Giugno 8th, 2012 Riccardo Fucile BERLUSCONI: “NESSUN NUOVO PARTITO, SERVE SEGNALE DI COMPATTEZZA”
Un documento in sei punti «per andare avanti con forza e affermare il fatto che nel nostro paese ci
sono due grandi aree storiche e della nostra il protagonista è Berlusconi».
È l’annuncio del segretario del Pdl Angelino Alfano durante l’ufficio di presidenza del partito. «Questa è una riunione importante – ha aggiunto Alfano – perchè segna una traccia su tante cose. Abbiamo tenuto una linea coerente da novembre ad oggi, adesso, a maggior ragione, abbiamo lo sguardo proiettato al futuro».
Nel documento che il Pdl sta limando nel corso dell’ufficio di presidenza del partito sono previste anche le primarie per la premiership.
L’indiscrezione è stata confermata da Claudio Scajola in mattinata. Fin da giovedì l’ipotesi era sul tavolo dei vertici del Pdl, ora arriva la conferma: le primarie per scegliere il candidato premier del partito in vista delle elezioni del 2013 si terranno in autunno.
Nel corso della riunione del Pdl, Alfano ha criticato i giornali di area, per cui si è detto amareggiato: «Guardate per esempio pagina 9 del Giornale e pagina 10 di Repubblica, i titoli sono simmetrici».
Il riferimento è all’ipotetico “blitz” dello stesso Alfano sulla scelte delle liste, scelta su cui si sarebbe imposto il veto di Berlusconi.
L’ex premier ha colto l’occasione dell’ufficio di presidenza per rinnovare la fiducia e l’affetto ad Alfano e per sottolineare i passi da fare nei prossimi giorni: occorre un segnale di compattezza e il Pdl è realmente compatto, ha sostenuto l’ex premier.
«Nessuna nuova formazione – ha poi tenuto a ribadire Berlusconi – conosciamo l’esperienza di chi è uscito dalla casa madre e si è perso nel nulla» ha aggiunto, con un riferimento all’ex alleato Gianfranco Fini.
Oltre alle primarie per l’individuazione del candidato premier e per il programma, Alfano ha annunciato anche forme di consultazioni on line con gli elettori, presentazione di una serie di proposte economiche per favorire la crescita, riforma presidenzialista e riforma del sistema elettorale.
Un punto, quest’ultimo, affrontato anche da Pierluigi Bersani che ha raccolto la sfida del segretario del Pdl per verificare, in tre settimane, se c’è l’accordo sulla legge elettorale.
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Giugno 8th, 2012 Riccardo Fucile FRUTTI DI STAGIONE NEL PDL, RICOMPARE L’EX MINISTRO: “O SI MUTA RADICALMENTE O SIAMO PRONTI A RIORGANIZZARCI CON GLI EX AN”
Alla fine la fusione fra i liberali (ex Forza Italia) e i nazionalisti (ex Alleanza nazionale) sembra non reggere la vertiginosa perdita di consenso dell’unico collante che permetteva questa fusione, il carisma di Silvio Berlusconi.
Il fondatore del partito, artefice di tanti successi elettorali e altrettanti fallimenti governativi, sembra essere diventato un peso per la formazione più importante del centrodestra, il Pdl, reduce dal tracollo delle amministrative di giugno e oggetto di sondaggi impietosi.
Il 3 giugno l’osservatorio Demos-Repubblica dava il partito al 17,4% (contro il 29,8 del settembre 2010) e la popolarità di Berlusconi a fondo classifica: 22,8% contro il 52,1 del premier Mario Monti.
Complici forse anche le elezioni in Grecia, dove il partito Alba dorata ha ottenuto buone percentuali di consenso sfruttando l’appeal del richiamo identitario (che sfocia però nel filo-nazismo), l’ex ministro Giorgia Meloni ha preso coraggio e, intervistata dal Messaggero, ha dichiarato: “Bisogna sgombrare il campo dalle indiscrezioni che ogni giorno parlano di casting per under 40 o di liste civiche guidate da show-men”.
In effetti l’ex titolare della Gioventù ha un buon curriculum da spendere: non solo l’età (ha 33 anni) molto al di sotto della media dei suoi colleghi deputati, ma anche l’esperienza politica sin dall’adolescenza.
Unica “pecca”, agli occhi degli elettori, essere rimasta ministro proprio nell’ultimo governo Berlusconi anche dopo la scoperta del famigerato “bunga bunga”.
La pupilla di Ignazio La Russa dà un’ultimatum al suo partito: “O si cambia radicalmente entro giugno e si smette di discettare ancora di assurde scomposizioni in liste e partitini, o anche la nuova destra è pronta a riorganizzarsi e coloro che provengono da An si sentono più attrezzati di altri”.
Lei che insieme al presidente della Calabria Scopelliti (indagato per abuso d’ufficio e falso in atto pubblico) aveva proposto una mozione al Pdl per un “codice etico” del partito (requisiti di moralità e incompatibilità con le cariche elettive), oggi rilancia la proposta con la richiesta di introdurre “il 100 per cento di democrazia e di meritocrazia per selezionare una nuova classe dirigente che guardi al merito”.
Al segretario Angelino Alfano la presidente di Giovane Italia prova a dare un consiglio: “Faccia il 40enne non il democristiano e ristrutturi davvero il partito proponendo agli italiani una politica nuova basata su alcune proposte forti e concrete”.
Poi in chiusura, l’ex dirigente di Azione Giovani stempera i termini: “La destra può benissimo essere rappresentata all’interno del Pdl purchè non ci facciano sentire ospiti nella casa che abbiamo contribuito a fondare”.
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Giugno 8th, 2012 Riccardo Fucile IL PDL IN 4 ANNI HA PERSO IL 20% DI VOTI, IL PD L’ 8%: ORMAI INSIEME RAPPRESENTANO MENO DI UN ITALIANO SU DUE
I sondaggi si susseguono impietosi. L’ultimo in ordine di tempo (a cura dell’Ipsos di Nando
Pagnoncelli) conferma una tendenza che pare da mesi inarrestabile.
Rispetto alle ultime elezioni politiche del 2008 il Pdl è ormai più che dimezzato (dal 37,4 al 17,2) e il Pd in forte calo, dal 33,2 al 25%.
I due ex «partitoni», che all’epoca della sfida tra Berlusconi e Veltroni calamitavano assieme il consenso di quasi tre italiani su quattro (70,6%), oggi rappresentano meno di un italiano su due (42,2).
Il crollo è di quasi trenta punti percentuali (28,4), inimmaginabile fino ad ancora un anno fa: e sotto le macerie sono rimaste sepolte non solo leadership e governi ma anche – come testimoniano le cifre – quella fallimentare forma di bipolarismo che ha di fatto plasmato il sistema politico italiano.
È da qui, forse, che bisognerebbe ripartire per salvare il salvabile, prima che sia troppo tardi.
E invece quella cui si assiste è una vera e propria fuga dalla realtà .
Minacce (non si capisce bene rivolte a chi) di elezioni anticipate, in una situazione che è se possibile – ancor più difficile di qualche mese fa; operazioni di puro marketing politico nel centrodestra, con metamorfosi fatte di cambi di nome e liste civiche dietro le quali mascherare l’impresentabile; impacci strategici, di rotta e di alleanze nel centrosinistra, che pare sul punto di riaprire una autoreferenziale, stantia e poco interessante battaglia sulle primarie: come, quando e aperte a chi.
Una fuga dalla realtà destinata a fallire, perchè la realtà (le difficoltà economiche, la sofferenza sociale, la depressione crescente) è troppo ingombrante per lasciarsi metter da parte con qualche escamotage.
Si era immaginato che la crisi del governo Berlusconi, la resa della politica e l’avvento dei tecnici potessero trasmettere al sistema dei partiti la scossa necessaria per fare quel che andrebbe fatto per ridisegnare l’intero sistema: invece niente.
Si era poi scommesso che questo sarebbe accaduto dopo le ultime (e drammatiche, per i partiti) elezioni amministrative: niente nemmeno dopo quel voto, che pure ha segnato l’esplosione del movimento di Grillo e un’ulteriore crescita dell’astensione.
Oggi il quadro è quello della paralisi, con il centrodestra in piena dissoluzione e inchiodato al palo dalle ubbie e dalle incertezze di Silvio Berlusconi, e il centrosinistra che – sentendosi già vincitore delle prossime elezioni – è tutto un fremito di riposizionamenti, mosse tattiche e regolamenti di conti.
Nei giorni duri dell’arrivo dei tecnici a Palazzo Chigi, le forze politiche avevano promesso che «mentre Monti governa noi ci dedicheremo alle riforme necessarie a modernizzare e rendere competitivo il Paese».
Fu fatto anche l’elenco di ciò che veniva considerato prioritario…
E’ un elenco che gli italiani conoscono purtroppo a memoria: nuova legge elettorale, riduzione dei parlamentari, più poteri al governo, un nuovo bicameralismo, una legge sui partiti…
Non si è fatto assolutamente nulla di quanto promesso: e mentre la clessidra scandisce implacabilmente il passar del tempo, in piena fuga dalla realtà c’è chi ha proposto (il Pdl di Berlusconi) di andare oltre, di far di più, di trasformare in pochi, pochissimi mesi l’Italia in una Repubblica semipresidenziale…
A onor del vero, bisogna dire che stavolta quasi nessuno ci è cascato: nemmeno all’interno dello stesso Popolo della libertà .
La paralisi, dunque.
E l’irresistibile tentazione di fuggire da una difficile realtà .
Ma non si pensi che dentro questa sempre meno sopportabile melassa intanto nulla accada: infatti si difendono parlamentari da richieste d’arresto, se ne eleggono altri senza alcuna competenza in istituti di controllo e garanzia, si irride alla pazienza dei cittadini chiedendo loro l’invio di curriculum che non vengono neppure esaminati e si erode, si mina, l’operatività del governo, forse la cosa peggiore possibile in un momento così.
I partiti svolgono (dovrebbero svolgere) un ruolo importante, in un sistema democratico: nessuno lo nega. Sarebbe ora, però, di tornare a dimostrarlo.
L’ultimo sondaggio Ipsos assegna a Beppe Grillo il 20% dei consensi, e dice che il 42% degli italiani non sa se e chi votare.
Sono cifre che dovrebbero far tremare le vene ai polsi di centrodestra e centrosinistra.
Ma nulla accade, non c’è reazione, nessuna voglia di riscatto e di riscossa.
E alla fine, in fondo, è proprio questo quel che preoccupa di più…
Federico Geremicca
(da “La Stampa”)
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Giugno 8th, 2012 Riccardo Fucile QUALCUNO FINGE DI NON RICORDARE IL BARATRO FINANZIARIO IN CUI ERA AFFACCIATA L’ITALIA A NOVEMBRE…IL FALLIMENTO DEL CENTRODESTRA ALL’ORIGINE DELLA NECESSITA’ DEL GOVERNO MONTI
In un’Italia con la memoria corta, selettiva e un po’ furbesca, il ricordo del baratro finanziario sul quale il Paese era affacciato nel novembre dello scorso anno si è già sbiadito.
E le difficoltà e i limiti che il governo tecnico di Mario Monti sta incontrando e mostrando tendono a diventare una sorta di schermo dietro il quale nascondere il passato recente.
Ci si dimentica che la maggioranza anomala formatasi allora non è la causa ma la conseguenza del fallimento della coalizione di centrodestra; e che la decisione di dare vita ad un esperimento difficile, richiestoci dall’Europa come polizza di assicurazione a nostro favore, fu sofferta e insieme inevitabile.
I partiti la accettarono, e la sostennero con senso di responsabilità , perchè nessuno era in grado di offrire un’alternativa di stabilità ; e perchè il voto anticipato avrebbe probabilmente inferto un colpo definitivo alla credibilità italiana sia rispetto agli alleati europei che ai mercati finanziari.
Il fatto che le sorti della moneta unica siano incerte come mai è accaduto in questi anni non capovolge nè smentisce il punto di partenza.
E tende a presentare come pericolose scorciatoie le tentazioni di elezioni a ottobre, spuntate in spezzoni del Pdl e del Pd e non smentite finora con sufficiente convinzione dai rispettivi leader.
Non scorciatoie verso la stabilità , ma verso una nuova stagione di incertezza.
L’aspetto più inquietante è che affiorano mentre ci si avvicina alla riunione del Consiglio europeo del 28 e 29 giugno prossimi: quella che dovrà definire il futuro dell’euro, e nel nostro piccolo anche il ruolo che l’Italia di Monti è riuscita faticosamente a recuperare presso le altre cancellerie occidentali e la Casa Bianca.
Approdare all’appuntamento avendo alle spalle una maggioranza che neppure finge più di voler sostenere il presidente del Consiglio fino al 2013, sarebbe un’autorete.
Ma in gioco non c’è soltanto una questione di immagine e di proiezione internazionale. Viene da chiedersi quale tipo di Parlamento emergerebbe da una consultazione ravvicinata e traumatica.
È difficile non vedere che si arriverebbe alle urne per la rinuncia soprattutto dei partiti maggiori ad assumersi fino in fondo la responsabilità di alcune riforme definite ineludibili proprio da loro. Non solo.
Una delle ragioni per le quali si asseconderebbe la deriva elettorale, si dice sotto voce, è quella di impedire che si gonfi la bolla dei partiti estremisti. La miopia di un argomento del genere, tuttavia, è evidente.
Certificare un’interruzione della legislatura in una fase cruciale della vita economica e istituzionale aggiungerebbe fallimento a fallimento.
E travolgerebbe l’argine che comunque Monti ha eretto intorno ai conti pubblici italiani. Il pesante declassamento di ieri della Spagna è un monito: il governo di Madrid è stato appena legittimato da un voto popolare.
Attenzione, dunque, a non trasformare il vuoto politico di oggi in una voragine, che chiunque potrebbe sfruttare nel modo più imprevedibile.
Nessuno può pensare di sottrarsi a un compito duro che richiede pazienza, umiltà e produce impopolarità .
Vale per Monti, per i suoi ministri; e ancora di più per i partiti che lo sostengono.
Massimo Franco
(da “Il Corriere della Sera”)
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Giugno 8th, 2012 Riccardo Fucile PROVENGONO DAL TERZO POLO, NON HANNO INTENZIONE DI ANDARSENE, VOGLIONO “SUPERARE QUESTI PARTITI” E DEVONO ANCORA DECIDERE PER QUALI POLTRONE “COMPETERE” DA GRANDI… TRA GLI INVITATI ESPONENTI UDC, DI ITALIA FUTURA E UNO DI FLI
Hanno scelto il nome Zero+ (Zeropositivo) perchè secondo loro siamo “all’anno zero della politica
italiana”.
Ma quando si sentono definire i “formattatori” del Terzo Polo si arrabbiano e rispondono che quel partito “non è mai nato” e che i partiti della Seconda Repubblica “non sono più formattabili, ma vanno superati”.
Sono un gruppo di giovani attivisti politici di Fli, Udc, Api, Pri che, insieme altri ragazzi non iscritti ad alcuna forza politica, con un passaparola sui social media si sono autotassati e autoconvocati per sabato 9 giugno a Roma, presso la Domus Talenti.
“Fare politica – si legge nel manifesto che circola su Facebook – non si esaurisce più nei partiti, soprattutto in quelli della Seconda Repubblica, che stanno sprecando persino l’occasione di un governo tecnico per compiere le scelte coraggiose e difficili e che appaiono agli occhi dell’opinione pubblica inconcludenti e autoreferenziali”. L’obiettivo, dicono i promotori di Zero+, è “contribuire a far nascere anche in Italia un soggetto politico autenticamente riformatore, alternativo tanto alla sinistra di Vasto, che al PdL o al qualunquismo grillino”.
Tra i pochi parlamentari che prenderanno la parola vi sono Roberto Rao (Udc)tto Della Vedova ed il candidato del Terzo Polo a Genova, Enrico Musso.
“Porte aperte solo agli esponenti dell’attuale classe dirigente che scelgono di favorire e non ostacolare il cambiamento”, spiega il 23enne Lorenzo Castellani, studente Luiss
tra i promotori dell’iniziativa.
Tra i tanti invitati spiccano i nomi del direttore di Italia Futura Andrea Romano, della politologa Sofia Ventura, dell’esperto della Rete Stefano Quintarelli, dell’economista del gruppo NoisefromAmerika Alberto Bisin e di Matteo Achilli, ventenne inventore del social network Egomnia.
“Noi – osserva Piercamillo Falasca, animatore con Della Vedova del think tank Libertiamo – crediamo che esista in Italia uno spazio elettorale enorme per una forza liberaldemocratica, se qualcuno trovasse il coraggio di rischiare”.
La formula è quella del barcamp, con interventi di 5 minuti ciascuno, parlamentari inclusi.
“Daremo la parola a tante figure simbolo dell’Italia che chiede inclusione e competizione”, spiega la blogger Simona Bonfante.
Avanti con la gara allora, tra un biscottino e un the: la priorità dell’Italia in questo momento è sicuramente quella di vendere più salotti di qualità .
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Giugno 8th, 2012 Riccardo Fucile “ALLEARSI CON IL PDL DI ALFANO? SI PUO’ FARE, PRONTI A VALUTARE PROPOSTE”… LO STESSO GIORNO GRANATA INTERPRETAVA FINI IN SENSO OPPOSTO: “MAI PIU’ CON IL PDL” E FILIPPO ROSSI INVITAVA A “SUPERARE LE CATEGORIE POLITICHE”
Quello che temevamo da tempo è accaduto: Italo Bocchino, vicesegretario di Futuro e Libertà per tessere ricevute ha ripreso a fare pubbliche dichiarazioni.
Dopo che Fini, all’assemblea nazionale di Fli, aveva anticipato l’intenzione di rendere note “cinque proposte shock” per fine giugno e bacchettato i massimi dirigenti “Se avete qualche idea esprimetela, altrimenti è lo stesso, faccio da solo e amen”, Bocchino non ha resistito alla tentazione di lasciare il segno meno (quello che contraddistingue da tempo Fli nei sondaggi elettorali).
E’ bastato un refolo di dichiarazione del presidente del Senato Schifani sulla necessità per il Pdl di una “operazione verità ” su ruolo e prospettive del partito, che il colonnello Italo rispondesse al contrappello.
“È arrivato il tempo per tutti di essere responsabili e non populisti, pronti a valutare le proposte a prescindere dai proponenti e per questi riteniamo utile e valido l’appello di Schifani», dice Italo Bocchino, vicepresidente di Futuro e libertà , commentando (in un editoriale pubblicato sul sito ufficiale del partito) le parole del presidente del Senato che ha invitato il Pdl a effettuare una “operazione verità ” e aprendo uno spiraglio alla possibilità di allearsi con Alfano.
«Il presidente del Senato – sottolinea l’esponente finiano – pone, seppur in modo molto diverso, le stesse questioni che con Fini ponemmo all’interno del Pdl e dice chiaramente al suo partito che soltanto garantendo autonomia ad Alfano sarà possibile far recuperare al Pdl quell’alleabilità persa, senza la quale ogni risultato inferiore al 51% dei voti diventa sterile. Anche noi siamo convinti che soltanto un segretario del Pdl autonomo dalle vecchie logiche e dai riti del berlusconismo possa recuperare alleabilità ed evitare che l’Italia venga governata da una sinistra massimalista più vicina al populismo che alla responsabilità ».
Insomma «per aiutare l’Italia ad uscire da questa crisi più profonda del previsto serve responsabilità da parte di tutti ed è opportuno accantonare i vecchi contrasti e le divergenze personali per andare alla ricerca di questioni utili agli italiani su cui è possibile convergere».
In fondo, Bocchino pare avallare la tesi del fu Berlusconi. erano solo “questioni personali” tra Gianfranco e Silvio, non ideali o pragrammatiche.
Nel Pdl non è cambiato nulla, restano i La Russa, i Gasparri, la Santanchè, i Verdini e gli altri compagni di merenda, non sono venuti meno i conflitti di interesse, non è cambiata la linea politica, ma che volete che sia…l’importante è aver superato i “riti del berlusconismo” e si può tornare a trattare intorno a un tavolo (non in piedi, se no le poltrone a che servono?)
Fa riflettere che nello stesso giorno, uno dei maggiori esponenti di Fli e ultimamente alleato interno di Bocchino, Fabio Granata, abbia detto l’opposto: “mai più alleati con il Pdl”, mentre Filippo Rossi sul Futurista andava oltre, invitando a superare le “vecchie categorie politiche”.
“Dio salvi Fli” è il grido di dolore della base di fronte alle esternazioni strategiche di Bocchino e qualcuno spera che Fini intendesse dire quattro proposte shock e uno scoch (per tappare la bocca al suo vice).
Altrimenti non resterà per molti che gettarsi nella acque del Tamigi e porre fine al sogno futurista.
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Giugno 8th, 2012 Riccardo Fucile LE DIVISIONI DEL PDL SUL “GRILLISMO”, IL PRESIDENTE DEL SENATO SI LANCIA… APERTURA DEI FINIANI PER UN CENTRODESTRA SENZA BERLUSCONI
Vieni avanti Renatino. La casta del Pdl che resiste alle elezioni anticipate e all’imitazione del grillismo
travestito da liste civiche da due giorni si aggrappa alla grave e solenne lettera scritta dal presidente del Senato Renato Schifani, anticipata mercoledì dalle agenzie di stampa e pubblicata dal Foglio di Giuliano Ferrara, unico direttore di destra rimasto a difendere Monti.
E a rispondere a Schifani, dietro al quale si scorgono i profili di Giorgio Napolitano (cui interessa salvare il governo) e di Angelino Alfano (che pensa alla sopravvivenza sua e del Pdl), sarà la bestia nera numero uno della nomenklatura berlusconiana: Daniela Santanchè, che con Guido Bertolaso e Michela Vittoria Brambilla guida la rete di liste civiche destinate a svuotare il Pdl e a trasformarlo in una bad company.
Oggi infatti, giorno in cui si terrà anche l’ufficio di presidenza dell’ex partito dell’amore, sempre il Foglio metterà in pagina un articolo vergato dalla Santanchè contro Schifani, accusato di non stare con “il popolo” e di essere fuori dalla realtà .
Nella lettera della pasionaria similgrillina, anti-Imu e anti-euro, ci sono tre righe che allargano il perimetro del caos e dell’anarchia in cui versa il Pdl, che nei sondaggi è diventato terzo partito dopo Pd e Movimento 5 Stelle: la battaglia a destra per la presidenza della Repubblica. Berlusconi non è l’unico a sognare il Quirinale, anche con l’elezione diretta se dovesse passare la “novità epocale” del semipresidenzialismo alla francese (i più ottimisti la danno per approvata al Senato entro la fine di giugno).
L’uscita di Schifani è inquadrata dalla Santanchè nelle “manovre” già partite per la successione a Napolitano.
A questo punto la rosa è di tre nomi: il Cavaliere, l’onnipresente Gianni Letta amico di cricche e P4, il neocoraggioso Renato Schifani, che da due anni è indagato a Palermo per concorso esterno alla mafia.
Il presidente del Senato, seconda carica dello Stato, avanza la sua candidatura puntando sul rilancio del suo partito, “dove il grado incertezza è diventato così alto da penalizzare gli slanci più sinceri, le passioni più genuine, le storie più belle, le energie più costruttive, i suoi uomini migliori”.
In fondo, da Previti a Dell’Utri, da Cosentino a Verdini, dalle ministre e dalle deputate di Forza Gnocca agli ex piduisti c’è solo imbarazzo a scegliere “le passioni più genuine” o “le storie più belle”.
Quella di Schifani è però una mossa di apparato da contrapporre al presunto movimentismo dello stesso Berlusconi, che solo oggi scioglierà la riserva sull’aut aut posto da Alfano e i suoi sulle civiche della Santanchè.
La nomenklatura chiederà la sua testa ma è probabile che il Cavaliere tenti di uscire dall’angolo cancellando l’aut aut con un et et. Cioè una convivenza tra Pdl (e confederazione dei moderati) e liste di movimenti in vista delle elezioni anticipate a ottobre, considerate sempre più vicine.
Basterà questo compromesso, magari puntellato dall’ipotesi di primarie per la leadership a settembre come chiede l’iperattivo Giuliano Ferrara?
Con Schifani si è schierato un po’tutto il Pdl, riuscendo a mettere insieme anche interessi diversi. Per esempio il filomontismo di Alfano e Lupi con i falchi anti-premier: Cicchitto e il grosso degli ex An. Uniti in difesa del partito. Non solo.
La lettera del presidente del Senato ha causato un’improvvisa apertura dei finiani di Futuro e libertà , esultanti per il centrodestra responsabile e deberlusconizzato delineato da Schifani. Chiosa un ex ministro del Pdl, andando al sodo: “Fini sta scomparendo e non vede l’ora di ritornare”.
E questa potrebbe essere la miccia per far esplodere definitivamente l’universo postmissino ancora con Berlusconi.
Da giorni, tra La Russa e Gasparri, tra la Meloni e Matteoli tiene banco l’idea di Marcello Veneziani di fare una nuova destra, riabbracciando Storace.
Nemmeno i naufraghi aspiranti montezemoliani, tipo Stracquadanio, nutrono grandi aspettative per la riunione di oggi, che potrebbe trasformarsi in un processo alla Santanchè grillina. Qualsiasi compromesso prometterà B. sarà difficile trovare una tregua duratura tra moderati pro-Monti e nomenklatura di partito, da un lato, e crociati anti-Imu e anti-euro, dall’altro.
Tutto e il contrario di tutto.
Fabrizio d’Esposito
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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Giugno 8th, 2012 Riccardo Fucile “NON INTENDO RIPETERE PER I GARANTE TELECOMUNICAZIONI QUELLO CHE E’ STATO FATTO IN PARLAMENTO PER I COMPONENTI DI QUESTO ORGANISMO”… RINVIATO IL DECRETO SVILUPPO
Dopo un lungo tira e molla salta il decreto Sviluppo preparato da Corrado Passera. Nel pomeriggio a Palazzo Chigi si riunisce il Consiglio dei ministri, ma i due testi preparati dal titolare di Via Veneto non entrano nella riunione nemmeno come “fuori sacco”, al contrario di quanto pronosticato alla vigilia.
Oltre alla riforma degli incentivi e al rilancio del mercato immobiliare salta anche la riforma sul merito del ministro dell’Istruzione Francesco Profumo.
Tutti provvedimenti per i quali mancano i soldi.
Ma è intorno ai testi di Passera che dentro al governo si consuma una giornata ad altissima tensione.
Giornata interminabile, con Monti che in serata convoca un vertice per forzare la mano sulle nomine alla Rai e all’Agcom.
Tanto alla presidenza della tv di Stato quanto a quella dell’Autorità delle comunicazioni vuole mettere nomi di alto profilo, scelti personalmente.
A calamitare l’attenzione ieri è stato lo scontro sui decreti di Passera.
Un braccio di ferro con il Tesoro innescato dalla Ragioneria generale dello Stato, che li aveva bocciati per l’assenza di copertura. Il ministero di Via XX Settembre – guidato dallo stesso Monti e dal viceministro Grilli – ha quindi imposto a Passera di sfilare dai suoi provvedimenti le misure più costose, in pratica svuotandoli.
Ma l’ex ad di Intesa non ne ha voluto sapere.
Nel mirino sono finiti passaggi chiave come la norma che prevede di portare a un milione la possibilità per le imprese di compensare i crediti e i debiti con il fisco e il maxi incentivo da 600 milioni per le aziende che investono in ricerca. Così come il bonus sulle ristrutturazioni edilizie che Passera avrebbe voluto portare al 50%.
Così il Cdm di ieri si è limitato ad approvare il Piano nazionale per la famiglia e a parlare della delega fiscale dopo la richiesta di modifiche giunta dal Capo dello Stato Giorgio Napolitano. Dopo la riunione del governo il ministro Piero Giarda ha adombrato la possibilità che i testi sbarcassero a un nuovo Consiglio in programma per oggi.
Ipotesi poi smentita: la riunione sarà dedicata alle nomine Rai (il Cda della tv di Stato si deve riunire il 13) e alle Authority, in particolare la presidenza dell’Agcom.
Proprio per questo Monti in serata ha convocato a Palazzo Chigi un mini-vertice con gli stessi ministri protagonisti dello scontro sullo sviluppo: Grilli e Passera.
Ai quali si è aggiunta il ministro della Giustizia Paola Severino.
La partita Rai e Agcom è ora centrale per il premier: la tv pubblica è dalla nascita del suo governo terreno minato nei rapporti con i partiti di maggioranza, mentre la nomina dei commissari dell’Authority di martedì ha fatto piovere critiche sui partiti, accusati di perpetrare la spartizione di un organismo sulla carta indipendente.
Per questo Monti sceglierà un tecnico di sua fiducia, come il bocconiano Angelo Cardani.
E anche sulla Rai la rosa scelta dal Professore è di alto profilo.
Se televisione e telecomunicazioni sono ad alto rischio nei rapporti tra il governo e la sua “strana maggioranza”, anche il ritardo sulla crescita rischia di aumentare la tensione tra Palazzo Chigi e partiti.
Come dimostra il democratico Francesco Boccia che chiede “misure urgenti per le imprese”.
E non è un mistero che diverse correnti del Pdl vorrebbero far cadere Monti se al summit Ue del 28 giugno non strapperà ai partner Ue, alla Merkel in particolare, una forte strategia europea sulla crescita.
Tentazione che potrebbe far breccia nel resto del partito nel caso in cui anche sul fronte interno il governo non riuscisse a portare a casa gli attesi decreti di Passera per il rilancio dell’economia, sempre più sotterrata dalla recessione.
Alberto D’Argenio
(da “La Repubblica”)
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Giugno 8th, 2012 Riccardo Fucile LA RAGAZZA BRASILIANA HA RACCONTATO AI GIUDICI DI ESSERE STATO TESTIMONE OCULARE DI UNA PRESTAZIONE SESSUALE DELL’EX PREMIER CON LA MAROCCHINA CHE AVEVA PERCEPITO 5.000 EURO
Venticinque aprile 2010, Arcore, villa San Martino. Nella casa di Silvio Berlusconi è in corso una ‘cena
elegante’.
Michelle Conceicao c’era.
E ha raccontato cosa è successo a l’Espresso, in un’intervista pubblicata sull’edizione di oggi. “Quella notte, come sempre, Berlusconi ha scelto con chi andare in camera. Tra le ragazze in quei momenti c’è molta competizione. Anche perchè quelle che si fermano per la notte prendono cinquemila euro o anche di più, le altre mille o duemila al massimo. Ruby era già stata ad Arcore e ci sperava molto. Invece quella notte il presidente ha voluto solo Barbara Guerra. La porta della camera era socchiusa. Io ero nella stanza vicina, con altre ragazze. C’era anche Ruby, era riuscita a inserirsi anche lei. Sbirciavamo di nascosto. E ridevamo tra di noi: guarda lei come finge… A un certo punto non si sente più niente. La Barbara esce: “Si è addormentato”. Io scoppio a ridere. E intanto Ruby, più veloce delle altre, s’infila dentro e chiude la porta”.
Cosa è successo dopo?
Michelle Conceicao non ha dubbi: la ragazza, allora minorenne, è riuscita a far ‘risvegliare’ il Cavaliere.
“Ha fatto tutto lei” ha detto Michelle riferendosi a Ruby.
E poi? Come è finita la ‘nottata’? “Come sempre. Il presidente Berlusconi ha dato i soldi alle ragazze. Ruby ha avuto una busta con cinquemila euro”.
Testimonianza de relato? No.
Michelle ha aggiunto un altro particolare. Non di poco conto. “L’ho visto io” ha detto la ragazza brasiliana, che ha raccontato di aver ripercorso quanto accaduto per paura di ripercussioni.
E che, soprattutto, ripeterà tutto durante la sua testimonianza al processo.
Parole forti, dure.
E soprattutto in grado di far tremare l’ex presidente del Consiglio.
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