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POLIZIOTTI IN PIAZZA CONTRO I TAGLI: “CHIEDIAMO LA BENZINA AI CITTADINI”. E FINI AMMONISCE: “IL GOVERNO GARANTISCA LE RISORSE”

Ottobre 18th, 2011 Riccardo Fucile

LA DENUNCIA DEI SINDACATI (QUASI TUTTI DI DESTRA): “NON SIAMO PIU’ IN GRADO DI TUTELARE LA SICUREZZA”… UN BIDONE- SALVADANAIO PER RACCOGLIERE I CONTRIBUTI, SOLIDARIETA’ DAI CITTADINI

“Cari cittadini, i tagli che il governo ha fatto alla benzina delle auto della polizia (ma non alle autoblu della casta politica) ci impediscono di garantire la vostra sicurezza e la vostra incolumità . Per questo oggi siamo in piazza a chiedervi una vostra donazione affinchè si possano ricostituire i fondi per l’acquisto del carburante che consentirà  di tutelare la vostra sicuerzza, la vostra difesa, la vosrta incolumità  pubblica”.
Non era mai successo, dalla storia della Repubblica, che la polizia facesse la “questua” alla popolazione per potersi finanziare il carburante delle Volanti.
Detto fatto.
Stamattina i sindacati di polizia (quasi tutti di centrodestra) si sono dati appuntamento alla Camera e hanno esposto un bidone come salvadanaio per raccogliere le offerte che sperano, dice Filippo Girella dell’Ugl, arrivino anche dai deputati.
Alla gente distribuiscono un clamoroso volantino intitolato “Allarme Rosso” con la grafica di un titolo di debito (“Obbligazione per avere maggiore sicuezza, legalità  e sviluppo”), con tanto di codice Iban e conto postale del “Fondo assistenza Ministero dell’Interno” per chi volesse contribuire in modo più sostanzioso al risanamento del deficit del Viminale.
I vertici dei sindacati sono stati ricevuti dal presidente della Camera, Gianfranco Fini.
Promotori di questa clamorosa inziativa una parte dei sindacati di polizia: l’Ugl, Sap Consap, Sappe   (area centrodestra), Siulp area centro, e Uil area centrosinistra. Insieme a loro si sono uniti anche i sindacati del Corpo Forestale dello Stato e dei Vigili del Fuoco.
Assenti, come sempre, finanzieri e carabinieri che, per statuto, essendo militari, non hanno diritto di protestare.
La restante parte dei sindacati, i Funzionari di polizia, il Siap, il Coisp, e la Silp per la Cgil (indipendenti, centro e sinistra), si riuniranno a piazza delle 5 Lune vicino al Senato   per protestare contro la politica dei tagli di questa maggioranza, proprio nel momento in cui il ministro dell’Interno Maroni relazionerà  a Palazzo Madama sui fatti di sabato, annunciando l’inasprimento delle norme antinerovestiti con la riedizione della legge Reale.
“Il governo – hanno spiegato Enzo Letizia, dell’Anfp, e Giuseppe Tiani del Coisp – per tre anni non ha fatto una reale lotta all’evasione fiscale. È ora che si assuma le sue responsabilità , e non faccia decidere la politica della sicurezza dai ragionieri. Ci domandiamo: i 660 milioni di tagli delle manovre estive e autunnali dove colpiranno: sulle assunzioni di nuovi poliziotti quando già  da anni siamo in sottoorganico? Sugli straordinari? Ricordiamo che stiamo ricevendo oggi quelli del 2009. O riducendo ancora le risorse per la benzina automezzi? Dall’anno prossimo per le Alfa 159 scadono i conrtatti per le riparazioni in garanzia: chi pagherà  la manutenzione? Oppure taglieranno ancora sugli affitti che in molti casi da anni non vengono pagati?”.
“Riteniamo vergognoso e inaccettabile il taglio delle risorse al comparto della sicurezza. Si sta mettendo a rischio uno dei diritti fondamentali dei cittadini, con il quale il governo si è riempito la bocca in campagna elettorale, per poi smentirsi nei fatti”.
E’ quanto dichiarano, in una nota congiunta, Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti, presidenti di Federconsumatori e Adusbef.
“La Polizia – aggiungono – ormai non ha nemmeno i fondi per pagare il carburante delle volanti. Federconsumatori e Adusbef, che sostengono le motivazioni della protesta che ha portato gli agenti di Polizia in piazza oggi nelle città  italiane, simbolicamente regaleranno loro un pieno di benzina. Crediamo che la sicurezza e la legalità  – concludono Trefiletti e lannutti – non possano per nessuna ragione essere messe in secondo piano rispetto a questioni di bilancio”.
Nel giorno della protesta il presidente della Camera Gianfranco Fini ha chiesto all’esecutivo di garantire i fondi per le forze dell’ordine.
eFini ha auspicato che il “governo possa reperire le risorse necessarie per garantire alle forze dell’ordine i mezzi adeguati all’adempimento dei loro doveri in materia di sicurezza e si è augurato che dal dibattito parlamentare possano giungere concreti segnali per la soluzione di queste problematiche”.

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IL PDL PREPARA L’IMPEACHMENT CONTRO FINI: INVECE CHE PENSARE AI GUAI LORO, DISPIEGANO LE TRUPPE MERCENARIE E ABBAIANO ALLA LUNA

Ottobre 18th, 2011 Riccardo Fucile

FLI RISALE NEI SONDAGGI E RITORNA PUNTUALE LA RICHIESTA DI DIMISSIONI DEL PRESIDENTE   DELLA CAMERA… MARCHETTARI ED EX PIDUISTI PREFERISCONO LA CAMERA CON IL LETTONE DI PUTIN

L’escalation in corso è il preludio della resa dei conti finale.
Le scintille tra Pdl e Gianfranco Fini hanno acceso ormai un incendio.
Prima le dimissioni – invocate dal presidente della Camera – del ministro sotto inchiesta per mafia Saverio Romano.
Ieri la richiesta dei berlusconiani di consentire la partecipazione di Alfonso Papa (dal carcere) all’attività  parlamentare.
Ogni polemica diventa un caso politico. Con l’evidente obiettivo degli uomini del Cavaliere di dimostrare la «incompatibilità » del leader dei Fli a ricoprire ancora la terza carica dello Stato
Oggi a mezzogiorno l’ufficio di presidenza del gruppo del Pdl si è riunita a Montecitorio per discutere, tra l’altro, della strategia di assedio a Gianfranco Fini.
La tentazione che attraversa di nuovo i falchi del partito, a cominciare dal capogruppo Cicchitto, è quella di portare in aula un ordine del giorno o un atto di sfiducia politica del presidente della Camera.
Una mozione che «delegittimi» la terza carica dello Stato non è ammissibile a norma di regolamento, il fondatore di Fli l’ha già  cassata mesi addietro.
Il nuovo affondo prenderebbe spunto dal diniego di ridiscutere il rendiconto bocciato dall’aula e dalla richiesta di dimissioni del ministro dell’Agricoltura.
Ieri l’ultima collisione.
Cicchitto, Quagliariello e Laboccetta vanno a Poggioreale per incontrare il collega Papa, in carcere da luglio per l’inchiesta P4. Il processo a carico suo e di Bisignani inizia il 26 ottobre.
I pm Curcio e Woodcock hanno citato 25 testimoni fra i quali Marco Milanese, indagato nell’altra inchiesta della Procura di Napoli.
Il deputato Pdl non si è dimesso. Conseguenza: viene conteggiato ugualmente durante le votazioni alla Camera (sempre più a rischio per la maggioranza), come se fosse presente, concorrendo così al raggiungimento del numero legale.
«Un paradosso inaccettabile» per Cicchitto e gli altri che se la prendono con Fini e la sua «burocrazia perversa».
Quagliariello sostiene che Papa avrebbe anche chiesto di poter esercitare le funzioni non legate alla presenza fisica in Parlamento e che il presidente non gli avrebbe risposto.
La presidenza della Camera replica con una lunga nota, per far presente che non è pervenuta alcuna richiesta di Papa e che sul numero legale sono state rispettate le regole e la Costituzione.
Cicchitto e Quagliariello contrattaccano: «Burocratico cinismo».
E Fini ancora replica: «Definire burocratico cinismo l’applicazione della Costituzione e dei regolamenti di Montecitorio è la riprova di quale concezione hanno della democrazia parlamentare».
Angelino Alfano due giorni fa aveva parlato di «vulnus grave» da parte del presidente.
Ai ferri corti, a dir poco.
Le resistenze opposte dalle «colombe» pidiellini al documento di «sfiducia» nascono dai rischi che potrebbe comportare una nuova prova di forza in aula, superata a stento la scorsa settimana.
Tanto più con le fibrillazioni in atto nel Pdl. Per non dire della possibile reazione del Quirinale e del muro della inammissibilità  che la presidenza della Camera quasi sicuramente ergerebbe anche stavolta.
Altra grana esplosa in queste ore nel Pdl quella legata a Fabio Gava, lo scajoliano che con la Destro ha lasciato il gruppo.
La maggioranza si è accorta che col suo passaggio al misto è diventata minoranza nella delicatissima giunta per le autorizzazioni della Camera: lui era decisivo e l’11-10 ora si è capovolto.
Il premier Berlusconi ha ordinato non a caso di tentare una disperata ricucitura e di fermare l’espulsione dei due. Gava avverte: «Casini mi vuole vedere».
Ma intanto sospende il passaggio al misto.

(da “La Repubblica“)

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ELEZIONI MOLISE: IORIO (PDL) VINCE PER SOLI 1.500 VOTI, MA PRENDE IL 12% DI VOTI IN MENO DELLA COALIZIONE CHE LO APPOGGIAVA

Ottobre 18th, 2011 Riccardo Fucile

IL PD: “GRAZIE A GRILLO VINCONO GLI INQUISITI”… FINISCE 46,94% CONTRO IL 46,15% DEL CANDIDATO DEL CENTROSINISTRA FRATTURA.. DETERMINANTE IL 5,6% RACCOLTO DAL CANDIDATO DEI GRILLINI

Michele Iorio si conferma per la terza volta consecutiva presidente del Molise.
Il candidato del centrodestra (e anche dall’Udc di Casini) ha ottenuto il 46,94% dei voti contro il 46,15% di Paolo Di Laura Frattura, sostenuto da tutto il centrosinistra.
Il testa a testa è durato per circa undici ore e si è dovuto attendere la fine dello spoglio per avere il quadro esatto della situazione.
Determinante, come già  accaduto in Piemonte, il consenso ottenuto dal Movimento 5 stelle di Beppe Grillo, che ha sottratto preferenze soprattutto al centrosinistra.
“Per un pugno di voti in Molise vince il candidato di destra, inquisito, grazie ai voti di Grillo, tolti al centrosinistra” dice Dario Franceschini, capogruppo Pd alla Camera
L’affermazione di Iorio è arrivata solo alle cinque di mattina, quando nelle sedi dei partiti sono affluiti i dati definitivi delle ultime sezioni.
Circa 1500 voti di scarto su Frattura hanno consentito al presidente uscente di restare alla guida della regione Molise per il terzo mandato consecutivo.
A rendere incerta la rielezione che sembrava quasi scontata è stato certamente il voto disgiunto: il 12 per cento circa di chi ha votato i partiti del centrodestra non ha poi dato la preferenza a Iorio.
Mentre Frattura ha raccolto quasi 15 mila voti in più delle liste che lo appoggiavano.
La ripartizione provvisoria del consiglio prevede, per la maggioranza, cinque seggi al Pdl,due a Progetto Molise, due a Udc, due a Adc, due a Grande Sud, uno a Molise Civile, uno a Udeur più due candidati del listino e Iorio.
Il centrosinistra, oltre a Frattura, porta in consiglio regionale tre consiglieri del Pd, tre dell’Idv, uno di Sel, uno di Alternativa, uno della Federazione della sinistra, uno del Psi ed uno di Partecipazione democratica.
La lista 5 Stelle di Beppe Grillo non dovrebbe riuscire ad entrare in consiglio regionale a causa della bassa percentuale di consensi nel proporzionale (circa il 5,60%), nonostante l’ottima affermazione al maggioritario con più di 10.000 voti. Stendiamo un velo pietoso su Fli che avrebbe potuto essere determinante e che non ha neanche presentato il simbolo dopo liti infinite: con un partito a Roma che ha dato indicazione di appoggiare Frattura e una parte della dirigenza regionale che invece ha appoggiato l’inquisito Iorio.

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NELLA LEGA INIZIA LA GUERRA DEGLI SFRATTI: I GIOVANI PADANI DI VARESE CACCIATI DALLA SEDE

Ottobre 18th, 2011 Riccardo Fucile

DAL “CERCHIO MAGICO” AI COLPI DA ILLUSIONISTI: SERRATURA CAMBIATA ED ELIMINAZIONE DEGLI ARREDI: LA “NORMALIZZAZIONE” BOSSIANA AVANZA TRA LE TRUPPE FEDELI A MARONI

Una porta chiusa a chiave e, dall’altra parte, una stanza completamente vuota.
Questo lo scenario desolante con cui ieri pomeriggio hanno dovuto fare i conti i ragazzi del Movimento giovani padani di Varese, la capitale della Padania leghista.
I ragazzi non sono potuti entrare nella loro sede che era stata svuotata e sbarrata a loro insaputa.
Sono loro, a quanto pare, le prime vere vittime delle profonde spaccature in atto tra i sostenitori di Roberto Maroni e l’elite reguzzoniana vicina ad Umberto Bossi.
A distanza di una settimana dal congresso provinciale che ha sancito l’inizio di una vera e propria battaglia intestina che oggi trova conferma anche in un video inequivocabile, le parole di pacificazione del neo segretario varesino Maurilio Canton (imposto da Bossi per “infusione”, come ironizzano i maroniani su facebook) sembrano essere smentite giorno per giorno dai fatti.
Al loro ingresso nella sede provinciale di via Magenta i giovani si sono trovati di fronte ad una porta chiusa a chiave.
Un piccolo ufficio il loro, che hanno sempre avuto a disposizione come base logistica da usare per le attività  tipiche del movimento giovanile, dalle elezioni studentesche alle riunioni in vista di eventi e manifestazioni, magari per studiare azioni e striscioni da esporre nel corso di qualche blitz politico.
E forse è proprio da cercare in uno striscione la causa dello sfratto.
La notte dell’elezione di Canton, proprio sotto la sede provinciale del Carroccio era comparsa una scritta di protesta contro il neosegretario, rinnegato pubblicamente.
Un gesto che deve essere stato maldigerito e la vendetta potrebbe essere stata servita a distanza di una settimana dal misfatto.
Non solo la serratura è stata cambiata ma, riferiscono alcuni militanti dell’Mgp provinciale di Varese: “Hanno fatto sparire i volantini e i manifesti che erano appesi alle pareti”.
In pratica, la sala è rimasta spoglia, solo con sedie e scrivania.
Al momento il coordinatore dei Giovani Padani Andrea Tomasini, eletto anche nel direttivo provinciale, preferisce non commentare, ma sembra che abbia già  mandato una lettera all’indirizzo di Canton per chiedere lumi sulla vicenda.
Ma questo sembra essere solo l’ultimo di una serie di atti ostili.
Nel suo primo giorno di attività  Canton si era preso la briga di ricordare a tutte le sezioni l’incompatibilità  tra la tessera della Lega Nord e quella dell’associazione Terra Insubre.
Un atto assolutamente gratuito, che arriva dopo oltre un anno dalla delibera federale che aveva sancito il principio.
Un chiaro avvertimento al maroniano di ferro Andrea Mascetti (che di Terra Insubre è il principale ispiratore) e a tutti quelli che come lui stanno cercando di trovare rifugio nel sottoinsieme leghista.
Eppure, su consiglio diretto di Umberto Bossi che lo ha introdotto personalmente in segreteria provinciale, Canton ha assicurato pubblicamente che nella Lega “non sono previste epurazioni di nessun tipo”, sconfessando in questo modo l’esistenza di una lista nera che raccoglierebbe i nomi di 47 militanti da espellere.
Quale sarà  la prossima mossa?

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L’ASPIRANDE RAZZI, BRONDO A FARE DEL BENE CON BERLUSCONE

Ottobre 18th, 2011 Riccardo Fucile

L’INTERVISTA A LA ZANZARA DEL DEPUTATO DI “POPOLO E TERRITORIO” TRA STRAFALCIONI E STRAPARLARE

Ospite alla trasmissione radiofonica La Zanzara, il deputato di Popolo e Territorio Antonio Razzi, ex Idv passato tra le file della maggioranza il 14 dicembre 2010, è stato protagonista di una performance linguistica a dir poco audace, in grado di ignorare ogni semplice regola della lingua italiana.
Quindici minuti tra nonsense, legami fantasiosi, nomi e coniugazioni sbagliate. Eppure Razzi è membro delle commissioni “Cultura, scienze ed istruzione” e “Politiche dell’Unione Europea”. Alla fine trionfa l’onestà : “Prendo lezioni di cultura da Sgarbi”.
Ecco alcune parti.
Razzi: “Il 14 dicembre ha portato fortuna al governo Berluscone e il 14 novembre porterà  altrettanto fortuna . (…) In questo momento ci bisogna avere la responsabilità  del paese, che il governo deve andare avanti, perchè? Perchè altrimenti al posto di Berlusconi chi c’è? Non c’è nessuno. Sennò altrimenti lo dobbiamo formare un altro Berlusconi”.
Sugli scajoliani che vogliono far fuori Berlusconi, spiega: “Magari forse ci sono quelli che aspirano a poltrone grandi, a grandi poltrone. Io no: a me basta che ho la sedia per votare. Arrivare a fine legislatura? È dare del bene al paese. Altrimenti si spende circa un miliardo e mezzo”.
Quindi sulla questione della pensione: “No, io non so’ venuto a lavora’ perchè per me li considero un lavoro! Trovo che oggi una cosa scandaloso che i cittadini votano per il centrosinistra perchè lo devono rappresentare in aula e oggi non c’erano. E do-v’erano? A fare shopping per Roma! Quando il Presidente Berluscone ha parlato loro potevono fare delle proposte. Ma i cittadini italiani sono abbastanza indelligendi e lo capirà , lo capirà …e dopo quando arrivan alle urne si saprà  sicuramente scegliere il voto a chi l’ha rappresentato”.
Eppure è stato eletto con l’Italia dei valori: “Ma guarda che tutt quelli che hanno votato all’estero addirittura s’hanno comblimendato. Me l’hanno detto Io ho votato a te e non al partito. L’aspirazione a parlamentare non è solo mio, ma sono di 60 milioni di italiani. E ognuno di voi vuole arrivare al coso, come tutti i grandi sindacalisti che fanno bla bla blaf per tutte le parte e qua..e dove lo… dove lo ritrovi? Lo ritrova alla Camera o al Senato. Prima parlano a favore dell’operaio e poi quando sta in Parlamento s’è dimenticato, come si dice a Napoli ‘scurdemoce o’ passad’ e non fa più e dopo non guarda più a queramente a quello che fabbisogno dell’operaio. (…) Sembra chissà  che a me m’hanno combrado, ma a me non mi combrano mango Cristo: me ne avrei andato pure a pagando io. La differenza tra Berlusconi e Di Pietro? Quella che ci passa tra il giorno e la notte. Io, con 15 anni che sono stato con Di Pietro non ci ho parlato mang nu minuto. Con Berluscone ci parlo quando sento problema (…) Comunque, sto facendo un libro, ma devo trovare un editore: se ci riesco esce a dicembre. Finchè che l’editore non mi consiglia alla… perchè gli ho dato 4 o 5! Parla la mia storia da emigrato, ma parla degli ultima avvenimendi, perchè sono andato via dall’Idv. Quello che del libro io non prendo niente perchè lo devolgo alla Chiesa, per la ricostruzione di una Chiesa che sta cadendo (…) non ho mai venuto qui per prendere la pensione da parlamentare, non me ne frega niente, ma sono venuto per il bene della mia nazione (…) Nella vita bisogna sapere tutto, se no non si va avanti. Il professore Sgarbi m’insegna la cultura perchè è l’unica in Italia che ne sa (…) Vabbè, le devo anche lasciare, perchè sono col Maestro (…) Sull’italiano mi dovete correggere voi, quindi, e vi ringrazio che mi aiutate”.

Alberto Sofia
(da “Il Fatto Quotidiano“)

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BERLUSCONI PAGÃ’ LA LEGA, ECCO LA PROVA: NEL 2001 UN CREDITO DI 20 MILIARDI DEL BANCO DI ROMA A FORZA ITALIA, MA 2 MILIARDI FURONO GIRATI AL CARROCCIO

Ottobre 18th, 2011 Riccardo Fucile

ALLA VIGILIA DELLE POLITICHE DEL 2001 SI DETERMINO’ QUEL PATTO DI FERRO CHE DURA ANCORA… BERLUSCONI GARANTE DEL PRESTITO

Un giorno Umberto Bossi disse una delle sue frasi antipatiche: “Berlusconi è uno che non tira fuori un soldo nemmeno per pagare i manifesti elettorali, figurarsi se tira fuori dei soldi per la Lega”.
Ingrato.
Berlusconi di soldi per la Lega ne ha tirati fuori e tanti da indurre alcuni bene informati a sostenere che, alla vigilia delle elezioni politiche del 13 maggio 2001, l’alleanza tra Forza Italia e Lega Nord fu suggellata da un vero e proprio contratto che trasferiva al signore di Arcore finanche la proprietà  del simbolo leghista, Alberto da Giussano con spadone e tutto.
Le smentite, peraltro blande e generiche, che si succedono da oltre dieci anni, si fermano di fronte a un fido che siamo in grado di documentare: Berlusconi ha fatto avere due miliardi di lire alla Lega alla vigilia delle politiche 2001.
Esattamente la cifra riferita dal giornalista Gigi Moncalvo, ex direttore dell’organo leghista La Padania, durante la trasmissione di Lucia Annunziata “In mezz’ora” di domenica 2 ottobre.
La riproposizione da parte di Moncalvo di una versione dei rapporti Berlusconi-Bossi che gira da anni nel mondo lumbard senza il sostegno di prove documentali ha provocato una risentita reazione dello stato maggiore leghista contro la conduttrice della trasmissione, pur senza risalto pubblico.
La storia è assolutamente vera.
Il 26 aprile 2001, 17 giorni prima delle elezioni, la Banca di Roma concluse l’iter per la concessione di un fido del valore di 20,4 miliardi di lire al partito politico Forza Italia.
L’operazione faceva capo alla filiale 70 di via del Corso, a Roma, a pochi passi da Palazzo Chigi, universalmente nota come “sportello dei politici”.
Nel documento interno alla banca che dettaglia i termini dell’operazione compare una formula inequivocabile: “LINEA DI CREDITO DI LIT 20/MILIARDI, DI CUI LIT 2/MILIARDI DISTACCATI CON M/C IN FAVORE DELLA LEGA NORD”.
Che significa?
Traducendo dal “banchese”, apprendiamo dal documento che l’operazione, varata dal “comitato fidi” della banca e definitivamente attivata dall’organo competente della Banca di Roma, il comitato esecutivo presieduto da Cesare Geronzi, concede l’apertura di credito a Forza Italia a fronte di due garanzie: una fideiussione personale di Silvio Berlusconi, che dunque si fa carico del rimborso del debito qualora Forza Italia si rivelasse insolvente, e un impegno del partito a “canalizzare” presso la banca i rimborsi elettorali incassati nei mesi successivi.
Ma la clausola riguardante la Lega Nord a meritare una spiegazione accurata.
La sigla M/C sta per “mandato di credito”, e significa che il tesoriere del partito di Bossi o un suo delegato è autorizzato da Forza Italia a farsi versare dalla Banca di Roma fino a 2 miliardi di lire dei 20,4 del credito complessivo concesso.
La formula però implica che la Lega Nord ha il diritto di incassare i soldi, ma non ne resta debitrice verso la banca, che continua ad avere per tutta la cifra concessa un solo debitore in prima istanza, il partito Forza Italia, e un debitore in seconda istanza che è Silvio Berlusconi come prestatore della garanzia fideiussoria.
Adesso guardiamo le date.
Il comitato fidi vara la prima delibera per la concessione del credito, nella forma che abbiamo descritto, il 28 marzo 2001: mancano dieci giorni alla scadenza per la presentazione delle liste.
Il giorno dopo, in via del Plebiscito, si tiene un vertice tra Berlusconi e Bossi proprio per le liste.
Partecipano Claudio Scajola, Gianfranco Fini, Pier Ferdinando Casini e Rocco Buttiglione. Si tratta di consacrare l’alleanza.
Vige ancora il sistema elettorale con i collegi uninominali. Alle precedenti politiche del 1996 la Lega ha deciso di andare per conto suo, contribuendo così in modo decisivo alla sconfitta di Berlusconi e alla vittoria di Romano Prodi.
Per Berlusconi è decisivo rimettere insieme la coalizione nei collegi che lo aveva fatto vincere la prima volta, nel 1994.
Le trattative incominciano nel 1999 e si protraggono in modo tortuoso per mesi.
Sullo sfondo le difficoltà  finanziarie di Bossi.
Il 28 giugno 2000 l’amministratore di Forza Italia, Giovanni Dell’Elce, scrisse alla Banca di Roma una lettera di questo tenore: “Vi diamo incarico di aprire in favore del movimento politico Lega Nord, che assistiamo finanziariamente, un credito complessivo di due miliardi di lire”.
La notizia fu pubblicata pochi giorni dopo da Repubblica.
Un segnale, probabilmente, perchè Berlusconi ha poi sganciato i 2 miliardi solo a liste fatte.
Oggi Dell’Elce dice di non ricordare niente: “Sono storie vecchie”.

Giorgio Meletti e Paola Zanca
(da “Il Fatto Quotidiano“)

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E BERLUSCONI SI AUTOCELEBRA CON L’ENNESIMO LIBRO DEI SOGNI

Ottobre 18th, 2011 Riccardo Fucile

GIA’ PRONTO IL DEPLIANT ELETTORALE DEL GOVERNO, TRA MISTICA, PROPAGANDA E MANIPOLAZIONE…PROIETTA, CON MENO EFFICACIA, L’ALMANACCONE IN UNA REALTA’ PARALLELA

E in mezzo a questo disastro, nel pieno di una crisi che lascerà  rovine per anni, il governo Berlusconi celebra se stesso con un almanaccone che fra le tante sue nequizie ha almeno il pregio di mostrare che anche sul terreno della comunicazione, un tempo inespugnabile, il berlusconismo sta ormai abbastanza alla frutta.Sono 64 pagine illustrate di pronto uso elettorale: «Il governo Berlusconi. Le principali realizzazioni (maggio 2008-ottobre 2011»; e a cominciare dal titolo e dalla copertina si capisce che il modello, la fattura, la cura, le foto, i testi e dunque anche l’efficacia dell’opuscolo sono di gran lunga al di sotto delle diverse iniziative editoriali che, fra mistica e propaganda, innovazione e manipolazione, hanno comunque segnato poco meno di un ventennio.
Nulla di paragonabile al formidabile «Una storia italiana» (2001), pregevole monumento fotoromanzato in funzione di culto della personalità ; c’è qualcosa semmai della susseguente e assai meno celebrata «Una vera storia italiana» (2006), che per la verità  tanto italiana non era, risultando poi alcune foto scattate all’estero, nei paesi scandinavi, ma spacciate come parte del paesaggio domestico.
In quest’ultimo caso il corredo iconografico pare più spiccatamente ispirato ai depliant delle assicurazioni e del turismo.
Si vedono amabili vecchiette al mercato, giovani coppie ideali e famigliole perfette sul divano, ma così liete nelle loro perfezioni che la mamma si fa pure la fotografia.
I ritocchi della grafica computerizzata si sprecano.
Giovanotti cravattoni al computer, veline convertitesi alla modestia nei call-center, tutti straordinariamente felici.
E poi neonati paffuti, graziose soldatesse, sale operatorie da telefilm americano, scolaresche fervide e mansuete.
Si gira pagina e con il tipico sussulto del malricordo compare addirittura l’abominevole «social card».
Quindi si passa alla sicurezza e arrivano i posti di blocco, le manette, la Guardia di finanza che ha sequestrato un mucchio di cose che non si capiscono, meglio non farle vedere perchè rovinerebbero l’atmosfera di asettica felicità , e sul turismo è la volta del Colosseo e tanto mare azzurro, e i pini sul golfo di Napoli e così l’oleografia va a saturare il libro dei sogni.
Ora, nessuno pensa che un prodotto del genere debba percorrere strade originali, suggestioni veristiche, visionarie o anti-glamour.
È anche possibile che sia il frutto inconfessabile di un riciclaggio, o almeno: nell’agosto scorso Berlusconi durante un incontro con le parti sociali fece dono agli incolpevoli partecipanti di un altro opuscolo, quest’ultimo curato dalla Santanchè e spaventosamente intitolato «Il governo rendiconta i provvedimenti approvati. Novità  e opportunità ». Sarebbe interessante un confronto fra le due opere, e ancora di più il rendiconto di quanto sono costate al contribuente.
Ma il dato politico che forse vale la pena di sottolineare è che le foto di Lui sono stavolta assai meno di quante si possa immaginare.
Nell’opuscolo del 2001, spedito per posta, c’erano in media due Berlusconi per ogni pagina.
Qui ce n’è il minimo indispensabile e a parte un festoso abbraccio con Obama e Medvedev sono tutte parecchio ufficiali e ingessate.
In compenso, la titolazione e i testi sono decisamente lunari, nel senso che lo slancio di devozione al pensiero positivo finisce per mangiare se stesso e il risultato a livello cognitivo proietta l’almanaccone in una realtà  remota e parallela, viene fuori una specie di scimmia educata della società  italiana, un mondo irreale e a suo modo meraviglioso in cui il governo si prende cura di tutti nel modo migliore.
Tutto è bene, tutto è amicizia.
«Fisco amico», «Reti amiche», «Linea amica».
Misteriose iniziative e arcani progetti spuntano così fra le pagine patinate, «Progetto Excelsior», «Tremonti Bond», «Operazione Strade Sicure», «il Ponte dell’Energia sullo Stretto».
La cultura pubblicitaria del berlusconismo non ha minimente preso atto di questo minimo impedimento che è la crisi economica più dura del dopoguerra, per cui cari lettori approfittate della «Rivoluzione in farmacia», visitate i «Campus Mentis», traete vantaggio dal «Fondo Mecenati», state sicuri con «Zero file allo Sportello» e brindate alla «Giornata nazionale della bicicletta».
Eppure il curatore, onorevole Palmieri, è un tecnico di buon livello e queste cose le saprebbe anche fare.
Ma la crisi senile del berlusconismo è evidentemente un fenomeno molto più profondo di quanto si possa immaginare; e d’accordo che si tratta di propaganda, che sotto elezioni non si va per il sottile, che il pubblico è spesso indifeso, ma qui sembra saltato di brutto il collegamento con la realtà , e quando si chiude la pubblicazione un po’ viene da ridere e un altro po’ da piangere.
Fino a qualche anno fa questi due sentimenti erano incompatibili, ora non più e anche quest’ultima pare una delle «principali realizzazioni» che il berlusconismo ha recato in dote ai cittadini trasformandoli in spettatori permanenti di comiche e infelici assurdità .

Filippo Ceccarelli
(da “La Repubblica“)

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MASSIMO FINI: “DEGLOBALIZZARE PER SOPRAVVIVERE”

Ottobre 18th, 2011 Riccardo Fucile

“MARXISMO E CAPITALISMO SONO DUE ARCATE DI UN PONTE: SI SONO SOSTENUTE A VICENDA PER DUE SECOLI E MEZZO”…”SONO DUE FACCE DELLA STESSA MEDAGLIA: LA MODERNITA'”….IL CROLLO DEL MARXISMO PRELUDE A QUELLO DEL LIBERISMO: UNA SOLUZIONE SAREBBE L’AUTARCHIA EUROPEA

Alle primarie socialiste francesi Arnaud   Montebourg, 48 anni, che Rappresenta la sinistra del partito, ha preso il 17% dei voti proponendo la de globalizzazione attraverso il ritorno a un forte protezionismo .
Mi fa piacere perchè è quanto vado proponendo, nei miei libri e col mio micromovimento cultural-politico, Movimento Zero, da una quindicina d’anni (un tema che, incidentalmente, avevo ripreso, sia pure in estrema sintesi, nello scorso Battibecco), anche se io parlo di autarchia europea, Montebourg, più prudentemente, di protezionismo, ma sostanzialmente si tratta della stessa cosa.
Il   successo di Montebourg significa che una parte della base della sinistra francese comincia a rendersi conto degli effetti devastanti della globalizzazione e della mondializzazione (anche se si tratta di due concetti diversi: il primo è economico e riguarda la “reductio ad unum”   dell’intero esistente al modello di sviluppo occidentale; il secondo la tendenziale unificazione del mondo in un unico Stato, a guida americana, naturalmente), terreno finora coltivato da nicchie culturali di destra.
È   un programma, quello di Montebourg, che se non altro ha il pregio della diversità . In Italia siamo invece all’encefalogramma piatto. Il dibattito politico si riduce all’eterna diatriba tra berlusconiani e antiberlusconiani che ha finito per stancare tutti, almeno quelli che non si sentono di appartenere a nessuna di queste due squadre.
Intendiamoci, il discorso della legalità  è importante: è il minimo comun denominatore perchè una comunità  possa   tenersi insieme. Ma non basta.
Epperò anche le rare volte che destra e sinistra escono dalla zuffa permanente non fanno che riproporre le solite, muffe, ricette, la crescita, la modernizzazione, insomma l’adesione acritica al paranoico modello del produci-consuma-crepa che è anzi diventato un   ancora più demenziale consumare per produrre.
Anche se gli attuali esponenti della destra e della sinistra sono delle mediocri banalità , le ragioni di queste loro incapacità  di uscire da quello che viene chiamato il “pensiero unico”, sono tutt’altro che banali.
Marxismo e liberismo, destra e sinistra nelle loro varie declinazioni sono in realtà  due facce della stessa medaglia:   la Modernità .
Sono entrambi figli della Rivoluzione industriale, illuministi, ottimisti, positivisti, economicisti, hanno entrambi il mito del lavoro (per Marx è “l’essenza del valore”, per i liberisti è esattamente quel fattore che, combinandosi col capitale, dà  il famoso “plus valore”) e si sono illusi che industria e tecnologia avrebbero prodotto una tale cornucopia di beni da rendere felici tutti gli uomini (Marx) o quantomeno la maggior parte di essi (i liberisti).
Questa utopia bifronte è fallita.
Io vedo marxismo e capitalismo come due arcate di un ponte che si sono sostenute a vicenda per due secoli e mezzo.
Il crollo del marxismo prelude quindi a quello del capitalismo il cui sgretolamento sta avvenendo sotto i nostri occhi e alla cui fine ci aspetta una catastrofe planetaria.
Ma gli stanchi epigoni del capitalismo e di quel che resta del marxismo non sono in grado di mettere in discussione radicale la Modernità , perchè categorie di destra e di sinistra della Modernità  sono nate, nella Modernità  si sono affermate, e quindi non possono recidere le proprie radici anche se tutti vedono che sono già  marce e che, se non si cambia rapidamente direzione, l’albero cadrà  da solo.

Massimo Fini blog

argomento: denuncia, economia, Politica | Commenta »

ESCORT: DA BARI A BERGAMO, SPUNTA IL “GIANPI” PADANO PERCASSI JR

Ottobre 18th, 2011 Riccardo Fucile

IMPRENDITORE, E’ FIGLIO DEL PATRON DELL’ATALANTA… ADESSO IL RECLUTAMENTO PER I FESTINI DEL PREMIER TOCCA BERGAMO…UN NUOVO FLUSSO DI RAGAZZE, QUESTA VOLTA DALL’EST

Bergamo potrebbe essere la prossima emergenza per il premier.
Già  lo si era capito da quella lettera giunta a Lele Mora: un detenuto del carcere cittadino metteva in guardia Mora da futuri guai giudiziari.
Il messaggio, però, è finito ai pm di Milano Eugenio Fusco e Massimiliano Carducci che si occupano della bancarotta fraudolenta a carico di Mora.
Non solo: quel “pizzino” ha convinto i magistrati del Riesame a negargli la libertà .
Leggendo le carte delle inchieste condotte a Bari su Tarantini e i suoi amici, emergono altri elementi che conducono dritti a Bergamo.
Anzi, che fanno della città  lombarda lo snodo di una rete di nomi con al centro il Cavaliere e le sue ragazze, intorno figure di prima grandezza del jet set e del mondo imprenditoriale.
Si comincia da un’intercettazione: “Adesso vedo di recuperare qualche donna, perchè sono così famosi che non hanno neppure due fiche… solo a pagamento; devo arrivare io da Bergamo, poi le vogliono basse”.
A parlare con Gianpi Tarantini è Stefano Percassi, rampollo di una dinastia di imprenditori con bilanci da centinaia di milioni, a cavallo tra mattone, abbigliamento e calcio: Antonio, il padre di Stefano, è patron dell’Atalanta.
E se segui il filo Percassi (che non risulta indagato) arrivi ad altri nomi.
L’amico Tarantini, certo, ma non solo.
Stefano Percassi è, infatti, amministratore delegato della Billionaire Italian Couture, società  nata dall’incontro tra il gruppo brianzolo e Flavio Briatore (non indagato).
Sì, Briatore amico di Stefano, oltre che, ovviamente, del Cavaliere.
Di cui diceva (al telefono con Daniela Santanchè, sottosegretario, ex socia di Briatore): “È malato, Dani!”.
Non solo.
Come raccontò a Repubblica Alessandro Mannarini, amico e collaboratore di Tarantini, “gli anelli tra Tarantini e Berlusconi sono due: Sabina Began, di cui Gianpaolo era ed è molto amico, e Tommaso Buti (imprenditore fiorentino, socio di Briatore)”.
Lungo il filo rosso di Stefano Percassi si incrociano altre storie.
Si ricostruisce un mondo imprenditoriale lombardo che gioca su due tavoli: sostiene il centrosinistra di Filippo Penati e insieme porta le ragazze alle feste di Berlusconi.
Da una parte i capostipiti della famiglia che sacrificano ogni secondo di lavoro all’impresa, dall’altra la nuova generazione che ama anche divertirsi.
I Percassi sono il prototipo della famiglia che in tre generazioni passa da una manciata di operai a oltre mille dipendenti. Puntando sulla laboriosità , ma non disdegnando le amicizie politiche.
Con l’evoluzione finale in nome del berlusconismo.
Le cronache degli anni ’80 sull’Eco di Bergamo raccontano di Luigi Percassi, il capostipite: aveva messo su una piccola impresa edile in valle Seriana, a Clusone. Bergamasco doc, instancabile lavoratore, schivo e riservato, legato alla Dc (delegato al congresso nel 1989).
Amico di Filippo Maria Pandolfi, ministro nei governi scudocrociati, e di Severino Citaristi, storico tesoriere della Balena Bianca, recordman di avvisi di garanzia ai tempi di Tangentopoli: gliene furono notificati più che a Bettino Craxi.
Poi ecco che arriva Antonio. Che ha, si potrebbe dire, una doppia vita: dal 1972 al 1980 è una delle bandiere dell’Atalanta in Serie A.
“Un difensore granitico”, lo definiscono i giornali sportivi. Ma anche un uomo dalla volontà  d’acciaio: finiti gli allenamenti, quando i compagni vanno a divertirsi, corre nel negozio che ha aperto a Bergamo.
Sono i Percassi a curare la distribuzione del marchio Benetton.
Da una parte il mattone, dall’altra la moda.
Difensore nel calcio, attaccante nell’impresa. Alla fine Antonio sacrifica il pallone.
E costruisce una fortuna senza tanti clamori.
Il nome Percassi torna alla ribalta l’anno scorso quando l’ex difensore rileva la gloriosa Atalanta, toccata pochi mesi fa dallo scandalo scommesse di Cremona (Serie A cominciata con una penalizzazione di -6 punti e lo storico capitano Cristiano Doni squalificato per tre anni e mezzo). Non solo.
Tra i finanziatori di Filippo Penati, l’ex uomo forte del Pd in Lombardia (nonchè ex sindaco di Sesto ed ex presidente della Provincia di Milano) risultano le società  Stilo Retail srl e Finser spa — entrambe del gruppo Percassi — che hanno versato 45 mila euro. Antonio Percassi non è indagato, ma gli investigatori vogliono approfondire un dettaglio: tra gli indagati a Monza c’è l’ingegnere Michele Molina, consulente del gruppo Percassi nell’Idroscalo Park, il più grande centro commerciale d’Europa che sorgerà  a Segrate, con l’avallo della Regione Lombardia e della Provincia di Milano. Del resto è grazie a un centro commerciale a Bergamo, l’Orio Center, che Antonio Percassi fa il grande salto e trasforma il suo gruppo in un impero.
Insomma, centrosinistra e centrodestra.
Il primo riceve sostanziosi contributi da Percassi senior.
Al secondo si dedica, nottetempo, Percassi junior.
Due approcci lontani anni luce uno dall’altro che ci raccontano l’evoluzione della “razza imprenditoriale padana” negli anni del berlusconismo.
Ecco Bergamo, dove oggi circolano voci, timori: tutti con gli occhi puntati sul Palazzo di Giustizia.

Ferruccio Sansa e Davide Vecchi
(da “Il Fatto Quotidiano“)

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