Luglio 4th, 2011 Riccardo Fucile SUL “SECOLO XIX” VIENE RIPROPOSTO IL CASO DELLE DIMISSIONI DI 24 DIRIGENTI E DELLA CHIUSURA PER PROTESTA DI NUMEROSI CIRCOLI, ORIGINATE DALLA VISITA DEI FRATELLI MAMONE AL COORDINATORE REGIONALE DI FLI NELLA SEDE DEL PARTITO E DALLA NASCITA DI UN CIRCOLO INTESTATO A UN SOCIO D’AFFARI DI MAMONE
Se alle divisioni legittime e alla luce del sole sulla linea politica in un partito emerge pure la
polemica per una serie di incontri incauti del “capo” locale, prevedere l’implosione è fin troppo facile.
E così è accaduto tra le fila liguri di Futuro e Libertà .
Il gruppo dei finiani si è spaccato in due tronconi: chi sta con il coordinatore regionale Enrico Nan (ex Forza Italia) e chi sta contro.
Lo staff romano di Fini ha dato l’assenso al commissariamento del coordinamento provinciale che aveva denunciato l’episodio di infiltrazione, affidando il ruolo di commissario proprio a chi invece aveva ricevuto Mamone, su cui gravano quattro processi in corso.
Troppo per 25 dirigenti e numerosi circoli territoriali che hanno così rassegnato le dimissioni.
E’ la bufera sulla visita di esponenti della chiacchierata famiglia calabrese nella sede di Fli che ha suscitato il vespaio più preoccupante, innescando anche in Fli il tema delle infiltrazioni: un sospetto pesante dopo i casi di Ventimiglia e Bordighera.
L’ incontro con esponenti di una delle famiglie più chiacchierate e indagate, ammesso da Nan (“Lì per lì non sapevo chi fossero”) è stato oggetto di discussione a Roma e il dossier Genova è sul tavolo nazionale come il più grave da risolvere.
Anche perchè Fabio Granata, vicepresidente della Commissione antimafia, aveva raccolto notizie e allarme dei militanti in tempo reale. “Sono stato recentemente a Genova per un riuscito incontro organizzato proprio da Rosella Oddone e dal suo coordinamento prov. per presentare “il Futurista”. In quella occasione, oltre che a compiacermi per la qualità della manifestazione, avevo raccolto il malcontento diffuso per alcune delle questioni che hanno portato alle dimissioni”.
Granata aveva provato a chiedere ai milianti di “resistere per cambiare il partito dall’interno”, poi la situazione è precipitata.
“Sto verificando con Menia la possibilità di organizzare un incontro tra il coordinatore ligure Nan e il gruppo dei dimissionari: sono certo che troveremo la soluzione di garanzia per scongiurare qualsiasi tentativo di infiltrazione nel partito”.
Infine una proposta: “sono disposto a creare con Angela Napoli un comitato di garanzia che filtri il tesseramento e al contempo auspichiamo il rientro delle dimissioni”
(da “Il Secolo XIX“)
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Luglio 4th, 2011 Riccardo Fucile LA BOZZA DELLA MANOVRA NEL FINE SETTIMANA E’ RIMASTA SUL TAVOLO DEL MINISTRO ALIMENTANDO I SOSPETTI SULLE MODIFICHE POSTUME
Il “bozzone” della manovra è rimasto li, a rosolare sulla graticola di via XX Settembre per l`intero fine settimana.
Coi tecnici di Tremonti a mettere a punto il testo approvato sì giovedì sera ma che, in effetti, non ha ancora varcato il portone del ministero.
E la circostanza, prima ancora che il capo dello Stato, raccontano abbia mandato su tutte le furie in queste ore lo stesso presidente del Consiglio Berlusconi.
Perchè il testo, quello vero – è lo sfogo coi suoi del premier dal ri tiro di Villa Certosa- non è stato consegnato nemmeno a lui.
«Pago sempre per colpa di altri – si è lamentato dopo la nota del Colle – Abbiamo approvato a scatola chiusa il pacchetto delle buone intenzioni di Giulio. E su quel poco che è filtrato, ci siamo ritrovati già contro i sindacati amici e i nostri sindaci. Così non andiamo lontano».
La levata di scudi sulle pensioni lascia presagire poco di buono, per un governo che dopo la mazzata elettorale non gode di consensi e stabilità tali da poter reggere scioperi generali e barricate.
Il Cavaliere quella stretta se la sarebbe risparmiata, giusto ora.
Per non dire poi della rivolta degli amministratori locali Pdl: dal sindaco di Roma Alemanno al presidente delle Province Castiglione («Ci aspettavamo altro»), passando perfino per il presidente Anci e vicecapogruppo berlusconiano alla Camera, Osvaldo Napoli («Sparare contro i comuni vuol dire ammazzare un uomo morto»).
Berlusconi vede nero. Si sente stretto in un angolo.
Ce l`ha con Tremonti.
Ce l`ha con Bossi e Calderoli, che ormai «parlano come se non facessero più parte di questo governo», lamenta il premier che ha gradito poco la minaccia del ministro della Semplificazione di abbandonarlo «ai suoi divertimenti».
Oggi il Cavaliere rientra ad Arcore, ma fino a ieri sera era considerato improbabile il «caminetto» del lunedì sera ad Arcore col Senatur.
Dai rifiuti di Napoli alle missioni all`estero, alla manovra, troppe grane rischiano, per dirla con Calderoli, di far «volare le sedie».
E poi il Quirinale, tornato a bacchettare Palazzo Chigi 48 ore dopo aver strigliato il governo sull`«insufficiente» decreto sull`emergenza rifiuti a Napoli.
«Notaio» sempre più inflessibile agli occhi di Berlusconi. Figurarsi- è il ragionamento della cerchia ristretta – se davvero Berlusconi si impuntasse nel trascinare il Parlamento a occuparsi a tappe forzate della legge bavaglio.
Tutti pessimi segnali.
Che maturano quando ancora la manovra finanziaria non è stata nemmeno vistata dalla Ragioneria e inviata appunto al Quirinale.
Passaggi che si consumeranno oggi.
Sta di fatto che il buco delle 72 ore trascorse dall`approvazione in Consiglio dei ministri ha alimentato un ventaglio di sospetti su interventi correttivi e postumi alle misure più problematiche.
I democratici sostengono di avere riscontri certi, ad esempio, sul reinserimento della norma «ammazza rinnovabili».
E tanto è bastato a mettere subito in allarme il ministro d ell`Ambiente Prestigiacomo, già sul piede di guerra coi colleghi sulla questione.
«Giovedì sera quella norma non c`era, non so come possa essere stata reintrodotta» avverte.
Ma è solo uno dei tanti sospetti di correzione in corso d`opera. Qualcuno nello staff del ministro dell`Economia ha davvero lavorato di cancellino nel week end?
Dal Palazzo che è stato di Quintino Sella negano. «E’ prassi che si invii il documento definitivo al Quirinale almeno due -tre giorni dopo 1`approvazio ne» racconta un sottosegretario di casa invia XX Settembre. «Sono state riviste solo le note formali, non c`è stata alcuna modifica sostanziale al testo». E’ la linea di difesa.
Quel che filtra da Palazzo Chigi, non senza ulteriore preoccupazione, è che la bozza molto informale che sarebbe stata intanto esaminata dall`ufficio legislativo della Presidenza della Repubblica perun primo screening, non sarebbe stata esente da rilievi.
Sotto osservazione, una serie di norme ritenute poco o nulla attinenti.
Ad esempio, l`intero blocco sul processo civile, pur vantato con enfasi da Alfano appena terminato il cdm.
Ma anche i 45 milioni di curo stanziati per il Comune in profondo rosso (e amministrato dalPdl) di Palermo, ufficialmente per la pulizia degli edifici pubblici. Già il Carroccio l`aveva definita roba da «vergognoso accattonaggio».
Magari anche su questo al ministero hanno lavorato di taglie cuci nel fine settimana.
Carmelo Lopapa
(da “La Repubblica“)
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Luglio 4th, 2011 Riccardo Fucile IL FURTO CON DESTREZZA: ECCO IL RISULTATO DI QUANTO VERRA’ TOLTO AI PENSIONATI, CALCOLATO DAL “CORRIERE DELLA SERA”
La notizia ormai è uscita e ha scatenato un putiferio: il governo mette le mani nelle tasche
degli italiani e andrà a sforbiciare le pensioni, soprattutto quelle medio basse.
Il tutto è previsto, e un po’ nascosto, nella manovra finanziaria.
Ma quanto verrà tolto ai pensionati? A quelli, soprattutto, che prendono dai 1428 euro lordi mensili ai 2380 euro?
Secondo Mario Sensini del ‘Corriere della Sera’ le pensioni medio basse si “allegeriranno” dagli 8 ai 150 euro a pensione.
Il tutto per un costo annuale ai danni dei pensionati che potrà andare dai 4 ai 6 miliardi di euro totali.
Un taglio niente male se si aggiungono i nuovi parametri che allontanano l’età pensionabile.
Insomma dalla manovra, almeno nella versione uscita come decreto dal Consiglio dei ministri, emergono due certezze: le pensioni diminuiranno e si andrà gradualmente in pensione sempre più tardi.
Vediamo nel dettaglio i tagli che dovrebbero arrivare, così come illustrati dal ‘Corriere della Sera’.
Tutto si basa sul fatto che la manovra prevede il blocco, totale o parziale, della rivalutazione degli assegni superiori ai 1.428 euro lordi mensili.
Sulle pensioni più basse la mancata o parziale rivalutazione nemmeno si sentirà ma è su quelle medie che la stangata sarà più pesante.
Secondo quanto scrive il ‘Corriere della Sera’, stando alle stime del governo, un pensionato che oggi percepisce 1.500 euro lordi mensili dovrà rinunciare a 8 euro l’anno, che salgono a 60 euro nel caso di una pensione mensile di 2.000 euro, a circa 100 se l’assegno è di 2.500 euro, oltre 150 euro su una pensione di 3.500 euro.
Unico “contentino” è che, pur se minima, un po’ di perequazione ci sarà per tutti.
I 3,2 milioni di pensionati che ricevono un assegno ddai 1.428 ai 2.380 euro lordi mensili, subiranno un taglio del 55% dell’indicizzazione solo sulla quota eccedente i 1.428 euro.
E così per i pensionati più ricchi: perequazione totale sui primi 1.428 euro, al 45% sulla quota tra 1.428 e 2.380 euro, nessuna rivalutazione sulla parte eccedente (invece del 75% come avviene oggi).
A questi tagli, poi, si deve aggiungere anche l’aumento progressivo dell’età pensionabile.
Dal 2011, a causa del meccanismo delle quote, l’età pensionabile è già salita dai 60 ai 61 anni.
Per le donne che lavorano nel settore pubblico nel 2012 l’età minima per la pensione di vecchiaia salirà di colpo da 60 a 65 anni.
Dal 2014 in poi, per tutti, bisognerà considerare anche l’effetto dell’agganciamento automatico dell’età di pensione alle speranze di vita.
E, dal 2020, anche per le donne che lavorano nel settore privato partirà l’aumento progressivo dell’età minima, da 60 a 65 anni.
Di fatto, già da quest’anno, l’età minima della pensione di anzianità è aumentata di due anni per i lavoratori dipendenti e di due anni e mezzo per gli autonomi.
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Luglio 4th, 2011 Riccardo Fucile ECCO CHI SPUTTANA FLI GENOVA: I “NUOVI GESTORI” DEL PARTITO HANNO PERMESSO LO SCOOP A “IL GIORNALE” …. IL COMUNICATO STAMPA TAROCCATO NON SFUGGE AI BERLUSCONES: TRE MESI DI LAVORO DELLA VECCHIA GESTIONE BUTTATI AL VENTO DAI PROFESSIONISTI DELLA POLITICA
Ora da Futuro e Libertà spuntano anche i comunicati taroccati.
Succede che per spiegare la posizione del partito finiano sui rifuti di Napoli che arriveranno in abbondanza nella discarica di Scarpino, dalla email del movimento arriva alla stampa un comunicato che riporta le dichiarazioni di Felice Airoldi sotto la dicitura di “responsabile ambiente Fli” a Genova.
Ma lo stesso Airoldi faceva parte di quel cartello di persone che tre giorni fa hanno rassegnato le dimissioni dal partito e hanno rimesso i loro incarichi insieme alla coordinatrice provinciale Rosella Oddone Olivari.
Il primo a stupirsi sembra essere il diretto interessato che è anche leader del Comitato per Scarpino: «In quel comunicato ci sono riflessioni mie, è vero. Sono le stesse comparse sulle pagine di un quotidiano, ma non mi sono mai sognato di stendere un comunicato per Fli perchè ho seguito la decisione della Olivari» chiarisce Airoldi spiegando che lui non aveva mai preso la tessera del partito e che la scelta di abbandonare il suo incarico era dovuta alla piena comprensione e solidarietà verso la ex coordinatrice provinciale: «Stava imbastendo un progetto ambizioso e facendo avvicinare al Fli giovani in gamba e c’è chi ha voluto tagliarle le gambe».
Il comunicato stampa a nome Felice Airoldi aveva messo in difficoltà la stessa Olivari che si era detta sorpresa: «Se nell’elenco dei dimissionari c’era il nome di Felice è perchè ha condiviso le nostre posizioni. Vedendo quel comunicato gli ho chiesto se aveva avuto ripensamenti ma lui è caduto dalle nuvole». Insomma era un falso.
Una guerra intestina in cui il leader del Comitato per Scarpino sembra essere finito nel mezzo, tra chi lo aveva coinvolto nel partito e dall’altra da chi, invece, vorrebbe dimostrare che la fuga da Fli è meno evidente di quello che si pensi.
Giuseppe Murolo, vice coordinatore regionale vicario dà un’altra lettura della vicenda: «Quel comunicato stampa è stato condiviso da Airoldi che è vivo e lotta con noi – spiega Murolo -. Non c’è nessuna interruzione dei rapporti con lui, tanto più che al momento non abbiamo ricevuto nessuna comunicazione formale delle dimissioni di tutte quelle persone che avrebbero firmato il documento della Olivari».
Il fatto resta: chi ha scritto quel comunicato e quale è la posizione di Fli sui rifuti napoletani a Scarpino?
Federico Casabella
(da “Il Giornale”)
In merito alle dichiarazioni del vice coordinatore vicario di Fli, Giuseppe Murolo, è giusto precisare quanto segue:
1) Certo il “comunicato stampa è stato condiviso da Airoldi”: per forza, le dichiarazioni le aveva rese lui come portavoce del Comitato di Scarpino, ma non certo come responsabile Ambiente di Fli come qualcuno ha voluto far credere. Per il semplice motivo che Airoldi da quella carica si era dimesso.
2) La battuta che Airoldi “è vivo e lotta con noi” è sicuramente vera nella prima parte, non più nella seconda. Trattasi in fondo di slogan “veterocomunista”, un po’ da Avanguardia Operaia, espressione che Murolo ama rivolgere come accusa ad altri dirigenti di Fli tramite dichiarazione alla stampa.
3) Quanto al fatto che “non abbiamo ricevuto formale comunicazione delle dimissioni delle persone indicate in un elenco” si rassereni: sono state pubblicizzate a mezzo stampa e inviate alla direzione di Roma. Non riteniamo sia Murolo la persona adatta a parlare di rispetto della forma.
4) Ci stupiamo piuttosto che non sia intervenuto tempestivamente per impedire che Fli emanasse un comunicato stampa taroccato: se avesse dedicato a questa operazione di controllo la metà del tempo impiegato al telefono per cercare di convincere Airoldi a ritirare la sue dimissioni, peraltro senza riuscirci, avrebbe evitato che “il Giornale” potesse facilmente ridicolizzare la nuova gestione genovese di Futuro e Libertà
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Luglio 4th, 2011 Riccardo Fucile STANZIATI 10 MILIARDI IN MENO CHE ORA DOVRANNO PAGARE GLI ASSISTITI.. INSORGONO TUTTE LE CATEGORIE DEL SETTORE DELLA SANITA’
Dal prossimo anno si dovrà quasi sicuramente pagare un ticket di 10 euro su visite
specialistiche ed analisi, una «novità » che andrà ad aggiungersi ai maxi-ticket già applicati su queste prestazioni da tutte le Regioni italiane (Molise escluso).
Poi dal 2014 un’altra raffica di nuove tasse, che probabilmente non potranno risparmiare nemmeno i ricoveri ospedalieri, perchè fra tre anni si dovranno compensare il tagli al Fondo sanitario nazionale.
In base alle stime dell’economista del CeisTor Vergata, Federico Spandonaro, sulla sanità calerà infatti la scure: 10 miliardi in meno di stanziamenti nei prossimi tre anni, coi fondi totali che scenderanno dal 6,7% del Pil al 6,4%.
Quanto costerà questa mossa agli italiani?
Stando sempre alle stime del Ceis, ogni famiglia sarà chiamate a sostenere un aggravio diretto o indiretto di circa 500 euro all’anno.
Un conto salato, insomma, quello che la manovra estiva presenta agli assistiti.
Che non risparmia nemmeno gli industriali farmaceutici, chiamati a ripianare gli sfondamenti di spesa per pillole e sciroppi.
Mentre il personale dipendente e convenzionato di Asl e ospedali sarà colpito come tutti i pubblici dipendenti dal blocco dei contratti e del turn-over.
Salvo miracoli delle Regioni sui propri già malandati bilanci dal prossimo anno dovrebbe entrare in vigore il ticket di 10 euro su visite specialistiche, analisi ed accertamenti diagnostici, introdotto dal governo Prodi ma mai applicato a seguito del finanziamento statale accordato per scongiurare l’impopolare balzello.
Ora la manovra rifinanzia le Regioni solo per i restanti mesi del 2011 con 486,5 milioni ma anche se all’ultimo istante dal decreto è stata cancellata la esplicita reintroduzione del ticket dal 2012 per il prossimo anno non è garantita alcuna copertura, quindi è più che probabile che la quota fissa di 10 euro vada ad aggiungersi ai 36,16 euro di franchigia (somma entro la quale paga il cittadino, oltre la Regione) già in vigore ovunque e che in alcune Regioni è fissata a un livello anche più alto (vedere grafico).
In pratica la somma dei due ticket renderebbe per molte prestazioni meno complesse, come delle banali analisi delle urine o una radiografia al torace, più conveniente rivolgersi direttamente al privato, aggirando liste d’attesa e trafile burocratiche.
Poi nel 2014 dovranno essere introdotti nuovi ticket, aggiuntivi rispetto a quelli esistenti, per conseguire risparmi pari al 47% del totale.
Quanto possa valere questa percentuale è difficile dire oggi ma poichè il Fondo sanitario nazionale salirà solo dello 0,5% nel 2013 e e dell’1,4 nel 2014, contro il +2,8% sancito per il 2012 dall’ultimo Patto per la Salute sottoscritto da Governo e Regioni, all’appello mancheranno oltre 4 miliardi l’anno.
Quindi i ticket dovranno portare in dote altri 2 miliardi.
Tanti, al punto da rendere più che probabile l’arrivo del famigerato ticket sui ricoveri, anche perchè su prestazioni di pronto soccorso non urgenti, specialistica, diagnostica e, in molti casi, farmaci, quasi ovunque si pagano già .
Per tamponare la falla della spesa per i farmaci ospedalieri, destinata quest’anno a sfondare il tetto di 2,4 miliardi, l’industria sarà chiamata dal 2013 ad accollarsi il 35% del ripiano in misura proporzionale ai fatturati con modalità che verranno stabilite da un apposito regolamento il prossimo anno. Ma se risultasse troppo difficile distribuire gli oneri tra gli industriali scatterebbe il taglio dal 13,3 al 12,5% sulla spesa sanitaria complessiva del tetto per la farmaceutica convenzionata, ossia per i medicinali dispensati nel canale farmacie.
A completare il conto presentato dalla manovra agli industriali della pillola c’è la nuova tassa che le imprese dovranno pagare al momento di presentare la domanda di immissione in commercio dei nuovi farmaci.
«Si colpisce un settore che è il motore dell’innovazione, sarà un boomerang», protesta il neopresidente di Farmindustria, Massimo Scaccabarozzi.
Lamentele alle quali si uniscono i sindacati medici, che protestano contro il blocco dei contratti e del turn-over, dal quale saranno esentati solo i primari delle Regioni alle prese con i piani di rientro dai deficit (quasi tutte quelle del centrosud, dal Lazio in giù).
I medici di famiglia di Fimmg e Snami già minacciano scioperi, mentre per il segretario dell’Anaao, il sindacato dei camici bianchi ospedalieri, Costantino Troise, «è una bomba ad orologeria per la sanità che rischia di diventare un sistema povero per i poveri».
Una bomba, come buona parte della manovra, destinata ad esplodere nelle mani del governo che verrà .
Paolo Barni e Paolo Rosso
(da “La Stampa“)
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Luglio 4th, 2011 Riccardo Fucile DOPO AVER SFASCIATO IL MONDO GIOVANILE, AVER PERSO CREDIBILITA’ CON LA PARENTOPOLI ROMANA, ESSERSI PRESO BACCHETTATE PERSINO DA RICCARDO MUTI, L’EX SOCIALE ALEMANNO HA RIUNITO AL BAR L’EX FIDANZATA SALTAMARINI, L’INQUISITO LANDOLFI E POCHI ALTRI SOPRAVVISSUTI …NE E’ USCITO UN DOCUMENTO RIVOLUZIONARIO: “MAI PIU’ PARLAMENTARI NOMINATI”: FORSE SOLO RACCOMANDATI ?
Arrivano alla spicciolata Mario Landolfi, Barbara Saltamartini, Paola Frassinetti, tra gli altri.
E poi il sindaco di Roma. Da lui nemmeno un’ora prima è arrivata la nota più stonata dell’Alfano day.
Alemanno ha interpretato il ruolo di chi ha detto “il re è nudo”, evidenziando come il consiglio nazionale del Pdl altro non sia stato che una kermesse priva di alcuna partitura diversa da quella decisa a piacimento da Berlusconi.
E del resto era sua l’eredità politica che i convenuti a Via della Conciliazione erano chiamati ad accettare.
Solo che il presunto de cuius, politicamente parlando, non si sentiva affatto finito ed Alfano, che essendo stato suo assistente è abituato a capirne anche i sospiri, se ne è reso subito conto correndo ai ripari e rassicurandolo sul fatto che sarà comunque lui, il Cavaliere, il candidato a premier del 2013.
Come se fosse davvero Angelino il leader in grado di incoronare Silvio.
Avrebbero ragione gli scontenti se non fosse che per anni la cosa gli è andata a fagiolo e ha permesso loro di posare le natiche su ben retribuite poltrone.
Quel che è peggio è che costoro hanno voluto dare in passato anche una patina ideologica alla loro corrente, come sedicenti appartenenti al gruppo della destra sociale, elaborando teorie disattese e avendo come prassi quella di rimanere stretti osservanti della politica dei berluscones.
In realtà la nomina di Angelino Jolie a segretario è solo un passaggio che è servito a superare lo schema del 70-30 e annegare gli ex An ( si vedranno tutti a Mirabello tra qualche settimana per contarsi) dentro il Pdl.
E per liquidare il triumvirato dei coordinatori, soprattutto La Russa.
Come? Con un’improvvisa correzione apportata nella notte alla norma statutaria approvata in mattinata (non a caso ha tanto insistito per la votazione l’unico dei tre coordinatori che manterrà un ruolo centrale, Denis Verdini) in base alla quale il segretario del Pdl “può avvalersi dei tre coordinatori”.
Nella prima versione, quella proposta da La Russa, c’era invece scritto un ben più vincolante “si avvale”.
Da ieri gli ex An sono l’opposizione interna al partito.
Una garanzia, se l’opposizione interna la faranno loro, che Berlusconi possa restare al suo posto per altri 10 anni.
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