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CALIGOLA NOMINO’ SENATORE UN CAVALLO, NAN COME “COMMISSARIO CITTADINO OMBRA” SCEGLIE IL SUO ADDETTO STAMPA EDOARDO MEOLI

Luglio 5th, 2011 Riccardo Fucile

STIPULATO IL “PATTO DEL CONO GELATO”: FATTA FUORI LA GESTIONE CHE NON VOLEVA INFILTRAZIONI DI “ATTENZIONATI” DALLA DIA, ORA I GOLPISTI POSSONO DEDICARSI A SPARTIRSI CREMA E PISTACCHIO… IL POPOLO DI FLI SI CHIEDE TREPIDANTE: AVETE ALMENO AUMENTATO LO STIPENDIO AL MILITANTE MEOLI ?

Il segretario regionale   (nonchè ora anche commissario provinciale e cittadino) Enrico Nan, dopo il golpe ordito ai danni di Rosella Oddone e del gruppo umano che con lei collaborava e che aveva portato Futuro e Libertà  ad acquisire consensi a Genova, ha riunito le sue truppe per impostare la futura attività .
Temendo che arrivasse qualche “attenzionato” dalla Dia a congratularsi con lui, questa volta ha evitato la sede di Futuro e Libertà  e, vista l’entità  delle sue truppe, ha preso in esame due valide alternative: o riunirle sul pianettorolo di casa o all’aperto. Vista la bella stagione, ha optato per la seconda soluzione che in effetti permette e prevede anche la consumazione ai chioschi delle bibite e dei gelati.
Per chi è poi abituato a leccare, quale migliore prospettiva il gusto di limone, fragola e pistacchio?
Enrico Nan avrebbe potuto, come Caligola , nominare suo “segretario cittadino ombra” anche un cavallo, ma pare che nei dintorni non ve ne fossero disponibili .
A quel punto ha dovuto ripiegare sul suo fidato addetto stampa, Edoardo Meoli, raro caso di dirigente Fli locale stipendiato, a cui riteniamo avrà  ora sottoposto una nuova congrua offerta al rialzo.
Così Genova potrà  rappresentare un’eccezione nel panorama politico italiano dei “futuristi”: potersi fregiare di   un segretario “ombra” e al tempo stesso a pagamento.
E’ questa la politica militante di cui si parlava a Mirabello?

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BERLUSCONI COSTRETTO A RITIRARE LA NORMA SALVA FININVEST

Luglio 5th, 2011 Riccardo Fucile

DOPO IL MALUMORE   DELLA LEGA, IL GELO DI TREMONTI E LE CRITICHE DELLA STAMPA CATTOLICA, IL PREMIER E’ STATO COSTRETTO ALLA RETROMARCIA

Berlusconi ritira la norma salva-Fininvest.
«Per sgombrare il campo da ogni polemica ho dato disposizione che questa norma giusta e doverosa sia ritirata».
Così il Presidente del consiglio e proprietario del gruppo del Biscione in una nota diffusa nel pomeriggio di una giornata di forti tensioni nella maggioranza di governo. La cosiddetta norma «ad aziendam» spuntata a sorpresa nella manovra di stabilizzazione finanziaria aveva scatenato la polemica.
Si tratta di una leggina sulla sospensione dell’esecutività  dei risarcimenti che avrebbe evitato alla Fininvest di Silvio Berlusconi di versare alla Cir di Carlo De Benedetti 750 milioni di euro.
Una mossa che precedeva di pochi giorni il verdetto di secondo grado dei giudici atteso alla fine della settimana.
Il Carroccio non ha fatto mistero del «profondo malumore» dei ministri della Lega Nord.
Ma da quel testo che secondo la procedura è stato inviato da Palazzo Chigi (dove è stato visto per l’ultima volta) al Quirinale hanno preso le distanze un po’ tutti, persino Niccolò Ghedini, avvocato personale del premier e deputato Pdl : «Non l’ho scritto io, non ne sapevo nulla»
Nella bufera è rimasto in silenzio il ministro dell’Economia Giulio Tremonti che, si dice, non ne sapesse nulla.
Si dice anche che il suo silenzio nasconda la profonda irritazione.
Dopo aver annullato la conferenza stampa di presentazione della manovra prevista a mezzogiorno – decisione almeno ufficialmente motivata con le difficoltà  a raggiungere Roma a causa del maltempo – Tremonti ha confermato la sua presenza nel pomeriggio al Teatro Centrale in Piazza del Gesù viene presentato il libro sulle fondazioni di Fabio Corsico.
Il vice-presidente del Csm, Michele Vietti, aveva posto l’accento sul principio di uguaglianza: «Non entro nel dettaglio di una norma non ancora presentata in Parlamento – spiega Vietti – ma voglio solo rilevare che il principio dell’esecutività  delle sentenze di secondo grado è un principio generale che vigeva già  prima che diventassero provvisoriamente esecutive le sentenze di primo grado. Modificare questo principio significherebbe rischiare di stravolgere il sistema giudiziario e credo che convenga non farlo per non violare il principio di eguaglianza fra i cittadini di fronte alla legge».
«Non dico nulla. Sulla manovra, quando sarà  il momento, conoscerete le nostre determinazioni». Così, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, presente al convegno «Europa più democratica», ha risposto ai giornalisti che gli chiedevano un commento sul testo trasmesso dal governo al Quirinale.
«Errori da correggere», chiede il direttore di Avvenire, Marco Tarquinio.
Mentre di «ipocrisia e incompetenza» nel gestire le sorti del Paese parla Famiglia Cristiana nel numero in uscita. «La manovcra non ci pare equa» scrive il settimanale- «Per essere davvero giusta dovrebbe chiedere a tutti di tirare la cinghia». A cominciare dai politici, cui spetta dare l’esempio. E invece? I tagli agli scandalosi costi dei politici vengono rimandati al futuro» scrive il settimanale. Inoltre la manovra è, per Famiglia Cristiana, «simile alla politica cui siamo abituati da anni: solo parole».
«Nel documento economico di Tremonti brillano per assenza due promesse strombazzate in campagna elettorale: abolizione delle Province e quoziente familiare (ora Fattore famiglia).

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INCHIESTA ENAC: “HO PAGATO GLI ESPONENTI DEL PD”

Luglio 5th, 2011 Riccardo Fucile

PAGANELLI: “ME LI INDICAVA MORICHINI: HO DATO SOLDI A SETTE POLITICI E ALLA FONDAZIONE DI D’ALEMA”…L’AMMINISTRATORE DELL ROTKOPF AVIATION AVREBBE VERSATO 200.000 EURO

Racconta di aver pagato i soggetti elencati nell’appunto sequestrato dalla finanza ma sostiene che ha consegnato il denaro a Vincenzo Morichini, l’ex responsabile delle agenzie Ina-Assitalia indagato per corruzione e false fatture.
Viscardo Paganelli, finito in carcere con il figlio Riccardo e con Franco Pronzato, già  consulente di Pier Luigi Bersani al ministero dei Trasporti, risponde per quattro ore alle domande del pm Paolo Ielo.
E alla fine l’interrogatorio, chiesto dal difensore Pasquale Bartolo, viene secretato.«Era Morichini a consigliarmi chi pagare, perchè poi avrei avuto dei vantaggi», accusa Paganelli, arrestato per una mazzetta da 40 mila euro a Pronzato.
L’amministratore delegato della Rotkopf Aviation avrebbe versato, secondo i casi, tangenti o contributi regolari – e come tali iscritti in bilancio – per una somma vicina ai duecentomila euro: destinatari dei finanziamenti, sette politici (tra cui Pronzato, la presidente della Regione Umbria Catiuscia Marini e l’eurodeputato del Pd Roberto Gualtieri), Umbria Jazz e, in due occasioni, ItalianiEuropei, la fondazione di Massimo D’Alema.
«Ho dato ventimila euro alla Marini, altrettanti a Umbria Jazz e 15 mila a Gualtieri», sostiene Paganelli.
«A quest’ultimo – continua – ho versato un contributo elettorale perchè volevo raggiungere una certa forza nel partito, in modo da poter avanzare delle richieste». Resta il dubbio se il denaro sia finito nelle mani dei soggetti elencati nel «pizzino»: poichè Morichini ha trattenuto la metà  della tangente destinata a Pronzato, la Procura vuole accertare se anche negli altri casi abbia consegnato solo una parte del denaro. A questo dubbio l’ex amministratore delle agenzie Ina-Assitalia potrà  rispondere nei prossimi giorni, quando sarà  interrogato a palazzo di giustizia.
Altre domande puntano a chiarire il capitolo dei cinque voli (tre in Puglia) che nel 2010 sarebbero stati offerti a Massimo D’Alema.
Paganelli assicura: «Nessuno ha mai viaggiato gratis con la mia società , come risulta anche dalla contabilità  aziendale».
Sarebbe stato Morichini – avendo maturato dei crediti con la Rotkpof Aviation – a regalare le trasferte al presidente del Copasir.
E il pm Ielo, dopo aver contestato all’imprenditore nuove intercettazioni ambientali, lo avrebbe interrogato pure sui rapporti con altri esponenti di primo piano del Pd.
Sorpresi, i politici citati nel «pizzino» rivendicano la propria estraneità  all’inchiesta. Sottolinea Gualtieri: «Apprendo con stupore dell’esistenza, tra le carte del dottor Viscardo Paganelli, di un appunto contenente il mio nome. Escludo di aver mai conosciuto il dottor Paganelli e tantomeno di aver ricevuto denaro da lui o da persone riconducibili alle sue società . Ho dato mandato ai miei legali ad agire nelle sedi competenti a tutela della mia onorabilità ».
La Marini annuncia «una comunicazione al consiglio regionale per il rispetto istituzionale a cui si ispira la mia azione di governo e soprattutto perchè mi sento diffamata e calunniata».
E intanto già  libero Giuseppe Smeriglio, arrestato il 28 giugno con Pronzato e con i Paganelli.
Una scarcerazione a tamburo battente disposta dal gip Elvira Tamburelli, con il parere favorevole della Procura, al termine dell’interrogatorio di garanzia.
Il manager, spiega l’avvocato Marcello Di Stante, ha dimostrato che l’asserita tangente da 24 mila euro altro non era che il compenso per una consulenza in materia di trasporto merci ottenuta dalla Rotkopf Aviation: ricostruzione confermata dall’estratto conto del 6 maggio scorso prodotto dalla difesa.

Lavinia Di Gianvito
(da “Il Corriere della Sera“)

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BAVETTA BECCARIS

Luglio 5th, 2011 Riccardo Fucile

CONSIDERAZIONI DI MARCO TRAVAGLIO SU MARONI, GRILLO, VAL DI SUSA E VIA BELLERIO

Paragonare il ministrucolo degli Interni Bobo Maroni, già  avvocato della Avon di Varese, al generale Fiorenzo Bava Beccaris suona ridicolo, e anche un po’ offensivo per la memoria del generale. La storia, diceva Marx, si ripete spesso, ma in forma di farsa. Infatti oggi siamo ai Maroni.
Col contorno dei politici e giornalisti servi che fanno da degno sottofondo.
Per un intero giorno ci han raccontato che Beppe Grillo aveva definito “eroi” i black bloc, qualcuno l’ha chiamato addirittura “cattivo maestro”, poi s’è scoperto che Grillo parlava dei valligiani pacifici con cui stava parlando, ben prima che scoppiassero le violenze degli infiltrati.
Allora ci han raccontato che Grillo aveva fatto “marcia indietro”, “smentendo” o “rettificando” cose mai dette.
Così si parla del nulla (il Giornale passa al situazionismo ed evoca il ritorno delle “Brigate rosse”), pur di non confrontarsi coi dati scientifici che dimostrano l’inutilità  del Tav.
Solo una caricatura di ministro può immaginare di tenere in stato d’assedio la Val di Susa per vent’anni, schierando 2 mila agenti e militari armati di tutto punto in assetto antisommossa a presidio di cantieri trasformati in fortilizi, con cavalli di frisia, filo spinato e sacchi di sabbia dappertutto, per mandare avanti un’opera che scava un buco di 60 km nella montagna e un altro di 20 miliardi in quel che resta del bilancio dello Stato.
Solo un dilettante del diritto può pensare che qualche magistrato accuserà  i (pochi, per fortuna) violenti No Tav di “tentato omicidio”.
Ma la sua pretesa di sostituirsi alle Procure va compresa.
Maroni è l’unico ministro dell’Interno della storia dell’umanità  condannato per resistenza a pubblico ufficiale, per aver messo le mani addosso ad alcuni agenti della Digos che stavano compiendo il proprio dovere.
È il 1996 e, per conto della Procura di Verona, indagano sulla formazione paramilitare fuorilegge denominata “Guardia nazionale padana”, le celebri camicie verdi: un esercito parallelo armato, come risulta dalle intercettazioni di vari leghisti che, compreso Bossi, parlano di armi.
Il 18 settembre il procuratore Guido Papalia ordina la perquisizione del capo dell’allegra brigata, Corinto Marchini. Ma questi sostiene che il suo ufficio è nella sede della Lega, in via Bellerio a Milano.
La Digos lo porta lì per la perquisizione, salvo scoprire che il presunto ufficio di Marchini è in realtà  di Maroni.
Militanti, dirigenti e parlamentari leghisti si mettono di traverso per impedire il passaggio ai poliziotti, un po’ come le famiglie dei camorristi in certi quartieri di Napoli, quando le forze dell’ordine vanno ad arrestare un boss.
I nostri tutori della legalità  e dell’ordine pubblico insultano gli agenti al grido di “fascisti”, “mafiosi”, “Pinochet” e malmenano tre ispettori.
Maroni, secondo l’accusa, “afferrò per le gambe e trascinò a terra” due poliziotti, Bossi ne “strattonò” un terzo “strappandogli il giubbino e la giacca d’ordinanza”.
Alla fine molti contusi su entrambi i fronti (oggi Maroni direbbe “poliziotti feriti dai terroristi”, solo che all’epoca il terrorista era lui).
Maroni fa in tempo ad azzannare un agente al polpaccio prima di prendere una botta al setto nasale ed essere portato via in barella.
Due anni dopo viene condannato in primo grado a 8 mesi per resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale.
Sentenza confermata in appello nel 2001, pena ridotta a 4 mesi e 20 giorni perchè nel frattempo una legge ad Legam ha depenalizzato l’oltraggio.
Condanna definitiva in Cassazione: la “resistenza passiva” dei partigiani verdi “non risultava motivata da valori etici, mentre la provocazione era esclusa dal fatto che non si era in presenza di un comportamento ingiusto a opera dei pubblici ufficiali”.
E quelli di Maroni erano “inspiegabili episodi di resistenza attiva e proprio per questo del tutto ingiustificabili”.
Da allora, quando arriva il loro ministro, gli agenti corrono a indossare stivali molto alti. Inguinali.

Marco Travaglio
(da “Il Fatto Quotidiano“)

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MA AL QUIRINALE SCATTA L’ALTOLA’: NAPOLITANO PRONTO ALLA BOCCIATURA DELLA NORMA SALVA-FININVEST

Luglio 5th, 2011 Riccardo Fucile

LA INDECENTE MOSSA DI BERLUSCONI PER NON PAGARE 750 MILIONI DEL RISARCIMENTO MONDADORI-CIR STOPPATA DAL QUIRINALE… NEUTRALIZZATO IL BLITZ DI SILVIO E ALFANO

Ora Napolitano vuole vederci chiaro.
Dopo aver scoperto la sgradita sorpresa nella bozza del decreto trasmesso da palazzo Chigi, il capo dello Stato ha messo al lavoro tutto il suo staff giuridico per «un’attenta e rigorosa valutazione».
Che porterà  a stendere un parere pesante e motivato su quella che l’opposizione ha già  ribattezzato “norma ad aziendam”.
Anzi, Napolitano la norma contestata avrebbe già  deciso di cancellarla dal decreto. Questi sostanziosi rilievi del Colle saranno poi girati a palazzo Chigi, contando su una modifica del testo.
Insomma, Napolitano non intende restare con le mani in mano di fronte a un caso di conflitto d’interessi, con il presidente del Consiglio che inserisce di soppiatto, nella manovra a tutela dei conti pubblici, un codicillo per mettere al riparo la sua azienda dalla sentenza sul lodo Mondadori.
Riflettendo sulla genesi della norma, al Quirinale hanno maturato una convinzione: il comma salva-Fininvest non c’era nel testo uscito dal ministero dell’Economia. Ergo, una manina l’ha inserito dopo.
Precisamente nel passaggio che c’è stato ieri da via XX Settembre a Palazzo Chigi, prima che il decreto venisse trasmesso al Colle per la firma.
Una ricostruzione che coincide con quanto si sussurra nel governo, dove solo in pochissimi erano a conoscenza del blitz che stava per compiersi. Tra i pochi, Giulio Tremonti, che ha tentato con ogni mezzo di opporsi.
Gli uomini del Tesoro, del resto, la considerano «una norma suicida», che non ha alcuna possibilità  di essere approvata.
«Questa cavolata – spiegano fonti del ministero dell’Economia – è stata voluta direttamente dal Guardasigilli. È uscita dalla filiera Berlusconi-Ghedini-Alfano. L’hanno cucinata interamente loro, pur essendo chiaro che non ha alcuna coerenza con l’oggetto del decreto».
Inoltre, aggiungono i tecnici di Via Venti Settembre, si tratta di una legge «devastante», perchè «introduce il concetto di insolvenza nel privato».
Niente da fare, di fronte all’insistenza di Berlusconi. «Mi prendo io la responsabilità  di tutto – ha tuonato il Cavaliere -, la porto io al Colle e la gestirò io la trattativa con il capo dello Stato».
Ma sono in molti, nella maggioranza, a non aver digerito un provvedimento che «appare come l’ennesima legge a favore della casta, in un momento in cui tagliamo le pensioni agli italiani».
È dunque falso che la norma fosse già  stata discussa in Consiglio dei ministri. Diversi testimoni, presenti alla riunione del governo di giovedì sera, non ricordano affatto questo particolare.
È vero invece che la trappola, congegnata da Niccolò Ghedini, avrebbe dovuto scattare in seguito, presentandosi sotto forma di un emendamento parlamentare.
Una tecnica già  sperimentata in passato per le norme ad personam sulla giustizia. Ma la fretta ha spinto il consigliere giuridico del Cavaliere a forzare la mano.
La Corte d’appello di Milano ha fatto sapere infatti di essere pronta ad emettere la sentenza sul lodo Mondadori e la decisione è attesa per sabato.
Per Berlusconi si tratta di una corsa contro il tempo per non pagare la Cir di De Benedetti. ««A quello lì – si è sfogato ancora in queste ore il premier – i soldi non li darò mai, piuttosto li devolvo in beneficenza».
Un’ostinazione che l’ha portato a dare il via libera alla forzatura di Ghedini, contro il parere di Tremonti e di Gianni Letta.
L’intenzione di Berlusconi, al contrario, è di resistere a tutti i costi alla moral suasion di Napolitano, confermando la norma e piazzando la fiducia per evitare modifiche. «Spiegherò a tutti – ha preannunciato il premier – che si tratta di respingere un’aggressione politica portata avanti con ogni mezzo».
Il timore, a questo punto, è che Napolitano si attardi troppo nella controfirma, dando ai giudici il tempo di emettere la sentenza e vanificando così il blitz.
Non a caso ieri sono già  stati attivati i canali diplomatici tra Gianni Letta e il Colle. Gli uomini di Napolitano hanno in realtà  preavvertito il sottosegretario che quel “codicillo” proprio non può andare bene. E il braccio destro del Cavaliere sta tentando una mediazione sapendo però che su quel campo non c’è più nulla da fare.
La controffensiva è stata discussa in una riunione di Berlusconi con i figli alcuni giorni fa. Un vero consiglio di famiglia.
Del resto era stato lo stesso Berlusconi a confermare l’oggetto del summit: «Ne parliamo tutti i giorni, è una cosa che incombe».
Allarme rosso dunque, per la possibile «mazzata» in arrivo (definizione di Pier Silvio Berlusconi). Una eventualità  che ha spinto nei giorni scorsi Fininvest a non attribuire alcun dividendo ai soci per l’esercizio 2010, nonostante un utile netto di 160 milioni.

Francesco Bei
(da “La Repubblica“)

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LODO MONDADORI: INSERITO NELLA MANOVRA UN COMMA A FAVORE DEL PREMIER PER BLOCCARE RISARCIMENTO A CIR

Luglio 5th, 2011 Riccardo Fucile

PREVISTA LA SOSPENSIONE DELLE MAXIMULTE IN SEDE CIVILE…”UNA VERGOGNA, DANNI IRREPARABILI ALLA GIUSTIZIA”… DURE PRESE DI POSIZIONE DELL’OPPOSIZIONE, IMBARAZZO NELLA MAGGIORANZA

L’ultimo comma dell’articolo 37: nelle pieghe della manovra un’altra norma ad personam per il presidente del Consiglio e le sue aziende.
Viene infatti deciso lo stop in appello all’esecuzione delle condanne civili che superino i dieci milioni di euro e stop in Cassazione per quelle che vanno oltre i 20 milioni, in cambio di una idonea cauzione.
Due modifiche al codice di procedura civile che potrebbero influire anche sull’attesa sentenza d’appello del tribunale civile per il Lodo Mondadori, prevista per la fine di questa settimana.
Fininvest in primo grado era stata condannata a risarcire con 750 milioni di euro la Cir di Carlo De Benedetti, presidente del Gruppo Editoriale L’Espresso.
La bozza aggiunge infatti un comma all’articolo 283 del codice di procedura civile che parla dei provvedimenti sull’esecuzione provvisoria in appello e che prevede che il giudice dell’appello, “su istanza di parte quando sussistono gravi e fondati motivi sospende in tutto o in parte l’efficacia esecutiva o l’esecuzione della sentenza impugnata, con o senza cauzione”.
Il comma aggiuntivo che sarebbe spuntato nella manovra economica recita: “La sospensione prevista dal comma che precede è in ogni caso concessa per condanne di ammontare superiore a dieci milioni di euro se la parte istante presta idonea cauzione”.
“La norma inserita in finanziaria per sospendere il pagamento del risarcimento di Mediaset a Cir in relazione al caso Mondadori è un grave atto del governo, sia perchè contiene un esplicito favore al premier sia perchè non ci sono i requisiti di necessità  e urgenza previsti dalla Costituzione” dichiara Italo Bocchino, vice presidente di Futuro e libertà  per l’Italia.
La capogruppo del Pd in commissione Giustizia della Camera, Donatella Ferranti, attacca. “Sono senza vergogna, è scandaloso che in una finanziaria che prefigura lacrime e sangue per il paese sia contenuta una norma di classe, che consente ai più ricchi dilatare il regolare corso della giustizia e che, guarda caso, molto probabilmente farà  tirare un sospiro di sollievo alle aziende del presidente Berlusconi”.
Interviene anche Antonio Di Pietro: “Anche le azioni criminali – afferma in una nota il leader dell’idv – hanno un limite per essere credibili, oltre il quale diventano ridicole”.
Secondo Di Pietro “se nel testo definitivo della manovra ci fosse una norma criminogena, volta ad assicurare a Berlusconi l’annullamento del pagamento dovuto al gruppo De Benedetti, sarebbe la dimostrazione che il governo ha perso il senso del limite e il senno. Come si può approfittare così delle istituzioni? Un giudice accorto – conclude – dovrebbe disapplicare questa disposizione perchè palesemente immorale e incostituzionale”.
Rocco Buttiglione, presidente dell’Udc, si rivolge al neo segretario del Pdl e attuale ministro della Giustizia, Angelino Alfano. “Avrà  il coraggio e la forza di rompere questa protezione sfacciata di interessi privati tramite il potere dello Stato?”.
Tenta invece di fornire una giustificazione ‘tecnica’ il capogruppo del Pdl in commissione Giustizia della Camera Enrico Costa. “La maggioranza” – spiega –   “in un momento di congiuntura economica particolarmente sfavorevole ha deciso semplicemente di contemperare il diritto del creditore con le ragioni del debitore quando le somme di denaro da corrispondere hanno dimensioni di rilevante entità “.
Luca Palamara (Anm). “Se confermata” la norma sul lodo Mondadori “sarebbe una norma che nulla ha a che vedere con il tema dell’efficienza del processo civile, che determinerebbe una iniqua disparità  di trattemento e che sarebbe, quindi, incostituzionale”.
Un giudice di Cassazione: “Danni irreparabili”. “Una norma di favore per i grandi debitori destinata a produrre guasti irreparabili, anche perchè mette in discussione la stessa credibilità  del processo civile, che trova il suo fondamento nel fatto che le sue pronunce di appello sono immediatamente esecutive”.
Giuseppe Maria Berruti, giudice della Prima sezione civile della Corte di Cassazione, è fortemente critico con l’Ansa sulle nuove disposizioni del codice di procedura civile che vengono introdotte con la manovra finanziaria. Ma sull’intervento che obbliga il giudice a sospendere l’esecutività  delle condanne nel caso di risarcimenti superiori ai 20 milioni di euro (10 in primo grado) dietro il pagamento di una cauzione e in attesa che si pronunci in via definitiva la Cassazione,il suo giudizio è drastico:”E’ una norma di favore per i grandi debitori, come le amministrazioni che non pagano i grandi appalti , le imprese altamente insolventi verso miriadi di consumatori e così via. In sostanza chi in teoria ha fatto più danno si vede mettere a disposizione straordinarie possibilità  dilatorie”.
Sinora la sospensione “era sottoposta a condizioni stringenti che il giudice doveva esaminare per evitare guai peggiori, come l’insolvenza del debitore”.
Ora invece con queste nuove disposizioni congelare i mega risarcimenti diventa una strada obbligata per il giudice di appello: “E’ una facilitazione per i grandi debitori, per i quali si rinvia tutto alla fine del giudizio di Cassazione, cioè alla definitività  della sentenza”.

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LE TRIBU’ DELLA LIBERTA’: SI SBRANERANNO COME IENE

Luglio 5th, 2011 Riccardo Fucile

TRA CORRENTI E BATTITORI LIBERI, NEL PDL E’ ORMAI UNA CORSA AD ORGANIZZARSI PER IL DOPO-BERLUSCONI…DAI “BELLISSIMI DI RETEQUATTRO” A SCAJOLA, DAGLI EX AN AGLI EX DC E PSI, FINO AI CANI SCIOLTI

Incoronato Angelino tra le lacrime di un Cavaliere in vena di frasi definitive (“Adesso posso anche morire”) il caos correntizio dentro il Pdl resta esattamente quello di prima.
Insomma, non è successo proprio niente, è stata solo una sceneggiata per togliere — solo formalmente — un po’ di potere agli ex triumviri (La Russa, Bondi e Verdini) che comunque rimangono saldamente alla testa delle loro fazioni interne.
Già , perchè il bacino elettorale del Pdl è ancora pingue e chi vincerà  la gara della successione (quella vera) potrà  garantirsi di superare agevolmente anche la fine di Berlusconi e del suo regno.
In pole position per raccogliere l’eredità  del basso impero ci sono senz’altro i “bellissimi di Rete 4”, ovvero i quattro cavalieri di Liberamente, cioè Frattini, la Gelmini, la Carfagna e la Prestigiacomo; è il nucleo dei “giovani” che, uniti ad Alfano, rappresentano la punta di diamante del futuro del partito, guardati a vista però (e tralasciamo il tenore degli sguardi) dagli scajoliani. Che non son pochi, una trentina di deputati affiliati alla fondazione Cristoforo Colombo e capitanati dall’ex ministro “Sciaboletta” Scajola che quando si parla di fare la fronda può dare lezione a tutti: la vecchia scuola Dc insegna.
Ecco perchè i suoi sono temuti soprattutto dagli ex aennini (La Russa, Gasparri, Alemanno e Matteoli, peraltro ulteriormente divisi al loro interno) che vedono in Scajola un temibile outsider nel controllo di alcuni feudi, in particolare quello toscano, al confine con la Liguria, dove Matteoli tenta da tempo fughe in avanti.
Il sottobosco è poi variegato.
Nel mare magnum dei movimentisti sparsi si scorgono all’orizzonte i valducciani di Mario Valducci, agglomerati nei Club delle Libertà  a cui fanno seguito i brambillini della rossa ministra animalista Michela Vittoria Brambilla, fondatrice dei Promotori delle Libertà , fino all’immancabile Dell’Utri con i Circoli del Buon Governo.
Multiforme, dunque, questo neo “partito degli onesti” dove, dopo Dell’Utri, marciano compatti gli ex socialisti della prima ora, Cicchitto, Sacconi, Brunetta e Cazzola, amici anche di Tremonti (tranne Brunetta) che però, com’è noto, gioca una partita da libero duettando in solitaria direttamente con Napolitano.
Al centro, poi, toccano palla da puri groupies del Presidente alcuni berlusconiani sciolti, come Crosetto, la Bertolini, la Santanchè, Cossiga, Malan, Stracquadanio e altri, sempre pronti a scattare sull’attenti in caso di ordini superiori ma, di fatto, custodi delll’imperitura fiaccola del berlusconismo doc.
Per dire: se non ci fossero loro, a Milano avrebbero già  preso il potere i formigoniani, anche se la mise sfoggiata dal governatore lombardo al Consiglio Nazionale di venerdì scorso (giacca nera lamè su camicia havaiana e jeans) avrebbe consigliato a chiunque una riflessione prima di entrare a far parte del battaglione berlusconian-ciellino.
È finita? E no.
Se ci sono gli ex Psi non possono mancare gli ex Dc.
Ecco, quindi, entrare in pista Giancarlo Rotondi, con il suo drappello di uomini che ancora sognano il ritorno del grande centro con lo scudocrociato in bella vista e che sono il vero anello di congiunzione tra il partito e il Vaticano; al resto ci pensa Gianni Letta.
Infine i baraniani di Lucio Barani, ex nuovo Psi, che però pare siano davvero pochi (forse addirittura c’è solo Barani) ma anche lui si professa corrente interna capace di sbaragliare l’indiscusso potere che, invece, detengono gli ex socialisti craxiani come Sacconi e Cicchitto, ma quando si tratta di addentare una fetta di quel che resta dell’elettorato berlusconiano, nell’attuale Pdl non si guarda in faccia a nessuno.
A costo di sfiorare — e ripetutamente — il ridicolo.

Sara Nicoli
(da “Il Fatto Quotidiano“)

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COMUNI E REGIONI PREPARANO LA STRETTA IRPEF E TASSE DI SOGGIORNO

Luglio 5th, 2011 Riccardo Fucile

GLI EFFETTI DEL TAGLIO DA 10 MILIARDI PREVISTO DALLA MANOVRA….I CITTADINI DEL NORD VEDRANNO SPARIRE LE ESENZIONI…..AL SUD ALIQUOTE MASSIME E MENO SERVIZI

Piccoli e grandi Enti locali sono pronti a scendere in piazza.
La manovra così com’è rischia di strangolare i bilanci di Regioni, Comuni e Province che subiranno un taglio pesante pari a 9,6 miliardi.
Le possibili contromisure sono già  sul tavolo di sindaci e governatori.
A partire dal prossimo anno è previsto un inasprimento delle addizionali, sono allo studio aumenti per tassa rifiuti, Ipt e Rc auto, i ticket saranno più salati, i servizi sociali verranno ridotti ai minimi termini e il turismo sopporterà  l’introduzione della tassa di soggiorno.
Piemonte. La Regione non ha margini di manovra. Dal 2008 l’addizionale Irpef è ai massimi. A Torino la situazione è complessa: non è possibile aumentare l’addizionale visto che l’aliquota è già  allo 0,4%. L’unico balzello che la giunta potrà  approvare sarà  la tassa di soggiorno in una forbice tra 0,50 e 2 euro. «Ma non sarà  sufficiente», dice l’assessore al Bilancio del Comune, Gianguido Passoni, «dobbiamo già  fare i conti con 74 milioni in meno». Il Comune sarà  poi costretto a tagliare servizi: gli orari degli sportelli, l’organizzazione degli asili.
Lombardia. La Regione fa pagare ai cittadini un’addizionale Irpef al minimo (lo 0,9%). Diverso il caso di Milano dove questo balzello non è mai stato introdotto. Il sindaco Pisapia, però, accusa la precedente giunta di aver nascosto un buco nei conti da 180 milioni e critica pesantemente la manovra: per questo l’addizionale rischia di essere introdotta.
Liguria. Potrebbe saltare l’esenzione Irpef per i redditi tra i 20 ed i 30 mila euro. «Questo ci consentirà  di recuperare 36 milioni di gettito» spiega l’assessore regionale alle Risorse finanziarie Pippo Rossetti. La Spezia, Savona e Imperia hanno già  aumentato del 3,5% la Rc auto. Il costo della manovra in cifre per la Regione Liguria? «Nel 2011 il governo ci ha tolto 154 milioni di capacità  di spesa, nel 2012 ne toglie altri 30. Tra il 2013 ed il 2014 calcoliamo una riduzione di altri 30 milioni».
Emilia Romagna. Allarme alto nella sanità . La Regione stima tagli attorno a 500 milioni e medita la reintroduzione del ticket. Bologna, invece, sta riorganizzando i nidi comunali: le rette sono aumentate fino a 200 euro al mese. E sono molte le incognite per la realizzazione della metropolitana.
Toscana. A Firenze tra 2011 e 2013 mancheranno all’appello 45 milioni. Nel 2014, raddoppio: altri 26 milioni in meno, per un totale di 71 milioni. Secondo l’assessore regionale al Bilancio Riccardo Nencini «lasceremo sul campo 1 miliardo di euro di minori trasferimenti».
Lazio. Qui la manovra rischia di far saltare il banco: Roma già  dispone dell’addizionale comunale più alta d’Italia, pari allo 0,9% e l’addizionale regionale è all’1,7%. La tassa di soggiorno è operativa e dunque non resta che mettere mano ai servizi sociali.
Campania. «È una manovra insostenibile, soprattutto per le realtà  del Mezzogiorno», si sfoga l’assessore al bilancio del Comune di Napoli Riccardo Realfonzo. Unica via di fuga un aggiustamento verso l’alto della pressione fiscale.
Puglia. La Regione ha giocato d’anticipo e per ridurre il deficit della sanità  ha elevato all’1,2% l’addizionale Irpef. La benzina è ricarata di 25 centesimi al litro mentre dal 1 luglio è stata ridotta la soglia di esenzione dal ticket per i redditi oltre i 18mila euro. «Aspettiamo di conoscere le misure – dice l’assessore al Bilancio di Bari Giovanni Giannini – se non si interverrà  sui Comuni virtuosi allora Bari sarà  salva. Altrimenti bisognerà  ritoccare tassa rifiuti e tariffe dei servizi».
Sicilia. Tasse: la Regione è già  ai massimi livelli causa debito della sanità , mentre i Comuni, Palermo in testa, ancora non sanno se e come incrementeranno la tassazione visto che l’aliquota Irpef supera già  lo 0,4%.

Lucio Cillis
(da “La Repubblica“)

argomento: Comune, economia, federalismo, finanziaria | Commenta »

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