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DRAGHI: “NUOVI TAGLI ALLA SPESA PUBBLICA O L’AUMENTO DELLE TASSE SARA’ INEVITABILE”

Luglio 13th, 2011 Riccardo Fucile

IL PROSSIMO PRESIDENTE DELLA BCE SI ESPRIME SULLA MANOVRA: “RIFORME STRUTTURALI ESSENZIALI, LA SOLVIBILITA’ DEGLI STATI SOVRANI NON E’ PIU’ UN FATTO ACQUISITO”

Le tasse rischiano di aumentare se non ci saranno altri tagli alla spesa pubblica con la manovra economica.
È il richiamo lanciato dal governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, secondo cui «avendo anticipato le usuali scadenze occorre definire in tempi rapidissimi il contenuto delle misure ulteriori volte a conseguire il pareggio di bilancio nel 2014. A questo soprattutto guardano oggi i mercati. Esistono rischi – ha sottolineato – che questi provvedimenti distorcano l’impianto della correzione, opportunamente basato sostanzialmente su tagli delle uscite».
«Se non si incide anche su altri voci di spesa – ha aggiunto Draghi all’assemblea annuale dell’Abi – il ricorso alla delega fiscale e assistenziale per completare la manovra nel 2013-2014 non potrà  però evitare un aumento delle imposte».
L’Italia può contare su «fattori favorevoli» per proseguire sulla strada del risanamento dei conti e superare le minacce dell’emergenza. Ma deve trovare “un intento comune, al di là  degli interessi particolari e di fazione».
E ancora: «Se non si incide anche su altre voci di spesa, il ricorso alla delega fiscale e assistenziale per completare la manovra nel 2013-2014 non potrà  però evitare un aumento delle imposte».
Questo il monito lanciato dal governatore della Banca d’Italia Mario Draghi, nel corso del suo intervento all’assemblea annuale dell’Abi”.
E sugli spread è caustico: «hanno raggiunto livelli visti l’ultima volta nel 2008». Ma oggi le banche che sono intervenute «sono più sane e meno cariche di pesi morti» di allora. La conseguenza?
«Alle tensioni degli ultimi giorni che hanno interessato i titoli di Stato e i corsi azionari italiani ha contribuito l’incertezza sulle prospettive della finanza pubblica».
Ecco perchè «Quelle riforme strutturali invocate per anni sono oggi ancora più essenziali», ha avvertito Draghi nel suo intervento.
Il governatore della Banca d’Italia ha ricordato che «per anni il costo del credito nelle varie parti dell’area euro non si è discostato significativamente da quello prevalente in Germania».
Inoltre «gli spread sui titoli sovrani rispetto al Bund tedesco sono rimasti a lungo su livelli modesti e i tassi praticati dalle banche hanno riflesso la credibilità  di cui godevano i titoli pubblici dei paesi dell’euro».
Ma oggi, secondo Draghi, il panorama è cambiato: «Non è nè sarà  più così: la solvibilità  degli stati sovrani non è più un fatto acquisito ma va guadagnata sul campo con una crescita alta e sostenibile, possibile solo con i conti in ordine».
E il costo del credito «riflette oggi questa nuova condizione: è più elevato per i paesi a bassa crescita e con finanze pubbliche deboli».
Dunque «il prestito di credibilità  elergito dai paesi più forti dell’area euro – ha ammonito il governatore – è venuto a scadenza: dovremo crescere senza farvi conto. Quelle riforme strutturali invocate sono oggi ancora più essenziali».
La manovra presentata dal governo rappresenta un passo importante nel processo di risanamento dei conti pubblici.
Gli interventi all’attenzione del parlamento sospingono il processo di riduzione del debito«. Quest’anno, aggiunge, “verrà  conseguito un surplus primario significativo; l’anno prossimo si accrescerà  ancora, raggiungendo il livello più elevato nell’area dell’euro”, spiega Draghi, promuovendo l’entità  della manovra.
“La situazione impone decisioni rapide e coraggiose»: lo afferma, in audizione al Senato sulla manovra, il vicedirettore generale della Banca d’Italia Ignazio Visco.
«Il decreto in discussione in Parlamento accelera il processo si riduzione del debito il cui avvio è previsto nel 2012, permette il sostanziale conseguimento dell’obiettivo di disavanzo fissato per il 2013, riduce ulteriormente lo squilibrio nell’anno successivo portandolo circa all’1% del prodotto. Esso va approvato al più presto. Bisogna anticipare la definizione delle ulteriori misure necessarie a conseguire il pareggio di bilancio nel 2014».
Nella giornata di ieri il differenziale tra il rendimento dei Btp decennali e quello dei corrispondenti titoli tedeschi ha superato, seppur temporaneamente, i 300 punti base; «nell’immediato i costi sono limitati ma se questi valori persistessero ne deriverebbero oneri ingenti per i conti pubblici».
Lo ha sottolineato il vicedirettore generale della banca d’Italia Ignazio Visco cominciando la sua audizione in Senato davanti alle commissioni Bilancio dei due rami del Parlamento.

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TREMONTI SOTTO ASSEDIO: “ATTENTI, ME NE VADO”, MA SPUNTA L’OMBRA DI MONTI

Luglio 13th, 2011 Riccardo Fucile

“SONO DUE GIORNI CHE NON DORMO”…LETTA E CASINI: “TRATTIAMO SOLO CON TE”… UN SITO DI GOSSIP RILANCIA: “SI DIMETTERA’ DOMENICA, TRAVOLTO DAL CASO MILANESE”

Isolato, atterrito, schiacciato tra le richieste dei partner europei che gli chiedono di fare di più per salvare l’Italia e un governo, quello Berlusconi, che ragiona solo con il bilancino dei voti.
C’è addirittura chi lo descrive “provato fisicamente” e “spaventato” dalla crisi che ha iniziato a stringere la morsa sull’Italia.
Giulio Tremonti non dorme da due notti. Il peso dell’attacco dei mercati lo sente fisicamente.
Così come sente stringersi la morsa dell’inchiesta Milanese.
Inizia a sentire il fiato sul collo di quel Mario Monti indicato dal Pd come possibile premier di un governo di transizione che Berlusconi sta pensando di scippare agli avversari offrendogli proprio la poltrona di Tremonti.
Lui, il superministro, in mattinata è a Bruxelles.
Lo attendono i colleghi europei per discutere di mercati e di Grecia. Ma il telefono della sua stanza d’albergo inizia a squillare. Dall’altro filo del telefono i leader dell’opposizione.
Come lunedì sera Enrico Letta e Casini gli ripetono che loro l’appello di Napolitano alla coesione lo accolgono, ma solo se tratteranno con lui.
“Con Berlusconi non vogliamo negoziare, deve restare fuori dalla partita perchè una sua intromissione sarebbe controproducente, dannosa, un peso per tutti”.
Il superministro non ribatte. Annuisce.
Si reca al Justus Lipsius, il palazzo dei vertici Ue, e davanti alle telecamere dà  l’annuncio che segna la giornata. “Sto andando a Roma a chiudere il Bilancio dello Stato”.
Infila la porta a vetri e parte, disertando l’Ecofin.
La giornata è costellata dai colloqui telefonici.
Si sente con il presidente Napolitano e con i capi dell’opposizione. Il triangolo che sbroglia la situazione è questo. Berlusconi è out, per lui si informa sull’andamento della giornata Gianni Letta.
Arrivato a Roma Tremonti incontra i capigruppo di maggioranza e opposizione.
Per la prima volta nella sua carriera di ministro tratta direttamente gli emendamenti alla Finanziaria.
In serata con i suoi collaboratori si dirà  soddisfatto, “ci siamo accordati con tutti i gruppi, è la prima volta nella storia che chiudiamo una manovra con appena 7-8 emendamenti”.
Ma la giornata del ministro è stata tutt’altro che rose e fiori.
Chi ha lavorato al suo fianco racconta che mai come in questi due giorni di panico a Piazza Affari il superministro si è sentito solo.
“Quando l’opposizione gli faceva notare l’assenza di leadership del premier e della maggioranza lui annuiva”, racconta un senatore presente alle riunioni.
Testimonia un deputato d’opposizione: “Era talmente provato che non era sprezzante come suo solito, anzi, era disponibile”.
Ma la tensione, e il carattere del ministro, escono tutte quando nel tardo pomeriggio incontra i capigruppo al Senato della maggioranza e tira fuori la sopresa. “Mi è arrivata una richiesta in inglese”, scandisce usando l’espressione di quando vuol far capire che qualcosa gli è stato imposto in Europa.
Entro sei mesi si deve dare il via a un piano di liberalizzazioni e privatizzazioni per far cassa e rilanciare il Pil.
Gasparri salta in piedi e obietta che di questo non se ne era mai parlato.
Tremonti gelido replica: “Se non si fa vi dovete trovare un altro ministro dell’Economia”.
Ma l’arma della minaccia questa volta potrebbe non bastare a salvarlo.
I colleghi di governo, tanto del Pdl quanto della Lega, ormai di lui farebbero volentieri a meno.
E intanto l’inchiesta sul suo ex braccio destro, Marco Milanese, si allarga, rendendo sempre più difficile la posizione del superministro.
Tanto che in Transatlantico si spargono le voci sulle sue dimissioni a Finanziaria approvata e a mercati chiusi. Cioè domenica.
Boatos raccolti anche da Dagospia, che in serata li rilancia in apertura di sito.
E che qualcosa si stia muovendo lo testimonia chi ha parlato di recente con Berlusconi.
Il premier si sarebbe mosso per non farsi trovare impreparato dalle dimissioni (tutt’altro che sgradite) del suo ministro.
Si racconta abbia contattato Mario Monti e l’ex commissario Ue si sarebbe detto pronto a mettere la faccia sul salvataggio dell’Italia come ministro solo in cambio di succedere poi a Berlusconi come capo di un governo di “salute nazionale”.
Guarda caso ieri sera Rosy Bindi se n’è uscita con questa battuta: “Meglio un Monti di Tre-Monti”.

Alberto D’Argenio
(da “La Repubblica“)

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LE PAROLE E I FATTI: “CARO FINI, POVERO FUTURO E LIBERTA’ LIGURE”

Luglio 13th, 2011 Riccardo Fucile

LETTERA APERTA A FINI   DELLA PRESIDENTE DIMISSIONARIA DEL CIRCOLO DI FLI E CONSIGLIERA COMUNALE DI SORI…“LEGALITA’, TRASPARENZA E MERITOCRAZIA NON DOVEVANO ESSERE I PUNTI DI RIFERIMENTO DI FUTURO E LIBERTA’? “

On. Fini, spero che questa mia lettera venga letta da Lei personalmente o, perlomeno, da qualcuno che avrà  la bontà  di portarla a Sua conoscenza.
Mi chiamo Maria Teresa Viceconti, Consigliere Comunale e Presidente del C.C. del Comune di Sori (Genova).
Ho fatto parte del M.s.i.- D.n. (sia per una propria vicinanza politico-culturale alla destra e sia, soprattutto, affascinata dal carisma e dalla statura politica di Giorgio Almirante), poi di A.n. ed infine molto a malincuore (perchè già  in tempi non sospetti, quando esisteva solo l’ipotesi di una confluenza con F.I. in un unico partito, il mio pensiero era quello che non sarebbe durato più di 2 anni!) del P.d.L., pur di seguirLa.
Sono poi confluita nel suo nuovo progetto di Fli, sperando che si sarebbe potuto costruire un Partito scevro dalla logica politico-affaristica e soprattutto un Partito che facesse dei principi della Legalità , della Trasparenza, della Meritocrazia e del buon governo (non nel senso berlusconiano) i punti di forza per dare a questo Paese una base di riferimento alle persone nauseate dalla politica-gossip e, soprattutto, ai giovani un nuovo spirito e nuovi mezzi affinchè potessero avvicinarsi nuovamente alla politica nella accezione pura del termine.
Ho quindi fondato un Circolo di Fli nel levante ligure ( di cui sono Presidente) e sono stata nominata nel Coordinamento Provinciale Genovese di Fli con mansioni organizzative.
FLI, secondo il mio modesto parere, è nato come un movimento politico nuovo che avrebbe dovuto raccogliere tutti coloro che, stanchi degli intrighi politici romani, dei giocolieri e dei burattinai che a partire dal Parlamento fino al più piccolo dei Comuni affollano le Aule destinate alla vera politica ed al governo del Paese in toto, hanno intravisto in questo nuovo Partito un soggetto che, ridando legalità , moralità  e senso etico alla Nazione, fosse di riferimento per una politica nuova e pulita.
La prima delusione sono state le Sue non dimissioni da Presidente della Camera per prendere la guida come Presidente del Partito e dare quel quid necessario di carisma e personalità  al partito stesso.
Avrà  avuto le Sue buone ragioni ma questo ha portato Fli ad una percentuale diciamo pure ridicola.
A tutto questo si aggiunge, per quanto riguarda la mia Regione, la Liguria, una politica poco lungimirante ed una gestione personale non ben definita da parte del Coordinatore Regionale.
Spero che Lei sia a conoscenza di quanto succede a Genova nell’ambito del Partito e vi ponga rimedio (comunque ne sono a conoscenza l’On. Granata, l’On. Menia e penso anche l’On. Bocchino).
Un movimento politico che propugna nel suo, ancorchè provvisorio, Statuto e nel Manifesto da Lei sottoscritto quali principi e valori fondamentali del suo essere quelli sopra menzionati e poi si fa sordo alle grida di 25 dirigenti politici che invocano la legalità  e la trasparenza non può avere un futuro libero.
Per questo motivo, seppur con rammarico, in quanto l’obiettivo unico che ci ha spinto a questa nuova avventura è fare politica per gli altri e non per tornaconto personale, le 25 persone in questione, tra le quali la scrivente, le hanno rimesso gli incarichi, si sono dimessi dal Partito e chiudono i Circoli da loro fondati con il supporto totale dei loro iscritti.
Forse questo non è un bene per il futuro di Fli viste le prossime scadenze elettorali liguri (provinciali, comunali…) o forse per qualcun altro lo è, date le diverse motivazioni di far politica.
RingraziandoLa per aver avuto la cortesia di spendere parte del Suo tempo nella lettura di questa mia, Voglia gradire i miei più cordiali saluti.

Maria Teresa Viceconti
(ex presidente del Circolo Futuro e Libertà  di Sori – consigliera comunale)

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BERLUSCONI TEME DI CADERE NELLA TRAPPOLA BIPARTISAN

Luglio 13th, 2011 Riccardo Fucile

IL PREMIER HA PAURA CHE SIA IN ATTO UNA MANOVRA PER COSTRINGERLO A DIMETTERSI…MA E’ ANCHE CONVINTO CHE SIA L’ULTIMO SCOGLIO DA AFFRONTARE

Berlusconi finalmente si fa vivo con una nota, in ritardo di alcuni giorni, quando le nubi nerissime della speculazione sull’Italia si sono allontanate (per il momento) e la Borsa mette a segno un incredibile recupero.
Non ringrazia l’opposizione che consente l’approvazione a tempi di record della manovra economica, anche se alla fine il governo ha deciso di mettere comunque la fiducia.
Si limita a invocare «coesione» e a dire che c’è «l’impegno di tutte le forze politiche, al governo e all’opposizione, a difendere il Paese».
A ringraziare «per il senso dello Stato» è stato invece Tremonti durante un incontro con i capigruppo del centrosinistra al Senato.
Per il premier il loro tutto sommato è un atto dovuto di responsabilità , «il primo in questa legislatura».
Si spiega solo in questo modo il rifiuto del Cavaliere di fare un appello agli avversari mentre nei giorni scorsi infuriava la tempesta.
C’è addirittura chi, come Gianni Letta, avrebbe voluto la convocazione di Bersani, Casini e Di Pietro a Palazzo Chigi sullo stile di Obama con i Repubblicani.
Lui invece non crede alla loro buona fede («sono stati costretti da Napolitano») come si evince dal fatto che ancora ieri chiedevano la sua testa, le dimissioni in blocco del governo.
Non se ne parla, perchè questo esecutivo «ha l’Europa al suo fianco e possiamo contare su innegabili punti di forza. Il governo è stabile e forte, la maggioranza è coesa e determinata. Le nostre banche sono solide e al riparo dai colpi che grandi istituti bancari esteri hanno dovuto subire e sono state pronte a rispondere agli inviti ad accrescere ulteriormente la loro capitalizzazione. La nostra economia è vitale».
Questo è quello che il presidente del Consiglio afferma in una nota tanto attesa dopo che da più parti gli si chiedeva di battere un colpo.
E il colpo lo ha battuto a suo modo. A Palazzo Chigi spiegano non lo ha fatto prima perchè bisognava far passare il momento più cupo dell’attacco speculativo e solo quando si è capito che la manovra veniva approvata entro questa settimana allora il premier si è pronunciato.
Ma ci sono altre spiegazioni al suo ritorno sulla scena politica dopo la batosta della sentenza sul Lodo Mondadori.
E’ stato costretto per non sentirsi dire che il capo dello Stato sta di fatto svolgendo un ruolo di supplenza politica. Addirittura pure la Merkel, dall’estero, «prova a governarci» titolava ieri Libero.
Insomma Berlusconi non ne sentiva la necessità  tutto preso come è dall’ira per la sentenza sul Lodo Mondadori.
Non usa infatti toni bipartisan ed è convinto di poter superare questo momentaccio, e portare a termine la legislatura.
Tanto da far dire a Casini che si aspettava «un gesto di sensibilità  istituzionale da parte del premier, che invece è fermo nel suo delirio di autosufficienza».
Ma la storia potrebbe non finire qua: non è detto che i movimenti speculativi si siano definitivamente fermati.
Ora intanto la manovra verrà  approvata mettendo la fiducia.
Sembrava che non ce ne fosse bisogno visto che l’opposizione aveva dato via libera (anche il Quirinale non gradisce che il governo metta la fiducia). «Lo facciamo solo per problemi tecnici, per fare prima», spiega il vicecapogruppo del Pdl al Senato Quagliariello.
Sarà  pure così, ma è comunque un segno di nervosismo, un volersi assicurare un risultato che alla fine rafforza Berlusconi preoccupato per quello che succederà  dopo.
Una volta superata lo scoglio di questi giorni, i problemi della maggioranza rimarranno tali e quali, a cominciare dal rapporto con il ministro dell’Economia.
Ieri a Montecitorio girava voce che dall’inchiesta su Milanese sono in arrivo altre carte compromettenti per Tremonti.
E che questo potrebbe spingere verso un governo di transizione.
Nella maggioranza c’è pure chi se lo augura nella convinzione di potere scaricare l’onere di affrontare la difficile situazione economica e finanziaria.
Sono solo elucubrazioni che danno il senso di affanno del centrodestra.

Amedeo La Mattina
(da “la Repubblica“)

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LA ‘NDRANGHETA LAVORA ADDIRITTURA AL TRIBUNALE DI MILANO: LA CLAMOROSA VICENDA DI DUE APPALTI PUBBLICI

Luglio 13th, 2011 Riccardo Fucile

SECONDO UNA INFORMATIVA DELLA DIA, I CANTIERI ANDARONO A UNA DITTA PULITA MA I LAVORI FURONO EFFETTUATI DA UOMINI VICINI ALLA COSCA BARBARO-PAPALIA CHE HANNO ANCHE LAVORATO ALLA RISTRUTTURAZIONE DI UNA CASA VACANZA AD ANDORA

Imprenditori puliti che ci mettono faccia e società .
Imprenditori mafiosi che stanno dietro le quinte dell’appalto e incassano le commesse. Il gioco non è complicato.
Le ultime inchieste sulla ‘ndrangheta a Milano lo hanno dimostrato chiaramente.
Alla sbarra così sono finiti imprenditori dal pedigree rigorosamente padano come Maurizio Luraghi e Ivano Perego.
Il primo accusato e condannato per associazione mafiosa. Il secondo ancora in attesa di giudizio.
Grazie a loro i boss alla milanese si sono aggiudicati speculazioni edilizie e appalti pubblici.
La Perego strade, addirittura, ha lavorato allo scavo per la costruzione della nuova sede del palazzo di Giustizia di Milano.
Eppure c’è dell’altro.
Un azzardo ulteriore che ha portato gli uomini della ‘ndrangheta a ottenere appalti per la manutenzione degli impianti elettrici anche all’interno dell’attuale Tribunale del capoluogo lombardo.
Il dato, inedito, emerge dalle pieghe degli atti dell’inchiesta Parco sud che il 3 novembre 2009 ha chiuso i conti con la cosca Barbaro-Papalia, famiglia di ‘ndrangheta da anni residente a Buccinasco, comune a sud-ovest di Milano.
Di più: sempre le stesse persone riconducibili al clan e che, come i loro capi, nel gennaio 2010 saranno condannate in primo grado, sono riuscite ad aggiudicarsi appalti del Comune di Milano.
La storia inizia nell’inverno del 2008.
In quel periodo, i boss della cosca si trovano in carcere.
I gregari, invece, sono liberi e operativi.
Due di loro, Franco Michele Mazzone e Nicola Carbone, stanno svolgendo lavori per conto della C.e.b. Electric di Caludio Papani, imprenditore di Novate milanese che non verrà  sfiorato dall’inchiesta.
Ecco, allora, cosa annotano gli uomini della Dia in un’informativa del 21 novembre 2008: “I lavori per conto di Papani sono quelli di un immobile nel comune di Andora e presso il palazzo di Giustizia di Milano”.
I cantieri in Liguria riguardano una delle Casa vacanza di proprietà  del comune di Milano. Un dato confermato dal documento dall’Ufficio strutture scolastiche. Secondo il quale Papani si è aggiudicato un appalto “per montanti e dorsali elettrici” del valore di 70mila euro.
Oggi sul sito del comune di Milano la residenza viene descritta come “una splendida costruzione completamente ristrutturata, racchiusa tra pini e piante mediterranee, con accesso diretto alla spiaggia privata e priva di barriere architettoniche. Nel grande parco, vasti spazi di gioco e attrezzature sportive. Età  degli ospiti: 6/11 anni”.
Dalle intercettazioni, depositate agli atti dell’indagine Parco sud, emerge come Mazzone da questo lavoro voglia ricavare fino a 300mila euro.
Un bel tesoretto che non fa gola solo a lui. In pista, infatti, c’è anche Giuseppe Andronaco (non indagato), imprenditore calabrese molto vicino al giovane Domenico Papalia, boss in ascesa con i giusti quarti di nobiltà  mafiosa.
Insomma, le cosche in Lombardia arrivano ovunque e guadagnano su tutto.
Il metodo, come si diceva, è sempre lo stesso. “Papani ha assunto alcuni dipendenti di Mazzone, non potendo quest’ultimo ricevere il subappalto”.
Il perchè lo racconta la storia criminale dello stesso Mazzone scritta dal gip Giuseppe Gennari nella sua ordinanza del 2009.
Il giudice lo descrive come persona di fiducia di Salvatore Barbaro, il piccolo principe delle cosche, che ha sposato Serafina Papalia, figlia di Rocco Papalia, per anni reggente degli affari mafiosi al nord. Mazzone, secondo gli investigatori, si è preso l’incarico di minacciare Luraghi e la sua famiglia dopo che l’imprenditore ha deciso di collaborare con la magistratura.
Per conto della cosca Barbaro-Papalia, Mazzone ritira “somme di denaro nei cantieri dove l’organizzazione ha cointeressenze, fornendo la sua collaborazione per le esigenze quotidiane, quale gestore per conto della “ famiglia” degli affari illeciti, in particolare prendendo in affitto l’ appartamento di Assago via Caduti in cui si è nascosto il latitante Paolo Sergi“.
Mazzone, inizialmente indagato anche per associazione mafiosa, alla fine verrà  condannato a cinque anni e otto mesi per altri reati.
Tra questi la detenzione “di armi comuni da sparo, alcune clandestine, armi e munizionamento da guerra, e una bomba a mano”.
Dal suo curriculum spunta anche un bel po’ di droga, circa quattro chili di cocaina. Lo stesso spartito vale per Nicola Carbone condannato in primo grado a sei anni.
Il 29 ottobre 2008 Mazzone è al telefono con un tale Pasquale al quale conferma che si occuperà  dei lavori elettrici all’interno del tribunale.
Nello stesso giorno Claudio Papani chiama Mazzone per chiedergli i nomi delle persone che andranno a lavorare a palazzo di Giustizia.
Due giorni dopo sono di nuovo al telefono. Papani comunica a Mazzone gli stipendi degli operai, dopodichè lo invita a mandare le carte d’identità  degli operai.
Quindi gli dice di “licenziare i ragazzi” per poi poterli assumere lui. Il 4 novembre successivo i lavori iniziano. Il giorno prima “Mazzone chiama Papani il quale gli dice che da domani i ragazzi possono iniziare a lavorare al Tribunale”.
A questo punto l’informativa della Dia conclude chiedendo all’autorità  giudiziaria una proroga alle intercettazioni.
Ad oggi l’inchiesta resta aperta. E Mazzone non è indagato per questa vicenda.
Un fatto, però, è certo.
Seguendo le tracce della ‘ndrangheta che fa affari in riva al Naviglio si rischia di imbattersi in storie come queste, che mettono in fila gli interessi mafiosi con appalti ad alto rischio come quello nel palazzo di Giustizia di Milano.

(da “Il Fatto Quotidiano“)

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LA CASTA SCOPPIA DI SALUTE

Luglio 13th, 2011 Riccardo Fucile

PARLAMENTARI E LORO FAMILIARI NON PAGANO IL DENTISTA, IL FISIOTERAPISTA E LO PSICOTERAPEUTA…COMPRESE ANCHE LE VACANZE AL MARE E LA GINNASTICA PASSIVA….NEL 2010 UN COSTO DI 10 MILIONI DI EURO

Lo sapevate che i nostri 630 deputati con i loro 1109 familiari, pur percependo uno stipendio mensile di 25.000 euro, non pagano il dentista, nè il fisioterapista nè lo psicoterapeuta?
Lo sapevate che dalle carie del nipotino alla protesi mobile dell’onorevole nonno abbiamo finanziato denti per 3 milioni e 92 mila euro?
Lo sapevate che esiste un “fondo di solidarietà  sanitaria” che prevede, sempre gratuitamente, per questi poveri lavoratori del dito (la maggior parte si guadagna lo stipendio cliccando su un pulsante, e neanche tutti i giorni) perfino la “balneoterapia” (leggi: vacanze al mare) e la elettroscultura (leggi: ginnastica passiva)?
Io non lo sapevo.
Non sapevo che questo ulteriore sconto per ricchi ci è costato, nel 2010, 10 milioni e 117 mila euro.
Avrei voluto continuare a non saperlo.
Come preferirei non sapere che è pratica comune, quando si fa parte della crema della classe dirigente di questo Paese, abitare in lussuosi appartamenti senza pagare l’affitto.
Penso che a Roma un posto letto in periferia uno studente fuori sede lo paga anche 800 euro al mese… penso che se hai un problema ai denti e non hai soldi sorridi con la mano davanti alla bocca e ti vergogni.
Penso che se hai un problema psichico e non hai soldi te lo tieni e muori un po’ tutti i giorni, mentre in Germania, hai un tot di sedute gratuite e, se il terapeuta dimostra il tuo effettivo bisogno di cure, lo Stato paga per te.
Per te cittadino, che non puoi permetterti la spesa, non per te deputato, che potresti benissimo provvedere di persona.
Penso che quello è un Paese civile e il nostro meno.
Penso che, se fossi una onorevole rappresentante di qualsiasi partito, lo rifiuterei, questo privilegio per privilegiati, non potendolo estendere a tutti i cittadini.

Lidia Ravera
(da “Il Fatto Quotidiano“)

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MINISTERI LUNA PARK

Luglio 13th, 2011 Riccardo Fucile

SPACCIATORI DI FUMO: CALDEROLI ANNUNCIA TRE MINISTERI AL NORD E DAL SALENTO NE PRETENDONO SEI…ANCHE NAPOLI POTREBBE AVERNE DIRITTO, A MILANO 2 LA SEDE DEI SERVIZI SEGRETI?

Di professione il ministro Calderoli è un bisturi maxifacciale e deve essere preciso altrimenti i pazienti ridono con la bocca storta.
Per far sapere che il programma della Lega va avanti “ come previsto “ annuncia giorno, ora e minuti del trasferimento a Monza di tre ministeri.
Sappiamo quali: il suo (Semplificazione), la poltrona di Bossi (Riforma) Economia e finanza del Tremonti sfrattato dalla bella casa romana e costretto alle mestizie del ritorno lombardo.
Cerimonia sabato 23 luglio, ore 11 e 30.
Si raccomanda la puntualità .
La provocazione scatena il Salento, sud del sud affacciato sull’Albania: appello web che subito raccoglie valanghe di firme.
Pretendono 6 ministeri: Ambiente per le bandiere blu del suo mare; Salute per l’aria senza veleni, niente fabbriche, ragazzi che scappano in Svizzera e Germania ma quando tornano respirano a pieni polmoni.
Insomma, sradicamento ma ne vale la pena.
E poi Politiche Agricole (concorrenza con Bari che già  protesta), vigne grano duro, 200 chilometri di ulivi e verdure che sembrano carne, tesoro della dieta mediterranea. La pretesa di altri quattro ministeri serve solo ad alzare il prezzo per portarne a casa almeno uno.
Beni culturali? Il barocco e la pizzica non ce la fanno con Firenze e Venezia. Perchè Roma è fuori gioco: Musei Vaticani oltre il confine di un altro paese. Gioventù? Napoli ha già  la sua ministra, Giorgia Meloni in dialogo con i ragazzi di Scampia. Ma Napoli si prepara ad accogliere il ministero dalla Marina Militare da sottrarre alla incompetenza dell’avvocato La Russa il quale nuota così, così.
Con le super portaerei americane alla fonda e super radar che fanno impazzire le televisioni della città , la prelazione viene garantita dall’appoggio del Pentagono ormai padrone di una fetta di mare.
Per la Giustizia non c’è concorrenza: il foro di Napoli conta più avvocati dell’intera Francia e gli onorevoli avvocati del Cavaliere sarebbero felici di un retroterra in sintonia con le riforme che stanno arzigogolando nel tentativo estremo di non andare sotto.
Maroni vorrebbe il nord anche per gli Interni. Lo dice la parola stessa: dentro. Dentro l’Italia continentale.
Verona, ideale col suo governo Lega diffidente verso i “mafiosi del sud”, per non parlare degli extracomunitari nel Veneto che proibisce di sedere sulle panchine, mentre Roma col mare a due passi è ormai una gruviera indifendibile.
Ipotesi lealiste fermentano nel Popolo della libertà .
I servizi segreti potrebbero sistemarsi a Milano 2 per far scudo al capo del governo spiato come mai succede nei paesi civili.
Suggerimento del senatore Farina, ex agente Betulla: di certe cose se ne intende.
Il sogno di Frattini è trasferire la Farnesina a Bolzano, “cuore d’Europa”.
Bisogna dire che sta per strappare il permesso di costruire una villa nello splendore “non fabbricabile”, della Val Badia dove immagina di accogliere i ministri del mondo come cancelliere, soprattutto da presidente onorario della federazione sci alpino. Diplomazia dello slalom: può guarire in un weekend le ferite della Libia, altro che bombardare.
A Tremonti, Monza va bene anche se Como o Varese restano la tentazione segreta per rivivere gli anni ruggenti del commercialista — internazionalista a due passi dalla frontiera dei paradisi fiscali, rifugi strategici che possono dare una mano ai poveri imprenditori lombardi impiccati dalle sue tasse.
Qualche giorno di pazienza e sapremo: ore 11 e 30, sabato 23 luglio.
Intanto l’Italia sorride e Calderoli fa finta di essere serio.
Bertoldo non è una maschera letteraria: governa a nostro nome coi nostri voti.

Maurizio Chierici
(da “Il Fatto Quotidiano“)

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IL SERVO DI SCENA DI TREMONTI: NELL’ERA DEL BERLUSCONISMO C’E’ SEMPRE CHI PAGA PER IL POTENTE

Luglio 13th, 2011 Riccardo Fucile

IL RAPPORTO TRA MILANESE E IL MINISTRO NON SI SPIEGA CON “UN’AFFETTUOSA AMICIZIA”….DELL’OLGETTINA RIMARRA’ IL RICORDO DEL RAGIONIER SPINELLI ALLE PRESE CON BUSTE E BONIFICI

Va detto chiaramente.
C’è qualcosa che suona falso nella mitologia assolutoria che sta crescendo intorno allo scandalo della casa romana in cui viveva Giulio Tremonti.
C’è una favola ufficiosa e inverosimile, veicolata nei pour parler e persino nei conciliaboli semi-ufficiali sul rapporto fra il ministro e il suo più stretto collaboratore Marco Milanese.
Per spiegare come sia possibile che “uno dei principali contributori d’Italia” (ipse dixit), per giustificare come possa vivere in una casa pagata da altri un signore che nel 2008 dichiarava 4,5 milioni di euro, infatti, nasce la leggenda dell’ “amicizia affettuosa”, della “cameriera di Tremonti”.
Nasce il ritratto ossimorico congiunto, come quello che ci ha regalato ieri sul Corriere della Sera Aldo Cazzullo, quello delle “vite opposte”, del ministro e del consulente: il primo virtuoso e virginale, il secondo consumista e kitsch.
Uno quasi francescano fra pastasciutte cucinate con “sughi portati da casa”, veglie in baita o nella caserma dei finanzieri, l’altro quasi osceno, nella sua vita di yacht e nel suo tourbillon di carte di credito e di vacanze supercafone con suite al Plaza.
Ma anche questa leggenda del Tremonti puritano, alla fine, ha bisogno di essere in qualche modo conciliata con i conti che non tornano.
E allora ecco che nell’Italia del governo più omofobo di tutti i tempi (persino la Dc, come ci hanno raccontato Vendola e Formica, aveva le sue diversità  accettate), ecco che in questa Italia saltano fuori i mezzi toni e le perifrasi felpate, per girare intorno al presunto indicibile.
Leggete qui: “Anche un uomo schivo ha bisogno di qualcuno che gli stia accanto, a sciare, nelle scarpinate in montagna, nel penitenziale e infinito viaggio in treno sino a Reggio Calabria, affrontato — come racconta Cazzullo — con la compagnia non proprio amena dei leader confederali di Cisl e Uil”.
Insomma: la coppia di fatto invocata per spiegare ed esorcizzare la strana coppia, negli stessi articoli in cui, per di più si cita sempre come fidanzata di Marco Milanese, la stessa portavoce del ministro, Manuela Bravi.
E invece nessun retroscena in relazione spiega la presumibile debolezza di Tremonti, che non è per nulla privata ma è tutta pubblica, e tutta spiegabile con le malattie ricorrenti del potere nella Seconda Repubblica.
Sembra anzi che nel suo rapporto con Milanese, Tremonti si avvicini al rivale ed ostile Silvio Berlusconi, seguito anche per strada dagli “ufficiali pagatori” che lo seguono quando lui entra in una boutique e saldano il conto delle sue spese.
Nell’era neo-medievale inaugurata dal berlusconismo, infatti, il sovrano è tale se è separato dalla materialità  dei suoi sudditi.
Già  Bettino Craxi raccontò più volte che girava senza denaro in tasca, e magari si contornava di faccendieri che gestissero con tutto altro appiglio le vicende dei denari. E Berlusconi ha elevato persino i suoi vizi a sistema parallelo, se è vero che del gineceo dell’ Olgettina resterà  la figura splendidamente tragica del ragionier Spinelli, l’ufficiale pagatore sempre alle prese con buste, bonifici e richieste di mantenimento. Anche senza addentrarsi nelle ipotesi correttive, c’era la celebrazione del potere nel sistema Anemone e nelle “ripassatine” organizzate per Bertolaso, nelle “tapparelle” riparate, nei tanti favori e nel mistero della casa a sua insaputa di Scajola.
Persino la sinistra — con tutt’altro grado di gravità  e senza addebiti penali — ha provato l’ebbrezza dell’emancipazione dal problema del denaro.
Fausto Bertinotti raccontò di non sapere con quanti soldi girava in tasca: “La mattina Lella prende i calzoni, e se vedo che non ne ho mi mette cinquantamila lire nel portasoldi”.
Il re taumaturgo diventa potente quando può perdere contatto con il denaro, o ancora meglio, quando può esserci qualcuno che paga per lui.
Il ministro Alfonso Pecoraro Scanio lasciava sempre che a pagare fosse il suo segretario Francesco Alemanni, e anche Livia Turco spesso e volentieri — anche se innocentemente — lasciava che a saldare i conti fossero i suoi collaboratori.
A volte è per un problema di praticità , molto più spesso è un bisogno psicologico di tipo simbolico.
Il paradosso del collaboratore libertino e del ministro asceta, dunque, non è una disgrazia o un dettaglio intimo da velare, ma una responsabilità  pubblica da spiegare: soprattutto quando nel Parlamento dei nominati, quel collaboratore lo si fa diventare “onorevole” per investitura.
Il collaboratore che paga per te e ti ospita non è spiegabile con la categoria dell’ “amicizia affettuosa”, che anche se fosse tale, potrebbe benissimo essere paritetica. Dietro l’ospitata nella casa affrescata, invece, c’è l’idea del dresser, il servo di scena che l’occhio visionario di Joseph Losey ha trasformato in una maschera.
Poi se uno vuole essere affettuoso faccia pure: purchè paghi per sè.

dal blog di
Luca Telese

argomento: Costume, economia, emergenza, governo, PdL, Politica | Commenta »

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