Aprile 24th, 2012 Riccardo Fucile
IL COINVOLGIMENTO DEL MANAGER VICINO A MARONI NELL’INCHIESTA SULLA PRESUNTA TANGENTE DA 10 MILIONI ALLA LEGA E’ AVVENUTO DOPO LA DEPOSIZIONE DELL’EX DIRETTORE DI FINMECCANICA BORGOGNI….GLI INQUIRENTI IERI IN SVIZZERA ALLA RICERCA DI DOCUMENTI
Il presidente e amministratore delegato di Finmeccanica Giuseppe Orsi è stato iscritto nel registro
degli indagati della procura di Napoli nell’ambito dell’inchiesta sulle presunte tangenti alla Lega Nord.
L’ipotesi di reato è corruzione internazionale e riciclaggio.
Si tratta dell’indagine che riguarda una mazzetta di circa dieci milioni di euro destinata al Carroccio nella vendita di 12 elicotteri Agusta Westland al governo indiano.
Ieri i pm di Napoli, insieme ai carabinieri del Noe di Roma, hanno perquisito il superconsulente Guido Haschke, accusato nei suoi verbali dall’ex direttore centrale Lorenzo Borgogni di avere creato la provvista da 10 milioni per i partiti, Lega Nord in particolare.
L’iscrizione di Orsi, sottolineano gli inquirenti, è un fatto dovuto in seguito alle dichiarazioni rese ai pm dall’ex dirigente delle relazioni esterne della holding Lorenzo Borgogni. Agusta Westland, produttore degli elicotteri, secondo Borgogni, avrebbe versato tangenti a un intermediario, indicato come persona vicina a Orsi.
Gli inquirenti sono in possesso di un nome — Christian Mitchell – ma potrebbe trattarsi anche di un nominativo falso per nascondere la vera identità .
Al momento, comunque, l’uomo non sarebbe stato ancora identificato. Haschke, invece, per la sua intermediazione, avrebbe ricevuto una somma di 51 milioni di dollari, parte della quale — probabilmente 10 milioni, secondo l’ipotesi accusatoria — sarebbero andati alla Lega.
Orsi, buon amico dell’ex ministro Roberto Maroni, dopo aver guidato a lungo la varesina Agusta-Westland, è amministratore delegato di Finmeccanica dal maggio scorso e presidente dal dicembre scorso, dopo le dimissioni di Pierfrancesco Guarguaglini.
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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Aprile 24th, 2012 Riccardo Fucile
BOLOGNA: HA DICHIARATO ALL’ENTE UNA RESIDENZA DIVERSA DA QUELLA REALE, OTTENENDO COSI’ UN RIMBORSO SPESE PER IL TRASPORTO DI 1.344 EURO AL MESE
La procura di Bologna ha chiesto il rinvio a giudizio per Alberto Vecchi, 49 anni consigliere regionale del Pdl.
Il reato ipotizzato dai magistrati di piazza Trento Trieste è la truffa aggravata ai danni della Regione Emilia Romagna.
Vecchi avrebbe cioè dichiarato all’ente una residenza diversa rispetto a quella reale, e ben più lontana da Bologna, ottenendo in questo modo un rimborso spese per il trasporto di 1344 euro al mese.
Alberto Vecchi entrò in consiglio regionale dopo la morte di Marcello Bignami, prendendone il posto nel 2006 con il partito Alleanza Nazionale.
Nel 2010 poi fu rieletto con il Pdl e tuttora siede nelle aule di viale Aldo Moro.
Ogni consigliere all’inizio del mandato deve auto certificare la propria residenza.
E Vecchi avrebbe indicato un immobile a Castelluccio di Porretta Terme, distante circa 75 chilometri dalla Regione. Nel febbraio 2010 però arriva un esposto anonimo alla procura di Bologna.
Il testo è ben circostanziato e i magistrati iniziano i controlli, che si trasformano presto in un’indagine, condotta dal pm Rossella Poggioli.
La guardia di finanza riesce a scoprire che Alberto Vecchi abita a Bologna e non si reca mai nella presunta abitazione indicata come residenza.
In questo modo avrebbe ottenuto un rimborso chilometrico dalla Regione di 1344 euro al mese, e dal 2007, grazie ad un aumento, di 1464 euro.
Il tutto dalla metà del 2006 alla metà del 2011, per un totale quindi di 75 mila euro circa.
Ma per le indagini della finanza Vecchi non aveva diritto a quei soldi perchè risiedeva in realtà a Bologna con la sua famiglia.
Gli inquirenti hanno verificato la presenza di Vecchi a Bologna prima con alcuni sopralluoghi notturni, grazie ai quali individuarono la vettura del consigliere regionale sotto l’abitazione bolognese, poi con tabulati telefonici, andando anche a ritroso nel tempo rispetto all’inizio delle indagini del 2010.
E quando poi la vicenda è apparsa per la prima volta sui giornali dopo alcuni mesi dall’esposto anonimo, Vecchi avrebbe cambiato via via le sue abitudini, andando più spesso a Castelluccio.
Vecchi è stato interrogato dal pm Poggioli dopo l’avviso di fine indagine dello scorso ottobre, e davanti ai pm si sarebbe difeso sostenendo che lui abitava per davvero a Castelluccio di Porretta Terme, dove aveva i suoi interessi economici.
Anche i vigili urbani, in seguito ai primi articoli sui giornali, andarono a cercare Vecchi nell’immobile in montagna, senza mai trovarlo.
Nicola Lillo
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Aprile 24th, 2012 Riccardo Fucile
IN SENATO MOLTI COLLEGHI CHIEDONO LE SUE DIMISSIONI PER “OPPORTUNITA’ POLITICA”…LEI GELA TUTTI: “RIMANGO, IL REGOLAMENTO ME LO CONSENTE”
Rosi Mauro resiste e non molla. 
Nonostante le numerose e rinnovate richieste di dimissioni la vicepresidente del Senato resta al suo posto: «Resto qui, il regolamento me lo consente» ha detto concludendo il suo intervento. Martedì mattina è tornata a presiedere l’emiciclo di palazzo Madama dopo lo scandalo Lega Nord e il suo arrivo è stato accolto con fischi e applausi inframmezzati da alcuni «buu» provenienti dai banchi dell’Idv.
Mauro, visibilmente nervosa, si è lasciata scappare alcune lacrime poi, ritrovata la calma, ha chiesto con voce secca: «qualcuno dei colleghi vuole intervenire?».
Il Capogruppo dell’Idv al Senato, Felice Belisario, ha chiesto le sue dimissioni da vicepresidente a Rosi Mauro, sottolineando che «il suo accordicchio con il presidente del Senato non ci piace e riteniamo la sua una autentica provocazione».
L’ accordicchio di cui ha parlato Belisario riguarda la decisione della senatrice di rimettere nelle mani del presidente Schifani la carica di vicepresidente vicario che ora sarà assegnata ad uno degli altri tre vicepresidenti.
«Lei – ha quindi detto ancora Belisario rivolgendosi a Mauro – rappresenta in tutto e per tutto la casta abbarbicata alla poltrona e ai benefit vari. Lei ha perso ogni autorevolezza. È vero non è sfiduciabile ma mettere in difficoltà questa Aula rende deplorevole la sua ostinazione. Lo avevamo detto al presidente Schifani e lo facciamo in Aula, ogni volta che presiederà l’emiciclo il gruppo dell’Idv metterà in atto gesti simbolici di protesta».
Anche il vicepresidente dei senatori del Pd Luigi Zanda, intervenendo in aula ha chiesto le dimissioni. «Lei non fa più parte del gruppo della Lega la sua permanenza alla carica affievolisce l’equilibrio dell’intero ufficio di presidenza».
Quindi il mio «non è un fatto personale sto ponendo un problema politico ed e per questa ragione che le chiedo di rassegnare le dimissioni da vicepresidente del Senato».
Luciana Sbarbati (Udc) difende invece Rosi Mauro: «Non si può chiedere dimissioni a una persona che non è indagata».
Alla fine Rosi Mauro non ha ceduto: «Resto al mio posto, il regolamento me lo consente»
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Aprile 24th, 2012 Riccardo Fucile
SEQUESTRATI DIAMANTI E AUDI, ORA I GIOIELLI NON SONO PIU’ DI NESSUNO… PER BELSITO SONO DELLA LEGA, PER IL CORROCCIO SONO DEL TESORIERE…I LINGOTTI SONO INTESTATI ALLA LEGA
Nel giorno in cui l’ex tesoriere della Lega, Francesco Belsito, si presenta ai pm di Milano per spiegare di avere agito «nell’interesse» del Carroccio e di avere investito in oro, in diamanti e in fondi esteri per conto del partito, i rappresentanti di via Bellerio disconoscono la paternità dell’operazione e quelle 11 pietre preziose, restituite dall’ex amministratore la scorsa settimana, ala fine vengono sequestrate dalla Gdf.
È l’ennesimo colpo di scena in quello che ormai può essere definito il “giallo dei diamanti”, solo uno dei capitoli dell’inchiesta milanese con al centro le presunte distrazioni dalle casse del movimento padano.
Belsito, indagato per appropriazione indebita e truffa aggravata ai danni dello Stato, con a fianco gli avvocati Alessandro Vaccari e Paolo Scovazzi, ha parlato ieri per poco più di due ore davanti all’aggiunto Alfredo Robledo e ai pm Roberto Pellicano e Paolo Filippini.
Il tempo di rendere dichiarazioni spontanee (il verbale è secretato) per ricostruire come in generale funzionava la tesoreria della Lega e per chiarire che quei soldi da lui prelevati dalle casse, come è stato riferito, »non sarebbero stati utilizzati a breve e quindi sono stati investiti nell’interesse del partito, che gli aveva dato piena fiducia, «tant’è che hanno anche fruttato interessi».
Da quanto risulta, poi, Belsito avrebbe pure messo a disposizione, con un atteggiamento di collaborazione, documentazione bancaria e contabile, per la difesa di «poca rilevanza».
Non è escluso però che i magistrati possano ricevere dall’ex tesoriere altre carte in un nuovo incontro, nel quale potrebbero essere affrontati in maniera più dettagliata anche le operazioni da circa 6 milioni di euro verso la Tanzania e Cipro.
Belsito, in sostanza, ha descritto la sua attività come quella di un «buon amministratore». «Se ho sbagliato pagherò», ha aggiunto – in linea col suo predecessore Maurizio Balocchi, nella convinzione di non aver commesso alcun reato.
Da via Bellerio avevano precisato di non aver mai saputo nulla di quell’investimento da 100 mila euro in diamanti: pietre riconsegnate settimana scorsa da Belsito in via Bellerio, assieme a 200 mila euro in lingotti d’oro e all’Audi A6 usata da Renzo Bossi.
Diamanti restituiti, tra l’altro, con un ‘giallò nel ‘giallò: in sede ne sono arrivati soltanto 11, mentre negli atti si parlava di un acquisto da 12 e quindi uno manca all’appello.
Inoltre il partito ha comunicato agli inquirenti che, se sull’ordine di acquisto dei lingotti compare il nome della Lega, non così per l’investimento in diamanti: le carte non riportano come acquirente il Carroccio bensì Belsito.
Da qui il sequestro della Gdf in via Bellerio come “corpo” del presunto reato di appropriazione indebita, poichè, dalle analisi degli inquirenti, i diamanti, così come l’oro, sarebbero stati comprati con il denaro del partito.
Intanto, gli investigatori concentrano le loro indagini sull’esistenza di presunti “fondi neri” in entrata nelle casse del partito e in quelle del Sindacato Padano.
Proseguono anche gli accertamenti sulle spese personali e sugli investimenti immobiliari della vicepresidente del Senato Rosi Mauro, come la sua casa a Gemonio e i due appartamenti in Sardegna, uno dei quali intestato al suo “bodyguard” Pierangelo Moscagiuro.
(da “La Stampa”)
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Aprile 24th, 2012 Riccardo Fucile
I MAGISTRATI IN TRASFERTA IN SVIZZERA TROVANO RISCONTRI SULLE PRESUNTE TANGENTI PAGATA AL CARROCCIO
Erano in una fiduciaria svizzera i documenti che proverebbero il pagamento di tangenti da parte di
Finmeccanica per ottenere commesse estere.
E per finanziare la politica italiana.
Milioni di euro versati dopo la sigla dell’accordo per la vendita di 12 elicotteri di Agusta Westland al governo indiano.
È il sistema già accertato in altre indagini per creare «fondi neri».
Denaro che in parte potrebbe essere finito nelle casse della Lega Nord.
I documenti sono stati recuperati dai magistrati napoletani che indagano sugli affari della holding specializzata in sistemi di difesa.
Nei loro fascicoli ci sono i verbali di due testimoni «eccellenti» come Lorenzo Borgogni – ex capo delle relazioni istituzionali – e Francesco Tuccillo, ex presidente di Finmeccanica Africa.
Le verifiche effettuate attraverso una rogatoria internazionale avrebbero consentito di ottenere i primi preziosi riscontri a quanto è stato raccontato.
E di porre al centro della scena un consulente di Lugano specializzato nelle transazioni finanziarie con il governo di New Delhi.
Si chiama Guido Ralph Haschke, è l’uomo che ha consentito all’Agusta di chiudere l’affare.
Ed è proprio nella sua società – la Gadit – e in altre «controllate» che i pubblici ministeri Vincenzo Piscitelli, Francesco Curcio ed Henry John Woodcock avrebbero acquisito ieri gli atti che dimostrerebbero la genuinità dei racconti verbalizzati.
E consentirebbero di ricostruire il percorso di almeno 10 milioni di euro «utilizzati per soddisfare le esigenze dei partiti e in particolare quelle del Carroccio», come ha sostenuto Borgogni, confortato dalle dichiarazioni di Tuccillo.
Haschke è stato già indagato per corruzione internazionale e riciclaggio.
Si torna dunque a due anni fa, quando Agusta Westland, all’epoca guidata da Giuseppe Orsi (attuale amministratore delegato di Finmeccanica) chiude un contratto con il governo indiano per la fornitura di 12 elicotteri, sbaragliando la concorrenza della statunitense Sikorsky Aircraft Corporation che voleva piazzare i suoi S-92.
Si tratta del modello Vip, sono i mezzi allestiti per il trasporto di personalità di governo che per l’azienda italiana sono certamente uno dei punti di forza.
Il prezzo concordato sfiora il miliardo e mezzo di euro. Mediatore dell’affare è proprio Haschke.
Nei suoi numerosi interrogatori Borgogni sostiene che il compenso del consulente, inizialmente fissato in 41 milioni di euro, è stato poi alzato fino a 51 milioni di euro. E spiega che questa variazione si è resa necessaria perchè «Orsi aveva chiesto ad Haschke di rinunciare a 9 milioni che gli sarebbero stati erogati in seguito, ma il consulente ha rifiutato e così si è deciso di bonificare a lui i soldi che sarebbero stati poi destinati ai partiti e in particolare alla Lega, che doveva sponsorizzare la nomina di Orsi al vertice della holding , come poi effettivamente è accaduto».
Vengono effettuate le prime verifiche documentali, si cerca di ricostruire l’affare con l’esame dei contratti e delle «commissioni» pagate a terzi.
Ad effettuare i controlli sono i carabinieri del Noe, il Nucleo Operativo Ecologico, gli stessi che indagano sull’attività di Valter Lavitola, il faccendiere accusato di aver utilizzato lo stesso meccanismo corruttivo per chiudere gli affari in Centroamerica, in particolare a Panama.
Mentre Borgogni collabora, i magistrati ricevono una lettera che disegna lo stesso scenario.
Svolgono ulteriori controlli e ottengono un altro tassello per ricostruire la vicenda. Scoprono infatti che oltre ad Haschke sarebbe stato utilizzato come consulente un mediatore inglese che già in passato ha lavorato con Orsi.
E questo nonostante in India sia proibito l’uso delle intermediazioni per operazioni commerciali di natura militare.
Due mesi fa anche la magistratura indiana fa sapere di aver avviato un’istruttoria per verificare la regolarità della gara. E in quell’occasione il vertice di Finmeccanica «smentisce categoricamente di aver pagato tangenti».
Lo ripete la scorsa settimana negando di aver «pagato commissioni di alcun genere a intermediari, sia nella gara (militare) per la fornitura di elicotteri AW101 al ministero della Difesa, sia nella gara (civile) per una possibile fornitura di elicotteri alle forze di polizia».
Sulle commesse estere viene poi interrogato Tuccillo.
Ed è lui a rivelare che in Africa sarebbero state «create società da manager di Agusta Westland che si sarebbero specializzati nella manutenzione di elicotteri affidandosi ad alcuni operatori italiani collegati alla criminalità organizzata».
È una pista che i pubblici ministeri cercano di verificare, ma l’attenzione rimane puntata sulla Svizzera.
E ieri arriva il via libera delle autorità elvetiche per la rogatoria.
A Lugano arrivano Piscitelli e Curcio, agiscono con il procuratore locale Pierluigi Pasi.
Perquisiscono la fiduciaria Gadit Ag, portano via documenti. Poi entrano in altre società , ci sono nuovi atti da controllare.
Alla fine Pasi comincia l’interrogatorio di Haschke.
Nelle scorse settimane il consulente era stato convocato dai magistrati napoletani, ma aveva scelto di non presentarsi.
Ieri, quando le autorità elvetiche gli hanno notificato il provvedimento si è sentito male, ma questo non ha impedito di procedere. Ora si cercano i conti correnti.
L’esame delle carte già acquisite avrebbe consentito di trovare la traccia che porta ai depositi bancari.
Le autorità elvetiche hanno assicurato piena collaborazione per ricostruire il percorso dei soldi e i versamenti effettuati.
Fiorenza Sarzanini
(da “Il Corriere della Sera”)
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Aprile 24th, 2012 Riccardo Fucile
PERQUISIZIONI IN SVIZZERA DOPO LA TESTIMONIANZA DI BORGOGNI: VERSATI 51 MILIONI A UN INTERMEDIARIO, UNA PARTE SAREBBE FINITA A UN REFERENTE DI ORSI, AD VICINO ALLA LEGA E AMICO DI MARONI
Missione a Lugano. Le dichiarazioni dell’ex capo delle relazioni esterne di Finmeccanica Lorenzo Borgogni portano i magistrati napoletani fino in Svizzera.
Si cercano i riscontri a un’altra ipotesi di riciclaggio e tangenti.
Al centro di questo filone, un affare da 51 milioni di euro che fa tremare la Lega e allunga ombre sull’attuale amministratore delegato del colosso di Stato, Giuseppe Orsi.
L’abitazione e dieci società ritenute riconducibili a Guido Ralph Haschke, imprenditore con la doppia cittadinanza che si muove prevalentemente sul mercato indiano, sono state perquisite ieri a Lugano dalla Procura di Napoli.
Sul decreto, ottenuto per rogatoria dalla Procura federale della città svizzera, torna l’ipotesi di corruzione internazionale.
L’indagine parte dalla vendita di 12 elicotteri al governo indiano da parte di Agusta Westland, la società di cui è stato amministratore Giuseppe Orsi, oggi al vertice di Finmeccanica.
Al rientro dalla Svizzera, gli inquirenti appaiono ottimisti.
Tra le carte e i contratti sequestrati ad Haschke, avrebbero trovato prime, importanti conferme al quadro delle accuse. “Siamo molto soddisfatti, andiamo avanti”, commentano gli investigatori.
È una storia complessa e ancora da sviluppare, quella raccontata da Borgogni, sentito più volte come teste dai pm Francesco Curcio, Vincenzo Piscitelli e Henry John Woodcock, che con il procuratore aggiunto Francesco Greco, coordinano l’inchiesta sugli appalti Finmeccanica.
“Riferisco in maniera trasparente quello che ho appreso durante le mie funzioni in Finmeccanica”, ha premesso il testimone, sentito per l’ultima volta una settimana fa.
E ha spiegato: nell’affare elicotteri in India sarebbe stata riconosciuta, a titolo di intermediazione, una somma che, da 41 milioni di euro iniziali, è lievitata fino alla cifra definitiva di 51 milioni.
Un aumento di dieci milioni che si sarebbe reso necessario, è l’ipotesi prospettata dal testimone Borgogni, non solo per garantire il compenso pattuito con Haschke, ma soprattutto per soddisfare le richieste, stavolta di tangenti, di un altro intermediario che avrebbe “girato” a politici della Lega parte del suo maxi onorario.
Forse proprio quei 10 milioni aggiunti in extremis.
Borgogni, scendendo nei dettagli, dice ai pm di Napoli: di quei 51 milioni, 20 sarebbero andati ad Haschke come compenso pattuito preventivamente per la sua riconosciuta attività professionale di intermediazione all’estero.
Il resto, sempre secondo il racconto di Borgogni, sarebbe stato versato dal gruppo Finmeccanica a un altro professionista, un uomo che affiancava Haschke e indicato come “referente” di Giuseppe Orsi, il manager già al vertice di Agusta, in quel momento in procinto di diventare – con il decisivo sostegno della Lega Nord – amministratore delegato di Finmeccanica al posto di Piefrancesco Guarguaglini.
Per Borgogni, l’intermediario ancora senza nome era il collettore delle tangenti dirottate verso le due anime della Lega, all’epoca non ancora irrimediabilmente spaccate tra i maroniani e i fedelissimi di Bossi.
Le indagini dovranno ora approfondire la natura dei rapporti tra Haschke e Orsi.
Il professionista italo svizzero ha avuto rapporti d’affari con Finmeccanica sin dagli anni Novanta, quando il direttore generale del colosso era Giorgio Zappa.
Proprio quest’ultimo avrebbe presentato Haschke ad Orsi, che a quel tempo era “soltanto” l’amministratore della società più in vista, Agusta.
Una ricostruzione da verificare, che i magistrati hanno doverosamente deciso di approfondire.
Così sono partiti i contatti con il procuratore federale di Lugano.
Ed è stata avviata la rogatoria.
Ieri, la svolta. I pm indagano per corruzione internazionale e riciclaggio.
Nel corso delle perquisizioni è stata acquisita documentazione ritenuta estremamente utile allo sviluppo di un’inchiesta dagli sviluppi potenzialmente esplosivi.
Haschke avrebbe fornito le prime risposte sempre alle autorità elvetiche, nelle prossime ore sarà interrogato come indagato alla presenza del suo avvocato.
Anche il materiale sequestrato dovrà essere trasmesso ai magistrati italiani in base alle procedure internazionali.
Sul caso si sono mosse anche le autorità di Nuova Delhi.
Dario Del Porto e Conchita Sannino
(da “la Repubblica“)
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Aprile 24th, 2012 Riccardo Fucile
SILVIO SCAFFARDI COME PRIMA COSA HA PENSATO DI DARE LA CACCIA ALLE CIMICI PER BONIFICARE LA SEDE DEL PARTITO: AVRA’ USATO LA DOPPIETTA O UN PESTICIDA?
L’incarico di tesoriere ligure del Carroccio, al posto di Francesco Belsito, è stato assegnato a uno
della nomenklatura interna alla Lega, il “tuttologo” Silvio Scaffardi, al centro di una polemica già nel 2001 quando venne nominato in quota Lega in una discussa commissione regionale di controllo in tema Sanità .
Polemica nata sia dalla notevole indennità percepita, sia dal fatto che l’Ordine dei medici ebbe a protestare per non essere stato interpellato, sia per il fatto che Scaffardi risultava più esperto di armi che di sanità .
Vi lasciamo in tal senso alla lettura di un quotidiano locale del 16 marzo 2001.
Ci limitiamo a osservare che ora, appena insediato tesoriere, Scaffardi (che risulta anche commissario della Lega per il Tigullio) ha tenuto a precisare che “da una prima verifica dei conti tutto corrisponde” e ha annunciato che farà sottoporre a bonifica la sede della Lega: non si sa mai che vi siano annidate cimici.
Resta il dubbio se, per la caccia alle cimici, Scaffardi preferirà far riferimento alla doppietta (suo primo mestiere) o a qualche suppporto sanitario (sua seconda specializzazione).
I MEDICI: INCARICHI LOTTIZZATI
I magnifici tre. Domenico Crupi, Giuseppe Costa e Silvio Scaffardi sono i tre esperti nominati dalla Regione nella speciale commissione che dovrà valutare quali aziende hanno i requisiti per erogare prestazioni sanitarie.
Quali ospedali, ambulatori, laboratori, siano essi pubblici che privati, hanno le carte in regola per dare assistenza sanitaria.
Stando alla delibera approvata il 9 marzo scorso, ciascun componente guadagnerà 120 milioni l’ anno, e a Crupi, a cui è stata assegnata la funzione di coordinatore, andranno ancora 36 milioni.
Un compito delicatissimo e importante, ma anche ben pagato con un contratto di collaborazione, che la giunta di centrodestra “ha voluto affidare senza avere consultato gli Ordini dei medici liguri”.
Tanto da scatenare la protesta del Consiglio della Federazione regionale degli Ordini dei Medici, dopo la riunione dell’ altro ieri.
La lettera al vetriolo è stata spedita all’ assessore regionale alla Sanità , Pietro Micossi. Che ieri ha risposto: «La legge non prevede che per la nomina della commissione siano consultati gli ordini professionali». Così sia.
Interpellato sulla vicenda, Sergio Castellaneta, presidente dell’ Ordine dei Medici della provincia di Genova, ma anche consigliere regionale di Liguria Nuova (sostiene la maggioranza del Polo) non ha voluto rilasciare commenti e giudizi.
La missiva del Consiglio della From, datata 14 marzo e indirizzata a Micossi, è però pesante: “Sin dall’ inizio del suo mandato gli ordini provinciali liguri non solo hanno accettato il pieno coinvolgimento nella ristrutturazione sanitaria, ma anche collaborato nei vari gruppi di lavoro. Tuttavia, l’ impressione di un coinvolgimento formale, a cose fatte, sembra essere avvalorata dalla vicenda della delibera in oggetto. La costituzione di tale commissione per la verifica dei requisiti di accreditamento è stata decisa senza che la From ne sia stata preventivamente informata. Non solo, ma il Consiglio intende esprimere il proprio disappunto per non essere stato consultato in merito alla scelta dei componenti, i quali dovrebbero rispondere a requisiti non solo di grande esperienza ma anche e soprattutto di grande autonoma della politica partitica. Tali criteri non sembra siano stati rispettati”.
Sulla delibera della giunta di Sandro Biasotti si legge invece che l’ avvocato Domenico Crupi, direttore generale del Galliera, “è esperto in tema di organizzazione, gestione, e valutazione dei servizi”.
Segue il curriculum.
Il dottor Giuseppe Costa, specialista in Chirurgia Vascolare, attuale consigliere comunale di Forza Italia, “ha esperienza come presidente poi come amministratore della Usl”.
Silvio Scaffardi, ex consigliere comunale della Lega, “possiede significativa esperienza nella organizzazione dei servizi e di collaborazione presso le istituzioni, quali il Parlamento europeo”.
(da “La Repubblica”)
16 marzo 2001 – pagina 7
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