Gennaio 31st, 2012 Riccardo Fucile
DA ANNI NEI CASSETTI PROPOSTE PER ADEGUARSI AI MODELLI EUROPEI
Potrebbe sembrare una bella sforbiciata, ma nulla in confronto alla vera questione: la mancanza di trasparenza nel finanziamento dei partiti.
Per non parlare dei costi abnormi delle strutture e degli apparati.
Tanto tuonò che alla fine piovve. Resta soltanto da vedere se si tratta di un acquazzone oppure di una spruzzatina.
E soprattutto se i parlamentari non hanno già aperto l’ombrello.
Certo, l’adozione del sistema contributivo per il calcolo dei vitalizi è un cambiamento: anche se sarebbe stato preferibile, e più equo, abolire i vitalizi e calcolare i relativi periodi contributivi ai fini di un’unica pensione.
Certo, un taglio di 1.300 euro lordi al mese potrebbe sembrare una bella sforbiciata, se non si trattasse di una partita di giro: quell’importo altro non sarebbe, a quanto pare, che l’aumento della retribuzione conseguente al passaggio al regime contributivo, che verrebbe sterilizzato girando il di più a un apposito fondo di spettanza degli stessi parlamentari.
Certo, la riduzione del 10% delle indennità di funzione è un segnale: ma riguarda appena una manciata di deputati e senatori.
C’è chi argomenterà che non si può sempre vedere il bicchiere mezzo vuoto.
In un mondo nel quale per anni si è giocato a rimpiattino, fingendo di fare i sacrifici mentre in realtà i privilegi aumentavano, la semplice applicazione del contributivo per i vitalizi è una misura scioccante.
Per quanto non assolutamente paragonabile, dal punto di vista degli effetti finanziari, al tetto delle retribuzioni degli alti dirigenti pubblici che Mario Monti è riuscito a imporre.
Ma va detto, con forza, che ancora una volta il problema più macroscopico non è stato risolto.
La somma destinata al pagamento degli assistenti parlamentari, finora versata a forfait senza bisogno di esibire i contratti o le pezze d’appoggio, dovrà adesso essere rendicontata per il 50%.
L’altra metà continuerà ad affluire senza giustificativi nelle tasche degli onorevoli. Parliamo di 1.845 euro al mese per i deputati e 2.090 per i senatori.
Tutto ciò fin quando non sarà individuata una soluzione definitiva.
Quale? «Regolarizzare la figura dell’assistente parlamentare, spesso registrato come colf o autista, e dargli una dignità sul modello europeo.
Con qualifiche e uno stipendio determinato per legge, pagato direttamente dal Parlamento», aveva detto uno dei tre questori, il pidiellino Antonio Mazzocchi. Semplicissimo da fare: basta copiare Strasburgo.
Ma qui da noi è molto più facile da dire.
Ora ci spiegano che servirà una legge, sebbene proposte che vanno proprio in questa direzione giacciano da anni a Montecitorio e palazzo Madama. Sepolte nei cassetti. Una per tutte, il disegno di legge presentato dai tre questori del Senato Romano Comincioli (deceduto qualche mese fa), Benedetto Adragna e Paolo Franco il 21 aprile 2009, quasi tre anni fa.
Perchè non è mai stata messa all’ordine del giorno?
Il motivo è lo stesso che fa andare avanti su questa vicenda una indecorosa melina: i partiti non vogliono perchè i soldi destinati alla retribuzione dei collaboratori parlamentari finiscono anche nelle loro casse.
Una forma di finanziamento surrettizio della politica, che suona come una beffa per chi paga le tasse, dato che su quei contributi c’è uno sgravio fiscale del 19%.
Un esempio concreto? Il deputato Tizio versa al partito 2.000 euro al mese prelevandoli dalla somma destinata ai «portaborse».
Il Fisco gliene restituisce 380: ai contribuenti il suo fondo per gli assistenti parlamentari viene quindi a costare non più i 3.690 euro mensili dichiarati, bensì 3.690+380 = 4.070.
Ecco perchè le sforbiciatine agli stipendi sono nulla in confronto alla vera questione: la mancanza di trasparenza nel finanziamento dei partiti, che questa vicenda apparentemente marginale mette brutalmente in luce.
Un’opacità arrogante, che alimenta corruzione e altri comportamenti riprovevoli.
Per non parlare dei costi abnormi delle strutture e degli apparati.
Si può allora dare in pasto alle folle urlanti un taglio furbetto alle indennità , spacciandolo per un doloroso salasso.
Ma finchè non si sarà stabilito che un commesso della Camera non può guadagnare come un manager e che la politica si deve finanziare in modo equo e trasparente non si sarà fatto ancora niente.
Sergio Rizzo
(da “Il Corriere della Sera“)
argomento: la casta | Commenta »
Gennaio 31st, 2012 Riccardo Fucile
INDAGATO LUSI: NOVANTA BONIFICI A SE STESSO E IMMOBILI DI PRESTIGIO, DENARO ALLO STUDIO DELLA MOGLIE COME “CONSULENZA”…. IL PARLAMENTARE PD HA GIA’ CONFESSATO E PROMESSO DI RESTITUIRE I SOLDI
La Procura di Roma e la Finanza scoperchiano dopo due mesi di lavoro un brutto affare che ha a che vedere con la passione della Politica per il “mattone” e il denaro contante.
Che svela singolari amnesie sul rendiconto patrimoniale dei partiti e, da ieri sera, agita assai il Pd e l’ex Margherita.
Il procuratore aggiunto Alberto Caperna ha infatti iscritto al registro degli indagati il senatore del Partito Democratico Luigi Lusi per il reato di appropriazione indebita.
Con un’accusa che lo vede per giunta “reo confesso” e lo vuole responsabile di aver sottratto per interessi “privatissimi” e “immobiliari” poco meno di 13 milioni di euro dal conto del partito di cui era il tesoriere (la Margherita), in cui era continuato ad affluire fino al 2008 denaro pubblico, e su cui aveva conservato diritto ad operare con l’ex segretario Francesco Rutelli.
È una storia che comincia nel novembre scorso.
Con una segnalazione della Banca d’Italia di movimenti sospetti sul conto corrente bancario intestato a “Democrazia e Libertà – Margherita”, partito che, nell’ottobre del 2007 è confluito nel Pd, ma che è sopravvissuto come fondazione e ha dunque conservato i suoi asset.
I movimenti segnalati da Bankitalia sono decisamente consistenti per un partito che ha cessato di esistere e dunque dovrebbe presentare un profilo finanziario “conservativo”.
Tra il gennaio del 2008 e l’agosto del 2011, si contano infatti 90 bonifici in uscita per un totale di 12 milioni 961 mila euro.
Tutti con un identico beneficiario – la “T. T. T. srl.” – e una medesima quanto assai curiosa causale: “Prestazioni di consulenza”.
Di più: quei quasi 13 milioni, oltre ad essere una gran bella somma, sono, soprattutto, denaro pubblico perchè – per quanto ricostruisce la Finanza – sul conto della ex Margherita sono affluiti gli ultimi rimborsi elettorali riconosciuti al Partito (2008) e versamenti del Pd.
C’è insomma, materia per indagare.
E andare a fondo sui 90 bonifici partiti da quel conto su cui risultano avere delega ad operare (ancora oggi) Luigi Lusi e Francesco Rutelli, rispettivamente ex tesoriere ed ex segretario del Partito.
Ebbene, la prima “scoperta” è illuminante.
La “T. T. T. srl”, destinataria dei 12 milioni 961 mila euro, è una società – accerta l’inchiesta – “direttamente riconducibile a Luigi Lusi”.
Oggi senatore Pd, ma di professione – il dettaglio è cruciale – “avvocato penalista” specializzato in “contratti d’affari e real estate” (così recita la sua biografia ufficiale di parlamentare).
La causale che vuole la “TTT” società di consulenza della disciolta Margherita appare dunque la grossolana foglia di fico necessaria a giustificare il trasferimento di fondi da un conto di cui Lusi è amministratore ad un altro di cui è proprietario.
Una circostanza – accerta ancora l’indagine – che si rafforza quando l’inchiesta accerta come la “TTT” abbia impiegato il denaro proveniente dal tesoro della Margherita.
La società risulta infatti lavorare nel business di cui Lusi tiene a segnalare la competenza, il real estate.
E infatti – documenta la Finanza – la srl. acquista un prestigioso immobile a Roma, in via Monserrato 24, per 1 milione e 900 mila euro; bonifica in due distinte occasioni, 1 milione 863 mila e 2 milioni 815 mila euro alla “Paradiso Immobiliare”.
C’è di più.
Con il denaro pubblico “succhiato” dal conto della Margherita, la “TTT” bonifica 270 mila euro alla “Luigia Ltd.”, società di diritto canadese, “riconducibile allo stesso Lusi”; gira 49 mila euro sul suo conto personale e 60 mila su quello del suo studio legale a titolo di “fondo spese”. Mentre impiega 5 milioni e 100 mila euro di quel “tesoro” per saldare imposte che, evidentemente, non sono quelle dovute al Fisco dal disciolto Partito.
Oltre a destinare 119 mila euro allo studio di architettura “Giannone-Petricone” di Toronto (Canada).
Una coincidenza definitivamente rivelatrice, visto che l’architetto canadese Pina Petricone è la moglie di Lusi.
Travolto dalle evidenze raccolte dall’inchiesta, l’ex tesoriere della Margherita, interrogato dal procuratore aggiunto Caperna, ha ammesso l’accusa che gli viene mossa.
Si è assunto per intero la responsabilità della distrazione dei fondi. Si è impegnato a “restituire in tempi brevissimi” il denaro che ha sottratto al partito.
Ma a quanto pare la sua confessione non necessariamente chiuderà l’inchiesta.
Resta infatti ora da comprendere – ed è questione cruciale – come sia stato possibile che nessuno, a cominciare dall’ex segretario, Rutelli, abbia mai avuto sentore, per altro in un arco di tempo così lungo (2008-2011), delle operazioni che Lusi faceva sul conto del partito.
E ancora, come sia stato possibile dissimulare quell’emorragia di denaro (13 milioni di euro) dai rendiconti di bilancio.
Rutelli, che è stato sentito dalla Procura in qualità di persona informata dai fatti (una testimonianza durante la quale avrebbe spiegato di essere stato all’oscuro di quanto Lusi combinava), ha spiegato ieri sera di non poter entrare nel merito della questione, perchè tenuto al “rispetto del segreto istruttorio”.
Carlo Bonini
(da “La Repubblica”)
argomento: Giustizia, PD, Politica, radici e valori | Commenta »