debolezza per il centrodestra, di cui si avvale a suo vantaggio il centrosinistra.
Che verrebbe accentuato se quest’ultimo prevalesse anche nei ballottaggi.
Ma solo l’esito del secondo turno potrà  evidenziare lo scenario definitivo di questa tornata elettorale
.
Renato Mannehimer
(da “il Corriere della Sera“)

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LOTTA ALL’IMMIGRAZIONE CLANDESTINA: PIU’ FACILE REINTRODURRE VISTI NELLA UE

Maggio 25th, 2011 Riccardo Fucile

TORNANO I CONTROLLI IN CASO DI FLUSSI   MIGRATORI IMPROVVISI, PREVISTI ACCORDI CON I PAESI DEL NORDAFRICA….FACILITAZIONI PER L’INGRESSO DI STUDENTI, RICERCATORI E UOMINI DI AFFARI… QUALCHE MISURA DI BUON SENSO CHE INFATTI NON VIENE DAL GOVERNO ITALIANO

Una clausola di salvaguardia per reintrodurre rapidamente in Europa l’uso dei visti “in caso di improvvisi aumenti dei flussi migratori” dai Paesi, come quelli dei Balcani occidentali, dove essi sono stati liberalizzati; una nuova politica comune per l’asilo; l’avvio di accordi “su misura” con i Paesi del Nord Africa; facilitazioni per l’ingresso nella Ue di studenti, ricercatori e uomini d’affari. Sono i punti essenziali del pacchetto di misure contro l’immigrazione clandestina in Europa che è stato presentato oggi dalla Commissaria europea per gli affari interni, Cecilia Malmstrom.
Secondo Bruxelles il pacchetto di misure, che fa seguito alla comunicazione del 4 maggio scorso, ha lo scopo di “gestire meglio i flussi migratori dalla sponda sud del Mediterraneo” e “far sì che il regolamento attuale dei visti non permetta abusi”.
Resta “assolutamente cruciale”, per la Commissione, “la solidarietà  con gli Stati membri più esposti di fronte alle pressione resta assolutamente cruciale”.
“Quello che propongo oggi – ha detto la Commissaria – va oltre l’urgenza. Il nostro piano è quello di sviluppare una cooperazione più strutturata con i paesi del Nord Africa. E’ interesse tanto della Ue quanto dei paesi nordafricani di promuovere la mobilità  ed una migrazione ben gestita”.
“L’Europa – ha rilevato la Malmstrom – sarà  sempre più dipendente dai lavoratori immigrati. Il potenziale offerto dal Nord Africa dovrebbe essere sfruttato con benefici per entrambe le parti”.
Nel pacchetto di misure è prevista anche l’introduzione di una “clausola di salvaguardia” nella attuale politica europea dei visti.
Si tratta di un emendamento che, passando per una “corsia preferenziale”, permetterà  entro poche settimane di rivedere con estrema rapidità  la lista dei paesi i cui cittadini hanno bisogno di visto per entrare nell’Unione europea.
Attualmente il processo di entrata ed uscita dalla lista dura anni, lo scopo della clausola è quello di “impedire abusi” e fronteggiare “ogni possibile conseguenza negativa delle liberalizzazione dei visti”, rinforzando le frontiere esterne rapidamente “in casi eccezionali e ben determinati” di fronte a “imprevedibili e improvvisi” flussi migratori.
Attualmente i visti sono necessari per tutti i paesi del Nord africa, mentre sono stati liberalizzati per i paesi dei Balcani occidentali come Serbia, Macedonia, Montenegro e Albania.
La Commissaria ha detto di “non avere alcun paese in mente” verso il quale pensare ad una reintroduzione dei visti e che la clausola è pensata come “ultima ratio”, che spera “di non doverla usare mai”, ma che essa sarà  necessaria “per garantire l’integrità  del sistema”.

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