Giugno 5th, 2011 Riccardo Fucile
PRESIDENTI DI REGIONE E PEONES, MINISTRI E PARLAMENTARI, FINIANI, SPEZZONI DEL PDL E BASE LEGHISTA….QUELLI CHE A DESTRA ANDRANNO A VOTARE COMUNQUE
Qualcuno sbandierandolo, i più senza farlo sapere troppo in giro.
Al premier, soprattutto.
Perchè i referendum saranno pure “inutili e privi di conseguenza sul governo”, come tenta di minimizzare Berlusconi per evitare il peggio.
Fatto sta che giorno dopo giorno almeno tre dei quattro quesiti esercitano una certa presa anche dentro la sua coalizione.
E così, la consultazione del 12-13 giugno rischia di mandare all’aria l’unico obiettivo che al Cavaliere sta davvero a cuore: affondare il quorum sul legittimo impedimento.
Crepe si aprono anche dentro il governo.
Non annuncia ancora il suo “sì” contro il nucleare, ma poco ci manca, il ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo.
“È finita, non possiamo mica rischiare le elezioni per il nucleare. Non facciamo cazzate” incalzava a Montecitorio Tremonti e Bonaiuti il 17 marzo, a margine delle celebrazioni per il 150°, in un confronto che doveva restare riservato ma che è finito poi su tutti i giornali.
La ministra, com’è noto, è in guerra perenne col collega allo Sviluppo, e nuclearista convinto, Paolo Romani.
Ma non è solo per quello che adesso dice di “rispettare la decisione della Cassazione” sul referendum contro l’atomo.
Ancora tre giorni fa, in un’intervista al Mattino, ricordava i “molti presidenti di Regione del centrodestra che si sono pronunciati in maniera netta contro il nucleare”.
Lei stessa rivendica di essersi “battuta perchè il Pdl si pronunciasse per la libertà di voto”. Mentre resta contraria “fermamente” alla consultazione sull’acqua.
Già , i governatori.
Quello sardo Ugo Cappellacci, per esempio.
Berlusconiano doc, aveva annunciato che per costruire una centrale sull’isola avrebbero dovuto passare sul suo corpo.
A maggio i sardi hanno già anticipato un loro referendum sul nucleare, bocciandolo col 97%.
“Mi auguro venga replicato il risultato, la nostra contrarietà va dichiarata in maniera espressa, oggi e per il futuro” dice ora il presidente della Regione.
In prima linea, come lui, i governatori leghisti: Luca Zaia in Veneto e Roberto Cota in Piemonte.
“Figurarsi se ho problemi ad andare a votare per il nucleare – spiega Zaia – . Sono convinto che il 75 per cento degli italiani non condivide questa strategia. Io sono contro il nucleare, contro gli Ogm e per l’acqua pubblica. Chiaro?”.
D’altronde, lo stesso Umberto Bossi ha confessato di trovare “attraente” il quesito contro la liberalizzazione dei servizi idrici.
Suscitando tutto il disappunto che si può immaginare nel presidente del Consiglio.
Il segnale è ormai partito e gli uomini del Carroccio lo hanno subito colto.
Le amministrazioni locali del Lombardo-Veneto schierate per “la tutela dell’acqua bene comune” si sono moltiplicate in pochi giorni.
Il sindaco di Belluno Antonio Prade, ha dato vita al manifesto sui “dieci buoni motivi per votare sì al referendum”.
Qualcuno, come il sindaco di Verona Flavio Tosi, la pensa diversamente, ma il vento che tira è quello.
“L’orientamento lo decide il Senatur, ma la Lega è sempre sensibile ai temi che interessano il territorio”, racconta l’eurodeputato Mario Borghezio, che della pancia del partito esprime sempre umori e tendenze.
Da Nord a Sud, chi lavora sul territorio ha le idee chiare su acqua e nucleare. Giuseppe Castiglione, superberlusconiano presidente dell’Unione delle Province e a capo di quella di Catania, due giorni fa ha riunito duecento amministratori per far quadrato.
E ora spiega: “L’Acqua è pubblica e deve restare tale, piuttosto si affidi la gestione alle Province, e comunque mai centrali nucleari in Sicilia, spazio alle energie rinnovabili”.
E poi in Parlamento.
Tra i pidiellini, Alessandra Mussolini è tra i referendari più convinti.
“Anche se la consultazione dovesse essere politicizzata, e spero non accada, io andrò. In quanto medico, in quanto madre, in quanto politico. L’energia? Vorrà dire che la compreremo, fosse pure dai cinesi, tanto ormai si compra tutto”.
E come lei il collega Fabio Rampelli, perchè “milioni di elettori di centrodestra sono contro le centrali e per l’acqua pubblica”.
Anche i Responsabili cedono al richiamo.
“Martedì ci riuniamo per decidere, ma io voto su acqua e nucleare” annuncia il capogruppo Luciano Sardelli.
Il loro uomo-simbolo, Domenico Scilipoti, si spinge perfino oltre: “Certamente andrò e mi esprimerò su tutti i quesiti”.
Dunque anche sul legittimo impedimento, perchè “è giusto che gli italiani vadano a votare e esprimano la loro opinione”.
Che poi è la linea decisa ieri sera dall’esecutivo della Destra di Francesco Storace: l’indicazione agli elettori è per il “si” ai due quesiti sull’acqua e a quello sul nucleare.
Una penosa retromarcia del partito dell’autista di Marchio che fino al giorno prima stva coi no.
Ora si limiterà a difendere il suo datore di lavoro solo sul legittimo impedimento.
Carmelo LoPapa
(da “La Repubblica“)
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Giugno 5th, 2011 Riccardo Fucile
MINISTRI, MANOVRA, ALLEANZE, AFFARI: DOMANI ALLE 12 PRANZO AD ARCORE PRESENTI MARONI, CALDEROLI E IL TROTA PER I VERDI E TREMONTI, ALFANO E BONAIUTI PER GLI AZZURRI… APICELLA POTREBBE INTONARE: “SE STATE INSIEME CI SARA’ UN PERCHE’…”
Domani è il giorno del grande chiarimento.
Berlusconi e la Lega decideranno: 1) se continuare insieme; 2) per quanto tempo ancora; 3) chi sarà il prossimo candidato premier; 4) se andare a votare nel 2013 o anticipare le urne al 2012.
En passant discuteranno altre questioncine strategiche tipo: allargare o no la maggioranza a Casini, come articolare la manovra da 40 miliardi in 3 anni, quando spostare certi ministeri al Nord (pallino di Bossi che il 19 non vuole presentarsi a mani vuote a Pontida).
L’appuntamento è fissato ad Arcore per mezzogiorno (a Umberto viene fame presto, se il pasto tarda va in crisi di zuccheri).
La delegazione leghista sarà arricchita da Maroni, da Calderoli e dal «Trota». Della formazione berlusconiana faranno parte Tremonti, forse Bonaiuti, di sicuro la new entry Alfano.
Già , perchè lasciare a casa il neosegretario del Pdl sarebbe stato come non avergli mai conferito quell’incarico.
Qualcuno da Roma ha segnalato il problema al Cavaliere che, immediatamente, ha aggiunto il posto a tavola.
Sul trasferimento dei ministeri l’intesa sarà rapida.
Anzi, risulta già pronta e infiocchettata (ci si è speso Calderoli), dunque Pontida è salva.
Poi qualcuno, nel campo leghista, formulerà a Berlusconi un quesito che già era stato anticipato all’ambasciatore Letta nei giorni scorsi, e che suona all’incirca così: caro Silvio, abbiamo ben valutato le conseguenze politiche della manovra?
Per il 2012 serviranno 5 miliardi, e Tremonti certo non farà fatica a trovarli nelle pieghe del bilancio.
Però l’anno dopo bisognerà che ne saltino fuori una quindicina, di miliardi, tre volte tanto.
E i tagli giocoforza andranno a mordere le carni della gente.
Gli italiani molto si arrabbieranno. Piccolo problema: nel 2013 si vota.
Dare corso alla manovra significa dunque farsi inseguire con i forconi.
C’è da scommettere che Berlusconi a quel punto dirà : alt, mica siamo suicidi, qui Giulio deve stemperare il suo rigore.
Sennonchè Tremonti avrà facile gioco a obiettare quanto gli va ripetendo in privato: «Sei stato tu, caro Silvio, a firmare con l’Europa l’impegno del pareggio di bilancio entro il 2014. L’hai appena confermato a Van Rompuy… E comunque, il problema non è contrattare la manovra con Bruxelles, così si sbaglia indirizzo. I veri interlocutori sono la Borsa di Londra, Wall Street, i mercati finanziari asiatici che non prendono ordini dalla politica nel valutare la tenuta di un Paese».
Insomma, la manovra «suicida» non può essere schivata. E dunque?
La delegazione leghista (secondo quanto filtra) offrirà a Berlusconi due strade, scelga lui quale imboccare.
La prima consiste nel giocare d’anticipo: recarsi a votare tra meno di un anno, nella primavera prossima, quando ancora gli effetti della manovra non si saranno fatti sentire.
Certo le prospettive non sono fantastiche, Berlusconi corre il rischio di prendersi la tranvata finale.
E d’altra parte, gli verrà detto, come si può pensare di condurre una politica di rigore con una maggioranza che poggia sul voto di alcuni Responsabili irrequieti, i quali dopo la lite per il sottogoverno ora si stanno scannando per la poltrona di capogruppo contesa tra Sardelli e Moffa?
Basti dire che, per non correre rischi nella verifica parlamentare prevista nella terza settimana di giugno, la manovra verrà formalizzata dopo, ai primi di luglio, con l’Europa che dovrà accontentarsi nel frattempo delle grandi linee… Tutto diverso sarebbe se il centrodestra riabbracciasse Casini (come insiste nel Pdl Scajola, beccandosi però la rispostaccia del centrista Carra: «Prima spieghi come ha comprato la casa»).
Con l’Udc alleato, il centrodestra avrebbe le spalle abbastanza larghe per sperare di vincere nel 2013.
Sennonchè Casini mette come condizione che Silvio si levi di torno.
L’ipotesi sacrilega, secondo la Lega, andrebbe presa in seria considerazione. Berlusconi non dovrebbe lasciare subito; basterebbe che annunciasse solennemente l’intenzione di non candidarsi quando si tornerà a votare…
Questo è il vero menù di domani a Villa San Martino.
E per quanto abile sia il cuoco Michele, a Berlusconi sembrerà di inghiottire un rospo.
Ugo Magri
(da “La Stampa“)
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Giugno 5th, 2011 Riccardo Fucile
PER LE SCORIE L’IPOTESI DI UN DEPOSITO A 180 KM DA MILANO….LO SMANTELLAMENTO DELLE CENTRALI SVIZZERE SARA’ RIPAGATO VENDENDO ELETTRICITA’ ALL’ITALIA
Se c’è qualcuno che di referendum se ne intende va cercato in Svizzera.
Con l’ultima consultazione di metà maggio, ad esempio, Zurigo ha bocciato la proposta di negare agli stranieri l’eutanasia.
Assolutamente pacifico, dunque, che negli ultimi anni i cittadini elvetici di ogni ordine e grado si siano espressi a più riprese anche sull’energia nucleare, confermando invariabilmente la loro vocazione «atomica».
Solo il 14 febbraio scorso, nel cantone di Berna, i residenti dicevano «sì» alla costruzione di un nuovo impianto nucleare a Mà¼hleberg, che avrebbe dovuto rimpiazzare quello esistente, uno dei cinque rossocrociati, in funzione dal 1971.
Una vittoria risicata, con un margine di soli novemila voti su 367 mila.
Un segnale che, al di là delle Alpi, la fede nucleare stava iniziando a vacillare anche prima di Fukushima.
Nel 1990, sotto l’effetto Chernobyl, il 54,6% degli svizzeri aveva optato per una moratoria nucleare di dieci anni.
Moratoria, si badi bene, non chiusura.
Nel 2003 due proposte anti-nucleari furono rigettate in un colpo solo, con il 66 e il 58% dei votanti.
E non più tardi del mese di novembre dello scorso anno l’Ispettorato federale per la sicurezza nucleare ha dato il via libera a una rosa di tre siti (Niederamt, Beznau e, appunto, Mà¼hleberg) dove ubicare due nuove centrali.
Curioso, per di più, che proprio nella «verde» Svizzera si sia verificato nel 1969 l’unico episodio europeo di fusione del nocciolo: avvenne in una caverna a Lucens, vicino a Losanna, e interessò un reattore pilota da 6 megawatt.
Colpisce, dunque, che proprio qualche giorno prima della decisione ufficiale della Merkel, la settimana scorsa anche la nostra nuclearista vicina settentrionale abbia invertito rotta, scegliendo di abbandonare l’energia da fissione.
Questa volta non per referendum, ma per decisione governativa.
Un addio «graduale», che farà sì che il distacco degli impianti si scaglioni tra il 2019 e il 2034. Un periodo durante il quale, vendendo l’elettricità anche all’Italia, i previdentissimi svizzeri si garantiranno l’alimentazione del fondo che dovrà ripagare lo smantellamento.
Ed è proprio il capitolo smantellamento, e trattamento delle scorie, che accomuna in parte Roma e Berna.
Entrambe hanno il problema di trovare un luogo, nel sottosuolo profondo, dove stoccare definitivamente le loro scorie ad alta, media e bassa intensità .
In Svizzera però, a differenza che in Italia, sono già state individuate sei aree papabili: cinque a nord, tra Sciaffusa, Zurigo e il Giura.
Una a Wellenberg, nel Nidwalden. Per intendersi, a 240 chilometri di autostrada da Milano, poco più di 180 in linea d’aria.
Lo scorso febbraio, nel Nidwalden, l’80% dei votanti ha detto «no» in un referendum al deposito delle scorie.
Lì, forse, la Svizzera assomiglia di più all’Italia.
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Giugno 5th, 2011 Riccardo Fucile
PIERO IGNAZI, DIRETTORE DELLA RIVISTA POLITICA DELLE EDIZIONI IL MULINO, DOCENTE DI SCIENZE POLITICHE, SFARINA FOSCHE PREVISIONI SULL’IDEA DELLE PRIMARIE NEL PDL, SDOGANATA DAL PREMIER
Professor Ignazi, ci crede?
No.
Neanche un po’?
È il classico annuncio a effetto, l’ennesimo ossicino da dare in pasto ai media. Tra una settimana, o un anno, ci sentiremo dire che abbiamo frainteso, capito male…
Tra un anno?
Credo che Berlusconi e Bossi tireranno avanti fino al 2013. Hanno entrambi la necessità assoluta di sostenersi a vicenda, e lo faranno.
Ma il vento del cambiamento, le amministrative, i referendum?
Gli intelligenti di sinistra hanno sempre fatto questo errore: dare per morto Berlusconi a ogni difficoltà . Anche se stavolta il guaio è serio, non vedo in atto una smobilitazione del sistema.
Diversi dirigenti Pdl chiedono un congresso di rilancio.
L’idea delle primarie sarà un paravento, ma parla di un ricambio al vertice: è la prima volta.
Fino a quando Berlusconi resterà un personaggio pubblico, il Pdl non potrà modificare la rotta. Anche con un altro premier al posto suo, cambierebbe poco o nulla.
Niente declino del patriarca?
L’unico ricambio potrebbe arrivare se lui se ne andasse davvero. Ma alle Bahamas, lontano, fuori di scena. Mi pare un’ipotesi non data, al momento.
Supponiamo invece che il premier voglia sorprenderla, e se ne vada.
Tutto un altro scenario. Ci sono già facce e storie pronte a realizzare una destra moderata.
Casini? Fini? Tremonti?
Casini sicuramente, e alcuni personaggi vicini al governo che potrebbero fondersi in un nuovo progetto. Anche se il problema con Fini resta: dopo la frattura violenta di un anno fa, è difficile ricomporre un terreno comune.
Il vaso incollato non è il massimo per contenere una nuova forza.
Vedremo. Non c’è fretta.
Bersani si dice pronto a governare.
Un cambiamento esiste, ma è prematuro pensare a novità imminenti. Bisogna soprattutto capire se il Pd sia in grado di attrarre a sè forze convergenti, ad ampliare il consenso su un progetto di governo del Paese.
Lei insegna politica comparata all’Università di Bologna. In quasi tutta Europa è la destra a governare: che parallelo tra quelle esperienze e l’Italia?
Nessuno. Il nostro è un modello eccentrico, basato sul carisma economico e mediatico di un uomo solo. Un nucleo privo di pluralità e/o referenti autorevoli, oltretutto sorretto da un partito xenofobo (la Lega, ndr). Non esiste nulla del genere in Europa. Nè altrove.
Chiara Paolin
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Giugno 5th, 2011 Riccardo Fucile
A FAVORE DELLA CONSULTAZIONE DELLA BASE SONO FORMIGONI E NAPOLI, PERPLESSI LA RUSSA E CICCHITTO, CONTRARIO SCAJOLA… PERICOLO INFILTRATI E ADDIO ALLE QUOTE 70 E 30 CON GLI EX AN…”LIBERO” LANCIA LE SUE PRIMARIE: IN TESTA ALFANO E ALEMANNO
L`operazione “rilancio del Pdl” continua. Con due novità .
Berlusconi apre alle primarie e annuncia, con una riforma dello statuto, la fine delle quote, 70 e30%, che cristallizzano il partito all`atto della fusione Forza Italia-An.
All`idea della grande consultazione si apre subito il dibattito, con voci a favore (Formigoni, Napoli), voci perplesse (La Russa, Cicchitto), voci contrarie (Scaiola).
Libero lancia le sue pre-primarie, che vedono il tuttora Guardasigilli in testa con 20%, ma affiancato da Alemanno. Solo il 9% per Tremonti.
A seguire, col3%, Carfagna, Brambilla, Frattini, Zaia.
Con 2% Gelrnini e Calderoli.
Marina Berlusconi si accredita col 7 per cento.
Accanto alle news di giornata il Cavaliere prosegue nella sponsorizzazione piena del neo segretario Alfano che guadagna, dopo una telefonata, il pieno plauso del leghista Maroni («E un fatto nuovo, un segnale importante, che può dare risultati positivi. Con lui ho lavorato benissimo e ora presenteremo assieme il codice antimafia»).
Impazza ovviamente il toto-nomine per il futuro ministro della Giustizia da sostituire a fine giugno dopo il”parlamentino” del Pdl: in pole c`è il vicepresidente della Camera Lupi.
S`ipotizza pure un giro di valzer con la Gelmini alla Giustizia e Lupi alla Scuola.
Lei, in privato, dice: «Non ne so nulla e nessuno me lo ha proposto».
Resta in piedi l`ipotesi del leghista Castelli, in segno di continuità con la legislatura 2001-2006, anche se è difficile che il Carroccio possa tenere sia Giustizia che Interni.
E quella dei tecnici: al nome del procuratore Nordio si aggiunge quello di Augusta Iannini, attuale direttore del legislativo di via Arenula.
Il premier parla su Canale5 e la querelle sulle primarie s`arroventa. Lui dice: «Io non sono contrario purchè si arrivi a essere certi che i votanti siano dei veri sostenitori del nostro partito e non magari degli infiltrati della sinistra».
Il segretario del Pd Bersani è in agguato per prenderlo in giro: «Berlusconi ha ragione. Stia preoccupato, perchè ci stiamo già preparando…».
E il Cavaliere circospetto anticipa: «Basta una sorta di registro di coloro che vogliono partecipare alle primarie».
La querelle è aperta.
Subito Angelino Alfano si dichiara favorevole perchè «si afferma il principio che vince chi ha il consenso, chi hai voti, chi lavora sul territorio”. Questo porta a individuare persone che hanno appeal verso l`elettorato».
Un Alfano che comincerà «a lavorare subito per regole precise e giuste».
Ma a fronte di un Formigoni favorevole («Regolamentiamole come negli Usa») e di un Osvaldo Napoli ottimista («Il centrodestra avrebbe tutto l`interesse a celebrarle per esaltare la coesione politica e programmatica»), ecco subito le voci fredde.
Quella di La Russa: «Non siamo mai stati contrari, ma devono essere serie, ci vuole una legge e comunque non sà³no a prova di infallibilità ».
E soprattutto quella di Scaiola: «Non sono un grande assertore delle primarie.- Abbiamo visto che quando le ha fatte il Pd poi ha dovuto rifarle perchè erano taroccate».
Polemico con il Pd Cicchitto che non teme infiltrazioni «perchè il Pd è più abituato a perdere le primarie che a vincerle, quindi non rappresenta un gran pericolo».
Liana Milella
(da “La Repubblica”)
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Giugno 5th, 2011 Riccardo Fucile
IL DEPUTATO DEI RESPONSABILI: “CI TRATTANO DA SERVI, ADESSO BASTA”… “O I SOLDI OPPURE, SE BERLUSCONI TENTENNA, VIA ALLA RIVOLUZIONE”… ”SENTO CHE CI AVVICINIAMO ALL’ORA X”
L’umile deputato Belcastro, sempre disponibile e responsabile, rivela un improvviso scatto da giaguaro.
«Noi meridionali siamo stufi, veramente e completamente e sinceramente».
Giaguaro della savana.
«Giaguaro mi sta bene, predatori dobbiamo diventare: o il governo ci dà i soldi, oppure ci salutiamo».
Quanti soldi vorrebbe?
«La fiscalità di vantaggio al sud tu Berlusconi la dai sì o no?».
Così lo mette seriamente alle corde.
«Non ho poltrona da sottosegretario nè l’ho chiesta. Ma sul resto… quando il premier ci ha domandato cosa volessimo».
Voi.
«Noi siamo di Noi Sud».
Non di Forza del Sud.
«Quello è Miccichè».
E cosa avete chiesto?
«Semplice: il piano per il sud!».
Semplicissimo.
«Ma a noi ci trattano da servi».
Per via del tratto umile.
«Però De Magistris non ha la faccia da servo. E anche se come magistrato non l’ho proprio apprezzato, mi sembra l’uomo che fa per noi».
Per voi di Noi Sud?
«Per il Mezzogiorno. Ha visto come si presenta bene? Non abbassa la testa, infonde coraggio».
Lei viene dalla truppa di Lombardo.
«Ci sfottevano dicendo che eravamo moltissimo clientelari e Lombardo era un tipo così e così».
Con De Magistris nessuno si permetterebbe.
«Sa tutelarti. Dobbiamo essere meno cedevoli e servili. E mostrarci con una punta di mafiosità positiva».
Lei è calabrese, e quella parola non dovrebbe dirla.
«Mafia nel senso che dobbiamo tutelare i nostri interessi. La gente ha fame e deve mangiare».
Con De Magistris.
«Se Berlusconi non mantiene le promesse (ma spero di no), io faccio le valigie. Lo devo al mio popolo».
E porta il suo popolo alla corte dell’ex magistrato.
«Ha visto come ha sistemato Di Pietro? E’ un grande».
(da “La Repubblica”)
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