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OPERAZIONE 9.000 EURO: COME I PARLAMENTARI SI ADEGUERANNO ALL’EUROPA

Gennaio 4th, 2012 Riccardo Fucile

MONTECITORIO E PALAZZO MADAMA PAGHERANNO DIRETTAMENTE I PORTABORSE E COSI’ SCENDERA’ A 9.000 EURO LA RETRIBUZIONE COMPLESSIVA NETTA

Operazione novemila euro.
I presidenti di Camera e Senato non oseranno mai chiamarla così, ma la manovra che tenteranno di condurre in porto nelle prossime tre settimane è proprio quella di ridurre la retribuzione complessiva netta di deputati (oggi circa 12.500 tra reddito, diaria e rimborso portaborse) e senatori (circa 13.000) fino a quella soglia.
Il taglio secco dovrebbe variare tra i 3.690 euro di Montecitorio e i 4.100 di Palazzo Madama.
Ma non un colpo di forbici sul reddito in senso stretto, perchè quello non sarà  toccato: Schifani e Fini su questo punto concordano.
La tassazione italiana riduce già  il reddito netto dei parlamentari, appunto, a 5 mila euro circa alla Camera e 5.500 al Senato, come spiegava ieri la nota della presidenza di Montecitorio in risposta alla relazione Giovannini.
Piuttosto, si inciderà  sul budget da 4.100 del Senato e di 3.690 della Camera per il portaborse. L’obiettivo è sottrarlo alla disponibilità  di deputati e senatori perchè sia l’amministrazione a pagare il collaboratore.
Non sarà  un’operazione facile.
La rivolta di ieri mette già  in guardia da facili ottimismi.
Il presidente del Senato Schifani ha già  fatto sapere che «sarà  fatto tutto quel che è necessario, ma con cautela, responsabilità  e coinvolgendo tutti i senatori: nella più assoluta democrazia».
E i veti non mancheranno.
Fini, come Schifani, trascorre gli ultimi giorni di vacanza lontano dall’Italia.
Di fronte all’ondata delle polemiche legata alla relazione Giovannini, resta fermo nell’intenzione di intervenire e in fretta entro il 31 gennaio, come promesso.
Ma – confidava a chi lo ha sentito – per eliminare le «anomalie» italiane, quella del budget discrezionale sul portaborse in primis, «senza cedere all’antipolitica e a chi ritiene la democrazia un costo».
Uffici di presidenza già  al lavoro la prossima settimana.

Carmelo Lopapa
(da “la Repubblica“)

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ROMA, LITE SU VIA ALMIRANTE: ALEMANNO FA IL PESCE IN BARILE E DONNA ASSUNTA SI INFURIA

Gennaio 4th, 2012 Riccardo Fucile

PROTESTANO L’ANPI E LA COMUNITA’ EBRAICA, CONTRARIO IL PD… MA IN ALTRE 200 CITTA’ ITALIANE, ANCHE A GUIDA CENTROSINISTRA, SONO STATE INTITOLATE STRADE AL LEADER DEL MSI SENZA CHE NESSUNO SOLLEVASSE OBIEZIONI

“Almirante può fare a meno della strada intitolata a Roma se il sindaco Alemanno non protesta contro chi vuole impedirlo”.
Parola (per ora) di   Assunta Almirante, moglie dello storico leader dell’Msi intervistata questa sera nella trasmissione “Roma Anch’io”, in onda su RadioIes 99.8.
“Giorgio – ha aggiunto – ha strade anche dai comunisti, ha la bellezza di 200 strade in Italia. A me la cosa non interessa e chi non vuole farlo, come Alemanno, bè non fa nulla. Quando il Sindaco avrà  bisogno di qualcuno, se il buon Dio mi darà  vita, saprò rispondergli. Io questa cosa non la perdonerò al sindaco: se faccio una richiesta la faccio in una casa in cui mi accettano. Sono stati bravi quelli che hanno voluto una strada per Togliatti e l’hanno avuta”.
Siamo alle solite.
Da una parte c’è una via che non esiste, da intitolare a Giorgio Almirante.
Dall’altra una strada che c’è già  nel cuore del quartiere Tuscolano: si chiama Acca Larentia, luogo simbolo per la destra.
Un vicolo dove il 7 gennaio del 1978 tre militanti del Msi furono assassinati da un commando di estrema sinistra.
A tre giorni dall’anniversario, tanto per non istigare gli animi, interviene l’Anpi di Roma chiedendo da un lato al prefetto di vietare il corteo commemorativo, dall’altro al sindaco Alemanno di ritirare la proposta di intitolare una strada al leader del Msi.
Alemanno non dice nulla: di “via Giorgio Almirante” aveva parlato all’inizio del suo mandato, poi più nulla.
Fino a novembre del 2010 quando sostenne che la titolazione di una via “ci sta, ma non deve essere elemento di divisione”.
A giudicare dalle polemiche il momento pare ancora lontano.
L’assessore alla cultura al Campidoglio Dino Gasperini precisa: “Nessuno ha mai approvato nessuna dedica di vie al segretario dell’Msi”
La polemica era iniziata con una nota dell’Anpi: “La manifestazione organizzata il 7 gennaio a Roma dai gruppi neofascisti romani e nazionali, in occasione dell’anniversario degli omicidi di Acca Larentia (1978), mette a forte rischio la sicurezza della capitale, rischiando di alimentare l’odio politico e di trasformarsi in un evento mediatico di apologia del fascismo e dell’antisemitismo”.
Non solo: l’Associazione Nazionale dei Partigiani di Roma “invita inoltre fermamente il sindaco Gianni Alemanno a ritirare la proposta di intitolare una strada a Giorgio Almirante”.
Per il Pd interviene il consigliere comunale Massimiliano Valeriani:   “Sulla toponomastica il Pd di Roma ha cercato di individuare una strategia condivisa, ma senza alcun risultato. La propensione del sindaco, che sembra più un capofazione che un primo cittadino”.
Per la Comunità  parla il presidente Riccardo Pacifici: “Siamo felici di prendere atto dell’impegno assunto dal sindaco Alemanno di tenere conto delle sensibilità  espresse non solo dalla nostra comunità , ma anche da chi condivide i valori dell’antifascismo. Le vie si dedicano – ha concluso – solo a uomini meritevoli di tale prestigioso riconoscimento. Sapere che la commissione toponomastica non ha discusso l’argomento non significa che domani non possa essere riproposto. Per questo continuiamo ad esprimere la nostra opposizione di fronte a questa scelta e per questo facciamo appello al Presidente della Repubblica Napolitano affinchè tali riconoscimenti – indipendentemente dalle amministrazioni in carica – non dipendano dall’umore delle commissioni di turno ma dall’analisi storico politica”.

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“LE NUOVE TASSE? SONO L’EREDITA’ DI BERLUSCONI”: UN ANNO DI MANOVRE CI COSTA 80 MILIARDI

Gennaio 4th, 2012 Riccardo Fucile

IL DATO E’ CERTIFICATO DA UNA RICERCA DEL CENTRO STUDI EUTEKNE: SE L’AUMENTO DELLE IMPOSTE DA PARTE DI MONTI SI FARA’ SENTIRE NEL 2012, QUELLO DEL CAVALIERE GRAVERA’ SUL 2013… IL 72,43% DELLA CRESCITA DELLA PRESSIONE FISCALE 2013 E’ DETERMINATA DALLE SCELTE DEL VECCHIO ESECUTIVO, SOLO IL 27,57 DAL NUOVO

Il dato emerge dall’ultimo report del Centro Studi Eutekne.
E se l’aumento delle imposte da parte di Monti avrà  effetto nel 2012, quello del Cavaliere si farà  sentire dal 2013.
Alla scadenza della legislatura.
L’ultima polemica, in ordine di tempo, l’aveva lanciata un paio di settimane or sono l’ex ministro Giulio Tremonti con un intervento, inutile negarlo, capace di lasciare il segno.
L’Italia, aveva spiegato alla vigilia della pausa natalizia, avrà  bisogno di una nuova manovra di correzione dei conti da approvare entro aprile per completare il percorso di risanamento contabile in linea con le esigenze imposte dall’Ue. Un’ipotesi nettamente smentita da Corrado Passera cui ha fatto eco, nella tradizionale conferenza stampa di fine anno anche il premier Mario Monti ma che pure, è noto, continua ad aggirarsi come uno spettro nelle stanze del Palazzo. Le indiscrezioni non mancano e suggerirebbero una cifra di circa 40 miliardi.
Un nuovo maxi intervento da scongiurare a tutti i costi.
Nel frattempo è però possibile valutare con precisione il valore complessivo delle manovre che si sono succedute nel 2011 e, soprattutto, il loro effetto sugli anni seguenti.
Il risultato è una cifra a dir poco esorbitante: 81 miliardi di euro, un dato senza precedenti.
A rendere noto il calcolo è stato oggi il Centro studi Eutekne che, analizzando i documenti economico-finanziari pubblicati nel corso dell’anno ha individuato in 48,3 i miliardi di euro di rientro programmati per il 2012.
La cifra totale del triennio è però destinata a salire a 75,6 miliardi nel 2013 e ad 81,2 dal 2014.
Analizzando i programmi delle manovre — nota ancora Eutekne — si scopre che quasi 3/4 dell’ammontare totale della correzione dei conti (oltre il 73%) è stato approvato dal Governo Berlusconi, il resto dal Governo Monti.
Ancora più interessante l’analisi degli strumenti di rientro, divisi, non proprio equamente, tra tagli alla spesa (il 37,32% della manovra, circa 30,3 miliardi di euro) e aumento delle entrate (il 62,68% ovvero 50,9 miliardi).
L’aspetto più rilevante è dato però dalle priorità  delle strategia: quasi l’80% della manovra in atto per il 2012 sarà  costituita da incrementi nelle entrate il che, di fronte a un programma di dismissione del patrimonio pubblico quasi assente, equivarrà  in sostanza a un aumento della tassazione.
Secondo i calcoli di Eutekne, nel 2012 la pressione fiscale si attesterà  al 45,1% contro il 42,7 previsto in estate, per poi salire al 45,7 nel 2013 (previsione iniziale del 42,6%) e calare, finalmente, solo nel 2014 a 45,5% (contro il 42,4 precedentemente ipotizzato).
E qui viene la parte più interessante.
Nel 2012, spiega Eutekne, gli aumenti della pressione fiscale sono attribuibili per il 55,51% alle scelte varate dal Governo Berlusconi e per il 44,49% a quelle del Governo Monti.
Ma per gli anni successivi la tendenza cambia radicalmente: il 72,43% della crescita della pressione fiscale 2013 è determinata dalle scelte del vecchio esecutivo contro il 27,57 del nuovo.
Il divario aumenta nel 2014: 76,69% per Berlusconi, 23,31% per Monti.
In pratica è come se il precedente Governo avesse scelto di caricare i maggiori aumenti della tassazione a partire dal 2013 (cioè dopo alla scadenza naturale del mandato), cosa che, spiega al telefono il direttore di Eutekne.info Enrico Zanetti, “ha influito sulla percezione della gente determinando l’impressione di una maggiore durezza dell’ultimo decreto Salva Italia”.
Ma come detto la realtà  è diversa.
“Il precedente Governo — ha scritto lo stesso Zanetti nel suo editoriale odierno — ha le sue brave ragioni quando rivendica di essere stato esso a varare la parte nettamente preponderante della manovra lacrime e sangue finalizzata a mettere in sicurezza i conti pubblici italiani. Non ne ha invece alcuna quando rivendica di averlo fatto prevalentemente con tagli di spesa, a differenza del Governo attuale, perchè è vero, invece, che la parte preponderante dell’aumento della pressione fiscale, che i cittadini italiani sentiranno sulla loro pelle a partire da questo 2012, è frutto proprio delle scelte di quel Governo, confermate e ulteriormente amplificate da quello attuale”.
Nel piano di Monti, l’inizio del 2012 contempla l’avvio del programma di rilancio della crescita economica, il vero e proprio tallone d’Achille del sistema italiano. Sul tavolo, è noto, la liberalizzazione del mercato del lavoro e di alcuni settori specifici (con prevedibili battaglie campali contro tassisti e farmacisti), tutti elementi che concorreranno a formare il “pacchetto crescita” che, salvo ritardi, dovrebbe essere presentato il prossimo 23 gennaio a Bruxelles alla riunione dell’Eurogruppo.
Per il momento si è discusso di molti aspetti, dall’articolo 18 agli ammortizzatori sociali fino alle norme pro concorrenza, ma i punti fermi sono davvero pochi e l’impressione è che tutto sarà  condizionato dall’esito di una mediazione particolarmente insistita con i sindacati e imprese (e chissà  che il Governo non si dichiari disposto a ridiscutere la contestata riforma delle pensioni).
L’aspetto più significativo, per ora, è affidato alle stime più recenti di Confindustria: nel corso del 2012, hanno spiegato nelle scorse settimane gli industriali, il Pil italiano si contrarrà  dell’1,6% mentre la disoccupazione salirà  al 9% colpendo in modo particolare i giovani lavoratori, che si ritroveranno senza lavoro nel 25% dei casi.
Non bisogna dimenticare, inoltre, come la riduzione delle entrate a causa della recessione (23 miliardi) varrà  quasi tre volte tanto l’aumento del costo dell’indebitamento da parte dello Stato (circa 8 miliardi).
“Tutto quindi dipende dalle prospettive di crescita” spiega ancora al telefono Enrico Zanetti.
“Se l’effetto della manovra sarà  ulteriormente recessivo un ulteriore ritocco dei conti sarà  inevitabilmente necessario”.

(da “Il Fatto Quotidiano”)

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PENSIONATI ALIAS CARNE DA SPORTELLO

Gennaio 4th, 2012 Riccardo Fucile

SCHIAVIZZATI DAL CONTO CORRENTE, ADDIO BANCONOTE STRETTE IN TASCA

Tanti anni fa nei piccoli paesi chi non andava a Messa la domenica e non praticava i Sacramenti era messo al bando.
Per la nostra società  è intollerabile l’idea che qualcuno possa sopravvivere senza mettere piede in una banca: che sia questa la nuova religione?
Ad ogni angolo di strada chiudono negozi e aprono filiali di banche, noi pensionati sopra i mille euro siamo la carne da sportello per riempirle e giustificare l’investimento.
Che male facciamo noi fedeli al rito della fila all’ufficio postale e al fruscio delle banconote contate una per una e ricontate per sicurezza?
Nella fila ritrovavi le stesse facce, con un minimo di ricambio: qualcuno aveva preso il pullman per l’Ultima Gita, sostituito dalle new entry (sempre di meno, per la verità ).
Tornavi a casa, impugnando strette in tasca le banconote, le dividevi in tanti cassetti, un tanto per l’affitto, un tanto per la spesa al mercato, un tanto per le bollette, e così via, fino agli imprevisti.
Senza contare gli spiccioli che si perdevano nelle tasche e servivano per il Gratta e Vinci.
Mio figlio, tornato dall’ America, mi ha spiegato che là  ti guardano con sospetto se paghi in contanti; pazienza, vuol dire che rinuncerò a far la spesa nella Quinta Avenue.
Lo facciamo per il vostro bene, si sono affannati a spiegarci; così non correte più il rischio di essere rapinati nel tragitto dall’ufficio postale a casa.
Ma li leggete i giornali? L’ultima rapina al pensionato che usciva dalla posta è stata vent’anni fa. Saranno delinquenti ma non sono scemi, adesso fanno saltare lo sportello del Bancomat, perciò caso mai è lì che corriamo qualche rischio.
Oppure mettono una micro telecamera per filmarti mentre batti il codice.
Le sirene delle banche insistono: cosa sarà  mai aprire un conto?
Avrai il tuo libretto di assegni, la tessera del Bancomat, a Natale ti diamo il calendario…
Non è che vischio per attirarci nella trappola, un passo dopo l’altro.
I banchieri sono delle sirene, come per i cellulari: hai vinto, puoi mandare gratis 1000 sms nelle prossime 24 ore, così per farcela in tempo devo imbottirmi di caffè.
La banca ti premia: tanti punti per ogni operazione.
Con soli 1000 punti vinci un week end per due persone in una beauty farm; bene, quanti punti ho accumulato finora? 54, ma a fine anno scadono e devi ricominciare da capo.
Ma se noleggi una limousine ti regaliamo 500 punti. Il passo successivo sarà  quello di convincerti a passare allo sportello on line.
Ti daranno un codice di adesione di otto numeri, dovrai crearti un Pin (sarà  almeno il decimo da mandare a memoria!); ma non basta, avrai una chiavetta con otto numeri che cambiano ogni 60 secondi e sempre mentre li stai battendo, così dovrai ricominciare da capo e al terzo tentativo fallito, entrerai nella lista dei trenta delinquenti più pericolosi.
Dimenticavo: il direttore della filiale ci scriverà  una lettera affettuosa e commovente, dicendo di essere a nostra completa disposizione per consigliarci al meglio per i nostri investimenti.
Buono a sapersi, ci sono dei mesi in cui riusciamo a mettere via anche 18 euro, potremmo partire di lì, purchè il piano di investimenti sia spalmato su diversi prodotti, in modo da proteggerci contro il rischio di default…

Bruno Gambarotta
(da “La Stampa”)

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TESSERE FALSE NEL PDL A VICENZA: COPIATI I NOMI DALL’ELENCO DEI CACCIATORI

Gennaio 4th, 2012 Riccardo Fucile

MIGLIAIA DI PERSONE SAREBBERO STATE ISCRITTE A LORO INSAPUTA AL PDL PER TAROCCARE IL TESSERAMENTO…. APERTA UN’INDAGINE DALLA PROCURA PER UN “COPIA E INCOLLA” DI DATI SENSIBILI SENZA PERMESSO DEGLI INTERESSATI

“Vuoi dare più forza all’Italia? Iscriviti al Popolo della Libertà ”. L’invito risalta a caratteri cubitali sulla homepage del Pdl di Vicenza, come se nella campagna di tesseramento fosse filato tutto liscio. S
olo a inizio novembre, infatti, Angelino Alfano e i colonnelli del partito avevano annunciato di avere raggiunto un milione di iscritti, ma le prime zone d’ombra emergono a Vicenza.
Infatti il Pdl è stato travolto dallo scandalo delle tessere false e finito nel mirino della magistratura per avere copiato e incollato i nomi di alcuni membri di associazioni di cacciatori della zona dell’Alto Vicentino, per poi iscriverli a loro insaputa nel partito di Silvio Berlusconi.
Alcuni di loro, peraltro, risultano essere militanti e dirigenti locali di Lega Nord e Udc.
La notizia è stata pubblicata sul Giornale di Vicenza e ha scatenato un vero e proprio terremoto politico tra gli ambienti di centrodestra visto che il congresso provinciale è atteso tra fine gennaio e inizio febbraio.
Tutto è partito da un esposto anonimo giunto in Procura che denunciava alcune iscrizioni false avvenute lo scorso ottobre.
I diretti interessati, infatti, non avevano mai avanzato alcuna richiesta per ottenere la tessera di partito.
C’è infatti chi avrebbe copiato e incollato le loro generalità  (nome, cognome, luogo e data di nascita) prelevandole da elenchi di associazioni venatorie della provincia.
A seguito dell’esposto è stato aperto un fascicolo contro ignoti e le indagini potrebbero portare alla violazione della privacy, visto che la raccolta dati non era stata autorizzata dai diretti interessati.
Ma, come se non bastasse, chi ha deciso di procedere nel tesseramento col trucco è caduto nella gaffe di includere anche militanti di altri partiti tra cui un consigliere della Lega Nord di Barbarano e un militante di Trissino, comuni entrambi in provincia di Vicenza, oltre alla dj leghista Adelina Putin, voce di RadioStellaFm e Ferruccio Righele, segretario dell’Udc di Schio.
Alla base della truffa delle tessere e della violazione della privacy ci sarebbe la guerra intestina tra le correnti del Pdl a Vicenza e in Veneto, pronte a prevalere anche con eventuali falsificazioni delle deleghe per il voto al prossimo congresso.
Così la pensa Antonio De Poli, deputato e segretario regionale dell’Udc: “Si tratta di una lotta interna tra le correnti del Popolo della Libertà  — commenta — sono metodi da condannare e rappresentano un copione già  visto che purtroppo si ripete nella battaglia fratricida del centrodestra nella nostra regione”.
E ora si sollevano di conseguenza numerose perplessità  anche sull’autenticità  dei 16mila tesserati della provincia.
“E’ necessario che il Pdl predisponga degli organi di garanzia per garantire che tutte quelle tessere siano vere”, osserva il parlamentare, convinto che il Pdl debba avviare una campagna di trasparenza.
“Deve richiedere, ad esempio, che al congresso chi è tesserato vada a controfirmare la sua adesione”.
Nei prossimi giorni i carabinieri sentiranno alcuni dei ‘finti’ tesserati e dalla settimana prossima saranno ascoltati anche alcuni dirigenti locali e provinciali del partito per rintracciare i responsabili e verificare quanto denunciato nell’esposto anonimo.

Eleonora Bianchini
(da “Il Fatto Quotidiano“)

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STANGATA FISCALE ANCHE PER GLI IMMIGRATI: COSTI DA 80 A 200 EURO PER RESTARE IN ITALIA

Gennaio 4th, 2012 Riccardo Fucile

SI VANNO AD AGGIUNGERE A QUANTO GIA’ PAGANO PER I COSTI AMMINISTRATIVI DELLA PRATICA DI PERMESSO DI SOGGIORNO…E’ UN LASCITO DI TREMONTI E MARONI CHE VOLEVANO FAR PAGARE AGLI IMMIGRATI REGOLARI IL RIMPATRIO DEGLI ALTRI

Arriva la stangata sui migranti: una tassa che va dagli 80 ai 200 euro per chi chieda il rilascio o l’ennesimo rinnovo del permesso di soggiorno.
Soldi, sia ben chiaro, che vanno ad aggiungersi a quanto gli stranieri residenti in Italia già  versano per i costi amministrativi della pratica.
Il “regalo” del 2012, contenuto nella Gazzetta ufficiale del 31 dicembre scorso, non è del governo Monti, ma è un lascito che porta la firma di due ex ministri: Giulio Tremonti e Roberto Maroni.
La tassa sul migrante.
Il “Contributo per il rilascio e il rinnovo del permesso   di   soggiorno” lo si deve al decreto del 6 ottobre 2011 dell’allora ministro dell’Economia di concerto con il responsabile del Viminale, pubblicato nella Gazzetta ufficiale di fine anno
1. La tassa varia a seconda del tipo di permesso richiesto: “La misura del contributo per il rilascio e rinnovo   del permesso di soggiorno a carico dello straniero di età  superiore   ad anni diciotto è determinata come segue:
a) Euro 80,00 per i permessi di soggiorno di durata superiore   a tre mesi e inferiore o pari a un anno;
b) Euro 100,00 per i permessi di soggiorno di durata superiore a un anno e inferiore o pari a due anni;
c) Euro 200,00 per il rilascio del permesso di soggiorno Ce per soggiornanti di lungo periodo”. La nuova tassa scatterà  il 30 gennaio prossimo e non si applicherà  ai richiedenti asilo.
Il Fondo rimpatri.
I soldi così incassati dallo Stato andranno in parte a rimpinguare il Fondo rimpatri, “finalizzato a finanziare   le   spese connesse   al   rimpatrio   dei   cittadini   stranieri   rintracciati   in posizione irregolare sul   territorio   nazionale   verso   il   Paese   di origine”, in parte andranno al ministero dell’Interno per finanziare le attività  di “ordine pubblico e sicurezza” del dipartimento della Pubblica sicurezza e le attività  di accoglienza di competenza del Dipartimento per le Libertà  civili e l’immigrazione.

Vladimiro Polchi
(da “La Repubblica”)

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RIFORME DEL LAVORO: TRA LE IPOTESI SPUNTA IL CONTRATTO PREVALENTE

Gennaio 4th, 2012 Riccardo Fucile

MONTI FISSA INCONTRI CON LE PARTI SOCIALI IN TEMPI STRETTI… IL GOVERNO STAREBBE PENSANDO ALL’INTRODUZIONE DI UNA NUOVA FORMA CONTRATTUALE CHE ELIMINEREBBE LE 40 GIA’ ESISTENTI…SI SALVEREBBERO SOLO L’APPRENDISTATO E IL CONTROLLO STAGIONALE

Liberalizzazioni e riforma del mercato del lavoro: sono questi i due provvedimenti primari che il governo Monti cercherà  di raggiungere all’inizio del 2012.
Obiettivo? Rilanciare l’economia italiana e rispondere così alle richieste pressanti dell’Europa.
Per raggiungere quanto prefissato, il premier — che ha già  in agenda due consigli dei ministri ad hoc — è già  a lavoro, come dimostrano le telefonate di ieri con i sindacati, a cui seguiranno nuovi ‘contatti’ dal nove gennaio in poi.
A quanto pare, si tratterà  di una serie di incontri bilaterali che gestirà  in prima persona il ministro per il Lavoro, Elsa Fornero, il che significa solo una cosa: non ci sarà  alcun tavolo comune o di “concertazione”.
Dalle riunioni con le sigle sindacali, del resto, dovrebbero giungere soltanto indicazioni e suggerimenti, poi spetterà  all’esecutivo la valutazione nel merito e l’eventuale presentazione alle Camere.
Le parti sociali, però, non condividono questa strategia, rilanciando la richiesta di condivisione delle scelte.
“Troverei curioso che la discussione sia fatta senza chi deve applicare quelle regole” ha detto il segretario della Uil, Luigi Angeletti, secondo cui “bisogna cambiare le norme sul mercato del lavoro coinvolgendo anche le imprese”.
Più articolata la posizione del leader della Cisl Raffaele Bonanni. “Noi non ci prestiamo a questo clima surreale dove tutti gridano che bisogna fare qualcosa per andare avanti ma nessuno vuole rendere trasparente davvero il da farsi” ha detto Bonanni, secondo cui “senza concertazione il Paese andrebbe allo sbando. Monti deve fare un salto di qualità . Andare avanti così, senza discutere con la politica, senza consultare i sindacati, mettendo la fiducia susciterebbe un clima torbido”.
Esposta la tesi, Bonanni è passato alle richieste e in tal senso la proposta non cambia: servirebbe un patto tra il governo con imprese e sindacati.
Quanto al nodo dell’articolo 18, invece, il segretario generale della Cisl non entra nel merito, ribadisce la posizione “di chi non ha mai posto veti e non accetta veti da parte di nessuno” e si dice disponibile a “una discussione a tutto tondo senza soluzioni preconfezionate”.
Nel frattempo, trapelano le prime indiscrezioni sui ‘piani’ del governo, che in vista degli incontri con i sindacati starebbe lavorando all’ipotesi di un contratto ”prevalente”, con un lungo periodo di prova (fino a tre anni) a sostituire le oltre 40 forme contrattuali esistenti (si salverebbero solo l’apprendistato e il contratto stagionale).
Se tale ipotesi dovesse divenire realtà , verrebbe rispedita al mittente la ‘proposta Ichino’, che prevede per i nuovi assunti la possibilità  di licenziamento per motivi economici.
Cosa ben diversa, quindi, dal diritto al reintegro nel caso di licenziamenti senza giusta causa o giustificato motivo previsto dall’articolo 18.
La posizione dei sindacati, invece, è sempre la stessa: unificazione dei contributi previdenziali per tutte le categorie (ora i lavoratori dipendenti pagano il 33 per cento, i collaboratori al 27,72 per cento, commercianti e artigiani arriveranno al 24 per cento nel 2018).
Forme contrattuali a parte, il pezzo grosso sul tavolo della riforma è un altro: trattasi degli ammortizzatori sociali, tema che ha fatto deragliare gli ultimi Governi a causa della mancanza di fondi.
Quasi impossibile, del resto, rendere più elastico il mercato del lavoro senza pensare a indennità  di disoccupazione più sostanziose e ‘allargate’ a tutte le categorie. Il “confronto col governo Monti non va sprecato”, avverte la Cgil, che non vuole essere succube dei tempi stretti imposti da Monti; per il sindacato del segretario Camusso, inoltre, “occorre definire le priorità ” a partire da fisco, crescita, lavoro, produttività , pensioni e rappresentanza.
I sindacati comunque avvertono che nella riforma del mercato del lavoro vanno coinvolte anche le imprese.
Le prossime mosse del governo Monti, inoltre, mettono in difficoltà  anche i partiti. Al Pdl diviso al suo interno (e a rischio fughe di parlamentari verso il centro) fa eco il Pd, costretto a fare i conti con i problemi legati alla riforma del lavoro: se una parte dei democratici vuole appoggiare le misure di Monti, allo stesso tempo ce n’è un’altra che teme di essere scavalcata a sinistra dai sindacati.
‘Rilassata’, invece, la situazione interna all’Udc, sempre più in completa sintonia con la linea di Monti, il quale oggi ha scambiato gli auguri di buon anno con i leader.
In tale occasione, il premier avrebbe annunciato di voler “allargare la platea delle categorie interessate” dalle liberalizzazioni, senza nessuna intenzione di “forzare la mano” su un argomento così delicato.
I partiti, dal canto loro, attendono dal governo le prime indicazioni, per poter valutare eventuali controproposte.
In tal senso, non mancano le indiscrezioni.
Il Pdl, ad esempio, punterebbe a una riforma mirata alla crescita e alla valorizzazione della contrattazione aziendale, magari anche attraverso la modifica dell’articolo 18, sulla scia della proposta di legge di Pietro Ichino.
A dicembre, del resto, è stata annunciata una proposta elaborata dall’ex ministro Maurizio Sacconi per un provvedimento che punti anche alla crescita e alla ripresa degli investimenti in Italia da parte di gruppi stranieri.
Diversa la posizione del Partito Democratico, che su un punto in particolare non intende cedere: la riforma dovrà  avere come bilanciamento la tutela di chi è più debole in questa fase.
Per quanto riguarda le pensioni, per il Pd c’è una grande necessità  di riformare gli ammortizzatori sociali, specie con il passaggio al contributivo per tutti.
Un no secco a toccare l’articolo 18, invece, è arrivato dal segretario Pier Luigi Bersani. Nessun preconcetto a cambiare l’articolo 18, invece, dal Terzo Polo, il cui obbiettivo è quello di abbattere il precariato “con interventi incisivi anche se graduali”.
A parte la cautela di facciata (e di strategia), è tuttavia innegabile che per l’esecutivo le barricate alla libera concorrenza rappresentano i bastian contrari del rilancio economico. Da questo dato di fatto, si spiegherebbe anche la fretta di Mario Monti, che a gennaio ha fissato una serie di incontri internazionali in cui vuol presentare almeno una bozza del suo programma di riforma del mercato del lavoro.
L’agenda ha già  le date sottolineate in rosso: il 6 gennaio volerà  a Parigi per partecipare ad un convegno insieme ai ministri Corrado Passera e Enzo Moavero.
Il 18, invece, Monti andrà  a Londra da Cameron, il 21 a Tripoli per incontrare il nuovo governo libico, il 23 a Bruxelles per l’Eurogruppo e il 30 sempre nella capitale belga è in programma il Consiglio europeo straordinario.
Non c’è ancora una data, invece,per l’incontro da tenere a Roma con Nikolas Sarkozy e Angela Merkel.

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SALE LA PROTESTA CONTRO I CACCIA F35: “COSTANO TROPPO, IL GOVERNO NON LI COMPRI”

Gennaio 4th, 2012 Riccardo Fucile

SI ALLARGA LO SCHIERAMENTO DI CHI DICE NO ALL’AQUISTO DI 131 CACCIABOMBARDIERI…DA DI PIETRO A RAISI, DA BONELLI AL PD

Meno spese militari, c’è la crisi.
Le difficoltà  economiche del nostro Paese si portano dietro l’allargamento del fronte “pacifista” che una volta reclamava a gran voce il taglio delle spese militari.
Ebbene quello schieramento, un tempo terreno di militanza della sinistra, si estende adesso a insospettabili sostenitori.
Da Fli all’Idv è un coro: c’è la crisi, stop alle spese militari.
Ed è una protesta basata su ragioni prettamente “economiche”.
A farne le spese soprattutto il recente acquisto dei 131 caccia F35 da parte dell’esecito italiano 1. Una spesa non da poco: più di 200 milioni ad aereo.
Troppo, in tempi di magra. Tanto che persino Israele e il Regno Unito hanno dovuto tagliarne i programmi e il Pentagono ha ridimensionato le richieste.
Ed ecco che il fronte degli oppositori trova nuovi seguaci.
“E’ giunto il momento – scrive l’esponente di Fli Enzo Raisi – di rompere un tabù, o almeno di rimetterlo in discussione. E’ quello degli sperperi in spese militari legate ancora al vecchio schema degli anni della guerra fredda. Ad esempio, il recente acquisto dei caccia F35, per un valore analogo a quello di una manovra finanziaria”.
Secondo Raisi, “il governo Monti dovrebbe riflettere e riaprire anche il capitolo della dismissione dell’enorme patrimonio di ex caserme e strutture abbandonati dalla difesa: si individuino procedure-lampo per immetterli sul mercato visto che quelle esistenti sono lunghissime e inefficaci”.
Il tema è da tempo nel mirino dell’Idv. Per questo Di Pietro ne rivendica la primogenitura: “Meglio tardi che mai. Alla fine anche la grande stampa e qualcun altro si sono accorti che scandalo insopportabile siano i miliardi di euro che buttiamo in spese militari. Soprattutto se si pensa che per il Servizio civile nazionale, invece, i fondi sono precipitati dai circa 170 milioni del 2010 ai 68 del 2012. Quando il ministro della Difesa ammiraglio De Paola ha detto che a tagliare le spese militari non ci pensava proprio, nessuno tranne noi aveva fiatato”.
Incalzano anche i Verdi: “Dal governo non è ancora arrivata nessuna risposta sul taglio delle spese per gli armamenti che in Italia hanno raggiunto cifre da capogiro – dichiara il presidente Angelo Bonelli – Ognuno di questi aerei da guerra costa più di 120 milioni, ossia l’equivalente di quanto è necessario per costruire e far funzionare 83 asili nido”.
E Nichi Vendola, su Twitter, che chiama in causa il ministro della Difesa: “Le Forze Armate sono sovradimensionate, costano troppo, ci sono troppi soldati e soprattutto troppi ufficiali e sottoufficiali: così più o meno il ministro Di Paola nel suo messaggio di fine anno. In tutto180 mila militari, spese record, sprechi, inefficienze, privilegi ingiustificati. Ridurre e modernizzare il personale? L’idea del ministro è questa, insieme salvando, ovviamente, i sistemi d’arma, gli F35, la missione in Afghanistan. Tagliare da una parte — se si taglierà  — per avere più risorse da destinare agli armamenti e alle missioni. Il rischio è questo. Da contrastare”.
Dal Pd si alza la voce critica della senatrice Roberta Pinotti, ex responsabile nazionale Difesa: “Non servono 131 caccia, il governo potrebbe ridurre l’acquisto a 40-50”.
Il collega di partito Ignazio Marino chiede un deciso taglio degli armamenti: “Con il solo costo di due cacciabombardieri F-35 si potrebbero trovare fondi per il sostegno dei giovani precari oppure sostenere investimenti per la ricerca e l’innovazione”.

argomento: economia | Commenta »

BLITZ DI FINE ANNO A CORTINA: CONTROLLI FISCALI CON 80 AGENTI

Gennaio 4th, 2012 Riccardo Fucile

OPERAZIONE A SORPRESA DELL’AGENZIA DELLE ENTRATE NELLA PERLA DELLE DOLOMITI DOVE E’ IN VACANZA IL DIRETTORE BIFERA

Una task force di 80 ispettori dell’Agenzia delle Entrate mandati in missione a Cortina nei giorni più caldi dell’anno, nella località  con la più alta concentrazione di vip del nostro Paese, ha messo a soqquadro la Regina delle Dolomiti.
Al centro dell’operazione, raccontata dal Corriere del Veneto , la lotta all’evasione fiscale là  dove il lusso più si concretizza in ville, Suv, gioielli e pellicce.
Un blitz che indubbiamente ha un valore emblematico, per stanare i «furbetti» che agiscono irregolarmente frodando il fisco e che ha preso di mira decine di alberghi, negozi, gioiellerie.
Con gli ispettori impegnati dalle prime ore del mattino fino a notte fonda tra il 30 dicembre e San Silvestro.
Con un incrociarsi di dati che inevitabilmente coinvolgono anche il bel mondo in vacanza all’ombra delle Tofane.
Cortina si sa è un campione altamente rappresentativo di quella ricchezza che permette ville lussuose e appartamenti costosissimi, vacanze da sogno, ristoranti di gran classe, Suv e fuoriserie, spesso parcheggiati a casaccio, schiere di collaboratori domestici e autisti personali.
Il denaro che circola è tanto e all’Agenzia delle Entrate (a Cortina è in vacanza proprio in questi giorni il suo direttore Attilio Befera, anche presidente di Equitalia) lo sanno benissimo.
Gli ispettori hanno passato al setaccio i più noti alberghi della Conca.
«Sono arrivati alle 8 del mattino e se ne sono andati dieci minuti dopo la mezzanotte, ho firmato il verbale che ero già  in camicia da notte – dice inviperita un’albergatrice di un noto hotel del centro – un blitz del genere in queste date è un attentato per chi lavora. Da mesi aspettiamo queste giornate, visto che la stagione è cominciata in ritardo e abbiamo incassato poco, i miei clienti hanno detto che se ne vanno a Sankt Moritz, questo stato poliziesco nessuno lo vuole accettare».
In un altro albergo l’operazione si è conclusa alle 3 di notte e anche qui i titolari sbottano: «È una follia mandare 80 ispettori in questi giorni per fare un po’ di show». Gioiellieri, antiquari, boutique hanno passato la giornata con gli uomini dell’Agenzia delle Entrate attenti alle casse e agli scontrini emessi.
Nei ristoranti la stessa cosa. L’ordine è partito da Roma, cogliendo di sorpresa lo stesso capitano della compagnia di Cortina della Guardia di Finanza Leonardo Landi che al Gazzettino ha dichiarato tutta la sua perplessità : «Non giudichiamo il lavoro dell’Agenzia delle Entrate, ma come Guardia di Finanza non ci sogneremo mai di “sguinzagliare” i nostri uomini nei negozi dalle 8 alle 24 a cavallo di San Silvestro. Già  c’è la crisi, se ci mettiamo anche noi a intralciare l’importante lavoro di questi giorni… preferiamo operazioni realizzate in modo selettivo e chirurgico come quella che ha portato alla luce 4 evasori totali».
Reazione stizzita anche dall’assessore comunale al commercio Luca Alfonsi: «Nulla da dire nel merito del controllo, ma sul metodo sì: è uno shock per la località  che così perde anche in immagine. Del difficile momento per l’economia soffre pure Cortina, ci sono 200 negozi e 50 ristoranti ma ci sono attività  e alberghi in vendita».

Massimo Spampani

argomento: Costume, denuncia | Commenta »

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