Giugno 30th, 2012 Riccardo Fucile
LA LEGA DEL DOPO BELSITO SI RITROVA IN CASSA 12 MILIONI, IL PD REGISTRA UN AVANZO DI 3 MILIONI…VORAGINE NEI CONTI DI FORZA ITALIA E IDV…BERLUSCONI TAGLIA 1 MILIONE AL PDL, PIU’ DI UN TERZO DEGLI AZZURRI NON VERSA LA QUOTA RICHIESTA DAL PARTITO
La festa è finita. O almeno bisogna darsi una bella regolata.
Lo dicono i tesorieri dei principali partiti italiani, che in questi giorni hanno approvato i bilanci del 2011.
Conti quasi tutti in attivo, per cifre anche consistenti, come i sei milioni e mezzo di euro di avanzo della Lega nord “post Belsito“.
Ma la nuova legge approvata dopo gli scandali sulla gestione di fondi del Carroccio e della Margherita dimezzerà i “rimborsi” provenienti dello Stato.
I partiti, allora, dovranno “ampliare l’autofinanziamento” e “contenere gli oneri di esercizio”, come ha affermato per esempio il tesoriere del Pdl Rocco Crimi. Meno spese, insomma, e più energie dedicate alla raccolta di fondi da militanti e supporter.
Crimi ha anche definito ”imprescindibile” un “piano di recupero degli arretrati dei versamenti mensili dovuti dai parlamentari e consiglieri regionali”.
E’ un’annosa questione del partito berlusconiano: una parte consistente degli eletti, dai parlamentari ai consiglieri regionali, non paga al partito la quota di compenso stabilita, tra i 500 e gli 800 euro mensili secondo la carica. Dall’analisi del bilancio dell’anno scorso era emerso un numero di “morosi” davvero sostanzioso: sul 28% dei parlamentari nazionali ed europei pesavano arretrati da saldare, mentre il 24% non aveva mai versato nulla, per un ammontare complessivo di 1 milione 670mila euro.
Tra i consiglieri regionali le percentuali si alzavano rispettivamente al 41 e 37%, per un buco nella casse del partito di un milione 279 mila 153 euro. Totale, quasi 3 milioni di euro che mancavano all’appello.
E che non devono essere ancora rientrati, a giudicare dall’appello del tesoriere.
In attesa dell’”austerity“, è La Lega a chiudere il 2011 con l’avanzo più sostanzioso, i già citati 6 milioni e mezzo di euro, seguita dal Pd con oltre 3 milioni 200 mila euro.
Il Pdl mostra un segno più per quasi 500mila euro, ma alle preoccupazioni per la nuova legge si aggiunge il taglio di un milione di euro a una fidejussione accesa da Silvio Berlusconi.
Una voragine da oltre 8 milioni di euro si è aperta invece nel partito co-fondatore del Pdl , Forza Italia.
Ma non se la passa molto meglio l’avversario di sempre, Antonio Di Pietro: è di più di sei milioni il disavanzo registrato dall’Italia dei valori.
In rosso di 300 mila euro anche l’Api di Francesco Rutelli, mentre Sel va in attivo per 14 mila euro.
I BILANCI 2012 PARTITO PER PARTITO
Pdl
Bilancio da 49 milioni di euro per il Pdl, che chiude il 201, con un attivo di 475.340 euro. Ma nella sua relazione il tesoriere Rocco Crimi mette in guardia: “L’evoluzione della gestione nell’anno 2012 si annuncia oltremodo complessa”.
Con un risultato finale che si profila “negativo”, e già prendono corpo le preoccupazioni per il 2013, anno elettorale: ”Rilevanti incognite si intravedono poi in relazione alla gestione finanziaria del 2013, anno in cui sono in programma le elezioni per il rinnovo del Parlamento nazionale”, afferma Crimi.
Oltre alla nuova legge sui rimborsi elettorali, a fare la differenza nei conti del Popolo della libertà è soprattutto il taglio di circa un milione della fidejussione che Silvio Berlusconi ha sempre assicurato al partito, passata da 5.366.096 del 2010 ai 4.064.996 del 2011.
Il Pdl è alle prese con la complessa gestione dell’eredità da Forza Italia e An, ha aperto altre 22 sedi regionali, che ora sono in totale 92. Dopo 23 assunzioni, i dipendenti sono 84.
Il bilancio del Pdl riporta un segno più per le quote associative, aumentate di ben 8.821.778 euro, ma tra le varie voci di bilancio c’è l’affitto che il partito paga a Forza Italia per l’uso delle sedi di via dell’Umiltà e anche di via del Plebiscito (circa 4 milioni).
Forza Italia
Altro caso di partito politicamente non attivo, dopo la nascita ufficiale del Pdl nel 2009. Il bilancio del 2011 chiude in perdita con un disavanzo di esercizio di 8.175.374 euro, e toccando i livelli del 2007 per quel che riguarda il disavanzo patrimoniale.
Anche per Fi, si legge nella relazione di accompagnamento, “la prevedibile evoluzione della gestione nell’anno 2012 si profila alquanto sfavorevole”. La nuova legge che dimezza i rimborsi, si spiega, toccherebbe anche la quota del 2008 “ceduta pro soluto dal Pdl a un istituto bancario.
Pertanto, il Pdl dovrebbe restituire all’istituto concessionario un importo che si stima in oltre 20 milioni di euro. Quest’ultimo dovrà gravare in misura pari al 75% su Forza Italia”. Se non bastasse, “si valuta che l’indebitamento sia destinato ad aumentare in modo rilevante”.
Lega nord
La Lega chiude con un avanzo di 6.576.776,76 il primo bilancio dell’era “post Belsito“, il tesoriere al centro dello scandalo sulla gestione dei fondi del partito che ha travolto anche “the family” Bossi.
Lo spiega il nuovo tesoriere Stefano Stefani, nella relazione pubblicata su la Padania. Nel documento si spiega che la Lega ha ricevuto contributi elettorali per 17.613.520,09 euro, mentre le sovvenzioni da eletti sono state di poco più di 6 milioni e di circa 1,8 milioni quelle da altre persone fisiche. I proventi del tesseramento hanno superato il milione di euro.
Il bilancio evidenzia disponiblità liquide per 12.796.058,96 euro che, chiarisce Stefani, sono “tutti depositati in banche in Italia”.
Pd
Avanzo di 3.237.165,77 euro per il Partito democratico nel 2011.
Nella relazione il tesoriere Antonio Misiani spiega tra le varie cose che i rimborsi dello Stato a vario titolo hanno raggiunto i 57.974.141,99 euro. Poco più di 5 milioni i contributi dei parlamentari; 413.390,44 euro i contributi da altre persone fisiche e 45 mila euro i contributi da persone giuridiche. Alla voce “contributi ad associazioni” (un totale di oltre 14 milioni, compresi i versamenti alle strutture locali del partito) figurano anche i 630mila euro andati alla lista Pannella.
Le spese per il personale dipendente ammontano a 12.820.236,13 euro; quelle elettorali, di propaganda e comunicazione a oltre 16 milioni.
Misiani tra l’altro annuncia che “nel corso dell’esercizio 2012 il Partito democratico interverrà in un’operazione straordinaria, in corso di definizione, finalizzata al rafforzamento patrimoniale e finanziario dell’editrice dell’Unità ”.
Chiude in utile, anche se per un soffio (3.273 euro), la Eventi Italia, la società che organizza le feste e gli eventi e che è diventata anche l’editore di Youdem.
Anche il tesoriere dei Democratici mette in guardia i dirgenti sul fatto che dall’anno prossimo bisognerà fare i conti con il dimezzamento del finanziamento pubblico.
Idv
E’ di 6.572.055,79 euro il disavanzo dell’esercizio 2011 di Italia dei valori, come risulta dal bilancio pubblicato sul sito del partito.
Nella sua relazione, il tesoriere Silvana Mura spiega che il partito di Antonio Di Pietro ha avuto 9.218.198,32 di rimborsi dalla Camera e 1.856.069,58 dal Senato. Il costo del lavoro è passato da 926.703,75 a 1.258.057,57 euro, con 31 dipendenti.
All’Idv hanno dato il loro contributo i parlamentari (594.000 euro) e il partito ha avuto anche i contributi per le campagne referendarie.
Alleanza per l’Italia
La formazione fondata da Francesco Rutelli – che è anche presidente della Margherita che ha approvato qualche giorno fa il primo bilancio del dopo Lusi — ha chiuso il bilancio per il 2011 con un disavanzo di 301.232,14 euro.
Come spiega la relazione allegata, “lo sbilanciamento rispetto all’esercizio precedente, chiuso con un avanzo di gestione di euro 195.654,08, è dovuto principalmente alle minori entrate da tesseramento (-60%) e alle maggiori spese (+30%) per comunicazione politica e propaganda elettorale”.
Api ha avuto una tranche di rimborsi elettorali per le elezioni regionali del 2010 in Campania, Marche e Basilicata.
Il partito ”non possiede alcuna partecipazione in imprese di alcun genere” e ha avuto “libere contribuzioni” dal gruppo della Camera (119.800 euro) e dal Centro futuro sostenibile (127.194 euro), la fondazione di Rutelli.
Sel. Sinistra ecologia e libertà
Chiude il bilancio 2011 con un avanzo di circa 14 mila euro.
“Di particolare rilievo — si legge nella nota — il dato delle entrate che si compongono per il 52% da rimborsi elettorali pari a 763.620 euro e per il 48% da contribuzioni private pari a 701.456 euro.
Di queste, ben oltre 550mila euro da quote associative raccolte nazionalmente, oltre a circa 145mila euro di contribuzioni”.
Sul fronte delle uscite, spiega ancora la nota, il 31% è rappresentato dalla gestione ordinaria, da servizi, stipendi e collaborazioni pari a circa 445mila euro.
Mentre il restante 69% è destinato alle iniziative politiche, contributi per le strutture territoriali, comunicazione, per un totale di circa 980mila euro.
Sinistra Ecologia Libertà — sottolinea il tesoriere nazionale Sergio Boccadutri — non ha patrimoni e soprattutto non ha alcun investimento finanziario: le risorse sono raccolte esclusivamente per far crescere la nostra formazione politica”.
Il partito di Nichi Vendola ha approvato il bilancio 2011 applicando, dice ancora la nota, un sistema innovativo centralizzato per il controllo antifrode del tesseramento e per garantire la tracciabilità di contributi e donazioni.
Tutti i versamenti sono stati fatti solo con carta credito, bonifico o bollettino postale “per garantire la massima trasparenza”.
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Giugno 30th, 2012 Riccardo Fucile
SFONDATE LE RETI DAVANTI ALL’ALLEVAMENTO, ORGANIZZATO UN PRESIDIO PER DUE SETTIMANE… CARCASSE DI 450 ANIMALI MAI REGISTRATI E ACQUE CONTAMINATE: PER LE AUTORITA’ DI CONTROLLO VA BENE COSI’
Nemmeno Caronte ferma gli attivisti anti Green Hill. Nonostante i quasi 40 gradi previsti, a Montichiari sono arrivate oltre 3000 persone da tutta Italia: chiedono, per l’ennesima volta, la chiusura dell’allevamento lager che cresce 2500 beagle l’anno da destinarsi ai laboratori farmaceutici.
Tra loro anche la cantante Anna Oxa, vegana convinta: «Se vogliamo iniziare a cambiare il sistema dobbiamo iniziare da qui. I lager riservati alle persone sono già esistiti, non è giusto che debbano rimanere per gli animali».
Gli attivisti del Coordinamento Fermare Green Hill hanno organizzato un accampamento alla base del colle San Zeno (che ospita l’allevamento contestato).
Il presidio pacifico durerà fino al 15 luglio.
Diversi gli attivisti che si accamperanno con le tende, in una vera e propria vacanza antivivisezione. «L’ennesima iniziativa per portare l’attenzione sulla legge anti-sperimentazione ferma in Senato da troppo tempo» dichiara Sara, una dei leader degli animalisti.
TERREMOTATI IN CORTEO
Simbolica la presenza di un gruppo di sfollati delle aree terremotate dell’Emilia. Nonostante i mille problemi da affrontare hanno deciso di non esserci, per «solidarizzare» con la causa animalista.
Il corteo è partito poco prima delle 16 dal Palageorge in via Falcone, sfilando poi per il centro storico, la piazza del municipio, mentre è stato vietato avvicinarsi all’allevamento di beagle, visto il blitz del 28 aprile che ha portato all’arresto di 13 attivisti, «colpevoli» di aver liberato 70 cani.
Ma poco prima delle 18 centinaia di manifestanti hanno tagliato la rete di recinzione dei campi di fronte all’allevamento, avvicinandosi al canile.
L’idea di un piccolo gruppo è quella di tentare un altro blitz.
SALE LA TENSIONE
Tra gli attivisti è palpabile la tensione: nonostante una decina di manifestazioni organizzate nell’ultimo anno a Montichiari a Milano, Roma, ma anche nelle principali capitali europee, l’allevamento di proprietà della multinazionale Marshall funziona come se nulla fosse.
Molta rabbia ha suscitato la registrazione di una telefonata di un dipendente di Green Hill (messa in rete dagli attivisti) che parla della necessità «di sopprimere i cani inadatti prima che arrivi l’anagrafe canina».
LA LEGGE FERMA IN SENATO
La commissione di Palazzo Madama non ha ancora votato la discussa legge che vieterebbe l’allevamento -sul suolo italiano – di cani, gatti e primati da destinarsi ai laboratori.
SPUNTANO I VERBALI DELLE ISPEZIONI DELLA ASL “MORTI CENTINAIA DI ANIMALI”
A far luce su quello che accade nella struttura di Montichiari – dove vengono allevati fino a 2.500 beagle destinati alla sperimentazione – sono in realtà una serie di documenti ufficiali dell’Asl di Brescia.
Si tratta di verbali finora sconosciuti (Repubblica ne è entrata in possesso e li pubblica per la prima volta) nei quali si dà conto di ispezioni effettuate dai funzionari dell’azienda sanitaria. Risultato: centinaia di cani morti.
Altrettanti detenuti abusivamente. Carcasse animali mai identificate e acque contaminate.
Lo spaccato più sconcertante che viene a galla riguarda proprio i decessi dei cani – spesso non registrati all’Anagrafe canina – e avvenuti in circostanze tutt’altro che chiare. Centosessanta cani morti nei cinque capannoni tra 2009 e 2010.
Cinquanta in un solo mese.
Stando alle carte dell’Asl, si scopre non solo che nei libri obbligatori i beagle che smettono di vivere sono dei fantasmi; ma che negli stessi registri non vi è traccia – in più periodi – nè di 450 cani detenuti – a questo punto abusivamente – nè di esemplari ceduti ad aziende che collaborano con Green Hill.
“Errori di distrazione”, li definiscono i responsabili del servizio veterinario.
Il che, adesso, solleva dubbi anche sulle ragioni per cui le stesse verifiche non siano mai state rese pubbliche.
Nei capannoni dell’allevamento sono state rilevate inoltre “carcasse non identificate” (verbale del 31 maggio 2010), “temperature ambientali non a norma” (così scrive il ministero della Salute) e “presenza di acqua contaminata” (relazione marzo 2012).
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Giugno 30th, 2012 Riccardo Fucile
CONSIGLIERE COMUNALE LEGHISTA RUTTA IN AULA DURANTE IL CONSIGLIO, IL PRESIDENTE SOSPENDE LA SEDUTA…IL GIORNO DOPO L’ESPONENTE DEL CARROCCIO COSTRETTO A CHIEDERE SCUSA CON UNA LETTERA UFFICIALE
Alla fine ha chiesto scusa, con tanto di lettera ufficiale protocollata in Comune: “Inavvertitamente durante l’intervento del sindaco, a dimostrazione della mia buona fede e non pregiudiziale verso la minoranza, per stanchezza ho ceduto a un comportamento non consono all’aula”.
Il comportamento a cui fa riferimento Michele Cavazzana, consigliere comunale leghista a Vigevano (dove la Lega ha da sola la maggioranza assoluta), è un sonoro rutto.
Gli è scappato durante una seduta serale del consiglio, che dopo le proteste di un cittadino che assisteva come spettatore è addirittura stata sospesa.
“Questo è un consiglio comunale, non un porcile”, ha sbottato il cittadino dopo avere sentito distintamente il rutto di Cavazzana.
L’opposizione di centrosinistra ha addirittura lasciato l’aula “indignata per un gesto inqualificabile” e la discussione è stata interrotta dal presidente dell’assemblea.
Nella sua lettera di scuse, Cavazzana sostiene che l’episodio sia stato strumentalizzato ad arte dall’opposizione politica alla giunta monocolore leghista: “Nel tentativo di voler giustificare l’accaduto sono stato provocato anche da una persona del pubblico che prontamente ha strumentalizzato – scrive il consigliere del Carroccio – Pertanto sono a chiedere scusa per quanto accaduto a tutti i presenti e al consiglio. Tanto vi dovevo per la mia buona fede”.
Ma c’è chi ha sostiene che il rutto non sia stato affarto involontario, ma voluto e poi amplificato dal microfono acceso.
Le vie della Lega 2.0 sono infinite.
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Giugno 30th, 2012 Riccardo Fucile
SOLO 18 CONSIGLIERI SU 40 HANNO DICHIARATO DI “ACCONTENTARSI” DI UN’UNICO GETTONE PER LE SEI COMMISSIONI RIUNITE 15 MINUTI L’UNA… PD, PDL E UDC ARRAFFANO TUTTO
Circa 600 euro (lordi) per meno di due ore di lavoro. Mica male.
E non si creda che il sontuoso emolumento sia appannaggio di qualche professionista di fama mondiale. No.
L’elargizione da record ha preso forma nelle sempre più povere stanze di Palazzo Tursi a beneficio degli eletti in Sala Rossa.
Quello stesso consiglio Comunale dove, due giorni fa, è stato approvato un emendamento di Italia dei Valori che riduce (o dovrebbe ridurre) complessivamente di un milione e 800 mila euro il compenso annuale dei dirigenti di Tursi.
Risparmi sì, ma non per tutti.
Con una mano i dipietristi presentavano il documento che azzera il premio di risultato ai responsabili della macchina comunale e, con l’altra, intascavano nel giro di mezza mattinata una raffica di gettoni per un valore di alcune centinaia di euro a testa.
Non solo loro, però.
All’abbuffata di gettoni, legata all’insediamento lunedì mattina di sei commissioni consiliari, una dopo l’altra con sedute flash di circa un quarto d’ora ciascuno, hanno preso parte quasi tutte le forze politiche: dal Pd alla Federazione della sinistra, dal Pdl all’Udc.
Ligi alla linea del risparmio e del buon esempio, si sono invece chiamati fuori il movimento Cinque Stelle, Sel e lista Doria.
E tre consiglieri Pd su dodici: Paolo Gozzi, Claudio Villa e Salvatore Caratozzolo.
Anche la lista Musso (ma il senatore Enrico Musso non percepisce per legge alcun gettone, così come il leghista Edoardo Rixi, consigliere regionale) ha rinunciato, forse un po’ tardivamente, alla super diaria.
In totale, solo 18 consiglieri su 40 hanno dichiarato di “accontentarsi” di un unico gettone invece dei molti (da tre a sei) cui avrebbero avuto diritto quella mattina.
Vincenzo Galiano
(da “Il Secolo XIX“)
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Giugno 30th, 2012 Riccardo Fucile
SPENDING REVIEW, PIANO PER MOBILITA’ E PREPENSIONAMENTI… GIU’ LA SPESA PER I FARMACI
Spending review alla stretta finale.
Girandola di riunioni a Palazzo Chigi e al ministero della Sanità per mettere a punto il decreto che potrebbe essere varato già da lunedì, dopo i vertici con sindacati e Regioni.
Le cifre sono ancora ballerine: restano aperte tutte le opzioni, ma dopo i risultati positivi di Bruxelles, di sicuro c’è solo che bisognerà reperire i 4,2 miliardi per la sterilizzazione dell’aumento dell’Iva di quest’anno, le risorse per il terremoto dell’Emilia e le spese inderogabili come quelle per le missioni internazionali.
Forte anche del buon risultato del gettito Imu, ieri Monti ha escluso il ricorso ad una manovra di aggiustamento dei conti in corso d’anno.
Resta tuttavia aperta l’ipotesi di portare l’arco temporale della manovra su tre anni (anche perchè l’aumento dell’Iva ci sarà anche l’anno prossimo e la sua eliminazione costerà 13,2 miliardi).
In questo caso si arriverebbe a 30 miliardi fino al 2014.
La sanità è al centro di un braccio di ferro nelle ultime ore.
Riunioni tra i ministri interessati e lo stesso Balduzzi (titolare della Sanità ) si sono tenute anche ieri: quello che è certo è che la spesa per i medicinali di Asl e ospedali dovrebbe scendere dall’attuale tetto del 13,2 per cento, ma il ministero della Sanità vorrebbe scendere di 2 punti mentre le richieste di Bondi sarebbero ben superiori (fino a 5 punti).
L’obiettivo è comunque quello di ottenere risparmi complessivi di 1,5 miliardi.
Gran lavoro anche sul pubblico impiego: scontato il taglio dei buoni pasto da 7,5 a 5 euro al giorno, mentre come ultima cartuccia si tiene sempre pronta l’ipotesi di un rinvio del pagamento della tredicesima a gennaio del 2013.
La manovra prevede la riduzione della pianta organica: del 20 per cento per i dirigenti, del 10 per cento i dirigenti di secondo livello e del 5 per cento per gli altri ruoli. I
n tutto sarebbero interessati 10 mila dipendenti: chi non accetterà la mobilità , cioè di spostarsi da un ufficio all’altro nell’ambito della Regione, passerà in “cassa” per 2 anni con l’80 per cento dello stipendio e poi 8 mesi in Aspi.
A sorpresa spunta anche l’ipotesi di un rafforzamento della manovra: per favorire gli esodi si derogherebbe alla riforma Fornero in modo da mandare in pensione con le vecchie regole anche chi ha maturato i requisiti nei primi mesi di quest’anno.
La partita delle Province sembra farsi concreta: a fine anno la Corte costituzionale si pronuncerà sul sistema dei tagli previsto dal “Salva Italia”, c’è la possibilità che le Province vincano il ricorso e dunque si dovrà nuovamente procedere con legge ordinaria.
Si taglieranno da 10 a 40 province con il metodo dell’accorpamento in base a numero di Comuni, superficie e abitanti.
Tagli anche per Tribunali e Prefetture: queste ultime in particolare scompariranno dove saranno cancellate le Province.
Per i Comuni sopra i 5.000 abitanti è previsto che gestiscano obbligatoriamente i servizi in forma associata.
Nel mirino anche le società partecipate da parte di Regioni, Province e Comuni.
Ieri è stata la stessa associazione delle Province (Upi) a sottolineare che esistono 3.127 società , consorzi ed enti strumentali di Regioni, Province e Comuni, con «sigle improbabili » create dal nulla «spesso per spartire poltrone e gestire potere».
Costano al Paese 7 miliardi l’anno, di cui 2 per i soli Consigli di amministrazione (aspetto che avevamo denunciato dal ns sito due anni n.d.r.).
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Giugno 30th, 2012 Riccardo Fucile
LO SCANDALO DEI TASSI TRUCCATI DEI MUTUI… L’ATTO DI ACCUSA DEL GOVERNATORE CENTRALE KING CONTRO LE BIG FOUR: BARCLAYS, ROYAL BANK OF SCOTLAND, HSBC E LLOYDS
I colossi della City ne hanno combinate di tutte i colori.
Come se nulla fosse accaduto dal 2008 in poi, hanno continuato a scherzare coi tassi d’interesse e con nuovi sofisticati «giocattoli» finanziari a spese delle imprese e del lavoro, dimenticando di essere stati salvati dalla mano pubblica e dai contribuenti.
Davvero troppo. Tanto che, anche il governatore della Banca d’Inghilterra, uomo prudente, è esploso in uno scatto d’ira.
Mai era accaduto che Mervyn King, il numero uno dell’istituto centrale, pronunciasse parole così pesanti all’indirizzo dei banchieri che governano Barclays, Royal Bank of Scotland, Hsbc e Lloyds, il sancta sanctorum del risparmio.
Li ha accusati, in una conferenza pubblica, di «trattamento meschino dei clienti» e di «manipolazione fraudolenta» perchè, usando la doppia leva dei prestiti e della contrattazione di alcuni derivati, hanno aggirato le regole della buona condotta.
Sarà per via del fatto che è alla vigilia della pensione e che la prudenza può essere archiviata, però Mervyn King, e con lui la «Financial Services Authority», hanno lanciato un affondo che segnala quanto sia vicino alla rottura il rapporto fra la banca centrale e l’autorità di controllo da una parte e i vertici delle «big four», le quattro grandi banche della City.
La goccia che ha fatto traboccare il vaso è la scoperta e l’ammissione che per una decina d’anni i trader dei maggiori istituti di credito hanno convinto i senior manager a taroccare i tassi Libor sui prestiti interbancari giornalieri e che, alzandosi o abbassandosi, ricadono in ultima istanza sulle contrattazioni di derivati (in particolare dei prodotti costruiti proprio sull’altalena degli interessi), poi sui costi dei contratti di mutuo e delle carte di credito.
Aldilà dei difficili tecnicismi, la sostanza è che muovere i tassi Libor (acronimo per «London Interbank Offered Rate»), gonfiandoli o sgonfiandoli a comando, significa che si succhiano profitti su una torta globale di 500 trilioni di dollari.
Un po’ a me e un po’ a te, c’è trippa per i trader (smascherati dalle email in cui si annunciano fiumi di champagne), per i capi e i supercapi.
Se non è una truffa poco ci manca.
Lo scandalo tocca una ventina di banche ma il dito è puntato in modo particolare contro le «big four».
E la ragione è semplice: Barclays si è detta pronta a pagare una multa di 291 milioni di sterline. Ma il Daily Telegraph allarga pure alla Royal Bank of Scotland e ai Lloyds.
E il Guardian inserisce nella lista la Hsbc.
Insomma, un bel poker. Forse i colossi della City speravano di chiuderla lì.
Invece la storia prende contorni diversi.
Dal governo all’opposizione, il coro è che bisogna colpire i furfanti. Che poi nell’occhio del ciclone ci sia Bob Diamond, amministratore delegato di Barclays, non è per accanimento ma solo per la certificata certezza (con ammissione) che il suo istituto ha superato i limiti del buonsenso.
La guerra è così aperta. «Mister cento milioni», ovvero i cento milioni di dollari che gli furono riconosciuti come gratifiche quando era «semplice» responsabile del settore investment della Barclays e non ancora amministratore delegato, è stato invitato a togliere il disturbo.
Le frasi del governatore Mervyn King sono una censura definitiva. Lui, però, non ci pensa affatto a dimettersi.
Si limita ad annunciare che non intascherà i bonus previsti per il 2012.
Può permetterselo visto che nel 2011 fra retribuzione e premi raggranellò 25 milioni di sterline, compreso il conto di 5,7 milioni dovuto all’ufficio delle tasse ma saldato dalla stessa Barclays.
Il «salario» base, un milione e 350 milioni di sterline, gli consente comunque di godersi le partite del Chelsea campione d’Europa di cui è tifosissimo.
Bob Diamond «è il volto non accettabile del sistema bancario», hanno sostenuto i suoi critici più accesi a cominciare da Lord Mandelson, ex numero due dei laburisti.
Di certo non è l’unico principe della City sulla graticola.
La compagnia è bene assortita. Solo che lui, Bob Diamond, ha un vizio che diventa virtù in certi ambienti: quella pretesa di avere sempre ragione sconfinante nella grassa supponenza. Per i suoi colleghi è una sorta di eroe.
Qualche mese fa si presentò ai parlamentari di Westminster.
E li mise al tappeto: «Il tempo dei rimorsi per i banchieri è finito».
Rivendicando, petto in fuori, libertà di manovra, di bonus e di traffici.
«Banchieri da casinò» li ha bollati Vince Cable, liberaldemocratico ministro delle attività produttive. Il «mister Bank» di Mary Poppins era un povero dilettante della City.
Fabio Cavalera
(da “il Corriere della Sera”)
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Giugno 30th, 2012 Riccardo Fucile
I PRESUNTI REATI FISCALI COMMESSI NELLA QUALITA’ DI AMMINISTRATORE DELEGATO DI BANCA INTESA E DI INTESA SAN PAOLO NEL PERIODO 2006-2007
Firmò la dichiarazione fiscale per l’anno d’imposta 2006.
Per questo Corrado Passera, attuale ministro dello Sviluppo Economico del governo Monti, è indagato dalla procura di Biella.
Presunti reati fiscali quelli contestati, come riporta il quotidiano “La Stampa”, che sarebbero stati commessi da amministratore delegato di Banca Intesa e poi consigliere delegato di Intesa Sanpaolo dopo la fusione.
I fatti risalgono al 2006 e 2007 e le contestazioni riguardano un’operazione detta di arbitraggio fiscale internazionale transitata attraverso Biverbanca, istituto biellese all’epoca controllato da Banca Intesa e poi ceduto al Montepaschi.
L’operazione sotto inchiesta sarebbe stata secondo l’Agenzia delle Entrate pensata e messa in atto per ottenere dei benefici di carattere fiscale.
Approfittando delle “asimmetrie” tra il sistema impositivo italiano e britannico si sarebbe formato un credito fiscale acquisito per imposte pagate all’estero.
L’indagine, partita dopo una verifica condotta dalla Guardia di finanza di Milano, si era conclusa con un processo verbale di contestazione all’Agenzia delle Entrate.
Un anno fa la documentazione fiscale è stata trasmessa all’autorità giudiziaria piemontese perchè si sarebbe ravvisato il reato.
Nel fascicolo aperto a Biella si ipotizza la “dichiarazione fraudolenta mediante altri artifici” e la dichiarazione infedele, che secondo l’articolo 3 e 4 del decreto legislativo numero 15 del 2000 sono punite rispettivamente con la reclusione da un anno e sei mesi a sei anni e da uno a tre anni.
Per una operazione dai contorni simili, il giudice per l’udienza preliminare di Milano ha rinviato a giudizio Alessandro Profumo, attualmente presidente di Mps ma all’epoca amministratore delegato di Unicredit, per frode fiscale e ostacolo all’attività investigativa.
La parte strettamente fiscale della vicenda è stata regolata da Intesa Sanpaolo alla fine del 2011.
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Giugno 30th, 2012 Riccardo Fucile
IL LEADER DI FLI RINNOVA IL SOSTEGNO A MONTI LANCIANDO A SETTEMBRE UN’ASSEMBLEA COSTITUENTE DEL POLO MODERATO… LEGGE ELETTORALE UNINOMINALE CON MAGGIORITARIO SECCO, REGOLARE UNIONI DI FATTO… MA LE CINQUE IDEE CHOC SONO RIMASTE NEL CASSETTO
Per sua stessa ammissione, da oggi Gianfranco Fini è in campagna elettorale.
E, aprendo l’Assemblea Nazionale di Futuro e Libertà a Roma, fissa i suoi paletti.
Il primo: sostegno convinto al governo Monti e impossibilità di alleanze col Pdl finchè resta in piedi una prospettiva di intesa tra Berlusconi e la Lega.
Ma Fini lancia un chiaro avviso all’Udc che ragiona di strategia col Pd: la foto di Vasto è ancora lì, “molto più solida dopo le amministrative. L’alleanza Pd-Idv-Sel è stata premiata, non si può pensare di archiviarla prescindendo dal dato elettorale e politico. Vendola ha ragione quando dice a Bersani che non può pensare di staccare Di Pietro da quella foto”.
“Che il dominus sia Alfano o Berlusconi, la prospettiva del Pdl di un’alleanza con la Lega che contrasta e ha contrastato Monti per noi è impraticabile” ha detto Fini all’assemblea riunita nei padiglioni di Eataly.
“Tutto potrà accadere tranne che Fli si troverà a fianco di chi ha contestato il governo Monti fin dalla nascita”.
Questo, ha sottolineato Fini, vale per sia per Sel che per la Lega.
E “il Pdl – ha evidenziato il leader di Fli – ha ancora come prospettiva un’intesa con la Lega”.
Per Fini, il ragionamento vale indipendentemente dalla legge elettorale con cui si andrà alle urne nel 2013.
“Non possiamo prendere in considerazione alleanze con chi il governo Monti non l’ha appoggiato”.
Quanto alle stessa legge elettorale, Fini ha lanciato una proposta per “rilegittimare la politica”: “Una legge elettorale uninominale con maggioritario secco, senza listini proporzionali, senza paracaduti e senza furberie. Si discuta semmai del diritto di tribuna. Noi avanziamo la proposta, poi ci dicano di no”.
Fini ha quindi annunciato: “Garantiamo che il 50 per cento dei candidati nelle liste siano donne, senza quote. Candidati e candidate siano in numero pari”.
Proprio il connubio Pdl-Lega sarebbe, per Fini, alla base di un probabile fallimento delle grandi riforme.
“Dobbiamo intestarci – ha esortato il leader di Fli – la proposta di una grande Assemblea Costituente nella prossima legislatura. Temo che questa si concluderà con un nulla di fatto per la iniziativa propagandistica di Pdl-Lega e per l’accordo baratto che al Senato ha bloccato riforme che sarebbero state condivise da un’ampia maggioranza, su federalismo e presidenzialismo”.
A proposito di riforme, Fini ha spiegato di guardare “con grande attenzione” al semipresidenzialismo in Francia, che “non è certo frutto di un baratto”. “Non si scherza con l’equilibrio tra poteri – ha ammonito Fini -. E a baratti noi non ci presteremo”.
Fini ha ribadito, inoltre, il convinto sostegno al governo Monti, considerando “catastrofica” l’eventualità di un voto anticipato.”Sarebbe fatale per il Paese rallentare e indebolire l’azione del governo – le parole del presidente della Camera -. Qualsiasi iniziativa volta a marcare un’esigenza legittima di parte, che indebolisse il governo, sarebbe non meritevole di approvazione, così come sarebbe catastrofico voler anticipare voto”.
“L’interesse nazionale passa per il pieno sostegno del governo” ha aggiunto Fini, ricordando come “noi, per primi, ci siamo assunti la responsabilità di aprire una nuova fase”.
Il riferimento di Fini è evidentemente allo strappo con Berlusconi e il Pdl. “Non dobbiamo negare che alzare quel dito ci è costato, anche se tornassi indietro lo rifarei. Lo abbiamo fatto nel nome dell’interesse nazionale e oggi abbiamo dovere di coerenza nel sostenere governo, senza adesione acritica”.
Fini pensa a “un polo riformatore patriottico europeo, che si occupa di offrire agli italiani un serio progetto politico”.
Rivolgendosi in particolare all’Udc, Fini ha spiegato: “nessuno è in liquidazione, nessuno pensa di scomparire, ma non possono essere solo due soggetti” a costituirne uno nuovo che deve essere “aperto anche alla società civile e la verifica sulla fattibilità deve avvenire nelle prossime settimane”.
Una “fase”, l’ha definita Fini, che dovrebbe portare Fli a essere motore di un progetto di un nuovo polo.
Il leader di Fli ha annunciato per fine settembre “un’assemblea costituente” del polo moderato a Roma, “un’assemblea dei Mille per l’Italia.
Ma non devono essere coloro che già hanno la tessera di Fli. Il tempo delle comparse dell’Aida è finito da tempo: dobbiamo essere aperti ad altri soggetti e anche a chi oggi fa parte del governo, e non mi riferisco a Monti”.
Aperti ad altri soggetti ma anche aperti alla modernità . Sulla famiglia, Fini ha rassicurato il mondo moderato, “nessuno la mette in discussione”, ma senza timori” e superando le “resistenze interne al partito” sarebbe opportuno regolare per legge “le unioni tra due persone diverse dal matrimonio, quelle che il Censis chiama nuovi format familiari”.
“Se la società italiana di oggi è profondamente diversa rispetto a quella della Costituente – ha spiegato Fini – dobbiamo fare i conti con la realtà e interrogarci sulla ragione per la quale continuamo a essere una delle poche democrazie occidentali che non ha un quadro giuridico per definire diritti e doveri di quelle unioni stabili tra due persone diverse dal matrimonio”.
Altra proposta di Fini, riguarda l’Imu: “Sia deducibile in tutto o in parte dalla dichiarazione dei redditi. E si limini l’autentica ingiustizia che tocca coloro che non hanno reddito sufficiente per fare la dichiarazione dei redditi ma si trovano a pagare un’Imu alta”.
(da “La Repubblica“)
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Giugno 29th, 2012 Riccardo Fucile
IL RESPONSABILE PER LE BANCHE DI S&P : “NON E’ CORRETTO SCRIVERE CHE C’E’ VULNERABILITA’ SUI RISCHI DI FINANZIAMENTI ESTERNI”… SEMMAI E’ IL CONTRARIO: “PER FAVORE RIMUOVI IL RIFERIMENTO ALLE BANCHE”
Prende forza l’inchiesta della procura di Trani che accusa l’agenzia di rating Standard & Poor’s di aver messo in atto “una serie di artifici concretamente idonei a provocare” tra l’altro “una destabilizzazione dell’immagine, prestigio e affidamento creditizio dell’Italia sui mercati finanziari”.
Infatti il giorno stesso in cui l’agenzia americana ha declassato il sistema finanziario italiano puntando l’indice anche sugli istituti di credito nostrani (il 13 gennaio 2012) il responsabile per le banche di S&P, Renato Panichi, ha inviato una mail agli autori del report.
Nel messaggio elettronico Panichi ha contestato agli economisti di aver espresso giudizi contrari alla realtà sul sistema bancario.
Ora questa mail è nelle mani del pm Michele Ruggiero, assieme a nuovi atti d’indagine.
Nello specifico Panichi ha scritto a Eileen Zhang e Moritz Kraemer (due analisti senior che firmano i report sull’Italia, ndr) per dire che “non è giusto” scrivere nel rapporto dell’Italia “che c’è un elevato livello di vulnerabilità ai rischi di finanziamenti esterni. Attualmente — sottolinea — è proprio il contrario, uno dei punti di forza delle banche italiane è stato proprio il limitato ricorso/appello ai finanziamenti esterni o all’ingrosso”.
La missiva si conclude con un invito esplicito: “Per favore rimuovi il riferimento alle banche!”
In questa indagine sono indagati per concorso in manipolazione del mercato continuata e pluriaggravata, l’ex presidente di Standard & Poor’s Financial Services, Deven Sharma, il managing director head on insurance rating di Londra, Yann Le Pallec, e gli analisti senior del debito sovrano che firmarono i report sull’Italia, Zhang, Franklin Crawford Gill e Kraemer.
Nei confronti dei cinque indagati e delle sedi legali di Londra e New York di Standard & Poor’s nei prossimi giorni il pm Ruggiero, dovrebbe firmare la richiesta di rinvio a giudizio. Alla società invece il magistrato contesta violazioni della legge sulla responsabilità amministrativa delle persone giuridiche.
Entro luglio la procura dovrebbe chiudere le indagini, tuttora in corso, sulle altre due agenzie di rating: Fitch e Moody’s.
Tutto è nato da un esposto-denuncia dei presidenti di due associazioni dei consumatori, Elio Lannutti, di Adusbef, e Rosario Trefiletti, di Federconsumatori, che hanno annunciano che si costituiranno parte civile “a nome di migliaia di risparmiatori frodati”.
In una nota congiunta le due associazioni hanno accusato gli analisti perchè “non si mossero autonomamente ma risposero a un disegno, oggettivamente perseguito, di ‘golpe bianco’ del gruppo dirigente centrale dell’agenzia, un disegno preordinato di affidare ad analisti ‘inesperti’ il mandato di produrre analisi, un disegno non casuale quello di scegliere una certa tempistica nel diffondere i report in modo tale da influenzare l’evoluzione politica italiana”.
Un’accusa particolarmente inquietante e ovviamente ancora da dimostrare.
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