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LA CAMERA DICE SI’ ALL’ARRESTO DI PAPA, IL VOTO SEGRETO NON SALVA IL DEPUTATO PDL…AL SENATO TEDESCO SE LA CAVA

Luglio 20th, 2011 Riccardo Fucile

ALLA CAMERA E’ FINITA 319 A 293, AL SENATO 151 A 127…TENSIONI TRA I PARLAMENTARI CHE VENGONO QUASI ALLE MANI, RECIPROCHE ACCUSE AL SENATO

La maggioranza dei deputati ha detto sì all’arresto dell’onorevole del Pdl, Alfonso Papa.
Su 612 presenti hanno votato a favore 319 deputati. I voti contrari sono stati invece 293.
Non si è dunque realizzato il «salvataggio» che secondo molti sarebbe stato attuato grazie all’adozione del voto a scrutinio segreto, richiesto dal gruppo del Pdl e da quello di Popolo e Territorio (gli ex Responsabili).
Determinante la scelta della Lega: dopo il tira-e-molla dei giorni scorsi, con posizioni diversificate e a volte contrastanti annunciate di volta in volta dallo stesso Umberto Bossi, il Carroccio si è espresso formalmente per il sì all’arresto, lasciando comunque libertà  di coscienza ai propri parlamentari
A scrutinio segreto, la Camera ha accolto la proposta favorevole all’arresto avanzata dalla Giunta per le autorizzazioni a procedere di Montecitorio.
Il voto segreto era stato chiesto dai gruppi Pdl dei Responsabili Moffa.
Le opposizioni avevano chiesto senza successo la rinuncia al voto segreto.
A favore dell’arresto si erano dichiarati in aula i gruppi Pd, Terzo Polo, Idv e Lega. Contro Pdl e Responsabili.
Scende il gelo in Aula alla Camera quando il presidente della Camera, Gianfranco Fini, proclama la votazione.
Nessun commento nè dalla maggioranza nè dall’opposizione ma un silenzio tombale che tradisce quasi uno stupore per il risultato apparso sul tabellone luminoso.
Papa si è alzato immediatamente dal proprio banco e ha lasciato l’Emiciclo. Ad avvicinarlo il deputato del Pdl Renato Farina che lo ha salutato e abbracciato.
Immobile al suo posto il premier Silvio Berlusconi che lo ha guardato quasi incredulo.
La rissa In Transatlantico
Il deputato del Pdl, Enzo D’Anna ha fermato il collega dell’Udc, Angelo Cera, e gli ha chiesto: «Guarda che nelle carte di Bisignani è citato più volte il nome di Cesa (il segretario dell’Udc, ndr). Quando arriverà  la richiesta per lui come voterete?».
A quel punto Cera si è innervosito e si è lanciato contro il collega.
Sono intervenuti i commessi e nello stesso momento è arrivato anche Pier Ferdinando Casini che ha trascinato via il deputato del suo gruppo. «Casini, imparagli l’educazione a questo qua», lo ha apostrofato D’Anna.
Prigioniero politico
Alfonso Papa si sente un «prigioniero politico».
Il deputato pdl si dice «sereno», spiega che continuerà  la sua «battaglia per la verità », ma aggiunge: «Le responsabilità  politiche se le assumerà  chi ha preso la responsabilità  di questo voto…».
Oggi, aggiunge, «c’è stata la vittoria del giustizialismo».
L’ira di Berlusconi
«Sono pazzi» è tutta una follia, pur di colpire me e buttare giù il governo rinnegano principi che dovrebbero difendere nel totale disinteresse per le persone, si è sfogato Berlusconi con i suoi.
Il capo del governo si è scagliato soprattutto contro Pier Ferdinando Casini (è una vergogna, una cosa inaccettabile quello che ha fatto, ha detto) ma anche contro i Radicali e in particolare l’ex radicale Benedetto Della Vedova ora in Fli che a suo dire sono sempre stati garantisti e ora hanno cambiato idea.
Forse si è dimenticato di rivolgere un pensiero al suo sodale Bossi…
Disordini dopo il voto fra Gramazio e il senatore del pd Giaretta. E D’Anna (pdl) e Cera (udc) vengono quasi alle mani.
Oltre al caso Papa era infatti in discussione al Senato anche una richiesta analoga per Alberto Tedesco, senatore del Pd passato al gruppo Misto, indagato dalla Procura di Bari per la sanità  pugliese.
Ma in questo caso l’Aula si è espressa per il no, nonostante lo stesso esponente democratico poco prima dell’inizio della seduta avesse chiesto ai colleghi di Palazzo Madama di votare sì al suo arresto.
Anche al Senato il voto è avvenuto a scrutinio segreto: i no sono stati 151, a fronte di 127 sì e 11 astenuti.
E’ però giallo sulla paternità  dei voti: il Pd dice di essersi espresso per il sì e che sono stati in realtà  molti senatori leghisti, con il voto segreto, a graziare tedesco per poi scaricare l’accusa di incoerenza sul centrosinistra.
Accusa quest’ultima respinta al mittente dal Carroccio.
Tedesco, dopo il voto, ha annunciato che non rassegnerà  le proprie dimissioni, come paventato da più parti: «Lasciando il mio incarico – ha puntualizzato – avrei dato ragione alle tesi dei pm che dicono che la mia posizione è potenzialmente criminogena».
Ha tuttavia chiesto un «processo rapido» e annunciato la propria intenzione di rinunciare alla prescrizione affinchè l’iter di giudizio non si interrompa.

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DECRETO RIFIUTI: IL GOVERNO BATTUTO DUE VOLTE

Luglio 20th, 2011 Riccardo Fucile

LA MAGGIORANZA SI SPACCA: PARERE FAVOREVOLE DEL MINISTRO PRESTIGIACOMO SU UNA MOZIONE IDV, MA MINISTRI E MAGGIORANZA VOTANO CONTRO

Il decreto sulla fase di criticità  per i rifiuti a Napoli e in Campania si avvia «verso il ritiro. Anzi verso la decadenza dei termini».
Intanto alla Camera è un altra giornata nera per la maggioranza, che va sotto due volte, in rapida successione.
Il motivo è l’approvazione di alcune mozioni di Idv e Api sulla quale il ministro Stefania Prestigiacomo aveva dato parere favorevole, ma l’intero governo ha votato contro.
In aula si è quindi scatenata la bagarre con l’opposizione che grida «dimissioni, dimissioni».
«No, non mi sento sconfessata», ha commentato il ministro dell’Ambiente, dopo che su una mozione col suo parere favorevole sui rifiuti, il governo ha votato contro. «Oggi è una giornata di particolare confusione ed è evidente che ci sono stati voti pasticciati, di cui mi rammarico, ma non mi sento sconfessata perchè non posso certo cambiare idea sul parere ad una mozione che chiede che i soldi per la Campania siano spesi con trasparenza» ha detto il ministro.
Con i voti della sola opposizione nell’aula della Camera è passata una parte di una mozione dell’Idv sui rifiuti, su cui il ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo, aveva espresso parere favorevole, ma contro cui hanno votato i deputati di maggioranza e tutti i ministri.
Prestigiacomo si è astenuta mentre tutti i membri del governo in aula votavano no.
Il testo dell’Idv, su cui comunque il ministro aveva espresso parere favorevole, è passato con 287 no, 296 sì e sei astenuti.
Successivamente l’esecutivo è andato sotto nuovamente su una mozione dell’Api.
A questo punto dai banchi di opposizione si è ripetutamente urlato: ‘Dimissioni, dimissioni’.
Tensione nel Pdl: il capogruppo del Pdl Fabrizio Cicchitto si è più volte recato al banco del governo a parlare con il ministro Prestigiacomo ed è stato più volte invitato dal presidente Fini a tornare al proprio banco.
Alcuni ministri si sono avvicinati alla Prestigiacomo, primo fra tutti Ignazio La Russa, per comprendere il significato del suo atteggiamento.
In seguito a questo episodio, Pdl e Popolo e territorio (gli ex «responsabili»), hanno deciso di ritirare le loro mozioni in tema di rifiuti che avrebbero dovuto essere votate.
E spunta l’ipotesi di un nuovo provvedimento anche per evitare di lasciare «margini di ambiguità  legislativa» dopo l’ordinanza del Consiglio di Stato.
Il decreto legge, che prevede il trasferimento della spazzatura campana verso le altre Regioni, martedì ha spaccato la maggioranza.
In particolare, la Lega chiedeva che l’ultima parola fosse data ai governatori del nord. L’ipotesi di un ritiro del provvedimento, vista la situazione di «stallo» che si è creata, era nell’aria.
Irata la reazione del Pd: “Dietro il rinvio c’e’ un prezzo da pagare: è il voto di questo pomeriggio. Lo scambio è tra i rifiuti di Napoli e il voto della Lega sull’arresto di Papa” dice Dario Franceschini.

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MILANO: PENATI (PD) INDAGATO PER CORRUZIONE, CONCUSSIONE E FINANZIAMENTO ILLECITO AI PARTITI : IN BALLO UNA TANGENTE DA 4 MILIARDI

Luglio 20th, 2011 Riccardo Fucile

SECONDO L’ACCUSA IL VICEPRESIDENTE DEL CONSIGLIO REGIONALE DELLA LOMBARDIA SAREBBE AL CENTRO DI UN’INCHIESTA SU UNA SPECULAZIONE EDILIZIA NELL’AREA EX FALK…. SONO 15 GLI INDAGATI

E’ affidata al sostituto procuratore di Monza, Walter Mapelli, l’inchiesta per corruzione, concussione e illecito finanziamento ai partiti che coinvolge, fra gli altri, l’ex presidente della Provincia di Milano, Filippo Penati.
L’indagine, nata dal caso Santa Giulia, mira ad accertare eventuali illeciti commessi nella gestione dell’area Falck di Sesto San Giovanni, comune alle porte di Milano.
In queste ore i militari del Nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza stanno eseguendo una serie di perquisizioni anche negli uffici del Consiglio regionale. L’ipotesi dell’accusa parla di quattro miliardi di lire di tangenti pagati tra il 2001 e il 2002.
Quindici gli indagati.
Secondo l’accusa contestata dalla procura di Monza al centro dell’inchiesta ci sono alcune speculazioni nell’area ex Falck.
In sostanza, a quanto si apprende, sarebbero state pagate o promesse, mazzette per oliare il rilascio di alcune concessioni o addirittura per riscrivere secondo criteri decisi a tavolino il Piano di governo del territorio del comune di Sesto San Giovanni.
Di cui Penati è stato sindaco dal 1994 al 2001. Mentre fino al 2004 è stato segretario della fedeazione provinciale milanese dei Democratici.
Quindi è stato eletto presidente della Provincia dal 2004 al 2009.
Secondo l’ipotesi accusatoria, sarebbero state corrisposte, o promesse, somme di denaro per agevolare il rilascio di alcune concessioni o per impostare secondo determinati criteri il Piano Governo Territorio.
Oltre al vice presidente del Consiglio regionale risulta indagato anche un assessore al Comune di Sesto San Giovanni.

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BERLUSCONI TEME L’AUTUNNO CALDO: “PAGO LA GUERRA NELLA LEGA”

Luglio 20th, 2011 Riccardo Fucile

LA PAURA DEL PREMIER E’ CHE A SETTEMBRE INIZI L’OFFENSIVA PER VOTARE NEL 2012: “NON MOLLO, L’ESECUTIVO TECNICO E’ IL MIO”….IL COLLE VIGILA

Resistere. Andare avanti come se nulla fosse, a dispetto di tutto.
È questa la parola d’ordine di Silvio Berlusconi, alle prese con il progressivo incrinarsi dell’asse con il Carroccio.
“Perchè in fondo, dopo il consenso bipartisan sulla manovra, il vero esecutivo tecnico è il mio”.
Certo, l’ostinato rifiuto della Lega di votare il decreto salva-Napoli ha infastidito il Cavaliere, convinto di “pagare una guerra interna alla Lega”.
Lo preoccupa la voce di un’offensiva leghista in preparazione a settembre-ottobre, che potrebbe portare al voto anticipato a marzo del 2012.
Così come, fino all’ultimo, il premier starà  oggi con il fiato sospeso per conoscere l’esito del voto segreto sull’arresto di Alfonso Papa.
Ma non è da questi strappi estivi del Carroccio che si aspetta il colpo finale, quello capace di mandarlo a gambe per aria.
“Ho cercato di convincerli per tutta la sera – ha raccontato Berlusconi riferendosi al vertice di due sere fa ad Arcore con Bossi e i leghisti – ma se insistono per l’arresto di Papa io non posso farci nulla. Comunque non ci saranno conseguenze sul governo, questo è chiaro”.
Una presa di distanza da Papa sottolineata ieri sera dallo stesso segretario del Pdl Alfano.
Davanti ai suoi deputati, nella sala della Regina, Alfano ha sì proclamato che il Pdl “non è il partito delle manette”, precisando però che “Papa non è un fulgido esempio di come si fa bene il mestiere del parlamentare”.
Insomma, la difesa del deputato è tiepida, Berlusconi è consapevole che non può politicizzare troppo un voto che resta molto a rischio, nonostante nel Pdl sperino nell’aiuto segreto dell’area dalemiana del Pd e nell’Udc.
Ignazio La Russa, in Transatlantico, ironizza con una battuta sul “Papa Tedesco” la concomitanza del voto sull’arresto del pd Alberto Tedesco e di Alfonso Papa.
Eppure il confronto di lunedì sera intorno al tavolo di Arcore, davanti a una bottiglia di Valpolicella, è stato teso, molto teso.
All’inizio Bossi è sembrato aprire uno spiraglio, dichiarando che “in teoria non è giusto mandare in galera un parlamentare prima del processo”.
Berlusconi si è entusiasmato: “Bravo Umberto! È proprio questa la nostra posizione, si faccia il processo ma niente galera”.
A gelare l’atmosfera è arrivato però Roberto Maroni, preoccupato per le conseguenze che un voto contrario all’arresto di Papa avrebbe sulla base leghista.
“Vedi Silvio – ha obiettato Maroni – la tua posizione sarebbe corretta se valesse per tutti. Ma Papa, se fosse un cittadino qualsiasi, a quest’ora sarebbe già  in carcere”. Parole che hanno convinto anche Bossi.
Il Cavaliere invece ha iniziato a friggere. “Avete ragione, ma ormai Papa è un caso politico. I magistrati attaccano pezzi della maggioranza per attaccare me”.
Nè l’insistenza di Berlusconi, nè gli argomenti giuridici di Ghedini hanno tuttavia persuaso Bossi a cambiare idea.
Certo, il Senatùr è preoccupato per la sorte di Marco Milanese e (di conseguenza) di Giulio Tremonti, nel caso passasse il principio degli arresti dei deputati.
Ma, alla fine, il verdetto è stato lapidario: “Mi dispiace – ha concluso – noi voteremo a favore dell’arresto”.
La stima è di circa 45 deputati della Lega su 59 (tutta l’area Maroni) pronti a votare oggi il sì alle manette.
Un clamoroso strappo rispetto alla linea di Berlusconi e alle titubanze di Bossi, che ha costretto Reguzzoni a disdire la riunione del gruppo leghista prevista ieri sera per il timore di contestazioni dei deputati padani.
Altra grana, quella del decreto rifiuti.
Il Pdl è spaccato, l’ala napoletana ha deciso di puntare i piedi.
Un’intransigenza che ha ributtato nel campo del Carroccio la patata bollente.
Alla cena di Arcore il capogruppo Reguzzoni, il più filogovernativo, ha provato a cercare una mediazione, spendendosi per “trovare una soluzione ragionevole che vada bene a tutti”.
Ma anche su questo tema Bossi non ha lasciato margini: “Voteremo contro il decreto in aula perchè in Consiglio dei ministri abbiamo votato contro. Un’altra soluzione non sarebbe capita dai nostri”.
La crisi interna al centrodestra è seguita passo passo dal Quirinale.
Giorgio Napolitano ha seguito da vicino le convulsioni della maggioranza intorno al decreto rifiuti, preoccupato per le conseguenze sulla sua città  di un ennesimo blocco dei trasferimenti.
Ai leader dell’Udc e del Pd, ricevuti ieri mattina, ha chiesto un’ulteriore prova di responsabilità , facilitando la soluzione del problema rifiuti nonostante la contrarietà  del Carroccio.
E se Casini e Bersani hanno detto che l’opposizione non può supplire in eterno alle spaccature della maggioranza, Napolitano ha promesso di vigilare.
Pronto a dire con forza che non è ammissibile una maggioranza a fisarmonica, perchè la Lega o sta dentro o sta fuori.
Ma se si chiama fuori, ha promesso Napolitano, il capo dello Stato sarà  il primo a chiederne conto al Cavaliere.

Francesco Bei
(da “La Repubblica“)

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IL PIANO DI FINI: TAGLIARE AUTO BLU, AFFITTI, RISTORANTI, VITALIZI, PENSIONI D’ORO, VOLI AEREI

Luglio 20th, 2011 Riccardo Fucile

IL PRESIDENTE DELLA CAMERA PROVA A METTERE ALLE STRETTE I PARTITI: OBIETTIVO UN RISPARMIO DI 48 MILIONI DI EURO…. MA LE MISURE DOVRANNO ESSERE APPROVATE DALL’AULA E LI’ SI VEDRA’ CHI VUOLE DAVVERO TAGLIARE I COSTI DELLA CASTA

Fine della pacchia dei voli gratis per tutta Italia: il deputato volerà  senza pagare solo tra Roma e la sua residenza o il suo collegio (uno dei due, dovrà  scegliere).
Le pensioni d’oro di onorevoli e dirigenti dell’amministrazione saranno sottoposte al contributo di solidarietà .
Chiuso un ristorante e turni ridotti per la cena low cost del deputato.
Taglio (piccolo) anche alle autoblu di Montecitorio.
Gianfranco Fini cerca di mettere una pezza ai guai combinati dai colleghi durante la votazione della manovra.
Anche la politica deve dare l’esempio.
Allora il presidente della Camera sforbicia, riduce, ottimizza.
Con l’obiettivo di ridurre privilegi e costi per 48 milioni nel biennio 2012-2013.
E non è detto che ci riesca.
Perchè il voto decisivo su queste proposte arriverà  la prima settimana di agosto quando l’aula sarà  chiamata ad approvare il bilancio triennale.
Ieri Fini ha fatto avere le sue tabelle ai tre deputati questori, i tesorieri di Montecitorio.
Oggi l’ufficio di presidenza dovrà  dare la sua risposta definitiva.
Bisogna mandare un segnale tanto più in una giornata delicata per la credibilità  delle istituzioni: si vota sull’arresto di Papa.
Lo sa bene Fini, lo sa Tremonti che ieri ha richiamato le Camere a tagliare i vitalizi secondo le procedure della manovra appena approvata, lo sanno gli uffici di Montecitorio che con una lunga nota hanno risposto alle accuse diffuse su Facebook da SpiderTruman, il precario vendicatore che denuncia gli sprechi.
La Camera risponde smontandone alcuni: i barbieri guadagnano in media 2400 euro e non 11 mila, il fenomeno dei pianisti è stato già  stroncato con la misura delle impronte, l’assistenza sanitaria viene pagata con contributi mensili.
Ma promette interventi per altri ammettendo che il problema c’è: sulle Millemiglia Alitalia ad esempio.
Che le giornate siano difficili lo sa anche il presidente del Senato Renato Schifani.
Al richiamo del ministro dell’Economia risponde che Palazzo Madama si adeguerà  al taglio dei vitalizi d’oro e delle pensioni super dei dipendenti con il contributo di solidarietà  del 5 per cento per gli assegni sopra 95 mila euro e del 10 per cento per quelli sopra 150 mila.
Alla Camera significa soldi che restano allo Stato per 16,5 milioni.
Ma Avvenire e Famiglia Cristiana insistono e avvertono: decidete subito non rimandate
Adesso Montecitorio e Palazzo Madama dovranno muoversi all’unisono. La piattaforma è quella delineata da Fini.
Che però rimanda a dopo l’estate interventi sulle indennità  (“dobbiamo adeguarle agli standard europei”) e sulla riforma strutturale dei vitalizi.
Ci vogliono infatti leggi e modifiche dei regolamenti.
Per tutto il resto c’è la sessione d’inizio agosto. Lì, se vuole, la politica può fare qualcosa.
Le limitazioni ai viaggi aerei porteranno nelle casse dello Stato (o meglio non faranno uscire) 2 milioni di euro nel biennio 2012-2013.
La solidarietà  delle pensioni maggiori frutterà  2 milioni e 100 quest’anno, 7,5 milioni nel 2012, 7 milioni nel 2013.
Montecitorio straccerà  i contratti di affitto per un pezzo di Palazzo Marini, per Palazzo Fiano Almagià , San Lorenzo in Lucina e via dei Lavaggi.
In due anni risparmierà  29 milioni.
La diaria, che rappresenta una voce importante dello stipendio, sarà  agganciata all’effettiva partecipazione ai lavori dell’aula.
I portaborse non potranno più essere pagati direttamente dal deputato (altra voce dello stipendio per chi voleva fare la cresta) ma verranno retribuiti dalla Camera.
Sul modello del Parlamento europeo.
L’altro taglio significativo colpirà  la mensa. Fini annuncia la chiusura di uno dei molti ristoranti di Montecitorio.
E nuovi turni della cena per risparmiare sugli straordinari.
Per un totale di 3 milioni risparmiati.
Eppoi blocco dell’adeguamento dell’indennità  e dei vitalizi (10 milioni) e blocco del turn over del personale (1,7 milioni).
È una cura dimagrante vera anche se non completa.
Ma per il momento resta sulla carta. Manca il voto finale.
Con tutte le sorprese del caso.

Goffredo De Marchis
(da “La Repubblica“)

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IL DERBY DELLE MANETTE: PAPA & TEDESCO LA CASTA LI VUOLE SALVARE

Luglio 20th, 2011 Riccardo Fucile

PER UNA COINCIDENZA VOLUTA, OGGI SI VOTA SULL’ARRESTO DEL DEPUTATO PDL E DEL SENATORE PD…LA LEGA SI DICHIARA PER LA LIBERTA’ DI COSCIENZA, BERSANI PER IL SI’…. MA IL VOTO SEGRETO NASCONDE TANTI NO

Tra Palazzo Madama e Montecitorio, i più pessimisti manifestano uno spiccato senso per la storia: “Sarà  una giornata campale e se finirà  due a zero per la casta, il vento dell’antipolitica rischia di spazzare via tutto, come nel ’93 con l’autorizzazione negata a Craxi”.
Il derby delle manette comincerà  oggi pomeriggio alle sedici.
Al Senato, si voterà  per l’autorizzazione agli arresti domiciliari del Pd ex socialista Alberto Tedesco: un tormentone che va avanti da cinque mesi.
Alla Camera, stesso orario, si decideranno invece le manette per il pidiellino della P4 del faccendiere Luigi Bisignani: Alfonso Papa.
Il Papa Tedesco Day è frutto di un colpo di scena maturato ieri.
Protagonista, il senatore già  dalemiano del Pd Nicola Latorre. Il voto su Tedesco era previsto per domani, se non per la prossima settimana.
Per arginare quindi le fitte voci su un possibile scambio di favori bipartisan contro le manette, Latorre d’accordo con la capogruppo Anna Finocchiaro ha chiesto e ottenuto di anticipare il voto: “Abbiamo chiesto il voto per domani pomeriggio (oggi per chi legge, ndr) in modo da allontanare anche il pur minimo sospetto che su vicende di questo genere, tenuto conto che la Camera si pronuncerà  su Alfonso Papa, possano esserci miseri scambi politici o qualunque tipo di strumentalizzazione”.
Insomma, meglio giocare in contemporanea le due “partite”, come accade nell’ultima giornata di campionato.
Ma la mossa di Latorre ha generato anche un giallo alla Camera, dove Dario Franceschini, presidente dei deputati del Pd, non avrebbe digerito la scelta dei colleghi di partito di Palazzo Madama.
Motivo: la grande paura democratica per un doppio voto contro gli arresti, coperto dallo scrutinio segreto, che scatenerebbe la piazza contro il Palazzo.
Di qui i paletti fissati ieri dal segretario Pier Luigi Bersani, in una fase in cui il Pd è in risalita nei sondaggi e punta al voto anticipato dopo la riforma elettorale: “Noi ci opporremo sia alla Camera sia al Senato al voto segreto, e siamo favorevoli a che sia concessa l’autorizzazione all’arresto di Papa e di Tedesco. Noi terremo ferma questa posizione su cui il Pd è compatto i problemi sono dall’altra parte come capisce chi mette l’orecchio a terra”.
E chi mette “l’orecchio a terra” sente il frastuono delle divisioni nella Lega, decisive per il destino del premier.
Nel Carroccio stanno scoppiando le contraddizioni partorite dall’ambigua formula del partito di lotta e di governo.
E adesso che “soffia il vento dell’antipolitica” il Senatur dimezzato dalle ambizioni di Roberto Maroni tenta disperatamente di rianimare la Lega di lotta, dal no al decreto rifiuti per Napoli alla sceneggiata su Papa (sì, poi no, di nuovo sì), tenendo aperto un costante fronte di guerra con il Cavaliere.
Anche per questo, ieri a Montecitorio, si ricordava il precedente del ’93 dell’autorizzazione negata a Craxi.
Il sospetto di molti è sempre stato che la Lega nel segreto dell’urna votò tatticamente contro per poi approfittarne in termini di consenso e sfascio del sistema.
Oggi, chi potrebbe fare un calcolo simile non è Bossi ma il ministro dell’Interno, che ormai controlla la maggioranza del gruppo dei deputati leghisti.
Sui maroniti girano due previsioni di segno opposto.
Da un lato potrebbero votare a favore dell’arresto di Papa. Dall’altro no, per poi accelerare la caduta di Bossi all’interno del partito, nel quadro di una “Lega ladrona che salva la casta”.
Ufficialmente, la Lega per bocca del capogruppo alla Camera Marco Reguzzoni, del cosiddetto “cerchio magico” del Senatur, ha fatto sapere che dirà  sì all’arresto “pur mantenendo la libertà  di coscienza”.
Accusati poi di volersi nascondere dietro al voto segreto, i leghisti hanno aggiunto che non saranno loro a chiederlo.
Ci penseranno, forse, i Responsabili di Domenico Scilipoti.
L’incognita sul voto, palese o segreto, sarà  sciolta solo oggi a Palazzo Madama e Montecitorio. E questo non fa che moltiplicare gli scenari.
Un voto segreto su Papa potrebbe attirare una quarantina di franchi tiratori “garantisti” nell’opposizione, tra Pd e Udc, compensati però da “traditori” leghisti e del Pdl. Ancora più incerto il destino di Tedesco.
Il Pd voterà  per l’autorizzazione ma cosa faranno Lega e Pdl? In base ai numeri, e al voto palese, Tedesco dovrebbe “salvarsi”, ma cosa accadrebbe se il Pdl uscisse dall’aula?
Al momento le previsioni più ricorrenti parlano di un due a zero per la casta.
La sensazione è che oggi possa essere una giornata decisiva non per la legislatura ma per tutta la Seconda Repubblica.
Come dimostra l’annuncio-minaccia di Rosy Bindi, presidente del Pd: “Se domani si dovesse verificare la negazione all’arresto di Papa e Tedesco, il Pd compierà  dei gesti eclatanti, estremi”.
Nulla comunque è scontato, lo si è già  visto nell’iter che ha portato ai due voti di oggi in Parlamento.
Nel caso Tedesco, cinque mesi di giravolte non sono serviti a chiarire la posizione ufficiale del Pd.
È vero che la relazione del Pdl Balboni è stata bocciata in giunta, ma non perchè diceva no all’arresto: tra i democratici solo qualcuno era a favore del sì, altri credevano fosse meglio aspettare la decisione del Riesame, altri ancora non giudicavano abbastanza gravi i reati di cui è accusato Tedesco: concussione negli appalti della sanità  pugliese, che seguiva come assessore.
Così, quando il Riesame è arrivato (e ha sostituito il carcere con i domiciliari) maggioranza e opposizione hanno deciso di presentarsi in aula (oggi) solo con una relazione “tecnica”, che non prevede una posizione di merito.
Con Papa aveva provato a fare la stessa cosa il Pdl. Il relatore Francesco Paolo Sisto sosteneva di non avere gli elementi per decidere, l’opposizione gli ha imposto una scelta.
Ma nessuno si aspettava l’astensione della Lega che ha così indirettamente appoggiato il sì all’arresto proposto dall’Idv Federico Palomba.
Stamattina, giusto per non perdere l’allenamento, in Giunta sono di nuovo alle prese con un altro caso, quello di Marco Milanese.

Fabrizio d’Esposito e Paola Zanca
(da “Il Fatto Quotidiano“)

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CERCASI TESTIMONE POSA MAZZETTO FIORI DA POCHI EURO AI GIARDINI CAVAGNARO DA PARTE DEL COORDINATORE REGIONALE DI FLI, ENRICO NAN

Luglio 20th, 2011 Riccardo Fucile

UN COMUNICATO STAMPA DEI GOLPISTI DI “FLI GENOVA” ANNUNCIA CHE IERI MATTINA SI SAREBBE SVOLTA UNA CERIMONIA PRESSO LA LAPIDE IN MEMORIA DEL BRIGADIERE VOLPI…MA LA CORONA E’ SEMPRE QUELLA DI OTTO MESI FA, LA DELEGAZIONE CAPITANATA DA NAN NON APPARE IN FOTO, NESSUNO L’HA NOTATA E MANCA PERSINO LA TRACCIA DI UNA SCRITTA CHE CITI FLI… ECCO LE FOTO A CONFRONTO

Nel raccontare questa kafkiana vicenda, partiamo dal comunicato stampa che ieri ha raggiunto nelle prime ore del pomeriggio le redazioni genovesi:
“Futuro e Libertà  ha voluto celebrare la giornata in cui si ricorda la strage di via d’Amelio, in cui trovarono la morte il giudice Paolo Borsellino e la sua scorta, con una cerimonia presso i Giardini Cavagnaro, vicino alla rampa autostradale di Genova Est. L’iniziativa si è tenuta presso la lapide in onore del brigadiere dei carabinieri Ruggero Volpi, medaglia d’oro, ucciso il 12 ottobre 1977 in un conflitto a fuoco con una banda di criminali che volevano liberare il bandito Cesare Chiti, durante il trasferimento di quest’ultimo dal carcere di Marassi.
Alla cerimonia ha partecipato Enrico Nan, coordinatore regionale Fli e commissario del coordinamento provinciale Fli Genova.
Nella stessa giornata in cui il presidente Fini è in via D’Amelio per ricordare la strage di 19 anni fa, abbiamo voluto rendere omaggio a un carabiniere e a un uomo simbolo, così come lo sono stati i giudici Borsellino, Falcone e tutti gli uomini e le donne che hanno dato la vita per difendere le istituzioni e il loro Paese”

La cerimonia ( e il comunicato stampa) è accompagnata da due foto: una un po’ tagliata che mostra, sotto la lapide, una parte della corona d’alloro, qualche fiocco colorato e un timido mazzetto di fiori.
Nessuna presenza umana.
Una seconda vede un anonimo soggetto di spalle accanto alla lapide che sembra sistemare dei fiori.
Viene spontaneo chiedersi: come mai non è stato fotografato il momento in cui la “folta delegazione” capitanata dal coordinatore regionale di Fli, Enrico Nan, ha apposto la corona, magari con il nastro di Futuro e Libertà ?
Come mai ci si è limitati a inviare ai media solo una foto tagliata e senza immagine dei presenti?
La parziale risposta arriva dalle due nostre foto, scattate poche ore dopo la presunta grande cerimonia.
Nella prima potete vedere a campo largo che la povera corona è ancora quella di ottobre 2010, in occasione della cerimonia ufficiale delle autorità : foglie rinseccolite e cadenti, vecchi nastrini colorati e in alto a sinistra ecco spuntare un mazzetto con una rosa e qualche fiorelllino bianco (diciamo da 8 euro a stare larghi), probabilmente apposta dalla “folta delegazione” che si sarà  autotassata per l’occasione (mazzetto messo a fuoco nella seconda foto)
Oddio, se si voleva rendere omaggio a un uomo simbolo che ha dato la vita per le istituzioni, magari si poteva rinnovare almeno la corona, che ne dite?
O forse conta più l’articolo sul giornale che la sostanza?
Trattandosi di giardini frequentati, emerge poi un altro aspetto evidenziato peraltro già  dalla mancanza di una immagine di Nan e della sua delegazione nelle foto inviate alla stampa: abbiamo chiesto ai frequentatori dei giardini Cavagnaro e nessuno ha visto ieri mattina una delegazione che apponeva fiori alla lapide e tanto meno Nan.
Forse si sarà  trattato di un blitz sotto mentite spoglie?
O il gran cerimoniale avrà  aspettato il momento propizio per non farsi vedere in giro?
E non avrà  scattato foto magari per mancanza di soggetti fotogenici?
Per non pensare male, non resta che fare un appello stile Sciarelli: chiunque abbia visto Nan e la sua corte ai giardini Cavagnaro ieri mattina è pregato di mettersi in contatto con la nostra redazione.
Garantiamo l’anonimato, la resa degli otto euro investiti e la restituzione di Nan alla famiglia nel caso si fosse perso e non trovasse più la strada di casa.
Con tappa alla sede della Fiumara dove qualcuno ad attenderlo c’è sempre.
A sua insaputa ovvio.

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RIFIUTI A NAPOLI: MAGGIORANZA BATTUTA ALLA CAMERA, LA LEGA VOTERA’ CONTRO IL DECRETO, A NAPOLI ROGHI E PROTESTE

Luglio 20th, 2011 Riccardo Fucile

IL BECERUME LEGHISTA SI MANIFESTA PER L’ENNESIMA VOLTA CONTRO IL SUD IN EMERGENZA: BERLUSCONI E BOSSI DA TRE ANNI RACCONTANO PALLE AI NAPOLETANI E ORA VORREBBERO CHE SOFFOCASSERO NELLA SPAZZATURA… INCAPACI DI RISOLVERE IL TRATTAMENTO DEI RIFIUTI ORA FANNO COME PONZIO PILATO

La Lega Nord ha annunciato che voterà  contro il decreto legge sui rifiuti, proprio mentre in Aula la maggioranza è stata battuta sulla proposta di rinvio in commissione del dl.
Nel frattempo a Napoli ancora proteste, blocchi stradali e roghi a causa dell’emergenza spazzatura.
E’ un martedì nero sul fronte rifiuti.
«In Consiglio dei ministri i membri del governo della Lega nord hanno votato contro questo decreto legge – dichiara il deputato del Carroccio Renato Togni – si presume che i gruppi parlamentari manterranno la stessa posizione».
Nel pomeriggio la Camera ha respinto inoltre con sei voti di scarto la proposta del relatore Agostino Ghiglia (PdL) di rinvio in commissione del decreto legge sull’emergenza rifiuti in Campania.
La richiesta del relatore è frutto delle tensioni venutesi a creare all’interno della maggioranza sul decreto.
Nel corso del comitato dei nove della commissione Ambiente non è stato infatti raggiunto l’accordo sulla modifica da apportare al testo alla luce della sentenza del Consiglio di Stato che sospendeva l’ordinanza del Tar del Lazio sullo stop al trasferimento automatico dei rifiuti nelle altre Regioni.
La Lega si è messa di traverso pretendendo che nel decreto restasse la norma in base alla quale i rifiuti della Campania potranno essere accolti solo dopo «nulla osta» della Regione di destinazione.
Il Pdl si è adeguato ma nel gruppo è montato il malumore dei deputati campani .
Non si fanno attendere le reazioni dell’opposizione allo strappo della Lega.
Il Pd parla di una «maggioranza allo sbando», e l’Italia dei Valori, attraverso il capogruppo alla camera Donadi, attacca: «Se la Lega, come ha annunciato,dovesse votare contro il decreto rifiuti, a Berlusconi non resterebbe che una cosa da fare: formalizzare la crisi e salire al Quirinale per dimettersi. È ora di dare un vero governo al Paese e finirla con lo strazio politico ed economico cui Berlusconi sta condannando l’Italia».
Intanto i cittadini partenopei, esasperati dai cumuli ammassati in strada e dai cattivi odori acuiti dalle alte temperature, hanno bloccato con cassonetti e sacchetti rovesciati sulla carreggiata sia piazza Pignasecca che corso Garibaldi, a poca distanza dalla Stazione centrale.
Una situazione che, negli ultimi giorni, è stata resa ancora più critica per lo sciopero indetto dai lavoratori della “Lavajet”, la società  subappaltratice di Asia per la raccolta dei rifiuti in alcune zone centrali della città , che lamentano di non aver ricevuto la 14esima.
La prima protesta in piazza Pignasecca quando è stato paralizzato il passaggio delle auto nei vicoli a ridosso di via Toledo, nei pressi dell’ospedale Vecchio Pellegrini.
Difficoltoso anche il transito di cittadini e motocicli diretti o in uscita dalle stazioni di Circumflegrea, metropolitana e Cumana di Montesanto.
Manifestazione di insofferenza anche in corso Garibaldi, nei pressi del terminal della Circumvesuviana.
Qui l’immondizia riversata in strada ha impedito il passaggio di un tram causando prevedibili ripercussioni del traffico nell’intera zona.
Per poter liberare la strada dall’immondizia è stato anche chiesto l’intervento di un bobcat.
Il quadro difficile della situazione si completa con una serie di roghi dolosi appiccati ai cumuli ammassati nei cassonetti e sui marciapiedi.
Dalle 20 di ieri alle 8 di questa mattina sono stati 22 gli interventi dei vigili del fuoco impegnati a domare le fiamme non solo nel centro della città , ma anche in periferia e in alcuni comuni dell’hinterland sommersi dalla spazzatura.

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SPIDER TRUMAN, IL GIUSTIZIERE ON LINE, HA (QUASI) UN NOME: LE ANALOGIE CON IL PRECARIO QUARANTENNE TUCCI

Luglio 20th, 2011 Riccardo Fucile

HA AVVIATO UNA CAUSA CONTRO AN PER MOBBING…LA MOGLIE: “E’ QUALCUNO A NOI VICINO”… SONO MOLTE LE ANALOGIE

Tutti lo cercano. Tutti lo vogliono. Tutti gli fanno domande.
Ma lui non risponde.
In Transatlantico i parlamentari continuano a chiedersi chi possa essere. «Spider Truman», l’anonimo che prima con una pagina su Facebook poi con un blog minaccia di pubblicare, giorno dopo giorno, «tutti i segreti della casta», continua a raccogliere consensi (virtuali) e opinioni.
In soli tre giorni quasi trecentomila iscritti al social network hanno premuto il tasto «Mi piace» alla pagina «I segreti della casta di Montecitorio ».
In tanti hanno mostrato tutta la loro rabbia nei confronti degli «sprechi » da parte dei politici, scrivendo commenti e insulti.
Ma più aumenta la notorietà , più cresce la curiosità  sull’identità  del protagonista degli ultimi giorni.
Perchè, dopo tutto questo clamore, di lui, «Spider Truman», non si hanno molte notizie. Insomma, un giallo.
Anche se, navigando sulla stessa piattaforma, si scopre che la storia del blogger «licenziato dopo 15 anni di precariato» somiglia molto alla vicenda di un altro precario, questa volta con un nome e cognome.
Si chiama Leonida Maria Tucci, ha 41 anni, due figlie e più di quattordici anni «da precario » al Senato.
Tucci ha lavorato prima all’ufficio stampa di Alleanza nazionale (a partire dal novembre 1994), quindi nel gruppo del Pdl (anche se per pochi mesi).
Ha smesso di prestare servizio a Palazzo Madama nell’aprile del 2008 e da lì è iniziata una vicenda processuale contro il partito.
L’ex precario chiede i danni per mobbing e il riconoscimento della differenza contributiva e retributiva.
La moglie di Leonida, Giulia Ruggeri, ha creato una pagina Facebook per denunciare la situazione del marito.
Ed è qui, da questa denuncia finita sulla Rete, che iniziano le somiglianze.
Che ci sia il marito dietro a «Spider Truman»? La diretta interessata smentisce.
«Me lo chiedono in molti – dice –, ma non siamo nè io, nè mio marito ».
La donna, però, aggiunge anche altro.
«Può darsi che l’autore sia una persona a noi vicina, magari un parente o un amico che ha preso a cuore la nostra situazione».
Di più: «Magari è un ex collega di Leonida che, nella stessa situazione, ha deciso di denunciare quello che succede ai precari di Camera e Senato».
Altri elementi, la moglie, non ne fornisce.
Anche se è la prima a notare che, in effetti, «tra la storia di “Spider Truman” e quella di mio marito ci sono troppe somiglianze ».
L’unica differenza, se proprio la si vuole trovare, è nel palazzo di riferimento.
Perchè Leonida ha prestato servizio al Senato. «Spider Truman» alla Camera dei deputati.
«Ma cambia poco», continua la signora.
«In entrambi i posti succedono le stesse cose, almeno a sentire quello che mi ha raccontato mio marito ».
Insomma, il mistero continua.
Ma in fondo al tunnel (del web) si vede una luce.

Leonard Berberi
(da “Il Corriere della Sera“)

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