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PER CALDEROLI VOLO DI STATO PER I CAZZI SUOI, PER SALVARE ROSSELLA URRU, RAPITA IN MAURITANIA, L’INVIATA DEL GOVERNO COSTRETTA INVECE A UN VOLO DI LINEA

Marzo 1st, 2012 Riccardo Fucile

NEGATO IL VOLO DI STATO PER LA MISSIONE DELL’INVIATA DEL GOVERNO MARGHERITA BONIVER… SI RISPARMIA SOLO SUI POVERI CRISTI, NON SUI LADRONI PADANI

La missione di Margherita Boniver, da oggi in Mauritania sulle tracce di Rossella Urru, ha rischiato di saltare.
Il governo non ha concesso il volo di Stato e l’inviata speciale dovrà  viaggiare su un aereo di linea, facendo scalo a Parigi e raggiungendo in seguito l’Africa.
È mistero sulla richiesta di riscatto per la liberazione della cooperante di Samugheo.
Quanti soldi sta investendo il governo italiano sulla liberazione di Rossella Urru?
È lecito chiederselo, quattro mesi dopo il sequestro della cooperante di Samugheo, quando si scopre che per il ministero degli Affari esteri sarebbe stato «eccessivamente oneroso» predisporre un volo di Stato per consentire all’inviato speciale per le Emergenze umanitarie Margherita Boniver di raggiungere oggi la Mauritania.
Tanto che il programma della deputata (che evita ogni commento ufficiale) prevede per la mattinata il trasferimento, su un volo di linea, da Roma a Parigi.
Dalla capitale francese, dovrà  poi imbarcarsi su un altro aereo per Nouakchott, capitale del Paese africano, dopo aver fatto check-in, controlli di sicurezza e procedure d’imbarco, come qualsiasi passeggero.
Tutto questo è normale o c’è da domandarsi cosa abbia portato il governo a risparmiare qualche decina di migliaia di euro su un viaggio predisposto da settimane da chi lo riteneva importante nella trattativa per riportare Rossella viva a casa?
O solo Calderoli ha diritto a usufruire del volo di Stato per cazzi suoi personali, facendolo pagare al contribuente italiano, grazie alla complicità  dei senatori che l’hanno salvato dai giudici che lo volevano processare per truffa?

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PARLA IL CARABINIERE INSULTATO: “FIGLIO DI OPERAI, FACCIO IL MIO DOVERE PER 1.300 EURO AL MESE. E’ IMPORTANTE CHE OGNUNO ABBIA DIRITTO DI DIRE QUELLO CHE PENSA”

Marzo 1st, 2012 Riccardo Fucile

PARLA IL MILITARE RIMASTO IMMOBILE SENZA REAGIRE ALLE PROVOCAZIONI VERBALI DEL NO TAV… “CI ADDESTRANO A NON RACCOGLIERE PROVOCAZIONI. TU SENTI QUELLO CHE DICONO E DICI ALLA TUA TESTA DI PENSARE AD ALTRO”

“Non hai un nome e un cognome, pecorella?”. Il birignao squadrista che quel tipo sulla A32 gli ha cantilenato a vantaggio di telecamere e davanti alla visiera di plexiglass che il comandante di plotone gli aveva ordinato di abbassare ora lo ripete a se stesso come una canzoncina.
Le immagini di “Corriere tv” hanno fatto il giro della rete.
Sono entrate nei corridoi della politica, dei ministeri, stupefatti dalla sua dignità  di carabiniere.
Hanno convinto il comandante generale dell’Arma, Leonardo Gallitelli, a gratificarlo di un encomio solenne per “la fermezza e la compostezza dimostrate”.
E lui di tanto rumore e sovraesposizione ora ne sorride, quasi intimidito. Come può esserlo un ragazzo di 25 anni, quanti ne ha lui.
Dice: “Pecorella un nome ce l’ha. Scrivi che mi chiamo F.”.
E l’accento tradisce la sua terra, la sua storia.
È sardo della provincia di Oristano, F.
È un “figlio del popolo”, come si diceva una volta. E non perchè dirlo sia un clichè, ma perchè è la verità . “Sono figlio di un operaio. E sono cresciuto in un paese di operai. Ho un fratello e la licenza liceale scientifica”.
“Comunque sei una bella pecorella, lo sai? Vorrei vederti sparare. Sai sparare?”, lo provocava lo squadrista in autostrada.
Sì, sa sparare. Ed ha imparato in un poligono di tiro dell’esercito.
Quello di una caserma della Brigata meccanizzata Sassari, dove, cinque anni fa, si era arruolato appena preso il diploma.
“Avevo deciso di mettermi subito a lavorare. Fare il soldato è un mestiere onesto. E così quando sono uscito dal liceo ho firmato da volontario per 4 anni”.
F. poteva finire in Iraq, a Nassirya, dove la brigata ha ruotato durante la guerra. Si è ritrovato a Chiomonte, Val di Susa, Italia.
“Sì non ho partecipato alle missioni all’estero. Perchè, dopo due anni dall’arruolamento ho deciso di diventare carabiniere. Pensavo fosse un passo professionale importante. E quel lavoro mi affascinava. Così, tre anni fa, conclusa la ferma con l’esercito sono arrivato al battaglione, da cui non mi sono più mosso e dove sto bene”.
Dice “mestiere”, “lavoro”, F.
Perchè in fondo, spiega, sono sinonimo di dovere. “L’ho detto stamane un po’ emozionato al telefono al mio Comandante Generale. Ho detto che ho fatto solo il mio dovere. E il dovere, per me, è fare bene il mio lavoro”.
Nel lavoro in val di Susa, dove il suo battaglione è già  “ruotato” almeno una decina di volte nell’ultimo anno, c’è anche quella roba lì.
Sentire, magari provando a non ascoltare. “Dai anche i bacini alla tua ragazza con quella mascherina? Così non gli attacchi le malattie….”.
“Io veramente non ho una moglie e se è per questo neanche una ragazza. Ma è lo stesso. Perchè ci addestrano a non raccogliere gli insulti, le provocazioni. Tu senti quello che dicono e dici alla tua testa di pensare ad altro. Devi farlo”.
Anche dunque se ti danno dello “stronzo in divisa”, che “da stronzo in divisa andrà  in pensione”.
Ad F., per la pensione, manca una vita intera.
A 1.300 euro di paga base, che diventano 1.500 con le indennità  di trasferta.
Troppe volte torneranno a dargli dello “stronzo”.
“Lo so. Ma non importa”, dice lui. E ne è convinto.
O comunque dice di esserlo.
Perchè la val di Susa gli ha insegnato una cosa.
Che prova a dire così: “L’altra mattina sull’autostrada, e il giorno prima, insomma, tutte le volte che ho visto questi ragazzi, che hanno la mia età , ho pensato che è importante che ognuno abbia il diritto di dire quello che pensa. Giusto o sbagliato che sia. Purchè lo faccia senza violenza. Poi, ognuno di noi saprà  giudicare. O no?”.

Carlo Bonini
(da “La Repubblica”)

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STOP ALL’ARRIVO DI SCIMMIE CAVIA: LA HARLAN SI ARRENDE AGLI ANIMALISTI

Marzo 1st, 2012 Riccardo Fucile

BLITZ DEGLI ANIMALISTI CON L’EX MINISTRO BRAMBILLA NELLO STABILIMENTO DELLA MULTINAZIONALE IN BRIANZA… NON ARRIVERANNO ALTRE SCIMMIE PER GLI ESPERIMENTI

Questo (non) è un paese per scimmie.
La notizia – nei prossimi giorni converrà  verificarla attentamente – arriva alle sette e mezzo della sera, dopo il blitz delle felpe nere animaliste dentro i laboratori della Harlan a Correzzana: l’invio nello stabilimento della multinazionale americana di altri 750 macachi destinati alla sperimentazione – i primi 104, come rivelato da Repubblica, che ha sollevato il caso, sono stati importati dalla Cina il 21 febbraio – è stato bloccato.
Lo ha garantito il presidente di Harlan, David Broken, parlando al telefono da Minneapolis con Michela Vittoria Brambilla.
L’ex ministro del Turismo, qui in veste di animalista, è l’unica, oltre a tre militanti di ‘100% animalisti’ – ma loro hanno scavalcato facendo irruzione nell’azienda – che è riuscita, dopo una lunga trattativa, a entrare nei capannoni di Correzzana.
«Il numero uno di Harlan mi ha assicurato che non arriveranno altre scimmie – ha spiegato Brambilla – Venerdì Broken verrà  in Italia e ci incontreremo, ha promesso che si troverà  anche   una soluzione per salvare la vita ai 104 esemplari che si trovano già  qui».
L’annuncio, che ha un po’ placato, almeno per ora, la massiccia ondata di proteste del fronte animalista, è giunto alla fine di una giornata ad alta tensione: alle tre del pomeriggio una ventina di militanti dell’ associazione ‘100% animalisti’, felpe nere e striscioni contro Harlan, si sono presentati davanti all’allevamento brianzolo della multinazionale (uno dei tre presenti in Italia).
Mentre l’ex ministro Brambilla veniva rimbalzata al citofono dell’azienda, in tre hanno scavalcato i cancelli e, di fronte ai carabinieri, hanno raggiunto i capannoni che ospitano i laboratori e gli stabulari dove sono rinchiusi migliaia di animali – soprattutto roditori, oltre a 150 scimmie.
I militanti sono riusciti e penetrare all’interno dello stabilimento e a introdursi in uno dei laboratori: ma l’area dei macachi era stata isolata, impossibile da raggiungere.
«L’avevamo promesso e lo abbiamo fatto, la nostra è stata un’azione dimostrativa necessaria – dice Paolo Mocavero, leader degli ultrà  animalisti – Il massacro degli animali da sperimentazione e da vivisezione è una vergogna non più tollerabile». L’incursione è durata una decina di minuti, dopodichè i militanti, che inizialmente erano stati bloccati dentro il capannone, sono usciti e si sono trovati di fronte altri carabinieri giunti in rinforzo.
Applausi delle decine di animalisti.
Sono 900 i primati importati dalla Harlan e destinati a laboratori pubblici e privati, ospedali, università , centri di ricerca italiani e stranieri: un carico straordinario, proveniente dalla Cina via Roma-Fiumicino, autorizzato dal ministero della Salute con un decreto del 31 gennaio 2012.
E’ stato lo stesso ministro Renato Balduzzi – dopo la denuncia del nostro giornale – a disporre ispezioni immediate alla Harlan e un monitoraggio.
Due giorni dopo a Correzzana sono arrivati i Nas, che non hanno accertato irregolarità  nè nelle procedure di importazione dei macachi (la maggior parte prelevati in natura alle isole Mauritius) nè per quanto riguarda le loro condizioni   (gli ultimi arrivati sono in quarantena).
La vicenda delle 900 scimmie – sulla quale la Procura di Monza ha aperto un’inchiesta – ha diviso il mondo scientifico: da una parte Umberto Veronesi, secondo il quale non c’è nessuna ragione perchè si debbano sacrificare dei primati per la ricerca.
Dall’altra Silvio Garattini, che difende, in quanto necessaria, la sperimentazione (anche) sulle scimmie.
A dirimere il dibattito, almeno in Lombardia, potrebbe essere – se verrà  approvata come sembra – una legge regionale che vieta l’allevamento di primati (oltre a cani e gatti) in tutto il territorio lombardo.
«Fra qualche settimana la legge entrerà  in vigore – dice Brambilla – a quel punto aziende come Harlan non potranno più operare qui».

Paolo Berizzi
(da “La Repubblica“)

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USO’ L’AEREO DI STATO A FINI PRIVATI, I PARTITI SALVANO CALDEROLI: TERZO POLO VERGOGNA!

Marzo 1st, 2012 Riccardo Fucile

IL SENATO VOTA CONTRO L’AUTORIZZAZIONE A PROCEDERE: RESPINTA PER 219 A 66… META’ PD E TERZO POLO REGGONO IL MOCCOLO ALL’APPROFITTATORE E GLI EVITANO IL PROCESSO: COMPLIMENTI PER IL BELL’ESEMPIO

La richiesta “motivata” è scritta su un foglio prestampato.
Dice che il ministro per la Semplificazione Roberto Calderoli ha bisogno di un volo di Stato per “comprovate e inderogabili esigenze di trasferimento connesse all’esercizio di funzioni istituzionali”.
Quali, non si sa.
Non c’è nessuna casella per specificare quale impegno lo aspetta. L’unico elemento aggiunto a penna è la tratta: “Roma — Cuneo”. Andata e ritorno, si intende.
Era il 18 gennaio di un anno fa e l’ex ministro della Lega era corso in Piemonte, a vedere come stava il figlio della compagna, coinvolto in un incidente stradale.
Il Tribunale dei ministri ritiene che a quel volo non avesse diritto: quando ha compilato quel modulo prestampato ha ingannato i funzionari, ha commesso una truffa aggravata ai danni dello Stato.
Così ha chiesto al Senato di poterlo giudicare. Ma basta vedere Calderoli nei corridoi di palazzo Madama abbracciare il suo avversario Rutelli (“Grazie, Francesco”) per capire come è andata a finire.
Con 219 voti, ieri il Senato ai giudici ha detto no.
Eppure quel viaggio a Cuneo dell’ex ministro poteva essere l’occasione per scoprire qualcosa in più sul “colabrodo” dei voli di Stato nell’era Berlusconi.
Il senatore Pd Francesco Sanna ci aveva provato, aveva chiesto alla Giunta per le autorizzazioni di approfondire, di sentire Gianni Letta, che all’epoca era il delegato della presidenza del Consiglio.
Voleva chiedergli una cosa semplice: “Ma per tre anni e mezzo hanno fatto tutti così?”.
Già  perchè Roberto Calderoli, “interrogato” dalla stessa giunta, ha spiegato che lui non ha ricevuto nessun trattamento di favore: le procedure per la richiesta “motivata” al volo-blu erano le stesse per tutti.
“Erano semplicemente pro-forma — racconta Sanna — Era un modulo meramente ripetitivo della formula contenuta nella direttiva della presidenza del Consiglio, senza nessuna precisazione di merito”.
La conseguenza è semplice: nessun controllo.
Quel modulo così generico, dice ancora il senatore Pd, “vanificava qualsiasi possibilità  di valutazione da parte degli uffici competenti”, tolta quella per cui si controllava se non ci fossero voli di linea disponibili.
Invece la Giunta ha detto no: gli approfondimenti richiesti da Sanna (che era relatore del caso) non servivano: quale truffa può aver commesso?
Non è lui ad aver mentito, sono gli altri che non gli hanno chiesto niente.
Calderoli non si tocca. Nè si scoperchia il pentolone degli aerei blu.
Ci aveva provato nella primavera del 2010 la deputata radicale Elisabetta Zamparutti, chiedendo al governo Berlusconi come mai la Finanziaria di quell’anno avesse “aumentato di ben sei volte i fondi per i voli di Stato”.
Le risposero che le sue erano informazioni “imprecise” e che la maggior parte delle risorse erano destinate a “spese di investimento” e non ai voli in sè. Aggiunsero che nei primi tre mesi del 2010 le ore di volo erano state 486, 99.
Ora il governo Monti fa sapere che nei suoi primi cento giorni ha ridotto le ore di volo del 92 per cento per un risparmio, su base annua, di 23, 5 milioni di euro.
Impossibile scoprire a quale dato faccia riferimento quel 92 per cento.
Allo stesso periodo dell’anno precedente?
E come viene considerata la riduzione dei beneficiari, visto che oggi i membri del governo sono 46 mentre prima erano 65?
Di sicuro veder arrivare Mario Monti a Roma per il suo giuramento in treno è stata un’immagine mai vista prima.
Ma ritorniamo al caso Calderoli: hanno votato contro la richiesta dei giudici di processarlo Lega, Pdl e di fatto il Terzo Polo anche se ufficialmente aveva lasciato libertà  di coscienza.
Ha votato a favore l’Idv.
Si è spaccato il Pd, altrimenti i voti contro Calderoli avrebbero dovuto essere 129 e non 66.
La tesi difensiva del leghista è che il giorno dopo alle 15 avrebbe dovuto presiedere una commissione (impegno peraltro contestato dai giudici) e l’aereo di Stato, anche per una sua esigenza personale, era quindi necessario per poter rientrare a Roma in tempo.
Ma se anche fosse vero, è una tesi ridicola, come non potesse rinviare la riunione   della Commissione o farsi sostituire dal vice.
Come se in auto o in treno non potesse tornare in tempo per le 15 del giorno dopo.
Da questa vicenda emerge che basta compilare vagamente un foglio di servizio e si può “ordinare” un aereo di Stato per esigenze personali, nello stile peggiore della Casta, senza alcun controllo.
Se un consigliere regionale piemontese non avesso denunciato lo scandalo, nessuno avrebbe mai saputo nulla.
Pare che i giudici avessero quantificato in 15.000 euro la spesa per il viaggetto del ministro: Calderoli   avrebbe fatto bene a chiedere scusa e versare l’importo a risarcimento.
Ma la sua “etica padagna” non glielo ha consigliato: più facile denunciare gli sperperi altrui che i propri, vero?
Quanto al Terzo Polo si vergogni: non solo non sa neanche cogliere le occasioni per denunciare gli intrallazzi leghisti, ma gli tiene pure bordone.
Complimenti per aver tutelato la legalità  e la dignità  delle istituzioni.
Avviso al cittadino comune: quando un vostro parente ha un incidente, non affannatevi a correre coi vostri mezzi nella notte a visitarlo, rischiando la pelle, fatevi mandare un aereo di Stato.
Se ne ha diritto un soggetto come Calderoli, ne avete certamente più titolo voi.

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