Aprile 8th, 2012 Riccardo Fucile
MOLTE SPESE ALBERGHIERE VENIVANO SOPPORTATE DAL PARTITO… I DOCUMENTI NASCOSTI DA HELGA GIORDANO
Esiste una documentazione finanziaria della Lega che i responsabili amministrativi
avevano chiesto agli impiegati di non inserire nei bilanci.
Una contabilità «occulta» che dovrà essere adesso analizzata e quantificata. Una parte di queste carte segrete sono state sequestrate a casa di Helga Giordano, contabile di via Bellerio per circa sette anni.
Nel febbraio scorso la donna – che fino a qualche mese fa era assessore al Bilancio del Comune di Sedriano (Milano) – è stata licenziata perchè accusata di aver truffato un’imprenditrice spacciandosi come la segretaria particolare di Bossi.
Lei sostiene di essere stata in realtà «mobbizzata dal tesoriere Francesco Belsito, che mi costrinse anche a lasciare l’incarico politico».
Il 3 aprile, dopo le perquisizioni scattate in tutta Italia nell’ambito dell’inchiesta sulla gestione dei rimborsi elettorali, è stata interrogata dai pubblici ministeri. E si è trasformata in una testimone chiave per ricostruire l’origine di fatture e pagamenti «anomali».
Non solo.
L’ex dipendente ha rivelato come i rapporti tra la Lega e il procacciatore d’affari della ‘ndrangheta Romolo Girardelli siano iniziati ben prima dell’arrivo di Belsito.
In realtà i magistrati sono convinti che proprio Girardelli, attraverso le casse della Lega, riciclasse i soldi della criminalità organizzata.
In questo quadro inseriscono il trasferimento dei cinque milioni e 700 mila euro a Cipro e in Tanzania.
E infatti nel decreto di perquisizione firmato dal giudice di Reggio Calabria è scritto: «Si tratta di complesse operazioni bancarie di “esterovestizione” e “filtrazione” in modo da ostacolare l’identificazione della loro provenienza delittuosa. Condotta posta in essere da Girardelli per agevolare l’attività dell’associazione mafiosa e in particolare della “cosca De Stefano”».
Sono decine i documenti che Helga Giordano nascondeva nel suo appartamento.
E lei così ha spiegato il proprio comportamento: «Nadia Dagrada selezionava specie negli ultimi tempi una serie di fatture che, anzichè passarmi affinchè le contabilizzassi, se le tratteneva lei. Proprio perchè mi ero accorta che vi erano delle anomalie in questa attività di contabilizzazione decisi di portarmi a casa copia dei prospetti dei bonifici da me compilati. Si tratta della documentazione che è stata sequestrata in data odierna nel corso della perquisizione. Per ciò che riguarda la cartellina che mi è stata sequestrata, contenente documentazione varia, in particolare fatture e rendiconto di carte di credito, si tratta per quel poco che sono riuscita a fotocopiarmi, di alcune spese che la Dagrada non voleva che annotassi o di spese che mi sembravano anomale».
I sospetti della donna si concentrano fra l’altro su «varie spese alberghiere che venivano sopportate dal partito in base alla scelta discrezionale di Nadia Dagrada.
Nella fattura CC Hotels di Vicenza, oltre a Bossi e ad altri militanti a me noti, vi sono nomi totalmente sconosciuti».
E ancora: «Le fatture emesse da Paola Prada, Andrea Calvi e Luigi Pisoni, ad esempio, le avevo sulla scrivania perchè recapitatemi direttamente dal postino e mi furono tolte dalla Dagrada dicendomi che non andavano inserite nel prospetto ufficiale delle spese/bonifici.
Tra tutte le spese indicate nei prospetti di bonifico non vi sono voci “sospette” nel senso che almeno da una prima visione mi sembrano spese inerenti l’attività di partito.
Vi sono significative spese di rappresentanza in ristoranti, che potranno essere discutibili dal punto di vista del contribuente con i cui soldi vengono finanziati i partiti, ma si tratta di prassi consolidata e normale in tutte le formazioni politiche.
Dove si vede la voce “asilo” nella colonna “Manifestazioni/Riferimento”, si tratta dell’asilo che si trova all’interno della sede della Lega Nord che svolge appunto un’attività di asilo per bambini a pagamento, anche per persone che non appartengono al partito».
Le dichiarazioni della Giordano confermano l’accusa che numerose spese accreditate alla Lega fossero in realtà spese personali della famiglia di Umberto Bossi o comunque di persone inserite nel «cerchio magico» del leader.
Ma anche affari gestiti per proprio interesse da Belsito. Afferma la testimone: «Tra le spese anomale inserisco le fatture della “Cori.cal service” che erano singolari perchè, tenuto conto che si tratta di una ditta di pulizie, avevano oggetti anche diversi dalla semplice pulizia e lo stesso importo delle fatture mensili era oscillante mentre invece ragionevolmente poteva ritenersi che dovesse essere più o meno fisso, o comunque non discostarsi troppo da un importo stabile.
Indubbiamente sono molte le fatture della “Cori.cal service” con importo variabile e spesso con reiterazione di lavori tinteggiatura.
Sembra che sia una ditta che lavori spesso in tandem con la “G&A soluzioni edili”.
Mi si chiede se questi lavori di rifacimento facciate, pulizia straordinaria, manovalanza, siano stati effettivamente svolti e io rispondo che non sono in grado di stabilirlo.
Tutta la questione della manutenzione della sede di via Bellerio veniva seguita da un nostro dipendente, il signor Luca Canavesi».
Ci sono poi altri pagamenti «anomali».
Afferma la Giordano: «La fattura della “Italtrade”, oltre ad essere indubbiamente assai elevata per la prestazione fornita, richiamò la mia attenzione perchè il fornitore mi chiamò per essere rassicurato sul pagamento.
Si tratta di 1.000 euro al mese per il parcheggio di un camioncino con la vela pubblicitaria sopra, per complessivi 43.000 euro ed oltre, per sei camion in un semestre.
E la fattura della “Boniardi Grafiche” perchè non è emessa alla Lega, bensì a Massimiliano Orsatti».
Tra i fogli inseriti nella cartellina di Helga Giordano ci sono quelli relativi alla macchina di Daniela Cantamessa, la segretaria di Umberto Bossi.
Lei spiega di averli presi perchè l’auto era nella lista della Dagrada «sulle spese da non annotare».
Su questo viene interrogata il giorno dopo la stessa Cantamessa che così spiega il possesso dell’auto: «Circa l’autovettura Focus che uso in via esclusiva, si tratta di vettura presa in leasing o comunque con un finanziamento con riscatto finale da parte della Lega. Le spese di riparazione dell’autovettura sono a carico del partito».
Anche nella sua abitazione sono stati sequestrati documenti contabili, in particolare «una copia del bilancio 2010 e i tabulati relativi alle autovetture del partito».
E lei, per giustificare la scelta di portare via le carte dalla sede di via Bellerio, ha dichiarato: «Avevo redatto delle note critiche sulle spese e volevo darle a Roberto Castelli affinchè svolgesse un accurato controllo».
Fiorenza Sarzanini
(da “Il Corriere della Sera”)
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Aprile 8th, 2012 Riccardo Fucile
FINITI GLI SLOGAN E LE CARNEVALATE, RESTA IL POPOLO DEGLI AMMINISTRATORI LOCALI
Nel magico mondo di Padania accade anche questo.
Che Umberto Bossi esca dalla villetta di Gemonio per il suo paio d’ore di libertà dalla famiglia, e si metta al telefono con il solito e autorevole Maurizio Lucchi dell’Agenzia Ansa, se scrive lui nessun dubbio, tutto verissimo: «Sai, hanno tirato dentro i miei figli in questa cosa tremenda…».
Non sono neanche le 11 del mattino, ora insolita per Bossi.
Ma ha un appuntamento nella sede di via Bellerio, c’è una brava militante della Lega che lo aspetta, l’ha convocata anche se lei è parecchio provata e sarebbe giorno di riposo.
I giornali riportano le sue ultime dichiarazioni, «è un complotto», è «Roma farabutta«.
E chi incontra, il furibondo Bossi? «Ciao Umberto», «Ciao Daniela». Sì, proprio lei, Daniela Cantamessa, la brava militante, la sua bravissima segretaria particolare.
La Daniela «quella delle bancarelle dei gadget».
Che «l’anno 2012, addì 4 del mese di aprile, in Milano, negli uffici della Procura della Repubblica, alle ore 10», mette la firma in fondo al verbale e tira i figli dentro questa storia tremenda. «Io stessa avevo avvisato Bossi». Dei figli arraffoni, come Rosi Mauro. «Non nominai a Bossi la moglie, mi sembrava indelicato».
Se questo non fosse il fantastico mondo di Padania l’incontro tra Bossi e Daniela non potrebbe accadere.
Hai tirato dentro i miei figli, non è vero, come minimo ti denuncio, non farti più vedere e stati attenta: ti verranno a prendere con i forconi. Invece niente. Fuori da via Bellerio, ai militanti, sul quotidiano «La Padania», devono arrivare i dubbi, lo stupore di Bossi, le sue teorie complottarde «perchè siamo l’unica opposizione».
Ma dentro no, anche in portineria sanno che è tutto vero. Si accredita la tesi del Bossi che «non sapeva», pronti a declinarla, in caso di frana, nel caritatevole «gliel’hanno detto, ma non ha capito».
Quel che si è capito è che nella Padania della Lega nulla sarà più come prima.
Si è perso il mito del Leader infallibile, del Condottiero imbattibile.
L’hanno davvero fregato, tra famiglia e badanti, postulanti e adoranti. E a ripercorrere gli ultimi otto anni, a rileggere dichiarazioni, a rivedere certe foto, è facile la domanda che riguarda tutti i dirigenti della Lega.
Ma non vi siete mai accorti di niente? Chissà se Davide Boni, il Presidente del consiglio regionale acciaccato da un’inchiesta, ripeterebbe ancora la sua frase più nota: «Se Bossi mi dice di raccontare che la mia giacca bianca è nera io vi dico che è nera».
In questo magico mondo di Padania di giornali ne leggono pochi, poco s’informano, nemmeno si curano degli atti dell’inchiesta.
Rosi Mauro, con il suo moroso poliziotto e cantautore della celeberrima «Cooly Noody», continua a vivere nella sua Padania.
E mentre escono i verbali di Daniela eccola al telefono con SkyTg24.
È un complotto, «devo salvaguardare il bene più prezioso che ho, il Sindacato», il suo Sin.Pa.
Ma benedetta signora, già che è in linea, perchè non dici quanti iscritti hai, che non lo sanno nemmeno i giornalisti de «La Padania»?
Basterebbe un elenchino di cortei, se c’è.
Forse non sapeva di essere in linea con un tg, ha parlato come fosse nel tinello di Gemonio o sul pratone di Pontida, sempre nella sua Padania.
Dove, ancora oggi, si possono incontrare personaggi come Fabio Meroni, deputato brianzolo, che sotto la sede di via Bellerio ha sguardo e parole di sfida: «Se avete coraggio scrivete che chi dubita di Bossi dubita di se stesso».
O si possono leggere, nella fatica letteraria dell’ex capogruppo Marco Reguzzoni, uno svezzato dalle signore di Gemonio, frasi come questa: «I nostri militanti veri, fuori da logiche di potere e di palazzo, vedono in Renzo una speranza nel futuro. Uno così non può tradire, non può vendersi».
Uno così, Renzo Bossi.
Ma questo, come si vedrà martedì sera nella manifestazione di Bergamo, sarebbe solo il mondo magico della Padania che ha per capitale morale il tinello di Gemonio e rappresentanza politica in via Bellerio.
Diversa, ben diversa da quella dei sindaci, di governatori come il veneto Luca Zaia, della maggioranza dei parlamentari che in questi anni si son finti distratti, o hanno dovuto schivare minacce di espulsione come Roberto Maroni, ora osannato dai più.
È la Lega, questa, che non voleva più vivere nel magico mondo del Cerchio Magico, che non ha dimenticato la Questione Settentrionale e sa di poter sopravvivere a questi guai.
Basta riprendere tre fotografie dell’ultimo anno per vedere quanto quel magico mondo di Padania era già pronto al disastro, e senza bisogno di inchieste.
Quando Bossi, davanti a Montecitorio, la Rosi accanto, si fa riprendere con il sindaco Gianni Alemanno e la governatrice Renata Polverini mentre se stanno a magnà il rigatone e la pajata.
O a Monza, con Rosi e Roberto Calderoli e Giulio Tremonti, mentre sventola banconote per l’inaugurazione delle sedi dei ministeri, roba che manco il Comandante Lauro, nella Napoli degli anni ’50, si sarebbe permesso.
«Così portiamo un po’ di posti di lavoro al Nord…».
E poi c’è quell’ultima foto, il lunedì di settembre con l’ansia delle borse del mondo (vero). Clik.
Gemonio, terrazza: Bossi che alza il medio, Renzo l’indice, Calderoli in braghette, Tremonti soddisfatto, la Rosi in posa.
E tutti giù a ridere, come se il default fosse una barzelletta dell’amico Renato Pozzetto.
E così, mentre ci sono militanti chiusi in casa per la vergogna, mentre un giornalista de «La Padania» ammette che «gli amici mi ridono in faccia e non so cosa rispondere», la Lega s’aggrappa a Maroni, il primo amico, l’ultima speranza.
Perchè quel magico mondo della Padania è ormai svanito.
Nell’incredibile, con tendenza ridicolo.
Giovanni Cerruti
(da “La Stampa”)
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Aprile 8th, 2012 Riccardo Fucile
IN PARLAMENTO GIUSTO CI MANCAVA PIER MOSCAGIURO, IN ARTE PIER MOSCA, CANTANTE DI VARESE, POLIZIOTTO IN ASPETTATIVA, EX SCORTA DI BOSSI E MARONI E ORA DIPENDENTE DELLA ROSY IN SENATO
Le banche, la politica, la borsa coi suoi guai / e a fine mese non si arriva mai /
Aumentano le spese poi, benzina luce e gas / e a kooly noody ci hanno messo già / Le promesse non valgono, i patti non si rispettano / loro di noi se ne fregano / siamo rimasti tutti a kooly noody”. Proprio tutti forse no.
Pier Mosca è un cantautore varesotto di 36 anni, anzi, un “giovane artista appassionato di musica”, che ha avuto la fortuna di incidere una canzone con Enzo Iacchetti (“Kooly noody”, che si legge “culi nudi”, appunto) e di farsi produrre un disco dalla Immaginazione srl, l’etichetta dello stesso conduttore di Striscia.
Col quale ha l’onore di salire sul palco della Notte Bianca di Varese. “È successo un anno e mezzo fa, è da allora che non lo vedo — conferma Iacchetti —. Non lo conoscevo, l’ho solo trovato un giorno in casa discografica, mi ha chiesto di incidere una canzone per beneficenza”.
Che c’entra il cantautore Pier Mosca con Rosy Mauro?
È lo stesso Iacchetti a legare i fili: “So che faceva il poliziotto”.
Ma si scopre che Pier Mosca è il nome d’arte di Piero Moscagiuro, poliziotto in aspettativa, finito a lavorare con un contratto alla Vicepresidenza del Senato.
Infatti, a quanto racconta Nadia Dagrada, la segretaria di Umberto Bossi, ai pm che stanno indagando su “Lega ladrona”, l’agente cantautore sarebbe il compagno di Rosi Mauro, anzi “il gigolò, perchè in fondo quello è”, dice Nadia Dagrada a Francesco Belsito, l’ormai ex tesoriere della Lega, come rivelano le intercettazioni.
Proprio a Pier, secondo la Dagrada, sarebbero arrivati i soldi per pagare gli studi per conseguire diploma e laurea in Svizzera, intorno ai 130 mila euro (a cui avrebbe attinto anche la stessa Mauro), oltre a un aiuto per ottenere un mutuo agevolato.
Nel verbale dell’interrogatorio si legge: “Per quanto attiene l’amante di Rosi Mauro — afferma Dagrada —, Belsito mi ha riferito che Pier Giuramosca (sic), poliziotto, attualmente suo segretario particolare, è stato da lei aiutato a ottenere un mutuo agevolato e gli sono stati pagati soldi per conseguire un titolo di studio. Il poliziotto è attualmente in aspettativa e ha un contratto con la Vicepresidenza del Senato, dove la Rosi è Vicepresidente dello stesso organo”.
A quanto ammonterebbero queste spese passate dalle casse padane agli affari di Rosi e del cantautore Pier secondo la Dagrada?
Tutto verbalizzato dai pm di Napoli e Milano: “Il diploma e la laurea (forse in corso) di Mosca-giuro Pier, compagno e segretario particolare della Rosi Mauro; il diploma e laurea (forse in corso) per la Rosi Mauro per complessivi 130 mila euro”.
Poi ancora “spese per acquisto e noleggio di autovetture, spese di soggiorno per vacanze, spese per la telefonia, comodato d’uso a titolo gratuito dell’associazione umanitaria Padana”. Quando, qualche anno fa, l’agente Moscagiuro è stato trasferito dalla Questura di Varese, i colleghi sono rimasti perplessi.
Quel poliziotto era in servizio presso l’ufficio tutele dei ministri Bossi e Maroni.
Nel frattempo avrebbe conosciuto la tredici-anni-più-grande-di-lui Rosi Mauro.
“Era entrato nell’occhio del ciclone”, rivela al Fatto un ex collega che vuole rimanere anonimo. A Varese la sua famiglia è conosciuta e di lui si sa che amava dilettarsi alle feste con la musica.
Un bel salto di qualità , dunque, anche musicale.
Sarà che l’anno della Notte Bianca a Varese Pier Mosca ha già conosciuto una platea di tutto rispetto, Radio Padania Libera, dove è approdato il 2 maggio, il giorno dopo la “batelada” del Sin. pa sul Lago di Como.
Sul battello Orione ci sono molte personalità leghiste e c’è, naturalmente, la fondatrice del sindacato, Rosi Mauro.
“Io sono un buono — spiega Pier ai microfoni leghisti —, appaio sicuro di me, ma in fondo sono un timido”.
Ma davanti a tutti loro Pier Mosca si esibisce ed è la stessa Mauro, svela il conduttore di Radio Padania, a innamorarsi della canzone e a sceglierla come sigla delle trasmissioni del sindacato.
Quel Sinpa, sindacato padano — a cui secondo la Dagrada sarebbero stati versati dalla Lega 60 mila euro nel 2011 — che adesso la Mauro difende con tutte le sue forze dopo la decisione di via Bellerio di chiuderlo: “Non sono solita commentare le notizie di stampa — scrive in una nota Rosi Mauro — che spesso riguardano la mia persona. Sono abituata a lavorare, ma in questo momento mi trovo costretta a ribattere alle ‘ porcherie ‘ che i giornali si stanno inventando, per salvaguardare il bene più prezioso, il sindacato, che ho creato con enormi sacrifici”.
Giampiero Calapà e Silvia D’Onghia
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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