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FINI: “UN NUOVO GOVERNO TECNICO ANCHE COL PD”

Luglio 24th, 2011 Riccardo Fucile

“BERLUSCONI   CI PORTA NEL BARATRO, IL PDL ROMPA CON LA CAPPA CHE BLOCCA TUTTI”…”SERVE UN NUOVO ESECUTIVO A TEMPO CHE ABBIA COME PROGRAMMA LA RIPRESA ECONOMICA E LA RIFORMA ELETTORALE, POI ELEZIONI”

Il governo passeggia sull’orlo del “baratro”, ha perso credibilità  in Europa ed è incapace di affrontare le emergenze del Paese.
Serve un nuovo esecutivo con un programma di soli due punti: ripresa economica e riforma elettorale. Il presidente della Camera Fini non ha dubbi.
Spera nella collaborazione del Pd ed è pronto ad accettare un premier dell’attuale maggioranza. “Anche” un leghista come Maroni.
Fini considera vitale una svolta in tempi brevi e in questa ottica lancia un appello in primo luogo al Pdl: “Gli uomini di buona volontà  non abbiano paura e rompano la cappa imposta da Berlusconi. Gli impongano il passo indietro. A quel punto il centrodestra rinascerà  e si riorganizzerà “.
Presidente, non si tratta di un disegno complicato?
Questo governo è confuso e paralizzato. L’unico che non se ne accorge è Berlusconi. Lui continua a fotografare una realtà  virtuale. Quando arriva a dire che è stato bravo il governo a far approvare la manovra in soli tre giorni significa che vive sulla luna. Come se nessuno sapesse che il merito è stato del monito del presidente della Repubblica e del senso di responsabilità  delle opposizioni.
E c’è un’alternativa?
Galleggiare equivale ad allungare l’agonia a spese dell’Italia. Per gli italiani il conto sarà  salatissimo. Siamo di fronte al baratro. Gli uomini più avveduti della maggioranza abbiano un sussulto.
In che senso?
In tanti nel Pdl vengono da me e si lamentano della situazione. In privato sono disperati, sanno che si vive una condizione drammatica. Sono coscienti del fatto che se continua così sono finiti e che il presidente del consiglio non è più in grado di governare. Poi in pubblico hanno paura, dicono che è saldo in sella. Abbiano il coraggio di spiegare a Berlusconi che deve fare un passo indietro.
In quel caso cosa accadrebbe?
La maggioranza che è uscita dalle elezioni ha il diritto di esprimere il presidente del consiglio. Facciano un nome e noi faremo la nostra parte.
Voi Terzo Polo o le opposizioni?
Parlo a nome del Terzo polo e spero che anche il Pd non si sottragga alle responsabilità . Ma a condizione che si abbandoni il libro dei sogni.
Cioè?
Serve un governo con un programma definito. Il rilancio dell’economia e una riforma elettorale che riconsegni agli elettori, prima di tornare alle urne, il diritto di scegliere da chi essere rappresentati”.
Ma chi può guidare questo esecutivo? Nel Pdl si fanno i nomi di Alfano, Gianni Letta e Tremonti.
Non sta a me indicare delle personalità . Ma il Paese non può più aspettare.
Dopo lo “strappo” della Lega sul caso Papa, molti indicano Roberto Maroni come possibile candidato. Il ministro dell’Interno che per competenza si occupa delle legge elettorale.
So bene che molti lo immaginano. È auspicabile che accada. Serve che qualcuno prenda l’iniziativa. È necessario un atto d’amore nei confronti dell’Italia.
Lei accetterebbe anche un leghista a Palazzo Chigi?
Maroni ha dimostrato di essere più consapevole di quel che sta accadendo. La Lega ha perso alle amministrative in misura maggiore rispetto al Pdl. Molti leghisti sanno che con questa situazione economica il federalismo si allontana, significa più tasse e si chiedono se il gioco valga ancora la candela.
Una scelta del genere passerebbe per un scontro interno al Carroccio.
Non credo a uno show down nella Lega. Nemmeno Maroni lo vuole. Bossi è la Lega. Ma Umberto sa che certe cose non può dirle, le fa dire al suo ministro. Allora il ministro sta diventando il punto di riferimento di un certo malcontento lumbard. Ma il segretario leghista sa anche che lui e il premier sono legati, simul stabunt simul cadent”.
E Alfano è in grado di affrontare una sfida del genere?
Dipende da lui. Tra il dire e il fare… sarebbe ingenuo pensare a un suo strappo, anche semplicemente per una questione di lealtà . Nella Dc i segretari erano uno stimolo per il governo, ma era un’altra epoca. Temo che Berlusconi resti il “dominus” del Pdl.
Il premier però ha annunciato di non volersi ricandidare nel 2013.
Purtroppo temo che nessuno lo sappia con certezza.
Insomma lei non è ancora convinto del passo indietro del Cavaliere?
Non credo a un mossa compiuta per sua spontanea volontà . E il punto è proprio questo. Nel Pdl c’è una cappa che blocca tutti. Nessuno vuole dispiacere il capo. Devono avere il coraggio di rompere questa cappa. Chi ha senso di responsabilità  assuma un’iniziativa.
E se accadesse lei tornerebbe nel Popolo delle libertà ?
Il perimetro di Futuro e libertà  è quello del centrodestra. Solo qualche maniaco può accusarci di comunismo. Io voglio una destra repubblicana, vorrei un modello europeo per il centrodestra italiano. Ma dopo che la Lega si è astenuta in consiglio dei ministri sulle celebrazioni del 150. mo, dopo le polemiche sui rifiuti al nord, sugli insegnanti meridionali, su un certo odio etnico, io dico che questa non è la mia idea di destra.
Non è la mia idea di destra pensare che gli unici lavoratori rispettabili siano i commercianti. E gli impiegati? Gli operai? Molti nel Pdl la pensano come me. Molti – non solo gli ex di An – mi dicono che il problema è Berlusconi e che questo governo non può governare. Allora rompano questa cappa e il centrodestra si riorganizzerà  completamente.
In caso contrario il Terzo Polo con chi si presenterà  alle prossime elezioni?
Da solo. Il Pd coltiva ancora la tentazione di mettere tutti insieme a sinistra. Come ieri, quando si illudeva di tenere insieme Dini e Bertinotti. E se il Pdl continua a credere alla infallibilità  di Berlusconi….
Anche per questo pensa ad un nuovo sistema elettorale?
Basta con questo bipolarismo muscolare per cui è importante mettere tutti insieme per vincere e a governare ci si pensa dopo. Si deve ricostruire un legame tra eletti e elettori. Per me meglio i collegi delle preferenze, ma sono pronto a discuterne. Gli eletti ora pensano solo a rimanere nelle grazie di chi lo mette in lista. Per questo nel Pdl tutti hanno paura di Berlusconi”.
Per ricostruire un legame con i cittadini, forse, la politica dovrebbe fare fronte anche ai suoi eccessivi costi.
Certo, ma senza mettere in discussione i costi della democrazia. Il vero costo è il proliferare di apparati, dei consigli di amministrazione, dei consorzi di bonifica. Non basta tagliare un po’ qua e un po’ la”.
Lei non si sente in colpa?
Da due anni la Camera ha bloccato l’adeguamento delle indennità , il bilancio dei Montecitorio prevede tagli consistenti. Ma questo è uno dei problemi. Il resto è fare le riforme.
Il punto però è che i cittadini sono scossi dai costi della politica soprattutto se messi in connessione con la questione morale emersa in Parlamento, con i tanti inquisiti.
Non mi convincono i paragoni con Tangentopoli e Mani pulite. È vero però che nel Paese c’è una corruzione diffusa, c’è un indebolimento della cultura della legalità . A una società  parcellizzata ed egoista corrisponde un ceto politico espressione degli elementi più deteriori della società . E in questo Berlusconi non ha aiutato”.
È responsabile anche di questo?
Se si da l’idea che la legge non è uguale per tutti, se si attacca la magistratura, si apre una deriva pericolosissima. Il metro del successo è solo il denaro e non è un caso che l’Italia sia il Paese con la più alta percentuale di evasione fiscale. Anche il buon esempio viene ignorato.
Proprio un anno fa venne espulso dal Pdl. È pentito di qualcosa?
No, perchè tutto quello che avevo denunciato si è poi realizzato. Avevo chiesto gli Stati generali dell’economia e mi avevano detto che “tutto va bene madama la marchesa”. Avevo detto che la Lega aveva la golden share del governo e così è stato. Altri, e non certo io, si devono pentire.

Claudio Tito
(da “La Repubblica”)

Un nostro commento

Pur condividendo una buona parte dell’analisi del presidente Fini sulla crisi del centrodestra, l’intervista del leader di Fli denota, a nostro parere, alcune contraddizioni che il Terzo Polo continua a trascinarsi dietro:
1) Fini si muove vivendo di tattica e ci sta, ma senza una strategia di fondo e con tattiche che mancassero di coerenza ideale alla lunga non si va lontano. E’ la differenza che passa dal tappullo alla barca che prende acqua al veleggiare in mare aperto.
O si disegna un proprio modello di sviluppo, si chiarisce che tipo di società  futura si vuole erigere, si mettono paletti irrinunciabili a valori tipo legalità , unità  nazionale, solidarietà  verso gli immigrati nel rispetto delle regole, socialità  che riduca il gap tra i troppo ricchi e i troppo poveri, tra chi paga le tasse e chi no, tra chi corrompe e chi no, o si navigherà  sempre con troppa prudenza sottocosta, col risultato di arenarsi in qualche secca.
2) Non è possibile, come fa Fini,   rammentare nella stessa intervista quanto Fli sia lontana dalla becero destra leghista e poi ipotizzare un appoggio a un suo rappresentante per motivi tattici.
Non si possono rivendicare i legittimi diritti degli immigrati e poi appoggiare chi ha sulla coscienza i respingimenti e i relativi affogamenti in mare operati da Gheddafi per conto terzi.
Un uomo di destra non potrà  mai votare per chi è razzista, per chi sputa sul tricolore, per chi discrimina tra italiani anche sul posto di lavoro.
Per noi   questa è solo feccia, altro che votare l’avvocato del recupero crediti della Avon e il condannato per resistenza pubblico ufficiale che ora, solo per ambizione, cerca di smarcarsi da Bossi.
3) Il Terzo Polo deve prima fare una attenta pulizia al proprio interno (compreso il personale politico di Udc e Mpa), poi presentarsi alle elezioni da solo, con uomini puliti e un programma serio, coniugando legalità  e socialità , aiuti alle imprese e ai lavoratori, incentivi per l’occupazione giovanile, la famiglia, la scuola e l’edilizia pubbliche, rispetto delle minoranze e tagli radicali ai costi della Casta, umiltà  e capacità  di ascolto del popolo italiano.
Con una sola nuova norma giudiziaria da approvare entro una settimana: un amministratore pubblico che ruba deve prendersi 30 anni di galera e starci fino all’ultimo giorno.
La politica   deve tornare ad essere “al servizio della polis”: o si fa per passione o fuori dai coglioni.

Questo il popolo di destra si aspetta da Fini.

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LA LEGA INAUGURA L’USCIO DEI MINISTERI PATACCA AL NORD: ORA I MONZESI SANNO DOVE PORTARE IL CANE A PISCIARE

Luglio 24th, 2011 Riccardo Fucile

A VILLA REALE VA IN ONDA LA “SCEMEGGIATA” DELL’APERTURA DELLE SEDI DISTACCATE DI ALCUNI MINISTERI, FUORI ESPLODE LA CONTESTAZIONE AL GRIDO DI “BUFFONI”…L’EX SOCIALE ALEMANNO ORA SI INDIGNA, QUELLI DI “NOI SUD” PRETENDONO MINISTERI ANCHE IN MERIDIONE, MARONI DISERTA… APPESE ALLE PARETI LE FOTO DI NAPOLITANO E DEL SENATUR DI 20 ANNI FA

Eccoli qui i ministeri spostati al nord, dopo i tanti proclami e le mille polemiche .
Piccole sedi distaccate, intendiamoci, dei dicasteri dell’Economia, della Semplificazione Normativa e delle Riforme.
Gli uffici, con tanto di targhe, li hanno inaugurati stamani all’interno di un’ala della Villa Reale di Monza.
Mentre il ministro Michela Vittoria Brambilla ha annunciato, presto, anche una sede distaccata del Turismo.
Bandiera dell’Unione Europea, tricolore e crocifisso e, appese alle pareti, la foto del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, quella di Umberto Bossi anni ’80 pre-corna e la statua di Alberto da Giussano.
Centocinquanta metri quadrati, quattro uffici, destinazione “pensatoio” per rilanciare l’economia.
Ecco il tanto atteso decentramento ministeriale, fiore all’occhiello della Lega di fronte alla base.
Niente computer nè telefono per il momento.
Si tratta di spazi adibiti ad uffici a cui i cittadini si potranno rivolgere per comunicare con i governo “senza fare chilometri per niente”, come ha precisato il sindaco di Monza Marco Mariani.
Prima di varcare la porta delle sedi, il ministro delle Riforme Umberto Bossi, ha parlato ai giornalisti e ai presenti, stretto attorno ai colleghi Roberto Calderoli, Michela Brambilla e Giulio Tremonti.
Presenti alla cerimonia anche alcuni rappresentanti delle istituzioni tra cui Roberto Cota, presidente della Regione Piemonte, Davide Boni e Andrea Gibelli, in rappresentanza della Regione Lombardia.
“Le scrivanie le abbiamo pagate di tasca nostra”, ha sottolineato Calderoli. “Sono costate circa 340 euro l’una” (da una ditta di Catania…n.d.r.).
In entrambe le stanze destinate a Bossi e allo stesso Claderoli, sono stati attaccati alcuni arazzi e quadri che raffigurano il giuramento di Pontida e la battaglia di Legnano, momenti-icona del movimento oltre al Tricolore, alla bandiera dell’Unione Europea e alle foto del leader del Carroccio.
Gli uffici saranno operativi a partire dal mese di settembre, ma i cittadini, uniti al Pd e all’Udc lombardo, non hanno atteso quella data per protestare con manifesti, fischi e cori: “No ai ministeri, è una buffonata”.
Anche il sindaco Alemanno è furibondo, ma non è certo il solo.
Arturo Iannaccone, leader di Noi Sud e deputato di Popolo e Territorio, va giù pesante.
“Dopo l’apertura a Monza degli uffici distaccati dei ministeri, abbiamo avuto la conferma di un esecutivo succube della Lega. Nei prossimi giorni ci aspettiamo un segnale chiaro dal Governo con l’individuazione al sud di quattro sedi distaccate dei ministeri dello Sviluppo economico, dell’Ambiente, del Turismo e delle Politiche Agricole”.
Commenta il segretario dell’Udc Lorenzo Cesa: “Gli italiani sono costretti ad assistere all’intollerabile inconcludenza di questo Governo, impegnato solo a litigare al suo interno e a produrre pagliacciate questa”.
I più contenti saranno i monzesi che ora sanno dover poter portare a pisciare il cane.

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VOLO CON L’ ELICOTTERO DELLA PROTEZIONE CIVILE: PER LA POLVERINI “NON C’E’ NULLA DA SPIEGARE, SE SERVE LO USO ANCORA”

Luglio 24th, 2011 Riccardo Fucile

L’ARROGANZA DELLA CASTA: PER PRESENZIARE ALLA MARKETTA DELLA SAGRA DEL PEPERONCINO A RIETI, A DIFFERENZA DI ALTRE AUTORITA’, LEI HA CHIESTO L’USO DEL VELIVOLO DESTINATO A SPEGNERE GLI INCENDI BOSCHIVI COME DA CONTRATTO… INVECE CHE CHIEDERE SCUSA PRETENDE PURE DI AVERE RAGIONE: POVERA RENATA, IL POTERE TI HA DATO ALLA TESTA

“Io sono io, e voi…”. Lei è Renata Polverini. Lei è il governatore del Lazio.
Lei può: prendere un elicottero della Protezione civile per un comizio e un rinfresco per la Festa del peperoncino di Rieti e rifiutarsi per due volte di spiegare. Anzi, rivendica: “Non c’è stato un uso improprio. Lo userò ancora se avrò bisogno di conciliare, da presidente, la mia presenza in più contesti”. I
niziate a far girare le eliche, la Polverini è pronta per l’imbarco.
E per chi insiste, la risposta è perentoria: “Non c’è nulla da chiarire e mi meraviglia la vostra enfasi. Io sono il presidente regionale, se ritengo di utilizzare un mezzo veloce, per due situazioni diverse, posso farlo. Non gravo sul denaro pubblico”.
In coda a un ragionamento tortuoso, ecco che la Polverini, a sua insaputa, svela il segreto del suo viaggio nella città  di Guglielmo Rositani, consigliere di amministrazione Rai e presidente dell’Accademia reatina del peperoncino.
Il governatore ha raggiunto Rieti da Castel Fusano a bordo di un velivolo AS 350 B3 di Heliwest, assieme a quattro persone, due assistenti e due piloti.
Ai 70 chilometri che separano la sede regionale di Roma e il palazzo Papale di Rieti, la Polverini ha aggiunto i 27 per Castel Fusano.
Da cinque anni, ai tempi di Piero Marrazzo, la Heliwest di Asti rafforza la flotta dei mezzi antincendio a disposizione della Protezione civile laziale.
Il primo appalto è del 2006, rinnovato per 3 milioni di euro quasi in automatico nel 2009 e in scadenza l’anno prossimo.
La Heliwest dirotta 6 elicotteri nel Lazio durante l’estate, la convenzione è dal 15 giugno al 31 agosto.
Il bando di gara definisce con precisione l’accordo con l’azienda piemontese: “Consiste nel servizio aereo di spegnimento incendi boschivi sull’intero territorio laziale”.
Non c’è scritto che uno o più elicotteri siano riservati al governatore.
La società  di Asti, però, aveva offerto a Marrazzo dei trasporti di cortesia.
L’ex governatore ha sempre declinato per opportunità : può l’autore di una gara d’appalto ricevere un favore da chi partecipa e poi vince correttamente la commessa milionaria?
La Polverini può.
Rileggiamo: “Non gravo sul denaro pubblico”.
Sarà  perchè l’elicottero è noleggiato con milioni di euro per spegnere incendi, non per sedare la sete di chi s’ingozza di ‘nduja a Rieti.
E un attimo fa, per contrastare la casta, ieri rifletteva: “Sì ai tagli per le commissioni: sono troppe”.
Mentre l’AS 350 B3 volava su Roma con il governatore che doveva rientrare per una cena con la Coldiretti, ironia di una terribile ironia, due velivoli più piccini combattevano le fiamme sull’autostrada per Rieti.
Tra roghi veri e roghi culinari, la Heliwest pensava che la Polverini avesse ordinato il mezzo, il più potente, per visionaria l’area. Semplicemente: voleva evitare il traffico creato dai volontari della Protezione civile oppure arrivare puntale all’aperitivo di casta con l’amico Rositani, il ministro Paolo Romani (Sviluppo economico), i sottosegretari Roberto Rosso (Agricoltura) e Alfredo Mantica (Esteri).
La casta non resiste: dai voli di Clemente Mastella per un Gran premio a Ignazio La Russa per un partita dell’Inter.
Atterrata all’aeroporto Ciuffelli di Rieti con il picchetto d’onore del sindaco Giuseppe Emili, l’ex sindacalista è corsa in centro per un paio di tarallini e un vinello leggero in Prefettura.
Un po’ di energia per scandire parole solenni: “Rieti è il centro agricolo più grande d’Europa. Vi abbraccio”.
E via con le pale che girano.

Carlo Tecce
(da “Il Fatto Quotidiano”)

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ALFANO-MARONI IL TANDEM FINISCE SUBITO IN SURPLACE

Luglio 24th, 2011 Riccardo Fucile

IL SEGRETARIO PDL NON PERDONA AL LEGHISTA IL VOTO SU PAPA…IL POSSIBILE TICKET DI UN FUTURO GOVERNO NON DECOLLA E MARONI SI RITROVA COL CERINO ACCESO IN MANO: IL PARRICIDIO E’ RINVIATO A GIORNI MIGLIORI… MAURIZIO LUPI ALLA GIUSTIZIA?

La coppia non decolla e Berlusconi tira un sospiro di sollievo.
Alfano rimane fedele al premier e Maroni rimane senza quella sponda sulla quale pensava di costruire «l’evoluzione generazionale» del centrodestra.
Non un altro governo fuori dai confini politici presieduti da Pdl e Lega.
E nemmeno un governo istituzionale o di larghe intese.
Con il voto che ha portato in carcere Alfonso Papa, il ministro dell’Interno ha battuto un colpo di leadership dentro il Carroccio e ha chiesto al nuovo segretario del Pdl un atto di coraggio: è il momento di muoversi, in fretta, di accelerare verso un nuovo assetto, anche di governo se necessario, per uscire dalle secche in cui si trova la maggioranza.
E soprattutto per prepararsi alle elezioni politiche del 2013.
Ma il caso su cui Maroni ha battuto il colpo è stato il peggiore, il più deleterio nella visione garantista di Alfano e di tutto il Pdl.
E’ proprio il terreno sul quale il ministro della Giustizia (forse ancora per pochi giorni) non può sgarrare e non vuole sgarrare rispetto a Berlusconi.
«Angelino – spiega un amico che lo conosce come le sue tasche – è una persona che non tradisce, un siciliano serio, tutto d’un pezzo. Non fa colpi di testa: i cambiamenti li persegue con gradualità  e moderazione, ma soprattutto non è disposto a fare il parricidio».
Berlusconi quindi per il momento è blindato e potrà  sopravvivere superando indenne l’estate. Lascia che la Lega si intesti la riforma costituzionale.
Una riforma da far sventolare ai leghisti come una nuova bandiera nelle feste padane.
E pazienza se non c’è l’accordo tra Lega e Pdl.
Tanto tutti sanno che questa riforma non si farà .
Intanto Bossi sta cercando di far sentire il suo pugno dentro il Carroccio, riassorbire lo strappo di Maroni. «Finchè sono vivo comando io nella Lega», ha detto Bossi al premier in una telefonata in serata.
C’è stata la zampata di Bossi.
Anzi, la «zampatella» come l’ha definita un ministro che ha osservato l’atmosfera rilassata che si respirava ieri mattina al Consiglio dei ministri. «E’ chiaro che il vecchio leone si è mosso, ha tirato le orecchie sia a Maroni sia a Calderoli, i quali non stanno facendo una partita comune. Dentro la Lega continua il ministro – le partite in corso sono tante e non è finita».
Bossi avrebbe avuto un sussulto di leadership e Maroni, in un incontro prima della riunione di governo, avrebbe confermato a Berlusconi che quello sul caso Papa non era un voto contro di lui o il governo.
Ma quel voto ha creato un vulnus tra Alfano e Maroni.
Per il segretario del Pdl un’alleanza che si rinnova, anche con un cambio generazionale, deve avvenire con il consenso dei «padri». Innanzitutto non può poggiare su un presupposto «manettaro», giustizialista.
Il terreno del garantismo non è un optional, una variabile indipendente: e dovrà  essere uno dei tratti costituenti del centrodestra.
La coppia non decolla.
A tarparle le ali sarebbe stato un retroscena che viene raccontano a Palazzo Grazioli.
Il giorno prima del voto, Maroni avrebbe assicurato ad Alfano che Papa si sarebbe salvato nello scrutinio segreto.
Esattamente come garantivano Bossi e Reguzzoni.
Le cose sono andate diversamente. Sarà  vero?
I maroniani negano categoricamente e contrattaccano dicendo che chi mette in giro questi veleni sono coloro che nel Pdl e nella Lega vogliono salvaguardare la loro rendita di posizione e impedire il cambiamento.
Rimane il fatto che Berlusconi può dire di parlare con Bossi in maniera prioritaria: Maroni fa prove di successione ma non trova la sponda di Alfano.
Il quale forse la prossima settimana verrà  «liberato» dalla carica di Guardasigilli per dedicarsi anima e corpo al partito.
Il capo dello Stato ha detto che il nuovo ministro della Giustizia dovrà  essere un parlamentare per evitare che un ministro vada al posto di un altro, innescando un effetto domino. Berlusconi considera le parole di Napolitano «un’ingerenza presidenzialista» finalizzata a stoppare Brunetta.
Cresce di molto il nome di Maurizio Lupi per via Arenula.

Amedeo La Mattina
(da “La Stampa”)

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ANCHE LA MAFIA SORRIDE: IN SENATO LA LEGGE “ALLUNGA PROCESSI”

Luglio 24th, 2011 Riccardo Fucile

GLI AVVOCATI POTRANNO CONVOCARE MIGLIAIA DI TESTIMONI E BLOCCARE DI FATTO I PROCESSI FINO ALLA PRESCRIZIONE

Una legge devastante per la giustizia sta per essere approvata in Senato la settimana prossima.
Con un colpo di mano la maggioranza è riuscita a far mettere in calendario per martedì la votazione in aula del cosiddetto “processo lungo”.
Una normativa che salva mafiosi, delinquenti abituali e non, colletti bianchi corrotti.
Per le vittime, invece, sarà  azzerato di fatto il diritto alla verità .
L’emendamento “allunga processi”, a firma di Franco Mugnai del Pdl (approvato in commissione giustizia del Senato ai primi di aprile), prevede, infatti, che la difesa possa presentare sterminate liste di testimoni. Di più.
Fa carta straccia della “norma Falcone” (articolo 238 bis del codice di procedura penale) perchè vieta in un dibattimento l’utilizzo come prova delle testimonianze già  acquisite in altri processi con sentenza passata in giudicato.
Ogni volta, dunque, si può ripartire da zero e la prescrizione diventerà  inevitabile per decine di migliaia di processi.
Le nuove regole rappresentano un mix fortunatissimo per il processo milanese a carico di Silvio Berlusconi per la corruzione in atti giudiziari dell’avvocato David Mills.
Al momento, la sentenza della Cassazione per il testimone corrotto (e prescritto) è stata acquisita in dibattimento e rappresenta una spada di Damocle per il presidente del Consiglio. Anche se, rispetto a quando l’emendamento è stato architettato, per scelte anche del collegio, la prescrizione scatterà  comunque, quasi sicuramente, prima della sentenza di primo grado. Ma Berlusconi deve ipotecare gli altri procedimenti: quello per il caso Ruby, e quelli per presunti reati fiscali: Mediaset e Mediatrade.
E, come accade per tutte le leggi ad personam, al netto dei “lodi” Schifani e Alfano, l’effetto su tutti gli altri processi è catastrofico.
Un esempio: se allo stadio, durante una partita di calcio con 30 mila spettatori, è stato commesso un omicidio, l’accusa chiamerà  in dibattimento, verosimilmente, solo pochi testimoni.
Quelli in grado di riferire elementi certi su quanto avvenuto.
Ma con la nuova legge, la difesa di chi è imputato può chiedere che vengano a testimoniare, in astratto, tutti e 30 mila gli spettatori.
Basta che sappia dare una buona motivazione e il giudice è obbligato ad accogliere la richiesta.
Gli viene quindi tolto il potere di determinare la lista testi in base all’attuale concetto di “superfluità ”. E se non accoglie le richieste il processo può essere annullato.
L’emendamento Mugnai prevede, infatti , che “Il giudice… a pena di nullità  ammette le prove ad eccezione di quelle vietate dalla legge e di quelle manifestamente non pertinenti”.
Il trucco per obbligare il giudice all’ammissione dei testimoni è proprio in quella frase: “Non manifestamente pertinenti”, significa che se gli avvocati hanno una mezza giustificazione per la loro richiesta, sia pure abnorme, la spuntano.
Anche se l’intento è chiaramente dilatare il processo e arrivare così alla prescrizione.
Questa legge (che dovrà  tornare alla Camera) vale non solo per i processi di primo grado in corso (altrimenti non servirebbe a Berlusconi) ma persino per i processi di mafia e per quelli con rito abbreviato, concepito, appunto, per durare poco grazie alla concessione dello sconto di un terzo della pena.
Pensare che il disegno di legge originario aveva tutt’altro scopo: “Inapplicabilità  del giudizio abbreviato ai delitti puniti con la pena dell’ergastolo”, prima firmataria la deputata della Lega, Carolina Lussana.
Dunque una legge scritta per impedire benefici a chi è accusato di reati gravissimi.
Nella versione originale è stato approvato alla Camera a febbraio.
Poi il blitz in Senato del Pdl, in aprile: l’approvazione in commissione giustizia dell’emendamento “allunga processi”.
Tra tra martedì e mercoledì il voto dell’aula. La Lega pare proprio che la legge, ormai stravolta, la voterà  perchè non vuole rompere con Berlusconi.
Avrà , però, un problema in più con i suoi elettori, già  in crisi con i vertici del Carroccio.
Dovrà  spiegare loro com’è possibile che inneggia alle manette e poi dice sì a una norma che garantisce impunità .

Antonella Mascali
(da “Il Fatto Quotidiano”)

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