Aprile 30th, 2012 Riccardo Fucile
MIGLIAIA DI MESSAGGI DI SOLIDARIETA’ DA TUTTO IL MONDO PER LE RAGAZZE CHE AVEVANO ASSALTATO LA FABBRICA DELLA MORTE… LA LEGGE VA RISPETTATA QUANDO ESSA RISPETTA LA DIGNITA’ DEGLI ESSERI VIVENTI, NON QUANDO GIUSTIFICA ATROCITA’
Per loro si è mossa anche Brigitte Bardot. L’ex sex symbol, che da anni ha abbandonato la carriera di attrice per condurre una dura battaglia per la difesa dei diritti degli animali, ha inviato una lettera al ministro della Giustizia, Paola Severino, per chiederle di «vegliare alla liberazione» dei militanti di Green Hill.
Non è stato certo per il suo appello, ma in serata i 12 attivisti, 4 uomini e 8 donne, arrestati per il blitz di sabato, hanno lasciato il carcere. I
l Gip ha disposto per uno l’obbligo di dimora per tutti gli altri il divieto ad avvicinarsi al territorio di Montichiari.
È durata 48 ore la detenzione dei 12 animalisti, provenienti da tutta Italia, fermati per aver liberato una ventina di cuccioli di beagle dall’allevamento di animali per laboratorio nel bresciano.
Sono usciti dal carcere in tarda serata, alcuni con ancora le magliette «No alla vivisezione», che indossavano l’altro giorno durante la manifestazione davanti Green Hill.
Ad accoglierli come eroi gli altri attivisti, ma soprattutto familiari e parenti desiderosi solo di riportarli a casa al più presto.
A quanto si è appreso negli interrogatori del pomeriggio si sono avvalsi della facoltà di non rispondere tutti, tranne una donna romana 51/enne. «Con il blitz dentro l’allevamento non c’entro nulla», avrebbe detto.
Anche gli hackers di Anonymous oggi hanno dato il loro “contributo” alla lotta animalista, attaccando il sito dell’ Associazione italiana per la lotta contro l’Aids (Anlaids), che dalla scorsa notte mostra un comunicato di sostegno al blitz animalista di Montichiari. «Vogliamo mandare un forte messaggio di solidarietà agli arrestati — affermano — e a tutti coloro che si battono per dare voce a chi non ce l’ha. Ci scagliamo contro l’industria della vivisezione: pratica barbara, arretrata e sanguinaria finalizzata alla sofferenza e al profitto delle avide Lobbies».
Sul sito dell’Anlaids, sotto il titolo “Occupy Green Hill” l’associazione viene direttamente chiamata in causa: «Salve, Mengele del nuovo millennio – si legge -. Se Voi assaltate la Vita, noi assaltiamo i Vostri siti».
Poco prima, un analogo attacco aveva avuto come obiettivo il sito di una azienda che distribuisce e commercializza apparecchiature e strumenti medicali veterinari fornitrice dell’allevamento Green Hill, la Riccò Alete.
Anche qui gli hackers chiedono la liberazione degli arrestati, sostenendo le ragioni del blitz e criticando l’attività dell’allevamento.
Ma per la comunità di animalisti, attivisti, ambientalisti il blitz di sabato pomeriggio verrà ricordato come una delle azioni più esaltanti contro la vivisezione.
Dei venti cuccioli “liberati” tre sono stati riacciuffati dalle forze dell’ordine e riportati nelle gabbie. Ma gli altri sono rimasti nelle mani di chi li ha accolti con affetto.
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Aprile 30th, 2012 Riccardo Fucile
PRELIEVI IN CONTANTI E ASSEGNI CIRCOLARI PER ALMENO 3 MILIONI DI EURO SULLE SOMME A DISPOSIZIONE PER I PARLAMENTARI…. NON SI ESCULDE IL REATO DI PECULATO PER IL SENATORE
Il senatore Piergiorgio Stiffoni, autosospesosi nei giorni scorsi dal gruppo parlamentare della Lega Nord, avrebbe utilizzato un conto che serve di norma per rimborsare le spese dei senatori, per effettuare operazioni “sospette” come l’emissione di assegni circolari e una serie di prelievi in contanti. §
Le operazioni “sospette” emergono dalle indagini dai pm di Milano sui fondi del Carroccio.
Gli inquirenti valutano la posizione di Stiffoni e non è esclusa una eventuale contestazione di peculato, perchè si tratta di soldi pubblici.
Il senatore del Carroccio, da quanto si apprende, attraverso un conto del movimento aperto presso la Bnl, avrebbe stacccato assegni circolari e prelevato contanti ed effettuato altre operazioni sospette.
Proprio su questi movimenti di denaro si sarebbe concentrata l’attenzione dell’Unità di Informazione Finanziaria di Bankitalia, che ha fatto delle segnalazioni.
Tra il 2010 e il 2011, sul conto, sarebbero transitati tra i 3 e i 4 milioni di euro, frutto di rimborsi statali destinati al gruppo.
Per questo gli inquirenti potrebbero decidere di iscrivere Stiffoni nel registro degli indagati per peculato.
Il capogruppo in Senato del Carroccio, Federico Bricolo, sentito venerdì scorso, avrebbe dichiarato di non sapere cosa facesse Stiffoni di cui si è sempre fidato. Nel frattempo Stiffoni ha rinunciato a tutti suoi incarichi.
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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Aprile 30th, 2012 Riccardo Fucile
I RAPPORTI CON BOSSI SONO BUONI: “MI HA DETTO CHE HO FATTO BENE A FARE LA BATELADA, QUANDO SOFFIA IL VENTO BISOGNA TENERE”… “RAPPORTI CON LA ‘NDRANGHETA? SONO ALLIBITA”… I DIAMANTI? “AFFARE PRIVATO, COME ALTRI”
Male non fare, paura non avere. Si difende, rivendica, tiene duro.
Rosi Mauro, senatrice ed ex leghista dopo l’espulsione dal Carroccio per il pasticciaccio brutto di Belsito&co, al Giornale racconta la sua verità .
Fatta di “migliaia di chilometri e di comizi” in tutti questi anni di partito, “ci sono le foto, eppure sembra che io abbia incominciato solo da quando Bossi è stato male nel 2004″.
La “pasionaria”, diventata nelle ultime settimane la “terrona”, dopo lo scandalo dei soldi della Lega usati per i “costi della famiglia Bossi”, multe dei “ragazzi” incluse, e anche per la sua istruzione, è uscita da quello che ancora viene chiamato “cerchio magico”.
E se si fosse dimessa dalla vice presidenza di Palazzo Madama, come le era stato invano, chiesto chissà : ”Avessi avuto i poteri magici che mi attribuiscono, forse non ci troveremmo in questa situazione” dice.
Del resto per ora l’unica a pagare con l’espulsione, oltre all’ex tesoriere Francesco Belsito indagato da tre procure, è stata lei che in alcune intercettazione dà istruzioni. “Io dei conti privati non so nulla. Ma — spiega — se si riferisce al SinPa, ebbene sì: la Lega lo finanziava, persino la Lega lombarda lo ha finanziato. A volte con più e a volte con meno soldi. Come tutte le altre associazioni padane. E allora?”.
Ma non solo. Rosi dice con orgoglio che i soldi nelle casse leghiste sono anche un po’ suoi: “La verità sono oltre 2mila euro al mese moltiplicati per 10 anni, per esempio. Da quando ero consigliere regionale, come tutti gli eletti leghisti, ho versato la mia quota al partito. Quindi intanto chiariamo che nei soldi della Lega ci sono anche i nostri. E poi la verità è che io per anni non ho preso nemmeno lo stipendio dal SinPa. Di più: ho vinto un paio di cause, una da 30 e da 50 milioni di lire, che ho speso per il SinPa”.
E la terrona continua a versare la sua quota, dice: “Sono stata eletta con loro. Io non sono una traditrice”.
Eppure ha anche lei ha investito negli ormai famosi diamanti: “Ho investito i miei soldi dove ho ritenuto opportuno. Ho scelto anche i diamanti perchè l’euro non era conveniente. Come tanti altri”.
Belsito, per esempio, che ha fatto rientrare quelli e anche i lingotti.
Un affare privato, quindi, sostiene, “con Belsito erano solo valutazioni: a cena se ne parlava spesso. Era prima di Natale, si era appena insediato il governo Monti, e chi aveva qualche soldo in banca iniziò a domandarsi che farne, per non farseli mangiare tutti”.
«Con Belsito ho discusso spesso, lo trovavo poco preciso, dispersivo. Ma resto incredula. Del resto, ripeto: non avevo ruoli dirigenziali. Chi li aveva, forse avrebbe potuto accorgersene e agire. Comunque, guardi. Sulla ‘ndrangheta alzo le mani: sono allibita. Ma la cartella Family mi fa ridere: secondo lei un parlamentare ha bisogno di fare truffe per pagarsi le spese mediche? Ma per favore”.
Anche a chi le contesta nepotismo e di aver favorito il suo body guard la senatrice dà una risposta e propone una domanda: “Mia nipote ha 34 anni. Lavora con me da quando ne aveva 18. E con ciò? Lo sapete voi giornalisti che così rovinate le persone? Anche Pier”.
Già Moscagiuro, con cui le è stata attribuita anche una presunta liason, “è stato scritto che era assunto alla vicepresidenza del Senato, e invece lui è un agente di polizia presso l’ispettorato del Senato. Quando non sarà più il mio capo scorta, dopo questo fango, che cosa farà ? Vede, è questo che mi fa schifo. Le mezze verità trasformate in trame oscure, e usate ad arte per costruire una realtà ambigua, e falsa”.
Dell’ex ministro dell’Interno, armato di ramazza che continua a invocare pulizia, non può che dire male.
“Ecco, Maroni. Anche lui improvvisamente si è accorto che sono terrona e vuole un capo al SinPa davvero padano. Che schifo. Schifo è la parola che ripeto di più in questi giorni. Non ne trovo altre”.
Della rabbia che l’ha travolta dice: “Io vedo meschineria, invidia, cattiveria”. E poi sulla scuse del Senatur agli elettori leghisti a Bergamo, dice: “Ho provato rabbia e fastidio, non dimenticherò mai quella scena: Umberto che si commuove e quell’altro con la ramazza…”.
I rapporti con Bossi non si sono interrotti: “Mi ha mandato a dire che ho fatto bene a fare lo stesso la Batelada, perchè quando soffia il vento, bisogna tenere. Questo farò: barra dritta!”.
Per questo non si è dimessa: “Sarebbe stata un’ammissione di colpevolezza, e io non ho fatto nulla di male. Mi hanno detto: così potrai difenderti meglio. Ma da che cosa? Da due che parlano male di me al telefono? Davvero può bastare questo a far cadere chi ricopre ruoli istituzionali? Sembra di esser tornati a Tangentopoli. O c’è qualcosa a mia insaputa, oppure…. Ma si rende conto che non c’è nulla, nulla di illecito che io abbia fatto? Mia madre diceva: male non fare, paura non avere. Io vado dritta per la mia strada. Mi disse (Bossi, ndr): ti daranno della poltronara. Io ho risposto: fosse vero, a pochi mesi dalla fine della legislatura avrei cambiato casacca. Invece no”.
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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Aprile 30th, 2012 Riccardo Fucile
NEL SUO CURRICULUM, RINO EMILIO POLLONI ESALTA I SUOI MERITI DI ORGANIZZATORE DI CONCORSI DI BELLEZZA, MA TACE DELL’ESPERIENZA DA GEOMETRA CHE GLI E’ VALSA I CONTRATTI NELLE STRUTTURE SANITARIE LOMBARDE
Questa l’accusa lanciata dal consigliere regionale del Pd Giovanni Pavesi, che in un’interrogazione chiede conto della vicenda alla giunta Formigoni.
L’interessato replica: “Sul mio sito do conto dell’attività politica. Non elenco certo tutti i lavori tecnici di cui sono stato responsabile”.
Dal 1998 in consiglio comunale a Desenzano del Garda (Brescia), Polloni è un volto noto in riva al lago.
In questi giorni fa bella mostra del suo sorriso sui manifesti elettorali: “Contro tante parole, la cultura del fare”, è il motto con cui si candida a sindaco per la Lega Nord.
Per lui il fare coincide soprattutto con gli incarichi ricevuti dall’Azienda ospedaliera di Desenzano.
Dove dal 2003 al 2007, sotto la direzione generale in quota Carroccio di Mauro Borelli, ottiene diversi contratti come “responsabile tecnico con competenze gerarchico funzionali sul personale tecnico e operaio nonchè il supporto alla direzione generale nella programmazione e gli investimenti patrimoniali”.
A fine 2007, pochi giorni prima che Borelli passi alla guida di un’altra Asl, l’Azienda ospedaliera di Desenzano approva la graduatoria del concorso pubblico per assistente tecnico geometra e Polloni viene assunto a tempo indeterminato con un contratto di categoria C.
A inizio 2011 Borelli viene nominato direttore generale dell’Asl di Mantova e dopo una settimana dal suo insediamento chiede che gli venga assegnato Polloni “per fare fronte a motivate esigenze organizzative e di servizio”.
La richiesta viene subito accettata.
Strano, fa notare Pavesi nella sua interrogazione, dal momento che i ripetuti contratti di Polloni presso l’Azienda ospedaliera di Desenzano venivano motivati con “le gravi ripercussioni sulla funzionalità del servizio e sulla continuità dei lavori” che la sua assenza avrebbe provocato.
Polloni arriva a Mantova e dopo una settimana gli vengono affidate funzioni di categoria D, superiori quindi a quelle con cui è stato assunto.
Il consigliere del Pd si domanda come tutto questo sia possibile, visto che dalle esperienze professionali descritte da Polloni sul suo sito “non emerge una particolare competenza professionale come geometra”.
Del suo passato, infatti, il candidato sindaco lumbard racconta i 12 anni trascorsi a guidare “i cosiddetti Tir, viaggiando cinque giorni su sette della settimana, attraverso quasi tutti i territori europei”.
Riga e squadre sembra gli siano capitati in mano per caso: “Gli eventi della vita lo portano poi a cambiare lavoro — si legge sul blog — arrivando in ultimo a svolgere la professione di geometra”.
Poi, grande vanto, l’ideazione nel 1996 di Miss Padania. Polloni “ne registra il marchio alla camera di commercio di Brescia a nome e per conto della segreteria provinciale Lega Nord di Brescia”.
E nel 1998 contribuisce a organizzare la prima selezione del concorso per scegliere la più bella tra le ragazze cresciute lungo il Po.
Un’invenzione di cui Polloni va ancora fiero: “L’idea mi venne dopo la vittoria a Miss Italia di Denny Mendez, che a mio avviso non rispettava le bellezze tipiche del nostro popolo”.
E sull’interrogazione in Regione dice: “Un attacco perchè mi candido a sindaco. Le mie competenze sono dimostrate dai lavori che ho realizzato da responsabile tecnico all’ospedale di Desenzano, come le sale operatorie e la pista di atterraggio per elicotteri accanto al pronto soccorso. Borelli mi ha chiamato a Mantova perchè mi ha conosciuto negli anni e tra noi c’è un rapporto di stima”.
Sul caso dovrà ora esprimersi la giunta guidata da Roberto Formigoni.
Per chiarire “se il titolo di studio e l’esperienza professionale del geometra Polloni siano compatibili con le funzioni superiori a lui attribuite”.
Luigi Franco
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Aprile 30th, 2012 Riccardo Fucile
SECONDO I PM, IL TESORO DELL’EX AMMINISTRATORE DEL CARROCCIO E’ PRESSO UNA SOCIETA’ CON SEDE IN SVIZZERA CHE SI SAREBBE DOVUTA OCCUPARE DI LAVORI EDILI E MARITTIMI, IDRAULICA E GESSATURA E CHE E’ FALLITA A FINE MARZO
Si chiama “Aurora” . E sarebbe la cassaforte svizzera supersegreta dell’ex tesoriere della Lega Nord, Francesco Belsito dove avrebbe nascosto e fatto transitare milioni e milioni di euro dei fondi del rimborso elettorale della Lega. E forse, come sospettano gli investigatori, anche della Ndrangheta.
La “Aurora” , Società a Garanzia Limitata, si trova, o meglio si trovava fino al 29 marzo scorso, in via Gaggio 2 a Lugano, nel Canton Ticino.
La società è intestata a Franco Domenico Belsito che l’aveva rilevata nel 2011 da un certo Giovanni Russo, un personaggio sul quale si stanno concentrando i riflettori delle procure della Repubblica di Napoli e di Reggio Calabria che hanno trovato la traccia “Aurora” radiografando le migliaia di files sequestrati nei vari computer dello stesso Belsito, di alcune segretarie della Lega e di quelli dell’avvocato calabrese Bruno (o “Giovanni”) Mafrici, indagato con l’ex tesoriere della Lega per riciclaggio.
Gli investigatori sono convinti che la società “Aurora” che è intestata a Franco Domenico Belsito sia proprio di Francesco Belsito che, come il suo amico avvocato Bruno Mafrici, avrebbe usato nomi diversi per utilizzare due codici fiscali e sfuggire quindi ad alcuni controlli fiscali e valutari.
Negli ultimi interrogatori Belsito non ha mai fatto riferimento ad”Aurora”, pensava che potesse sfuggire agli occhi degli investigatori della Dia di Reggio Calabria e dei pm Woodcock e Lombardo che nei prossimi giorni si recheranno in Svizzera per alcune rogatorie nel tentativo di decifrare alcuni conti svizzeri ed in particolare la cassaforte “Aurora” per verificare se era proprio di Francesco Belsito o di un omonimo e cosa e quanti milioni di euro siano transitati attraverso questi conti svizzeri gestiti direttamente da Francesco Belsito.
La “Aurora” era stata iscritta nel registro delle imprese svizzere il 15 novembre del 2010 con il numero di registrazione “Ch–501.4.015.190-9”, ed ufficialmente avrebbe dovuto occuparsi di lavori edili e marittimi , gessatura, idraulica, sanitari, impianti, ristrutturazioni, manutenzione di parchi ed altre attività .
Ma in realtà , sospettano gli investigatori, quella società si sarebbe occupata di ben altro tanto che in piena bufera giudiziari Belsito si sarebbe affrettato a far fallire la “Aurora” il 29 marzo scorso.
“Data molto sospetta” commenta un investigatore. Perchè la “Aurora” guarda caso, interrompe la sua attività quando ormai Belsito è raggiunto dall’avviso di garanzia e la Lega finisce nella bufera giudiziaria.
Cosa nascondeva la “Aurora”? Solo le indagini della polizia svizzera ed italiana potranno scoprirlo.
E chi ha suggerito a Francesco Belsito di costituire una società con il suo nome e cognome in Svizzera?.
Il sospetto è che possa essere stato l’avvocato calabrese Bruno Mafrici, indagato insieme a Belsito e ad altri per riciclaggio.
Lo stesso Mafrici che accusa Belsito di avere mentito sia sugli incontri che sulle sue visite nello studio legale di via Durini a Milano: “Non sono stato io a cercare lui ma lui a cercare me. Voleva fare operazioni finanziarie ed io ho cercato di aiutarlo. Dice che non è mai stato in questo studio? Ma non è vero, lui in questo studio c’è stato varie volte…”.
Quel che è certo è che uno dei due mente.
E per i pm napoletani e calabresi, Woodcoock e Lombardo, probabilmente chi mente di più sarebbe proprio Franesco Belsito, “probabilmente perchè potrebbe rimanere invischiato nelle inchieste sul riciclaggio della Ndrangheta”.
E Mafrici, nell’interrogatorio dei giorni scorsi reso a Milano, non ha esitato a confermare che Francesco Belsito gli chiese “suggerimenti” per operazioni investimenti ed operazioni bancarie.
“Ed io misi a disposizione di Belsito alcuni consulenti che operano in Svizzera”.
Francescco Viviano
(da “La Repubblica“)
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Aprile 30th, 2012 Riccardo Fucile
ITALIA NEL RIDICOLO IN TUTTO IL MONDO: CONTESTATA AI MANIFESTANTI LA RAPINA, IL FURTO E IL DANNEGGIAMENTO… NEL PAESE IN CUI I BLACK BLOC POSSONO IMPUNEMENTE BRUCIARE UNA CITTA’, IL PUGNO DI FERRO LO SI USA SOLO CON LE CASALINGHE
Sono stati rinchiusi in carcere a Verziano i 12 manifestanti (8 donne e 4 uomini) fermati sabato sera dalla Digos per il blitz a Green Hill, l’allevamento di cani beagle di Montichiari.
Le accuse di cui devono rispondere sono rapina, resistenza e violenza a pubblico ufficiale, furto aggravato in concorso e violazione di domicilio aggravata.
Secondo la società Green Hill e le forze dell’ordine il danno provocato dall’invasione degli attivisti ammonta a circa 250mila euro.
In carcere sono finite dodici persone: una 39enne polacca residente a Ferrara; Alessandra, insegnante 47enne di Bologna; Teresa 51enne di Roma, impiegata alle poste; Benedetta, studentessa 21enne di Cascina, in provincia di Pisa; un 40enne di Argelato, nel bolognese; una 44enne di Pelago e un 37enne di Castelfiorentino, entrambi in provincia di Firenze, un 25enne di Torino, Veronica, studentessa 22enne di Roma; una 26enne di Firenze; Raffaele 42enne di Pomezia impiegato alle Poste, e una 38enne di Treviso.
Una ragazza minorenne è stata denunciata a piede libero.
Oggi il processo per direttissima e l’udienza di convalida.
Domenica sera davanti al carcere bresciano si è tenuta una manifestazione di solidarietà mentre sul web si stanno mobilitando gli animalisti di mezzo mondo e si moltiplicano gli appelli alle organizzazioni animaliste per dare sostegno agli attivisti incarcerati.
La parlamentare Pdl ed ex ministro del Turismo Michela Vittoria Brambilla domenica sera ha fatto visita agli attivisti incarcerati.
Secondo l’ex ministro il gesto dei manifestanti dà la misura «di quanto sia alto il livello di esasperazione dei cittadini, che non intendono più tollerare la presenza di tale vergognosa attività nel nostro Paese.
Le migliaia di persone – aggiunge Michela Vittoria Brambilla – che da mesi hanno messo in campo ogni forma civile di protesta contro Green Hill, interpretano il sentimento di milioni di italiani»: l’86% dei cittadini, infatti, è fortemente contrario alla vivisezione (Eurispes) ed è ben noto che la parte più avanzata del mondo scientifico giudica tale pratica inutile e dannosa per la salute umana.
«Le persone arrestate – afferma la parlamentare Pdl – sono mosse soltanto dal desiderio di salvare la vita alle migliaia di cagnolini che ogni anno muoiono tra atroci sofferenze sui tavoli dei laboratori di vivisezione di mezza Europa».
La Brambilla ha rinnovato il suo appello ai colleghi senatori perchè approvino al più presto l’articolo 14 della legge comunitaria, con la norma, di cui è autrice, che vieta su tutto il territorio nazionale di «allevare cani, gatti e primati destinati alla sperimentazione» e che comporterà quindi la chiusura di Green Hill».
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Aprile 29th, 2012 Riccardo Fucile
L’ARZILLO BLUESMAN DI VARESE E’ L’ULTIMA SPERANZA DELLA POLITICA ITALIANA, POI RESTA SOLO LA STRICNINA…SEVERO MONITO DI NAPOLITANO: “PERCHE’ PERDERE TEMPO? DATECI SUBITO LA STRICNINA”… ENTUSIASMO DELLA COMUNITA’ CINESE: “POSSIAMO SCRIVERE IL SUO CURRICULUM COMPLETO SU UN CHICCO DI RISO”
Solo nuovi volti, storie integerrime ed esempi cristallini di lucidità di pensiero possono fermare oggi l’onda montante dell’antipolitica.
E un nome si staglia su tutti nella galassia del pensiero politico italiano: Bobo Maroni.
E’ lui, secondo la prestigiosa rivista di fantascienza “Mondi paralleli” la figura che può ridare credibilità al sistema Italia.
“Confermo! — dice un brigadiere dei carabinieri di Milano — Maroni è l’unico condannato in via definitiva per resistenza a pubblico ufficiale che ha fatto anche il ministro dell’Interno. E’ la persona giusta per ridare fiducia e recuperare valori perduti, come per esempio le barzellette in dialetto lombardo, scomparse dai tempi di Gino Bramieri”.
Alla Lega sono convinti che Maroni sia la persona giusta al posto giusto, mentre prima c’era Belsito nel posto sbagliato, Rosi Mauro nel momento sbagliato e Bossi che non sapeva dire nè in che posto nè in che momento si trovasse.
Ma ciò che rende Bobo Maroni unico è la sua azione cristallina come uomo di governo. “Dobbiamo ringraziare lui — dice un funzionario dell’antimafia — se sono stati inferti alla criminalità organizzata colpi mortali. Insomma, i boss li ha presi quasi tutti. Dico quasi perchè purtroppo non è riuscito a incastrare quelli della ‘ndrangheta che facevano affari con la Lega”. Ma l’intrepida azione di Bobo Maroni come uomo d’ordine è davanti agli occhi di tutti.
E’ stato lui a volere il pacchetto sicurezza.
Peccato che la Cassazione l’ha cassato.
E’ stato lui a volere i respingimenti in mare degli immigrati.
Peccato che poi l’Europa gliel’ha vietato.
E’ stato lui a volere la tessera del tifoso.
Peccato che il ministro dell’Interno attuale ha detto che era una cazzata.
Insomma, il ricco bilancio della sua azione di governo, spinge ora Bobo Maroni verso luminosi traguardi politici, come nominare almeno due amministratori di condominio a Busto Arsizio. Per ora, resta memorabile il suo ultimo discorso: “Meritocrazia! Via tutti quelli che in questi anni non hanno combinato un cazzo!”.
Belle parole.
Poi, con coerenza, è sparito.
Alessandro Robecchi
(da “il MisFatto”)
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Aprile 29th, 2012 Riccardo Fucile
IL GOVERNO TASSA I SOLITI NOTI QUANDO L’ITALIA POTREBBE RECUPERARE FINO A 50 MILIARDI DAI CONTI DEGLI EVASORI PARCHEGGIATI NELLA CONFEDERAZIONE ELVETICA…L”EUROPA HA DETTO SI’, ALTRE NAZIONI LO HANNO GIA’ FATTO: L’ITALIA COSA ASPETTA?
I soldi sono lì, a portata di mano, facili da incassare.
E tutti in una volta, senza stare a racimolare un miliardo qua e uno là tra accise sulla benzina e i blitz utili, e spettacolari, come quelli della Guardia di Finanza negli agriturismi in vista del ponte del Primo maggio.
Nelle casse delle banche svizzere si stima ci siano almeno 150 miliardi di euro degli evasori italiani e lo Stato potrebbe prendersene fino a 50.
Ma al governo non sembrano interessare.
“Full compliance”, piena conformità . È questa l’espressione che toglie ogni alibi al governo Monti.
Nella conferenza stampa di mezzogiorno del 17 aprile il commissario europeo alla Fiscalità , Algirdas Å emeta, spiega ai giornalisti che gli accordi di Gran Bretagna, Germania e Austria con la Svizzera sono compatibili con il diritto comunitario .
E quindi nel 2013 produrranno i loro effetti.
Partiamo dalla fine: il 13 aprile l’Austria firma l’accordo con la Svizzera.
Funziona così: nei forzieri elvetici ci sono almeno 20 miliardi di euro austriaci frutto di evasione.
I residenti austriaci titolari dei conti o i beneficiari dei trust e degli altri strumenti giuridici per nascondere le tracce, se vogliono mantenere i loro capitali in Svizzera dovranno pagare una sanzione una tantum del 30 per cento, modulata poi a seconda della durata dei depositi, che può nella pratica oscillare tra il 15 e il 38 per cento.
È una specie di condono fiscale, è vero, ma di entità ben diversa da quel 5 per cento applicato da Giulio Tremonti ai suoi tempi.
E soprattutto gli effetti continuano: tutti i proventi dei capitali e degli altri strumenti finanziari (dai dividendi ai capital gain) saranno tassati al 25 per cento ogni anno.
La Svizzera si accolla il ruolo di esattore per conto dell’Austria e in cambio conserva il segreto bancario, l’unico vero strumento che le è rimasto per attirare i capitali nel Paese (visto che spesso derivano da evasione fiscale o altre pratiche illecite).
Il governo di Berna si trova infatti sotto pressione, soprattutto dagli Stati Uniti, per rivelare i segreti dei conti bancari (celebre il caso di Ubs, che è stata costretta a farlo, in piccola parte). Preferisce quindi agire da sostituto d’imposta, ma tenere un po’ di riservatezza.
Da mesi ci sono trattative tra Berna, la Germania e la Gran Bretagna che hanno raggiunto accordi simili.
L’applicazione si stava complicando perchè la Commissione europea temeva gli effetti distorsivi di provvedimenti che, di fatto, sanano le posizioni illecite del passato.
“Ma si è trovato un escamotage, i pagamenti una tantum vengono presentati come l’acconto di quanto verrà chiesto a chi ha soldi in Svizzera dopo l’approvazione di un accordo complessivo tra i 27 Paesi Ue che il commissario Å emeta continua ad auspicare”, spiega Rita Castellani, una delle animatrici dell’iniziativa “Operazione Guardie Svizzere” per fare pressione sul governo italiano.
In Germania la Spd, il partito socialdemocratico, si è opposta all’accordo negoziato dal governo di Angela Merkel e ha ottenuto condizioni ancora più punitive per gli evasori: un prelievo una tantum tra il 21 e il 41 per cento (invece che tra il 19 e il 34) e una patrimoniale colossale del 50 per cento per chi eredita un conto svizzero e non lo dichiara al fisco tedesco. Le associazioni dei contribuenti in Germania, all’inizio scettiche, ora sono entusiaste della formulazione dell’accordo e chiedono la sua immediata applicazione.
Il flusso di denaro verso Berlino comincerà nel 2013.
Ppchi giorni fa il ministro delle Finanze elvetico, Eveline Widmer-Schlumpf, ha detto in un’intervista che “la Svizzera sta portando avanti con Italia e Francia il tema della tassazione degli asset detenuti in conti svizzeri da cittadini dei due Paesi, ma un negoziato formale deve ancora iniziare”.
Il ministro del Tesoro Giulio Tremonti aveva concentrato, con un certo successo, le sue attenzioni soprattutto su San Marino.
E il governo Monti ha chiarito la sua posizione all’inizio del mandato: favorevole agli accordi con la Svizzera per far pagare gli evasori ma nel quadro di un’intesa comunitaria, anche per non incorrere nel rischio di sanzioni da parte della Commissione Ue. La quale però adesso ha dato il via libera.
E l’accordo fatto dall’Austria toglie ogni alibi all’Italia.
A cui un po’ di gettito in più, nel 2013, farebbe comodo visto che la recessione farà diminuire le entrate attese su cui è stata impostata l’ultima manovra Salva Italia.
Stefano Feltri
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Aprile 29th, 2012 Riccardo Fucile
TRA GLI SPIATI ANCHE CASTELLI E ROSI MAURO, GIORGETTI E REGUZZONI… TROVATI MIGLIAIA DI FILE NEL PC DI BELSITO: DOCUMENTI CRIPTATI E ACCESSI ABUSIVI
Sono almeno dieci i dossier illegali su politici e manager che Francesco Belsito era pronto a utilizzare.
E tra le persone che il tesoriere della Lega teneva «sotto controllo» c’erano anche Roberto Castelli, che come componente del comitato di gestione gli chiedeva chiarimenti sugli investimenti all’estero, Rosi Mauro e il suo body guard Pier Moscagiuro.
Lo dice lui stesso nelle conversazioni con la segretaria amministrativa del Carroccio Nadia Dagrada.
E la conferma arriva dal primo esame delle migliaia di files trovati nei suoi personal computer. Oltre a Roberto Maroni e ai suoi «barbari sognanti» nel mirino dell’uomo che gestiva la cassa, erano finiti altri potenziali «nemici» come Marco Reguzzoni e Giancarlo Giorgetti, ma anche personaggi inseriti nel «cerchio magico» di Umberto Bossi che avrebbero potuto rappresentare un pericolo.
E dunque nei loro confronti erano state raccolte informazioni riservate e personali da utilizzare per possibili ricatti.
Belsito aveva un programma informatico che consentiva di criptare i documenti ottenuti attraverso accessi abusivi nei sistemi informatici di aziende come Finmeccanica e Fincantieri, di Enti e di Istituzioni.
Ma non è escluso che altre carte segrete possano essere nascoste in una cassetta di sicurezza a Genova.
Un «forziere» finora sfuggito alle perquisizioni disposte dai pubblici ministeri.
Migliaia di files
Il lavoro degli investigatori della Dia e della polizia postale coordinato dal pubblico ministero di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo ha consentito di estrapolare migliaia di files archiviati dal tesoriere.
Informazioni ottenute sguinzagliando un investigatore privato, ma anche potendo contare su una «talpa» interna alle forze dell’ordine che accedeva alle banche dati.
Notizie che Belsito condivideva poi con Romolo Girardelli, il procacciatore d’affari della ‘ndrangheta diventato suo socio.
Castelli rappresenta una minaccia quando comincia a chiedere conto degli investimenti in Tanzania e a Cipro, quando vuole vedere le carte e soprattutto pretende il rientro dei capitali. Belsito è pronto evidentemente a contrastarlo.
Il 7 febbraio 2012 il tesoriere parla con la Dagrada proprio delle possibili contromosse da prendere con Umberto Bossi per le spese sostenute a favore della sua famiglia e con lo stesso Castelli.
Dagrada: tu digli (a Bossi) che gli porti anche il fornelletto per scaldarla (la focaccia), ma quando ci sarà la testa di Castelli
Belsito: ah per forza … il verme hai chiesto?
Dagrada: sì, ci faccio su quello che vuoi, questo (Castelli) lavora tutto alle spalle …
Belsito: e quanto ho pagato di sua moglie dei cazzi e mazzi… io ho tutto scritto eh! Vuoi che io vado a portare tutto sui giornali?
«Metti tutto nella cassetta»
Il giorno dopo «Belsito riferisce che Bossi l’ha convocato a Roma perchè vuole parlargli e delle sue probabili dimissioni».
È la famosa intercettazione nella quale parla della registrazione «compromettente» per la Lega della quale è in possesso.
Ma c’è un’altra parte di quel colloquio che, è la convinzione degli inquirenti, dimostra come in quei giorni fosse stata intensificata l’attività di dossieraggio.
Annotano gli investigatori: «Dagrada gli consiglia di farsi tutte le copie dei documenti che dimostrano i pagamenti fatti e nascondere gli originali in una cassetta di sicurezza». Testualmente la donna afferma: «Quelli sono capaci che entrano nell’ufficio e portano via, io li conosco i miei polli, fidati! Fai le copie, porta via la cartellina dietro con te e quando torni te la porti via la cartellina e la vai a mettere in cassetta a Genova».
Dalle carte sequestrate durante le perquisizioni delle scorse settimane e soprattutto dalle conversazioni intercettate emerge il ruolo di un professionista genovese che potrebbe essere il vero regista degli investimenti finanziari all’estero compiuti da Belsito e avere un ruolo di raccordo anche con gli altri personaggi – primo fra tutti l’imprenditore Stefano Bonet – accusati di riciclaggio.
Si tratta di Amerigo Alunno che in molti colloqui «captati» dagli uomini della Dia viene indicato come il vero regista delle operazioni economiche.
Il conto cifrato di Lugano
Una traccia fondamentale per ricostruire il passaggio dei soldi certamente potrà arrivare analizzando le movimentazioni sul conto svizzero che Belsito ha utilizzato grazie al rapporto con l’avvocato Bruno Mafrici, accusato di aver gestito parte dei fondi della «cosca De Stefano». C’è stato un contatto tra il pubblico ministero Lombardo e i suoi colleghi di Napoli titolari dell’altro fascicolo sulla Lega e sui soldi che sarebbero arrivati attraverso la gestione degli appalti, compresi quelli ottenuti da Bonet in Vaticano.
Nelle carte dei magistrati partenopei ci sarebbe infatti una traccia che porta allo stesso deposito di Lugano.
Il sospetto, avvalorato dai primi riscontri effettuati dagli investigatori della Dia, è che su quel conto cifrato siano transitati i soldi del Carroccio e quelli della ‘ndrangheta in una commistione che serviva proprio a «ripulirli».
Per questo, in attesa della rogatoria con le autorità elvetiche, si stanno riesaminando tutte le movimentazioni che partono dai conti della Banca Aletti di Genova, dove la Lega riceveva il denaro relativo ai rimborsi elettorali e ai tesseramenti.
Fiorenza Sarzanini
(da “Il Corriere della Sera”)
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