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PIU’ CHE CONSENSI, BOSSI RACCOGLIE DENUNCE: PER GLI INSULTI A NAPOLITANO E A MONTI IL SENATUR QUERELATO IN DIECI CITTA’ DIVERSE

Gennaio 20th, 2012 Riccardo Fucile

BOSSI RIVOLSE PAROLE OFFENSIVE DURANTE UNA KERMESSE IN PROVINCIA DI BERGAMO… IN ASSENZA DELLO STATO, FINALMENTE QUALCUNO LO HA CHIAMATO A RISPORDERNE

Il gesto delle corna per Giorgio Napolitano, apostrofato con la garbata definizione di terùn.
Poi, sull’onda del coro dei militanti padani (“Monti vai a fare in c…”), una dedica raffinata anche al presidente del consiglio Mario Monti (“e magari gli piace, c…””).
Era la sera del 29 dicembre e nel gelo della kermesse leghista Berghem frecc di Albino (Bergamo), per scaldare il popolo verde Umberto Bossi, di fronte alle telecamere, si era esibito in un comizio parecchio disinvolto.
Quelle offese rivolte al capo dello Stato e al premier, però, potrebbero costargli care. Decine di cittadini italiani lo hanno denunciato per vilipendio al capo dello Stato e offese alle cariche istituzionali.
La querela contro il segretario federale del Carroccio sarà  depositata in dieci città : Verona (capofila), Vicenza, Bassano, Bergamo, Brescia, Trento, Milano, Roma, Napoli, Bari.
Una specie di class action politica – con una raccolta di firme geograficamente trasversale – in nome del rispetto e dell’onorabilità  delle istituzioni.
Il Senatore della Repubblbica ed ex ministro delle Riforme, Bossi – si legge nella denuncia – “ha proferito frasi e rivolto gesti di una gravità  inaudita allIndirizzo delle più alte cariche dello Stato nonchè dell’intera comunità  nazionale” (per via della insulto “terùn”).
“Usciamo dall”Italia andiamocene via” aveva esordito il Senatùr al raduno di Albino. Fino a quel “mandiamo un saluto al Presidente della Repubblica “(facendo con la mano destra il gesto delle corna) . “D’altra parte nomen Oman… – aveva continuato – Si chiama napoletano… Oh no! Non sapevo che l’era un terùn”.
Secondo gli autori della denuncia non si è trattato di goliardia ma di un “attacco sovversivo contro l’Unità  d’Italia e i suoi organi costituzionali”.
I reati che si potrebbero prefigurare sono sovversione, vilipendio della Repubblica, delle istituzioni, nonchè il reato di offesa all’Onore e al prestigio del presidente della Repubblica e vilipendio della nazione.
L’iniziativa civile è partita da Verona, dove sono state raccolte le prime firme e presentate in Procura dagli avvocati. Il passaparola si è poi sparso nelle altre città .
La Procura competente – quella insomma che dovrà  gestire il fascicolo sulle esternazioni di Bossi – è Bergamo: visto che gli eventuali reati, qualora dovessero essere accertati, si sono consumati a Albino, in Val Seriana, nella Bergamasca.
Roccaforte leghista (la Provincia è guidata dal lumbard Ettore Pirovano), a Bergamo c’è stato però anche chi, e sono decine, non ha per niente gradito l’esuberanza anti italiana del leader della Lega, e il disprezzo dimostrato verso le istituzioni.
Anche a Bergamo, come nelle altre città , le firme in calce sulla denuncia sono di cittadini comuni, estrazione sociale e appartenenza politica assortita, anche diversi immigrati.

Paolo Berizzi
(da “Il Fatto Quotidiano“)

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CONCORRENZA E RISPARMI: COSA CAMBIA PER LE FAMIGLIE

Gennaio 20th, 2012 Riccardo Fucile

CON LE LIBERALIZZAZIONI, SECONDO LE ASSOCIAZIONI DEI CONSUMATORI, SI AVRANNO RISPARMI FINO A 1.800 EURO A FAMIGLIA… LA CAUTELA DEGLI ECONOMISTI E DI CHI RICORDA ESPERIENZE NEGATIVE IN PASSATO

In Via delle Liberalizzazioni ci potrebbero essere grandi vantaggi per le famiglie, dicono le associazioni dei consumatori.
Entrando in una strada virtuale già  ridisegnata secondo le regole allo studio del governo – dal distributore di benzina al supermercato, facendo un salto pure in farmacia–si potrebbe risparmiare parecchio.
Fino a 1.800 euro l’anno secondo Adiconsum che taglia la sua ipotesi sulla bozza di ieri sera, che potrebbe ancora cambiare, e considerando una famiglia di quattro persone che vive in una grande città  e ha un reddito lordo di 80 mila euro l’anno.
Possibile?
Sull’altro piatto della bilancia non ci sono soltanto le critiche delle categorie che con il «disarmo multilaterale» messo in cantiere dal governo perderebbero qualche rendita di posizione.
Ma anche le perplessità  di numerosi esperti che alle liberalizzazioni sono pure favorevoli ma invitano a non leggerle così.
A non considerarle, insomma, una bacchetta magica che dopo un tocco in consiglio dei ministri può cambiare la vita agra del consumatore ai tempi della crisi.
E suggeriscono, piuttosto, di cambiare punto di osservazione, di guardare alla deregulation come stimolo alla crescita.
Vista da qui la lenzuolata di Monti potrebbe portare ad un aumento del Prodotto interno lordo pari all’1% secondo la Banca d’Italia, dell’ 1,4% per il Cermes Bocconi.
Ma cosa potrebbe cambiare davvero nella vita di tutti i giorni?
Entriamo in Via delle Liberalizzazioni e proviamo a capire.
Farmacie
Tra medicine e prodotti da banco la famiglia tipo disegnata dall’Adiconsum risparmierebbe 70 euro l’anno.
Un risultato raggiunto grazie alla cancellazione dei paletti previsti oggi per gli orari e i turni. Ma soprattutto perchè adesso il medico deve indicare nella ricetta il farmaco generico, meno caro. Secondo Farmindustria, però, il consumatore non risparmia nulla e l’unico effetto è quello di «spostare milioni di confezioni prodotte in Italia verso il mercato estero».
Chi ha ragione? Qualche vantaggio ci potrebbe essere ma bisogna tener conto anche di quanto è grande l’intera torta.
Calcola l’ufficio studi della Cgia di Mestre che per i farmaci di fascia C, quelli interamente a carico del paziente, una famiglia italiana spende in media 126 euro l’anno.
Benzina
La famiglia tipo che abita in Via delle Liberalizzazioni ha due macchine.
E alla fine dell’anno, sempre secondo i consumatori, il salasso al distributore potrebbe essere meno caro di 250 euro.
Questo se la nostra strada virtuale è fuori città , dove non ci sono più limiti per i self service.
E se il gestore è proprietario dell’impianto, perchè in questo caso può comprare la benzina non solo da un produttore come avviene oggi ma da più fornitori, provando a spuntare un prezzo migliore.
Funziona? Disegnato così, secondo alcuni sindacati del settore, il decreto riguarda solo 500 impianti su 25 mila.
E secondo uno studio dell’Istituto Bruno Leoni, qualche vantaggio potrebbe arrivare piuttosto dai grandi distributori dei centri commerciali.
Dove ci sono, hanno trascinato verso il basso di 4 centesimi al litro anche il prezzo delle stazioni di servizio tradizionali che si trovano nella stessa zona.
Avvocati
Lo studio legale non può più applicare le tariffe minime e nemmeno quelle massime.
Il prezzo viene fissato liberamente tra avvocato e cliente e così se i professionisti di chiara fama possono guadagnare ancora di più, quelli all’inizio della carriera hanno la possibilità  di attirare clienti offrendo parcelle low cost.
È diventato obbligatorio anche il preventivo che, con i tempi lunghi della giustizia italiana, può mettere il cliente al riparo da quelle «revisioni al rialzo» che sono spesso la regola.
Dicono i consumatori che la famiglia tipo, considerando non solo gli avvocati ma tutti i professionisti, potrebbe risparmiare fino a 400 euro l’anno.
L’organismo unitario dell’avvocatura protesta e dice che così si vuole ridimensionare la funzione del legale.
Negozi
Le regole sono già  cambiate più volte e sempre nella stessa direzione.
Ma adesso per i negozi arriva una libertà  praticamente totale negli orari di apertura e anche nei turni di chiusura.
Diventa possibile comprare il latte sotto casa anche tornando tardi a casa dal lavoro. E, sempre secondo i consumatori, questo potrebbe innescare un meccanismo di concorrenza che farebbe risparmiare alla nostra famiglia tipo 350 euro l’anno.
I commercianti dicono che non è vero. Secondo loro una competizione così spietata costringerà  i piccoli negozi a chiudere sotto i colpi della grande distribuzione.
E alla fine per comprare il latte dovremo lasciare Via delle Liberalizzazioni, prendere la macchina e andare al centro commerciale.
Banche
La nostra famiglia tipo ha deciso di comprare casa e deve fare un mutuo.
La banca non può più aggiungere un’assicurazione sulla vita, solo quella prendere o lasciare. Ma deve far scegliere il cliente tra le polizze offerte da almeno due compagnie diverse.
Un meccanismo di concorrenza che allo sportello di Via delle Liberalizzazioni potrebbe far scendere il costo di 150 euro, sempre secondo i consumatori.
Ai quali aggiungere altri 50 euro l’anno che, entro tre mesi, potrebbero arrivare dalla possibilità  di avere il conto corrente base che deve garantire una serie di servizi minimi gratuiti.
E anche con le nuove regole sulle commissioni che mettono ordine nella selva delle tariffe applicate e spesso modificate unilateralmente dagli istituti.
Rc auto
In questo caso lo sconto è previsto per legge. E si applica a chi decide di mettere sulla propria macchina la scatola nera che, un po’ come sugli aerei, registra i movimenti del veicolo anche in caso di incidente.
Così diventa possibile complicare la vita a chi simula un tamponamento per ottenere il rimborso. E le compagnie hanno sempre detto che le truffe sono uno dei motivi per cui le polizze italiane sono le più care d’Europa.
Adesso non hanno più alibi anche perchè i periti che certificano il falso rischiano fino a cinque anni di carcere.
Il nostro assicuratore in Via delle Liberalizzazioni, poi, al momento della firma del contratto deve parlarci anche delle condizioni proposte da altre tre compagnie. Stimano i consumatori che in tutto si risparmieranno 350 euro l’anno.
Taxi
Pur senza arrivare al modello New York, del resto possibile solo senza traffico privato, anche in Via delle Liberalizzazioni l’aumento del numero delle licenze si è fatto sentire.
Gli orari e le tariffe sono più flessibili, c’è concorrenza e abbassare il costo della corsa può essere lo strumento per avere più clienti.
Dicono i consumatori che la nostra famiglia tipo risparmierà  100 euro l’anno.
Possibile? Non ci sono solo le proteste dei tassisti che hanno fatto un mutuo per comprare una licenza che oggi non vale niente. In Italia il taxi è un servizio per pochi, di fatto disponibile solo nella grandi città .
L’ufficio studi della Cgia di Mestre calcola che oggi la spesa media delle famiglie italiane è 48 euro. Davvero difficile risparmiarne 100 se ne spendiamo la metà .
Bollette
Che succede alle bollette che arrivano a casa della nostra famiglia tipo?
Dicono i consumatori che adesso sono meno salate, 150 euro in meno l’anno.
Questo per effetto del nuovo metodo di calcolo deciso ogni tre mesi dall’Autorità  dell’energia, agganciato non più ai vecchi contratti di lungo termine ma a quelli spot, più vantaggiosi.
Anche la separazione fra Snam ed Eni potrebbe avere degli effetti positivi, anche se ci vorrà  più tempo.
Ma le cose stanno proprio così? Dice Tito Boeri, coordinatore del sito Lavoce.info: «Nel medio periodo le liberalizzazioni avranno sicuramente un effetto positivo sui prezzi per famiglie ed imprese». Si chiedono però i più scettici: non è possibile che una parte del prezzo più basso venga recuperato su un’altra voce e che, ad esempio, il pieno costi di meno ma il benzinaio ricarichi tutto il resto? «Il rischio c’è ma anche qui il meccanismo della concorrenza dovrebbe regolare i prezzi rimodulati arbitrariamente, cioè premiare chi è meno caro. Tuttavia è riduttivo guardare alle liberalizzazioni solo in termini di risparmio per le famiglie. Il vero obiettivo è sbloccare il Paese, a questo servono davvero».
E su questo punto è d’accordo Linda Lanzillotta, presidente di Glocus, che pure alle liberalizzazioni non è certo contraria: «Qualche effetto ci sarà  ma viste in questo modo rischiano di creare delle aspettative inappropriate e difficili da mantenere».
Giuseppe Roma, direttore del Censis, fa l’esempio delle telecomunicazioni: «Con i telefoni la liberalizzazione c’è stata, ma se il prezzo del servizio singolo è sceso la spesa finale delle famiglie è aumentata. Intendiamoci, quest’operazione deve servire a creare lavoro e quindi a far crescere il reddito. Non a far spendere meno le famiglie che non hanno più un euro perchè adesso pagano più tasse».
Troppo ottimisti i consumatori, allora? Così pensa l’ufficio studi della Cgia di Mestre che guarda alle liberalizzazioni del passato, su 11 beni e servizi di largo consumo. Il costo delle assicurazioni è cresciuto quattro volte più dell’inflazione, quello delle autostrade il doppio.

Lorenzo Salvia
(da “Il Corriere della Sera”)

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ECCO LE MISURE DEL GOVERNO SULLE LIBERALIZZAZIONI: AVANTI SU PROFESSIONISTI E RETE GAS, UN PASSO INDIETRO SU FARMACIE E RC AUTO

Gennaio 20th, 2012 Riccardo Fucile

OGGI IL CONSIGLIO DEI MINISTRI VARA LE MISURE SULLA CONCORRENZA… I CREDITI DELLE IMPRESE CON LO STATO: 70 MILIARDI PAGATI IN TITOLI PUBBLICI

Pronto al via il decreto sulle liberalizzazioni che sarà  varato quest’oggi dal Consiglio dei ministri.
Il provvedimento che inaugura la “fase due” del governo per il rilancio dell’economia e la crescita ha ricevuto pieno sostegno anche dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che ieri ha incontrato al Quirinale il premier Monti.
Mentre a Palazzo Chigi sono stati ricevuti i rappresentanti di Pdl e Terzo Polo, per un primo confronto politico con la maggioranza di governo (ma non quelli del Pd che, polemicamente, chiedono conto della mancata convocazione).
Tra le novità  dell’ultima ora si segnala anche la possibilità  che il corposo debito della Pubblica amministrazione con le imprese – circa 70 miliardi di euro – sia erogato in titoli di Stato, per dare fiato alle imprese strozzate dal credit crunch, la stretta creditizia.
Un’ipotesi ventilata già  da alcune settimane, caldeggiata dal ministro Passera e che non dispiace a Confindustria, artigiani e commercianti. Il dossier riscuote per ora le perplessità  di Ragioneria e Tesoro.
Il decreto sulle liberalizzazioni, che sarà  forse accompagnato da altri due decreti (uno sulle semplificazioni e un altro per bloccare l’asta gratuita delle frequenze tv), prosegue il suo cammino con le ultime limature tra veti di lobby, pressioni più o meno rumorose innescate da categorie e settori infastiditi dalla “rivoluzione a 360 gradi” del governo Monti per contrastare “privilegi e rendite di posizione”.
Si registrano passi avanti sul fronte dei professionisti e sulla separazione tra Snam Rete gas ed Eni. Ma anche dietrofront nel campo di assicurazioni, commercio, carburanti, ferrovie, farmacie.
Altri se ne potrebbero aggiungere oggi su taxi, Poste e concessioni balneari.
Commerci
Frenata sullo sconto libero, i saldi diventano “elastici”
Nella prima bozza di decreto campeggiava già  all’articolo 2: “Libertà  di praticare sconti”.
E invece la possibilità  per le attività  commerciali di decidere in autonomia quando, come e per quanto tempo proporre “sconti, saldi o vendite straordinarie”, senza “obblighi preventivi di comunicazione alla amministrazione”, non si legge nell’ultima bozza del decreto.
Il governo sembra optare per una formulazione più prudente.
Viene favorita, per questo, la “semplificazione e liberalizzazione di alcune modalità  di promozione”. In pratica, saranno possibili alcune promozioni anche al di fuori della stagione canonica dei saldi.
Farmacie
Regioni “commissariate” se negano nuove aperture
Cinquemila farmacie in più e Regioni “commissariate” se non provvederanno all’assegnazione di almeno l’80 per cento delle nuove licenze a concorso.
Ma rispetto al testo originario verrebbe frenata la vendita di farmaci di fascia C alle parafarmacie.
Il testo del decreto liberalizzazioni, secondo quanto emerso fino ad oggi, scontenterebbe tutti: Federfarma, minaccia serrate mentre le parafarmacie temono la progressiva scomparsa dei loro quattromila punti vendita.
Secondo il testo in circolazione il settore si troverebbe a competere con ulteriori nuove farmacie senza poter dispensare liberamente i farmaci di fascia C, ovvero quelli a carico del cittadino e con obbligo di ricetta.
Carburanti
Via libera ai self service soltanto fuori dalle citt�
Doppia corposa retromarcia che fa piacere ai petrolieri (“Si torna al buon senso”, è il commento prevalente).
Nella nuova bozza scompare l’obbligo di vendere la metà  degli impianti in mano alle compagnie (ora subentra la “facoltà ” dei gestori di accordarsi per riscattare gli impianti “ad equo indennizzo”).
E viene ammorbidito il divieto di esclusiva nel rifornimento. I gestori proprietari potranno acquistare carburante senza vincoli di marca per il 50% dell’erogato.
Quelli non proprietari non più (prima era il 20%).
La libertà  di aprire impianti completamente automatizzati, ovvero i self service, verrebbe infine mantenuta, ma solo fuori dai centri abitati. Confermata anche la possibilità  per le pompe di vendere prodotti non oil (giornali, tabacchi, cibo).
Rc auto
L’agente monomandatario non rappresenta più compagnie
Indietro tutta sugli agenti assicurativi che non saranno più tenuti a offrire polizze di più compagnie al cliente.
Obbligo sostituito da una più rassicurante raccomandazione alla trasparenza: “Sono tenuti, prima della sottoscrizione, a informare il cliente in modo corretto, trasparente ed esaustivo sulla tariffa e sulle condizioni contrattuali di almeno tre diverse compagnie assicurative non appartenenti a medesimi gruppi”.
Un confronto non obbligatorio e che non rompe i rapporti di esclusiva. Confermato, invece, lo sconto sull’Rc auto per chi accetterà  di installare la scatola nera sul proprio veicolo e su chi lo farà  ispezionare prima della stipula e la stretta sulle frodi per i risarcimenti.
Professionisti
Il termine “tariffe” sparisce anche dal nostro codice civile
Le tariffe, sia minime, sia massime dei professionisti, sono abrogate.
Nel mirino di questo articolo del decreto ci sono le categorie che fino ad oggi hanno goduto di una larga autonomia circa gli oneri da scaricare in capo al loro cliente.
La norma prevedere l’abolizione delle tariffe dei notai (il capo V, titolo III, della legge 16 febbraio 1913, n. 89). Cancellato pure il termine “tariffe” nel primo comma dell’articolo 2233 del codice civile. Il giudice, nel caso in cui il compenso non possa essere determinato “secondo gli usi”, decide secondo equità  e non più previa acquisizione del parere dell’ordine professionale a cui appartiene il professionista.
Taxi
Gara per i nuovi permessi ma salta la doppia licenza
Novità  in arrivo anche per i tassisti.
Sia la “territorialità “, ovvero le aree nelle quali è possibile “caricare” clienti, sia la possibilità  di mettere in gara nuove licenze, saranno demandate alla Autorità  della Rete in accordo con i Comuni e i rappresentanti di categoria.
Salta, invece, la concessione della doppia licenza per ogni taxi (“un tassista una licenza”, gridano da giorni gli autisti delle auto bianche) e della possibilità  di cumulo dei permessi.
In compenso la categoria propone aperture sui tempi di lavoro. I taxi driver sono anche pronti ad allungare o gestire diversamente i turni e a rilanciare il servizio con nuove tecnologie e offerte “innovative”.
Autostrade
Si cambia, tetto al pedaggio limitato ai nuovi contratti
Sui gestori autostradali non si abbatterà  la temuta norma che introduceva un price cap sulle tariffe per tutti a partire dal prossimo anno.
L’articolo che sarà  vagliato oggi dal plenum dei ministri del governo Monti, prevede invece che il sistema del “tetto al prezzo” degli incrementi tariffari (oggi decisi da Anas e ministero delle Infrastrutture e Trasporti alla fine di ogni anno), verrà  fissato dall’Autorità  della Rete ma solo per i nuovi contratti di gestione.
E quindi sono salvi gli attuali concessionari, a cominciare da Autostrade. Altra novità  – se confermata dal testo oggi in Cdm- la possibilità  di aprire nuove aree di ristoro o di servizio lungo strade e autostrade.
Ferrovie
Le Fs conservano la rete: addio alla separazione
Salta la separazione proprietaria della rete ferroviaria Rfi dalla holding Fs. La questione non sembrerebbe archiviata del tutto, ma rimandata a quando la nuova Autorità  per le reti – che si occuperà  anche di trasporti (taxi compresi), oltre che di energia (assorbirà  le Authority dei due settori)- presenterà  al governo una relazione in materia.
Relazione che fotografi il grado di concorrenza potenziale (anche alla luce dell’ingresso di concorrenti come Ntv)
Altro snodo, venuto meno nell’ultima versione di decreto, è l’obbligo di gara per l’affidamento del trasporto regionale da parte delle Regioni. In questo settore quindi si allontana la prospettiva di un forte ingresso dei privati

Lucio Cillis e Valentina Conte
(da “La Repubblica“)

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LIGRESTI, FAMIGLIA AFFARI E PARCELLE: MA CHI CI PENSA ADESSO AGLI ORFANI?

Gennaio 20th, 2012 Riccardo Fucile

DOPO LA BUONUSCITA DA 70 MILIONI RICEVUTI DA UNIPOL, VIENE MENO IL PUNTO DI RIFERIMENTO DI TANTI POLITICI, BANCHIERI, PROFESSIONISTI: DAI LA RUSSA A MILONE, DA VICARI A FERRANTE… E NEI SUOI IMMOBILI SONO INQUILINI ALFANO E BOCCHINO

E gli orfani, chi ci pensa adesso agli orfani? Perchè Salvatore Ligresti e famiglia, gratificati da 70 milioni e passa di buonuscita (paga Unipol), se la caveranno alla grande anche quando sarà  stata definita, forse già  nei prossimi giorni, la vendita del loro impero finanziario targato Fondiaria-Sai.
Dopo la famiglia però vengono i famigli. Amici e parenti. Quasi sempre gente importante.
Politici, banchieri, avvocati, professionisti vari, perfino prefetti della Repubblica. Ligresti per loro è stato un punto di riferimento.
Dall’ingegnere di Paternò hanno ricevuto case, incarichi professionali e societari con tanto di lauti compensi, a volte milionari.
In cima alla lista ci sono i La Russa, l’ex ministro Ignazio col figlio Geronimo e il fratello Vincenzo, entrambi avvocati.
Il primo ha ricevuto circa 350 mila euro dal gruppo Ligresti a titolo di “compensi per incarichi professionali”.
Mentre Vincenzo La Russa, consigliere di Fondiaria-Sai, tra il 2008 e il 2010 ha presentato all’incasso fatture per 1,3 milioni pagate dalla compagnia di assicurazioni . Quello tra i La Russa e i Ligresti è un legame che si può definire storico.
Si tramanda di padre in figlio, ormai da tre generazioni, nella famiglia del politico targato Pdl. Un’amicizia condita da affari e parcelle.
Ne sa qualcosa anche Filippo Milone, catanese come La Russa, che grazie al rapporto strettissimo con entrambe le famiglie è rimbalzato addirittura fino alla poltrona di sottosegretario alla Difesa.
Prima di arrivare al governo chiamato da Mario Monti, il (quasi) sessantenne Milone ha sempre lavorato nelle società  immobiliari targate Ligresti.
Inizia da qui, con il sottosegretario di fresca nomina, una curiosa “saga dei prefetti” che a vario titolo nell’arco di quasi mezzo secolo hanno incrociato i Ligresti.
Il padre di Milone, Antonino, era viceprefetto a Milano una cinquantina di anni fa, quando il futuro padrone di Fondiaria concluse i primi affari immobiliari nella metropoli, grazie anche ai rapporti con il senatore missino Antonino La Russa (padre di Ignazio) e il finanziere, anche lui catanese, Michelangelo Virgillito.
Da Milone padre si arriva fino all’attuale ministro degli Interni, Annamaria Cancellieri, che ha lavorato a lungo alla prefettura del capoluogo lombardo, collaborando tra gli altri negli anni Ottanta con l’allora prefetto Enzo Vicari.
Una volta lasciati gli incarichi pubblici, Vicari diventò amministratore di alcune società  del gruppo Ligresti.
Dopo Vicari, morto nel 2004, un altro ex prefetto milanese come Bruno Ferrante trovò lavoro nel gruppo del finanziere immobiliarista siciliano.
Pure l’attuale prefetto di Milano Gian Valerio Lombardi, successore di Ferrante nel 2005, ha ottimi rapporti con la famiglia Ligresti. In particolare suo figlio Stefano, avvocato, è grande amico dei figli di Ligresti e anche di Geronimo La Russa.
Si torna così ai giorni nostri con Piergiorgio Peluso, attuale direttore generale di Fondiaria, che è figlio del ministro Cancellieri.
Fino a un anno fa, prima di approdare al gruppo assicurativo, Peluso ha lavorato come direttore generale al gruppo Unicredit, grande creditore di Ligresti.
Quest’ultimo è stato anche padrone di casa del manager.
L’erede del ministro ha infatti vissuto a lungo in una bella casa del centro di Milano di proprietà  del gruppo Fondiaria.
Del resto Ligresti, che controlla attraverso le sue società  di uno sterminato patrimonio immobiliare, ha sempre avuto un’attenzione particolare verso un certo tipo di inquilini.
A Roma in un palazzo dei Parioli si erano sistemati l’ex ministro e attuale segretario del Pdl Angelino Alfano, il deputato finiano Italo Bocchino, l’ex direttore generale della Rai, Mauro Masi.
Qualche anno fa ha trovato casa in un immobile di Ligresti anche Marco Cardia, avvocato, figlio dell’allora presidente della Consob, Lamberto.
Già  che c’era l’immobiliarista di Paternò penso bene di offrire al rampollo del numero uno della Consob alcuni incarichi professionali.
Prontamente accettati dal diretto interessato.
E a proposito di padri e figli va segnalato tra gli amministratori di società  della galassia Ligresti anche Luigi Pisanu, erede di Beppe, politico già  democristiano, ex ministro, ora Pdl.
Nell’elenco c’è posto anche per Simone Tabacci, che è consigliere d’amministrazione della Milano assicurazioni, controllata da Fondiaria.
Suo padre Bruno, una lunga carriera politica alle spalle, attuale assessore della giunta Pisapia a Milano, vive in un appartamento del gruppo Ligresti nella torre Velasca, grattacielo a pochi metri dal Duomo.
I La Russa ovviamente non sono gli unici avvocati del gruppo Ligresti.
A consigliare e assistere le aziende di famiglia troviamo da almeno un decennio un peso massimo come Carlo D’Urso, uno dei legali di riferimento dell’alta finanza nazionale.
Lo studio D’Urso viaggia a 1,5 milioni di compensi all’anno.
Infine, a proposito di famigli come non ricordare i parenti dei gran capi del gruppo Fondiaria?
Carriera assicurata, ad esempio, per Fabio Marchionni. Suo padre Fausto per dieci fino a gennaio del 2011 è stato amministratore delegato della compagnia di assicurazioni.
Poi c’è Alessandra Talarico, figlia di Antonio, classe 1942, strettissimo collaboratore del patron Salvatore, e Barbara De Marchi, moglie di Paolo Ligresti.
Insomma, tutto in famiglia.
Almeno fino a quando i Ligresti non avranno ammainato la bandiera.

Vittorio Malagutti
(da “Il Fatto Quotidiano”)

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ANTICAMORRA PORTA A PORTA: UNA DIRIGENTE SCOLASTICA VA A PRENDERE OGNI GIORNO A CASA I RAGAZZI DIFFICILI PER PORTARLI A SCUOLA

Gennaio 20th, 2012 Riccardo Fucile

MA LA LOTTA ALLA DISPERSIONE SCOLASTICA PUO’ ESSERE AFFIDATA SOLO ALLA BUONA VOLONTA’ DELLE PERSONE?

Bisogna eliminare il legame tra povertà  e dispersione scolastica, creando un progetto ad hoc per la città  e la Regione”; così Profumo un mese fa, a Napoli.
Napoli-dispersione: binomio quasi automatico.
Scampia — come Zen a Palermo — luogo “rinomato” solo per questa triste propensione. Qualche tempo fa un mio caro amico napoletano mi segnalava un articolo dell’Espresso sulla Festa dei Gigli, al quartiere Barra.
Alla presenza della cittadinanza locale — bambini inclusi —, colonna sonora quella del Padrino di Coppola, in una festosa atmosfera da saga paesana, pericolosi boss della camorra suggellavano — stretta di mano e bacio sulle labbra — il proprio arrivo alla festa, organizzata da uomini dello stesso clan.
E, nel corso della celebrazione collettiva, si ratificava il patto di sangue tra Angelo Cuccaro e Andrea Andolfi, pericolosi boss della zona.
Canzoni napoletane e festa pubblica della camorra, con tanto di benedizione di devoti acclamanti e macabra liturgia da parte del parroco colluso di turno.
Non è la rappresentazione kitsch della ‘ndrangheta semiseria di Cetto Laqualunque, sebbene ostentazione di ricchezze e volgarità  siano le stesse. Non fa ridere.
Ma non è un film dell’orrore, non è finzione, immaginazione, parossismo.
È la rappresentazione dell’orrore, una delle tante cui sono esposti bambini e ragazzi di una zona di uno dei Paesi più ricchi del mondo, con il patrimonio artistico e culturale maggiore di tutto il pianeta.
Nell’indifferenza generalizzata, considerato che la testata è ritornata ben due volte sull’increscioso argomento.
Ma tutto tace. Insensibilità  o rimozione, accettiamo che cittadini in formazione del nostro Paese socializzino l’opzione camorristica. Senza tutele, senza attenzione.
Nella logica da catarsi collettiva che consente, impietosendosi per un giorno e dimenticando il problema per i successivi 364, di tacitare coscienze e sentirsi un po’ migliori, ha suscitato scalpore a tempo determinato (ce ne siamo già  tutti scordati) la vicenda di Eugenia Carfora, dirigente della scuola media Viviani di Caivano, Napoli, che — in una solitaria opera di eroico volontariato (gli eroi di oggi sono sempre isolati volontari) — fa quasi ogni giorno un giro porta a porta per condurre in classe i figli recalcitranti di una delle zone più disperate — e più disperse — d’Italia.
Questo presidio di civiltà  — la scuola — è stato saccheggiato a più riprese, anche nei suoi arredi minimi, banchi e sedie; disertato a colpi di certificati medici da parte dei docenti, che in un luogo così problematico non vogliono stare, rischia di chiudere, per il numero limitato di alunni.
Per il momento non riceve risposta la richiesta della dirigente di accorpamento con un alberghiero e un laboratorio di mestieri, per creare un percorso di continuità  per gli alunni: l’idea che la scuola, almeno, si prende cura del loro povero futuro.
Profumo ha convocato a Roma Eugenia Carfora il 30 novembre, per ascoltarla. “Vedremo insieme come risolvere questo problema. Lei non è sola”.
Aspettiamo.
L’Italia è una, ma le sue realtà  sono molte.
Se la scuola è e deve rappresentare un modello di società , l’emergenza sociale di molte zone del Meridione non può non riflettersi su di essa, sul suo personale, su consapevolezza del mandato costituzionale, motivazione, disponibilità , coinvolgimento.
E non può non riflettersi sugli studenti che, con gli stessi occhi con cui vanno a scuola, hanno visto lo spettacolo del tributo all’illegalità , alternativa tangibile e vincente a tutto ciò che lì dentro magari qualcuno ha ancora voglia di provare a insegnare loro.
Quale forza d’impatto può avere la scuola — anche la migliore alla visione del mondo di bambini che, sin dalla più tenera età , partecipano alla luce del sole a cerimonie di investitura dei protagonisti della criminalità  organizzata e dell’anti-Stato?
Quanto varia da Cuneo ad Agrigento l’orizzonte di attesa di un cittadino rispetto all’amministrazione?
Varia con il mutare del panorama urbano, quello che determina il modo di percepire la realtà , la dignità  della cittadinanza, il sentirsi o meno membro di una comunità  che tutela e che va tutelata.
Molti bambini di Napoli — come in altre parti di Italia — hanno visto e guardato, vedono e guardano, l’immondizia, concreta o simbolica non importa. I loro occhi sono contaminati, come la loro possibilità  di credere nella legalità .
Infine, fino a quando lo Stato intende ignorare gli enormi problemi che investono soprattutto le grandi città  del Sud e continuare a confidare sulle forze di pionieri, missionari, donne e uomini di buona volontà ?
Fino a quando si perpetrerà  lo scandalo nazionale di una catena di colpevoli e di negligenze, connivenze e rimozioni decennali?

Marina Boscaino
(da “Il Fatto Quotidiano“)

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LA VERGOGNOSA SANATORIA PER I MANIFESTI ELETTORALI ABUSIVI: SESTO CONDONO IN DIECI ANNI, 100 I MILIONI DOVUTI

Gennaio 20th, 2012 Riccardo Fucile

PUO’ ANCORA BLOCCARLA LA COMMISSIONE BILANCIO… SOLO A MILANO I PARTITI DOVREBBERO PAGARE ALLO STATO 6 MILIONI DI EURO, MA DA LORO EQUITALIA NON ANDRA’ MAI

“Eva, Faruk, Luciano e Serena. Hanno passioni diverse, ma una cosa in comune? Cosa?”.
Fino a ieri semplicemente quella di essere i protagonisti di una campagna di comunicazione politica (di scarso successo) affissa abusivamente sui muri di Roma. Da oggi, in comune potrebbero avere un altro punto: nessuna multa sulle loro spalle e su quella dei partiti che li hanno appiccicati dove capitava.
Tutto dipenderà  dal voto della commissione Bilancio e dal prossimo via libera del Parlamento alla legge che converte il decreto Mille-proroghe.
Lì dentro c’è l’emendamento bipartisan che proroga la sanatoria per le affissioni abusive dei cartelli elettorali. Firmato da Gianclaudio Bressa del Pd e da Gioacchino Alfano del Pdl.
Sono eredi di una tradizione consolidata: siamo al sesto condono in dieci anni.
Nel 2010 ci pensò la Lega, l’anno scorso di nuovo Pd e Pdl, “praticamente dal 1996 è tutto un condono”.
Mario Staderini, segretario dei Radicali italiani è furibondo. Non solo perchè chi ha rispettato le regole non ha potuto fare propaganda e adesso passa pure “per fesso”, ma anche perchè quando parliamo di quelle multe parliamo di soldi veri: “100 milioni di euro di sanzioni — calcola Staderini — che partiti e candidati dovrebbero versare nelle casse dei Comuni”.
Invece se la caveranno con 1000 euro per ogni anno e per ogni provincia: così saneranno le violazioni passate, e anche quelle dell’immediato futuro, visto che il condono proposto arriva al 29 febbraio 2012.
Le primarie di Genova sono salve, per le amministrative di Palermo si vedrà .
Lo Stato rinuncia, per esempio, ai 6 milioni di euro che dovrebbero pagare i partiti di Milano: 745 mila euro la Lega — i dati sono del consigliere comunale radicale Marco Cappato — 776 mila euro Rifondazione Comunista, 387 mila euro il Pdl, 380 mila il Pd, 187 mila l’Idv, 269 mila Sel, più le multe prese dai singoli candidati sindaci.
Giuliano Pisapia a ottobre prometteva: “Non usufruirò della sanatoria”.
Spiegando però che più della metà  dei 417 mila euro che gli vengono contestati riguardano le liste che lo sostenevano, non le affissioni del suo comitato elettorale. Nell’era dei sacrifici si chiude un occhio di fronte agli spazi perennemente occupati da manifesti senza timbro: nel registro degli ordini del Comune di Roma — denuncia Riccardo Magi, segretario cittadino dei Radicali — non c’è nemmeno un euro versato da gennaio 2010 a ottobre 2011.
Finisce che nella capitale (dati del primo semestre 2010) i costi per il servizio di affissione superano gli incassi.
In pratica, si sono spesi 57 mila euro in più per rimuovere i manifesti e pulire la città , rispetto ai soldi versati nelle casse del Comune da chi si è fatto propaganda.
Eppure in questo momento servirebbe ogni euro, perchè di voci senza copertura finanziaria ce ne sono tante. A cominciare dalle pensioni.
Qualche soldo arriverà , alle Regioni con la sanità  in rosso, dalla vendita degli immobili (forse).
I Radicali hanno scritto una lettera al premier Monti per ricordargli che con la “Sua autorevolezza” può recuperare altre entrate dai manifesti abusivi.
Un’azienda di Pavia ha perfino inventato una macchina per staccarli meglio dai muri. Ma contro chi si leva le multe da solo non c’è tecnologia anti-colla che possa fare i miracoli.

Paolo Zanca
(da “Il Fatto Quotidiano“)

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“IN QUESTO PAESE NON C’E’ FUTURO: RAGAZZINI STRANIERI IN FUGA

Gennaio 20th, 2012 Riccardo Fucile

SONO ARRIVATI IN 7.500 DALL’AFGHANISTAN E DALL’AFRICA, HANNO TRA I 14 E 17 ANNI… CERCANO LAVORO E TROVANO SOLO SFRUTTAMENTO

Ragazzini senza nome. Piccoli schiavi inconsapevoli.
Che dormono per strada, che si spaccano la schiena a scaricare frutta nei mercati di Roma, che lavorano 12 ore al giorno nei forni di Milano.
E che quando va peggio finiscono nel giro dello spaccio di droga o della prostituzione: e si vendono per pochi euro.
In Italia sono 7.540 i minori stranieri non accompagnati: sono gli adolescenti immigrati arrivati in Italia da soli, senza genitori o parenti.
Nel 2010 erano tremila in meno (secondo i dati del Comitato Minori del ministero delle Politiche Sociali).
Si sono moltiplicati negli ultimi mesi, a causa della crisi nel Nord Africa.
Sono ragazzini dai 14 ai 17 anni, maschi nel 94 per cento dei casi.
Poco più che bambini, senza documenti.
Molto spesso sono in Italia solo di passaggio e vogliono restare sconosciuti, invisibili: meno del 13 per cento viene identificato e accolto in una struttura protetta.
Spediti dalla famiglia a fare fortuna o scappati dalla guerra e dalla miseria, arrivano in Italia sui barconi, o nascosti nei camion.
O sotto ai camion, aggrappati per giorni tra le ruote dei tir. Partono soprattutto da Afghanistan, Egitto, Tunisia, Marocco, Bangladesh, Mali. Spesso le loro famiglie hanno pagato cifre altissime ai trafficanti: anche 8mila euro, come dice un’indagine di Save the Children.
A indebitarsi sono in particolare le famiglie egiziane, che chiedono prestiti a parenti e amici. Ma anche alle banche.
Investono sui figli, che approdano a Lampedusa, in Puglia e in Calabria dopo viaggi di sei o anche otto giorni sui barconi carichi di immigrati.
E questi ragazzini, una volta arrivati, fanno di tutto per ripagare il debito: sono disposti a fare qualunque lavoro.
A Roma adolescenti egiziani caricano e scaricano frutta per 14 ore al giorno ai mercati generali. Per 20 euro al giorno.
A Milano, dove la comunità  egiziana è ben organizzata, vivono quasi sempre nelle case di connazionali.
Vengono impiegati nei forni, dove lavorano di giorno e di notte, anche per 10 o 12 ore di fila in cambio di 3 euro l’ora.
E per molto tempo   –   dicono gli operatori di Save the Children, che su tutto il territorio nazionale cercano di informare i minori stranieri sui loro diritti   –   non si rendono neanche conto di essere sfruttati.
Gli afghani sono quelli più a rischio. Il viaggio dura mesi: migliaia di chilometri attraverso l’Iran, la Turchia e la Grecia.
Da noi sono solo di passaggio, arrivano sulle nostre coste con i camion che viaggiano sulle navi salpate da Patrasso, ma c’è anche chi arriva sui barconi, in Puglia e in Calabria.
La loro meta è il Nord Europa: la Francia, l’Inghilterra o i paesi scandinavi.
Per questo, in Italia, cercano in tutti i modi di non farsi identificare, perchè se schedati entro i nostri confini, una volta fermati negli altri paesi europei verrebbero rispediti in Italia.
E loro, in Italia, non vogliono starci. Perchè sanno che qui non c’è futuro. In questo modo, però, restano senza identità , e di conseguenza non possono avere un lavoro, nè sperare di affittare una casa. Non hanno diritti. In pratica non esistono.
A Roma dormono accampati, alla stazione Ostiense. E non sempre hanno i soldi per continuare il viaggio. Ma devono trovarli a tutti i costi. C
osì spesso diventano facili prede di organizzazioni criminali, e rischiano di finire sul marciapiede, in cambio di pochi euro.
I ragazzini che arrivano dall’Africa Subsahariana (Costa d’Avorio, Guinea, Mali) sbarcano a Lampedusa.
Ma sempre più spesso in Puglia e in Calabria. Appena arrivano chiedono asilo politico. Ma per ottenere i documenti servono mesi.
Così aspettano, spesso finiscono a dormire per strada, o accampati con altri connazionali, senza sapere dove trovare i mezzi per andare avanti.
Restano in una specie di limbo, un tempo indefinito in cui non possono fare alcun lavoro. E per sopravvivere finiscono nel giro dell’accattonaggio, della prostituzione, dello spaccio di droga.
Alcuni riescono a ripartire. Ma spesso andare avanti è difficile.
I soldi sono finiti, magari sono stati rubati durante il viaggio, non di rado dagli stessi trafficanti, uomini che non si fanno scrupoli a caricare ragazzini di 14 anni nei container dei tir, o sotto ai camion.
Ragazzini come Mujitab, che alla cooperativa Civico Zero (che a Roma accoglie e supporta i minori stranieri in difficoltà ) ha raccontato la sua storia: “Tante volte sono stato picchiato dalle guardie greche, mentre cercavo di arrivare in Italia con i tir. Una volta quasi mi volevano rompere un braccio. Una notte, disperatamente, mi sono nascosto sotto al camion. Per caso il tir si è imbarcato sulla nave senza controlli. Ero molto contento. Però era difficile passare 12 ore sotto al tir come una statua, senza cibo nè acqua. E con la paura. Il tir è sbarcato, ero stanco. Poi è andato sull’autostrada. Andava molto veloce. Stavo per cadere. In passato altre volte avevo visto la morte, ma mai come questa volta. Alla fine il tir si è fermato. Avevo il volto nero e sporco d’olio. Ero a Barletta. Lì ho comprato il biglietto del treno per Roma”.
Omar, 14 anni, l’abbiamo incontrato nel centro notturno A28 di Roma (creato da Intersos in collaborazione con Save The Children e la cooperativa civico Zero).
Qui i ragazzi afghani trovano un tetto, docce, da mangiare e dei vestiti puliti.
Ma di giorno vanno in giro, passeggiano in zona Piramide, punto d’incontro con i trafficanti.
Omar una mattina ha incontrato il suo, che doveva farlo ripartire per il Nord Europa. L’uomo gli ha preso tutti i soldi, con la promessa di fargli continuare il viaggio. Ma poi è sparito.
Mohammed è egiziano. E’ arrivato in Italia che aveva 16 anni, dopo un viaggio di tre giorni sui barconi carichi di immigrati clandestini.
La sua famiglia ha fatto debiti per tremila euro con i trafficanti: “A casa sono l’unico figlio maschio, ho sei sorelle.
Sono arrivato qui con la speranza di poter aiutare la mia famiglia, ma ho scoperto che in Italia la vita è molto diversa da come me la immaginavo. Ho lavorato anche 14 ore al giorno ai mercati generali di Roma, caricavo e scaricavo frutta dalla mattina alla sera. E mi davano 20 euro al giorno. Anche gli amici che ho lasciato in Egitto credono che qui ci sia il paradiso, sono convinti che in Italia si guadagnano duemila o tremila euro al mese. Ma se provo a spiegare che non è così, pensano che sono un bugiardo”. Azizollah è partito dall’Afghanistan a 16 anni. Racconta: “Sono partito per l’Europa con i miei pochi risparmi. Sono arrivato in Grecia che non avevo più niente. Da lì sono andato a Patrasso per tentare l’Italia. E ci sono riuscito. Ero contento, ma quando ho capito che non era come avevo sentito dire, mi sono disperato. Mi manca la mia famiglia, ma non ho scelta, devo rimanere qui. Sto impazzendo. Non so cosa fare. Non ho nè soldi per tornare, nè per andare avanti. Mangio nelle chiese e passo il tempo a pensare. Questa è la mia vita”.

Valeria Teodonio

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RAPPORTI FINANZIARI BPM-ATLANTIS: LA GIUNTA AUTORIZZA IL SEQUESTRO DEL PC DI LABOCCETTA (PDL)

Gennaio 20th, 2012 Riccardo Fucile

IL DEPUTATO AVEVA SOTTRATTO IL PC AL SEQUESTRO DURANTE UNA PERQUISIZIONE NELLA SEDE DI ATLANTIS, INVOCANDO L’IMMUNITA’ PARLAMENTARE… ORA DOVRA’ CONSEGNARLO ALL’AUTORITA’ GIUDIZIARIA

La Giunta per le autorizzazioni a procedere della Camera ha votato a favore del sequestro del pc di Amedeo Laboccetta.
Il deputato Pdl, se l’Aula confermerà  questo orientamento, dovrà  restituire il computer che aveva portato via durante una perquisizione a Roma della Gdf relativa all’inchiesta su un presunto finanziamento irregolare da parte di Bpm. In Giunta la Lega ha votato insieme a Pd e Terzo polo.
La vicenda ha origine il 10 novembre 2011, nel corso delle perquisizioni da parte della Guardia di Finanza agli uffici dell’ex presidente di Bpm Massimo Ponzellini, indagato per associazione a delinquere e ostacolo alle autorità  di vigilanza insieme ad Antonio Cannalire, direttamente interessato al business delle macchine da gioco e in affari con Marco Dell’Utri.
Nel mirino degli accertamenti un finanziamento di 18 milioni di euro alla Atlantis di Francesco Corallo, figlio del boss Gaetano legato al clan Santapaola.
In quell’occasione, il deputato del Pdl Amedeo Laboccetta ha portato via un computer durante una delle perquisizioni della Gdf sostenendo che fosse suo e invocando l’immunità  parlamentare. I fatti si sono svolti in un ufficio a piazza di Spagna, a Roma, dove il deputato è arrivato in soccorso proprio di Francesco Corallo.
Il titolare della Atlantis, infatti, per evitare la perquisizione dei finanzieri, ha sostenuto di essere ambasciatore Fao di un paese dei Caraibi e ha invocato l’immunità .
Mentre gli inquirenti verificavano presso il ministero degli Esteri se la versione di Corallo fosse vera, nei locali di Piazza di Spagna sono intervenuti quattro avvocati.
A un certo punto si è presentato il deputato, che dopo essersi qualificato, ha rivendicato la proprietà  del computer presente negli uffici e lo ha portato via con sè.

(da “Il Fatto Quotidiano”)

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