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OPERAZIONE TRASPARENZA, MONTI METTE ON LINE I REDDITI DEI MINISTRI, LA PIU’ RICCA E’ SEVERINO, 7 MILIONI DI EURO

Febbraio 21st, 2012 Riccardo Fucile

PUBBLICATE LE DICHIARAZIONI DEI REDDITI DEI RAPPRESENTANTI DEL GOVERNO… PASSERA HA DICHIARATO 3,5 MILIONI, LA CANCELLIERI POSSIEDE 13 FABBRICATI E 11 TERRENI

L’incarico da Guardasigilli avrà  un impatto non da poco sulle finanze di Paola Severino: il ministro ha guadagnato nel 2010 come avvocato 7.005.649 euro, pagando però 4 milioni di tasse, mentre come titolare della Giustizia riceverà  quest’anno 195.255,20 euro.
È quanto si legge nella dichiarazione patrimoniale pubblicata sul sito del ministero di via Arenula. Severino si aggiudica dunque la palma di più ricca del governo.
Il portale di Palazzo Chigi che riporta le informazioni raccolte dai vari dicasteri ha avuto delle difficoltà  per eccesso di contatti e le comunicazioni reddituali dei componenti dell’esecutivo vengono diffuse gradualmente.
L’intenzione del premier Mario Monti è tuttavia di rendere pubblica ogni informazione relativa ai membri del suo staff.
Il ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera ha dichiarato nel 2011 un reddito complessivo, relativo al 2010, di 3.529.602 euro, e ha segnalato tra l’altro una partecipazione per 1,9 milioni di euro nella Lariohotels più altri 3,1 milioni nella stessa società , ma in nuda proprietà .
Inoltre, ha azioni per 1,6 milioni nella Immobiliare Venezia Srl.
Il ministro ha poi depositi per 8,8 milioni dui euro, titoli obbligazionari in euro per 169mila euro e in dollari per 23mila, polizze vita da 1,2 milioni e un fondo pensione complementare da 3,3 milioni.
Il ministro possiede anche un fabbricato di 141 metri quadrati a Parigi e un terreno di 3.220 metri quadrati a Casale Marittimo, in provincia di Pisa.
Il titolare dello Sviluppo economico ha però anche due mutui sulle spalle: uno da 1,9 milioni con il Banco di Brescia San Paolo e uno da 910mila euro con il Credit Lyonnais.
Per il prossimo anno, il reddito si prevede in calo: come ministro Passera guadagnerà  189.767 euro lordi più 42mila di diaria, per un totale di circa 230mila euro.
Pesante anche la dichiarazione del ministro della Pubblica amministrazione Filippo Patroni Griffi che ha dichiarato redditi per 504 mila euro per i compensi percepiti nel 2010.
È quanto si legge sul sito del ministero. Come ministro percepisce un reddito annuo di poco meno di 206mila euro. È presidente del comitato di sorveglianza gruppo Morteo Spa in amministrazione straordinaria e come tale percepisce 12.395 euro all’anno.
Il ministro degli Esteri Giulio Terzi ha percepito 338mila euro nel 2010.
Il reddito base è stato pari a 123.643 euro a cui si è aggiunta l’indennità  non reddituale di servizio all’estero, in qualità  di ambasciatore a Washington, pari a 214.939,41 euro.
Come ministro attualmente percepisce 203.653 euro all’anno.
Terzi possiede in comproprietà  un appartamento a Roma e un altro a New York; una villa, un garage e alcuni terreni agricoli (tre ettari in totale) a Curno e Brembate di Sopra, in provincia di Bergamo.
Il parco auto è piuttosto limitato con una Golf e una Ford Focus, rispettivamente del 2012 e 2004 , cui si aggiunge lo sfizio di una Harley-Davidson 883 del 2005.
Il ministro Anna Maria Cancellieri ha invece un reddito complessivo annuo lordo di 183.084,35 euro.
Segue una lunga lista di beni immobili: 13 fabbricati e 11 terreni. Tra questi, 2 appartamenti e 2 box a Milano, un appartamento e un box a Roma. Un negozio in comproproprietà  (50%) a Milano.
Sempre in comproprietà  un appartamento al 50% a Palazzolo Acreide (Sr). E ancora, una Toyota Land Cruiser e azioni della Banca Popolare di Vicenza per 6.267 euro.
Il ministro dell’istruzione Francesco Profumo nel 2012 riceverà  per il suo incarico 199 mila euro lordi. È in aspettativa non retribuita da professore al Politecnico di Torino.
E nel 2010 dichiarava un reddito lordo di 227 mila euro.
Profumo possiede 7 tra proprietà  e comproprietà  di immobili ad Albissola Mare (Sv), Savona e Torino e un appartamento al 50% a Salina (Me). Auto: una Lancia Lybra del 2001.
E inoltre azioni di Intesa, Monte dei Paschi, De Longhi, Enel, Telecom Italia, Unicredit e Finmeccanica.
Denuncia 262.288 euro nel 2010, esclusi i redditi di pensione, il ministro ai rapporti con il Parlamento Piero Giarda.
Il ministro guadagna 31.145 euro da lavoro autonomo, 4.224 dal possesso di alcuni fabbricati, mentre i compensi per gli incarichi in due consigli di amministrazione e un collegio dei revisori, ammontano a 226.919 euro.
Nella situazione patrimoniale del ministro, pubblicata sul sito del governo, risultano anche 10 immobili, la gran parte dei quali sono baite (cinque) e pascoli (due) sulle Alpi, ad Alagna Valsesia.
Giarda possiede anche un appartamento a Milano, con box, da 175 metri quadri e denuncia come beni mobili una Seat Ibiza del 2002.
Tra le attività  finanziarie il ministro annovera azioni in 14 società  quotate in borsa per l’ammontare di 405mila 306 euro, obbligazioni per 44mila euro, titoli di stato e depositi per 51mila 987 euro.
In totale le attività  finanziarie di Giarda ammontano a 501mila 411 euro. Il reddito, da ministro, per il 2012 dipenderà  dalla durata del governo. Il compenso mensile lordo è di 16.234 euro.
Il ministro della Cooperazione Andrea Riccardi nel 2011 ha percepito 81.154 euro dalla pensione di professore universitario, e la quota parte per la fine dell’anno relativa al compenso annuo di poco meno di 200mila euro da ministro (circa 25mila euro).
È quanto si legge sul sito del ministero. In totale, perciò, ha incassato circa 106mila euro. L’anno precedente Riccardi aveva dichiarato un reddito complessivo pari a 120.309 euro.
Il ministro della Difesa, Giampaolo Di Paola, nel 2011 ha percepito 314mila euro di «pensione provvisoria» e 29mila «per servizio all’estero giusta art.1808 D.lgs 66/2010».
In qualità  di ministro, nel corso del 2011 ha percepito 25mila euro, compenso per l’attività  svolta per questo incarico dal 16 novembre in poi (il compenso annuo lordo previsto è di poco meno di 200mila euro).
In tutto, perciò, nel 2011 ha percepito un reddito lordo di circa 369mila euro.
Per quanto riguarda le azioni, il ministro ne possiede 398 di Enel, 68 di Finmeccanica e 14 di Deutesche Telekom.
Possiede inoltre alcune quote di fondi comuni di investimento: 1.468 di Pioneer Paesi Emergenti, pari a 15mila euro, e 5.877 di Pioneer SSF Euro, pari a 30mila euro.
La dichiarazione dei redditi del ministro della Salute Renato Balduzzi è invece di 199.778 euro lordi complessivi.
Per quanto riguarda i beni immobili, a parte l’abitazione principale di cui ha una comproprietà  al 50%, il ministro risulta proprietario anche di altre abitazioni (due, sempre al 50%), due box auto e una cantina, e quattro terreni. Balduzzi possiede una Subaru Tribeca, una Fiat Multipla e una Panda, diverse azioni, fondi comuni d’investimento e il saldo complesivo del suo conto corrente al 20 febbraio ammonta a 52.055,83 euro.
Il ministro dell’Ambiente Corrado Clini per il 2011 ha dichiarato redditi per 173.383 euro come compenso annuo lordo, percepito nel 2010 come direttore generale del Ministero, qualifica dalla quale ora è in aspettativa senza assegni.
Il trattamento economico come ministro per il 2012 ammonta invece a 199.778,25 euro. Tra i beni immobili, Clini possiede il 50% di un fabbricato a Mirano, in provincia di Venezia. Tra i beni mobili risulta una Fiat 500 immatricolata nel 2010.
Il ministro degli Affari regionali e del Turismo Piero Gnudi possiede un gozzo, una barca da pesca, in leasing, una Fiat Stilo del 2003 e un’Audi A3 del 2008.
Dalla situazione reddituale e patrimoniale pubblicata emerge un reddito di 1,7 milioni riferito al 2010, mentre da ministro il trattamento economico annuo lordo è di 53mila euro più 11mila di indennità  integrativa speciale, e 135 mila euro di ulteriore indennità .
Per quel che riguarda le partecipazioni azionarie, il quadro depositato da Gnudi si riferisce alla data del 16 novembre 2011, giorno natale del Governo Monti; vi figuravano titoli di 22 società  quotate, quasi tutte blue chips.

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UN PROCESSO PER QUESTO REATO GLI MANCAVA: “COPIATO IL NUOVO INNO DEL PDL”, IL RAPPER J-AX MINACCIA DI DENUNCIARE BERLUSCONI

Febbraio 21st, 2012 Riccardo Fucile

IL BRANO PRESENTATO A VILLA GERNETTO “GENTE DELLA LIBERTA” SAREBBE A DETTA DI ESPERTI UN PLAGIO DELLA CANZONE “GENTE CHE SPERA” INCISA DAGLI ARTICOLO 31 NEL 2002

Il nuovo inno del Pdl copiato da un brano rap. E’ l’accusa del cantante J-Ax, al secolo Alessandro Aleotti, ex leader degli ‘Articolo 31′, che ha scovato sgradite somiglianze tra il testo berlusconiano e una vecchia hit della band.
“Noi siamo il popolo della libertà , gente che spera, che lotta e che crede nel sogno della libertà ”, è il ritornello della canzone “Gente della libertà ”, che Silvio Berlusconi ha appena fatto ascoltare allo stato maggiore del partito.
Parole che ricordano “Gente che spera”, contenuta nel settimo album degli Articolo 31, datato 2002.
E a chi glielo ha fatto notare ieri sera tardi attraverso i social network, chiedendo se si sentisse imbarazzato, J-Ax ha risposto su twitter, entro i canonici 140 caratteri: “Domani denuncio Berlusconi. Buonanotte. Incredibile. Cazzo”.
Il nuovo inno del Pdl, presentato ieri sera a villa Gernetto da Silvio Berlusconi, è tutto dedicato al Popolo della libertà : “Gente che non prova invidia”, “che non si arrende e non si arrenderà ”, “che resisterà ”.
E ancora, ”Gente che ama la luce, che non prova invidia e odiare non sa. Gente che non ha rancore e ha come valore la sua libertà  e porta insieme una bandiera nuova, che non si arrende e non si arrenderà , che lotta per la verità , è questo il popolo della libertà ”.
Con un sottofondo melodico ancora inedito, il testo continua: “Grande sogno che ci unisce, un sogno si realizzerà , grande la forza che ci chiama, la forza che ci dice che il bene vincerà  per sempre. Grande la voglia di votare, la voglia di cambiare l’Italia che verrà . Noi siamo il popolo della libertà . Gente che crede e che lotta, che crede nel sogno della libertà , gente che prende la mano, che guarda lontano, che resisterà  e porta insieme una bandiera nuova, che non si arrende e non si arrenderà , che lotta sempre per la verità . E’ questo il popolo della libertà . Grande è il sogno che ci unisce, il nostro sogno che si realizzerà , grande la forza che ci chiama, la forza che ci dice che il bene vincerà  per sempre. Grande la voglia di lottare, la voglia di cambiare l’Italia che verrà . Noi siamo il popolo della libertà , noi siamo il Popolo della libertà ”.
Secondo i fan di J-Ax, sono parole che ricordano il brano del 2002 ‘Gente che spera’, il cui ritornello recita: “Noi, gente che spera cercando qualcosa di più in fondo alla sera noi gente che passa e che va, cercando la felicità …”

(da “Il Fatto Quotidiano“).

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MONTI, 20 MILIARDI DAGLI EVASORI PER TAGLIARE LE TASSE

Febbraio 21st, 2012 Riccardo Fucile

LA BOZZA DEL DECRETO NUOVE MISURE ANTI EVASIONE E MENO TASSE… STRETTA SULLE IMPRESE, TORNA IL REGISTRO CLIENTI-FORNITORI, I SOLDI RECUPERATI DAL FISCO IN UN FONDO PER AIUTARE LE FAMIGLIE

Più lotta all’evasione e meno tasse. Lo slogan non è nuovo, ma c’è davvero un piano del governo anche se molto diverso dalle indiscrezioni circolate in questi giorni.
Il principio lo fissa il premier Mario Monti, in un discorso alla Borsa di Milano, ieri mattina: “Il nostro obiettivo è ridurre disavanzo pubblico, ma anche far affluire ai contribuenti onesti il gettito della lotta accresciuta all’evasione in termini di minore aggravio fiscale”.
Questo non significa che il decreto legge in discussione venerdì al Consiglio dei ministri taglierà  d’un colpo le aliquote più basse dell’Irpef, dal 23 al 20 per cento, come riferivano alcune voci. Il meccanismo è più complesso.
L’ultima manovra del governo Berlusconi, dopo l’estate, ha creato un “Fondo per la riduzione strutturale della pressione fiscale” in cui finiscono le entrate extra, cioè quelle superiori alle attese, in particolare quelle derivanti dalla lotta all’evasione fiscale.
Dal 2014, ogni anno, nel Documento di economia e finanza il governo deve stabilire quanti soldi ci sono a disposizione e poi, grazie al fatto che sono al sicuro nel Fondo, usarle per ridurre le tasse.
Stando alla bozza, venerdì il governo anticiperà  dal 2014 al 2012 la partenza del fondo, in maniera che i contribuenti potranno avere qualche beneficio già  nel 2013 quando compileranno le dichiarazioni dei redditi relativi al 2012.
La cosa importante è l’entità  della cifra che il governo conta di avere a disposizione: visto che i blitz a Cortina, Milano e Roma stanno funzionando, assieme alle misure contenute nei due ultimi decreti, Monti e il suo vice al Tesoro Vittorio Grilli stimano di trovarsi nelle casse almeno 20 miliardi in più.
Non una tantum, ma strutturali.
Con un simile cuscinetto si possono fare due cose: evitare l’aumento dell’Iva a ottobre (vale circa 16 miliardi) e abbassare di almeno un punto percentuale l’aliquota più bassa dell’Irpef, cioè per il reddito fino a 15mila euro, dal 23 al 22 per cento.
Ma il Tesoro ha invitato alla prudenza.
E nella bozza del decreto non c’è un riferimento diretto all’Irpef, soltanto a “misure, anche non strutturali, di sostegno del reddito di soggetti appartenenti alle fasce di reddito più basse” in particolare le “detrazioni fiscali per i familiari a carico”.
Ma è un gioco a incastri: l’aumento dell’Iva è previsto come paracadute se il governo non riesce a rimodulare le agevolazioni fiscali per famiglie e imprese.
Se la tagliola dell’Iva non scatta e il Parlamento approva la revisione delle agevolazioni, si potrebbero liberare altre risorse.
Ma c’è chi nel governo pensa invece di stabilire da subito il taglio dell’Irpef e, se non dovessero arrivare abbastanza soldi dalla lotta all’evasione, far scattare una clausola di salvaguardia che farebbe aumentare l’aliquota più alta dell’Irpef, oggi al 43 per cento sopra i 75 mila euro.
Forse però è soltanto uno spauracchio da agitare davanti al Pdl per far digerire a Silvio Berlusconi e al suo partito una misura antievasione, citata nella bozza, che dovrebbe garntire le risorse al Fondo: il ritorno dell’elenco clienti-fornitori per le imprese, una misura prevista ai tempi di Vincenzo Visco (governo Prodi) e poi abolita da Giulio Tremonti.
Difficile evadere per le imprese se costrette a comunicare da chi si riforniscono e a chi vendono.
Tutte le operazioni diventano tracciabili.
Sono misure che miglioreranno il gradimento del governo. E Monti, che nega sempre di fare scelte condizionate dall’impatto di comunicazione, sembra però attento ad avere una solida base di consenso , soprattutto in caso di aumento della frizione con i partiti.
Oltre alle tasse, però, la popolarità  del governo dipende da due temi: la casta e la trasparenza.
“à‰ molto bello che ci siano le crociate contro i privilegi della casta e siamo ben lontani da aver realizzato ciò che è necessario al riguardo”, ha detto ieri Monti rispondendo a una domanda nella sede di Borsa Italiana, dove erano riuniti investitori e operatori.
Poi l’invito a non esagerare: la stampa dovrebbe stabilire “nel segreto della propria coscienza un’asta oltre la quale dire ‘beh, mica malaccio’. La fame di sangue della politica da parte della gente è illimitata”.
Il primo test sarà  oggi: ministri e sottosegretari devono pubblicare on line redditi e patrimoni, non si accettano defezioni (il termine è già  stato prorogato di una settimana). Monti già  rivendica il successo: “Ho faticato a trovare qualcosa di comparabile” sui siti degli altri governi del G7.
Dopo il discorso a Piazza Affari, Monti è volato a Bruxelles per l’eurogruppo, la riunione dei ministri economici della zona euro, che deve decidere sugli aiuti alla Grecia (il prestito da 130 miliardi).
Giusto prima della partenza esce una lettera firmata da 12 primi ministri, dall’inglese David Cameron allo spagnolo Mariano Rajoy al polacco Donald Tusk.
à‰ il partito della crescita, guidato da Monti, che deve contenere l’istinto tedesco a imporre soltanto rigore, “serve un’azione per modernizzare le economie”.
Ma contenere Angela Merkel non sarà  facile.

Stefano Feltri
(da “Il Fatto Quotidiano”)

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BERLUSCONI SE LE CONTA E SE LE CANTA: AL VERTICE PDL ANNUNCIA “OVUNQUE CON IL SIMBOLO PDL” E SFORNA IL NUOVO INNO

Febbraio 21st, 2012 Riccardo Fucile

“NESSUNA ARCHIVIAZIONE DEL VECCHIO SIMBOLO, PARTITO IN CRESCITA NEI SONDAGGI”… AL NUOVO INNO “GENTE DI LIBERTA'” AVREBBE DATO UN CONTRIBUTO METRICO DECISIVO L’ON MARIA ROSARIA ROSSI, QUELLA CHE ORGANIZZAVA LE FESTE AL CASTELLO DI TOR CRESCENZA

Il Cavaliere non molla, anzi rilancia.
Silvio Berlusconi, nel corso di un incontro con il vertice del partito a villa Gernetto – secondo quanto si è appreso da alcuni partecipanti – ha confermato che il simbolo del Pdl sarà  presente «ovunque si voterà » in queste elezioni amministrative.
E ha bollato come «voci fantasiose» quelle circolare in queste ore che davano per archiviato l’emblema tradizionale.
In occasione della cena a Villa Gernetto, c’è stato anche lo spazio per una piccola sorpresa e cioè con il debutto del nuovo inno del Pdl.
Una nuova canzone, ha spiegato il Cavaliere ai presenti, per rilanciare l’azione del Pdl: «Noi siamo il Popolo della Libertà , gente che spera, che lotta e che crede nel sogno della libertà », questo è uno dei qualificati passaggi del nuovo inno.
Fonti Pdl riferiscono che al testo del nuovo inno avrebbe lavorato in particolar modo l’onorevole Maria Rosaria Rossi (quella che organizzava al premier le feste al Castello di Tor Crescenza) e che il titolo sarebbe «Gente di libertà ».
Berlusconi avrebbe inoltre aperto alla possibilità  di liste civiche, ma specificando che queste saranno solo un supporto al Pdl e che, comunque, si deciderà  caso per caso, dove il candidato della lista civica è ritenuto forte e con un determinante collegamento con il territorio.
Nei sondaggi – avrebbe detto Berlusconi ai presenti – il Pdl è al 23,6% «ma in crescita a livello nazionale».
Nel frattempo, il segretario del partito, Angelino Alfano, ha invitato i presenti – tra i quali il sindaco di Roma Gianni Alemanno, il presidente della Provincia di Milano Guido Podestà  e gli ex ministri Michela Vittoria Brambilla e Sandro Bondi – a «fare squadra».
Silvio Berlusconi ha accolto i partecipanti nella villa vicino Arcore facendo fare loro un breve tour, poi nel teatro ha introdotto il segretario del Pdl che, a quanto si è saputo, ha parlato del momento delicato in cui si stanno per svolgere le amministrative con il rapporto con Lega da gestire.
Lega e Udc, è stato detto più volte da esponenti del Pdl, sono i due orizzonti a cui guarda il Popolo della libertà .

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IMMIGRATI, RESTA LA TASSA INTERA MA I PERMESSI DURERANNO PIU’ A LUNGO

Febbraio 21st, 2012 Riccardo Fucile

ALTRE NOVITA’: CHI PERDE IL LAVORO AVRA’ PIU’ TEMPO PER CERCARNE UN ALTRO, DA SEI MESI SI PASSA AD UN ANNO…PERMESSO ILLIMITATO PER CHI DIMOSTRERA’ DI AVERE UNA FAMIGLIA CHE LO SOSTIENE

Resta la tassa, si allungano i permessi.
È la “rivoluzione” annunciata dal Viminale: basta rinnovi e scadenze ravvicinate nel tempo, i permessi di soggiorno dureranno più a lungo (anche il doppio). Non solo.
Chi perde il lavoro avrà  più tempo per cercarne un altro (il permesso per attesa occupazione passa da sei mesi a un anno) o un permesso illimitato se ha un contesto familiare che garantisca il suo sostentamento.
E la nuova tassa firmata Maroni-Tremonti ?
Si pagherà  per intero, ma meno spesso.
Ecco i punti della bozza alla quale stanno lavorando in queste ore i tecnici dei ministeri dell’Interno e del Lavoro: sulla vita dei migranti si annuncia l’intervento più radicale dai tempi della Bossi-Fini.
Ad offrire lo spunto per rivoluzionare la materia è il decreto Maroni-Tremonti, entrato in vigore il 30 gennaio scorso: col provvedimento nasce una nuova tassa (tra 80 e 200 euro, a secondo del tipo di permesso) per gli immigrati che intendono richiedere il rinnovo o rilascio dei documenti.
Un balzello che si va ad aggiungere alle altre spese già  sostenute per la pratica: 27,50 euro per il rilascio del permesso elettronico, 30 euro per il servizio delle Poste e 14,62 euro in marca da bollo.
Il governo Monti, ereditata la stangata, ha preferito mettere mano all’intera materia dei permessi di soggiorno, piuttosto che intervenire sulla nuova tassa (il cui mancato introito potrebbe peraltro configurarsi come danno erariale per la Corte dei Conti).
“La norma che stiamo mettendo a punto – ha annunciato il 1° febbraio il ministro dell’Interno, Annamaria Cancellieri, alla commissione Affari Costituzionali della Camera – rivoluzionerà  completamente il sistema dei permessi”.
E, stando alle prime indiscrezioni che arrivano dai ministeri competenti, l’annuncio potrebbe presto realizzarsi.
Innanzitutto si lavora ad allungare i permessi di soggiorno: di tutti, da quelli della durata di tre mesi, a quelli che scadono dopo due anni.
Tra le varie ipotesi sul tavolo, si mira anche a raddoppiarne la durata.
Un modo per ridurre la nuova tassa Maroni-Tremonti, che rimane in piedi ma verrà  pagata meno frequentemente (visto il prolungarsi dei permessi): una risposta alle richieste dei sindacati che hanno più volte manifestato contro la nuova stangata.
Un modo anche per semplificare la vita dei migranti, alle prese ogni anno con la burocrazia dei permessi.
Il governo prevede di allungare a un anno la durata del permesso di soggiorno per attesa occupazione.
“Un anno di tempo o più in caso di cassa integrazione, indennità  di disoccupazione e ammortizzatori sociali, invece di sei mesi”, conferma il sottosegretario al Welfare, Maria Cecilia Guerra.
Oggi chi perde il lavoro ha solo sei mesi di tempo per cercarne un altro, pena la scadenza del permesso.
“Sei mesi per ritrovare un lavoro mi sembrano pochi – aveva detto anche il presidente della Camera, Gianfranco Fini nel maggio 2010 – vista la congiuntura economica andrebbe previsto almeno un anno”.
E ancora: “Un’altra norma che portiamo avanti – spiega Cecilia Guerra – permetterebbe di non far scadere il permesso di soggiorno a quegli immigrati che perdono il lavoro e che si trovano in un contesto familiare in grado di garantire il sostenimento economico. Il permesso di soggiorno non scadrebbe finchè c’è la possibilità  di un mantenimento”.
E ancora: per accelerare le pratiche si spinge sui permessi elettronici e l’uso di internet.
Un programma informatico consentirà , nello stesso momento in cui si formula la domanda online, di ottenere gli appuntamenti necessari al disbrigo della pratica.
Si partirà  a giorni, assicura il ministro Cancellieri, “appena sarà  pronto il software per rendere del tutto operativo il sistema che consentirà  di alleggerire le pratiche e contrarre i tempi”.
Si pensa anche alla possibilità  di bypassare le Poste, attraverso l’utilizzo della posta elettronica certificata per i migranti che ne dispongono.
Resta però sul tavolo il problema della sicurezza della procedura via email, visto il rischio contraffazioni: oggi Poste rilascia una ricevuta all’atto di presentazione della domanda difficilmente falsificabile (grazie al codice ologramma).
I tempi? Dai ministeri competenti rispondono che la “rivoluzione” dovrebbe essere pronta in dieci giorni.
E se per accelerare l’iter delle pratiche basterà  un decreto ministeriale, per l’allungamento dei permessi si dovrà  intervenire con una modifica di legge.
Il plauso delle associazioni. “Così facendo il governo andrebbe incontro alle richieste avanzate da tutte le associazioni, dall’ARCI alla Caritas- spiega Pino Gulia, responsabile immigrazione del patronato Acli – perchè l’integrazione passa anche da queste scelte che danno respiro agli immigrati, sia dal punto di vista economico, che burocratico”.

Vladimiro Polchi
(da “La Repubblica“)

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MUTUI, PRESTITI E FINANZIAMENTI NEGATI: ALLO SPORTELLO UN ESERCITO DI RESPINTI

Febbraio 21st, 2012 Riccardo Fucile

ORMAI   PER ACCEDERE AL CREDITO NON BASTA NEMMENO AVERE IL POSTO FISSO O ESSERE IN REGOLA CON I PAGAMENTI… CENTO STORIE DI “CREDITO RIFIUTATO”

Coppie alla ricerca del mutuo per la prima casa, posto fisso.
Piccole ditte ben avviate con il sogno di espandersi, sempre in regola.
Medie aziende specializzate, sane, ma a corto di liquidità  perchè lo Stato paga male e tardi.
Anziani a un passo dalla pensione, poi negata per pochi spiccioli da ripianare.
Le storie dei lettori, rimbalzate su Repubblica.it, dopo gli approfondimenti sulla nuova stretta del credito che incombe su imprese e famiglie, ci raccontano di un’Italia che fatica, che ha bisogno di soldi per ripartire, che bussa alle banche.
E che ottiene quasi sempre un “no” come risposta.
Nonostante garanti e garanzie, specchiata affidabilità  finanziaria, bassi insoluti, solide storie di imprenditorialità .
Il credit crunch, la contrazione del credito, l’intoppo nel flusso del denaro nei canali dell’economia reale, è tutto qui.
In quei 20 miliardi negati agli sportelli a dicembre, un calo record rispetto all’anno precedente.
In quei prestiti sempre più cari e misurati con il contagocce.
In quel grido d’allarme di imprese e famiglie in apnea. «È cruciale che l’economia non entri in asfissia creditizia, deperendo e trascinando con sè anche le prospettive del sistema bancario», ha auspicato due giorni fa il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, dopo aver certificato che il 2012 sarà , ancora, un anno di recessione.

Il geometra a riposo

“Non avrebbero rischiato nulla così ho perso un pezzo di pensione”
La Cassa di previdenza dei geometri mi ha comunicato che dal 2 febbraio 2011 potevo andare in pensione (14mila euro lordi annui), ma dovevo prima sanare dei contributi non pagati che, grazie ad Equitalia, sono saliti a circa 38mila euro.
Mi sono rivolto a diverse banche, ma non ho ottenuto il prestito. Eppure non avrebbero corso alcun rischio: la Cassa avrebbe versato nel conto corrente le mensilità , la banca avrebbe prelevato la rata. Ora la Cassa mi ha notificato il respingimento della pensione. Sono disperato e non so come vivere.
Paolo Brufani

Il dirigente
“La banca non ci sconta più le fatture è una stretta che farà  male all’azienda”
Sono un professionista amministratore di una piccola azienda operante nel settore della verniciatura. Nel giro di qualche mese mi sono visto ridurre in maniera significativa da due banche gli affidamenti autoliquidanti (quelli di cui la banca rientra direttamente con l’incasso delle fatture anticipate). E questo nonostante la percentuale degli insoluti nel corso degli ultimi 5 anni fosse molto al di sotto della media di sistema. La stretta del credito avrà  ripercussioni sulla vita dell’azienda e di una dozzina di persone che lì dentro ci lavorano.
Domenico Ansalone

Il commerciante
“Negati i soldi per un frigo i capitali servono per Bot e Btp”
Ho aperto nel 2006 una piccola enoteca con vendita di vini e prodotti tipici della Maremma. Con fasi alterne riesco a sopravvivere. Nel mese di novembre ho avuto la necessità  di chiedere un piccolo prestito di 10mila euro (devo cambiare il banco frigo e alcune parti di mobilio per allargare l’attività ). Ma la banca me lo ha rifiutato, nonostante io sia proprietario sia del fondo dove svolgo l’attività , sia di una casa dove abito. Il direttore di mi ha detto: «Mi dispiace, ma le banche oggi preferiscono acquistare Bot che dare i prestiti alle piccole aziende».
Leonardo

L’artigiano

“Per comprare i locali della ditta ho chiesto i soldi a un garante privato”
Sono il titolare di una piccola ditta. Da 10 anni in affitto, pagavo regolarmente 700 euro al mese. Ho deciso di fare il grande passo e comprare i locali dove svolgo la mia attività . Mi sono rivolto alla mia banca che mi calcola una rata da 450 euro, ben più bassa dell’affitto. La banca ha fatto di tutto per non darmi il mutuo, nonostante avessi portato un garante con una liquidità  sul suo conto corrente di 4 volte il costo dei locali. Alla fine ho dovuto ricorrere al prestito del mio garante. Non si può far ripartire l’economia in questo modo.
Danilo

L’industriale
“Il progetto d’investimento piaceva ma nessun istituto aveva i fondi”
Ho 64 anni e una lunga esperienza di aziende, quelle che ho fatto io e quelle di altri imprenditori. Avevo deciso, con la mia compagna, di crearne una nuova. Il piano prevedeva il nostro lavoro e quello di altre quattro persone, con un investimento di 380mila euro. Avevamo capitale proprio e di terzi per 250mila euro. Il resto l’ho chiesto a banche locali, cooperative e grandi banche, offrendo garanzie ben più alte; risposta: «Bello, ma non abbiamo soldi, non possiamo darti nulla». Dunque, sei persone in meno a lavorare.
Fausto Santiccioli

La piccola impresa
“Sani e senza fidi, se mi gira chiudo e mi metto in nero su web e mercatini”
Piccola azienda con otto dipendenti, dopo la crisi ridotti a quattro, ben funzionante ma senza fido, senza carta di credito, con un libretto di assegni alla volta. Però le banche continuano a pretendere il saldo immediato del pregresso, rifiutandosi di rateizzarlo in tempi sopportabili. Se lo stress non mi uccide, continuerò ancora un po’, se un giorno mi alzo dalla parte sbagliata del letto chiudo tutto e mi metto a lavorare in nero sul web e nei mercatini. Così ci saranno altri quattro disoccupati e un’azienda che paga tante tasse in meno.
Tuttoplease

L’imprenditore
“Anno nero: lo Stato paga tardi e nessuno anticipa il dovuto”
Sono titolare di una piccola impresa specializzata nel settore impiantistico con 10 dipendenti. Da ormai due anni siamo in gravissima difficoltà  finanziaria per i ritardi di pagamento della società  pubblica per la quale lavoriamo da oltre un decennio. Il ritardo nei pagamenti ha raggiunto ormai i 18 mesi e non riusciamo più a trovare banche disposte a farci delle anticipazioni. Nonostante un bilancio in utile dal nostro primo anno di attività  (1986), vedo un 2012 nerissimo col rischio di chiusura dell’attività  per assoluta mancanza di liquidità .
Eddy

Il dipendente anziano
“Lavoro fisso e niente mutuo per noi ma la Bce presta miliardi alle banche”
Io e mia moglie siamo due impiegati paracomunali a tempo indeterminato di 30 e 35 anni, senza prestiti attivi o pendenze.
Da circa un anno cerchiamo di ottenere un mutuo per la costruzione della nostra prima casa di circa 240mila euro e non riusciamo ad averlo, nonostante garanti e case in garanzia. È veramente uno scandalo che la Bce abbia prestato miliardi di euro alle banche a tassi bassissimi senza accertarsi che queste poi reinvestano i soldi facendo girare l’economia, prestandoli alle aziende in difficoltà  o finanziando i cittadini.
Andrea Scorza

Valentina Conte
(da “la Repubblica”)

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“CHI HA UN PC PAGHI IL CANONE RAI”: E SUL WEB SCOPPIA LA RIVOLTA

Febbraio 21st, 2012 Riccardo Fucile

MIGLIAIA DI POST DI PROTESTA CONTRO L’ASSURDO BALZELLO… “VIALE MAZZINI VUOLE 1 MILIARDO DI EURO DA 5 MILIONI DI IMPRESE E PARTITE IVA”

«Un servizio che non è pubblico, un canone impopolare e format medievali».
Oppure: «Arrivo in ufficio e trovo la segretaria ridere di fronte al canone Rai per l’ufficio. Quattrocentododici euro! #fatevoi».
Una sollevazione popolare attraverso centinaia di post su Twitter avanza creando una campagna denominata senza giri di parole #raimerda.
Ma non solo Internet.
Anche politici (bipartisan) e associazioni dei consumatori. Tutti in coro, ognuno con i suoi toni, dicono «no» alla richiesta della Rai a imprenditori e liberi professionisti di pagare il canone se possiedono un computer con connessione internet.
L’azienda di Stato si riferisce – addirittura – al regio decreto legge del 21 febbraio 1938, n. 246: “Chiunque detenga uno o più apparecchi atti o adattabili alla ricezione delle radioaudizioni è obbligato al pagamento del canone di abbonamento”.
Sia dal Popolo della libertà  che dal partito democratico sono arrivate critiche alla campagna di comunicazione lanciata dall’emittente di Stato.
«Il combinato disposto di una serie di articolati consentirebbe di esigere il canone anche da chi ha un semplice Ipad, una patente stortura», ha spiegato in una nota Bruno Murgia, deputato del Pd, che già  nel 2007 ha presentato alla Camera un proposta di legge per esentare dal canone i proprietari di pc, videofonini e palmari.
«Pretendere denari da chi paga regolarmente il canone per le proprie abitazioni non è tollerabile», ha sottolineato, senza contare che «la pressione fiscale ha già  superato il livello di guardia».
Sulla stessa linea Giancarlo Sangalli, senatore Pd.
«Si sta veramente esagerando», ha detto in un comunicato, «presenterò un’interrogazione al presidente Monti nella sua qualità  di ministro dell’Economia. In un momento di così grave difficoltà  per numerose imprese, l’imposizione dell’ennesima tassa è del tutto fuori luogo».
«Se la Rai pensa di fare cassa con le aziende e i lavoratori autonomi possessori di pc si sbaglia di grosso» ha detto il presidente dei senatori dell’Italia dei Valori, Felice Belisario.
«È probabile che le aziende non acquistino pc o iphone per vedere Sanremo in live streaming. Più probabile – conclude Belisario – che questi siano, oggi, strumenti indispensabili di lavoro. Inviare il bollettino per il pagamento del canone al popolo delle partite Iva, inoltre, è una beffa che si aggiunge al danno di quei tantissimi che sono stati costretti ad aprire una posizione invece di essere assunti. Il canone va pagato e va combattuta l’evasione ma basta con balzelli e stravaganze».
Adusbef e Federconsumatori passano al contrattacco. «La Rai, un’azienda lottizzata che sempre di più sforna cattiva informazione e servizi spesso taroccati e strappalacrime per inseguire il feticcio dell’audience – sottolineano le due associazioni dei consumatori -, ha sfornato l’ennesimo balzello, a carico di imprese, studi professionali ed uffici, per imporre un pesante tributo sul possesso non solo degli apparecchi Tv, ma anche di qualsiasi dispositivo atto o adattabile a ricevere il segnale tv, inclusi monitor per il Pc, videofonini, videoregistratori, Ipad, addirittura sistemi di videosorveglianza, telefonini che si collegano ad internet con una somma che, a seconda della tipologia di impresa, va da un minimo di 200 euro fino a 6.000 euro l’anno a carico di oltre 5 milioni di utenti per un controvalore di 1 miliardo di euro l’anno».
Per Rete Imprese Italia chi non paga è soggetto a pesanti sanzioni e a controlli da parte degli organi di vigilanza.
«Quella del canone speciale Rai è una richiesta assurda perchè vengono “tassati” strumenti come i computer che gli imprenditori utilizzano per lavorare e non certo per guardare i programmi Rai. Tanto più se si considera che il Governo spinge proprio sull’informatizzazione per semplificare il rapporto tra imprese e Pubblica Amministrazione. In questo momento di gravi difficoltà  per i nostri imprenditori, di tutto abbiamo bisogno tranne che di un altro onere così pesante e ingiustificato».

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CASO LUSI, ORA I PM INDAGANO SU ALTRI 20 MILIONI DI EURO SCOMPARSI

Febbraio 21st, 2012 Riccardo Fucile

DALLE VERIFICHE DI DUE CONTI CORRENTI, EMERGEREBBE IL TRANSITO DI ALTRI SOLDI CON DESTINATARI DI NON FACILE IDENTIFICAZIONE

Ora i magistrati che indagano sull’ex tesoriere della Margherita, Luigi Lusi, si concentrano su nuovi fondi: più di 20 milioni di euro (dei 60 transitati sui conti), oltre ai 13 milioni già  oggetto di inchiesta.
Dalle verifiche dei movimenti nei due conti correnti tra il 2007 e il 2011 ci sarebbero oltre 20 milioni con destinatari di non facile identificazione.
Lusi è già  indagato per appropriazione indebita in relazione all’ammanco di 13 milioni di euro dai fondi del movimento.
Stando a quanto accertato dal procuratore aggiunto Alberto Caperna e dal pm Stefano Pesci, dei 60 milioni movimentati nei due conti del partito tra il 2007 e la fine del 2011, oltre 20 avrebbero destinatari al momento non chiaramente identificati.
I magistrati vogliono capire se il senatore Lusi si sia appropriato di altre somme di denaro, oltre che dei 13,5 milioni di euro spariti dalle casse del partito, e se parte dei fondi della Margherita sia finita a soggetti a cui non potevano essere destinati in base allo statuto del partito.
Intanto, la Guardia di Finanza ha eseguito oggi il provvedimento di sequestro preventivo firmato venerdì scorso dal gip Simonetta D’Alessandro: sono state così ‘congelate’ le quote della ‘TTT srl’ e della ‘Paradiso Immobiliare’, riconducibili a Lusi e titolari, rispettivamente, dell’appartamento da 1,9 milioni nel centro di Roma, in via Monserrato e di una villa a Genzano del valore di circa 3 milioni.

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