Maggio 30th, 2011 Riccardo Fucile IL COMMENTO DII GIANFRANCO FINI SULL’ESITO DEI RISULTATI ELETTORALI
Berlusconi ha raccolto quel che ha seminato negli ultimi 15 mesi, da quando mi espulse per aver
denunciato che:
1) il Pdl era un partito nelle mani di ras locali tenuti insieme dall’interesse personale e dal culto della personalità verso il capo;
2) lasciare alla Lega la guida di fatto della coalizione avrebbe significato passare dalle “grandi riforme” alle “grandi paure”, di volta in volta ossessionati dagli immigrati, dai musulmani, dai pubblici ministeri, dagli omosessuali, dagli avversari politici, dai giornalisti scomodi;
3) limitarsi a tenere sotto controllo i conti pubblici senza riforme difficili ma ineludibili per rilanciare la crescita economica, avrebbe messo a rischio la coesione del Paese oltre che il blocco sociale di riferimento del centrodestra.
Il nostro non era disfattismo, si è avverato quel che temevamo.
Per questo, Fli non ha nulla da festeggiare, ma molto da capire e da fare.
Perchè il risultato delle amministrative è figlio in primo luogo della delusione degli elettori moderati che hanno capito che ad un centro-destra culturalmente ispirato alle migliori esperienze della tradizione liberal-conservatrice europea si è sostituita in questi 15 mesi, una coalizione estremista e opportunista, che nella politica interna, come in quella internazionale, ha radicalmente snaturato l’impostazione con cui si era presentata al Paese ottenendone l’ampio consenso.
Anche se il Governo non cadrà , col voto di Milano, Napoli, Trieste e Cagliari il berlusconismo è stato di fatto archiviato, ma non può e non deve esaurirsi anche la possibilità di una “casa comune” per tutti gli italiani moderati e riformisti, quindi culturalmente e politicamente lontani dalla coalizione di sinistra oggi vittoriosa.
Oggi la casa comune non c’è: lo dimostrano i risultati, prevedibili ma non certo lusinghieri, delle candidature a sindaco alternative tanto al Pdl quanto alla sinistra.
Costruirla in fretta è l’obiettivo strategico che, insieme agli amici del Terzo Polo, dobbiamo porci con chiarezza e senza diversivi tattici.
Sappiamo che molto dipenderà ancora una volta da cosa deciderà Berlusconi, cioè se capirà o meno gli errori commessi – traendone le conseguenze -, e da quali margini di manovra gli consentirà Bossi.
In ogni caso per chi come noi non si rassegna a veder vincere la sinistra per le incapacità del centro-destra di essere davvero se stesso, (capace cioè di ragionare e di fare, non di urlare e di insultare!) la parte più bella e impegnativa della sfida comincia ora.
Gianfranco Fini
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Maggio 30th, 2011 Riccardo Fucile CONQUISTATO IL FORTINO ELETTORALE DEL GOVERNATORE: PERDE IL CANDIDATO VOLUTO DA LUI IN PERSONA…ALLE PRECEDENTI ELEZIONI IL CANDIDATO LEGHISTA, MASSIMO GIORDANO, VINSE CON OLTRE IL 60% … LA LEGA PERDE ANCHE A DESIO E RHO
Durissimo colpo per la Lega di Roberto Cota in Piemonte.
Dopo dieci anni di governo leghista Novara, città in cui risiede e che ha costituito il suo “fortino” politico, cade nelle mani del centrosinistra con un risultato sorprendente ai ballottaggi: Andrea Ballarè, appoggiato da Pd, Sel, Prc e Pensionati e Invalidi, vince con il 52,9 per cento delle preferenze sul candidato del centrodestra Mauro Franzinelli, fermo al 47,1 per cento, sostenuto anche da Pdl e da una lista civica e scelto da Roberto Cota in persona.
E’ un risultato davvero clamoroso che costringerà la Lega a una profonda riflessione. Basti pensare che alle precedenti elezioni il candidato leghista Massimo Giordano, che oggi è assessore regionale, aveva vinto con oltre il 60 per cento delle preferenze.
Qui il Comune era appunto in amministrazione straordinaria dopo che Giordano aveva lasciato la carica per diventare assessore regionale.
Il voto delle minoranze è stato comunque determinante, visto che il voto al primo turno si era concluso con Franzinelli davanti a Ballarè. Il primo aveva superato di poco il 45 per cento dei voti, mentre il secondo si era fermato al 31 per cento.
Gli altri due candidati che avevano superato il 7 per cento dei voti erano Luca Zacchero del Movimento a cinque stelle e Antonio Pedrazzoli, sostenuto dal nuovo polo costituito da Fli e Udc.
Dopo Novara anche le città di Trecate, vicino a Novara, e Domodossola, il secondo centro per importantza del Verbano Cusio Ossola, governate dalla Lega Nord nell’ultimo quinquennio, passano al centrosinistra.
In Lombardia la Lega perde anche a Desio e Rho, altre due roccaforti del Carroccio: è una disfatta.
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Maggio 30th, 2011 Riccardo Fucile FINALMENTE SE NE SONO ACCORTI ANCHE LORO: SONO USCITI DAL SONNO…. I MILITONTI ORA PUNTANO IL DITO CONTRO LA LEGA, MA ANCHE BERLUSCONI FINISCE NEL MIRINO
Incredulità , rabbia, rassegnazione. 
Un mix di emozioni emergono dai primi commenti ‘a caldo’ lasciati dal popolo del Pdl su ‘Spazio Azzurro’, la bacheca web sul sito del partito, dove si dicute della vittoria dei candidati dell’opposizione sia a Milano che a Napoli.
C’è chi titola il suo post ‘condoglianze’ da fare «ai milanesi».
E aggiunge: «Ora i napoletani à munnezza se la devono mangiare e non chiedano più niente».
Polemico è anche chi si firma ‘As’ che scrive: «Complimenti! Annegate tra cartelle pazze, maggiore burocrazia, pressione fiscale … ecc. ecc. Bravi!».
E promette «Se dovesse vincere Milano il Sig Pisapia, difficilmente metterò più piede a Milano, almeno sino a quando non se ne sarà ritornato a casa sua. Idem a Napoli». Soggetti che ancora adesso non hanno capito una mazza.
Nello sfogatoio via internet però non mancano anche i militanti che puntano il dito contro la gestione della campagna elettorale e non risparmiano accuse alla Lega Nord. «Non voglio infierire – sottolinea ad esempio Vittorio – ma perdere Milano e Napoli dopo Jervolino è il massimo! Quando si passano anni a sostituire le riforme con le polemiche sulle stesse, si è solo scemi».
Chi si firma ‘milanese’ chiama in causa direttamente Silvio Berlusconi: «Forse ora ci renderemo tutti conto – si legge nel suo post – che le esternazioni di Berlusconi hanno solo danneggiato la Moratti. Era una elezione di sindaco non una elezione politica!!!». Critico anche il messaggio lasciato da ‘Monluc’: «Presidente Berlusconi riformare la giustizia è sacrosanto (in silenzio) risolvere problemi agli italiani è essenziale (ad alta voce) altrimenti si dà la zappa sui piedi».
Se la prende con il Carroccio invece Luigi: «Io penso – scrive – che Bossi abbia fatto il doppio gioco non votando al I turno x accusare Silvio che gli errori fatti sono suoi (x ricattare e chiedere altri ministeri».
Su Radio Padania, invece, irrompe tutta la delusione dell’elettorato della Lega. L’emittente ha iniziato la trasmissione per commentare i risultati del ballottaggio con ‘Bandiera Rossa’ per aggiornare “la scelta musicale in base al sentimento popolare”, ha spiegato, ironicamente, il conduttore.
“Al primo turno – ha aggiunto il conduttore – i sostenitori di Pisapia hanno intonato ‘Bella Ciao’ e oggi Radio Padania gioca d’anticipo trasmettendo ‘Bandiera Rossa’.
In un secondo momento l’emittente ha trasmesso anche l’inno dell’ex Unione Sovietica e poi L’Internazionale.
Alla trasmissione partecipa l’esponente di punta a Milano della Lega, Matteo Salvini, che ha dichiarato come alla luce di questi primi risultati “non possiamo fare altro che vigiliare con attenzione su come Pisapia e il centrosinistra amministreranno la città “. Quanto agli interventi degli ascoltatori, emergono la delusione per il risultato e le critiche anche dure per come è stata portata avanti la campagna elettorale da parte del centrodestra, in particolare dal Pdl e da Berlusconi, che i leghisti accusano di essere la vera causa della sconfitta.
“Attaccare Pisapia e dopo chiedergli scusa, poi l’annuncio che saranno tolte le multe per i milanesi: sono errori che si pagano”, afferma un ascoltare.
“Più che una sconfitta della Lega – rincara un altro leghista – è una sconfitta di Berlusconi e del Pdl. Il ciclo del berlusconismo è finito, non ha più presa, ha fatto mille promesse, ma non ha portato a casa nessun risultato”.
E ancora: “Berlusconi aveva promesso una riduzione delle tasse e invece dobbiamo lavorare un giorno in più per pagarle. Poi lo scandalo del bunga-bunga: noi non siamo fatti così”.
Un altro ascoltatore, invece, ha sottolineato la “figura di m.. di Berlusconi che è andato a bisbigliare nell’orecchio del presidente Usa, Barak Obama, i suoi guai giudiziari. Berlusconi, quel vecchio porco, non mi rappresenta più”.
Altri ascoltatori invece si sono esercitati nel dipingere scenari terrificanti per Milano con la vittoria di Pisapia. “Preparatevi all’invasione di zingari e gente simile”, ha dichiarato un poveraccio.
Ma sul ‘banco degli imputati’ finisce Giulio Tremonti: «Chi semina poco raccoglie poco o nulla. Questo detto da gente che da una vita vota a destra. Siete immobili, sempre a far leva sui conti in ordine. E le liberalizzazioni».
Polemico anche il post lasciato da ‘Cc’: «Se non cambiate marcia su immigrazione, clandestini, ecc ecc, siete finiti. O lo capite o datevi all’ippica».
Tra i post c’è anche chi pensa al dopo voto: «Adesso – scrive ‘Sigh’ nel suo post – tenteranno la spallata. In cambio ‘Finì ha sicuramente ottenuto il lasciapassare per il Quirinale. Poveri noi!!! Dio ci salvi!».
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Maggio 30th, 2011 Riccardo Fucile IL TRADITORE DELLA DESTRA ITALIANA SILVIO BERLUSCONI SE NE DEVE ANDARE, PORTANDOSI DIETRO IL FALLIMENTARE COMPAGNO DI MERENDE LEGHISTA…. HANNO CONSEGNATO IL PAESE ALLE SINISTRE CON I LORO MISERABILI INTERESSI DI BOTTEGA-…ORA SI PENSI A RIFONDARE UNA DESTRA EUROPEA, SOCIALE E POPOLARE
Per il governo affaristico-razzista è una batosta incredibile: se al primo turno Pisapia distanziava la Moratti di 6 punti, ora il distacco è di oltre 10 lunghezze (55% a 45%).
A Napoli l’aver voluto appoggiare il candidato di Cosentino ha determinato lo sfascio del centrodestra: altro che sommare Idv e Pd e lottare spalla a spalla con Lettieri.
I risultati parlano di un 65% contro il 35% a favore dell’ex magistrato.
Persino una roccaforte del centrodestra come Cagliari viene consegna al candidato sindaco della sinistra. Con 95 sezioni scrutinate su 175, è già finita la sfida elettorale nel capoluogo sardo.
Il candidato di centrosinistra, Massimo Zedda, al 58,56 per cento delle preferenze, ha già ricevuto la telefonata di congratulazioni da parte dello sfidante di centrodestra, Massimo Fantola, al 41,44 per cento
Con la sola eccezione di Rovigo, dove il candidato sindaco di centrodestra è temporaneamente in testa, il centrosinistra registra un’avanzata generalizzata in tutti i Comuni impegnati nei ballottaggi.
Si tratta, al momento, di risultati parziali riferiti allo spoglio di quasi la metà delle schede, ma in molti casi delineano una tendenza netta: Novara, Trieste, Grosseto, Cagliari, Pordenone, Trieste, Crotone, per citare i Comuni maggiori a Nord come a Sud, segnalano i candidati di centrosinistra in netto vantaggio.
Centrosinistra in vantaggio a Macerata, quando i seggi scrutinati sono un terzo del totale. Con 96 sezioni scrutinate su 322 il candidato sostenuto da centrosinistra e Terzo polo Antonio Pettinari è al 52,89%, Franco Capponi, centrodestra, al 47,1%.
Disastro per il Centrodestra nella roccaforte Trieste: Cosolini con il 57,51% straccia Antonione con il 42,49%.
Sconfitta clamorosa del candidato leghista a Novara, dato per sicuro: ottiene solo il 46,7% contro il 53,3% del centrosinistra. Ricordiamo ancora Cota in Tv vantare: “Abbiamo 20 punti di vantaggio a Novara”: eccolo servito.
Crolla la Lega anche a Mantova dove perde il leghista Fava, fermo al 46% contro il 54% di Pastacci.
A dimostrazione che non è solo una sconfitta del Pdl, ma l’inizio del tracollo delle palle leghiste sul territorio.
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Maggio 30th, 2011 Riccardo Fucile E IL PREMIER VUOLE GLI STATI GENERALI DI UN PDL ORMAI PROFONDAMENTE DIVISO IN CORRENTI….I NOMI IN BALLO SONO QUELLI DI TREMONTI E FORMIGONI…VOCI SU BONDI ALLA DIREZIONE EDITORIALE DE “IL GIORNALE”
Nel governo le carte stanno per essere gettate sul tavolo. 
Se i ballottaggi dovessero trasformarsi per il Cavaliere in un bagno di sangue, il Carroccio si appresta a chiedergliene conto.
Una prospettiva che Berlusconi scaccia come «irrealistica», forte di quel patto che due settimane fa è stato rinnovato a palazzo Grazioli.
Bossi – rammenta Paolo Bonaiuti – ci ha dato precise garanzie sul futuro».
E tuttavia la politica è un terreno insidioso, anche i patti d’acciaio possono trasformarsi in stagno di fronte a una grandinata elettorale.
Nel Pdl ricordano oggi con apprensione il precedente di Romano Prodi.
L’alleanza con Bertinotti e la sinistra radicale era stata fino a quel momento la polizza sulla vita del Professore.
Finchè l’allora presidente della Camera, parafrasando Flaiano, paragonò Prodi a Cardarelli, «l’ultimo poeta morente», decretando finita l’esperienza dell’Unione, salvo aggiungere che il governo poteva anche andare avanti «fino alla fine della legislatura». Dopo quell’intervista Prodi durò un altro mese e si dimise.
Ecco, le condizioni di debolezza del centrodestra, la paralisi di fatto dell’esecutivo, stanno rapidamente portando il premier a uno scenario simile.
E dunque nel Carroccio, ai piani alti, si vanno svolgendo ragionamenti che prevedono esplicitamente il dopo-Berlusconi.
Non sarà un processo semplice, ma l’intenzione – sempre che i ballottaggi dovessero risolversi in una debacle – è quella di mettere il premier di fronte a una scelta secca: indicare in fretta il proprio successore, oppure dire addio all’alleanza con la Lega. Emissari del Carroccio hanno già iniziato a sondare il terreno con gli uomini più vicini al Cavaliere: «Se ci rendiamo conto che con Berlusconi si perde, tanto vale presentarci da soli alle politiche. Perso per perso, recuperando la nostra autonomia e con una linea dura possiamo di sicuro limitare i danni».
Conta il precedente di Casini nel 2008, quando l’Udc, nonostante tutti i pronostici e con una campagna elettorale di fatto bipartitica, riuscì comunque a portare a Montecitorio 36 deputati.
Comunque la linea non è ancora questa. Dipenderà dal Cavaliere e dalle sue risposte. «Berlusconi – spiegano nel Carroccio – per noi è un alleato importante e finora è stato l’unico che ci ha consentito di portare a casailfederalismo. Per cui l’alleanza con il Pdl la vogliamo mantenere, ma non può essere lui il candidato premier. Scelga un suo successore e iniziamo a preparare subito le elezioni per vincerle».
L’idea è quella di andare al voto con un anno di anticipo, approfittando della disorganizzazione del centrosinistra.
Venuto meno Berlusconi, osservano nella Lega, verrebbe meno anche il pretesto che tiene insieme l’alleanza larga da Vendola a Casini.
Cosicchè le opposizioni sarebbero costrette a ripensare le coalizioni possibili in vista del voto.
Su chi potrebbe essere il candidato per il dopo-Berlusconi, nella Lega e anche nel Pdl fioccano le ipotesi. Ma sulla carta i due nomi più forti sono al momento quelli di Giulio Tremonti e Roberto Formigoni.
Il primo per evidenti assonanze con la Lega. Il secondo perchè forte della sua “constituency” ciellina, con il vantaggio di liberare il Pirellone per un candidato leghista.
In attesa dell’ultimatum del Carroccio, martedì sera Berlusconi riunirà l’ufficio di presidenza del Pdl per tentare l’operazione rilancio.
L’idea è quella di convocare degli “Stati Generali” del partito prima dell’estate.
Una sorta di surrogato del Congresso, con una platea di eletti del Pdl a tutti i livelli. Ma senza grandi sconvolgimenti nel partito.
L’unica novità riguarderebbe il Giornale: sarebbe in arrivo come direttore editoriale Sandro Bondi, affiancato da un giornalista di esperienza alla macchina.
Francesco Bei
(da “La Repubblica“)
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Maggio 30th, 2011 Riccardo Fucile SU 51 COMUNI LOMBARDI IN CUI LA LEGA SI ERA PRESENTATA AL PRIMO TURNO DA SOLA, IL CARROCCIO HA VINTO SOLO IN NOVE, RIMEDIANDO TRENTANOVE SCONFITTE E TRE BALLOTTAGGI
La roccaforte Milano è sempre più traballante.
In caso di sconfitta, per il Carroccio sarebbe il boccone più amaro da mandare giù.
Un terremoto politico che farebbe sentire gli scossoni anche a livello nazionale.
Ma la Lega, ormai, sembra aver puntato le proprie carte altrove: su una manciata di Comuni e Province (Mantova) dove i candidati di centrodestra in corsa sono del Carroccio.
È lì che questo ballottaggio assume il valore di un test fondamentale, l’esame definitivo per la battaglia del Nord.
A cominciare da Varese, terra verdissima, costretta però dopo anni al secondo round. Nella culla del leghismo, dove il sindaco uscente Attilio Fontana ha comunque sfiorato il 50%, Umberto Bossi ha concluso la campagna. Dando forfait, per la terza volta in tre giorni, a Milano.
Sorvegliati speciali: tre Comuni in Lombardia dove il Carroccio ha deciso la corsa in solitaria e dove ha superato il candidato del Pdl. Prove generali da separati in casa, ma anche di ribaltone per il centrosinistra.
Al primo turno su 51 comuni lombardi in cui la Lega si è presentata divisa dai berlusconiani, il risultato è stato di 9 candidati eletti, 39 sconfitti e 3 finiti al secondo round.
Ma il tentativo, in molto casi, è stato chiaro: smarcarsi dal Pdl nonostante la consapevolezza di non farcela.
In Lombardia sotto la lente dei lumbard sono i ballottaggi di Desio, Nerviano e Rho, dove a correre sono loro uomini. Senza Pdl.
La Padania ha definito Desio un «banco di prova importante per la Lega», un «simbolo di riscatto».
Nel Comune brianzolo, i consiglieri leghisti hanno unito le loro firme a quelle dell’opposizione per mandare a casa il sindaco pidiellino. Sullo sfondo, le infiltrazioni della ‘ndrangheta.
Silvio Arienti, però, è in svantaggio (20,5%) sul candidato di centrosinistra Roberto Corti, che è a oltre il 37.
Partita interessante ma difficile a Rho, dove sorgerà Expo 2015.
Anche in questo caso si è disintegrata la maggioranza. Il leghista Fabrizio Cecchetti ha superato il primo turno ai danni degli ex azzurri: si è fermato al 27,8% contro il 38,2 del centrosinistra.
E tra il Carroccio e il Pdl volano gli stracci. Il centrosinistra sogna lo storico ribaltone anche ad Arcore.
A casa del premier, Piera Colombo è in vantaggio di sei punti sul leghista Enrico Perego, appoggiato anche dal Pdl.
In Piemonte va al voto il Comune di Novara, terra del governatore Cota. Mauro Franzinelli, segretario provinciale della Lega (sostenuto anche da Pdl), è in vantaggio di 14 punti, ma il Carroccio aveva conquistato il municipio al primo turno nelle ultime due tornate.
Caso interessante a Salsomaggiore Terme, in provincia di Parma. Il candidato leghista è avanti, e, nei giorni scorsi, ha addirittura chiesto il voto ai romeni con volantini scritti nella loro lingua: il mondo alla rovescia.
In Veneto si guarda a Montebelluna (Treviso). Al primo turno c’è stato un equilibrio tra il leghista Marzio Favero e Lucio De Bortoli di centrosinistra. Dove andrà il 20 per cento del Pdl? Al voto anche la Provincia “rossa” di Mantova, dove il candidato è un leghista (qui il centrodestra corre unito) e dove c’è un testa a testa con Alessandro Pastacci del centrosinistra.
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Maggio 30th, 2011 Riccardo Fucile LE LOGICHE MINIMALISTE E I PERSONALISMI CORRENTIZI POSSONO ESSERE SUPERATI SOLO CON UNA LINEA CULTURALE E POLITICA… FLI DEVE SAPER RAPPRESENTARE TUTTI GLI ITALIANI, A COMINCIARE DAI PIU’ DEBOLI… OCCORRE UNA CLASSE DIRIGENTE CHE SAPPIA GUARDARE AL FUTURO, NON AL PROPRIO ORTICELLO SEMPRE PIU’ ASFITTICO
Riceviamo e pubblichiamo un intervento di Gianluca Buccilli sulle polemiche interne a Futuro e Libertà .
E’ la prima volta che partecipo ad un confronto attraverso un blog e,
sinceramente immaginavo “la mia prima volta” accompagnata da presupposti differenti.
Mettendo da parte il tono scherzoso e mai offensivo nei confronti del mio interlocutore , desidero esprimere un orientamento di condivisione rispetto al contenuto politico dell’intervista rilasciata dall’ On.Nan a ” Il Giornale”.
A questa breve considerazione , unisco l’invito ad interpretare le reali motivazioni, che hanno indotto il Presidente Fini a promuovere la Costituzione di un nuovo soggetto politico che credo debba rappresentare anche un elemento di discontinuità rispetto alla Destra Sociale.
Rassicuro infine Riccardo Fucile,che qualora io avessi male interpretato il pensiero di Gianfranco Fini , non esiterei un minuto di più a togliere il disturbo.
Se Lei Sig. Fucile avrà il desiderio di incontrarmi per confrontare le nostre rispettive opinioni che immagino diverse, sarò ben felice di poterlo fare.
Gianluca Buccilli
(assessore al comune di Recco)
La risposta del nostro direttore:
Caro Buccilli,
prendo intanto atto con piacere che il tuo intervento, in cui esprimi solidarietà (immagino sicuramente non sollecitata dall’interessato) al segretario regionale ligure di Fli, Enrico Nan, ha assunto toni moderati, come si addice alla tua formazione politica che giustamente rivendichi.
Ben diversi, per capirci, da quelli da te usati in un comunicato stampa in cui esprimevi “sdegno” per l’iniziativa “No Pinotti, no party”, definendo “assurda” la contestazione e giungendo persino a parlare di “violenza privata” nei confronti della senatrice Pd.
Il tutto condito da inviti espliciti al segretario regionale Nan di un pronto intervento, atto a impedire il volantinaggio di Fli nonchè a porgere le “doverose” scuse alla Pinotti.
E mi limito a ricordarti che qualche povera anima è andata persino oltre, aggiungendo che tale manifestazione sarebbe stata “veterocomunista”, persino peggiore di quelle di Avanguardia Operaia negli anni di piombo.
Converrai che un conto è rimanere nel campo delle opinioni, altra cosa, trasportare la querelle sul terreno della diffamazione.
Anche per una serie di motivi che sintetizzo:
1) L’impegno assunto a non fare comunicati stampa contro iniziative di partito dovrebbe essere implicito in ogni comunità politica, solo in Liguria aveva avuto necessità di essere formalizzato in una segreteria regionale di Fli: ciò nonostante in questa occasione è stato da te palesemente violato.
2) Se una iniziativa di partito non è condivisa, esistono riunioni e organismi interni per sollevare le legittime critiche, senza bisogno di invocare guerre sante a mezzo stampa in difesa peraltro di esponenti del Pd.
3) Il sottoscritto, avendo un incarico specifico all’interno della direzione provinciale, aveva pieno titolo per assumere e organizzare quella iniziativa.
4) E’ evidente che, se invece che nel tuo feudo di Recco, la festa pinottiana si fosse svolta in altra città non avresti armato la pistola ad acqua.
Forse potevi intervenire direttamente con la Pinotti per far spostare la festicciola di lusso in altra sede adeguata, magari nel Basso Piemonte, così avremmo evitato polemiche giurisdizionali determinate da “ius primae cavialae”.
5) Fa sorridere la pretestuosità di taluni esponenti di Fli nel prendere le distanze da una iniziativa che non solo ha raccolto centinaia di consensi tra la gente comune, ma persino tra consiglieri regionali e comunali del Pdl e di altri partiti.
Si abbia la dignità di ammettere che l’obiettivo di un paio di dirigenti di Fli è solo quello di attaccare un gruppo di persone che lavora esclusivamente per il partito, senza prestarsi a miserandi giochetti poltronistici e congressuali (condotti pure male, per giunta).
Fatta questa ampia ma doverosa premessa, ritengo invece positiva la parte che dedichi alla disamina sulla collocazione politica di Futuro e Libertà e ti do’ atto di essere il primo a sollevare un “problema politico” in un ambiente che sa solo dividersi tra circoli, beghe, personalismi, accuse reciproche, correnti e volpi (spennacchiate) sotto l’ascella.
Perchè il dibattito ha necessità di essere prettamente politico in qualsiasi comunità , per elevarsi e migliorare.
Raccolgo quindi volentieri il tuo invito ad “interpretare le reali motivazioni, che hanno indotto il Presidente Fini a promuovere la Costituzione di un nuovo soggetto politico” che tu credi “debba rappresentare anche un elemento di discontinuità rispetto alla Destra Sociale” e ti rispondo con quale osservazione sintetica, in attesa di approfondire il confronto di persona.
1) Fini ha sempre ricordato che una delle ragioni formali della sua cacciata dal Pdl è stata l’impossibilità di discutere all’interno del partito la linea politica da seguire a causa della visione monocratica del premier.
2) Fini ha pertanto ritenuto di creare un nuovo soggetto politico che rappresentasse una forma di discontinuità con il Pdl, la sua forma mentis, la sua gestione padronale, il suo appiattimento sulle tesi leghiste, le sue leggi ad personam, la sua visione sul problema immigrazione, sui diritti civili e umani, sulla giustizia, sul conflitto di interessi, sulla politica economica, sul concetto di legalità e su quello di unità nazionale.
Fini tutto ha fatto, salvo motivare la scissione come un mezzo per prendere le distanze da una presunta “destra sociale”, semmai le ha prese da una “destra affaristico-xenofoba”.
O forse ritieni che Berlusconi rappresenti una destra sociale e popolare?
Sociale e populista sono concetti agli antipodi.
Non solo: una “destra sociale” organizzata nel Pdl non esiste, salvo che non si intenda spacciare per tale quella tenuta in vita da Alemanno fino a qualche anno fa, al solo fine di giustificare una sua corrente interna ad An, dandole una patina di nobiltà culturale.
Ben altre quindi sono le motivazioni della nascita di Fli.
3) E’ altrettanto evidente che, all’interno della destra italiana e della cultura di riferimento, esistono varie componenti, argomento di confronto e dibattito da decenni.
Peraltro, salvo che tu voglia rappresentare una “destra asociale” (e non credo), la solidarietà sociale e la sensibilità culturale e politica su questo fronte è connaturale e innata ad una concezione di destra che si rivolga a tutti gli italiani, non solo alle classi più agiate.
Ma questo dovrebbe far parte della tua stessa formazione culturale cattolica, visto che provieni dall’Udc.
E non a caso tematiche come gli aiuti alle famiglie o il quoziente familiare sono comuni a Fini e a Casini.
O anche la solidarietà verso i più deboli, l’integrazione degli immigrati, il tema dei diritti, la tutela dei lavoratori, tanto per fare qualche esempio, dovrebbero essere depennati dal programma di una destra moderna?
O lasciati alla sinistra come ha fatto questo governo?
Qua sta la nostra sfida: recuperare valori e posizioni che la destra berlusconiana ha sotterrato, anche in tema di giustizia sociale.
Aver portato con garbo, sotto la villa in cui un esponente Pd festeggiava nel lusso una festa che aveva lei stessa resa pubblica, una delegazione composta da precari, disoccupati, ragazze madri e senza tetto ha dato una dimostrazione plastica e provocatoria che esiste una destra diversa, quella del futuro.
Lo hanno apprezzato tanti cittadini comuni.
Mi auguro che riescano a capirlo anche certi dirigenti di Futuro e Libertà .
Riccardo Fucile
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Maggio 30th, 2011 Riccardo Fucile I RISULTATI DELLE MISURE GOVERNATIVE DENOTANO IL FALLIMENTO DELLE MISURE PRESE A SOSTEGNO DELLE CATEGORI PIU’ DEBOLI… CIFRE MINIME E PASTOIE BUROCRATICHE HANNO IMPEDITO A CHI AVEVA NECESSITA’ DI OTTENERE UN AIUTO REALE
I poveri in Italia dovranno aspettare a lungo Robin Hood.
La lotta contro la povertà da parte del governo Berlusconi-Tremonti, sbandierata con ampio riferimento all’eroe di Sherwood, non si è rivelata un successo.
Berlusconi, e con lui Tremonti, ha elogiato l’introduzione della “social card”, del“bonus per le famiglie”, oltre che dell’abolizione dell’Ici sulla prima casa.
Ma tutto questo ha avuto risultati modesti.
Secondo la relazione annuale dell’Istat, illustrata lo scorso lunedì alla Camera, un cittadino su quattro è a rischio povertà .
La povertà tende a ramificarsi, a farsi più complessa mentre le misure adottate non la percepiscono nella sua durezza e quindi non incidono.
Di fronte a questo quadro le misure fondamentali del governo, spiega il Cies, la Commissione di indagine sull’esclusione sociale, sono state quattro: la “Carta acquisti” o “social card”, il “bonus famiglia”, l’abolizione dell’Ici sulla prima casa e il “bonus elettrico”.
Per la “Carta acquisti”, cioè quella carta da 40 euro mensili destinata a persone anziane o famiglie con bambini sotto i tre anni, erano stati previsti dal governo 1 milione e 300 mila destinatari.
Nel primo anno sono state avanzate 830 mila richieste e sono state rilasciate 627 mila carte, cioè la metà di quelle previste.
In seguito l’utilizzo è andato ancora diminuendo.
Secondo la Cies, a beneficiare davvero della “Carta acquisti” è stato solo il 18 per cento delle famiglie “assolutamente povere” .
E questo a causa dei criteri anagrafici di selezione.
“Sono fuori dal suo campo di applicazione, per esempio, le famiglie numerose con figli non in piccolissima età ”.
L’impatto della “social card” ha così ridotto la povertà assoluta ben poco, dal 4,2 al 4,1% della popolazione italiana.
Il “Bonus straordinario per famiglie, lavoratori, pensionati e non autosufficienti” è stato introdotto dalla legge 185 del 2008 per sostenere i redditi di lavoratori dipendenti e pensionati.
Quindi con un raggio d’azione più ampio della social card.
E infatti l’incidenza rispetto alla social card è stata superiore, osserva la Cies, ma l’indice di diffusione della povertà si è ridotto solo dello 0,32 per cento che equivale. Il bonus elettrico è stato introdotto nel 2009 per ridurre il peso delle bollette sulle famiglie con maggior disagio.
In questo caso l’efficienza nel raggiungere le famiglie a maggior bisogno economico è stata piuttosto ampia ma l’impatto abbastanza modesto visto “il basso ammontare previsto” (per il 2011 da 56 a 138 euro annui).
Anche l’abolizione dell’Ici sulla prima casa ha inciso poco sul fenomeno della povertà perchè buona parte del beneficio totale è andato a vantaggio dei redditi più alti.
La misura del governo Berlusconi, infatti, ha favorito per il 70 per cento la metà della popolazione più agiata favorendo solo al 30 per cento la metà più svantaggiata.
E al 10 per cento più povero della popolazione è andato meno del 4 per cento dello sgravio concesso.
La Commissione sull’esclusione sociale, nelle sue conclusioni, calcola che le “quattro innovazioni del sistema tax-benefit” applicate dal governo abbiano prodotto una riduzione complessiva della quota di famiglie assolutamente povere dal 4,27 al 3,89 per cento, cioè meno di 0,4 punti percentuali.
In termini assoluti, solo 91 mila famiglie su un milione sono uscite dalla povertà assoluta.
Il fatto è che, nonostante la grancassa , le risorse indirizzate alle famiglie povere sono risultate pari a 192 milioni di euro a fronte di un importo necessario che la Cies calcola in 3,86 miliardi.
Quello su cui il governo ha concentrato i maggiori sforzi è stato garantire alle imprese (dati 2010 dell’Inps) 3,166 miliardi per la Cassa integrazione con un aumento del 31 per cento sul 2009 e 1,273 miliardi per la mobilità .
Gran parte di queste cifre sono state recuperate dai Fondi per le aree sottoutilizzate (Fas), stanziati prevalentemente per il Meridione mentre il grosso della Cassa integrazione è al Nord.
Un favore alle imprese ma anche alla Lega (oltre che una misura tampone per gli operai) dalle caratteristiche congiunturali.
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Maggio 30th, 2011 Riccardo Fucile “GRAVE CHE UN AMMINISTRATORE AGGIRI LE REGOLE”…CHIESTI TRE ANNI E SEI MESI DI CARCERE E LA SOSPENSIONE DAI PUBBLICI UFFICI PER 5 ANNI PER IL PRESENTATORE DELLA LISTA TAROCCO “PENSIONATI PER COTA”
Tre anni e sei mesi, e sospensione dai pubblici uffici per 5 anni: il pm Patrizia Caputo
concentra in un’ora esatta una requisitoria durissima contro il consigliere regionale Michele Giovine e la chiude con queste richieste di pena, altrettanto severe.
Per il padre Carlo, concorrente nella medesima accusa di aver autenticato firme false dei candidati della lista «Pensionati per Cota» alle ultime Regionali, l’accusa vorrebbe una condanna di 2 anni e mezzo.
«Il fatto è estremamente grave, rappresenta lo sfregio più totale di ogni forma di legalità . – chiosa il magistrato – Si sono costruite falsità a ripetizione mentre, per presentare la lisita in modo corretto, sarebbe bastato, con una modica spesa, mandare i candidati a firmare davanti a uno o più notai».
Il pm ce l’ha in particolare con Michele Giovine, scampato con la prescrizione del reato ad una prima condanna «per questi stessi fatti» e diventato per quella via «un amministratore pubblico che, anzichè rispettare la legge, ha continuato a dimostrare spregio verso le regole e ha pure indottrinato i vari testimoni nell’immediatezza delle loro convocazioni in procura o dai carabinieri perchè dicessero il falso».
Secondo il pm, con le pene accessorie richieste Giovine non dovrebbe essere rieletto nemmeno consigliere comunale a Gurro, dove, in un certo senso, sono cominciati suoi guai.
L’essere un consigliere regionale uscente gli ha risparmiato, l’anno scorso, di raccogliere le firme di un certo numero di cittadini per presentare la sua lista collegata al centrodestra e di evitare i guai di Rabellino.
Doveva soltanto, evitando i notai, autenticare le firme dei suoi candidati insieme al padre. Tutti e due erano e sono consiglieri comunali – l’uno a Gurro (al confine con la Svizzera), l’altro a Miasino (in punta al lago d’Orta) – e perciò pubblici ufficiali.
Così hanno dichiarato di aver fatto, trasferendosi nei due paesi con 18 parenti e amici, i candidati dei Pensionati per Cota, di cui Michele Giovine è stato il capolista e l’unico eletto.
Su e giù per i laghi, a piccoli gruppi, in un solo giorno, il 25 febbraio 2010.
Il pm ritiene sulla base dei tabulati telefonici degli uni e degli altri che in quella data nessuno di loro si è avvicinato alle due località : «Michele Giovine non si è mosso da Torino, il padre si è recato nell’Astigiano e poi in provincia di Alessandria. Idem per i candidati torinesi e a maggior ragione quelli più lontani».
Quindi: «Sono false le autentiche delle firme e pure false sono gran parte delle firme dei candidati. Cinque candidati sono venuti in aula a disconoscere le “loro” sui moduli per le elezioni, per le altre vale la consulenza grafologica del dottor La Sala».
Lo stimato ex superpoliziotto delle investigazioni scientifiche.
L’accusa conclude chiedendo al giudice Alessandro Santangelo di «dichiarare la falsità dell’accettazione delle candidature».
Argomento ripreso da tutti i difensori di parte civile perchè utile in sede amministrativa, qualora la Corte Costituzionale demandasse al Tar Piemonte l’onere di dover decidere sulla regolarità delle elezioni.
L’avvocato Gian Paolo Zancan, per la lista «Insieme per Bresso», è stato sferzante: «Vicenda elementare e squallida. Sono stati sfruttati trascorsi amori e rapporti con anziani parenti per avere un aiuto nella falsità . Accusa rispetto alla quale non vi è stata alcuna difesa nel merito: 5 candidati hanno dichiarato in aula di non aver mai firmato la candidatura, da parte di tutti gli altri c’è stato un assordante silenzio al processo, ultima ed estesa prova di falsità che pesa sull’esito elettorale».
Tema, «non ci nascondiamo dietro un dito», rilanciato dagli avvocati Paolo Davico Bonino e Alberto Ventrini, secondo cui «la legalità , anche formale in materia elettorale, va rispettata da tutti».
Forse avevano presagito un argomento del collega Giovanni Nigra, difensore dei Giovine: «Conta la sostanza, in tanti avevano intenzione di candidarsi».
Se non han firmato, nè a Gurro nè altrove, sarebbe un dettaglio?
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